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DAI CONGRESSI •
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N e i giorni 9, 10, 11 e 12 m a g g i o 1968 si è t e n u t o in M a r s i g l i a il 3 ra International Meeting o~ Endocrinology a v e n t e p e r t e m a la fisiopatologia del tessuto adiposo.
Biosintesi degli acidi grassi. R e l a t o r i : VACEtOS P. R., AtBERTS A. W . , E t o v s o a Tema:
J., P o w • L
G . L. - St. Louis
La prima reazione della biosintesi degli acidi grassi, e precisamente la carbossilazione ATPdipendente dell'acetil-coenzima A a malonil-coenzima A, viene catalizzata da un enzima contenente biotina, l'acetil-CoA-carbossilasi. Questa reazione è determinante per la velocitä di sintesi degli acidi grassi nei mammiferi e costituisce il punto d'attacco di diversi processi di regolazione metabolica: stimolazione ad opera del citrato e di altri prodotti intermedi del cicIo di Krebs, inibizione mediante alcuni dei componenti della reazione, come I'ATP, il Mg++, il malonil-coenzima-A e mediante esteri costituiti da acidi grassi a catena lunga e coenzima-A, come il palmitil-coenzima-A. L'acetil-coenzima-A-carbossilasi, isolato dal tessuto adiposo o dal fegato di ratto, viene considerato un protomero inattivo, che viene attivato dal citrato e si trasforma cos~ in un aggregato ad alto peso molecolare. L'enzima è stato isolato anche dall'E. Coli in forma largamente dissociata; in questo sistema sono necessarie due proteine per la sintesi de1 maloniI-coenzima-A: una contiene biotina e viene carbossilata in presenza di ATP, bicarbonato e Mg++ nella COO-biotin-proteina. L'altra proteina, che non contiene biotina, catalizza il trasferimento del gruppo carbossilico dell'acetil-coenzima-A, per formate il malonil-coenzima-A. E ' probabile che queste due proteine costituiscano anche la sottounitä dell'acetil-coenzima-A-carbossilasi animale. La trasformazione de1 malonil-coenzima-A a palmitato viene catalizzata dalla sintetasi degli acidi grassi, nel qual caso sono necessari l'acetil-coenzima-A e il NADPH. La successione di reazioni è stata studiata sia nell'organismo animale, in cui la sintetasi degli acidi grassi è presente come un complesso multienzimatico, che nei batteri, dove gli enzimi della sintetasi si possono studiare in forma attiva e tuttavia ridissociata. Studi parficolareggiati sul sistema batterico hanno dimostrato che tutti i composti intermedi della successione biosintetica sono presenti come tioesteri di una proteina specifica, la acyl-carrier-protein (ACP). L'ACP è una proteina coniugata con un gruppo prostetico (4-fosfopanteteina), alla quale tutfi i prodotti intermedi deXXa biosintesi si legano con un legame tioestere. La 4-fosfopanteteina è legata con legame covalente alla apo-proteina mediante il gruppo ossidrilico di un residuo serinico della proteina come fosfodiestere. La proteina è necessaria in tutte le sintesi di acidi grassi in tutti i sistemi biologici (compresi: plante, funghi, batteri, uccelli e mammiferi). E' termostabile ed ha un peso molecolare di 9.500 e contiene 86 residui aminoacidici, fra cui 4 residui lisinici ed un residuo argininico. I1 punto in cui il gruppo prostetico si lega alla serina si trova in corrispondenza del residuo aminoacidico 27, lontano dall'estremitä aminica. L'acefilazione dei 4 residui lisinici e degli aminogruppi terminali della serina non ostacola la funzione dell'ACP nella sintesi degli acidi grassi. Si conoscono la composizione aminoacidica e parte della sequenza dell'ACP. Sono stati identificati due enzimi che sono legati al suo metabolismo: l'ACP-idrolasi che catalizza l'idrolisi de11'ACP e fornisce l'apo-ACP e la 4-fosfopanteteina; I'ACPsintetasi. 133
3rd INTERNATIONALMEETING OF ENDOCRINOLOGY Tema:
Controllo ormonale della lipogenesi nel tessuto adiposo.
Relatori:
JEANRENAUD B., RENOLD A. ]~. - G e n è v e
Gli 0 0 . hanno trattato l'effetto dell'insulina sulla penetrazione transmembranosa di precursori della lipogenesi (glucosio, aminoacidi) ed il rapporto esistente tra questo processo e gli ioni. Secondariamente è stato trattato l'effetto di altri ormoni (tranne l'insulina) sulla lipogenesi, cioè I'ormone dell'accrescimento, prolattina, ormoni tiroidei, ossitocina, Iisina-vasopressina ed estrogeni. Tema:
Lipogenesi: particolari aspetti dell'assunzione di aminoacidi e suo controllo metabolico.
R e l a t o r i : JEANRENAUD ]3, TOUABI M., RENOLD A. E. - G e n è v e In questa relazione è stato trattato un problema particolare della lipogenesi, vale a dire l'assunzione degli aminoacidi ed il loro controllo metabolico. Le ricerche sono state eseguite su cellule adipose di topo isolate ton un aminoacido non metabolizzabile, e precisamente l'acido a-amino-isobutirrico (AIB), che si accumula nello spazio intracellulare. L'assunzione dell'AIß da parte delle cellule adipose dipende dalla temperatura e dall'energia. A 17°C o con l'aggiunta di oligomicina in vitro l'assunzione dal mezzo di incubazione è ridotta. Inoltre per l'assunzione è necessaria la presenza di ioni sodio e potassio; l'assenza di uno di questi cationi riduce l'assunzione di AIB. Alcuni aminoacidi metabolizzabili, specialmente l'alanina, entrano in competizione con I'AIB per quanto riguarda l'ingresso nelle cellule adipose. L'adrenalina o I'ACTH riducono considerevolmente l'assunzione di AIB, mentre questa inibizione può essere eliminata dall'ulteriore aggiunta di insulina. In determinate condizioni l'insulina stimola esclusivamente l'assunzione di AIB da parte delle cellule adipose. T e m a : Controllo della deposizione dei trigliceridi nel muscolo e nel tessuto adiposo. R e l a t o r i : RANDLE P. J., DENTON R. M., HALPERN M. L. - C a m b r i d g e Gli OO. hanno portato un eontributo ne1 quale sono stati studiati, mediante una contemporanea misurazione della fiow-rate e delle concentrazioni dei metaboliti nei muscoli e nel tessuto adiposo, quei fattori che esercitano una funzione di controllo sulla sintesi degli acidi grassi e sulla esterificazione. I fattori che possono esercitare un controIlo sull'esterificazione nel tessuto adiposo e nel miocardio sono: le concentrazioni tessutali del substrato glicerofosfato e dell'estere acidi grassi a catena lunga-coenzima-A. I fattori che possono esercitare un controllo sulla sintesi degli acidi grassi nel tessuto adiposo (che non è possibile a livdlo miocardico) sono: la concentrazione tissutale dei substrati (acetil-coenzima-A e citrato) e degli effettori (estere acidi grassi a catena lungacoenzima-A, come inibitori, e citrato, come attivatore della acetil-coenzima-A-carbossilasi). Ne1 cuore di ratto la concentrazione dei gliceridi, ma non quella dei fosfolipidi, è aumentata nel diabete da allossana. In studi di perfusione sul cuore di ratto diabetico da allossana, la velocitä di riesterificazione degli acidi grassi in vitro aumenta, il che fa supporre anche in vivo un effetto analogo. La concentrazione di glicerofosfato nel cuore diabetico è ridotta in vitro ed in vivo, mentre quella dell'estere acidi grassi a catena lunga-coenzima-A è aumentata. L'insulina nel tessuto adiposo epididimale in vitro aumenta la velocitä della sintesi e della esterificazione degli acidi grassi e la concentrazione tessutale di glucosio-6-fosfato, glicerofosfato, coenzima-A acido-solubile ed acetilcoenzima-A, mentre riduce la concentrazione dell'estere acidi grassi a catena lunga-coenzima-A. La concentrazione del citrato invece rimane invariata. Questi effetti si possono attribuire ad un'azione primitiva dell'insulina sul trasporto del glucosio, il che poi condizionerebbe un aumento dell'esterificazione degli acidi grassi ed un'attivazione dell'acetil-coenzima-A-carbossilasi mediante allontanamento dell'estere acidi grassi a catena lungacoenzima-A. Tuttavia l'effetto dell'adrenalina fa nascere un dubbio in questa semplice interpretazione sul controllo della sintesi e della esterificazione degli acidi grassi, poichè l'adrenalina da sola accelera, per esempio, l'esterificazione degli acidi grassi, ma riduce la concentrazione dell'estere acidi grassi a catena lunga-coenzima-A senza influenzare quella del glicerofosfato. L'adrenalina con albumina accelera ugualmente l'esterificazione ma riduce la concentrazione di glicerofosfato, senza impedire quella dell'estere acidi grassi-coenzima-A. L'adrenalina da sola aumenta la concentrazione di acetil-coenzima-A e riduce quella dell'estere acidi grassi a catena lunga-coenzima-A, senza influenzare la concentrazione del citrato, ma non accelera la sintesi degli acidi grassi. L'adrenalina con insulina aumenta la concentrazione di citrato e dell'estere acidi grassi a catena lunga-coenzima-A, sia con sia senza albumina, nel qual caso però impedisce la sintesi degli acidi grassi in presenza di albumina, mentre in sua assenza rimane invariata. Confrontando l'effetto del palmitato legato all'albumina con quello dell'adrenalina, nascono dei dubbi sul fatto che l'adrenalina eserciti un'azione sul tessuto adiposo di ratto esclusivamente sulla lipolisi. 134
3 rd INTERNATIONAL MEETING OF ENDOCRINOLOGY
T e m a : Funzione insulare nell'obesitä sperimentale. R e l a t o r e : MALAISS~ W . - B r u x e l l e s L'O. ha studiato la funzione insulare nell'obesitä sperimentale de1 topo da orotioglucosio, nella obesitä ereditaria del topo e nell'obesitä alimentare del ratto. E' risultato che solo determinati tipi di obeSitä sono legati ad un aumento della fnnzione delle cellule ~ e che l'adattamento de1 pancreas nell'obesitä sperimentale viene influenzato da fattori come l'ereditarietä, l'introduzione calorica totale e la composizione della dieta. T e m a : L'ILA nelle obesitä: studio comparativo con il metodo radioimmunologico. R e l a t o r e : P F ~ I F F E R E. F. - U l m Ricerche precedenti hanno portato a ritenere che il diabete potenziale ed iniziale (early dia-
betes) sia caratterizzato da:
a) aumentata secrezione di ILA a digiuno e ridotta o assente secrezione pancreatica di ILA dopo glucosio; b) concentrazione di IMI normale o solo leggermente aumentata a digiuno e suo aumento ritardato ma piü elevato dopo stimolazione con glucosio delle cellule ~. La teoria dell'iperinsulinismo del diabete potenziale o early diabetes si basa pertanto sulla misurazione dell'aumento dell'attivitä insulino-simile del siero a digiuno e della concentrazione serica di insulina dopo stimolazione. Successivamente è risultato che l'iperinsulinismo si trova in rapporto causale piü con l'obesitä che con il diabete, poichè immediatamente dopo stimolazione della secrezione insulinica con glucosio, tolbutamide e glucagone, nelle persone obese non diabetiche risultava un'iperinsulinismo ematico reattivo, ma piü rapido. D'altra parte, helle persone obese non diabetiche, l'eccessivo iperinsulinismo da IMI reattiva si trova in contrasto con una normale assimilazione del glucosio, da cui si deve dedurre o una inattivitä dell'insulina secreta rapidamente o un'insulino-resistenza periferica. Secondo l'O. questa costellazione nell'obesitä non diabetica rappresenta lotse il risultato di un fattore serico antagonista dell'insulina simile al fattore sinalbuminico di Vallance-Owen del diabetico potenziale e nell'early diabetes. Questo fattore agisce come l'insulina cristallina sulle cellule adipose isolate: incrementa l'ossidazione de1 glucosio e la lipogenesi e dimostra anche attivitä lipolitiche. Non viene inibito dagli anticorpi anti-insulina, non si può misurare immunologicamente e presenta un antagonismo all'insulina aggiunta in vitro. E' un componente dell'ILA, che viene misurata nel tessuto adiposo, e può perciò spiegare la riduzione dell'effetto dell'insulina malgrado l'iperinsulinismo negli obesi non diabetici e diabetici. Determinazioni comparative dell'ILA e dell'IMI in persone obese non diabetiche hanno sempre dimostrato soltanto piccole variazioni dell'lLA dopo stimolazione endovenosa con glucosio, in contrasto con la rapida mobilizzazione dell'IMI pancreatica. Queste osservazioni confermano la teoria, che è risultata dalle determinazioni dell'ILA e dell'IMI in cani Houssay e da preparati in vitro di pancreas, e cioè che sussistono differenze piuttosto qualitative che quantitative tra l'attivitä insulino-simile determinata biologicamente ne1 siero ed inibita immunologicamente, da una parte, e l'insulina misurata immunologicamente, dall'altra. Tema:
Effetto insulopoietico del glucagone e dosaggio del glucagone plasmatico nell' obesitä.
Relatori:
MARKS V., SaMOLS E. - E p s o m
Il glucagone somministrato per via parenterale determina un aumento rapido e marcato della glicemia in tutte le persone normali, corrispondentemente alla sua capacitä di aumentare la glicogenolisi e gluconeogenesi epatiche. Ciò ha condotto ad ammettere che in vivo il glucagone mantiene una normoglicemia in condizioni dietetiche sfavorevoli mediante il rafforzamento della glicogenolisi e della gluconeogenesi epatica. Questa opinione è stata modificata solo da poco, principalmente e causa dell'effetto stimolatore diretto dimostrabile del glucagone sulle cellule ~ del pancreas. A causa della stretta vicinanza anatomica nelle isole di Langerhans delle cellule a2, nelle quali si trova il glucagone, e delle cellule ~ (come sorgente di insulina) si pensa che la secrezione di glucagone sia normalmente accompagnata dalla secrezione di insulina. Oltre al suo effetto sul metabolismo dei carboidrati del fegato e sull'insulino-secrezione delle cellule ~ del pancreas, il glucagone influenza anche il tessuto adiposo in vivo ed in vitro in alcune, anche se non in tutte, le specie animali. E' perciò ben comprensibile che le anormalitä della secrezione del glucagone si ripercuotano direttamente o indirettamente sul metabolismo del tessuto adiposo. I tentativi di spiegare questo problema con la misurazione della concentrazione plasmatica di glucagone in diverse condizioni cliniche, soprattutto nel diabete mellito e nell'obesitä, sono stati però notevolmente influen135
3 rd INTERNATIONAL MEETI NG OF ENDOCRINOLOGY
zati dalle piü recenti conoscenze sulla mancanza di specificitä della determinazione radioimmunologica del glucagone. E' stato cioè dimostrato da Marks e Samols che una gran parte deI glucagone immunoreattivo presente nel sangue proviene dall'intestino e non dal pancreas e che le sue proprietä biologiche non sono identiche a quelle del glucagone pancreatico conosciuto. Perciò si devono valutare con la massima prudenza i risultati della determinazione della glucagonemia. Pertanto la mancanza di qualche variazione della concentrazione plasmatica normale del glucagone a riposo o dopo stimolazione potrebbe far supporre, ma non potrebbe dimostrare sicuramente, che la secrezione di glucagone in queste condizioni sia normale. T e m a : Discussione sull'attivitä lipolitica del glucagone in vivo ed in vitro. R e l a t o r i : LEF~BVR~ P., LUYCKX A. - L i è g e Alcuni importand interrogativi, e precisarnente se ii glucagone sia un ormone che svolge un ruolo importante nella mobilizzazione di substrati ricchi di energia neI digiuno o al contrario se esso sia importante durante l'assorbimento gastroenterico del cibo, e se ii glucagone possieda una unitä chimico-biologica, hanno indotto gli OO. a studiare in maniera piü approfondita in vivo ed in vitro l'attivitä lipolitica del glucagone. In vitro il glucagone è uno degli ormoni piü attivi in senso lipolitico sul tessuto adiposo di ratto rispetto ad altri ormoni per i quali esistono importanti differenze dipendenti dalla specie in riferimento alla rispondenza. L'effetto lipolitico di concentrazioni anche molto piccole di glucagone rimane anche in presenza di concentrazioni fisiologiche di insulina o di glucosio nel mezzo di incubazione. L'effetto lipolitico viene rafforzato daIla teofillina e vierte ridotto dalla prosta~landina. L'aumentato assorbimento di glucosio de1 tessuto adiposo in presenza di glucagone dipende secondariamente dalla stimolazione dell'effetto lipolitico dovuta al glucagone. In vivo il glucagone per infusione intraportale a piccole dosi ne1 cane digiuno conduce ad un considerevole aumento della concentrazione dei FFA nel plasma arterioso. Nell'uomo, però, la concentrazione plasmatica di FFA dopo somministrazione di glucagone viene ritardata e viene preceduta da un periodo di diminuzione dei FFA, che coincide con un aumento della glicemia e dell'insulinemia. Nelle persone obese I'aumento dell'insulina e la diminuzione dei FFA dopo iniezione di glucagone sono ancora piü pronunciati che nelle persone normali, e l'aumento secondario della concentrazione dei FFA è ancora piü ritardato ed ancora meno marcato. La determinazione dell'ormone somatotropo in persone normali e la concentrazione dei FFA in pazienti con ipofun~ zione ipofisaria non permettono di concludere, dopo impiego di glucagone, che le modificazioni della concentrazione dei FFA siano principalmente attribuibili ad un meccanismo di controllo ipofisario. Tutte queste ricerche portano alIa constatazione che uno dei principali effetti del glucagone consiste nell'influenzare la regolazione dei processi lipolitici. I1 meccanismo di feed-back si ripercuote anche nella diminuzione della concentrazione plasmatica del glucagone dopo aumento della concentrazione ematica dei FFA. Tema:
Aspetti metabolici delle obesitä sperimentali.
Relatore:
CHRISTOPHE J. - B r u x e l l e s
L'O. ha fatto alcune riflessioni sugli aspetti metabolici dell'obesitä sperimentale, che può essere espressione di una sindrome eterogenea, o acquisita (attraverso l'iperfagia, una dieta ricca di grassi o l'ipercorticalismo) o ereditata. Questa sindrome deve essere distinta a seconda della frequenza e dell'entitä deIl'assunzione alimentare, de1 movimento fisico, dell'attivitä del tessuto adiposo per quanto riguarda la sintesi degli acidi grassi (da precursori radioattivi), de1I'attivitä della Iipasi lipoproteica, de11'attivitä della lipasi triglicerica nei rnicrosomi, della grandezza e d e l numero degli adipociti, dei mastociti e d e i sintomi degenerativi cistici. Numerosi enzimi sono regolati dalla loro sensibilitä nei confronti dell'insulina e degli ormoni catabolici. Un iperinsulinismo può non soltanto attivare od inibire allostericamente, ma può anche indurre o sopprimere gli enzimi-chiave nella sintesi e nell'utilizzazione de1 glucosio, dell'«-glicerofosfato e degli acidi grassi. A questo proposito sono necessarie anche ricerche analitiche del compartimento subceIlulare, specialmente del reticolo endoplasmatico, che modifica gli acidi grassi, li incorpora o Ii scambia con lipidi composti. L'intolleranza al glucosio di diversi tessuti provoca un'iperattivitä delle isole di Langerhans, che è dimostrabile morfologicamente, citochimicamente o in base alla loro secrezione endocrina. In alcuni animali obesi è presente una particolare labilitä funzionale delle cellule insulari sollecitate eccessivamente, il che conduce alla loro distruzione ed a1Ia chetosi diabetica. Un aItro importante fattore nella genesi dell'obesitä negli animali è costituito dalla ioro inattivitä fisica e dalla scarsa sensibilitä della loro muscolatura all'insulina, che si ripercuote sfavorevolmente, nel senso del ciclo del glucosio-acidi grassi di Randle, ai fini dell'ulteriore sviluppo della 136
3 rd INTERNATIONAL MEETING OF ENDOCRINOLOGY
obesitä. I1 fegato deve essere preso in considerazione a causa della parte che svolge nella neoformazione di glucosio, corpi chetonici e lipoproteine. Infine si deve comprendere in queste considerazioni anche la struttura della membrana basale di diversi capillari, che rende difficile il passaggio dell'insulina attraverso le membrane cellulari come espressione di un disturbo metabolico della sintesi dei mucopolisaccaridi.
Tema:
Attivitä enzimatiche nel /egato e nel grasso epididimale di ratto Wistar tenuto a dieta iperlipidica con obesitä da ipernutrizione.
R e l a t o r i : L o w Y R., GRIGLIO S., LAVAU M., GORANOV I. - Paris Gli OO. hanno studiato l'attivitä enzimatica nel fegato e nel tessuto adiposo epididimale di ratti Wistar tenuti ad una dieta ricca di grassi e con obesitä alimentare. Questa dieta viene iniziata negli animali giovani per inibire la lipogenesi e per stimolare la gluconeogenesi nel fegato. Successivamente persiste la gluconeogenesi e nel tessuto adiposo si sviluppa una lipogenesi accentuata in confronto ad animali di controllo della stessa etä.
Tema:
Studi sulla lipolisi nell'obesitä.
Relatori:
BALASSE E., CONARD V. - B r u x e l l e s
Nell'ambito delle ricerche sulla lipolisi nell'obesitä, gli OO. si sono occupati dei fattori che partecipano nell'impedire la mobilizzazione dei grassi ne11'insorgenza e nel mantenimento della obesitä umana. Le ricerche fanno supporre l'esistenza di un difetto fondamentale nell'obesitä per quanto concerne la secrezione di ormoni lipolitici o l'insensibilitä del sistema nervoso adrenergico. Queste anomalie sono stare segnalate anche nella secrezione dell'ormone dell'accrescimemo, nel qual caso la risposta a diversi stimoli (per esempio all'ipoglicemia determinata dall'insulina, al lavoro muscolare ed all'infusione di arginina) era ridotta. I1 tessuto adiposo stesso ha evidentemente negli obesi una sensibilitä normale all'effetto della noradrenalina e dell'ormone somatotropo. Lo scarso aumento degli acidi grassi liberi in pazienti di peso eccessivo a digiuno è accompagnato da una riduzione meno accentuata del deflusso del glucosio rispetto ai soggetti di controllo.
Tema:
Influenza dell'assunzione di cibo e dell'esercizio fisico sul metabolismo del tessuto adiposo.
Relatore:
HOLLIFIELD G . - C h i c a g o
L'O. si è interessato dell'influenza esercitata dall'assunzione di cibo e dal Iavoro sul metabolismo de1 tessuto adiposo e fa presente la straordinaria adattabilitä di quest'organo, che appiana l'urto glucidico ed impedisce l'iperglicemia con una maggiore capacitä di sintesi lipidica. I ratti, che non ricevevano cibo soltanto per un periodo di due h ogni giorno, aumentavano la capackä lipogenetica dei loro ffammenfi di tessuto adiposo in vitro di 35 volte. In vivo la glicemia, dopo la somministrazione-urto di g 8 di glucosio/kg di peso per mezzo di una sonda gastrica, era invariata. La capacitä lipogenetica del tessuto adiposo si correla con il contenuto di RNA e l'atfivitä della glucosio-6-fosfatodeidrogenasi e la 6-fosfogluconatodeidrogenasi. Si può perciò supporre che la lipogenesi sia in rapporto con la neosintesi di enzimi che partecipano alla lipogenesi nel tessuto adiposo. I1 contenuto in FFA de1 tessuto adiposo di topi e ratti a digiuno aumenta, mentre l'attivitä della g!ucosio-6-fosfatodeidrogenasi e della 6-fosfogluconatodeidrogenasi diminuisce. Tuttavia topi obesiipergIicemici (Ob-ob) durante un periodo di digiuno modificano il loro contenuto in acidi grassi altrettanto poco quanto 1'atfivitä dei due enzimi ricordati. Da ciò si può concludere che l'escrezione di acidi grassi liberi si trova in stretto rapporto con l'enfitä della lipogenesi.
T e m a : Effetti del digiuno protratto sul metabolismo glucidico e lipidico nell' obesitä. R e l a t o r i : JACKSON I. D. M., M ¢ KIDDm M. T,, BUCHaNAN K. D. - G l a s g o w Gli OO. hanno studiato l'effetto di un lungo digiuno sul metabolismo dei carboidrati e dei lipidi. I periodi di digiuno dei loro pazienfi obesi avevano una durata da due settimane e mezzo a 18 settimane, durante le quali la concentrazione serica di trigliceridi e di colesterolo diminuiva significafivamente. La tolleranza al glucosio dei diabetici viene migliorata, mentre quella dei non diabetici viene peggiorata. La concentrazione insulinica media dei diabetici rimane immodificata, mentre nei non diabetici si giunge ad una reazione ritardata e ad una risposta prolungata. Nessuna 137
CONF. S U L L E I N F L U E N Z E EXTRA-PANCREATICHE
differenza sussiste tra i due gruppi per quanto concerne la concentrazione degli acidi grassi liberi. Un digiuno esteso non conduce ad alcuna lesione delle cellule insulari negli obesi. T e m a : Livelli plasmatici di insulina nelle obesitä dell'uomo. R e l a t o r i : VAGUe P I « , BOEUF G . , DEPIEDS R., VAGUE J. - M a r s e i l l e Gli OO. hanno studiato l'insulinemia in pazienti obesi ed hanno analizzato i rapporti che esistono tra iperinsulinismo, obesitä e diabete. L'iperinsulinismo, che si sviluppa sulla base di una obesitä, è notevolmente piü marcato quando è presente un sistema surrenale attivo ed una costituzione androide. Esso si accentua nei primi stadi del diabete e piü tardi si riduce. L'eccessiva secrezione insulinica ha effetto piü sull'inibizione della lipolisi che sull'abbassamento della glicemia. E.G.
N e i giorni 23, 24 e 25 s e t t e m b r e 1968 si è svolta in Cagliari la Conferenza sulle influenze extra-pancreatiche, sull'ättivitä e sul metabolismo dell'insulina, organizzata dal P r o f . G . L e n t i , D i r e t t o r e d e l l ' I s t i t u t o di Clinica M e d i c a d e l l ' U n i v e r s i t ä di Cagliari.
Introduzione Relatore:
LENTI G . - Cagliari
Scopo deI simposio è quello di fornire la panoramica di alcuni problemi messi a fuoco oggi ad opera di svariati ricercatori. L'interesse sarä polarizzato sulle influenze extrapancreatiche capaci di modificare il metabolismo e l'attivitä dell'insulina. In questo campo, infatti, il semplicismo delle considerazioni dipendenti esclusivamente dalla fisiologia della increzione ormonale e dalle caratteristiche di azione di un ormone appare superato. Inoltre, la tendenza di alcuni ricercatori può apparire oggi viziata da un eccessivo individualismo; infatti, identificato un approccio sperimentale al problema che gli interessa, ognuno prosegue la sua via con un approfondimento degno di elogio, ma che ben piü utilmente potrebbe essere correlato al campo di interesse di altri ricercatori. Lo scopo della riunione è prevalentemente questo: raffrontare tra di loro correnti di ricerca valide, ne1 tentativo di farne nascere una visione piü completa del problema. T e m a : Proinsulina: struatura e significato fisiologico. R e l a t o r e : CHANCE R. E. - I n d i a n a p o l i s L'O., dopo aver ricordato i problemi inerenti alla modalitä della sintesi delIa molecola insuiinica, ha riferito su ricerche eseguite neI suo laboratorio a Chicago, in collaborazione con Steiner, su fette di isole pancreatiche provenienti da un insulinoma e incubate con leucina tritiata. Si procedeva alla preparazione di un estratto separato successivamente sn Sephadex G 50. Si è cos~ osservato che, accanto all'insulina marcata, era possibile separare un composto a peso molecolare maggiore, interpretato come proinsulina. Analogamente, da una striscia elettroforetica di insulina cristallina si è visto che si possono isolare diversi componenti, rappresentati da proinsulina, da un componente ad attivitä simil-insulinica e da insulina monodesaminata. La struttura chimica della proinsulina è stata analizzata in. dettaglio; si è cosi visto che è costituita da 84 aminoacidi e che ha un peso molecolare pari a 9082. La proinsulina costituisce una molecola polipeptidica a struttura lineare, che contiene ai suoi estremi la catena A e la catena B dell'insulina. La parte intermedia è chiamata peptide di connessione. I peptidi di connessione separati da specie diverse hanno dimostrato di essere diversi tra loro, rimanendo tuttavia eguali agli aminoacidi terminali. Dopo aver riferito altri dettagli sulla costituzione chimica della proinsulina e aver esposto i punti nei quali la molecola proinsulinica è spezzata daIl'azione della tripsina o della carbossipeptidasi B, I'O. ha ricordato le proprietä biologiche della proinsulina, cost riassumibili: 1) la proinsulina induce ipoglicemia se iniettata in vivo; 2) sui tessuti incubati in vitro, la proinsulina esercita un effetto simile a quello insulinico, ma deve precedentemente essere trasformata in insulina dai tessuti stessi, attraverso un meccanismo che non è di digestione peptica. Dal punto di vista immunologico, la proinsulina ha dimostrato di reagire con siero anti-insulina mentre l'insulina non reagisce con siero anti-proinsulina. G.P. 138
CONF. S U L L E I N F L U E N Z E EXTRA-PANCREATICHE
Tema:
Legami insulinici.
Relatore:
ANTONIADES H . N . - B o s t o n
Per rar meglio intendere il significato del suo lavoro, i'0. ha premesso una tabella in cui erano riassunte le proteine ematiche responsabili del trasporto ormonale. E' stato poi ricordato il dispositivo originario de]la sperimentazione su11'insuIina legata: una frazione con una certa attivitä ormonale compariva infatti nell'eluato acido di una colonna di Dowex 50 caricata con siero. Siccome l'insulina libera era stata precedentemente allontanata con altri eluenti, il principio cosi isolato fu chiamato ipoteticamente insulina coniugata o legata. Per due motivi: il primo che ad esso furono riconosciute alcune, ma non tutte, capacitä ormonali dell'insulina; il secondo che la sua eluzione con tampone acido faceva pensare ad una sostanza di natura basica. Siccome l'insulina è una proteina acida, si ipotizzò la presenza di una proteina legante, fortemente basica, per potere ancora ammettere che si trattasse di insulina. A questo punto 1'O. ha ammesso che in realtä non esiste alcuna dimostrazione che il materiale cosl raccolto sia insulina, come non esiste alcuna prova che la sostanza comunque attiva isolabile in questo modo sia un polipeptide legato ad una proteina basica. D'ora in poi quindi il termine di « insulina legata » o bound insulin deve considerarsi de1 tutto arbitrario e convenzionale. Esso identifica qualcosa che in certe esperienze risulta metabolicamente attivo. Per tutto il resto della presentazione 1'O. ha adottato l'ipotesi di lavoro che la bound insulin (BI) sia veramente insulina legata. Ne è stato studiato l'effetto in vitro ed in vivo: in vivo la BI provoca ipoglicemia nel ratto. Si noti però che mg 6 di BI sono meno attive di mU 10 di insulina vera. Oltre alla differenza quantitativa, v'è anche una differenza qualitativa: tra gli effetti della BI e della insulina esiste notevole discrepanza per quanto riguarda l'indice di glicogenogenesi nei confronti del glucosio assunto e utilizzato per altre vie. Sarebbe sufficiente tale discrepanza per negare alla BI carattere di insulina. I1 materiale chiamato BI si lega inoltre preferenzialmente alle sieroproteine ~ e ~, mentre nella stessa disposizione sperimentale dell'O, l'insulina vera aggiunta migra in corrispondenza delle «~ globuline e albumine. Decisiva poi la dimostrazione con metodi radio-immunologici che la BI di Antoniades non contiene insulina, critica che 1'O. accetta. Resta quindi il problema della reale natura della BI e del suo eventuale significato fisiopatologico. Tutti sanno che l'insulinemia è bassa in condizioni di digiuno, mentre ii carico di glucosio scatena la liberazione pancreatica dell'insulina. Invece il materiale BI è elevato in condizioni di digiuno. Sarebbe sufficiente questo fenomeno, nonostante qualche dato di natura sperimentale, per negare che la BI abbia significato come regolatore metabolico dei carboidrati. Resta il fatto che nelle esperienze di Antoniades l'aggiunta preventiva di BI inibisce I'azione dell'insulina libera sul diaframma, l'uptake di insulina ne1 tessuto adiposo e ne1 miocardio perfuso, nonchè la clearance dell'insulina in vivo. Sulla base di questi dati, I'O., riprendendo l'ipotesi che la BI sia veramente insulina legata, imposta una patogenesi deX diabete cosi concepita: a) la lesione primaria sarebbe l'incapacitä di liberare insulina vera dalla BI; b) la lesione secondaria avverrebbe in quanto la BI è in grado di inibire l'uptake dell'insulina vera. Nella discussione sono stare sollevate alcune ovvie perplessitä. RASIO ad esempio ha chiesto se fosse stato studiato l'effetto della BI sul metabolismo glicidico del fegato, considerato come ii centro del disturbo clinico del diabete. ANTONIADES ha dato una risposta negativa. E' stato pure osservato che la proinsulina rappresenta certamente una forma di insulina legata, ma la presenza di insulina libera in questo caso viene rivelata con certezza attraverso i metodi immunologici. Anche la presenza della BI nella zona inter-(z-albuminica è stata interpretata come una modalitä di comportamento elettroforetico, non giä come dimostrata assunzione di legame con le corrispondenti sieroproteine. L.A. Tema:
Attivitä insulino-simile atipica del siero in rapporto alla funzione epatica e ad altre malattie.
Relatore:
F ~ A s ~ R R. - L o n d o n
L'O. ha sottolineato come tuttora discussa sia l'identitä chimica del composto responsabile dell'attivitä simil-insulinica del siero non immuno-sopprimibile (NSILA) ed ha presentato dati personali riferentisi ad estratti di siero ottenuti con procedimenti diversi e cromatografati su colonna di Sephadex. E' ritenuto possibile, ma non dimostrato, che la NSILA sia da riferire ad un unico composto in stati diversi di aggregazione, in rapporto a differenti valori di pH. Non risolto è anche il problema dell'origine della NSILA. Esperienze personali de11'O, hanno dimostrato che la concentrazione della NSILA è identica nella vena pancreatica, in una vena sovra139
CONF. SULLE I N F L U E N Z E EXTRA-PANCREATICHE
epatica e nel sistema venoso periferico, sia in condizioni basali che dopo carico di glucosio. Ciò sembra escludere l'origine pancreatica della NSILA. Studi di perfusione, nel cane, hanno dimostrato che all'introduzione nella vena porta di insulina regolare (U 40-60) fa seguito un chiaro aumento della NSILA nel sangue refluo dal fegato. Questo sembra perciò implicato nel processo di produzione dell'attivitä simiI-insulinica del siero. In un gruppo di pazienti con ipertensione portale da cirrosi epatica in fase di scompenso è stato dimostrato che dopo carico orale di glucosio si assiste all'aumento dell'ILA tipica ma non della NSILA. Ciò è imputabile, secondo 1'O., alla riduzione del flusso ematico attraverso il parenchima epatico piü che alla diminuita efficienza metabolica del viscere. L'O. ha riferito ancora come nel digiuno protratto si verifichi una netta riduzione della NSILA. I1 tipo stesso di alimentazione sembra influire sull'attivitä simil-insulinica del siero, giacchè questa è risultata assai piü elevata in un gruppo di Africani, nella cui dieta predominava la componente glucidica. L'incremento della NSILA è stato rilevato anche nell'obesitä e nella gravidanza. Nel diabete, il comportamento deli'attivitä simii-insulinica del siero dopo carico orale di glucosio è diverso nelle varie forme della malattia. Un incremento marcato è stato osservato nel diabete giovanile e di grado intermedio nel diabete delI'adulto non obeso. P.B. Tema:
Tecniche di per/usione ndle ricerche suIl'interconversione dell'insulina libera e legata.
Relatore:
GERSHOFF S. N . - B o s t o n
La perfusione de1 fegato di ratto con insulina cristaUina è seguita dall'aumento di un materiale insulino-simile che non è determinabile con metodiche immunologiche. Usando la concentrazione di 64 ~U/mI di liquido di perfusione, l'insulina determinata con il metodo immunologico diminuisce man mano che aumenta il tempo della perfusione, essendo il tempo di dimezzamento dell'insulina pari a 26 min e mezzo. L'attivitä insulinica totale non diminuisce con la perfusione se viene misurata col metodo del tessuto adiposo. La progressiva diminuzione dell'insulina determinabile col metodo immunologico sarebbe accompagnata da parallelo aumento della cosiddetta insulina legata. L'O. ha inoltre dimostrato che è possibile qualche volta ottenere un'attivitä similinsulinica dal Iiquido di perfusione, anche quando non venga aggiunta al liquido di perfusione stesso insulina cristallina, tanto da considerare il fegato come un possibile deposito di attivitä simil-insulinica. Nel digiuno è possibile ottenere una maggior quantitä di insulina legata, come se il fegato, nelle condizioni di digiuno, fosse piü efficiente. Tema:
La clearance dell'insulina in soggetti diabetici e non diabetici.
Relatore:
BUrT~RFIELD W . J. H . - L o n d o n
L'O. riferisce i risultati ottenuti usando un metodo di ricerca che impiega la perfusione in vivo de]l'avambraccio de11'uomo sulla base di questi dati. La cIearance dell'insulina sembra essere diminuita nell'obesitä e nel diabete. Studiando la scomparsa dell'insulina iniettata intraarteria e ricercata ne1 sangue venoso, è possibile studiare la clearance tessutale dell'ormone. L'O. ha ricordato che per una molecola di insulina vengono utilizzati due milioni di molecole di glucosio e che l'attivitä muscolare aumenta la clearance dell'insulina e il consumo di glucosio. La clearance dell'insulina è bassa nell'obeso ed aumenta con l'esercizio fisico. Sembrerebbe esistere una correlazione tra clearance dell'insulina ed entitä della obesitä, come dimostrerebbe il fatto che il consumo di glucosio aumenta negli individui obesi che sono in via di dimagrimento, probabilmente per un aumento della clearance tessutale de11'insulina. Nei diabetici, la clearance dell'insulina è diminuita, mentre permane immutato il rapporto di due milioni di molecole di glucosio utilizzate per molecola di insulina. Anche la clearance dell'ormone somatotropo sembrerebbe essere diminuita ne1 diabetico. Nel normale, nella fase di iperglicemia indotta in seguito a somministrazione di glucosio, la clearance dell'ormone della crescita sarebbe parimenti diminuita. L'iniezione di glucosio nell'arteria brachiale sembrerebbe provocare una liberazione di insulina dalle pareti vasali. G.P. Tema:
Distribuzione dell'insulina nello spazio vascolare ed extra-vascolare.
Relatore:
RASlO E . - B r u x e l l e s
Dalla sua origine nelle cellule ~ agli effettori periferici, l'insulina compie un lungo percorso caratterizzato dalla presenza di alcune barriere cui compete una notevole importanza fisiologica e fisiopatologica. Una di queste risiede ne1 superamento della membrana della cellula ~ che separa 140
CONF. SULLE I NFLUENZE EXTRA-PANCREATICHE
l'ormone dall'endotelio fenestrato del tessuto insulare. Questo processo avviene con meccanismo attivo, forse in virtü della coniugazione dell'ormone in un complesso lipoproteico. Dal letto capillare periferico l'insulina giunge quindi a contatto con gli effettori, dopo aver superato la barriera rappresentata dall'endotelio capillare che costituisce un diaframma posto fra i due compartimenti intra-vascolare ed extra-vascolare o interstiziale. La struttura stessa dell'endotelio, ora costituito da elementi cellulari distinti e ora a carattere sinciziale, continuo o fenestrato, può condizionare un differente modello di ripartizione dell'insulina libera e legata nei diversi distretti dell'organismo. Prove sperimentali vengono addotte dall'O, a riprova di questa tesi. Ad es., l'equilibrio fra sangue e linfa viene rapidamente raggiunto per quel che concerne I'IRI ma non per quanto riguarda la NSILA. Ma l'endotelio capillare non interviene a regolare la ripartizione delle forme insuliniche solo in virtü della sua permeabilitä, bensi anche con un meccanismo attivo di assorbimento e di liberazione dell'ormone insulare. Prove che l'insulina può essere sequestrata dal letto capillare, con il suo enorme sviluppo di superficie, mediante adsorbimento alla superficie endoteliale e successivamente rilasciata nel circolo sanguigno, sono state addotte dall'O. I1 processo di adsorbimento è strettamente condizionato dalla vitalitä dell'endotelio poichè la devitalizzazione delle cellule endoteliali annulla ogni possibilitä di legame con l'insulina. L'O. ha sottolineato quindi il possibile ruolo di alterazioni patologiche di tali meccanismi nella genesi del diabete. P.B. Tema:
La sinalbumina, natura e significato fisiologico.
Relatore:
CONNON J. J. - B e l f a s t
Per usare un concetto colorito e paradossale, si potrebbe sostenere che v. Mering, scoprendo la relazione tra pancreas e diabete mellito, ha contribuito, piü che altro, ad impedire la nostra comprensione di questa malattia. Oggi, chiunque tenti di attribuire al pancreas tutta la responsabilitä deI diabete mellito umano, deve prima spiegare un fatto messo in evidenza da Vallance-Owen: che i soggetti insulino-privi hanno in circolo una sostanza capace di antagonizzare l'azione dell'insulina. Tale inibitore è in qualche modo associato all'albumina: anche le tecniche di lavaggio della albumina con i solventi dei lipidi non allontanano l'inibitore, che è stato quindi denominato « sinalbmnina » (Si). Utilizzando come disposizione sperimentale l'azione dell'insulina sulla glicogenogenesi de1 diaframma, si è visto inoltre che alla concentrazione del 3,5 % anche l'albumina dl soggetti normali è in grado di inibire l'insulina, mentre quella di soggetti diabetici lo è giä a concentrazioni di 1,25 %. Solamente nei casi di diabete con lesioni pancreatiche non si ha presenza patologica di sinalbumina. Un dato recente di grande interesse, su cui si tornerä uIteriormente, è che l'albumina, in appropriate concentrazioni, comprensiva quindi della sinalbumina, ha dimostrato un'azione insulino-simile sul tessuto adiposo in vitro. Non è stata ancora raggiunta una precisa identificazione della sinalbumina. Si sa che l'albumina p e r & la sinalbumina dopo passaggio su acetilcellulosa. Una sostanza sinalbuminica è stata isolata da Recant con Sephadex e con Dowex 50, che alla dialisi dimostra un peso molecolare di circa 40.000. Nel 1964, invece, Vallance-Owen aveva proposto l'identitä della « sinalbumina » con la catena B dell'insulina. Non si è raggiunta una prova definitiva ma, partendo dal concetto che l'insulinasi altro non sia se non la transidrogenasi glutation-insulinica, si è esaminata da questo punto di vista la catena B ridotta. Si è visto cos~ che piccole quantitä di catena BH, addizionate al 5 % o all' 1,25 % di albumina privata della sinalbumina, rigeneravano la capacitä antagonista all'insulina. Analogamente, la Bn + albumina determinava ipoglicemia nel ratto diabetico, mentre non dava iperglicemia in ratti ipofisosurrenoprivi. Si comportava inoltre come inibitore dell'insulina nella zampa posteriore di ratto, perfusa. Piü recentemente altre esperienze sono state fatte usando l'estrazione dell'albumina secondo la tecnica di Fernandez. Si è visto cos~ che la presenza di sinalbumina in 303 soggetti sani dä origine, graficamente, ad una distribuzione bimodale, costituendo quindi una discriminante tra sani e portatori di tara diabetica. In sintesi, si esprime il parere che il « diabete giovanile » rappresenti un rapido esaurimento della rispondenza pancreatica che succeda ad una fase di presenza di inibitore sinalbuminico, con tentativo di risposta omeostatica del1'insulina. In discussione ZAHN ha fatto notare che la catena B H è in grado di inattivare rapidamente PinsuXina. Inoltre i diabetid di ogni tipo mostrano propensione alla patologia vasculo-cutanea: quale può essere la relazione tra questi fatti ed una patogenesi da inibitore sinalbuminico? 141
CONF. SULLE I NFLUENZE EXTRA-PANCREATICHE
ANTONIADESnon ritiene dimostrata l'identificazione tra sinalbumine e B~, infatti quest'ultima è stata utilizzata alle enormi concentrazioni di 1 mg/1. Inoltre, iniettando insulina marcata con z~sj e separando il siero con Sephadex, non si ritrova radioattivitä in corrispondenza dell'albumina; lo stesso accade dopo perfusione di cuore e di fegato. Inoltre, elevate quantitä di transidrogenasi insulinica si ritrovano sl negli omogenati, ma non nei tessuti intatti. DITSCHUNEITriporta dati di sue esperienze che non confermano l'ipotesi relativa alla catena B H. ADEZATI fa notare che la chetoacidosi dei diabetici cosiddetti insulino-dipendenti deriva prevalentemente dal difetto del tessuto adiposo incapace di attuare le resintesi dai C 4 agli acidi grassi a lunga catena. CONNONrisponde che in una serie di esperienze in corso la sinalbumina sembra modificare anche i[ trasporto del ~-ossibutirrato. RAsIo esprime perplessitä circa la somiglianza dei tests di tolleranza nelle esperienze presentate sui ratti pancreasectomizzati alla Kosaka. CONNONrisponde che in questi animali, in cui non c'è presenza di insulina, la sinalbumina sarebbe capace di agire come ILA aumentando quindi la tolleranza al glucosio. PAOANOosserva che la bound insulin e la sinalbumina si modificano parallelamente dopo carico di glucosio, CONNON risponde che helle sue esperienze non è mai stata rilevata alcuna modificazione della sinalbumina a seguito di un carico di glucosio.
Tema: L'antagonismo insulinico in animali con diabete sperimentale e spontaneo.
Relatore: STAUFFAGHER W . - Genève Vengono presentati i caratteri patologici di 10 gruppi di animali in cui si ritrovano, variamente associati, diabete, chetoacidosi, obesitä. In comune, in questi casi, esiste un aumento dell'insulina (IRI) in circolo. L'esperienza è stata fatta iniettando in peritoneo glucosio marcato, insulina e blu Evans ed esaminando dopo 1 h i grassi totali del tessuto adiposo e il glicogene del diaframma. Nel ratto obeso NZ si ha scarsa utilizzazione di glucosio nel diaframma e scarsissima nel tessuto adiposo; nel ratto Bar Harbor la radioattivitä del glicogene diaframmatico è nulla, scarsissima quella del grasso nel tessuto adiposo. Lo studio del pancreas di questi animali dimostra che i loro contenuti in ILA e IRI sono ben correlabili. Nel siero la ILA è sempre molto piü alta della IRI, ma il comportamento dinamico dei due parametri è conciliabile. Inoltre la percentuale di ILA non immunosopprimibile pare molto bassa, intorno al 6-8 %. Negli animali ob/ob che sopravvivono la IRI ematica aumenta gradualmente fino ad un massimo e pol cala mentre si riduce parallelamente l'obesitä. Nell'Acomys Cahirinus la superficie delle insule è ridotta al 25 %; vi sono animali magri e animali obesi, ma la rappresentazione grafica del fenomeno non denuncia un aspetto bimodale. In questi animali il diabete incide per il 15 %; negli animali che presentano chetoacidosi si osserva degenerazione glicogenica dell'insulina e riduzione numerica delle cellule ~. Interessante il fatto che in una certa percentuale di animali si verifica aumento dell'insulina immunoreattiva anche in presenza di normoglicemia. Nella discussione FOGLIA ha chiesto se fossero state osservate differenze legate al sesso: la risposta fu che l'inizio del diabete pare in qualche modo legato alle gonadi in quanto si verifica poco dopo l'esordio della pubertä: non sono mai state valutate differenze tra i due sessi. DITSCHUNEIT osserva che in senso assoluto i valori di attivitä insulinoMmile non immunosopprimibile (NSILA) sembrano esageratamente elevati e chiede precisazioni sul metodo di determinazione. L'O. risponde di aver utilizzato la metodica del consumo di glucosio da parte di tessuto adiposo in vitro. L.A.
Tema: Insulina libera e coniugata nei soggetti diabetici e non diabetici. Relatore: L~NTI G. - Cagliari L'O. ha presentato i risultati di una indagine voka a stabilire, in un'ampia casistica di soggetti normali e diabetici, le modalitä di ripartizione dell'attivitä insulinica del siero tra la forma libera e quella coniugata dell'ormone, sia in condizioni basali che dopo carico di glucosio. I pazienti diabetici sono stati suddivisi, all'uopo, in differenti categorie; in particolare, sono stati oggetto di studio il diabete chimico e quello insulino-dipendente, sia dell'infanzia che dell'etä adulta, ed il diabete dell'adulto obeso.
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CONF. SULLE INFLUENZE EXTRA-PANCREATICHE
Lo stato normale è caratterizzato da determinati valori basali di insulina libera e coniugata (rispettivamente 434 e 174 ~*U/ml di siero) e da un aumento marcato dell'insulina libera con una altrettanto significativa riduzione della forma coniugata dopo carico di glucosio. Tale dinamica appare alterata in maniera diversa nelle differenti forme di diabete cos~ da costituire un elemento distintivo per ciascuna di queste. Nel diabete chimico dell'infanzia, ad una riduzione dell'insulina libera corrispondono scarse modificazioni delle frazioni libere e coniugate dopo carico glicidico. I1 diabete chimico dell'adulto presenta un quadro similare con la sola variazione di una quota piü elevata di insulina libera. L'O. ha sottolineato come anche nei bambini con diabete insulino-dipendente sia svelabile una quota di insulina libera inferiore alla norma, ma non diversa da quella dei pazienti di eguale etä con diabete chimico. Nei diabetici adulti insulino-dipendenti, il dato piü peculiare è rappresentato, accanto alla diminuzione dell'insulina libera basale, da incremento, sia pure modesto, dei valori di insulina coniugata. Negli adulti obesi affetti da diabete non è stato confermato l'aumento dell'insulina coniugata osservato da altri AA.; è stato invece rilevato un aumento delI'insulina libera basale cui corrisponde una modificazione, dopo carico, inferiore a quella tipica dei soggetti normali. L'O. sottolinea le implicazioni patogenetiche insite nei diversi modelli di dinamica insulinica che sono apparsi peculiari di ciascuna forma di diabete. P.B.
T e m a : Bio- e immunoinsulina ematica nell'obesitä e nel diabete precoce. Relatore:
PFeI»w~
E. F. - U l m
L'O. ha studiato il comportamento dell'insulinemia dosata con metodo biologico e con metodo immunologico nell'obesitä e ne1 diabete preeoce, osservando che l'aumento dell'insulina immunologica dopo carico di glucosio è maggiore nell'obeso che non nel normale. L'obeso diabetico dimostra un incremento di minore entitä, e ancora minore è X'incremento dimostrato dal diabetico non obeso. I1 diabetico potenziale ha un comportamento simile al normale dopo carico endovenoso di glucosio. L'attivitä simil-insulinica deI siero ha un comportamento che non è identico a quello dell'insulina determinata con metodo immunologico. Essa aumenta infatti nel diabetico piü lentamente e piü tardivamente, e talvolta non aumenta affatto. L'O. ha dimostrato che l'attivitä similinsulinica aumenta in modo molto elevato nelle madri di neonati macrosomici e nei soggetti che appartengono a famiglie con netta familiaritä diabetica. Studiando la liberazione di insulina da isole pancreatiche in vitro, 1'O. ha dimostrato che, nel medium di incubazione, l'attivitä simil-insulinica è maggiore dell'insulina determinabile con metodo immunologico; che essa aumenta se si aggiunge glucosio al mezzo di incubazione, e che sarebbe completamente inibita in seguito ad aggiunta di siero anti-insulina. Dopo ipofisectomia l'insulina determinabile con metodo immunologico e l'attivitä simildnsulinica diminuiscono; dopo pancreasectomia invece l'insulina determinata con metodo immunologico scompare completamente, mentre l'attivitä simiI-insulinica persiste, seppure a livelli inferiori a quelli di partenza. G.P.
Tema:
Fattore insulino-simile inibente l'insulina isolata dall'albumina sgrassata.
Relatore:
DITSCHUNEIT H . - U l m
Iniettando il complesso albumina-sinalbumina nel peritoneo di animali spancreati e verificando poi lo stato di attivitä del diaframma e del tessuto adiposo isolato, si dimostra che alle concentrazioni del 5 % il complesso è capace di attivare il metabolismo glicidico nel muscolo e nel tessuto adiposo. Tale attivitä insulino-simile non è soppressa dagli anticorpi anti-insulina: si tratta quindi di attivitä di tipo NSILA. Isolando la sinalbumina si può procedere oltre nell'analisi del fenomeno: si vede cosl che alla concentrazione di 7 mg/tal la sinalbumina aumenta la produzione di CO2 dal glucosio e la lipogenesi da glucosio nel tessuto adiposo isolato. Invece la concentrazione di mg 10, fino a 30 mg/tal, agisce come inibitore dei medesimi fenomeni. Attuando la tecnica della preincubazione, verificando cioè lo stato metabolico del tessuto in vitro dopo averlo preincubato in presenza della sostanza in esame, si nota che concentrazioni da 3 a 10 mg/ml agiscono come 30 ~U/ml di insulina cristallina per quanto riguarda sia l'incorporazione del C da U 1'C glucosio nel CO2 e nei lipidi totali, sia la liberazione di NEFA nel tessuto adiposo sopravvivente. 143
CONF. SULLE I N F L U E N Z E EXTRA-PANCREATICHE
Di grande interesse i[ fatto che, sgrassando la sinalbumina con i solventi dei lipidi, si conserva l'attivitä insulino-simile e si perde l'attivitä inibente alle concentrazioni piü elevate. La frazione lipidica estratta dalla sinalbumina però manifesta ancora attivitä insulino-simile. La sinalbumina sgrassata è persino capace di inibire la liberazione di NEFA indotta dall'ACTH. 30 mg/ml di questo composto manifestano nn'azione comparabile a quella di 100 ~U/ml di insulina. Nella discussione, CONNON riferisce di aver ottenuto risultati simili con sinalbumina nativa da donne prediabefiche. Anche l'albumina di soggetto normale, alla concentrazione non inibitiva de11'1,25 %, manifesta un'azione <«additiva» con l'insulina. BUTTERFIELDpropone di considerare seriamente l'opportunitä di verificare se la sinalbumina non sia per caso la proinsulina di Chance. PFEIFFER mette in guardia nei confronti di interpretazioni troppo rigide e semplicistiche della interazione tra ormoni proteici e anticorpi. Per analogia si può infatti ricordare che anticorpi specifiei antienzima hanno la possibilitä di determinare in alcuni casi l'aumento dell'azione enzimatica specifica, in altri una sua riduzione o una inibizione del legame « enzima-substrato ». FRASERafferma di essere convinto di una certa rassomiglianza tra la sinalbumina e la NSILA (attivitä insulino-simile del siero non sopprimibile con anticorpi anti-insulina); la difficoltä interpretativa nasce per lui da1 fatto che la sinalbumina aumenta in circolo sia nei diabetici obesi che in quelli magri, pur possedendo apparentemente la capacitä di stimolare la lipogenesi del tessuto adiposo. ANTONIA~ES osserva che è un po' difficile parlare di sinalbumina come di un composto ben definito. Se si attua la tecnica di preparazione con l'acido tricloroacetico a11'1,5 % si raccolgono non uno, ma circa 500 diversi componenti plasmatici! CHANCE, chiamato in causa per quanto riguarda la proinsulina in circolo, afferma di possedere finora informazioni troppo frammentarie. PozzA chiede se l'attivitä insulino-simile del siero riscontrata nel cane anche dopo quattro mesi dalla pancreasectomia può essere correlata alla presenza di residua proinsulina ricircolata. L.A.
T e m a : Effetto ipoglicemico dell'estratto di tessuto adiposo (ATE) R e l a t o r i : _ANTONIADES H . N. - B o s t o n ; PELLEGRINI A. - Cagliari
negli animali.
ANTONIADES ha esordito col ricordare come l'estratto etanolico di tessuto adiposo (ATE) sia capace di rendere attiva nell'emidiaframma l'insulina coniugata (frazione serica separata dall'insulina libera dopo cromatografia su resina Dowex), L'ATE è di per sé senza effetto sull'assunzione di glucosio da parte del tessuto muscolare né è in grado di potenziare l'attivitä dell'insulina cristallina. L'effetto dell'ATE in vitro è solo entro certi limiti dose-dipendente, raggiungendosi rapidamente un plateau di attivitä cui segue, a concentrazioni molto elevate dell'estratto, il decremento. In animali intatti, PATE non presenta alcun effetto sulla glicemia. Negli animali surrenectomizzati, invece, dopo iniezione endovenosa o endoperitoneale dell'estratto, la risposta ipoglicemica è pronta e prolungata: I'ATE mantiene il suo effetto anche dopo ebollizione per 10 min. L'effetto ipoglicemizzante dell'ATE è ancor piü evidente se saggiato in topini diabetici del ceppo KK. Esperimenti di trattamento protratto, in questi animali, hanno dimostrato che la caduta della glicemia è tanto maggiore quanto piü elevato è il livello glicemico di base, e che con somministrazioni ravvicinate è possibile mantenere la glicemia entro la norma, senza mai scendere al di s o t t o di questa. Dalle esperienze riferite dall'O, si deduce che la durata di attivitä di una singola dose di ATE è di circa 36 h. L'ATE, somministrato in associazione al glucosio marcato in animali surrenectomizzati, induce un aumento dei depositi di glicogeno muscolare, analogamente a quanto è dato osservare dopo introduzione di insulina libera; parallelamente si assiste ad una netta diminuzione della quota di insulina coniugata. L'O. conclude affermando che i tentativi attuali sono volti alla identificazione chimica del principio attivo dell'ATE. PELLEGRINI, dopo aver riferito sulle modalitä di allestimento e di purificazione dell'estratto di tessuto adiposo, ha passato in esame i risultati ottenuti dopo somministrazione di ATE in animali intatti e surrenectomizzati, confermando l'effetto ipoglicemizzante dell'estratto e la caduta della insulina coniugata da esso provocata. L'O. avanza quindi l'ipotesi che l'insulina coniugata possa ridursi per effetto dell'ATE a causa di migliore utilizzazione ad opera dei recettori periferici, o che una maggiore assunzione del glucosio dai tessuti possa conseguire alla scomparsa di un possibile antagonismo insulinico. P.B. 144
CONF. SULLE INFLUENZE EXTRA-PANCREATICHE
Tema: Effetti dell'ATE negli animali. Relatore: PERRI G . - Napoli Studiando dosi comprese tra 35 mg/kg di peso e 25 mg/kg di peso, 1'O. ha ricercato l'esistenza di una correlazione tra risposta metabolica e dose di estratto di tessuto adiposo somministrato. Con l'estratto di tessuto adiposo impiegato dall'O., si sono ottenute risposte piü rapide di quelle descritte in precedenza da PELLEGRINI. L'O. avrebbe inoltre osservato un aumento della glicemia, dopo 120 min dalla somministrazione, che sarebbe proporzionale alla dose di somministrazione. G.P.
Tema: Estratto di tessuto adiposo in soggetti diabetici e non diabetici. Relatori: LENTI G., PELLEGRINI A. - Cagliari; PYLE H. M. - Boston Dall'accettazione della posizione di Antoniades, che cioè la bound insulin rappresenti un elemento importante nella patogenesi del diabete, derivano interessanti quesiti terapeutici. Nelle note esperienze di Antoniades la BI aggiunta in vitro al diaframma non manifesta alcuna azione insulinica. Se però nel preparato si aggiunge un frammento di tessuto adiposo o un particolare estratto di tessuto adiposo, la BI diventa in grado di stimolare il metabolismo glicidico del muscolo. L'interpretazione offerta da Antoniades è che un componente del tessuto adiposo sia in grado di liberare l'insulina prima legata nella BI e di renderla attiva. Partendo da questi presupposti appare coerente il tentativo di verificare al banco di prova clinico l'importanza di questo fenomeno. Si è cosl proceduto a verificare nell'uomo l'effetto metabolico di un particolare estratto di tessuto adiposo (ATE). ATE è stato somministrato per via orale ad una serie di soggetti con diabete giovanile o della maturitä o con obesitä. Sono stati esaminati gli effetti di una singola dose di trattamenti refratti e ripetuti, e di un unico trattamento effettuato 2 h prima del carico glucidico (GTT). E' stato effettuato un controllo di tipo crossover e con una serie di eleganti elaborazioni matematiche si è fatta l'analisi delle covarianze e della significativitä comparando la sequenza TC (trattamento/controllo) rispetto alla sequenza CT (controllo/trattamento). Significativa è la riduzione del livello glicemico 2 h dopo l'ingestione di ATE in unica dose. P¥LE, in una parallela serie di esperienze, ha confermato che anche nei suoi pazienti la glicemia diminuisce 2 h dopo l'assunzione di ATE e che tale riduzione persiste per altre 2 h. Le indagini preliminari escludono qualsiasi tossicitä epatica e renale. Gli OO. concludono ponendosi degli interrogativi sulla validitä assoluta del trattamento, ma affermando che l'effetto ipoglicemico è evidente e che il trattamento non è dannoso. In via sperimentale si propone di definire come unitä la quantitä di ATE che si dimostra capace di abbassare la glicemia del 33 % in 3 h nel ratto surrenoprivo. Definite cosi le unitä, si ha che il trattamento nell'uomo con U 20 corrisponde al principio attivo contenuto in kg 10 di tessuto adiposo fresco. Nella discussione POZZA ha chiesto quale fosse la caratterizzazione nosografica dei pazienti messi in trattamento con ATE. I~YLE ha risposto trattarsi in tutti i casi di diabete florido della maturitä, non necessitante di trattamento insulinico. Si è detto convinto che in questi soggetti I'ATE somministrato a digiuno è capace di convertire la BI in insulina libera. ANTONIADES ha chiesto se i risultati pratici ottenuti nei soggetti diabetici autorizzavano a proseguire nel gravoso compito di elaborare il tessuto adiposo ad una tonnellata per volta. Sia PYLE che LENTI hanno sottolineato l'interesse che può suscitare il qualcosa di nuovo emerso su questa strada. PERRI si è ripromesso di continuare gli sforzi preparativi ed ha suggerito una grande cautela nella effettuazione e valutazione dei tests clinici in questa fase dello studio. L.A.
Tema: L'insulina nel siero di ratti totalmente pancreatectomizzati. Relatore: Scow R . O . - Bethesda L'O. ha articolato la sua relazione in tre sezioni concernenti rispettivamente: 1) l'effetto della pancreatectomia sulX'insulina libera e coniugata del ratto; 2) l'attivitä dell'insuXina libera e legata sulle cellule adipose isolate, in presenza e in assenza di siero anti-insulina; 3) l'atfivitä dell'insulina regolare e coniugata sull'ossidazione del glucosio da parte del pannicolo adiposo perfuso in vitro. Dopo pancreatectomia si assiste ad una progressiva e rapida caduta dell'insulina immuno-reattiva che diviene indosabile dopo circa tre giorni dall'intervento, Parallelameme cade a zero anche l'attitudine degli animali ad incorporare glucosio marcato nel glicogeno muscolare e nel tessuto adiposo.
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CONF. S U L L E I N F L U E N Z E EXTRA-PANCREATICHE
Un'attivitä insulino-simile del siero, non dializzabile, soppressa dal glutatione ridotto ma non dal siero anti-insulina, è stata dimostrata nei ratti dopo 2 giorni e nei cani ancora dopo 8 giorni dalla asportazione del pancreas. In un sistema in vitro contenente cellule adipose isolate di ratto, l'insulina coniugata presenta un'attivitä (valutata dalla formazione di ~*CO2 dal glucosio marcato) pari a circa un terzo della insulina libera. I1 siero anti-insulina neutralizza l'insulina libera ma non la frazione coniugata. Sul pannicolo adiposo isolato dal parametrio di ratto e perfuso in vitro, i'insulina regolare induce un aumento della velocitä di ossidazione del glucosio strettamente dipendente dalla dose. La piü piccola dose attiva di insulina è risultata di 100 ~U/ml di liquido di perfusione, mentre l'effetto massimo, non ulteriormente incrementabile, si ottiene con ~U 1000. L'insulina legata manifesta attivitä biologica solo alla concentrazione di ~U 390. In genere, per ottenere un medesimo effetto dopo lo stesso periodo di latenza di 30 min, è richiesta una dose doppia di insulina legata rispetto alla libera. I1 maggior ritardo presentato dall'insulina legata nel sistema costituito dal pannicolo adiposo rispetto alle cellule adipose isolate può essere imputato ai meccanismi di trasporto dell'ormone attraverso l'endotelio capillare del tessuto adiposo integro. P.B.
Tema:
L'insulina nel sangue di cani spancreati.
Relatore:
FOGLIA V. G . - B u e n o s A i r e s
L'O. ha studiato il comportamento delIa giicemia e deII'insuIina determinabile con metodo immunologico in cani sottoposti a pancreasectomia totale o a pancreasectomia parziale, e gli studi sono stati condotfi somministrando carichi di glucosio a questi animaIi immediatamente dopo il completamento della pancreasectomia e ne1 periodo immediatamente successivo, sino ad un totale di 5 carichi. Dopo pancreasectomia totale si osserva diminuzione dell'insulinemia dosabile con metodo immunologico e leggero aumento della glicemia; in seguito a somministrazione i.v. di g 1 di gIucosio/kg di peso, si è osservata una diminuzione della insulinemia, mentre la glicemia aumenta sensibilmente e rimane elevata. Dopo pancreasectomia parziale comportante la rimozione de1 50 % del pancreas, si è osservato un comportamento differente a seconda del grado di nutrizione degli animali. Se il grado di nutrizione degli animali non era soddisfacente, si osservava, in seguito a somministrazione i.v. di gIucosio, un modesto aumento dell'insulinemia. Se gli animali si trovavano in buone condizioni di nutrizione, si aveva spiccata risposta insulinemica dopo carico di glucosio eseguito immediatamente al termine dell'intervento di pancreasectomia parziale. In cani ben nutriti, anche dopo pancreasectomia totale, era possibile osservare un picco insulinemico dopo somministrazione i.v. di glucosio, anche se di enfitä minore di quanto osservabile nei cani con pancreasectomia parziale. La risposta insulinemica in quesfi animali andava tuttavia rapidamente esaurendosi, mentre nei cani in cattive condizioni di nutrizione, dopo pancreasectomia totale, non si aveva nessuna risposta insulinemica ad un carico di glucosio. L'O. ha concluso asserendo che la resistenza dell'animale a11a pancreasectomia è in rapporto con le precedenti condizioni di nutrizione. Per quanto riguarda la risposta insulinemica osservata in quesfi animali anche dopo pancreasectomia totale, in seguko a sfimolazione con glucosio endovena, 1'O. ha prospettato due possibili ipotesi, di cui la prima prevede una possibile liberazione di insullna da tessufi extrapancreafici che possono lungere come deposito di insulina, e la seconda che l'insulina che si libera possa derivare da insulina legata. G.P.
Effetti dell'insulina cristallina e legata sopra l'utilizzazione del glucosio da parte dell'aorta isolata. R e l a t o r h PAGANO G., CIRILLO R., I~INNA ]~., PELLEGRINI A. - Cagliari Tema:
La parete aortica in vitro è sensibile all'insulina: alla 12" h di incubazione si verifica infatfi una differenza statisticamente significativa per quanto riguarda l'incorporazione del radiocarbonio da glucosio nel CO2. La frazione « insulina legata » (intesa nel senso di Antoniades) di per sé non agisce sul preparato di aorta, ma l'aggiunta in vitro di estratto di tessuto adiposo, oltre alla « insulina legata», riproduce gli stessi effetti resi noti per quanto riguarda il diaframma. L'aggiunta di siero da soggetto diabetico al preparato di aorta in vitro permette di riconoscere sia l'attivitä dell'insulina vera che l'attivitä della frazione che si denomina « insulina legata ». L.A. 146
12°
CONGR. NAZ. SOC. ITAL. DI ENDOCRINOLOGIA
N e i g i o r n i 28 e 29 s e t t e m b r e 1968 si è s v o h o in C a t a n i a il 12 ° Congresso Nazionale della Societä Italiana di Endocrinologia. G l i a r g o m e n t i {n t e m a e r a n o : i d i s o r d i n i d e l l ' o r m o n o g e n e s i tiroidea ( p r i m o giorno) e c o m p o n e n t i e n d o c r i n e dell'obesitä (secondo giorno). D i q u e s t o secondo a r g o m e n t o d i a m o u n a relazione dettagliata. T e m a : Obesitä di origine ipotalamica e [unzioni dience]alo-ipofisarie. Relatori: VAN CAUWENBERGE H . , FRANCHIMONT P., LEGROS J. J. - Liège L'obesitä costituisce una sindrome la cui etiologia può essere muhipla: ereditä, disturbi del metabolismo ]ipidico dovufi ad aumento della lipogenesi o a diminuzione della lipolisi, lesioni ipotalamiche, iperalimentazione, iperlipemia, etc. In questa relazione si presenta una casistica di 12 soggetti in cui l'obesitä riconosce la sua causa in una lesione organica dell'ipotalamo e nella compromissione del centro della sazietä (esiti di fratture della base, sindrome adiposo-genitale, amigdalectomia, craniofarinogioma, meningite tubercolare, emorragie meningee intra partum). L'obesitä ipotalamica in questa situazione si caratterizza 1) per la sua evoluzione a partire da un preciso momento patogenetico, 2) per la presenza di insufücienza gonadale, 3) per la ritenzione idrica, 4) per segni ipotalamici di accompagnamento (caratteropatie, turbe dell'appetito, della sete e della termoregolazione). Dai dati degli OO. emerge che in questi 12 casi la secrezione di STH ipofisario è considerevolmente ridotta; la concentrazione di LH serico è indosabile; l'increzione cortiso]ica è aumentata ed è frenabile col desametazone. Tema:
Caratteristiche endocrine dismetaboliche e neurovegetative nelle obesitä essenziali.
Relatore: PZLLEGRINI G. - Pavia L'O., dichiarando di superare le classificazioni fondate su caratteristiche non essenziali, distingue le obesitä in due tipi: ginoide o ipotonica, astenica; androide o ipertonica, iperstenica. I due tipi presentano caratteristiche peculiari sia sul piano clinico che su quello fisiopatologico. Cosi l'obesitä ginoide mostra segni di eccedenza cortiso]ica (strie atrofiche, osteoporosi, teleangectasie), mentre l'obesitä androide mostra segni dipendenti da eccedenza di androgeni (acne, irsutismo). L'insulina è considerata fattore essenziale e talvoha sufficiente de]l'obesitä. L'adipositä essenziale, per esempio, viene considerata dall'O, una condizione di tipico iperinsulinismo. Nell'obesitä ginoide, secondo Rodari, l'insulinemia (IRI) è aumentata a digiuno e presenta iperreattivitä al glucosio; nell'obesitä androide i valori basali e dopo iperglicemia sono aumentafi, con risposte tardive e persistenti. La prova di funzionalitä de1 pancreas endocrino dimostra iperinsulinismo spiccato nella obesitä ginoide; analogo comportamento si osserva nell'androide, in cui però l'assimilazione glucidica basale è ridotta (Rodari). Nell'obesitä ginoide si hanno valori di produzione cortisolica normali; nell'androide invece si hanno valori aumentati (Cassano) con aumentata reattivitä alI'ACTH (Piotti). Nell'obesitä essenziale si attribuisce importanza alle lesioni diencefaliche, complicate da ahri momenfi endocrini. T e m a : Aspetti della regolazione della secrezione corticotropa nell'obesitä. Relatori: CERESA F., ANGELI A., GAIDANO G . P., B o c c u z z i G . , MoLiI,rO G . P., PEROTTI L. - T o r i n o Alcune anomalie del ritmo circadiano dei 17-OHCS urinari (prolungati valori di zenith; comparsa di picchi accessori; ritardo della acrofase) rilevati negli obesi con lo studio macroscopico (valutazione d'insieme della curva di flusso steroidurico) e con queLlo microscopico (analisi matematica dei dati con ii metodo de1 cosinor e con l'aiuto del calcolatore elettronico, secondo ]a programmazione dell'Universitä del Minnesota) sono piü frequenfi negli obesi con manifestazioni cliniche e steroiduriche d'ipercorticosurrenalismo e sembrano legate a questa 147
5 ° CONGR. NAZ. I G I E N E
E MEDICINA
PREVENTIVA
condizione. Altre anomalie (riduzione dell'ampiezza) sono apparentemente in rapporto alla obesitä per se stessa. Gli OO. hanno inoltre dimostrato nel soggetto normale l'esistenza di un lungo periodo della giornata (dalle 8 a.m. alle 11-12 p.m.) durante il quale il sistema ACTH-secernente non è sensibile alla inibizione d'i dosi farmacologiche sub-massimali di corticoidi, e ritengono che gli stimoli neutrali che, agendo sull'ipotalamo, sollecitano la secrezione di ACTH, non agiscano in continuitä nelle 24 h, ma soltanto intermittentemente ogni giorno durante il sonno e che soltanto in questo breve periodo il sistema ACTH-secernente possa essere inibito. Sotto questo profilo, il comportamento degli obesi non differisce da quello dei soggetti normali. (autoriassunto)
T e m a : Il livello di produzione del cortisolo nelle obesitä ]emminili. Relatori: BAYER J., CLEMENT M., VAGUE PH., VAGUE J. - Marseille I1 raggruppamento delle obesitä nella donna in forme ginoidi ed androidi è stato effettuato mediante misurazioni lineari, ponderali e volumetriche. Esso rappresenta I'esagerazione delle differenze adipo-muscolari presenti nella donna e rispettivamente nell'uomo normali: tale parametro è inoltre variabile con l'etä. In questa relazione sono presentate le indagini relative ad un gruppo di 102 donne obese. I risultati mostrano che nei casi con obesitä androide I'indice di produzione del corfisolo è del 22 % piü alto rispetto ai valori medi delle forme ginoidi. Se si considerano solo i casi compresi tra i 15 ed i 25 anni l'aumento raggiunge il 38 %. Parallelamente si è notato, piü nel gruppo delle obesitä and'roidi che in quello delle ginoidi, tendenza all'aumento della insulinemia con relativa inefficienza della stessa.
Tema:
Studi su la dinamica incretoria, gli scambi, il metabolismo e l'escrezione dell' aldosterone nell' obesitä.
Relatori: ScAvo D., IACOBELLI A. - R o m a Nell'obesitä si è rinvenuto un significativo aumento della secrezione giornaliera di aldosterone, sia nelle forme ipertoniche che in quelle ipotoniche. I valori nei maschi, sia normali sia obesi, sono sempre piü elevati che nelle femmine del gruppo corrispondente. L'aumento di questo valore è valido anche quando viene comparato alla superficie corporea. I1 corticosurrene degli obesi risponde ancora in maniera normale, e talvolta vivace, alle sollecitazioni dinamiche (privazione sodica e somministrazione di angiotensina II). Per quanto riguarda la dinamica dell'aldosterone nella obesitä, gli scambi tra i distretti considerati avvengono in maniera normale, anche se « a livelli piü elevati ». L.A. Successivamente sono i n t e r v e n u t i i n discussione CASSANO, •IOTTI, PELLEGRINI, VAN CAUWENBERGE, ADEZATI, VAGUE, SCAVO, CERESA e n u m e r o s i altri.
N e i g i o r n i 8, 9, 10, 11 e 12 o t t o b r e 1968 si è svolto a R o m a il 5 ° Congresso Nazionale di Igiene e Medicina Preventiva. T r a le n u m e r o s e relazioni e c o m u n i cazioni ve n e sono alcune di interesse diabetologico. T e m a : II prediabete. Relatori: LIBERTI R., CICCONETTI C. A., D1 VlRGILIO D., TEOI)ONIO C. - R o m a Gli OO. esordiscono riassumendo le attuali vedute riguardanti lo stato prediabetico soprattutto sotto il profilo della patogenesi della turba endocrina, metabolica e vascolare. In particolare si soffermano a considerare i rapporfi tra angiopatia diabetica e diabete nelle sue fasi precoci e presentano i risultati di un'indagine personale atta a rivelare i segni di difetti del metabolismo glucidico in soggetfi vasculopafici in etä relativamente giovane, quando cioè il pro148
Bo CONGR, NAZ. IGIENE E MEDICINA PREVENTIVA
cesso aterosclerotico non può costituire ancora un elemento patogenetico preponderante. L'indagine è stata condotta su 27 soggetti affetti da varie affezioni cardiovascolari (infarto del miocardio, coronaropatie e arteriopatie periferiche). In essi è stata studiata la curva glicemica da carico orale di glucosio, la colesterolemia, la lipemia ed il rapporto ~/~ lipoproteine. I risultati concludono per l'esistenza di un diabete subclinico (chimico) in 21 casi (pari al 77,7 %): in essi la diminuita tolleranza al glucosio si associa nella grande maggioranza dei casi a piü o meno evidente dislipemia. Tema:
Lo stato prediabetico.
Relatore:
CONSTAM G . R . -
Zürich
L'O. definisce Io stato prediabetico come quello che sta tra il concepimento e la piü precoce anormalitä metabolica di tipo diabetico rivelabile con le metodiche funzionali. Per questa sua prerogativa, la sua diagnosi resta presuntiva finchè non viene posta con sicurezza la diagnosi di diabete. Ciononostante è possibile porre il sospetto di prediabete in talune situazioni cliniche, come in gemelli di cui uno sia diabetico, in figli di ambedue i genitori diabetici, in nipoti di quattro nonni diabetici, in donne con figli macrosomici o con precedenti ostetrM oscuri, in obesi, in iperlipemici, in soggetti con note di microangiopatia o di disturbi circolatori cardiaci o periferici. In essi esistono modificazioni umorali ormoniche e tessutali che possono aiutare la diagnosi. Cosi la tolleranza al glucosio, lo studio dell'ILA e del1'IRI dopo stimolo di glucosio o di tolbutamide, io studio dei NEFA, dell'STH, dell'acido sialico, de11'attivitä ~-glicuronidasica, de1 rapporto congiuntivale venule/arteriole, il rilievo di d'eposizione di materiale PAS positivo nelle membrane basali degli endoteli e di steatosi epatica. L'O. prende in considerazione l'evoluzione di alcuni casi di prediabete giunti alla sua osservazione e si chiede se un adeguato trattamento possa fermare l'evoluzione vasculopatica allorchè esso venga iniziato precocemente. La casistica è troppo limitata perchè possa essere utile nella soluzione del problema, ma esistono buoni motivi per ritenere valida l'ipotesi. Da ciò deriva la necessitä di una diagnosi precoce fatta soprattutto tenendo sotto controllo continuo i casi in cui vi siano motivi clinici di sospettare il prediabete. T e m a : La profilassi del diabete mellito. R e l a t o r i : PAVEL I., PIEVTEA R. - B u c a r e s t Secondo gli OO. è possibile attuare la profilassi del diabete genetico sia impedendo sia procrastinando la sua insorgenza con accorgimenti atti ad allontanare le concause esogene e di ordine eugenetico. Si deve agire soprattutto sopra i familiari di diabetici noti, presso i quali dev'essere attuata un'azione di educazione sanitaria che porti all'abolizione od all'attenuazione delle cause esogene della comparsa di un diabete, quali le infezioni pancreatotrope, l'obesitä, gli eccessi alimentari soprattutto glucidici, i traumi psichici e la terapia con farmaci diabetogeni (cortisone e clorotiazine). E' necessario inoltre date consigli eugenetici allo scopo di evitare matrimoni tra soggetti tarati o sospetti t a l i e di limitare le nascite da genitori diabetici o sospetti di essere geneticamente predisposti, La procreazione dovrebbe essere impedita soprattutto quando ambedue i coniugi presentano un diabete di tipo giovanile, che cioè second'o le vedute degli OO. sarebbero omozigoti per il carattere diabetico. Se i coniugi invece presentano un diabete di tipo dell'adulto si può sperare che la prole non sia geneticamente tarata in quanto, secondo gli OO., in tal caso vi sarebbe un'eterozigozia. In caso di gravidanza di donna diabetica occorre realizzare un perfetto equilibrio glicemico materno allo scopo di evitare un surmenage del pancreas fetale. Naturalmente è molto importante combattere l'obesitä, sia in soggetti geneticamente tarati sia in soggetti senza familiaritä diabetica. Secondo gli OO. è particolarmente importante evitare la somministrazione di glucidi nel corso di malattie pancreatotrope. Queste misure profilattiche applicate al Centro Antidiabetico di Bucarest negli ultimi 25 anni hanno dato apprezzabili risultati, portando alla riduzione del diabete ereditario dal 35 % al 20 %. Tema:
Problemi medico-sociali posti dal diabete mellito.
R e l a t o r i : D ~ a o T M., L ~ B o u c R. - Paris II diabete deve essere considerato malattia sociale per la sua frequenza, perchè se controllato permette condizioni di vita normali ed' infine perchè è possibile attuare la sua profilassi. 149
5 ° CONGR, NAZ. IGIENE E MEDICINA PREVENTIVA
Ciò comporta un insieme di misure di ordine diagnostico, profilattico-terapeutico e sociale che gli 0 0 . vengono enunciando. Il primo problema è quello del riconoscimento diagnostico del diabete latente e d e l prediabete. Dopo aver passato in rassegna le tecniche diagnostiche, gli 0 0 . asseriscono esservi due orientamenti per raggiungere il maggior numero di diagnosi in casi precoci e cioè il dépistage di massa ovvero attuazione di tecniche diagnostiche su una popolazione non selezionata, e il dépistage « mirato », orientato cioè verso categorie di soggetti tra i quali il rischio di malattia è notoriamente piü elevato. Tra queste gli O 0 . elencano i soggetti con tara ereditaria diabetica, gli obesi, i soggetti con disordini dietetici, donne con precedenti ostetrici anormali ed ammalati per affezioni pancreatiche e biliari. Particolare attenzione der'esser rivolta ai problemi del lavoro del soggetto affetto da diabete. Sorgono infatti problemi vati come gli orari di lavoro, gli effetti positivi e negativi dello sforzo muscolare secondo le modalitä di lavoro e soprattutto i problemi relativi alla sicurezza del Iavoratore diabetico. Naturalmente sotto questi profili il discorso si fraziona molto perchè ogni lavorazione ed ogni incarico nell'ambito della stessa lavorazione fa a sè e merita una trattazione separata. Gli O 0 . si soffermano particolarmente a considerare il diabetico nelle forze armate e nell'amministrazione pubblica. Un problema molto importante è quello relativo alla patente di guida per autoveicoli, essendo ben differente la sua soluzione a seconda della gravitä e del tipo di diabete. Infine gli 0 0 . trattano le realizzazioni sociali in favore dei diabetici. Tra queste prendono in considerazione il censimento dei diabetici ed il loro trattamento attraverso i Centri Antidiabetici, la costituzione di associazioni di diabetici e l'organizzazione di colonie di vacanza per ragazzi diabetici.
Tema:
Aspetti della prevenzione del diabete.
R e l a t o r e : TRAVlA L. - R o m a L'O. esordisce ricordando l'impressionante aumento dell'incidenza de1 diabete tra le popo. lazioni di tutto il mondo. Questo fenomeno ha interessato anche l'halia, ove l'incremento della malattia pare veramente imponente malgrado la mancanza di precisi dati statistici. Presa come riferimento la mortalitä per il diabete del 1887 e paragonata a quella del 1963, risulta che ]a mortalitä nelle varie provincie ha subito ovunque un incremento, con un minimo del 726% in Basilicata ed un massimo deI 5.675 % nel Lazio. Secondo 1'O. questo incremento è in stretto rapporto con il benessere della popolazione, la vita sedentaria, l'iperalimentazione e quindi l'obesitä, e la concomitanza di sindromi metaboliche quali ossaluria, nefrolitiasi, colelitiasi e gotta. Da personaIi statistiche 1'O. trae il convincimento che: 1) il diabete è molto frequente in soggetti con eccedenza di peso che è risuItato del 40,5 % per gli uomini e d e l 64,5 % per le donne; 2) negli anni che hanno preceduto l'apparizione deI diabete è risultato che i soggetti avevano un'iperalimentazione pari al 46 % negli uomini e ali'85 % nelle donne con un notevole abuso di grassi; 3) accanto all'iperglicemia esiste ne1 diabetico un aumento di alcune costanti seriche come la colesterolemia, lipemia, uricemia ed il rapporto ~/~ ]ipoproteine: è frequente il rilievo che negli stati preclinici della malattia giä esistono queste alterazioni ematiche. Successivamente 1'O. prende in considerazione le misure programmatiche per la profilassi de1 diabete. Esse sono essenzialmente le seguenti: 1) mantenimento dei peso entro i limiti fisiologici. E' necessario calcolare il peso ideale secondo I'etä, il sesso ed il volume delle masse muscolari e rare riferimento ad esso per evitare pericolose eccedenze; 2) la razione alimentare deve essere adeguata alle esigenze metaboliche dell'individuo e cioè al peso, all'attivitä lavorativa, all'etä, alla temperatura ambiente ed a particolari situazioni come la gravidanza, l'allattamento, malattie e convalescenze; 3) è veramente molto importante attuare indagini di massa per accertare l'esistenza del diabete latente o dello stato prediabetico. A questo proposito è importante insistere soprattutto nei soggetti con familiaritä diabetica e laddove esista obesitä o altra affezione metabolica nonchè un aumentato livello colesterolemico, lipemico, uricemico ed un alterato rapporto c~/~ lipoproteine. Secondo ]'O. è possibile, sulla base di personali ricerche, affermare che mentre non si hanno fino a questo momento dati sufficienti per poter prevenire o prevedere il diabete di origine pancreatica, viceversa si hanno oggi elementi che consentono di prevedere o prevenire la sindrome diabetica, la quale rappresenta almeno il 95 % degli individui diabetici.
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5 ° CONGR. NAZ. IGIENE E MEDICINA PREVENTIVA
N e l corso del congresso Tema:
sono state anche t e n u t e le s e g u e n t i c o m u n i c a z i o n i :
Problemi di organizzazione di un programma di screening delle turbe congenite del metabolismo.
Relatore:
GETREUER V. - W i e n
L'O. prende in considerazione, sotto il profilo programmatico, gli indirizzi tecnici per Io
screening di una malattia dismetabolica qualunque essa sia. Per far comprendere le difficohä ed i
punti essenziali che devono esser tenuti presenti, parla della diagnosi di fenilchetonuria e delle metodiche per attuarne Io screening di massa. Descrive le tecniche ora in atto che permettono l'accertamento in tutti i bambini nati in ospedali o cliniche entro le prime 72 ore di vita.
T e m a : Dati sperimentali sull'uso del ciclamato come dolcificante. Relatore:
HELLAVER t{. - Bad H a l l
L'uso del ciclamato come doMficante per alimenti e bevande sta divenendo sempre piü frequente. L'O. riferisce sulla tossicitä nell'esperimentazione animale (cavie e conigli) di questa sostanza, soprattutto a livello dell'epatocita. Il ciclamato si concentra particolarmente nel siero, fegato ed utero: quest'ultima localizzazione spiega il suo effetto embriotonico.
Tema:
Epidemiologia delle malattie dismetaboliche e cardiovascolari degli adulti in provincia di Firenze.
R e l a t o r i : MALTONI G . C., SDRAFI~A L., CASTRUCCI M. - F i r e n z e Gli OO. presentano i risultati di uno screening eseguito sopra 2.493 soggetti di etä compresa tra i 35 ed i 50 anni mediante la rilevazione di dati antropometrici e della pressione arteriosa, lo studio ecgrafico e la determinazione di alcune costanti umorali.
Tema:
Rapporti tra etä e tolleranza al glucosio e suo significato nella diagnosi di diabete mellito.
R e l a t o r i : STuI)EI~ E., CIKES M., WIDM~R L. K. - Basel Gli OO. riferiscono uno studio eseguko sopra 1.060 uomini di varia etä ritenuti sani. In essi è stata determinata la glicemia capillare a digiuno e 2 h dopo carico di g 100 di glucosio. La glicemia a digiuno ten& ad aumentare dai 30 ai 70 anni da una glicemia media rispettivamente di 90,7 mg % a 99,4 mg %: le differenze tra i vati gruppi di etä sono significative. La glicemia, 2 h dopo carico di glucosio, presenta un incremento correlato con Fetä ancor piü evidente, essendo la glicemia media di 98,1 mg % a 30 anni e di 127,2 mg % a 70 anni. Gli OO. discutono i risultati alla luce della letteratura e concludono che ]'interpretazione del test al glucosio deve tener presente l'etä del soggetto secondo criteri che vengono espressi in apposita tabella,
T e m a : La prevenzione della coronaropatia diabetica. R e l a t o r i : FOR~STI A., SAIùA G., CAMI'OLO L., RIVA D. - M i l a n o Dopo aver premesso alcune notizie sull'incidenza e sulla probabile patogenesi delle affezioni coronariche nel diabetico, gli OO. riferiscono i risuhati di un'indagine condotta in 80 diabetici avend un ecgramma normale con lo studio ecgrafico dopo sforzo. Nel 39 % dei casi è stato possibile rilevare un'ipossia miocardica. I risuhati hanno indotto a considerare in una popolazione (680 soggetd ritenuti normali), tanto il tracciato ecgrafico da sforzo quanto la glicemia a digiuno. E' stato cosi visto che nel gruppo di soggetti con ecg patologico dopo sforzo il 15,1% aveva glicemia basale aherata, contro il 3,8 % dei soggetd con risposta negativa al test ecgrafico dopo sforzo. S,M. 151
PROLUSIONE SU « IL DIABETE NELL~ETÄ S E N I L E »
I1 giorno 23 f e b b r a i o 1969, in occasione dell'inizio d e l l ' a t t i v i t ä del C e n t r o di G e r o n t o l o g i a e G e r i a t r i a d e l l ' U n i v e r s i t ä di P a r m a , il Prof. M. BUFANO ha t e n u t o la p r o l u s i o n e sul tema: « Il diabete pancreatico dell'etä senile ». L'O. ha dapprima discusso se il diabete dell'etä senile abbia differente patogenesi da quello dell'etä giovane ed adulta, dichiarandosi contrario al concetto di diabete come sindrome: l'etiologia del diabete è unica a qualsiasi etä insorga. Le moderne vedute etiopatogenetiche sono state sottoposte a severa critica, giungendo alla conclusione che alla base della malattia v'è una meiopragia delle isole pancreatiche su base genetica. Certamente il diabete dell'etä senile è spesso complicato da vasculopatie. Queste, secondo 1'0., non sono conseguenze delle aherazioni metabolicbe del diabete, bens~ manifestazioni di fattori genici per lo piü legati al gene diabetico, ma distinti da quest'ultimo. Infine, trattando della terapia del diabete senile, 1'0. ritiene che l'insulina sia insostituibile. S.M.
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