N e i giorni 20, 21 e 22 g e n n a i o 1972 si è svolto a H e l s i n k i ( F i n l a n d i a ) l'International Symposium on Clinical and Metabolic Aspects of Fructose, organizzato dalla Finnish Society of Endocrinology e finanziato dalla Finnish Sugar Company Ltd. N e l corso del Simposio sono stare t e n u t e le s e g u e n t i relazioni:
T e m a : Metabolismo intestinale del /ruttosio. Relatori: HERMAN R. H . , STIFEL F. B., G ~ ~ e N ~ H .
L.,
HERMAN Y. F.
Gli AA. affermano che il metabolismo del fruttosio nell'intestino tenue può essere analizzato secondo il seguente schema: 1) idrolisi dei saccaridi contenenti fruttosio, e particolarmente del saccarosio; 2) penetrazione deX fruttosio neXl'enterocita; 3) sua trasformazione in metaboliti glicolitici; 4) formazione di fruttosio dal glucosio via sorbitolo; 5) adattamento degli enzimi de1 metabolismo del fruttosio; 6) adattamento di altri enzimi al fruttosio. La idrolisi del saccarosio è dipendente dall'enzima presente nell'orletto a spazzola delle cellule e che fornisce una adeguata risposta alle diete con saccarosio. Gli enzimi che metabolizzano il fruttosio - - fruttochinasi e fruttosio-l-fosfato-aldolasi - - sono regolati dalla presenza o dall'assenza di fruttosio, acido folico e farmaci. I1 fruttosio causa adattamenti negli enzimi glicolitici dell'intestino tenue e riduce l'enzima gluconeogenetico, cioè la fruttosio-l,6-difosfatasi. La actinomicina D inibisce l'effetto adattativo del fruttosio sugli enzimi glicolitici; ciö lascia ritenere che ii fruttosio agisca attraverso la sintesi proteica. T e m a : Effetto del saccarosio Relatore: MACI)ONALI) I.
edel fruttosio della dieta sui lipidi sierici.
L'A. fa osservare che, sebbene le concentrazioni sieriche di varie sostanze possano rappresentare una ingannevole spia per studt metabolici, l'aumento dei liveUi di vati lipidi sierici si associa tuttavia frequentemente a disturbi vascolari. ]~ noto che il saccarosio - - o uno dei suoi costituenti monosaccaridici, il fruttosio - - ha una certa influenza suXla concentrazione sierica dei trigliceridi, mentre gli effetti sui livelli colesterolemici sono minimi, se paragonati a quelli del glucosio o dei suoi polimeri. Dopo ingestione di saccarosio, I'A. ha riscontrato una caduta dei livelli trigliceridemici minore di quella che consegue all'assunzione di glucosio. Diete sperimentali contenenti notevoli percentuali di carboidrati determinano aumento del livello di trigliceridi, maggiore quando la quota glicidica è costituita da fruttosio che non quando è invece rappresentata da glucosio. L'effetto del fruttosio contenuto nella dieta sui livelli trigliceridemici a digiuno varia in rapporto al sesso, alla quantitä e al tipo di grasso che accompagna il fruttosio, al tipo di proteine presend nella razione, alla frequenza dei pasti, etc. Alcune ricerche sugli effetti dell'ingestione prolungata di fruttosio fanno pensare che questo aumento della trigliceridemia legato all'ingestione di fruttosio scompaia successivamente. L'A. conclude affermando che esistono prove secondo le quali nelle malattie vascolari il metabolismo del fruttosio potrebbe essere piü profondamente alterato che non quello del glucosio. 481
T e m a : Netabolismo del fruttosio nell'uomo. Relatori: BERöSTRÖM J., FÜRST P., GALLYAS F., HULTMAN NARS E.
E.,
NILSSON
L.,
VIN-
Dopo infusione di ffuttosio (1 g/kg/h per 4 h) in soggetti normali, gli AA. hanno osservato aumento del contenuto in glicogeno del muscolo quadricipite femorale, pari a 3,3 g/kg di muscolo fresco. Questo aumento è risultato essere dello stesso ordine di grandezza di quello che si riscontra dopo infusione di glucosio. Nel muscolo depauperato in glicogeno in seguito ad esercizio fisico, l'infusione di glucosio dä luogo alla stessa ricostituzione delle riserve prodotte dall'infusione di fruttosio. La formazione di glicogeno epatico è invece maggiore dopo infusione di fruttosio che non dopo glucosio. Studi eseguiti mediante cateterismo delle vene sovraepatiche hanno dimostrato che la liberazione di glucosio da parte de1 fegato è insufficiente per spiegare la sintesi di glicogeno muscolare, la quale presumibilmente si verifica a partire da1 fruttosio assorbito direttamente dal muscolo. Mediante infusione simultanea di aminoacidi è possibiIe impedire la comparsa di elevate concentrazioni ematiche di acido lattico ed evitare in tal modo il rischio di acidosi latfica. T e m a : Metabolismo del /ruttosio nel diabete. Relatore: RO¢H-NORLUNG A. In soggetfi normali ed in pazienti diabetici non trattafi con insulina, gli AA. hanno somministrato i.v. fruttosio e glucosio (4 g/kg durante 4 h). Il glicogeno epafico e quello muscolare sono stati dosati prima e dopo l'infusione. Nei soggetti normali, il glucosio ed il ffuttosio hanno determinato analoghi incrementi delle riserve di glicogeno muscolare, mentre l'aumento del glicogeno epatico dopo fmttosio è risultato 4 volte piü elevato che dopo glucosio. Nei soggetti diabetici, solo dopo fruttosio è stato osservato aumento del glicogeno epatico, mentre né il glucosio né il fruttosio hanno provocato variazioni del contenuto in glicogeno del muscolo. I1 meccanismo dell'aumento del g]icogeno nel fegato dei diabefici dopo infusione di fruttosio consiste probabilmente nell'attivazione allosterica della glicogeno-sintetasi D e/o nella disponibilitä di ffuttochinasi. T e m a : Effetti dell'aliment«zione con saccarosio sul metabolismo dei trigliceridi pla-
smatici di pazienti con ipertrigliceridemia endogena. Relatori: NIKKILÄ E. A., K~KKI S. M. In pazienti con ipertrigliceridemia endogena, gli AA. hanno voluto confrontare gli effetti eser. citati sulla concentrazione plasmafica dei trigliceridi dal fruttosio (attualmente disponibile in commercio a prezzi ragionevoli), dal saccarosio e da differenfi amidi somministrati con la dieta. Fruttosio o sacacrosio (nella quanfitä giornaliera di 75-80 g) sono stati sostituiti agli amidi, in scambio isocalorico, nella razione di 12 di tali pazenti. Ciascun periodo dietetico aveva la durata di 10-20 giorni, e al termine di ogni periodo sperimentale il turnover dei trigliceridi veniva studiato mediante determinazione de1 glicerolo. Cinque dei pazienti presentavano diabete conclamato, ben regolato con dieta ed antidiabetici orali. La risposta della trigliceridemia al fruttosio è stata variabile e le modificazioni medie osservate rispetto ai periodi di dieta senza ffuttosio non sono risultate signi~icative. Tuttavia, nei soggetti non diabetici gli AA. hanno potuto notare una certa tendenza all'aumento della trigliceridemia. I1 saccarosio ha determinato significativo aumento della trigliceridemia rispetto a quanto riscontrato durante la dieta con amidi o con fruttosio. I soggetfi diabetici non sono stafi invece sottoposti alla sperimentazione con saccarosio. La clearanceplasmatica dei trigliceridi è risultata pressoché identica con tutti e tre i tipi di dieta, ma la produzione di trigliceridi ha mostrato tendenza all'aumento nel corso del trattamento con fruttosio e, in modo parficolare, con saecarosio, a paragone di quanto osservato durante la dieta con amidi. T e m a : Effetti metabolici della dieta a base di /ruttosio nel diabete insulino-dipen-
dente dell'adulto. Relatori: PELKONEN R., ARO A., NIKKILÄ E. A. Gli AA. hanno studiato, in 10 pazienti affetti da diabete insulino-dipendente, gli effetti metabolici della sostituzione nella dieta di 75 g di amidi con quantitä isocaloriche di fruttosio. 482
Nel corso di 3 successivi periodi dietetici sono stati determinati il peso corporeo, l'eliminazione urinaria di glucosio, le variazioni giornaliere della glicemia, la concentrazione plasmafica dei NEFA, la somatotropinemia ed i livelli a digiuno del colesterolo e dei trigliceridi. L'alirnentazione a base di fruttosio non ha rnodificato in alcun rnodo né la glicemia né la glicosuria giornaliere; è stata invece osservata tendenza all'aumento della trigliceridemia e della NEFAemia. La colesterolemia ed i livelli di H G H non hanno sub~to variazioni. Tali risultati consentono di afferrnare che piccole quantitä di fruttosio possono venire incluse nella dieta di pazienti affetti da diabete insulino-dipendente in condizioni di soddisfacente cornpenso metabolico, senza che l'equilibrio glicernico ne risulfi alterato. E tuttavia probabile che il metabolisrno dei trigliceridi sia influenzato, seppure in rnodo lieve, dalla dieta contenente fruttosio. Tema:
Alterazioni ereditarie del metabolismo enzimatico del fruttosio.
Relatori:
SCHAPIRA F., NORDMANN Y., GREGORI C.
Due sono le alterazioni ereditarie note degli enzimi del rnetabolisrno del fruttosio. Si sa, infatfi, che la fruttosuria essenziale è dovuta a carenza di attivitä fruttochinasica. Nella intolleranza ereditaria al fruttosio, gli AA. hanno dirnostrato che alcune anornalie dell'aldolasi epafica sono riferibili alle aldolasi A (tipo rnuscolare) e C (tipo cerebrale), le quali vengono normalrnente sintetizzate dall'ernbrione e persistono invariate dopo la nascita. Nel fegato di soggetti con tale intolleranza al fruttosio, gli AA. hanno riscontrato una proteina avente rapporfi irnrnunologici con l'aldolasi B, ma la cui atfivitä biologica è pari a circa il 3 oB del normale. G]i AA. concludono che l'intolleranza ereditaria al fruttosio è dovuta ad un difetto del gene strutturale. Tema:
Metabolismo del fruttosio nel fegato.
R e l a t o r e : HEINZ F. E nota la via metabolica attraverso la quale il ffuttosio viene fosforilato nel fegato, per azione di una chetoesochinasi, in fruttosio-l-fosfato e quindi convertito, per l'intervento di una aldolasi epatica, in D-gliceraldeide e diidrossiacetone-fosfato, un interrnedio della via glicolifica. La D-gliceraldeide può essere ossidata a glicerato che, fosforilato, si trasforma in intermedio della via di Embden-Meyerhof. La D-gliceraldeide viene fosforilata direttarnente ad opera di una triochinasi. La riduzione della D-gliceraldeide a glicerolo, che può essere fosforilato a L-glicerolo-3-fosfato, non è stata conferrnata da studi isotopici eseguiti con fruttosio-6-'4C. La speciale via rnetabolica sopra descritta è lirnitata agli anirnali a sangue caldo ed all'uorno; infatti, l'esochinasi può essere riscontrata unicamente nel fegato di tali specie. In ratti sottoposti per 3 giorni a dieta ad alto contenuto in fruttosio, è stato notato un adattamento enzirnatico. L'attivitä della cheoesochinasi, calcolata in condizioni ottimali e alla ternperatura di 37 °C, è in accordo con le quantitä di fruttosio estratte durante perfusione del fegato di ratto e in esperimenti in vivo sul fegato urnano. Nell'uomo, la rnaggiore velocitä del catabolisrno epatico del fruttosio rispetto a quello del glucosio è dovuta alla presenza di livelli di chetoesochinasi piü elevati di que]li de11'esochinasi e della glucochinasi. A causa di questa elevata capacitä fosforilante e della bassa attivitä aldolasica, nonché per l'azione di inibitori metabolici su tale enzima e per l'equilibrio del fruttosio-l-fosfato, in presenza di elevate concentrazioni di fruttosio si ha accumuXo di fruttosio-l-fosfato. Nonostante ciò, i livelli dei metabolifi a valle del fruttosio-l-fosfato risultano accresciuti. L'A. ha infine discusso la regolazione enzimatica basata sugli alti livelli di fruttosio-l-fosfato e sui bassi livelli di ATP. T e m a : Rapporti tra metabolismo del fruttosio e dell'etanolo nel fegato isolato e
perfuso di maiale. Relatori:
DAMGAARD S. ~'.., SESTOFT
L.,
LUNDQUIST F., TYGSTRUP
N.
Nel fegato isolato di maiale, perfuso in condizioni assai 8imili a quelle fisiologiche, l'eliminazione del1'etanolo è pari a circa 0,7 t~mol/g/min. L'acetato prodotto dall'etanolo viene rnetabolizzato nella quantitä di 0,5 t~rnol/g/rnin. In tale rnodello sperimentale, il rnetabolisrno de11'etanolo non interferisce sulla assunzione di ossigeno o di acetato. L'attivitä alcool-deidrogenasica nel fegato di maiale è di circa 2 p,rnol/g/min e si può amrnettere che helle condizioni sperirnentali adottate praticamente tutto X'etanolo venga elirninato nel processo di ossidazione. II fruttosio accresce l'eliminazione dell'etanolo, portandola a piü del doppio dei valori di controllo. Durante tale stimolazione, anche il consurno di ossigeno viene aurnentato nella stessa pro483
porzione. Esiste inoltre una correlazione tra diminazione del fruttosio e stimolazione dell'eliminazione di etanolo. I1 piruvato e la D-gliceraldeide stimolano l'eliminazione dell'etanolo, ma in entrambi i casi tale aumento è inferiore del 50 oB a quello che si osserva con il ffuttosio. Inibendo la fosforilazione ossidativa mediante dinitrofenolo, non si otfiene alcuna variazione nell'indice di eliminazione basale dell'etanolo, mentre l'effetto del fruttosio sull'ossidazione dell'etanolo diminuisce a meno della metä. L'accumulo di metaboliti ridotfi durante la stimolazione dell'eliminazione dell'eta,mlo ad opera del fruttosio e della D-gliceraldeide elimina solo in piccola parte questo effetto. Sulla base di tali osservazioni, gli AA. traggono la conclusione che un processo ciclico dipendente dall'energia (malic enzyme shuttle) converte gli equivalenti di riduzione prodotti nella reazione alcool-deidrogenasica, come il N A D H a NADPH. Tema:
II metabolismo del fruttosio e dellä gliceraldeide nel fegato isolato di maiale.
Relatori:
SESTOFT L., DAMGAARD S., TYGSTRUP N., LUNDQUIST F.
Gli AA. descrivono i dati ottenuti con la perfusione del fegato isolato di maiale eseguita in condizioni fisiologiche, utilizzando sangue di suino, attuando la perfusione stessa attraverso il sistema arterioso e portale e mantenendo costante il pH (7,4). L'assunzione di fruttosio e la produzione di vati metaboliti sono state misurate in rapporto alla concentrazione nel liquido di perfusione. ]~ stata riscontrata una cinetica di tipo Michaelis, con Vm~x di circa 3 t~moli/g di fegato/min e Km di circa 5 mM. ]~ stato altresi notato accumulo di fruttosio-l-fosfato, quale conseguenza dell'inibizione della reazione aldolasica, presumibilmente ad opera della gliceraldeide, dell'AMP e dell'IMP. In tali condizioni sperimentali, la formazione di sorbitolo è risultata di modesta impor-
tanza. Durante infusione continua di fruttosio si sono osservate basse concentrazioni di gliceraldeide (inferiori a 0,5 mM) per cui il metabolismo di tale sostanza è stato studiato separatamente. La valutazione dei prodotti di reazione glicerolo e glicerato in funzione della concentrazione di gliceraldeide suggerisce l'ipotesi che quest'ultima possa essere metabolizzata attraverso differenti vie. La valutazione della produzione di acidi durante il metabolismo sia del fruttosio che della D-gliceraldeide fa pensare che si verifichi nel fegato un considerevole aecumulo di tali composti, di cui soltanto una piccola parte è riferibile ad acidi organici, soprattutto acido lattico. Solamente il 20-30 OB del carbonio proveniente dal fruttosio e dalla gliceraldeide viene interessato nella formazione di lattato e di glucosio, mentre la rimanente parte viene ossidata od accumulata nel fegato. I1 consumo di ossigeno durante il metabolismo del fruttosio è risultato aumentato di circa il 30 oB ed il rapporto lattato/piruvato ha sublto variazioni lievi ma riproducibili.
Accumulo nel ~egato di metaboliti dopo carico di /ruttosio. R e l a t o r e : WOODS H.F. Tema:
L'A. dscrive le modificazioni metaboliche riscontrate, nel fegato di ratto, nel corso di esperimenti di perfusione epatica con soluzione contenente D-fruttosio 10 mM, eseguita in condizioni di aerobiosi e di anaerobiosi. Durante la perfusione aerobica, i principali effetti rilevati sono stati l'accumulo di fruttosio-1fosfato (fino a 8,7 ~moli/g di fegato entro 10 min), la perdita di nucleotidi adenilici (fino al 35 oB dopo 40 min), con diminuzione de1 contenuto in ATP (23 % entro 10 min), e l'aumento fino a 7 volte della concentrazione di IMP (1,1 ~moli/g) e fino ad 8 volte di quella di ~-glicerofosfato (1,1 I~moli/g). E stata anche osservata transitoria diminuzione di Ps, oscillante tra 4,2 e 1,7 ~moli/g; entro 40 min il contenuto in Pl ritornava tuttavia ai valori normali. II contenuto in lattato ha sublto un aumento (4,3 ~moli/g a 80 min). Si è verificato anche un incremento del piruvato, mentre il rapporto lattato/piruvato si è mantenuto entro limiti iisiologici. La concentrazione di fruttosio libero nel {egato è restata molto al disotto di quella esistente nel liquido di perfusione, il che sta ad indicare che la penetrazione di fruttosio nel tessuto è inferiore alla sua utilizzazione. La scissione del fruttosio-l-fosfato da parte dell'aldolasi epatica è risultata inibita da diversi intermedi fosforilati, e in particolare dall'IMP. Tale inibizione è concorrenziale, con Kz di 0,1 mM. La quantitä massima degli enzimi che sintetizzano e di quelli che scindono il fruttosio-l-fosfato è apparsa all'incirca della stessa entitä. Sotto carico di {ruttosio, l'accumulo di £ruttosio-l-{os{ato è dovuto alHnibizione della sua scissione ad opera dell'IMP derivante dalla degradazione dei nucleotidi adenilici. In condizioni di anaerobiosi, il fruttosio veniva prontamente convertito in lattato ed il contenuto del fegato in fruttosio484
1-fosfato raggiungeva, dopo 40 min, valori di 5,5 ~moli/g. II contenuto in ¢~-glicerofosfato e lattato era rispettivamente di 4,3 e 5,6 I,moli/g; il rapporto Xattato/piruvato aumentava a 53. T e m a : Controllo degli enzimi che metabolizzano il fruttosio (fruttochinasi, aldolasi
e triochinasi). Relatore:
ALDELMAN R. C.
L'A. passa in rassegna i fattori fisiologici che regolano l'attivitä catalifica dei tre enzimi-chiave del metabolismo de1 ffuttosio ne1 fegato: fruttochinasi, aldolasi e triochinasi. Vengono quindi discusse le possibili correlazioni tra questi meccanismi potenziali di controllo ed il metabolismo epatico de1 fruttosio ai seguenti tre distinfi livelli: caratterizzazione in vitro dell'enzima purificato; modificazioni delle attivitä enzimafiche in vivo, in diverse eondizioni dietetiche ed ormonali; modificazioni delle atfivitä enzimafiche in vivo, in seguito a sviluppo di tumori epatiei. T e m a : Effetti del fruttosio e di altri zuccheri sulla funzione insulare i n vitro. Relatore: MÆLAISSE W . J. Nelle isole isolate di ratto, il glucosio ed il mannosio stimolano la liberazione e la biosintesi de11'insulina e la captazione del calcio. Caffeina e teofillina potenziano l'azione insulinotropa dei due zuccheri. Anche lo xilitolo e il ribosio esercitano un'azione insulinotropa, seppure di minore entitä. Fruttosio e galattosio non sfimolano la liberazione deX1'ormone - - e ciò sia in presenza che in assenza di metilxantine (10,0 mM) - - né la biosintesi insulinica e la captazione de1 calcio da parte delle isole. Queste convergenti osservazioni relative a diversi parametri della funzione insulare suggeriscono l'ipotesi che l'effetto insulinotropo degli zuccheri dipenda da1 loro metabolismo intracellulare o, probabiXmente, dalX'attivazione di un glucorecettore altamente seletfivo. T e m a : Risposte del cortisolo, dell'insulina e dell'HGH al fruttosio, in soggetti di
sesso maschile e femminile. Relatori: AITKEN J . N . , NEWTON D. A. G . , HALL P. ]~., DINWOODLE A . J . GIi AA. hanno studiato, in 20 uomini e in 12 donne sane ovariectomizzate, le risposte dei corticoidi, dell'insulina e dell'HGH alla somministrazione i.v. di fruttosio (infusione di 100 mg/kg durante 5 min). Campioni di sangue sono stati prelevati prima dell'infusione e, ad intervalli regolari, per 1 h dopo la fine di essa. Non sono stati osservati aumenti significativi nelle concentrazioni ematiche di cortisolo; dopo 1 h dall'infusione è stata rilevata, al contrario, significativa diminuzione in tutti i soggetti. Nei maschi, i livelli insulinemici hanno sub~to un significativo incremento entro 10 min, per tornare in seguito ai valori di partenza dopo circa 1 h; helle feminine, simili variazioni non si sono verificate. Le concentrazioni di H G H a digiuno, significativamente piü elevate nelle donne che negli uomini, sono apparse diminuite dopo 1 h nelle prime e notevoImente aumentate, invece, nei secondi. Gli AA. hanno inoltre notato che negli uomini le variazioni dell'insulina plasmafica erano direttamente correlate con le modificazioni della glicemia, mentre helle donne esisteva un rapporto di proporzionalitä inversa. Sebbene non facilmente dimostrabili, nelle donne le variazioni a 30 min sia della glicemia che dell'insulinemia risultavano essere correlate con il grado di obesitä. Gli AA. concludono sostenendo che le risposte al fruttosio da essi ottenute appaiono simili a quelle indotte dal glucagone: ciò suggerisce l'ipotesi che la risposta iniziale al fruttosio possa consistere nella liberazione di glucagone. T e m a : Modificazioni indotte dal fruttosio sugli effetti metabolici dell'etanolo. Relatori: YLIKAHRI R., KÄHöNEN M., HASSINEN I. Gli AA. esaminano le attuali conoscenze sui rapporti tra fruttosio ed etanolo nell'uomo e negli animali da laboratorio. Tenendo presente il possibile meccanismo biochimico di tali rapporti, essi 485
presentano alcuni recenti dati relativi agli effetti del fruttosio e dell'etanolo sul metabolismo lipidico e glicidico. I1 fruttosio aumenta gli effetti dell'etanolo sui rapporti lattato/piruvato ed ~-glicerofosfato/ diidrossiacetone-fosfato a livello epafico. In tal modo, il fruttosio aumenta l'effetto metabolico fon&mentale dell'etanolo, che è quello di deprimere Io stato di ossido-riduzione ne! fegato. L'aumento dell'attivitä ~-glicerofosfatasica indotto dall'etanolo viene considerato fattore di notevole importanza nella patogenesi della steatosi epatica acuta da alcool. Sebbene il ffuttosio causi ipertrigliceridemia ed aumenti gli effetti dell'etanolo sulla ~-glicerofosfatasi epatica, esso riduce l'accumulo di trigliceridi nel fegato indotto dall'etanolo. Quantunque non sia certo il meccanismo di tali processi, è probabile che essi possano essere almeno in parte riferiti ad inibizione della lipolisi periferica da parte de1 fruttosio. I1 piü importante degli effetfi prodotti dall'etanolo sul metabolismo dei carboidrati è quello di inibire la gluconeogenesi epatica, provocando eccessiva disponibilitä di NADH. Sebbene la produzione di glucosio dal fruttosio non sia direttamente dipendente dallo stato di ossido-riduzione nel fegato, essa risulta tuttavia lievemente inibita dall'etanolo in vitro. I1 ffuttosio in vivo è comunque effettivamente converfito in glucosio anche durante l'ossidazione dell'etanolo e, nell'ipoglicemia da alcool, esso ristabilisce rapidamente il livello glicemico. T e m a : Effetto del ]ruttosio sulla sintesi epatica degli acidi grassi. Relatore: ZAKIM D. L'A. analizza le differenze esistenti tra la sintesi degli acidi grassi dal fruttosio e dal glucosio, sia ne1 fegato umano che in quello di ratto. In entrambe le specie, il fruttosio rappresenta un precursore degli acidi grassi migliore del glucosio, in quanto determina un maggiore incremento della glicolisi. L'elevata utilizzazione del fruttosio da parte del fegato e quella minore del glucosio trovano espressione nel1'attivitä fruttochinasica, che risulta essere considerevolmente maggiore delle attivitä complessive dell'esochinasi e della glucochinasi. L'A. sottolinea inoltre che, sebbene non sia possibile escludere che l'elevata fruttolisi produca un intermedio metabolico in grado di attivare lo stato funzionale degli enzimi che sintetizzano gli acidi grassi, l'evidenza sperimentale indica che la sintesi di tali acidi da parte del fegato di animali alimentati con diete a base di carboidrati è limitata dalla somministrazione di questi ultimi. Perché il metabolismo del fruttosio possa fornire agli enzimi che sintetizzano gli acidi grassi una quanfitä di acetil-CoA maggiore di quella risultante dal metabolismo del glucosio, la sintesi degli acidi grassi epatM viene incrementata alimentando gli animali con ffuttosio e saccarosio. Di conseguenza, le valutazioni delle percentuali massime di sintesi degli acidi grassi basate sui valori in vitro dell'attivitä acefil-CoA carbossilasica fanno pensare che la sintesi de novo degli acidi grassi nel fegato umano possa essere molto intensa, se paragonata al turnover dei trigliceridi nelle lipoproteine a bassissima densitä. L'A. conclude che i dati sono compatibili con l'ipotesi secondo cui l'accresciuta sintesi di acidi grassi contribuirebbe significativamente, nel soggetto normale, all'ipertrigliceridemia indotta dal fruttosio o dal saccarosio. T e m a : Effetti del ]ruttosio suUa respirazione cellulare nel ]egato per]uso di ratto. Relatori: I-IAsSINEN I., YLIKAHRI IR., KÄHÖNEN M. Gli AA. passano in rassegna la regolazione del metabolismo energetico a livello epafico, con particolare riguardo al ricambio del fruttosio. Esso passa attraverso la principale tappa della glicolisi, e cioè la formazione di glucosio-6-fosfato. Nel fegato, l'alterata od eccessiva atfivitä della ffuttochinasi è causa di modificazioni metaboliche, caratterizzate da accumulo di fruttosio-l-fosfato e da deplezione di fosfato inorganico e di nucleotidi adenilici. Gli AA. hanno anche esaminato, per mezzo della fluorimetria di superficie e della spettrofotometria, gli effetti del fruttosio sulla ossido-riduzione dei nucleotidi nicotinamidici, sulle flavoproteine mitocondriali e sui citocromi in fegati isolati e perfusi di ratto. 11 consumo di ossigeno è risultato inibito ed i nucleotidi nicotinamidici ridotfi in concomi. tanza con la deplezione di fosfato. La spettrofotometria del tessuto intatto ha dimostrato inibizione del trasporto di elettroni a livello della prima fosforilazione nella catena mitocondriale. Le alterazioni prodotte dal fruttosio nello stato di ossido-riduzione cellulare possono essere interpretate come <~acceptor control » del fosfato inorganico durante il metabolismo del fruttosio. Viene infine discusso il ruolo del metabolismo della gliceraldeide in questi processi di ossidoriduzione. S.M. 486
Nei g i o r n i 16, 17, 18 F e b b r a i o 1972 si è s v o l t o in C a t a n i a il IV Congresso Nazionale della Societä Italiana di Diabetologia, nel corso del quale sono stati t r a t t a t i i seguenti t e m i : 1) le aree e n d o c r i n e g a s t r o e n t e r i c h e nella fisiopatologia de1 d i a b e t e m e l l i t o ; 2) d i s m e t a b o l i s m i associati al d i a b e t e m e l l i t o ; 3) p r o b l e m i di d i a b e t o l o g i a sociale e terapia.
Fattori ~avorenti e inibenti la liberazione di GLI (Glucagon-Like Immunoreactivity) in pezzi di intestino di ratto isolato e incubato in vitro. Relatore: ZANDOMENEGHI Modena
Tema:
1~.
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L'A. ha incubato piccoli pezzi di intestino di ratto in tarnpone Krebs-Ringer bicarbonato in presenza di Trasylol e di anticorpi anti-glucagone in forte eccesso. Usando tale originale tecnica, il glucagone liberato dall'intestino reagisce rapidamente con l'anticorpo, formando un complesso immune non degradabile dagli enzimi proteolitici. Dopo l'incubazione, è stata eseguita con metodo radioimmunologico la determinazione degli anticorpi non neutralizzati. Tra i monosaccaridi impiegati come agenti stimolanti (glucosio, galattosio, fruttosio, mannosio e mannitolo), solo il glucosio in concentrazioni dal 5 al 40 % ha dato luogo a liberazione di notevoli quantitä di GLI. Anche la caseina (10-40 0%) si è dimostrata un efficace stimolo. La liberazione di GLI stimolata dal glucosio e dall'idrolisato di caseina non è risultata inibita dal fluoruro di sodio, dalla florizina, dal mannoeptulosio, dal 2-desossiglucosio, dal 2-dinitrofenolo e dall'anaerobiosi. Solo la glibenclamide (100-300 ~~g/ml) è apparsa in grado di inibire tale effetto.
T e m a : Importanza della regolazione ormonale entero-insulare sulla ]unzionalitä ga-
strica. R e l a t o r i : BARBARA L., VEZZADINI
P., CORINALDESIR.,
SALOMONE T. - Bologna
Gli AA. hanno preso in considerazione due aspetti: il primo riguardante l'increzione di insulina e gastrina sotto stimolo secretinico e colecistochininico, il secondo relativo allo studio della secrezione gastrica dopo somministrazione i.v. di alcuni ormoni entero-insulari (secretina, colecistochinina, insulina, glucagone). Sulla base dei risultati ottenuti, gli AA. sono pervenuti alle seguenti conclusioni: la secretina e la colecistochinina stimolano la secrezione insulinica; - - la secretina e la colecistochinina non determinano significative modificazioni dei livelli ematici di gastrina; la secretina, rinsulina ed il glucagone esercitano sulla secrezione gastrica un effetto inibente diretto; la colecistoehinina ha un modico effetto stimolante sulla secrezione gastrica basale, ma non su quella indotta dallä gastrina; l'insulina ha sulla secrezione gastrica un effetto eccitante mediato dall'ipoglicemia. - -
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T e m a : Influenza dell'acidificazione duodenale sulla secrezione insulinica. R e l a t o r i : VEZZADINI P., SALOMONE T., D1 FEBO G., AGOSTINI D . - B o l o g n a Gli AA. riferiscono i risultati ottenuti con la stimolazione dell'area ormonale duodenale per mezzo di acido cloridrico. L'acidificazione duodenale stimola prevalentemente la liberazione di secretina. Con tali ricerche non si è inteso valutare l'effetto della secretina endogena sulla secrezione insulinica, poiché non è possibile escludere che in seguito all'acidificazione duodenale vengano liberati altri ormoni. Nei soggetti normali, la duodenoclisi di una soluzione 0,1 N di HC1 determina significativo aumento dei livelli insulinemici (IRI), non accompagnato da modificazioni di rilievo della glicemia. L'incremento massimo viene raggiunto in media dopo 30 min dall'inizio della duodenoclisi. I livelli raggiunti sono nettamente inferiori a quelli riscontrabili dopo iniezione i.v. rapida di 487
75 U di secretina sintetica, mentre la differenza rispetto ai valori rilevati dopo infusione lenta non appare statisticamente significativa. In un gruppo di pazienti con ulcera duodenale l'aumento della insulinemia dopo stimolazione con HC1 è risultato piü marcato che negli individui normali. T e m a : Insulinemia e glucagonemia negli insulomi nel corso delle prove diagnostiche
e dopo somministrazione di enterormoni.
Relatori:
.A_NDREANI D., MENZINGER G., FALLUCCA M., SCIULLO ]~. - R o m a
F.,
TAMBURRANO
G.,
IAVlCOLI
In 8 pazienti affetti da insuloma, gg AA. hanno studiato i livelli glicemici ed insulinemici durante le prove diagnostiche classiche (carico orale di glucosio, test alla tolbutamide, carico i.v. di arginina, test alla leucina, test al glucagone) e dopo iniezione rapida (1 min) di pancreozimina (75 IDU). In due pazienti, la determinazione della glicemia e dell'insulinemia è stata eseguita dopo iniezione i.v. rapida di pentagastrina (150 t~g) e di secretina (75 CHRU); le stesse prove sono state eseguite in 8 soggetti normali di controllo. Le modificazioni della glicemia e dell'insulinemia registrate nel corso delle comuni prove diagnostiche sono state quelle che abitualrnente si osservano in questo tipo di patologia. Tuttavia, in 2 pazienti la curva glicemica era d d tipo del diabete latente. Con il test al glucagone si sono riscontrate modeste variazioni in 3 pazienti, mentre in tutti i casi la risposta insulinemica è risnltata assai elevata. La pancreozimina ha determinato notevole incremento dell'insulinemia in quei pazienti che avevano mostrato scarsa risposta glicemica al glucagone. NegIi altri easi non si è ottenuta alcuna risposta significativa. Buona risposta insulinemiea alla pentagastrina e alla secretina si è avuta in uno dei due pazienti studiati. La glucagonemia ha fornito, nel corso delle diverse prove diagnostiche, risposte piuttosto variabili; essa è significativamente aumentata dopo pancreozimina. Alcuni tumori sembrano conservare la capacitä di rispondere allo stimolo incretorio rappresentato dagli ormoni enterici. Gli AA. stanno conducendo ulteriori indagini sulle possibili correlazioni esistenti tra reperti istologici e quadro funzionale nei singoli tumori. T e m a : In/luenza del digiuno e di diete ipocaloriche sulla secrezione di glucagone. Relatori: TIENCO A., ASSAN R., TCHOSROUTS~:Y G. - P a d o v a In 20 soggetti obesi con o senza diabete, in 23 pazienti con diabete insulino-dipendente (genetico o da malattie organiche del pancreas) e in 7 soggetti normali di controllo, gli AA. hanno valutato la funzionalitä delle cellule -82, sia in condizioni basali che durante infusione di arginina o dopo ipoglicemia indotta mediante somministrazione di insulina. It glucagone pancreatico è risultato significativamente piü elevato negli obesi diabetici che negli obesi non diabetM, e ciò sia in condizioni basali che dopo infusione di arginina. ParalMo è apparso il comportamento dell'attivitä glucagonica totale. Nel diabete insulino-dipendente, le risposte piü elevate del glucagone sono stare ottenute nei pazienti con diabete giovanile « genetico » ed in quelli con emocromatosi, sia dopo infusione di arginina che dopo somministrazione di insulina. Negli obesi con o senza diabete e nei controlli è stata anche valutata l'influenza del digiuno e di diete ipocaloriche sulla secrezione del glucagone pancreatico, dell'attivitä glucagonica totale e dell'insulinemia in condizioni basali e dopo infusione di arginina. In tutti e tre i gruppi è stato rilevato, dopo 3 giorni di digiuno, aumento dei livelli basali del glueagone pancreatico dopo arginina. Il digiuno di breve durata provoca, oltre all'aumento della secrezione dl glucagone, la contemporanea riduzione della secrezione insulinica. L'ipoglicemia sembra giocare un ruolo fondamentale nel determinismo di questo nuovo equilibrio ormonale. T e m a : Studio degli effetti della serotonina sulla secrezione insulinica in vivo. Relatori: FED~RSPIL G., CASARA D., PED~AZZOLI S., SICOLO N., SCANDELLARI C. - Padova Gli AA. hanno dimostrato l'esistenza di 5-idrossitriptamina (5-HT) helle cellule B dell'animale da esperimento, mentre altri hanno osservato che l'aggiunta di serotonina al mezzo di perfusione del pancreas di coniglio e di ratto in vitro influenza la liberazione di insulina. 488
Gli AA. hanno preso in esame il possibile effetto della serotonina sulla secrezione insulinica
in vivo nel cane e nell'uomo, giungendo alle seguenti conclusioni: a) nell'uomo, piccole dosi di serotonina non influenzano la secrezione insulinica basale; b) la somministrazione i.v. di serotonina sembra potenziare l'effetto del glucosio p.o. sulla secrezione insulinica; c) nel cane, l'iniezione di serotonina nelI'arteria pancreatica provoca aumento della concentrazione di insulina nella vena pancreatica, mentre non modifica i livelli dell'ormone nel sangue periferico; d) con dosi piü elevate di serotonina non si rilevano variazioni dei livelli insulinemici nel sangue della vena pancreatica. Questi dati sembrano confermare l'ipotesi di un effetto bifasico della 5-HT sulla secrezione insulinica. T e m a : Distribuzione
e caratterizzazione dell'immunoreattivitä (GLI) nel tratto gastro-enterico umano. Relatore: PATRONO C. - R o m a
glucagone-simile
GLI è presente in tutti i segmenti del tratto gastro-enterico umano, in concentrazione crescente in senso distale. La gel-filtrazione degli estratti di mucosa permette di distinguere due componenti principali, l'una con peso molecolare corrispondente a quello del glucagone pancreatico, l'ahra con peso molecolare compreso tra 6.000 e 9.000. La proporzione relativa è variabile nei diversi segmenti, apparentemente senza un pattern ben definito. Le due componenti non sono distinguibili daI punto di vista immunochimico. L'A. discute il possibile significato di questa eterogeneitä in relazione alla natura della immunoreattivitä pancreaticä e circolante.
Tema:
La stimolazione delle aree endocrine gastro-enteriche in soggetti normali e diabetici: studio con la glibenclamide.
Relatori:
ANTONINI F. M., PETRUZZI E. - F i r e n z e
Benché il test i.v. alla tolbutamide sia ancor oggi largamente usato per l'accertamento dello stato di diabete latente, studi recenti hanno dimostrato come la stimolazione completa degli entero-ormoni fornisca un quadro piü attendibile del metabolismo glicidico del paziente. E divenuta oggi di largo impiego clinico una sulfanilurea ipoglicemizzante, la glibenclamide, la quale non solo stimolerebbe la sintesi e la secrezione di insulina a livello delle cellule B delle isole pancreatiche, ma avrebbe anche un effetto sulla secrezione di glucagone nella vena pancreatico-duodenale. Alla luce di questi dati, gli AA. hanno studiato l'effetto della somministrazione orale di 5 mg di glibenc]amide in un gruppo di 20 soggetti diabetici floridi della maturitä, mai sottoposti a trattamento antidiabetico, e in un gruppo di 15 soggetti normali di controllo, determinando, ohre al quadro lipidemico basale, i valori glicemiei, insulinemici e glucagonemici, prima e dopo 30, 60, 120, 180, 240 min dalla somministrazione del farmaco. I risultati permettono di distinguere momenti diversi nella fisiopatologia del diabete florido della maturitä. T e m a : Variazioni glicemiche ed insulinemiche nel diabete insipido neurogeno indot-
te dalla somministrazione di clorpropamide e di vasopressina. Relatori: FALLUCCA F., MENZINGER G . , STIRATI G . , MALDONATO A., CINOTTI G . A., ANDREANI D. R o m a -
Gli AA. hanno valutato, in 10 pazienti affetti da diabete insipido neurogeno e in 7 soggetti normali di controllo, la risposta glicemica ed insulinemica al carico orale di glucosio (100 g). Due dei 10 soggetti con diabete insipido presentavano una curva glicemica a tipo diabete latente. In tutti gli infermi, la media dei livelli insulinemici era superiore alla norma, Dopo trattamento con clorpropamide (250-500 mg/die), la diuresi si riduceva fino a livelli normali. I1 carico di glucosio, ripetuto dopo la normalizzazione della diuresi, era segutto da incremento glicemico nettamente e significativamente piü modesto; anche i valori insulinemici raggiungevano livelli nettamente inferiori. I1 carico di glucosio è stato anche praticato sotto infusione di lisina-vasopressina (1 U/h), sia nei pazienti con diabete insipido che nei soggetti normali. In ambedue i casi, i livelli glicemici subivano un cospicuo aumento, mentre la risposta insulinemica appariva ritardata. I1 carico combinato con glucosio e lisina-vasopressina è stato anche praticato nei sog489
getti con diabete insipido nel corso del trattamento con clorpropamide, dopo la normalizzazione della diuresL Anche in questo caso sono stati osservati innalzamento della curva glicemica e marcata riduzione dei live]li insulinemici. T e m a : Stud2 sulla secrezione insulinica e sul ruolo del sistema dell'AÆP ciclico nel
normale e nel diabetico. Relatori: POZZA G . , PAPPALETTERA A., MELOGLI O., TO6NETTI A., GHIDONI A. Milano Gli AA. hanno studiato, in soggetd normali e con diabete subclinico, l'effetto di farmaci interferenti a livello del sistema delI'AMP ciclico sulla secrezione insulinica indotta da sulfaniluree ipoglicemizzand. Nei soggetti normali, l'infusione di propranololo provoca diminuzione della risposta insulinica allo stimolo sulfanilureico. La somministrazione dt un inibitore della fosfodiesterasi - - quale la teofillina - - dä luogo ad aumento della secrezione insulinica nei soggetti affetti da diabete subclinico, mentre non sembra modificare la risposta dei soggetd normali. Gli AA. discutono i dati ottenuti in rapporto al possibile ruolo giocato dal sistema dell'AMP ciclico nella regolazione della secrezione insulinica. Tema:
La prova con tolbutamide in soggetti gastro-duodenopatici. Valutazione della risposta adrenergica all'ipoglicemia.
Relatori: NARn~LLI G . M . , SCAI~nAPAN~ R., GIORGINO R. - Bari Gli AA. hanno studiato 1'escrezione delle catecolamine urinarie in soggetti con gastro-duodenopatie. In un gruppo di tali pazienti ed in uno di controllo è stato praticato il test i.v. alla tolbutamide (1 g). Nei primi, la risposta ipoglicemica è risultata piü marcata. Nei gastro-duodenopatici, a11a piü intensa risposta ipoglicemica ha fatto seguito una maggiore escrezione di catecolarnine. T e m a : Modificazioni dell'insulina plasmatica e dell'ormone somatotropo nei soggetti
obesi non diabetici in dieta ipocalorica e dopo digiuno assoluto. Relatori: D~L G I U n l C E N., GHIONNI A., COLUCCI M., PALOMBA D., IACONO G. Napoli In 10 soggetti obesi di sesso femminile, gli AA. hanno studiato il comportämento della glicemia, dell'insulina plasmatica e de1 GH in condizioni di base e dopo carico orale di glucosio, somministrazione di insulina ed infusione di arginina. Negli obesi sono stati riscontrati valori di GH inferiori alla norma e valori di IRI ai limiti alti della norma. Dopo prove dinamiche, l'atteggiamento ipoincretorio del GH si è mantenuto, mentre piü vivace è risultata la liberazione di insulina. E possibile che nell'obeso si realizzi uno stato di iperattivitä pancreatica e che l'ipoincrezione di GH possa essere riferita ad un disordine primario del feed-back ipofisario. Un periodo di digiuno di 30 giorni ha provocato nei soggetti obesi la comparsa di netta disregolazione de1 ricambio glicidico, con curva glicemica di tipo diabetico e tardiva e persistente secrezione insulinica. Dopo digiuno, sono stati riscontrati valori nettamente piü elevati di GH. T e m a : Variazioni del bioritmo del cortisolo ematico nel diabete mellito. Relatori: MUGHINI L., D'AGATA G . , ZUCCARELLO C. C a t a n i a -
Gli AA. hanno studiato il comportamento del ritmo circadiano cortisolemico in 32 diabetici obesi adulti, in trattamento dietetico-insulinico. I risultati ottenuti sono stati analizzati con calcolatore elettronico (IBM 1620) mediante il procedimento matematico elaborato da Halberg per l'analisi dei bioritmi, e rappresentati con il « cosinor » al 95 ,Co di probabilitä. L'esame ha rivelato la persistenza del ritmo con una rase media di 9,13 ed un intervallo di confidenza compreso tra le 7,43 e le 10,39. L'ampiezza si aggira attorno ai valori normali, mentre la media dei livelli bäsali (Co) risulta notevolmente aumentata. Sulla base dei loro dati, gli AA. giungono alla conclusione che l'iperfunzionalitä corticosurrenalica può essere dovuta a tre fattori: la malattia diabetica, l'adipositä e la terapia insulinica. 490
T e m a : Osservazioni su un caso di carcinoma beta-cellulare trattato con streptozo-
tocina. Relatori: SCANDELLARI C., ZACCARIA M., CASARA D., FEDERSVlL G . - P a d o v a Gli AA. descrivono un caso di carcinoma beta-cdlulare pancreatico con iperinsulinismo ed ipoglicemia. Trattavasi di una donna di 58 anni, con una lunga storia di episodt comatosi non correttamente interpretati. La diagnosi di iperinsulinismo da neoplasia pancreatica renne confermata mediante laparotomia esplorativa, che dimostrò la presenza di carcinoma del pancreas con metastasi epatiche. La paziente venne trattata dapprima con propranololo (60 mg~die), che determinò la temporanea normalizzazione della glicemia e la riduzione dei livelli di IRI plasmatica. Successivamente renne tentata terapia con diazoxide (200-300 mg~die), sia sola che associata a propranololo e a bendrofluometazide. Infine, si fece ricorso al trattamento con streptozotocina (1,2 g/m = in dose i.v. singola, ripetuta dopo una settimana). La glicemia si normalizzò giä dopo due giorni dalla prima somministrazione del farmaco. In precedenza, era stata radiologicamente dimostrata la presenza di un'ulcera duodenale con tendenza al sanguinämento. Le emorragie digestive si aggravarono, portando all'obitus la paziente, prima del completamento del previsto schema terapeutico (1 dose settimanale per 4 settimane).
Tema:
Studio della risposta insulinemica al glucosio p e r os in due casi, prima e dopo intervento di anastomosi porta-cava.
R e l a t o r i : SlCOLO N., ZOTTI S., CASARA D., FEDERSPIL G . , SCANDELLARI C. - P a d o v a Per meglio precisare il ruolo del fegato nella regolazione dei livelli periferici di insulina, gli AA. hanno studiato le curve glicemiche ed insulinemiche dopo glucosio p.o. in due soggetti epatopatici, prima e dopo intervento di anastomosi porta-cava. Dopo l'intervento sono stati osservati livelli insulinemici piü elevati, peraltro non accompagnantisi a normalizzazione delle curve glicemiche. Questi dati sono compatibili con la recente ipotesi secondo la quale l'aumentata insulinemia che si riscontra dopo ingestione di glucosio nel portatore di shunt porta-cava sarebbe in rapporto anche con la sottrazione al catabolismo epatico di ormoni entero-insulari.
Tema:
Effetti metabolici del rosso neutro.
Relatori:
ZACCARIA M., ReFFO G. C., DM 1)ALO C., FEDERSPIL G . - P a d o v a
Gli AA. hanno studiato gli effetti metabolici del rosso neutro iniettato per via i.p. nel ratto, rilevando che nell'animale a digiuno tale sostanza aumenta in maniera netta la glicemia ed i livelli ematici di acido lattico e, in misura piü modesta, la glicerolemia, mentre non modifica significativamente le concentrazioni plasmatiche di NEFA. Nell'animale pretrattato con diidroergotamina - un bloccante adrenergico della glicogenolisi epatica - - il rosso neutro aumenta, seppure in minor grado, la concentrazione ematica del glucosio. Nell'animale ipofisectomizzato non si osserva, dopo rosso neutro, alcun aumento della glicemia.
T e m a : Lo stimolo glucagonico nello studio della increzione insulinica. R e l a t o r i : LUNETTA M., MAUGERI D., GRASSI BERTAZZI G . , MOTTA L. - C a t a n i a La somministrazione i.v. di glucagone (1 mg) provoca una increzione insulinica massiva nell'obeso, scarsa o assente nel diabetico giovanile ed in quello adulto insulino-dipendente, normale o ridotta nel diabetico insulino-indipendente, aumentata nel diabetico obeso. I1 comportamento dei NEFA appare condizionato daU'entitä dell'incremento insulinemico. La somministrazione, a distanza di 1 h dalla prima, di una seconda dose di glucagone determina un'increzione insulinica maggiore di quella che si ottiene con l'iniezione unica dell'ormone. L'iniezione rapida di glucagone durante l'infusione di soluzione glucosata ipertonica dä luogo ad una increzione insulinica immediata, massiva e superiore a quella ottenuta con la sola infusione di glucosio o con la sola somministrazione di glucagone. 491
T e m a : Ritmo circadiano della risposta insulinica allo stimolo glicidico costante e
ripetuto nel soggetto diabetico. Relatori: SENSI S., CAPANI F., CA~ADONNA P., CAROT~NUTO M., CAMILLI G. - R o m a Gli AA, hanno somministrato, in 5 pazienfi diabetici di sesso maschile non insulino-dipendenfi e non obesi e in un egual numero di soggetti di controllo non obesi e non diabetici, 50 g di glucosio alle ore 8 del mattino, alle 16 e alle 24, effettuando il dosaggio della glicemia e de11'insulina immunoreattiva prima e dopo somministrazione del carico glicidico. I1 test veniva ripetuto dopo 3 giorni, variando la sequenza del carico di glucosio nella seguente maniera: ore 16, 24, 8. stato possibile osservare che nel soggetto diabetico i livelli glicemici basali e l'incremento glicemico netto (A~) sono entrambi piü elevati al mattino, diminuiscono al pomeriggio e raggiungono il valore minimo durante la notte (p < 0,05); aumentando la durata della deprivazione calorica, la variazione mattino/pomeriggio scompare, mentre rimane immodificato il comportamento della glicemia dopo carico durante la notte. Nei soggetti di controllo, il A~ risulta piü basso al mattino e qualsiasi ciclicitä scompare qualora si aumenti la durata della deprivazione calorica. Per quanto riguarda la risposta insulinemica, nel diabetico non è stato possibile evidenziare una cidicitä, la quale è documentabile invece nei contw1Ii (ove si osserva invariabilmente un picco al mattino) e non risulta modificata dall'aumento de! periodo di deprivazione calorica. T e m a : Enzimi mucopolisaccarolitici
e vasculopatia diabetica,
Relatori: BELFIORE F., NaPOLI E., Lo V E c c m o L., POLOSA P. - C a t a n i a In un gruppo di 115 diabetici, gli AA. hanno riscontrato un significafivo aumento dell'atfivitä sierica di due enzimi lisosomiali, e cioè della ~-gIucuronidasi e della N-acetil-~-glucosaminidasi. Il livello di tali enzimi era sensibilmente maggiore nei diabetici vasculopatici che in quelli senza complicanze vascolari. Poiché i due suddetti enzimi lisosomiali partecipano alla degradazione dei mucopolisaccaridi e delle glicoproteine - - composti notoriamente implicati nella genesi della vasculopatia diabetica - - , l'aumento della loro attivitä nel siero dei diabetici è stato considerato indice di un fenomeno di attivazione degli enzimi lisosomiali a livello dei tessuti, in rapporto alla necessitä di degradare i mucopolisaccaridi e le glicoproteine che si accumulano nelle pareti dei vasi. T e m a : La clearance metabolica dell'ormone somatotropo nel soggetto normale e nel
diabetico. Relatori: NAVALESI R., VmNE•I R., PILO A., PEZZINO V., LV.NZI S., DEL CHICCA M. G., COZZANI I. - C a t a n i a I1 frequente riscontro di elevati valori somatotropinemici nel diabete e l'importanza che ad essi viene attribuita nella genesi della vasculopafia diabetica hanno indotto gli AA. a misurare in questi pazienfi la clearance metabolica del GH, al fine di accertare se ad una sua akerazione siano dovute le modificazioni dei livelli plasmatici di ormone della crescita. La ricerca è stata eseguka in 17 soggetti, di cui 7 normali e 10 diabetici, tutti in compenso glicometabolico e non in sovrappeso. I risultati ottenuti non hanno messo in evidenza alcuna differenza sostanziale nei due gruppi; ciò contrasta, almeno in parte, con i dati riportati dalla letteratura. Gli AA. discutono i possibili motivi di tali discrepanze e gli aspetti metodologici del problema. T e m a : Aspetti del metabolismo glicidico nell'uremia cronica in terapia emodialitica
periodica. Relatori: GHIONNI A., Es•OSlTO E., DEL GIUDICE N., ERRICHIELLO G., SORICE S., IACONO G . - N a p o l i L'esistenza di una turba della glicoregolazione nei soggetti affetti da insufficienza renale cronica è stata segnalata da numerosi ricercatori. I parametri funzionali di tale condizione sono essenzialmente costituiti da vera o faIsa iperglicemia a digiuno, riduzione del coetiCiciente di assimilazione del glucosio (K), alterazione della secrezione insulinica sotto stimoli diversi nel quadro della ridotta sensibilitä periferica all'azione dell'insulina endogena. Gli AA. hanno osservato, in 12 soggetfi affetti da uremia cronica in terapia emodialitica periodica, un coeKiciente di assimilazione del glucosio nei limiti della norma. L'IRI presenta invece, 492
dopo il carico con glucosio, valori sempre piü elevati rispetto a quelli presenti nei soggetti normali. I livelli basali di GH sono risultati piü alti che di norma e tali permanevano anche dopo carico glicidico. La valutazione di questi dati potrebbe indurre a ritenere che nell'uremico cronico si stabilisca, in corso di terapia emodialitica periodica, una condizione di ridotta sensibilitä periferica al glucosio. Gli AA. discutono il ruolo di alcuni fattori nel determinismo di questo aspetto metabolico: cosl vengono considerate, quali possibili cause patogenetiche del comportamento osservato, l'azione di sostanze tossiche ritenute (urea e corpi guanidinici) o di antagonisti non ancora identificati, le alterazioni dei pools elettrolitici globali e le modificazioni delle vie glicolitiche intracellulari. T e m a : Scomparsa dell'insulina nel mixedema primitivo dell'adulto e neUa tireotos-
sicosi. Relatori:
TAMBURRANO G . , IAVICOLI M., FALLUCCA F., MALTARELLO C., MENZlNGER G . - R o m a
Gli AA. hanno studiato, in 5 soggetti portatori di mixedema primitivo dell'adulto e in 11 pazienti affetti da tireotossicosi, la velocitä di scomparsa dell'insulina iniettata rapidamente i.v. (0,1 U/kg). La scomparsa dal sangue dell'ormone iniettato sembra avvenire in due fasi: la prima, piü rapida, verosimilmente legata al tempo di diffusione dell'ormone, è pari in media a 17 +- 1,2 min per il gruppo dei mixedematosi e a 14 ± 0,7 min per gli ipertiroidei; la seconda rase, piü lenta, che dovrebbe corrispondere alla degradazione periferica dell'insulina, è pari in media a 34 ± 2,9 min per i mixedematosi e a 21 ± 1,6 min per gli ipertiroidei. I1 calcolo del valore tl2 fornisce i seguenti risultati: per la rase rapida, 5,4 _+ 0,6 min ne1 gruppo dei mixedematosi e 3,6 ± 0,2 min nel gruppo degli ipertiroidei; per la rase lenta, 17,6 +~ 3,6 min nei mixedematosi e 8,9 ± 1,2 min negli ipertiroidei. Le defferenze tra i due gruppi di pazienti, sia per la rase rapida che per quella lenta, sono altamente significative. Nel corso della prova, il comportamento della glicemia negli ipotiroidei mostra una caduta piU lenta, meno marcata e di maggiore durata che non negli ipertiroidei. Dato il comportamento dei livelli insulinemici, ciò fa sospettare che neI mixedema esista un ritardo nell'effetto ipoglicemizzante dell'insulina. T e m a : Ricerche clinico-sperimentali sulla patologia della parete vasale nei dismeta-
bolismi glicolipidopurinici, diabetici e non diabetici. Relatori: BUTTUI~INI U., GNUDI A., COSCELLI C., BALLeRIO G . - P a r m a Gli AA. riferiscono i risultati di alcuni studi diretti ad apportare un contributo al problema delle alterazioni del ricambio intermedio che stanno alIa base sia della malattia aterosclerotica che degli stati iperuricemici, ed in particolare a quello delle lesioni vasali. Nella prima serie di ricerche sono state valutate, dal punto di vista bioumorale ed istologico, le modificazioni indotte nell'animale da esperimento (gallo) da diete squilibrate, rispettivamente ricche in colesterolo, sorbitolo, fruttosio ed amido. I due ultimi esosi sono stati quelli che hanno provocato le maggiori alterazioni del quadro lipidico. I1 fruttosio ha determinato le lesioni piü precoci a carico della parete aortica e delle anastomosi artero-venose della cresta; il colesterolo le maggiori alterazioni a carico delle gonadi. Nella seconda serie di ricerche, gli AA. hanno studiato nel soggetto obeso ed iperuricemico i rapporti tra modificazioni del metabolismo glicidico, del quadro lipidico, della risposta insulinemica e somatotropinica alla stimolazione con glucosio e tolbutamide da un lato, e situazione istologica delle anastomosi artero-venose a livello del polpastrello dei dito dall'altro. Le modificazioni istologiche sono piuttosto tipiche e si pongono ad un livello intermedio, per quanto riguarda lo sconvolgimento strutturale del glomo, tra quelle che si osservano nella aterosclerosi e quelle caratteristiche del diabete. T e m a : Il diabete delle iperlipoproteinemie. R e l a t o r i : CREPALDI G., MUGGEO M., TIENGO A., FEDELE D., BAGNARIOL G., FELLIN R., ENZI G . , B•XANI G. - P a d o v a Gli AA. hanno studiato la frequenza del diabete e delle alterazioni del metabolismo glicidico in genere helle diverse forme di iperlipidemia primitiva. Lo studio è stato condotto in tre gruppi 493
di pazienti: il primo comprendente 3 casi di iperchilomicronemia familiare (tipo I di Fredrickson), il secondo 93 casi di ipercolesterolemia primitiva o iper-(~-lipoproteinemia (tipo II di Fredrickson) e il terzo 48 casi di ipertrigliceridemia endogena (tipo III, IV e V di Fredrickson). Nei pazienti con iperchilomicronemia familiare non è stato possibile documentare alcuna sensibile alterazione della tolleranza al glucosio, mentre la risposta insulinopoietica appariva piuttosto ridotta. L'assenza di alterazioni del ricambio glicidico si accorda del resto con il fatto che questa forma di iperlipidemia non è influenzata dal contenuto in carboidrati della dieta. Nelle ipercolesterolemie primitive o iper-~-lipoproteinemie, soltanto il 5 OB dei pazienti presentavano familiaritä diabetica, mentre iperglicemia a digiuno e glicosuria erano presenti nel 2 % dei casi. In 6 pazienti su 33 vi era inoltre ridotta tolleranza al glucosio a tipo diabete chimico. La risposta insulinemica era maggiore nei pazienti in sovrappeso che non in quelli in equilibrio ponderale. Nelle ipertrigliceridemie endogene, cioè in tutte quelle forme caratterizzate da aumento delle lipoproteine di densitä i< 1,006, vi era familiaritä diabetica nel 57 oB dei casi, mentre 8 pazienti su 48 presentavano un quadro di diabete conclamato e altri 16 pazienti (34 %) mostravano, dopo carico orale di glucosio, una curva glicemica di tipo diabetico. In questi pazienti, la risposta insulinemica variava a seconda de1 diverso grado di tolleranza al glucosio. Con il test al glucagone non si è osservato, negli ipertrigliceridemici, alcun incremento dell'ormone della crescita, che nei soggetti normali subisce invece abitualmente un aumento tra la 2 a e la 3 ~ h della prova. La risposta somatotropinica alla somministrazione i.v. di insulina non differiva da quella dei controlli. T e m a : Metabolismo dei trigliceridi e degli acidi grassi nel diabete. Relatori: MANClNI M., L~.wls B., DE RITIS F. - N a p o l i e L o n d o n In diabetici insulino-dipendenti e non insulino-dipendenti, gli AA. hanno studiato il metabolismo dei NEFA e d e i trigliceridi, prima e durante trattamento terapeutico. I1 turnover dei NEFA, sempre molto accelerato nei diabetici non trattati, è risultato rallentato per effetto della regolazione metabolica della sindrome diabetica. Nella maggioranza dei pazienti studiati, la trigliceridemia è risultata superiore ai 160 mg/100 ml nella rase di scompenso metabolico. La clearance plasmatica dei trigliceridi somministrati nel corso della prova di carico lipidico i.v., subnormale in circa la metä dei diabetici non trattati, è aumentata in maniera significativa, negli stessi soggetti, dopo che la sindrome diabetica era stata adeguatamente controllata. Questi risultati indicano che l'ipertrigliceridemia diabetica è, almeno in parte, dovuta ad nna rallentata rimozione dei trigliceridi dal plasma. T e m a : Alterazioni del metabolismo lipidico nel diabete mellito. Relatori: AVOGARO P., CAVRI C., CAZZOLATO G., - V e n e z i a A1 fine di portare nuova luce al problema delle alterazioni de1 metabolismo lipidico nel diabete mellito, gli AA. hanno esaminato 68 pazienti, 50 dei quali affetti dalla forma stabile della malattia e 18 da quella insulino-dipendente. Di questi ultimi, nessuno era in stato di coma, mentre 5 presentavano i segni dello scompenso chetoacidosico. Nelle due serie di soggetti sono stäti determinati, oltre ai parametri ematochimici routinari, il colesterolo, i trigliceridi, i lipidi totali, i NEFA e le lipoproteine sieriche. La esistenza nel siero di particelle lipidiche « primarie », « secondärie » o « terziarie » è stata valutata mediante il metodo de1 polivinilpirrolidone (PVP). I1 comportamento della lipasi lipoproteica è stato esaminato con una semplice tecnica in vivo (rialzo dei NEFA dopo 30 min dalla iniezione di eparina) e con quella in vitro di DOLE. AXcuni pazienti sono stati anche sottoposti a periodi di dieta ipercalorica, con supplementi del 28 °Th di carboidrati e rispettivamente di grassi saturi, somministrati alternativamente per sette giorni. Le varie analisi sono state ripetute all'inizio e al termine di ogni periodo di dieta. T e m a : Studio del comportamento di alcuni parametri lipidemici in 30 casi di dia-
bete senile in condizioni basali, sotto prove da carico e sotto trattamento con var~ ipoglicemizzanti. Relatori: VAILATI G . , ROBBA L., MONTINI M., PAGANI G . - B e r g a m o Gli AA. presentano una casistica di 58 pazienti affetti da diabete lqorido tardivo, di etä presenile e senile, per lo piü iperponderali, divisi in tre gruppi a seconda della terapia praticata, nei 494
quali sono stati studiati, prima, durante e dopo il ciclo terapeutico, i seguenti parametri: glicemia a digiuno e post-prandiale, curva glicemica da carico di glucosio, glicosuria frazionata, colesterolemia, trigliceridemia, NEFAemia ed attivitä fibrinolitica. I1 primo gruppo comprendeva 30 casi trattati con glibenclamide e fenetilbiguanide, nei quali si era verificato un insuccesso della terapia insulinica o con aItre sulfaniluree. Del secondo gruppo facevano parte 8 casi, nei quali è stata studiata comparativamente l'attivitä di due sulfaniluree a basso dosaggio: la glidiazinamide e la glibenclamide. I1 terzo gruppo era costituito da 20 casi, nei quali è stato effettuato Io studio comparativo dell'attivitä euglicemizzante della fenetilbiguanide ad azione rapida e di quella ad azione ritardata. Un ottimo risultato euglicemizzante è stato ottenuto nel primo gruppo, con regressione significativa del colesterolo, dei trigliceridi e d e i NEFA e significativa attivazione del processo fibrinolitico in tutte le sue fasi. Ne1 secondo gruppo, i risultati ottenuti con le due sulfaniluree a basso dosaggio sono stau sovrapponibili. Meno interessanti i parametri lipidici, per le scarse variazioni riscontrate. Nel terzo gruppo, la fenetilbiguanide ad azione ritardata è apparsa notevolmente piü attiva di quella ad azione immediata.
T e m a : Le alterazioni metaboliche dell'aterosclerosi e le relative inter/erenze nutri-
zionali. R e l a t o r i : MELCHIONDA M., PARENTI M., D1 GIORGI A., D~MO P. - B o l o g n a Su di un gruppo di 311 soggetti, gli AA. hanno eseguito l'esplorazione funzionale del metabolismo lipidico (studio completo dell'assetto lipidico), della glicoregolazione (curva da carico di glucosio, test alla tolbutamide, test al glucagone) e d e l metabolismo purinico (uricemia, uricuria, clearance dell'acido urico e curva uricemica da carico di fruttosio). Sugli stessi soggetti sono stati eseguiti studi nutrizionali; in particolar modo, è stata praticata un'inchiesta alimentare bromatologica, al fine di codificare il tipo di alimentazione seguka neU'ultimo ventennio. Dei 311 soggetti, 99 erano affetti da aterosclerosi manifesta (distretto coronarico, distretto degli arti inferiori, distretto encefalico), 110 da ipertensione essenziale, 48 da disturbi anginosi senza alterazioni elettrocardiografiche evidenti; 54 soggetti erano clinicamente normali. I risultati di tali indagini vengono discussi dagli AA. in relazione alle interferenze dei fattori costituzionali (familiaritä dismetabolica) e acquisiti (eccesso di carboidrati nella dieta, carenza di acidi grassi polidnsaturi). Differenze statisticamente significative sono state rilevate, per quanto riguarda l'incidenza del diabete chimico, delle iperlipemie e dell'iperuricemia, tra i tre gruppi di pazienti e quello degli individui normali.
T e m a : L'iperuricemia e la gotta nel quadro biochimico, nutritivo e metabolico della
sindrome diabetica. Relatore:
TeAvlÆ L. - R o m a
L'A. ha studiato i rapporti tra i valori di uricemia e lo stato nutritivo e biochimico di 410 indlvidui (uomini e donne) non selezionati, di etä compresa tra 8 e 75 anni, rilevando che detti valori aumentano con l'aumentare dell'eccedenza ponderale e della sua durata (dopo otto anni di durata dell'eccesso di peso, il valore medio di uricemia si stabiIizza). La frequenza degli individui con valore di uricemia superiore a 4 mg% e contemporaneo valore di colesterolemia superiore a 200 mg% cresce corrispondentemente al grado (percentuale) e alla durata dell'eccedenza del peso corporeo. In 160 individui è stata studiata la correlazione tra uricemia, lipemia (acidi grassi totali), colesterolemia, rapporto f~/0¢dipoproteico e curva glicemica da carico di glucosio; è stato possibile rilevare che a valori crescenti di uricemia corrispondono valori crescenti di curva glicemica, di lipemia, di coIesterolemia e di rapporto f~/0¢-Iipoproteico. In 150 gottosi, i valori medi di uricemia, di lipemia, di colesteroIemia e di rapporto ~/0¢lipoproteico sono risultati significativamente elevati e correlati. La curva glicemica da carico orale di glucosio era di tipo diabetico. La correlazione riscontrata tra stato nutritivo e biochimico degli individui gottosi e non gottosi, la constatazione statistica ed individuale che la gotta si manifesta prima delIa comparsa del diabete, il rapporto esistente tra ridotta morbositä e mortalitä per gotta (come pure per tutte le akte malattie del ricambio e le sindromi connesse con i medesimi problemi nutritivi e biochimici) ed insufficienze alimentari (1940-1945) devono rar ritenere che l'individuo in stato gottoso 495
si trovi in quelle condizioni nutritive e biochimiche che costituiscono lo stato di prediabete o di diabete latente e che, quindi, gotta e diabete abbiano le medesime basi nutritive, biochimiche e fisiopatologiche. T e m a : Studio clinico-statistico sui rapporti tra diabete mellito e gotta (con o senza
quadro clinico). Relatori: MONTt~N~RO P., COLL~TTI A. - R o m a Gli AA. hanno studiato, in 500 pazienti affetfi da diabete, i rapporti tra quest'ulfima malatfia, l'iperuricemia e la gotta. I risultati preliminari di questo studio hanno messo in evidenza che ii 20,2 oB della popolazione diabetica (esaminata in maniera randomizzata) presenta un quadro clinico di gotta, con o senza aumento del1'uricemia, mentre il 9,4 % presenta iperuricemia semplice. La frequenza della gotta e dell'iperuricemia è piü elevata nei soggetfi con eccesso ponderale ed etä superiore a 60 anni. La durata del diabete, Fesistenza di complicanze vascolari, ii sesso, il fipo di trattamento antidiabefico e la presenza di ereditä diabetica non sembrano esercitare alcuna influenza. Nel 60 % dei casi di gotta, quest'ultima precede di molti anni la comparsa del diabete conclamato. T e m a : Influenza della terapia antiurica sulla tolleranza glicidica del gottoso. Relatori: CAPRIA A., MARCmORO M., CORSmI G . - Pisa Gli AA. hanno studiato la tolleranza glicidica (mediante ii coefficiente di assimilazione secondo Conard) in 22 soggetti gottosi, prima e dopo un breve periodo (da 10 a 20 giorni circa) di terapia antiurica con allopurinolo o benziodarone o 5-bromofenilindandione. In 17 casi su 22, la tolleranza glicidica ha mostrato di risentire favorevolmente della riduzione dell'uricemia. I1 significato di tale reperto viene discusso dettagliatamente dagli AA. T e m a : Frequenza del diabete o di alterazioni del metaboIismo gIicidico neIla por-
firia cutanea tarda. Relatori: D'AL~SSANDeO GANDOLFO I., PONNO R., T o P I G . - R o m a Gli AA. hanno studiato, in 73 pazienti affetti da porfiria cutanea tarda (64 maschi e 9 fernmine), la caratterizzazione biochimica dell'alterato metabolismo porfirinico, Hndividuazione dell'epatite cronica concomitante e l'eventuale presenza di alterazioni del metabolismo glicidico. In tutfi i malati è stata eseguita una prova di carico orale con glucosio e, nel 64 % dei casi, anche il test alla tolbutamide. E stato cost possibile mettere in evidenza la presenza di 17 casi di diabete e prediabete. In 33 soggetfi la risposta alle prove funzionali è risultata completamente normale. In 23 casi esistevano anomalie del metabolismo glicidico, imputabili piuttosto ad alterata funzione epatica che non a difetto di increzione pancreatica. T e m a : Valutazione del metabolismo glicidico in donne madri di bambini macroso-
mici. Relatori: CAPANI Roma
F.,
CARADONNA P., CAROTENUTO
M.,
CAMILLI
G.,
SENSI S. -
Gli AA. hanno studiato il metabolismo glicidico in 16 donne non obese, non diabefiche, senza storia familiare di diabete, di etä media di 30,9 ± 1,3 anni, che avevano partorito uno o piü bambini con peso superiore a 4,100 kg. Essi hanno potuto rilevare che tra il gruppo studiato e quello dei controlli non esistevano differenze statisticamente significative per quanto riguarda sia i valori glicemici basali che la risposta ai tests al glucosio, al cortisone-glucosio e alla tolbutamide. Nel gruppo delle madri di bämbini macrosomici, i valori piü elevati di I1RI si riscontravano alla 5 ~ h del test orale al glucosio (p:< 0,05) e al 30~ e 40° min del test alla tolbutamide (0,05 > p > 0,01). Il rapporto tra stimolazione glicemica da glucosio orale e risposta insulinemica espressa in log,0 dell'IRI, valutano mediante regressione lineare, mostrava un indice di correlazione significativo in entrambi i gruppi. 496
Nel loro complesso, i dati potrebbero suggerire l'ipotesi che le donne che hanno partorim bambini macrosomici si trovino in una situazione metabolica affatto peculiare rispetto ad altri quadri di potenzialitä diabetica, caratterizzati da iperresponsivitä dell'ormone della crescita, responsabile dell'aumentata resistenza insulinica a livello periferico.
T e m a : La risposta insulinica nel soggetto anziano dopo stimolo glicidico per via ora-
le ed intravenosa. Ricerca su piccolo campione. Relatori: S~NSI S., Chl~ADONNA P., CAROTENUTO M., CAMILLI G . , CAI'ANI F. Roma Gli AA. hanno studiato il comportamento della risposta dell'IRI dopo carico orale ed i.v. di glucosio in due gruppi di soggetti di sesso femmini!e, non obesi, non diabefici, nettamente differenziafi per l'etä (giovani: anni 20 ! 0,8; anziani: anni 77 ± 6,7; p < 0,01). Essi hanno osservato nell'anziano un innalzamento della curva glicemica dopo carico orale; il coefficiente di assimilazione K è risultato uguale a 1,51 ± 0,11. nell'anziano e a 2,78 +__0,27 nel giovane (p :< 0,01). I valori insulinemici basali sono apparsi piü elevati nei soggetti anziani (p :< 0,01); in questi ultimi, il picco della risposta insulinemica dopo somministrazione orale di glucosio è ritardato ed il declino deli'insulinä plasmatica è piü graduale, con livelli piü elevati nella seconda parte della curva. La valutazione del rapporto tra risposta insulinemica e stimolazione glicemica, ottenuta mediante regressione lineare dei valori logt0 dell'IRI (y) sui valori della glicemia (x), mostra un indice di correlazione altamente significativo in entrambi i gruppi durante il carico i.v. e nel gruppo degli anziani durante il carico orale. I dati ottenuti nell'änziano (livelli basali di IRI piü alti, con risposta diminuita alla stimolazione acuta e picco ritardato alla stimolazione prolungata) suggerirebbero qualche analogia con modelli di secrezione insulinica multicompartimentali. Ciò renderebbe accettabile l'ipotesi che il comportamento delIa risposta insulinemica nel soggetto anziano dipenda soprattutto da una ridotta sensibilitä alto stimolo glicemico. Tema:
Confronto tra i risultati ottenuti con la clearance della BSF e la determinazione del decremento plasmatico di m A u per lo studio del flusso epatico nel diabete.
Relatori:
GIANGRANDI E., SCAROINA F., POMA A., VITELLI A. - T o r i n o
Gli AA. hanno selezionato un gruppo di 25 pazienti diabetici (15 maschi e 10 femrnine, di etä variabile dai 14 ai 70 anni), senza precedenti di malatfie epatiche, con normalitä dei piü comuni dati di laboratorio concernenti la funzionalitä epatica, esenfi da vasculopatie ed in condizioni di equilibrio cardio-circolatorio. In ciascuno di quesfi soggetti è stato determinato il flusso sanguigno epafico (FSE) mediante 198Au, con registrazione esterna contemporanea epatica e periferica; al tempo stesso è stato calcolato, in base al decremento plasmatico nei primi 10 min, il valore K -I della BSF iniettata i.v. (5 mg/kg). L'indagine ha dimostrato che nei diabetici i valori K -I medi della BSF (0,122) e d e l 198Au (0,260) non sono significativamente diversi da quelli riscontrati nei non diabefici, e che il K -t della BSF, inteso come parametro deI FSE, è sempre concordante, anche per ciascun soggetto della presente casisfica, con il K -~ del t98Au considerato quale espressione del FSE. Gli AA. discutono pertanto, anche in riferimento ad una precedente casisfica di diabetici diversamente selezionati, il significato dei risultati ottenufi ai fini deUa diagnosi precoce di danno epatico in corso di diabete, nonché quello di una eventuale compartecipazione, nel determinismo di questo danno, dell'alterazione circolatoria.
T e m a : Frequenza di malattie epatobiliari, con rilievi sul comportamento del flusso
epatico, in una casistica di diabetici osservati in un quadriennio in una Divisione di Medicina.
Relatori: Flssco E.,
GIANGRANDI E., POMA A., SCAROINA F., VITELLI A. - T o r i n o
Gli AA. hanno studiato, in una casistica di 288 soggetti diabefici (132 maschi e 156 feminine) con etä media di 55,8 anni, ricoverati nel periodo 1° gennaio 1966-31 luglio 1971, l'incidenza di 497
malattie epatobiliari. Queste sono stare suddivise in 6 dassi: 1) cirrosi scompensate ascitogene; 2) cirrosi in stato di compenso; 3) epatiti croniche precirrotiche; 4) epatiti virali; 5) colangiopatie; 6) colecistiti litiasiche. Sono state prese in considerazione la gravitä dello stato diabetico presente, la durata della malattia e l'etä del paziente. L'incidenza delle epatopatie dei vati gruppi è stata rispettivamente de11'1,39 %, de11'1,39 %, del 5,2 %, dello 0,3 %, ddl'l,04 % e d e l 4,1%. Gli AA. hanno condotto un'analisi critica dei dati raccolti, sottolineando l'alta sensibilitä, ai fini diagnostici di epatopatia, della clearance della BSF e della determinazione del ~usso sanguigno epatico.
T e m a : Studio enzimatico del tessuto adiposo in pazienti con diabete dell'adulto. Relatori: POLOSA P., L o V v . c c m o L., N A e o L I E., B~LFIORE F. - C a t a n i a Gli AA. hanno studiato l'attivitä di alcuni enzimi della glicolisi (esochinasi, fosfofruttochinasi, aldolasi, fosfoglicerato chinasi e lattato deidrogenasi), dello shunt ossidativo (glucosio-6-fosfato deidrogenasi, 6-fosfogluconato deidrogenasi), del cic]o di Krebs (isocitrato deidrogenasi e malato deidrogenasi) in omogenati di tessuto adiposo sottocutaneo addominale di 10 soggetti normali e di 10 pazienti con diabete dell'adulto, con fabbisogno insulinico compreso tra 20 e 88 U/die. Questi pazienti venivano studiati dopo circa 48 h dalla sospensione del trattamento insulinico. Ne1 gruppo dei normali spiccava il basso livello della fosfofruttochinasi, la cui attivitä era di 1 mUI/mg di proteine. La bassa attivitä di questo enzima ben si accorda coi fatto che nel tessuto adiposo l'udlizzazione de1 glucosio sembra avvenire prevalentemente attraverso la via dei pentoso-fosfati. Nel gruppo dei diabedci è stata riscontrata diminuzione dell'attivitä esochinasica, mentre l'attivitä degli altri enzimi studiati non differiva significativamente da quella dei soggetti normali. La discordanza tra la ridotta attivitä esochinasica nei diabetici con notevole fabbisogno insulinico e quella normale descritta da altri AA. nel diabete lieve lascia intravedere l'esistenza di un rapporto tra i livelli di questo enzima ne1 tessuto adiposo e la gravitä del diabete.
T e m a : Comportamenfo dei lipidi sierici nel soggetto normale e diabetico dopo cari-
co orale di glucosio. Relatori: PITTERA A., R u v o r . o F., D1 BLASI F., MASSARO L., D I W T O C. - Milazzo Gli AA. hanno determinato, in individui normali, in pazienti diabetici e in soggetti con ridotta tolleranza ai carboidrati, la lipemia totale, la trigliceridemia e la colesterolemia totale durante una prova di carico orale con glucosio. Ig stato rilevato come il carico di glucosio modifichi sensibilmente l'assetto lipidico del siero. Nei soggetti con metabolismo glicidico normale o con ridotta tolleranza al glucosio si osserva una curva discendente dei valori dei tre parametri studiati, con valori finali nettamente piü bassi di quelli basali. Nei pazienti diabetici, la risposta al carico è stata di due tipi: in molti casi essa è risultata analoga a quella del soggetto normale, pur differenziandosene per una piü rapida risalita dei valori dei tre parametri al termine della prova; in altri casi, invece, si è avuta una curva di tipo ascendente, pur non potendosi stabilire alcun rapporto con il tipo della risposta glicemica al carico di glucosio. L'effetto ipolipemizzante del carico di glucosio è apparso particolarmente evidente in taluni diabetici con alti livelli di lipidi totali ed elevata ipertrigliceridemia, nei quali si è assistito ad una brusca caduta dei valori (soprattutto di cluelli dei trigliceridi), accompagnantesi a progressiva riduzione della torbiditä del siero.
T e m a : Trigliceridi e pre-~-lipoproteine nel soggetto diabetico. Relatori: PITTE~A A., M a s s A ~ o L., DIVETO C., R u v o L o F., D1 BLASI F, - Milazzo Gli AA. hanno studiato, in 47 diabetici senili in compenso glicometabolico, i rapporti tra trigliceridi sierici e pre-/~-lipoproteine, allo scopo di in&gare con quale frequenza questi due parametri presentino modificazioni, di accertare l'esistenza di eventuali correlazioni con i livelli glicemici e di definire quali siano i quadri lipoproteici di piü frequente riscontro in tali pazienti. Tra i soggetti esaminati vi erano 4 diabetici con iperlipemia costituzionale (2 di tipo IV e 2 di tipo V). Ne1 53,3 % dei casi sono stati riscontrati livelli trigliceridemici nell'ambito delia norma; nei restanti soggetti era presente una modesta ipertrigliceridemia (ad eccezione dei 4 iperlipemici, in cui i valori dei trigliceridi sierici erano molto elevati). Nessun rapporto significativo è stato pos498
sibile stabilire con la entitä dei livelli glicemici. In una percentuale quasi eguale di casi (48,3 %) è stato osservato aumento delle pre-~-lipoproteine. Il quadro lipidico sierico è risultato normale nel 38,31 OB dei soggetti. I pazienti con alterato quadro lipidemico (61,69 %) appartenevano per il 12,76 % al tipo IV, per il 14,90 al tipo misto (IIb), per il 17,02 al tipo II e per il 4,25 % al tipo V. stata inoltre osservata una discreta percentuale (12,76 %) di diabetici con iper-pre-~-lipoproteinemia isolata normotrigliceridemica. Tema:
Alcuni rilievi sul metabolismo del fosforo nel diabete.
Relatori:
MassARÆ F., CaMANNI F., MOLINÆTTI G , M. - T o r i n o
In 7 pazienti diabetici insulino-dipendenti, di cui 5 giovanili, sono state studiate le relazioni esistenti tra i valori basali della glicemia, della fosforemia, dell'indice di escrezione dei fosfati e delI'ormone somatotropo. I prelievi di sangue sono stati eseguiti in giorni successivi, in condizioni rispettivamente di scarso e buon controllo metabolico. I dati confermano l'esistenza di una relazione inversa tra glicemia e fosforemia. Bassi livelli glicemici tendono infatti ad associarsi ad alti livelli fosforemici e viceversa. II coefficiente di correlazione è tuttavia apparso significativo solo in 5 casi. Per verificare se tale fenomeno è dovuto a modificazioni del riassorbimento renale dei fosfati, è stata studiata la relazione tra glicemia ed escrezione renale dei fosfati. E stata dimostrata l'esistenza di una correlazione positiva, peraltro non statisticamente significativa. Contrastanti sono i dati relativi alla documentazione di una correlazione tra glicemia ed ormone somatotropo. Tra fosforemia ed ormone somatotropo e tra ormone somatotropo ed indice di escrezione dei fosfati non sono stare riscontrate correlazioni significative. T e m a : Osservazioni clinico-metaboliche in soggetti con ereditarietä diabetica. R e l a t o r i : D'ONOFRIO F., SGAMBATO S., CRISTIANO L., I)EMPINELLO R., ROMIS RUFINO G. - N a p o l i
L.,
Gli AA. hanno condotto indagini clinico-metaboliche in soggetti con ereditarietä diabetica, per mettere in evidenza eventuali alterazioni del metabolismo glicolipidico e mucopolisaccaridico ed alterazioni vascolari. Le indagini bioumoraIi sono stare eseguite in condizioni basali e in corso di carico i.v. di glucosio sensibilizzato con desametasone (3 mg p.o.). In base ai risultati ottenuti, i soggetti esaminati sono stati distinti in 3 gruppi. Nel primo gruppo sono stati compresi soggetti con normale utilizzazione glicidica (K di Conard = 1,60), ma con insulinemia aumentata in condizioni basali e durante il test di tolleranza. I NEFA erano ai limiti della norma in condizioni basali, mentre diminuivano sensibilmente nel corso della prova. I livelli sierici di glucosamina aumentavano durante l'esecuzione del test, seguendo le stesse variazioni della curva glieemica. Nel secondo gruppo sono stati compresi soggetti con normale utilizzazione glicidica, ma con valori insulinemici che, elevati in condizioni basali, durante il test al glucosio aumentavano in modo piü tardivo e meno evidente. I NEFA, modicamente elevati in condizioni basali, subivano soltanto una diminuzione durante il test. La glucosaminemia aumentava in maniera evidente nel corso della prova. Nel terzo gruppo sono stati compresi i soggetti con utilizzazione glicidica notevolmente ridotta (K di Conard = 1) ed insulinemia che, elevata in condizioni basali, subiva un aumento tardivo e modesto durante il carico glicidico. La NEFAemia, anch'essa elevata in condizioni basali, diminuiva scarsamente, mentre la glucosaminemia, elevata in condizioni basali, aumentava in modo evidente durante il test. Questi soggetti, chiaramente affetti da diabete chimico, presentavano una maggiore incidenza di alterazioni microvascolari ( ~ 3 0 % ) e macrovascolari (N 15%). Viene avanzata l'ipotesi che, nei soggetti con ereditarietä diabetica, le lesioni vascoIari siano riconducibili, piü che a uno specifico danno genetico, ad una diversa espressivitä dinica della noxa dismetabolica ereditata. T e m a : Modalitä di risposta insulinemica alla infusione continua ipertonica di gluco-
sio nel normale e nel diabetico. R e l a t o r i : LUNETTA M., D1 BELLA D., RAMISTELLA F., MOTTA L. - C a t a n i a In 8 soggetti normali, in 4 obesi e in 17 diabetici, gli AA. hanno studiato il comportamento dell'insulinemia durante infusione prolungata (4 h) di soluzione glucosata ipertonica al 30 °B 499
(246 g di glucosio). Essi hanno potuto rilevare increzione insulinica superiore alla norma nell'obesitä semplice, ridotta nel diabete lieve (anche se accompagnato da sovrappeso), pressoché nulla nel diabete grave dell'etä adulta e nel diabete giovanile. Gli AA. concludono pertanto che anche il diabete lieve dell'etä adulta è caratterizzato da ridotta capacitä di risposta insulinica allo stimolo glicemico prolungato.
T e m a : Il comportamento delle ]asi sistoliche cardiache dopo in/usione rapida endo-
vena di I mg di glucagone nel normale e nell'obeso. Relatori: BONAVENTURA S., INFANTONE E., POLOSA P. - C a t a n i a In 6 soggetfi normali e in 6 pazienti affetti da obesitä essenziale, gli AA. hanno studiato, con metodo poligrafico, il comportamento delle fasi sistoliche, dopo infusione i.v. rapida di glucagone (1 mg). Nei controlli effettuati a 15, 30 e 60 min dalla somministrazione dell'ormone non sono state riscontrate modificazioni significative della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa e dei vari tempi di sistole. Ë stata costantemente rilevata tendenza all'aumento ünale, peraltro non significativo, del tempo di contrazione isometrica; gli AA. concludono pertanto che, pur mantenendosi l'indicazione all'uso del glucagone nelle situazioni cardiologiche di emergenza (shock cardiogeno, intossicazione da ~-bloccanti), l'utilitä del suo impiego sistematico nella insufücienza cardiaca cronica deve essere meglio precisata.
T e m a : Diabete mellito e cardiopatia ischemica. Relatori: ANTONINI F. M., BERTINI G., D'AL~SSAND~O A., FUMAGALLI C., MORI S.,
SCARSELLI ~.
-
Firenze
Su 319 pazienfi ricoverati neIl'Unitä di cura intensiva coronarica della Divisione Geriatrica di Firenze per infarto de1 miocardio in fase acuta, la condizione di diabete clinico è stata riscontrata ne! 27,1 oB delle donne e ne11'11,5 oB degli uomini. La casisfica è costituita da 232 maschi (etä media 60,6 anni) e da 87 feminine (etä media 69,4 anni). Da un punto di vista clinico è stato possibile individuare, accanto ai normoglicemici, un gruppo di soggetfi che, per i piü elevati livelli glicemici in rase acuta, per la maggiore frequenza di complicanze di tipo emodinamico e per una pih elevata mortalkä, sono in parte assimilabili al gruppo dei diabetici. Lo studio gascromatografico degli acidi grassi, dei fosfolipidi e degli esteri del colesterolo ha messo in evidenza, nei pazienti con infarto miocardico ed iperglicemia, un rapporto poliinsaturi/ saturi ridotto rispetto al valore che tale rapporto ha nei soggetfi normali. In tal senso, i pazienfi esaminafi presentavano piü un profilo di tipo arteriosclerotico che diabetico.
T e m a : Valutazione della funzione contrattile miocardica nei diabetici giovani me-
diante lo studio poligrafico di alcuni tempi sistolici del ciclo cardiaco. Relatori: MASOTTI G., MAMELI P., MARONGIU A., MAIOLI M. - Sassari Gli AA. hanno studiato 20 soggetti normali di etä compresa tra 18 e 35 anni di etä e 20 pazienti diabefici di etä corrispondente, senza segni di cardiopatia e ben equilibrati dal punto di vista metabolico. Mediante indagine poligrafica è stata studiata la contrattilitä miocardica a riposo e dopo sforzo (60 W per 3 min al cicloergometro). Le osservazioni sono state eseguite subito dopo lo sforzo e a distanza di 3, 6, 9, 12 e 15 min da esso. Nei diabefici si possono distinguere tre diversi comportamenti. Un primo gruppo è sovrapponibile ai controlli, un secondo è caratterizzato da un allungamento tardivo del tempo di contrazione isometrica, mentre nel terzo questo tempo, giä piü ]ungo del normale a riposo, presenta dopo sforzo un accorciamento che permane piü a lungo che nei controlli. I1 tempo di espulsione ventricolare non ha mostrato significative variazioni rispetto ai controlli. Si può pertanto affermare che in alcuni diabefici (2° gruppo) esiste un'alterazione della rase di recupero, anche se l'efficienza contrattile è normale. I soggetti del terzo gruppo presentano invece un lieve deficit della funzione contratfile a riposo, deficit che tuttavia, per motivi ancora da indagare (iperattivitä catecolaminica?, abbassamento delle resistenze periferiche?), non è piü rilevabile dopo sforzo.
500
T e m a : Voies nouvelles dans le traitement du coma diabétique. Relatori: D£1~oT M., ASSAN R., TCHOBROUTSKY G . - Paris Gli AA. ritengono che, per quanto riguarda i problemi terapeutici del coma, occorra innanzitutto compiere ogni sforzo per prevenirne l'insorgenza. Nel trattamento del coma, tre sono i punti che debbono essere tenuti particolarmente presenti: le dosi di insulina, la correzione dello squilibrio elettrolitico e la possibilitä di frenare la lipolisi. ]Per quanto riguarda la dose di ormone, gli AA. ritengono, sulla base della propria esperienza relativa a 300 casi, che si debbano iniettare subito 200 U di insulina, seguite da 100 U ogni ora. Gli squilibri elettrolitici richiedono la somministrazione massiva di liquidi con bicarbonato, Na, K e C1. La lipolisi può essere frenata con l'impiego di elevate dosi di acido nicotinico.
T e m a : La terapia medica della retinopatia diabetica. Relatori:
BIETTI G . B . , BISANTIS C. - R o m a
Alla luce delle attuali conoscenze sulla patogenesi della retinopatia diabetica, gli AA. passano criticamente in rassegna i mezzi terapeutici che è oggi giustificato usare nel trattamento di tale complicanza. Gli AA. si soffermano inohre sulla necessitä e sull'importanza di praticare una profilassi della malattia, nonché sull'opportunitä di associare alla terapia chirurgica un'adeguata terapia medica, sia preparatoria che collaterale. Infine, vengono riferifi i risuhati di un'indagine clinica condotta su 95 pazienti affetti da retinopatia diabetica, divisi in due gruppi e sottoposti rispettivamente a terapia con un nuovo capillaroprotettore (dobesilato di calcio) e con un anabolizzante di sintesi (trophobolene).
T e m a : Prime considerazioni a proposito di una campagna epidemiologica sul diabete
in un comune della provincia di Milano. Relatori:
POZZA G . , PAPPALETTERA A., GHII)óNI A., TOGNETTI A. - M i l a n o
In un comune della provincia di Milano è stata condotta, nel mese di giugno 1971, una campagna epidemiologica per il diabete, durata dieci giorni. I1 numero degli abitanti presentatisi per l'esame è stato di 6.129 su 7.250, pari ai1'84 54 % dei convocati. In tutti è stata determinata la glicemia 1 o 2 h dopo un pasto prestabilito. In tutti coloro che presentavano valori glicemici post-prandiali tra 120 e 200 mg% è stato effettuato un carico orale di glucosio (50 g); nel gruppo di soggetti con valori glicemici tra 160 e 200 mg% a distanza di 1 h dal carico di glucosio è stato eseguito il test i.v. alla tolbutamide, con dosaggio ddl'insulinemia.
Tema:
Risultati di uno screening per il diabete mellito sulla popolazione di un coraune (BG) con oltre 100.000 abitanti.
Relatori: ROBBA L., MARCHIAI~O G . - B e r g a m o Dal 2 al 10 ottobre 1971 sono stati esaminati a Bergamo circa 35.000 soggetti, selezionati in tutta la popolazione tra le classi di « maggior rischio », cioè piü esposte al diabete. Con strisce reattive enzimafiche, lette da apposito reflettometro, è stato eseguito il dosaggio della glicemia post-prandiale dopo pasto standard. I risuhati ottenuti sono stati cosl classificati: 1) soggetfi normali, ossia in equilibrio glicometabolico; 2) soggetti sospetfi, riconvocati per essere sottoposti ad una prova di carico orale con glucosio il mattino seguente; 3) soggetti con valori chiaramente patologici, segnalati direttamente aX medico curante. Sono stati complessivamente idenfificati circa 1.000 casi tra diabefici nofi, diabetici ignorafi e soggetti con aherazioni lievi de1 metabolismo glicidico. 501
T e m a : La nostra esperienza in tema di retinopatia diabetica. Relatore:
D'AGosTINO W . A. - N a p o l i
L'evoluzione della retinopafia è stata seguka per anni in un gruppo di pazienti affetti da malattia diabetica di differenti tipo, gravitä e durata. L'A. conclude che i risultati piü incoraggianti si ottengono attraverso la migliore correzione del maggior numero possibile di deviazioni metäboliche evidenziate nel singolo caso per mezzo della piü razionate terapia antidiabetica.
T e m a : Studio sperimentale e clinico di un nuovo antidiabetico orale (RO 6-4563). Relatori:
TORRI A., ZANNI A. - M o d e n a
Gli AA. hanno studiato un bornil-derivato della sulfanilurea, dotato di efficacia ipoglicemizzante ne11'uomo. Essi hanno osservato, dopo somministrazione i.v. di RO 6-4563, valori insulinemici normalmente elevati. A tale andamento dell'IRI corrisponde una piü evidente caduta glicem{ca.
T e m a : La nostra esperienza terapeutica con un nuovo ipoglicemizzante orale (RO
6-4563) in un gruppo di diabetici dell'etä adulta. R e l a t o r i : D'AGATA R., MA~RO E., PEZZlNO V. - Catania Gli AA. riferiscono i risultati clinico-terapeutici ottenuti con RO 6-4563 in un gruppo di diabefici di ambo i sessi.
T e m a : Risultati deUa sperimentazione clinica di un nuovo preparato di associazione
di glibenclamide e fenetilbiguanide. R e l a t o r e : PAROm F. A. - G e n o v a
L'A. ha sperimentato, in oltre 50 pazienti, una nuova associazione di glibenclamide e fenetilbiguanide. In un gruppo di pazienti con diabete di recente insorgenza, con valori glicemici superiori a 250 mg% e glicosuria di oltre 25 g/l, è stata ottenuta rapida normalizzazione dell'equilibrio glicometabolico. In un altro gruppo di diabetici giä trattati per anni con insulina è stato possibile rinunciare all'impiego dell'ormone o ridurne a meno deIla metä la posologia. Nei soggetti precedentemente trattati con altri antidiabetici e divenuti successivamente resistenti, l'associazione si è per lo piü dimostrata in grado di ristabilire l'equilibrio metabolico. Soltanto in 2 casi si è osservata scarsa sensibilitä al farmaco. Le dosi impiegate variavano da 4 a lA compressa/die. G!i effetti secondari sono stati praticamente assenti. I controlli eseguiti non hanno dimostrato significative variazioni della crasi ematica e delle funzionalitä parenchimali.
Tema:
Effetto dell'associazione tolazamide-/enetilbiguanide (PBI) sulla funzionalitä piastrinica, nel soggetto diabetico.
Relatori:
ANTONINI F. M., ANDREANI G . F., PETRUZZI E., TINTI P. - F i r e n z e
La sperimentazione, in 40 pazienti di ambo i sessi affetfi da diabete florido, di un'associazione tolazamide-fenetilbiguanide ha permesso di evidenziare, oltre all'ottima tollerabilitä del preparato, l'azione euglicemizzante della tolazamide, potenziata in particolari casi da un effetto ipolipemizzame e normalizzatore della crasi piastrinica. 502
Tema: Indagine epidemiologica sul diabete condotta a Fiano Romano. Relatori: MONTENERO P., PEDICINO V., VITALI E . D . - R o m a Un dépistage del diabete è stato eseguito nella localitä di Fiano Romano. I1 collettivo esaminato era composto da 488 soggetti ultraventenni di ambo i sessi, nei quali veniva praticato un test al glucosio. Risultati anormali sono stati osservati nel 17,7 % dei casi. Inoltre, nel 5,2 % dei soggetti sussistevano gli estremi per formulare, anche in assenza di turbe del metabolismo glicidico, la diagnosi di diabete potenziale. Ulteriori e piü fini accertamenti, in corso di attuazione, consentiranno un piü compiuto inquadramento nosografico dei casi con anormale risposta al test al glucosio. S.M.
Nei giorni 29 e 30 marzo 1972 si è svolta in Capri la V I Capri Conference organizzata dalla Casa Editrice « I L P O N T E » di Milano. Argomento della V I Capri Conference è stato: NUTRITION AND DIABETES MELLITUS. Conference Chairmen erano i Profi. E. R. Froesch (Zürich) e J. Yudkin (London). Le 6 riunioni nelle quali era articolato il Congresso hanno avuto come Chairmen: E. F. Pfeiffer (Ulm/Donau), J. Yudkin (London), D. A. Pyke (London), H. Keen (London). C o m ' è tradizione, oltre ai Membri dell'Editorial Advisory Council di A C T A D I A B E T O L O G I C A L A T I N A , erano presenti solamente coloro che, su invito personale dei Conference Chairmen, avevano avuto l'incarico di svolgere le varie relazioni. I1 programma era cosi articolato: I
NUTRITION AND METABOLISM (NUTRIZIONE E METABOLISMO) Chairman: E. R. FROESCH E. BLÄZQISEz,T. SUGASE,M. BLÄZQUEZ,P. P. Foä: The Ontogeny of Metabolic Regulation in the Rat, with Special Reference to the Development oB Insular Function (L'ontogenesi della regolazione metabolica nel ratto, con parficolare riferimento allo sviluppo della funzione insulare). Discussion (Discussione). W. E. DOLIN, G. C. GEtRITSEN: Interaction of Genetics and Environment on Diabetes in the Chinese Hamster as Compared with Human and Other Diabetic Animal Species (Interazioni genetiche ed ambientali sul diabete de1 criceto cinese in confronto a quello dell'uomo e di altre specie animali diabefiche). Discussion (Discussione). D. P. CAMERON,M. ÆMHERDT,L. ORcI, R. DE PEYER, W. STAUFFACHER:Biochemical and Morphological Studies of Immunoreactive Insulin Secretion in Spontaneous and Acquired Obesity and~of Hyperglycemia in Rodents (Studl biochimici e morfologici della secrezione di insulina immunoreatfiva nell'obesitä spontanea e acquisita e/o nella iperglicemia dei roditori). Discussion (Discussione). S. SAILEm Hyperlipidemia and Diabetes Mellitus in Relation to Nutrition (Iperlipidemia e diabete mellito in rapporto alla nutrizione). Discussion (Discussione). E. O. BALASSE: Ketone Bodies as Fuel and their Utilization by Tissues of Normal and Diabetic Animals (Corpi chetonici come substrafi energefici e loro ufilizzazione da parte dei tessufi di animali sani e diabetici). Discussion (Discussione). 503
E. B. MARLISS, T. T. AOKI: Hormonal Regulation of Amino Acid Metabolism in Man. Relation to Fasting and other Physiologic and Pathologic States (Regolazione ormonale de1 metabolismo degli aminoacidi nell'uomo. Rapporti con il digiuno e con altre situazioni fisiologiche e patologiche). Discussion (Discussione). II INTERACTION OF NUTRIENTS AND HORMONES (INTERAZIONE TRA ALIMENTI ED ORMONI) Chairman: E. F. PFEIFFER E. F. PFEIFFE~, R. D. FUSSCÄNCER, S. RAP~rlS: Gastrointestinal Hormones and Islets Function (Ormoni gastrointestinali e funzione insulare). Discussion (Discussione). J. S~'EINKE:Influence o~ Carbohydrates and Fat on the Secretion oB Insulin and Growth Hormone (Influenza dei carboidrati e dei grassi sulla secrezione di insulina e di ormone della crescita). Discussion (Discussione). J. C. FLOyI)Jr., S. S. FAJANS,R. F. KNOPF, S. PECK, J. W. CONN: Influence oB Proteins on Insulin Secretion (Influenza delle proteine sulla secrezione insulinica). Discussion (Discussione). D. E. SCI~TEINGART,J. W. CONN: Dietary Protein and Corticosteroid Secretion (Proteine deHa dieta e secrezione di corticosteroidi). Discussion (Discussione). R. ASSAN,G. TCHOBROUTSKY,A. TIENGO: Influence of Some Nutrients and MetaboIie Substrates on Glucagon Secretion (Influenza di alcuni alimenti e substrati metabolici sulla secrezione di glucagone). Discussion (Discussione). E. L. BIERMAN: The Effect o] a Carbohydrate-Rich Diet on Glucose Tolerance and Insulin Secretion in Diabetic Subjects (Effetto di una dieta ricca in carboidrati sulla tolleranza al glucosio e sulla secrezione insulinica in soggetti diabetici). Discussion (Discussione). III RELATION BETWEEN DIABETES, OBESITY, ARTERIOSCLEROSIS AND NUTRITION (RAPPORTI TRA DIABETE~ OBESITÄ~ ARTERIOSCLEROSI E NUTRIZIONE) Chairman: J. YUDKIN Discussion (Discussione). K. M. WEST: Epidemiologic Evidenee Linking Nutritional Factors to the Prevalence and ManiBestations of Diabetes (Prove epidemiologiche sulla concatenazione tra fattori nutritivi e prevalenza e manifestazioni del diabete). Discussion (Discussione). W. CREUTZFELDT,E. PERINGS: IS the Infrequency of Vascular Complications in Human Secondary Diabetes Related to Nutritional Factors? (La non frequente presenza di complicanze vascolari nel diabete secondario umano è in relazione a fattori nutritivi?). Discussion (Discussione). R. MAHLER: The Relationship between Eating and Obesity (Il rapporto tra alimentazione ed obesitä). Discussion (Discussione). A. LAm-IA~T:Myatonic Diabetes (Prader-Labhart-Willi-Syndrome), Obesity and Vascular Complications (Diabete miatonico (sindrome di Prader-Labhart-Willi), obesitä e complicazioni vascolari). Discussion (Discussione). IV SPECIAL LECTURE (CONFERENZA PARTICOLARE) Chairman: J. YUDKIN J. T. SILV~~STONE: Psychology of Appetite (Psicologia dell'appetito). Discussion (Discussione). 504
V THE DIETETIC TREATMENT OF DIABETES (TRATTANIENTO DIETETICO DEL DIABETE) Chairman: D. A. PgKE
D. A. t~KE: The Dietetic Treatment of Diabetes. Current Aspeets (I1 trattamento dietetico del diabete. Aspetti attuali).
Discussion (Discussione). H. MEHNEI~T: Dietary Treatment of Diabetes Mellitus. Practical Aspects (Trattamento dietetico del diabete mellito. Aspetti pratici).
Discussion (Discussione). A. TEIJSCHEIt: Modern Teaching Methods in Dietetic Instruction (Modemi metodi di insegnamento nell'istruzione dietetica). Discussion (Discussione). VI PANEL DISCUSSION: PROVOCATION AND PREVENTION OF DIABETES BY NUTRITION (TAVOLA ROTONDA: INDUZIONE E PREVENZIONE DEL DIABETE PER MEZZO DELLA NUTRIZIONE) Cbairman: H. XEEN W. STAUFFACHER,L. ORCI, E. MARLISS,D. P. CAMERON: Nutritional Influences on Hyperglycemic
Syndrome in Laboratory Rodents: Suggested Usefulness o/an 'Underdeveloped' Area of Research (Influenza della nutrizione su sindromi iperglicemiche in roditori di laboratorio: vantaggi proposti da un campo di ricerca «sottosviluppato»). G. C. GERglTSEN, W. E. DULIN: Effect of Diet Restriction on Onset of Development of Diabetes in Prediabetic Chinese Hamsters (Effetto della restrizione dietetica sulla comparsa delle manifestazioni diabetiche in criceti cinesi prediabetic). Diseussion (Discussione). J. YIJDKIN: Provocation and Prevention of Diabetes by Nutrition (Induzione e prevenzione del diabete per mezzo della nutrizione). Diseussion (Discussione). J. D. BAII~D:Diet and the Development of Clinical Diabetes (Dieta e comparsa del diabete clinico). Discussion (Discussione). J. M. STOWERS: Provocation and Prevention of Diabetes by Nutrition (Induzione e prevenzione del diabete per mezzo deUa nutrizione). Discussion (Discussione). R. J. JA~RETT: Nutrition and the Complications of Diabetes (Nutrizione e complicanze del diabete). Diseussion (Discussione). J. TERPSTRA, J. BI~UINSSLOT,P. L. M. VAN DE SANDE, J. K. ]RADDER: Effect of Treatment o/Latent Diabetes on Foetal Mortality (Effetto del trattamento del diabete latente sulla mortalitä fetale). Discussion (Discussione). SUMMARY OF THE VI CAPRI CONFERENCE (SINTESI DELLA VI CAPRI CONFERENCE)
J. JUDKIN I. NUTRIZIONE E METABOLISMO Tema: L'ontogenesi della regolazione metabolica nel ratto, con particolare riferi-
mento allo sviluppo della ~unzione insulare Relatori: BLÄZQUEZ E., SUGASE T., BLÄZQUEZ M., FoÄ ~. P. - Detroit Le modificazioni ormonali, enzimatiche e metaboliche che si verificano nel ratto durante la gestazione, al momento della nascita e helle prime settimane di vita possono essere distinte in
505
quattro fasi. La prima rase, che si svolge durante l'ultima parte della gravidanza e che ha termine al momento della nascita, riflette il grado di preparazione individuale al periodo critico che intercorre tra la perdita dell'apporto nutritivo placentare e l'inizio dell'allattamento, È il tempo in cui l'animale, per il quale lo stato parassitario aveva fino a quel momento provveduto non soltanto alle sue necessitä immediate, ma anche a quelle future, apprende che il digiuno rappresenta il primo passo verso la vita indipendente. La crescita può essere ripresa non appena questo stato di emergenza viene superato e la <«prima zuppa » della vita fornisce il nutrimento necessario e stimola la secrezione di insulina indispensabile a che questo sia utitizzato in maniera ottimale. Questo momento caratterizza l'inizio della seconda fase, della durata di circa 20 giorni, durante la quale l'aumento del rapporto glucagone/insulina si oppone alla modica ipoglicemia neonatale e alle sue conseguenze potenzialmente gravi, fornendo la maggior parte del glucosio necessario a partire da precursori non glicidici, in un animale che consuma una dieta lattea ad elevato contenuto in grassi. Nella terza fase, rappresentata dal periodo tra il 21 ° ed il 45 ° giorno di vita, molti dei processi endocrini e metabolici caratteristici della seconda rase si invertono: il rapporto glucagone/insulina diminuisce, ta lipolisi cede il posto alla lipogenesi e la glicogenolisi alla glicogenosintesi; è un periodo di cresdta rapida. La quarta rase ha inizio all'etä di 45 giorni, allorché l'animale si è completamente adattato ad un regime ricco in carboidrati, quale è quello degli animali di laboratorio.
Tema:
Interazioni genetiche ed ambientali sul diabete del criceto cinese in con/ronto a quello dell'uomo e di altre specie animali diabetiche.
R e l a t o r i : DULIN W . E., GERRIT8EN G . C. - K a l a m a z o o Che nel diabete dell'uomo e di numerosi animali di laboratorio vi sia una componente genetica è quasi generalmente accettato. Molta confusione esiste per quanto concerne il meceanismo dell'ereditä diabetica nell'uomo; molti sono infatti i problemi connessi con l'interpretazione dei numerosissimi dati raccolti e con l'impossibilitä di tenere sotto contro!lo le influenze ambientali. I risultati sono piü attendibili negli animali di laboratorio, in quanto è possibile controllare con maggiore facilitä l'ambiente, eseguire incroci e pianificare le sperimentazioni in maniera piü corretta, La notevole eterogeneitä di questa malattia, quale risultante di fattori genetici ed ambientali, rende assai complesso il problema della comprensione della trasmissione ereditaria. Nell'uomo, la variazione del fenotipo per la presenza di fattori genetici è dimostrata dalle differenze nell'espressivitä del diabete che si osservano in gruppi geneticamente omogenei. Anche le specie di laboratorio mostrano una eterogeneitä genetiea, poiché è stato dimostrato che meccanismi genetici differenti danno luogo a tipi di diabete diversi, seppure con qualche aspetto comune. Di conseguenza, la sindrome diabetica presenta un'ampia variabilitä e può essere il risultato di numerose mutazioni genetiche individuali. Anche l'ambiente nutrizionale contribuisee alla eterogeneitä del diabete, poiché cambiamenti nella dieta modificano la gravitä della malattia in tutte le specie. Fino a quando i complessi fattori ambientali non saranno chiariti e la lesione o le lesioni genetiche di base definite, vi sono poche speranze di giungere all'identificazione dell'esatto meccanismo di trasmissione ereditaria di questa sindrome.
Tema:
Stud2 biochimici e moßologici della secrezione di insulina immunoreattiva nell'obesitä spontanea e acquisi~a e/o nell'iperglicemia dei roditori.
Relatori:
CAMERON D. P., AMHERDT M., ORCI L., DE PEYER R., STAUFFACHER W. - Melbourne e Genève
Gli AA. hanno eseguito studi cinetici sulla liberazione di insulina immunoreattiva (IRI) in topi obesi obob, DBM e trattati con tioglucosio d'oro (GTG), in idonei animali di controllo di peso normale e in topi spinosi (Acomys cahirinus). I topi obesi obob, DBM e GTG con valori glicemici a digiuno inferiori a 150 mg % mostravano quadri insulino-secretorl di base piü simili a quelli che si riscontrano nell'obesitä che non a quelli rilevabili nel diabete umano; negli animali con livelli basali di ormone elevati, la liberazione iniziale successiva alla stimolazione era estremamente rapida e massiva e si avevano aumenti prolungati dell'IRI plasmatica. I topi DBM con eoncentrazioni glicemiche a digiuno marcatamente elevate mostravano invece, malgrado la presenza di alti livelli basali di IRI, una compromissione dapprima della liberazione iniziale e, suceessivamente, di entrambe le fasi secretorie in risposta al glucosio i.v. In netto contrasto con ciò, l'Acomys cahirinus obeso presentava normali livelli basali di IRI ed alterata risposta alla stimolazione con numerose sostanze secretagoghe; questa anomalia interessava entrambe le fasi della liberazione ormonale. Studl morfologici condotti nei topi DBM con evidente iperglicemia hanno permesso di rilevare chiari segni di degranulazione delle cellule B, soprattutto a livello del complesso di Golgi, oltre a marcata dilatazione del reticolo endoplasmatico ruvido contenente il prodotto di secrezione. 506
Tali reperti sono stati considerati espressione di sintesi e di liberazione molto attive di IRI. Nell'Acomys cahirinus esistevano segni morfologici indicativi di un'alterata liberazione di IRI, rappresentati da ipergranulazione delle cellule B e da frequente presenza di vacuoli autofagici, all'interno dei quali è stata ripetutamente osservata dissoluzione dei nucleo centrale del granulo. Questi dati indicano che il difetto nella liberazione precoce di IRI non ha importanza patogenetica primaria helle sindromi obesitä-iperglicemia-iperinsulinemia, mentre le due fasi (precoce e tardiva) della liberazione dell'ormone possono essere deficitarie anche nella colonia di Acomys cahirinus « normoglicemici » di Ginevra. Queste sindromi dei roditori sembrano fornire una varietä di modelli di notevole utilitä potenziale per lo studio del contributo relativo spettante ai fattori genetici e a quelli ambientali nel determinismo delle anomalie della liberazione di IRI che si osservano nell'obesitä e nel diabete dell'uomo.
T e m a : Iperlipidemia e diabete mellito in rapporto alla nutrizione. Relatore:
SAILEg S. - I n n s b r u c k
La frequente coesistenza di obesitä, iperlipemia e diabete mellito indica che questi sintomi sono tra loro strettamente connessi. Numerosi studi dimostrano infatti che tali fattori si influenzano reciprocamente. Assai importante è il ruolo dell'insulino-resistenza e dell'iperinsulinismo. La diminuzione dell'apporto calorico rappresenta la misura terapeutica piü efficace, in quanto riduce l'iperlipemia, la glicemia, il peso corporeo e la resistenza all'insuIina.
Tema:
Corpi chetonici come substrati energetici e loro utilizzazione da parte dei tessuti di animali sani e diabetici.
Relatore:
BALASSE E. O . - B r u x e l l e s
A1 fine di misurare la velocitä di trasporto e di ossidazione dei corpi chetonici, del glucosio e dei NEFA in varie condizioni, gli AA. hanno eseguito studi con traccianti in cani normali e pancreatectomizzati, giungendo alle seguenti conclusioni: 1) la capacitä dei tessuti extraepatici di rimuovere dal sangue i chetoni risulta ridotta nel diabete; negli animali normali, per converso, l'insulina e il glucosio ne stimolano la captazione e l'ossidazione; Questi dati in vivo avvalorano il concetto che i chetoni costituiscano i substrati « preferenziali » per la produzione di energia.
Tema:
Regolazione ormonale del metabolismo degli aminoacidi nell'uomo. Rapporti con il digiuno e con altre situazioni fisiologiche e patologiche.
R e l a t o r i : MARLISS E. B., AOKI T. T. - G e n è v e Gli AA. hanno riesaminato le interrelazioni tra il metaboIismo degli aminoacidi ed il flusso di questi tra i vari organi in vitro, nel contesto delle risposte ormonali a diverse situazioni fisiologiche e patologiche. In condizioni di alimentazione, la disponibilkä degli aminoacidi assorbiti per la sintesi di glucosio o di proteine dipende in larga misura dalle risposte secretorie de]l'insuIina e d e l glucagone. Quest'ultima sembra essere condizionata dalla precedente composizione della dieta. Nelle fasi iniziali de1 digiuno, la diminuzione della secrezione di insulina e l'aumento di quella de1 glucagone favoriscono la conversione degli aminoacidi endogeni in giucosio, necessario per la sopravvivenza. Appena questa richiesta totale di glucosio diminuisce, la liberazione di aminoacidi da1 muscolo (la piü importante sede di « immagazzinamento ») diminuisce essa pure, con un meccanismo finora non completamente chiarito. Tuttavia, il fabbisogno di una certa quantitä di insulina in questa fase è dimostrata da11'incapadtä di alcuni diabetici di raggiungere un simile adattamento. Durante l'esercizio fisico, all'aumentato consumo di energia da parte del muscolo provvede in parte il recycling dei substrati aminoacidi dal muscolo al fegato, ove glucosio viene formato per essere nuovamente inviato al muscolo. A una tale risposta contribuisce l'alterata secrezione di insulina, di glucagone e, forse, di catecolamine. Gli AA. passano anche in rassegna le caratteristiche alterazioni del metabolismo degli aminoacidi negli stress, ne11'obesitä e ne1 diabete, nonché le loro correlazioni con la modificata secrezione ormonaXe. 507
II. INTERAZIONE
TRA ALIMENTI
ED ORMONI
T e m a : Ormoni gastrointestinali e ]unzione insulare. Relatori: PFEIFF~R E. F., FtSSSG;~~GER R. D., RAPTIS S. - U l m / D o n a u L'antica concezione di Bayliss, Starling e Dale ha assunto nnovo valore dopo la dimostrazione che la secretina, la pancreozimina, la gastrina, l'enteroglucagone ed un fattore non identificato presente nella mucosa intestinale sono in grado di stimolare la secrezione insulinica sia in vivo che in vitro. Nei diabetici anziani, sia la secretina che il glucagone determinano un notevole miglioramento dell'insufficiente rispostä insulinica alla somministrazione i.v. di glucosio e di tolbutamide. Nell'insufficienza pancreatica esocrina da pancreatite cronica, nè la secretina nè la pancreozimina provocano alcuna risposta insulinica, sia pure di lievissima entitä. In questi pazienti, inoltre, la risposta insulinica, normalmente pi~ intensa dopo somministrazione orale di glucosio che dopo iniezione i.v., è de1 tutto assente. La stessa incapacitä di risposta delle cellnle B alla secretina si osserva in ratti con insu~icienza pancreatica esocrina sperimentalmente indotta e, per quanto riguarda la secretina, la gastrina ed il glucagone, anche in isole isolate di ratto esposte a11'azione insulino-stimolante degli entero-ormoni. Pertanto, il tessuto pancreatico esocrino potrebbe risultare essenziale ai fini dell'efficacia della stimolazione della secrezione insulinica ad opera degli ormoni intestinali. Di conseguenza, si ritiene che la contemporanea presenza di alcuni ormoni intestinali e di quantitä su~ficienti di tessuto pancreatico esocrino integro sia in grado di mediare l'azione specifica degli alimenti ingeriti su di un entero-recettore delle cellule B. In condizioni normali, l'attivazione del glucorecettore delle cellule B da parte del glucosio provoca la secrezione di ulteriori quantitä di insulina prontamente mobilizzabile. Le complesse interazioni tra cellule pancreatiche endocrine ed esocrine e certe zone dell'intestino possono svolgere un ruolo nella regolazione fine delle risposte insulari primarie all'ingestione di alimenti e delle modificazioni metabofiche ed ormonali che ne conseguono.
T e m a : Influenza dei carboidrati e dei grassi sulla secrezione di insulina e di ormone
della crescita. Relatore: STEINKE J, - B o s t o n L'A. ha discusso i seguenti punti: 1) le conseguenze metaboliche ed ormonali indotte dalla somministrazione orale di glucosio, ivi compresi alcuni dati recenti sulle modificazioni acute dei trigliceridi e de1 colesterolo; 2) gli effetti generali dell'insulina sul tessuto adiposo; 3) il ruolo degli acidi grassi nella secrezione di insulina; 4) la possibile importanza della via metabolica del sorbitolo per la secrezione dell'ormone; 5) il ruolo de11'ormone della crescita ne1 corso del digiuno ed in risposta all'ipoglicemia indotta (con un breve commento sulla possibile somiglianza tra fattore solfatante ed attivitä insulino-simile non sopprimibile); 6) l'utilitä dei trigliceridi a media catena in certi tipi di diabete pancreatico.
T e m a : Influenza delle proteine sulla secrezione insulinica. Relatori: FLOYD J, C. Jr., FAJANS S. S., KNOPF R. F., PEK S., CONN J. W . - A n n A r b o r L'ingesfione di proteine determina liberazione di insulina in misura proporzionale all'entitä del pasto. Un gran rmmero di aminoacidi stimolano la liberazione dell'ormone, alcuni tra essi agendo in maniera sinergica. L'aumento post-prandiale dei livelli ematici di alcuni anainoacidi costituisce uno stimolo fisiologico per la secrezione insulinica. La liberazione dell'ormone indotta dagli aminoacidi segue un andamento bifasico e non è sempiicemente funzione dei livelli aminoacidemici. La fase precoce di liberazione si ren& evidente allorché l'arginina raggiunge ne1 plasma concentrazioni 0,02 mM. Dopo infusione di 30 g di questo aminoacido durante un periodo di 4 h, si osserva, a partire dalla fine della 1~ h, una dissociazione tra argininemia ed insulinemia: la prima continua ad aumentare, mentre la seconda diminuisce. La stessa relazione tra leucina plasmatica o azoto aminico ed insulinemia si osserva dopo un pasto proteico. Ne1 diabete di lieve entitä, la liberazione di insulina indotta da proteine ed aminoacidi è inferiore alla norma; tuttavia, quella precoce (I fase) indotta dall'arginina si mantiene naeglio di quella indotta dal glucosio. Taluni aminoacidi agiscono sinergicamente con il glucosio nel provocare la secrezione dell'ormone; ciò costituisce una base razionale per la presenza sia di proteine che di carboidrati nei pasti dei pazienti affetti da diabete dell'etä matura. La risposta endocrina all'alimentazione proteica comprende la secrezione di insulina, di glucagone e di ormone della crescita. 508
T e m a : Proteine della dieta e secrezione di corticosteroidi. Relatori: SCHT~INGART D. E., CONN J. W . - A n n A r b o r Gli AA. hanno studiato il metabolismo del cortisolo in 20 soggetti obesi sottoposti a diete ipocaloriche e ad elevato o basso contenuto in proteine. Le diete ipoproteiche determinano riduzione della filtrazione glomerulare (GFR) e della secrezione (CSR) e del turnover (CTR) del cortisolo e d e i 17-OHCS urinari, mentre i 17-OHCS plasmatici non subiscono variazioni. A1 contrario, i regimi iperproteici provocano aurnento del CSR e d e i 17-OHCS urinari (e forse anche di quelli plasmatici), senza influenzare il CTR. In assenza di restrizione calorica, l'effetto predominante dello scarso apporto proteico consiste in una riduzione del CSR, mentre le diete iperproteiche determinano aumento del GFR e d e i 17-OHCS urinari. Le modificazioni descritte sono probabilmente dovute agli effetti delle proteine sul GFR e/o sul CSR, pur variando in funzione delle quantitä relative di proteine e di ealorie nella dieta.
T e m a : Influenza di alcuni alimenti e substrati metabolici sulla secrezione di glucagone, Relatori: ASSaN R., TCHOBROUTSKY G . , TIENGO A. - Paris e P a d o v a Gli AA. hanno studiato l'influenza di alcune sostanze nutritive e di alcuni substrati sulla secrezione di glucagone nell'uomo, nel ratto e nel pancreas perfuso di ratto. Nell'uomo, l'infusione i.v. di arginina provoca una risposta glucagonica di elettiva origine pancreatiea. Questa risposta è piü marcata nei pazienti diabetici che nei soggetti con normale tolleranza al glucosio. I1 sovrappeso e l'iperfagia abituale non influenzano la risposta della eellula A2 all'arginina. Un periodo di digiuno della durata di 3 giorni aumenta la risposta glucagonica all'arginina nei soggetti normali ed obesi, ma non nei pazienti diabetici. Questo aumento indotto dal digiuno viene solo in parte corretto dalla somministrazione i.v. rapida di glucosio. Nel ratto, la somministrazione intragastrica o i.p. di 8 differenti aminoacidi provoca anch'essa una risposta del glucagone. Viceversa, la somministrazione di zuccheri per via digestiva riduce la secrezione dell'ormone di origine pancreatica ed induce una elettiva stimolazione di quello intestinale. La somministrazione parenterale di Iattato di sodio e di acido lattico stimola la secrezione glucagonica. L'effetto specifico dell'arginina e d e l lattato di sodio sulla funzione della cellula A2 può essere dimostrato nel preparato di fegato isolato e perfuso di ratto. Gli AA. giungono pertanto alle seguenti conclusioni: 1) l'utilizzazione del glucosio, piuttosto che il livello glicemico, contribuisce alla regolazione della risposta della cellula A2 all'arginina; 2) l'effetto degli aminoacidi e d e l lattato può essere inserito in un quadro regolatorio che agisce sul sistema gluconeogenetico; 3) la possibile influenza sulla secrezione glucagonica dell'assunzione della dieta e della sua composizione, nonché quella del sistema nervoso glucosio-dipendente, richiedono uheriori studl.
Tema:
Effetto di una dieta ricca in carboidrati sulla tolleranza al glucosio e sulla secrezione insulinica in soggetti diabetici.
Relatore: BIERMAN t~. L. - Seattle Quando vengono alimentati ton diete ricche in carboidrati (a paritä di valore ealorico totale), gli individui normali, i soggetti affetti da diabete lieve ed i pazienti diabetid in trattamento presentano valori glicemici a digiuno piü bassi e mostrano miglioramento della tolleranza al glucosio p.o. e i.v. I piü bassi livelli insulinemici di base e la diminui~a risposta insulinica al glucosio orale fanno ritenere che questa dieta accresca la sensibilitä all'insulina, mentre l'aumento della risposta insulinica acuta alla stimolazione rapida con glucosio i.v. suggerisce un effetto sulla cellula 13. L'adattamento ad una dieta iperglicidica sembra dunque avere due conseguenze: 1) aumentata efficienza dell'utilizzazione dei carboidrati alla periferia, probabilmente in rapporto con un adattamento enzimatieo; 2) accresciuta liberazione acuta di insulina nei soggetti normali e nei pazienti diabetici con glicemia normale a digiuno. Questi risuhati lasciano pensare che la disponibilitä di insulina endogena od esogena sia necessaria per migliorare il metabolismo glicidico in corso di diete isocaloriche ad elevato contenuto in carboidrati.
509
III. RAPPORTI
Tema:
TRA DIABETE, OBESITÄ, ARTERIOSCLEROSI E NUTRIZIONE
Prove epidemiologiche sulla concatenazione tra /attori nutritivi e prevalenza e mani/estazioni del diabete.
Relatore: W e s t
K. M . - O k l a h o m a City
Stud~ epidemiologici recenti hanno permesso di rilevare l'esistenza di correlazioni tra numerosi fattori nutrizionali e il diabete, comprese la sua prevalenza e le sue manifestazioni. La frequenzä del diabete nell'adulto è correlata in maniera significativa con il consumo di zucchero. Alcuni dati incompatibili con questa associazione indicano la possibilitä che il rapporto sia parzialmente o totalmente incidentale, o che gli effetti negativi dello zucchero siano attribuibili alla tendenza all'adipositä delle popolazioni che ne ingeriscono grandi quantitä. I dati epidemiologici avallano il concetto secondo cui la pinguedine, indipendentemente dalla sorgente di calorie, sarebbe un fattore determinante di notevole importanza per il rischio di diabete nell'adulto, fattore che probabilmente permette di spiegare differenze di prevalenza dell'ordine di dieci volte. Gli studi epidemiologici hanno considerevole importanza per chiarire il ruolo della nutrizione nella patogenesi de1 diabete e delle sue manifestazioni.
Tema:
La non frequente presenza di complicanze vascolari nel diabete secondario umano è in relazione a/attori nutritivi?
Relatori: C~eUTZFELDT W . , PE•INGS
E. - G ö t t i n g e n
L'angiopätia diabetica (retinopatia e glomerulosclerosi) è presente nel diabete secondario a pancreatectomia totale, pancreatite cronica ed emocromatosi. Secondo recenti statistiche ottenute con controlli comparabili, la sua frequenza e gravitä è tuttavia minore che nelle forme di diabete idiopatico su base genetica. La ragione di ciò è stata ricercata nella piü breve sopravvivenza e nella minore predisposizione genetica all'angiopatia diabetica dei soggetti affetti da diabete secondario. Gli AA. avanzano l'ipotesi che la benignitä e la raritä della retinopatia siano dovute a fattori nutrizionali, in rapporto con l'insufficienza pancreatica esistente in tutti e tre i tipi di diabete secondario. Tale ipotesi è confortata dall'osservazione che la concomitanza di diabete e di malassorbimento da sprue idiopatica si oppone allo sviluppo dell'angiopatia diabetica. Se ulteriori studi clinici e sperimentali avvaloreranno questo modo di redete, sarä possibile prevenire tali complicanze per mezzo di misure dietetiche o deIl'induzione di un ma!assorbimento.
T e m a : Il rapporto tra alimentazione ed obesitä. Relatore: MAHLER R. - Cardiff La frequenza dei pasti influisce notevolmente sull'incremento ponderale, specialmente in quei soggetti che hanno tendenza ad aumentare di peso, come dimostrato dallo spessore delle pliche cutanee. In questi soggetti, l'entitä dl tale incremento ed ii grado della risposta insulinica alla somministrazione orale di glucosio sono strettamente correlati. L'iperinsulinemia dei soggetti obesi può essere temporaneamente ridotta da una dieta ipocalorica e a basso contenuto in carboidrati. Ciononostante, un breve periodo di maggiore assunzione di carboidrati, anche se non accompagnato da aumeato dell'apporto calorico totale, mette in evidenza, nei soggetti obesi, la maggiore sensibilitä della cellula B del pancreas alla stimolazione esercitata dal glucosio. L'iperinsulinemia può essere il fattore che collega la frequenza dei pasti con l'obesit~ e la cardiopatia iscbemica.
T e m a : Diabete miatonico (sindrome di Prader-Labharä-Willi), obesitä e complica-
zioni vascolari. Relatore: La~HART A. - Z ü r i c h L'A. descrive la sindrome caratterizzata da miatonia neonatale, obesitä, nanismo, oligofrenia, criptorchidismo, ipogonadismo e diabete (sindrome di Prader-Labhart- Willi), osservata per la prima volta a Zurigo, illustrandone i sintomi, il decorso, i reperti anatomo-pätologici, nonché la 510
grave microangiopatia e l'arteriosclerosi presenti nel giovane adulto con diabete non chetosico. L'A. discute inoltre le peculiaritä del diabete in questa sindrome; infatti, nel bambino questo è di tipo non chetosico, come quello che si osserva generalmente nell'adulto. Circa il 10 % dei pazienti sono affetti da diabete manifesto, mentre in un terzo dei soggetti di etä inferiore a 20 anni esso è presente nella forma latente. L'A. discute anche i rapporti tra la sindrome diabetica e l'enorme obesitä e l'ipotonia muscolare. Queste ultime caratteristiche, piuttosto che la presenza di un'insulina anomala, sembrano essere responsabili del diabete. L'eziopatogenesi della sindrome è sconosciuta. Infine, la sindrome di Prader-Labhart-Willi viene confrontata con il diabete lipoatrofico, in cui eguale è il tipo di diabete, mentre i sintomi sono esattamente opposti.
IV. CONFERENZA Tema:
PARTICOLARE
Psicologia dell' appetito.
R e l a t o r e : SILVERSTONE J. T. - L o n d o n L'equilibrio energetico viene mantenuto grazie a tre sistemi interdipendenti di regolazione, ognuno dei quali agisce per periodi di tempo differenti: 1) quello che regola ii peso corporeo (che agisce per un periodo di giorni); 2) quello che regola la frequenza dei pasti (che agisce per un periodo di ore); 3) quello che regola l'entitä dei pasti (che agisce per un periodo di minuti). Si ritiene che il primo di tali sistemi sia in rapporto con l'attivitä ipotalamica, il secondo con l'utilizzazione del glucosio e con la motilitä gastrica a digiuno, il terzo con il grado di distensione dello stomaco. La frequenza dei pasti è strettamente correlata alla sensazione di farne, che a sua volta dipende in parte dalla motilitä gastrica e in parte dalla velocitä di utilizzazione de1 glucosio. Si è visto che nella societä de1 benessere fattori psicologici e sociali influenzano tutti questi meccanismi e sono spesso di importanza determinante per quanto riguarda la regolazione dell'appetito, de11'assunzione di cibo e de1 peso corporeo.
V. T R A T T A M E N T O Tema:
DIETETICO
DEL
DIABETE
Il trattamento dietetico del diabete. Aspetti attuali.
R e l a t o r e : PYK~ D. A. - L o n d o n Secondo I'A., la limitazione dei carboidrati è essenziale nel trattamento di tutti i casi di diabete, mentre quella dei grassi e delle proteine non è normaImente necessaria. I1 successo del trattamento dietetico dipende da numerosi fattori, soprattutto dalla cura con cui i pazienti vengono istruiti; in pratica, però, i risultati sono spesso scoraggianti. Nei päzienti obesi, la riduzione del peso corporeo non è essenziale, mentre lo è la restrizione dei carboidrati. Le complicanze sembrano essere akrettanto frequenti nei diabetici « lievi » ed in quelli insulino-dipendenti.
Tema:
Trattamento dietetico del diabete mellito. Aspetti pratici.
R e l a t o r e : MEHN~~T H . - M ü n c h e n I1 trattamento dietetico costituisce la piü importante forma di terapia del diabete. Due cose sono essenziali: 1) il paziente dovrebbe ricevere l'alimentazione neeessaria per raggiungere il suo peso ideale; 2) il paziente dovrebbe ssere sufticientemente istrmto, al fine di poter comprendere e seguire le raccomandazioni del medico. L'apporto calorico dovrebbe essere cos~ distribuito: 45-50 % di carboidrati, 15-20 % di proteine e 35 % circa di grassi. E importante frazionare gli alimenti in piccoli pasti nell'arco dell'intera giornata. Zuccheri quali il glucosio, il saccarosio ed il maltosio dovrebbero essere eliminati, a motivo della rapiditä con cui vengono assorbiti. Riguardo all'importanza della riduzione ponderale nei diabetici obesi, I'A. riporta alcuni esempt: aumento della toIleranza glicidica nei soggetti con diabete chimico e risparmio di insulina e di antidiabetici orali in quelli con diabete manifesto.
511
T e m a : Moderni metodi di insegnamento nell'istruzione dietetica.
Relatore: TEUSCHER Æ. - B e r n In 74 diabetici e in 40 allieve infermiere, assistenti sociali, dietisti e studenti in medicina è stato eseguito nn test obiettivo mediante domande multidirezionali. I soggetti sono stati quindi sottoposti ad una istruzione programmata con un sistema Autotutor ® e Technicolor ®. Un significativo effetto è stato osservato per quanto concerne l'apprendimento, come dimostrato dai tests effettuati prima e dopo lo svolgimento del corso. L'istruzione programmata sembra rappresentare un efficace metodo di insegnamento degli dementi di base; in tale modo, il medico viene posto in condizione di dedicare piü tempo ai problemi personali del diabetico.
VI. TAVOLA
Tema:
ROTONDA: INDUZIONE E PREVENZIONE PER MEZZO DELLA NUTRIZIONE
DEL
DIABETE
Influenza della nutrizione su sindromi iperglicerniche in roditori da laboratorio: vantaggi proposti da un campo di ricerca.
Relatori:
STAUFFACHER W . , ORCI Melbourne
L.,
MARLISS E., CAMERON D. P. - G e n è v e e
Date le diNcoltä che si incontrano ne]lo stabilire se una prolungata manipolazione dietetica ha nell'uomo effetfi benefici o sfavorevoli sull'obesitä, l'intolleranza al glucosio ed il diabete, gli AA. suggeriscono un piü largo impiego cli animali di laboratorio con sindromi iperglicemiche ereditarie, alla cui patogenesi contribuiscono in vario grado componenfi genetiche ed ambientali. Oltre a fornire informazioni circa gli effetti positivi o negativi delIe manipolazioni dietetiche qualitative o quanfitafive, gli studi di questo tipo possono aiutare a comprendere la natura dei fattori ereditari implicati nella patogenesi di tali sindromi ed i meccanismi coinvolti ne]la complessa interazione tra fattori ereditarl ed ambientali (dietefici). In aggiunta alle variazioni dell'apporto calorico totale e della composizione de]la dieta, gli AA. ritengono che tali esperimenti debbano includere l'ibridizzazione selettiva tra ceppi le cui sindromi risultano diversamente influenzate dalle componenfi ambientali, nonché la valutazione comparativa e separata degli effetti dell'iperfagia e delle eventuali anomalie endocrine derivanti dalla lesione dell'ipotalamo o dall'iniezione di tioglucosio d'oro.
Tema:
Effetto della restrizione dietetica sulla comparsa delle mani/estazioni diabetiche in criceti cinesi prediabetici.
R e l a t o r i : G~RRITS~N G . C., DULIN W . E . - K a l a m a z o o G1i AA. hanno osservato che, nel periodo che precede lo svezzamento, i figli prediabetici di cricefi cinesi aumentano piü rapidamente di peso che non gli animali non prediabetici di controllo. Tra i due gruppi non sono rilevabili differenze per quanto riguarda i livelli glicemici ed insulinemici e il contenuto in insulina del pancreas; tuttavia, nei prediabetici i lipidi de]la carcassa e le sostanze solide totali sono significativamente aumentati. In questi animali, l'evidente iperfagia, l'incremento ponderale e l'aumento del grasso corporeo non sono dovuti ad una condizione di iperinsulinismo. Queste ricerche sono stare condotte allo scopo di verificare l'ipotesi secondo cui l'iperfagia del criceto cinese prediabetico potrebbe contribuire alla comparsa de]la g!icosuria. Nella metä degli animali appartenenti a figliate di criceti prediabetici, l'apporto alimentare è stato limitato ad una dieta normale dal momento della nascita al 150° giorno di etä, mentre nell'altra metä è sta~a fornita una dieta ad libitum Ne]la totalitä (8 su 8) di quesfi ultimi animali, una imponente glicosuria si è manifestata tra il 38 ° e il 52° giorno, mentre in 3 soltanto di 9 animali prediabetici è comparsa lieve glicosuria durante i 150 giorni della restrizione dietetica. In 7 criceti nutrifi ad libiturn su 8 si è osservata chetonuria, mentre ciò non si è verificato in nessuno dei compagni di figliata mantenuti a dieta ristretta. Degli 8 animali nutriti ad libitum, 5 sono morti prima del 300 ° giorno di etä, mentre nessun decesso è stato registrato tra i criceti sottoposti a restrizione dietetica durante i primi 150 giorni di vita. Per dimostrare che i cricefi mantenuti a dieta erano prediabetici, gli AA. li hanno trasferiti al regime libero al 150 ° giorno; quale conseguenza di ciò, in tutti questi animali si è manifestata glicosuria. 512
Questi dati indicano chiaramente che nei criceti cinesi prediabetici i meccanismi di regolazione dell'appetito sono alterad ancor prima che compaia la sintomatologia clinica d d diabete e che il controllo dell'iperfagia per mezzo della restrizione della dieta può ritardare e forse migliorare l'evolnzione del diabete.
T e m a : Induzione e prevenzione del diabete per mezzo della nutrizione. Relatore: YUDKm J. - L o n d o n
L'A. fa un breve resoconto di un recente lavoro di A. M. Cohen di Gerusalemme, il quale sfortunatamente non ha potuto intervenire alla 6« C.C. Le sperimentazioni animali hanno condotto ad una chiara differenziazione tra fattore genetico e dietefico nel determinismo del diabete nel ratto. Tale situazione è analoga a qudla osservata negli ebrei yemeniti. Alcuni di essi sembrano avere una predisposizione genetica per il diabete, che non compare quando la dieta contiene poco saccarosio, ma che diventa manifesta alcuni anni dopo avere adottato diete ad elevato tenore di saccarosio, comunemente seguite in IsraeXe. T e m a : Dieta e comparsa del diabete clinico. Relatore: BAIRD J. D. - E d i n b u r g h L~A. ha rilevato che i pazienti eon diabete di recente diagnosi e non sottoposti ad alcun trattamento si a]imentano in misura significativamente maggiore rispetto ai loro fratelli non diabetici e ai fratelli non diabetici di soggetti comparabili di controllo non affetti dalla malattia. I fratelli di pazienfi diabefici con risposta di tipo diabetico al carieo di glucosio ma esenti da glicosuria post-prandiale introducono giornalmente una quantitä totale di calorie a11'incirca eguale a quella assunta dai soggetfi di controIlo non diabetici; in quesfi stessi soggetti, la quota calorica di provenienza glicidica è invece significativamente inferiore a quella dei pazienti diabefici. Non è possibile mettere in evidenza alcuna correlazione tra la tolleranza al glucosio ed un qualsiasi costituente spedfico della dieta.
T e m a : Induzione e prevenzione del diabete per mezzo della nutrizione. Relatore: STOWERS J. M. - A b e r & e n L'A. sottolinea I'importanza della nutrizione per le complicanze del diabete, con particolare riguardo al ruolo ipocolesterolemizzante degli acidi grassi poliinsaturi.
T e m a : Nutrizione e cornplicanze del diabete. Relatore: JARRETT R. J. - L o n d o n L'A. passa in rassegna i dafi a sostegno dell'ipotesi secondo cui i fattori che determinano la frequenza della retinopatia nei diabefici sono diversi da quelli che negli stessi pazienti determinano la frequenza deUa malattia aterosclerotica. Viene posto l'accento sul fatto che la sperimentazione dietetica è altrettanto necessaria ed urgente di quella farmacologica, ai fini della prevenzione delle complicanze de1 diabete.
Relatori:
TERVSTRA Leiden
J.,
BRUINS SLOT J., VAN DE SANDE P. L. M., RADDER ».
K.
-
Gli AA. hanno studiato gli effetti del trattamento dietetico (eventualmente associato alla insulinoterapia) sul destino del prodotto del concepimento in 25 gravide con diabete latente, rilevando che il compenso metabolieo era in grado di ridurre dal 39 % al 6 % l'incidenza deUa mortalitä fetale e neonatale e il numero dei parti prematuri. Particolare importanza viene attribuita al controllo dell'ipoglicemia, la quale può rappresentare uno dei primi sintomi di un diabete non ancora diagnosticato. G.U. 513
L'Editore è lieto di comunicare che il volume bilingue degli Atti della
VI Capri Con/erence NUTRITION AND DIABETES MELLITUS E. R. FROESCH, J. YUDKIN di 688 pagine e 261 illustrazioni, è a disposizione per la distribuzione in omaggio agli abbonati 1972 di Acta Diabetologica Latina. Si è inteso cos~ ancora unä volta non disilludere l'attesa di tutti i lettori di Acta Diabetologica Latina che non avendo potuto ovviamente assistere di persona, potranno ora, dalla lettura del volume, grazie alla meticolosa stampa di ogni parte delle stesse discussioni relative ad ogni relazione, essere tempestivamente aggiornati su tutti gli äspetti del tema trattato. L'Editore comunica altresl che per i non abbonati l'opera è in vendita al prezzo di L. 30.000. Per ragioni tecniche - - giä verificatesi per i precedenti volumi rapidamente esauriti - - non vi sarä ristampa.
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