N e i giorni dal 31 g e n n a i o al 6 f e b b r a i o 1971 si è t e n u t o i n A u c k l a n d ( N u o v a Z e l a n d a il 4th Asia and Oceania Congress o[ Endocrinology. N u m e r o s e le c o m u n i cazioni di interesse diabetologico.
Tema:
Effetto del digiuno sulla risposta dell'ACTH e dell'ormone deUa crescita all'ipoglicemia.
Relatori: DONALD R. A., BELL J. P., ESPINER E. A. - C h r i s t c h u r c h In 9 soggetti di controllo senza segni di malattie ipofisarie e in 8 pazienti obesi, gli OO. hanno determinato con metodo radioimmunologico la risposta de11'ACTH e dell'HGH all'ipoglicemia insulinica, prima e dopo un periodo di digiuno assoluto della durata di 10 giorni. Nel gruppo di soggetti obesi, le risposte delI'ACTH e d d cortisolo erano normali prima del digiuno, mentre risultavano compromesse successivamente a questo, nonostante l'esistenza di notevole ipoglicemia; la risposta de11'HGH, inferiore a quella dei controlli prima del digiuno, non risultava peggiorata dopo il periodo sperimentale. Gli OO. concludono pertanto che la liberazione di H G H può aver luogo indipendentemente da quella dell'ACTH e che l'ipoglicemia non rappresenta uno stimolo efficiente per la secrezione di ACTH in condizioni di digiuno protratto. Viene avanzata l'ipotesi che, durante il digiuno, l'accresciuta utilizzazione da parte del cervello dl substrati diversi dal glucosio renda Fasse ipotalamo-ipofisi-surrene meno sensibile alta riduzione dei livelli glicemici. T e m a : Profilo dell'ormone della crescita plasmatico Relatori: SCOTT D. J., Y o u N a J. - A u & l a n d
durante un periodo di 8 ore.
Gli OO. hanno studiato in 18 soggetti (5 adulti normali, 7 acromegaIici, 4 bambini con disturbi della crescita, 2 pazienti con affezioni di varia natura), mediante determinazioni dei livelli plasmatici di H G H eseguite ad intervalli di 1 h tra le ore 16 e le ore 24, gli effetti esercitati sulla liberazione dell'ormone da unä sequenza di eventi rappresentati dall'esercizio muscolare, da un pasto glicidico e dal sonno. Negli individui normali, la secrezione dell'ormone aumentava durante l'attivitä fisica ed il sonno, mentre diminuiva dopo il pasto. Negli acromegalici il quadro secretorio era di questo stesso tipo, sebbene i valori riscontrati in ogni punto della curva fossero notevolmente piü elevati. Dei 4 bambini con disturbi della crescita, 2 mostravano bassi livelli di H G H durante tutto il periodo di osservazione (in accordo con l'assenza di risposta all'ipoglicemia insulinica), mentre gli altri 2 presentavano profili normali e normale risposta all'i~usione di arginina (anche in questi casi, tuttavia, non si aveva liberazione di H G H per effetto dell'ipoglicemia insulinica). Secondo gli OO., la valutazione della quantitä totale di ormone liberato e delle componenti basale e reattiva può dimostrarsi utile per riconoscere forme lievi di acromegalia attiva. Tema:
La risposta corticosurrenale all'ipoglicemia insulinica negli stati depressivi e nella sindrome di Cushing.
Relatori: BUTLER P. W . P., BESSER G . M., SILVERSTONE J. T. - L o n d o n Molti dei tests che esplorano la funzionalitä dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene non consentono di differenziare la sindrome di Cushing dagli stati di grave depressione. E stato segnalato che la normale risposta d d corticosurrene all'ipoglicemia insulinica è spesso assente nella sindrome di Cushing. Gli OO. hanno pertanto eseguito, in 9 soggetti con stati depressivi, in 8 pazienti 807
con sindrome di Cushing e in un gruppo di controllo, dei tests di tolleranza all'insulina. Normali risposte dei corticosteroidi plasmatici sono state osservate nei depressi, a condizione che la glicemia cadesse al disotto dei 40 mg/100 ml e che comparisse sudorazione. Alcuni soggetti con depressione grave mostravano resistenza all'insulina, ma non assenza di risposta ali'ipoglicemia. Sia nei controlli normali che nei pazienti depressi, l'entitä della risposta dei corticosteroidi plasmatici era in rapporto con la profonditä e la durata (associate) dell'ipoglicemia. La risposta corticosurrenale all'ipoglicemia insulinica sembra pertanto possedere valore diagnostico per differenziare gli stati depressivi dalla sindrome di Cushing. Tema:
Escrezione di elettroliti e diete dimagranti.
Relatore:
NOnTH K. A. K. - W e l l i n g t o n
La riduzione de1 peso eorporeo in corso di diete dimagranti è in parte dovuta a perdita di acqua ed è pih rapida allorché il regime è costituito da proteine e da grassi che non quando questo cont~ene glicidi. Ciò è dovuto al fatto che con le diete prive di carboidrati si ha un'accresciuta eliminazione di sodio, potassio ed acqua. Lo stesso avviene durante il digiuno. Questa aumentata escrezione viene prontamente arrestata dalla somministrazione di glicidi, ma non da quella di lipidi. La determinazione della clearance del1'inulina dimostra che la diminuita eliminazione di sodio che segue all'ingestione di carboidrati non è dovuta ad una riduzione della quantitä dell'elemento che viene filtrata attraverso i glomeruli; essa deve pertanto essere il risultato di un accresciuto riassorbimento tubulare. E improbabile che si tratti di un effetto aldosteronico, da1 momento che le variazioni della escrezione del potassio sono paralMe a quelle del sodio. Possibili cause di ciò potrebbero essere una diminuita efficienza dei tubuli in assenza di carboidrati oppure modificazioni degli anioni urinari che trattengono cationi entro il lume dei tubuli stessi. E stato osservato che alla caduta del sodio urinario fa riscontro una riduzione degli anioni chetonici. Ciò induce a ritenere che le eccessive e prolungate perdite di sodio in corso di digiuno dipendano dalle elevate quantitä di corpi chetonici presenti nelle urine in tali condizioni; il livello di queste sostanze diminuisce quando la chetosi viene corretta mediante somministrazione di carboidrati.
Tema:
Esperienza relativa ad un metodo di determinazione radioimmunologica dell'ormone della crescita umano.
R e l a t o r i : THOMAS F. J., THOMAS M . J., MORTIMER R. H . , L O Y D H . M. - B r i s b a n e Gli OO. hanno sviluppato un metodo di determinazione radioimmunologica dell'HGH, impiegante ormone preparato secondo la tecnica di Wilhelmi, antisiero di cavia e separazione mediante carbone rivestito da destrano. Nei soggetti adulti normali, l'ipoglicemia insulinica aumenta grandemente i livelli p]asmatici di HGH. In 12 ragazzi di etä compresa tra 14 e 18 anni, con bassa statura e ritardo di sviluppo puberale, la risposta dell'HGH plasmatico all'ipoglicemia insulinica era minore e simile a quella osservata in bambini; il comportamento di questi soggetti differiva pertanto da quello rilevabile nell'ipopituitarismo, in cui la risposta è del tutto assente. In alcuni pazienti con ipopituitarismo è stata messa in evidenza una dissociazione tra livelli plasmatici di H G H e di cortisolo. In 17 casi di acromegalia, il carico di glucosio o non determinava alcuna significativa modificazione dei livelli di H G H o provocava una parziale inibizione precoce seguRa da aumento al disopra dei valori a digiuno o, ancora, dava luogo ad una elevazione paradossa precoce. In 2 pazienti acromegalici, determinazioni eseguite ogni ora d~rante 24 h hanno permesso di rilevare variazioni paragonabili a quelle osservate nel corso di un test di tolleranza al glucosio della durata di 6 h; in altri 2 pazienti non sono stati riscontrati elevati livelli plasmatici dell'ormone. I tumori asportati da pazienti acromegalici non mostravano un elevato contenuto in HGH. Gli stati di änsietä modificavano acutamente, in parecchi soggetti, i livelli plasmatici di HGH, accompagnandosi spesso a paralleli aumenti della cortisolemia e superando talora l'effetto inibitore esercitato dal glucosio. Aumento dei legami aspecifici del trac¢iante è stato osservato in soggetti trattati con estrogeni. I risultati ottenuti dagli OO. confermano, in linea generale, il valore diagnostico della determinazione radioimmunologica delI'HGH, soprattutto se eseguita in corso di ipoglicemia insulinica o di test protratto di tolleranza al glucosio e in associazione con il dosaggio dei livelli plasmatici di cortisolo.
Tema:
L'effetto degli androgeni sulla secrezione di ormone deIla crescita.
R e l a t o r i : EASTMAN C. J., LAZARUS L., STUART M. C., C a s E Y J. H . - S y d n e y Gli OO. hanno studiato, in bambini con deficit staturale e ritardo di sviluppo puberale, ipopituitarismo di natura organica e carenza idiopatica di HGH, l'effetto degli androgeni sulla 808
secrezione dell'HGH stesso. Nei ragazzi con pubertä ritardata, dopo la comparsa di questa si assisteva ad un marcato aumento della risposta ormonale all'ipoglicemia insulinica; tale risposta si accompagnava a rapido accrescimento e ad incremento dei livelli ematici di LH e di testosterone. Risposte comparabili dell'HGH all'ipoglicemia insulinica erano osservabili anche quändo i livelli plasmafici di testosterone venivano aumentati mediante pretrattamento con HCG o testosterone. Risposte insignificanti o addirittura assenza di risposta si avevano invece, sia prima che dopo somministrazione di testosterone, nei pazienti con ipopituitarismo organico o con carenza idiopatica di HGH. I risultati ottenuti dagli OO. fanno pensare che gli androgeni esaltino la secrezione di H G H durante la pubertä e che in certi casi di disturbi della crescita e di pubertä ritardata esista un deficit parziale di liberazione dell'ormone, deficit che può essere eliminato per mezzo della somministrazione di testosterone.
Tema:
Studio sulla riproducibilitä della secrezione di insulina e di ormone della crescita dopo doppia infusione di una soluzione di arginina.
Relatori:
S m z u M ~ K., MATSUZAKI F., SAWANO S. - T o k y o
Gli OO. hanno praticato, in 8 soggetti normali (4 maschi e 4 feminine), due infusioni di arginina (0,5 g/kg/30 min) a 2 h di intervallo l'una da11'altra, misurando con metodo radioimmunologico i livelli plasmatici di insulina e di ormone della crescita. Le stesse prove venivano ripetute una settimana piü tardi. In tutti i casi, il livello massimo di insulina veniva raggiunto al 30° min dopo l'inizio di ogni singola infusione, ma il picco dopo la seconda infusione era piü basso di quello osservato dopo la prima. Queste risposte potevano essere riprodotte esattamente a distanza di una settimana. L'aumento dei livelli di H G H era invece, nella maggior parte dei casi, variabile e non riproducibile. I valori massimi erano dispersi tra il 30° e il 120 ° min dopo l'inizio di ogni singola infusione. In alcuni casi si osservava risposta solamente dopo la prima infusione, in altri soltanto dopo la seconda. Le risposte ottenute a distanza di una settimana erano anch'esse variabili e non riproducibili. Sulla base dei dati presentati, gli OO. consigliano grande cautela nell'interpretazione delle risposte dell'HGH all'infusione di arginina.
Tema:
Il ruolo del paratormone, della calcitonina, degli estrogeni, dei glicocorticoidi e dell'insulina nella paresi da parto delle vacche da latte.
Relatori:
KRONFEtD D. S., MAYE~ G . P., BLUM J. - K e n n e t t S q u a r e
L'ipocalcemia da parto è stata attribuita ad insufficienza paratiroidea, condizionata lotse daXla calcitonina e dagli steroidi, oppure a liberazione di calcitonina in assenza di insu~cienza paratiroidea. Gravi iperglicemie sono stare occasionalmente attribuite ad ipercortisolemia e ad inibizione della secrezione insulinica da ipocalcemia. Gli OO. hanno riscontrato elevate concentrazioni plasmatiche di paratormone in vacche partorienti, sia paretiche che apparentemente normali, quantunque non fosse rilevabile aumento del riassorbimento osseo fino a 2 settimane dopo il parto. L'infusione di calcitonina in vacche giovani o vecchie mantenute a dieta con basso contenuto in calcio determina una diminuzione della calcemia. Questo tipo di risposta non si osserva nelle vacche in parto, in quelle piü vecchie o in quelle mantenute a dieta ricca di calcio, cioè in quegli animali in cui il riassorbimento osseo è trascurabile e che sono suscettibili di andare incontro a paresi da parto. La somministrazione di estrogeni in vacche ovariectomizzate abbassa i livelli plasmatici dello ione calcio, piuttosto che quelli del calcio totale; ciò si verifica invece di rado nelle vacche partorienti. L'iniezione di calcio in animali con paresi da parto determina un rapido aumento dell'insulinemia, con conseguente riduzione della glicemia. Questi reperti non sono compatibili con l'ipotesi di una inadeguata secrezione di paratormone o di una improvvisa liberazione di calcitonina o di estrogeni quali cause dell'ipocalcemia; essi depongono invece per una inibizione della secrezione insulinica, la quale sarebbe aIl'origine de1I'iperglicemia.
Tema:
Isolamento di isole pancreatiche umane.
Relatore:
T U R T L e J. R. - Sydney
L'O. ha modificato la tecnica per l'isolamento delle isole di Langerhans d d ratto mediante digestione collagenasica, applicandota a pancreas umani ottenuti da cadaveri donatori di trapianti renali. In gruppi di 6-8 isole, incubate per 30-120 min in tampone Krebs-Henseleit bicarbonato a pH 7,4, la secrezione basale di insulina, determinata con metodo radioimmunologico, corrispondeva a 22,7 l~U/isola/h; essa risultava aumentata dall'aggiunta di glucosio (300 mg%) e di teofillina (10 .3 M) piü glucosio al mezzo di incubazione (180% e 270% rispettivamente). L'a809
drenalina (5 Ixg/ml) determinava inibizione della secrezione insulinica (53%), ma tale azione veniva completamente annullata dalla fentolamina (50 I~g/ml). In tali condizioni, la stimolazione dei recettori ~-adrenergici provocava aumento della liberazione di ormone (900% rispetto ai valori dei controlli). Questi risultati dimostrano che con il metodo della collagenasi possono essere preparate isole pancreafiche umane vitali, in grado di rispondere a certi stimoli fisiologici e farmacologici.
T e m a : Secrezione insulinica da parte di autotrapianti pancreatici nella pecora. Relatori: BaLL J. P., HART D. S., BEAWN D. W . - C h r i s t c h u r c h Gli OO. hanno eseguito, in 12 pecore Merinos, il trapianto della coda e di parte del corpo de1 pancreas nella regione de1 collo, utilizzando un'ansa vascolare carotideo-giugulare. Questo preparato permette l'infusione diretta di sostanze ne1 pancreas trapiantato, nonché la completa raccolta del sangue eft]uente dall'organo. È stato possibile dimostrare che trapianfi sopravviventi secernono, anche a distanza di due anni, insulina immunoreattiva in risposta alla stimolazione con glucosio o con acidi grassi a catena corta. Lo studio della dinamica della secrezione insulinica in corso di infusione de1 pancreas autotrapiantato (privato di ogni connessione con il fegato e con l'intesfino) con butirrato o glucosio ha consentito di accertare l'esistenza di una liberazione bifasica dell'ormone. Gli OO. stanno attualmente esaminando gli effetti della secretina e della pancreozimina suUa secrezione di IRI da parte di trapianti. I primi risultati ottenuti fanno pensare che, almeno nella pecora, la pancreozimina sia dotata di proprietä stimolanfi e che la secretina sia, al contrario, priva di effetti in questo senso.
Tema:
Ridistribuzione del glucosio nelle vacche dopo somministrazione di insulina o di desametazone o in casi di chetosi spontanea.
Relatori:
KRONFELD D. S., t-IARTMANN 13. G . - K e n n e t t Square
Studl cinetici, condotti dagli OO. mediante infusione di '4C-U-glucosio 0 di '4C-U-3H-2-glucosio ed analisi dei dati in termini di modello tricompartimentale, hanno permesso di stabilire che le modificazioni osservabili in vacche trattate con insulina 0 desametazone 0 affette da chetosi spontanea sono probabilmente in rapporto con la velocitä di trasporto del glucosio attraverso talune membrane cellulari. Tali modificazioni potrebbero verificarsi a livello delle pareti capillari, un sito üno ad ora non considerato importante ai fini della regolazione dei livelli glicemici.
T e m a : Azioni dell'ipofisi sulla biosintesi e sulla secrezione di insulina. Relatori: P F m » E R E. F., FUSSGÄNCER R., HINZ M., SCHATZ H . , SCHLEYEg M., VOIGT K. H . , ABDEL RAHMAN Y. - U l m / D o n a u In passato, le attivitä diabetogene ed insulino-antagonisfiche degli ormoni ipofisari venivano considerate prevalentemente da un punto di vista clinico. Attualmente, l'attenzione degli studiosi si è spostata verso le azioni dirette della maggior parte di questi ormoni sulla secrezione insulinica in vitro. Come dimostrato dalle ricerche condotte sul pancreas isolato e perfuso di ratto, queste azioni riguardano esdusivamente la prima rase della liberazione insulinica e si esercitano forse attraverso il sistema adenilciclasico. Sohanto I'STH è privo di effetti diretti sulla secrezione insulinica in vitro. Tuttavia, questo ormone presenta la proprietä di ristabilire la biosintesi dell'insulina in isole isolate provenienti da ratti ipofisectomizzati. Un nuovo polipeptide ottenuto da ipofisi di maiale appare dotato di attivitä intermedia, in quanto ne1 preparato di pancreas isolato e perfuso di ratto agisce principalmente sulla seconda £ase della liberazione insulinica.
T e m a : Effetti del digiuno sulla tolleranza al glucosio e sulla secrezione insulinica in
soggetti obesi. Relatori:
BaLL J. P., DONAL» R. A., ESPIN~R E. A. - C h r i s t c h u r c h
Mentre nei soggetfi non obesi il digiuno provoca una notevole compromissione della tolleranza al glucosio, negli individui obesi gli effetfi non sono sempre univoci, essendo stati segnalati a volte miglioramenti, a volte peggioramenti e in ahri casi ancora assenza di variazioni. Gli OO, hanno studiato, in 9 soggetti obesi non diabetici, gli effetti sulla tolleranza glicidica del digiuno 810
protratto per 10 giorni, eseguendo prima e dopo tale periodo delle prove standard di carico i.v. con glucosio (25 g), con contemporanea determinazione dell'IRI plasmatica e della glicemia. I valori medi di K e la risposta insulinemica media non hanno sublto variazioni significative (negli obesi, quest'ultima era inizialmente doppia di quella osservabile nei non-obesi). Tuttavia, considerando i singoli individui e non l'intero gruppo, il coefficiente K appariva peggiorato in alcuni soggetti, migliorato in altri ed immod~ficato in altri ancora. In queste ultime due categorie di individui, la prima rase della risposta insulinemica aumentava in maniera notevole o non risultava comunque compromessa. Questi risultafi confermano pertanto l'esistenza, in taluni casi, di una risposta paradossa della tolleranza glicidica al digiuno.
Tema:
Una nuova concezione sulla regolazione a breve termine della glicemia nell' uomo.
Relatori:
KRAEGEN E. W . , LAZARUS L. - S y d n e y
Gli OO. hanno ideato un modello matematico del sistema di regolazione della glicemia nell'uomo, che consente di prevedere i probabili effetti della risposta globale dei vati componenti del sistema insulino-secretorio. Questo modello si differenzia dagli altri in quanto tiene conto, oltre ehe della liberazione primaria e secondaria dell'insulina in risposta al glucosio, anche degli effetti diretti e potenzianti esercitati dagli ormoni intestinali.
Tema:
Il ruolo dell'AMP ciclico nella regolazione del metabolismo epatico.
Relatore:
EXTON J. H . - N a s h v i l l e
L'O. ha studiato, su di un preparato di fegato isolato e perfuso di ratto, le interazioni tra glucagone, adrenalina ed insulina nella regolazione dell'ureogenesi, della c~etogenesi e della produzione epatica di glucosio. Concentrazioni di glucagone analoghe a queue presenti in vivo ne1 sangue portale stimolano Xa glicogenolisi e la gluconeogenesi epatiche, mentre per ottenere un aumento ddta formazione di urea e di corpi chetonici sono necessarie quanfitä piü elevate dell'ormone. Concentrazioni elevate di adrenalina (1×10 .7 M) stimolano anch'esse la glicogenolisi e la gluconeogenesi, ma gli effetti su11'ureogenesi e sulla chetogenesi sono minimi. Gli effetti di concentrazioni basse di glucagone ed elevate di adrenalina vengono inibifi da concentrazioni fisiologiche di insulina. I1 glucagone determina, nel mezzo di perfusione e nel tessuto epatico, un aumento dell'AMP ciclico maggiore di quello ottenibile con adrenalina. L'insulina inibisce gli effetti di entrambe le sostanze sull'accuraulo di AMP ciclico. L'O. prospetta l'ipotesi che il metabolismo epatico sia regolato in larga misura dalle opposte azioni ddl'insulina da un lato e del glucagone e d e l sistema nervoso simpatico dall'altro, e che principali responsabili di tale regolazione siano modificazioni dei livelli tessutali di AMP ciclico.
T e m a : L'ING, un antagonista dell'insulina derivato dall'ormone della crescita, nel
sangue di soggetti normali e diabetici. Relatori:
ZIMMET P., TAFT P., N a F. M., BORNSTEIN J., ARMSTRONG J. M c D . Melbourne
Gli OO. hanno compiuto alcune ricerche, al fine di verificare l'ipotesi secondo cui il peptide ING, derivato dall'ormone della crescita, sarebbe presente in vivo e contribuirebbe al mantenimento dell'omeostasi glicemica. Per la misurazione dei livelli di ING nel sangue di individui normali e diabefici, è stato impiegato un test enzimatico basato sutla inibizione della gliceraldeide34osfato deidrogenasi. La presenza del peptide è stata riscontrata in entrambi i gruppi sperimentali; esso determinava una inibizione media del 23,3% nei soggetti normali a digiuno, del 52,4% nei pazienti con diabete giovanile e d e l 44,8% nei diabetici della maturitä. Nei diabetici ipofisectomizzafi, l'inibizione era appena apprezzabile (2,1%). I1 comportamento cromatografico d d peptide isolato da1 sangue umano è risultato uguale a quello dell'ING preparato a partire dall'ormone della crescita. In vitro, il peptide determina inibizione della gliceraldeide-3-fosfato deidrogenasi, dell'~-glicerofosfato deidrogenasi e dell'acetil-CoA carbossilasi. Le modificazioni del metabolismo glicidico e lipidico prodotte dall'ormone della crescita possono trovare spiegazione nella inibizione di questi enzimi. Ciò induce a ritenere che l'effetto diabetogeno dell'ormone della crescita sia dovuto al frammento peptidico ING.
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Tema:
Stud2 sull'insulina plasmatica: il rapporto I R I / I L A ed i suoi effetti biologici in giovani diabetici Indiani resistenti alla chetosi.
Relatori:
AHUJA M. M. S., KUMAR V., GARG V. K. - N e w D e l h i
In alcuni giovani Indiani di etä i~feriore a 40 anni (media 26 anni), di costituzione astenica o normostenica, affetti da diabete comparso acutamente, sono stare messe in evidenza alcune caratteristiche metaboliche, rappresentate da assenza di chetosi, relativa insensibilitä all'insulina, modesto aumento dei NEFA plasmatici e risposta lenta e protratta al glucosio e all'insulina. In un gruppo di questi soggetti, gli OO. hanno determinato I'IRI plasmatica a digiuno e dopo stimolazione con sulfaniluree. Sono stati osservati valori insulinemici normali od aumentati, non accompagnantisi ad un corrispondente effetto ipoglicemizzante. Le osservazioni sono state successivamente estese, al fine di studiare la risposta alla somministrazione parenterale di glibenclamide, di confrontare e caratterizzare I'IRI (separazione su Sephadex dell'insulina libera e legata) e I'ILA (tecnica del tessuto adiposo) e di ricercare l'esistenza di una qualche correlazione con la risposta alla glicemia e ai NEFA. I1 rapporto I R I / I L A era di circa 1 : 2. L'attivitä biologica del1'IRI o dell'ILA ottenuta da questi diabetici non chetosici si è dimostrata variabile. La natura dell'agente interferente è ancora ipotetica. Tema:
Trattamento di un carcinoma insulare con streptozotocina.
Relatori:
PEARSON M. J., LARKINS R. G . , MARTIN F. I. R. - M e l b o u r n e
Gli OO. riferiscono il caso di un paziente di 56 anni, affetto da ipoglicemia grave da carcinoma insulare con metastasi epatiche, il quale non rispondeva alla diazoxide, al glucagone e agli steroidi. Il rumore si dimostrava invece sensibile al glucosio e alla tolbutamide (aumenti dell'IRI plasmatica di 37 ~U/ml e 220 ~tU/ml rispettivamente). La somministrazione i.v. di glucagone non modißcava l'insulinemia, ma provocava l'aumento dei livelli glicemici. Gli OO. hanno anche studiato, per mezzo di infusioni di 14C-glucosio, il turnover del glucosio, la sensibilitä all'insulina e la risposta al glucagone, sia prima che dopo trattamento con streptozotocina. Prima della terapia esisteva insensibilitä all'insulina, ma l'ormone accresceva la captazione periferica del glucosio e provocava riduzione della produzione epatica di glucosio; quest'ultima risultava invece incrementata dal glucagone. Inoltre, la presenza di proinsulina è stata ricercata prima e dopo streptozotocina, mediante separazione su Sephadex di estratti di plasma. Dopo la terza somministrazione di streptozotocina si verificava profonda ipoglicemia, successivamente segutta da temporanea remissione della sindrome. Tema:
Dinamica dell'insulina circolante e lesioni glomerulari K-W-simili in conigli con immunitä tiroidea.
Relatori:
PREMACHANDRA B. N., IBRAHIM I, I. - St. Louis
Numerose modificazioni fisiologiche e patologiche sono stare osservate in animali immunizzati con fireoglobulina. Particolarmente interessanti sono, a questo riguardo, alcune recenti osservazioni che dimostrano un drammatico aumento dei livelli sierici di IRI a digiuno; questi ultimi, che prima dell'immunizzazione erano di 17,3 __+ 0,48 t~U/ml, aumentarono rispettivämente del 98, 338, 425 e 441%, dopo 2, 3, 4 e 6 settimane. La specificitä della elevata risposta insulinemica in seguito all'immunizzazione era dimostrata dal mancato aumento dell'ormone circolante in animali trattati con adiuvante o in pazienti con livelli sierici di y-globuline notevolmente elevati, nonché dai risultati di ricerche in vitro. In esperimenti analoghi condotti in conigli immunizzati con albumina, non sono stati invece rilevati aumenti dei livelli di IRI. Queste ricerche sembrano pertanto indicare qualcosa di piü di una semplice associazione casuale tra immunitä tiroidea e cinetica dell'insulina; esse lasciano inoltre ritenere che la sintesi anticorpale possa procedere indipendentemente dalla secrezione insulinica. Lesioni glomerulari di tipo nodulare (lesione di Kimmelstiel-Wilson) sono state osservate nel 33% degli animali immunizzati con tireoglobulina. Lesioni nodulari sono state riscontrate anche in conigli immunizzati con insulina, mentre non sono state messe in evidenza in animali di etä e sesso comparabili trattati con antigeni di varia natura. Tema:
Secrezione insulinica dopo glucosio i.v. in soggetti con alterazioni « marginali » della tolIeranza glicidica.
Relatori:
BELL J. P., BEAWN D. W . - C h r i s t c h u r c h
Nel corso dell'inchiesta sul diabete condotta nel 1967 a Rangiora e relativa ad una popola812
zione aduha di 2.500 persone, in 90 soggetti furono riscontrati, dopo 2 h da un carico orale di glucosio (50 g), valori di glicemia venosa di 110-129 mg/100 ml. Questo gruppo « marginaie » è stato da allora sottoposto a controlli mediante tests standard i.v. di tolleranzä al glucosio (25 g) e determinazioni in serie dei livelli insulinemici (IRI) e glicemid. In circa il 50% di tali soggetti fu osservato un coefficiente K patologico e in un'ahra metä circa fu messo in evidenza un quadro insulino-secretorio anormale. La conoscenza del quadro insulino-secretorio (con particolare riguardo alla fase precoce della liberazione dell'ormone), in aggiunta a quella del valore K, rende possibile una interpretazione piü esatta delI'IVGTT per quanto concerne l'esistenza di una condizione diabetica.
Tema:
Metabolismo delle lipoproteine in pazienti con diabete mellito.
Relatori:
SCOTT P. J., GRAINCEg S. L., W m T E B. M. - A u & l a n d
Gli OO. hanno confrontato, in pazienti affetti da diabete mellito, il metabolismo di due classi di lipoproteine a bassa densitä. Le lipoproteine appartenenti alle classi 0-20 Sf e 20-400 Sf sono state isolate dal plasma di ogni singolo paziente, marcate con radioiodio e reiniettate. Sono stare analizzate le curve di decadimento della radioattivitä plasmatica e, ove possibile, eseguite misurazioni dell'escrezione urinaria dell'isotopo. Non si sono messe in evidenza differenze qualitafive per quanto riguarda il metabolismo delle due classi di lipoproteine. Le molecole di maggiori dimensioni (20-400 Sf) mostravano una distribuzione extravascolare piü limitata che non quelle piü piccole (3-9 Sf). In 3 pazienti è stato anche possibile analizzare la distribuzione delle lipoproteine nei tessufi. La maggiore tendenza all'ateroma ne1 diabete non sembra essere in rapporto con l'esistenza di differenze qualitative nel metabolismo delle lipoproteine in tale condizione. Una certa importanza potrebbero avere, invece, differenze di ordine quantitafivo, in termini di turnover assoluto.
Tema:
Iperglicemia, iperlipemia e malattie cardiovascolari negli aborigeni con modificate caratteristiche socio-culturali.
Relatori:
W I S E P. H . , EHWAR»S F. M., THOMAS D. W . , CRAIG R. - A d e l a i d e
In 360 aborigeni di razza pura o mezzo sangue, di etä superiore a 10 anni, gli OO. hanno studiato la tolleranza al glucosio orale, i livelli ematici di trigliceridi, glucosio ed insulina, la pressione arteriosa, le abitudini dietetiche, il quadro elettrocardiografico ed i dati antropometrici. Questo campione costituiva 1'85% della popolazione di due riserve. La presenza di diabete è stata messa in evidenza nel 20% dei soggetfi di etä superiore a 20 anni, con una significativa prevalenza negli individui di razza non pura. Segni di ischemia cardiaca sono stati rilevati con una frequenza 4-5 rohe maggiore rispetto alle cifre delle inchieste europee; le modificazioni elettrocardiografiche sembravano essere in rapporto con l'entitä dell'iperglicemia (e con quella dell'iperlipemia nei soggetti di razza meno pura). L'inchiesta dietetica ha accertato un eIevato consumo di carboidrati e di alcool. Gli OO. concludono che diabete, iperlipemia e malattie cardiovascolari sono una conseguenza importante delle modificate caratterisfiche socio-cuhurali dovute alla contaminazione con ahre razze; l'elevata incidenza di tali condizioni morbose è pertanto attribuibile, oltre che ad dementi genefici, anche a fattori di natura ambientale.
Tema:
L'impiego degli ipoglicemizzanti orali nel trattamento della diabetica gravida.
Relatori:
BREIHAHL H . D . , RAYMENT D. - M e l b o u r n e
Gli OO. hanno ripreso in esame gli ulfimi 180 casi di diabete in gravidanza ricoverati presso il Queen Victoria Memorial Hospital di Melbourne, al fine di accertare la sicurezza di impiego degli ipoglicemizzanfi oraH in tali condizioni. La mortalitä fetale complessiva è risuhata essere pari al 10,5% (19/180). La perdita di feil helle pazienti trattate con insulina era eguale a 13/ 101, in quelle trattate dapprima con antidiabetici orali e successivamente con insulina a 2/11, in quelle trattate per tutto il tempo con antidiabetici orali a 1/16 e in quelle trattate con sola dieta a 3/52. Gli OO. concludono che l'uso degli ipoglicemizzanti orali non accresce la mortalitä fetale, a condizione che con essi si ottenga una soddisfacente regolazione metabolica. 813
T e m a : La tossiemia gravidica quale /attore Relatore: COVEMAN H . A. - B r i s b a n e
eziologico nell'obesitä.
L'O. ha ricercato, in un gruppo di 92 donne obese, l'esistenza di possibili cause endocrine e della sindrome « obesitä-diabetedpertensione consecutiva a tossiemia gravidica », descritta da Sonka e Coll. e che si accompagna a livelli abnormi di progesterone e di deidroepiandrosterone. In tutte le pazienti fu raccolta l'anamnesi relativa alla paritä e alla tossiemia gravidica ed eseguita la determinazione della tolleranza orale al glucosio, del cortisolo plasmatico, del PBI, del colesterolo e dell'acido urico sierici a digiuno, della pressione arteriosa a riposo. I risultati ottenuti non parlano in favore dell'esistenza della sindrome cosl come definita, pur essendovi una relazione altamente significativa tra tossiemia gravidica e successiva comparsa di obesitä. Secondo i dati emersi dal confronto con soggetti di controllo, tale relazione sembra avere importanza eziologica. I1 significato dei livelli di progesterone e di deidroepiandrosterone presenti nelle fasi avanzate della gravidanza e in seguito merita ulteriori approfondimenti.
T e m a : Secrezione insulinica ad opera del glucosio Relatori: ROSE S. A., JOHNSTON E. - A u c k l a n d
i.v. edel galattosio orale.
La secrezione insulinica da parte del pancreas viene influenzata dall'iperglicemia e dall'azione degli ormoni intestinali. Analogamente al glucosio, anche il galattosio stimola gli ormoni intestinali, sebbene non venga convertito in glucosio. I1 galattosio può essere somministrato per via orale contemporaneamente ad un carico i.v. di glucosio; il confronto tra la quantitä di insulina liberata in tali condizioni e quella secreta in risposta alla stimolazione con solo glucosio i.v. consente di valutare gli effetti degli ormoni intestinali. Impiegando questo modello sperimentale, gli OO. hanno studiato le modificazioni indotte dagli ormoni intestinali sulla secrezione insulinica e sull'omeostasi glicemica nelle diverse fasi della gravidanza ed in altre condizioni fisiologiche e patologiche.
Tema:
Caratteristiche cliniche ed endocrinologiche dell'acromegalia accompagnata da diabete.
Relatori: MATSUOKA A., TAKAHASHI Y., YOSHIDA M., BABA S., DOI K. - K o b e Gli OO. hanno cercato di definire le caratteristiche cliniche ed endocrinologiche dell'acromegalia accompagnata da diabete. A seconda dei risultati del test di tolleranza al glucosio e dei livelli plasmatici di HGH, i pazienti acromegalici venivano classificati in quattro gruppi: a) casi attivi con diabete (12); b) casi attivi senza diabete (3); c) casi inattivi con diabete (4); d) casi inattivi senza diabete (5). Elementi caratteristici dell'acromegalia attiva accompagnata da diabete sono risultati i seguenti: livelli glicemici a digiuno significativamente elevati, aumento dell'eliminazione di glucosio nelle urine delle 24 h, ridotta tolleranza al glucosio, tendenza alla chetoacidosi, difficile regolazione metabolica del diabete, livelli sierici abnormemente alti di HGH, esaltata funzione dell'asse ipofisi-surrene (elevata attivitä ACTH-simile nel sangue, alti livelli ematici di ll-OHCS, aumentata escrezione urinaria di 17-OHCS), funzionalitä tiroidea per Io piü normale, notevoli concentrazioni di IRI plasmatica (al contrario di quanto si osserva nei casi di acromegalia inattiva accompagnata da diabete, nei quali la risposta insulinemica al carico glicidico è piuttosto bassa). Le anomalie del ricambio dei carboidrati potrebbero essere dovute ad una eccessiva increzione di HGH, ad un deficit insulo-pancreatico, nonché alla durata dell'ipersomatismo e ali'invecchiamento. G.U.
Nei giorni 7 e 8 aprile 1971 si è svolta i n Capri la V Capri Con/erence organizzata dalla Casa E d i t r i c e « I1 P o n t e » di M i l a n o . A r g o m e n t o della V Capri Con/erence è stato: Blood Vessel Disease in Dia-
betes Mellitus. Honorary President era il Chairmen i Profi. K. Lundbaek
Prof. A. L o u b a t i è r e s ( M o n t p e l l i e r ) e Con/erence (Aarhus) e H . K e e n ( L o n d o n ) . Le 5 r i u n i o n i helle quali era articolato il Congresso h a n n o a v u t o come Chairmen: I-I. K e e n ( L o n d o n ) , 814
G. Lenti (Siena), E. F. Pfeiffer (Ulm/Donau), R. Mahler (Cardif[) e K. (Aarhus). C o m ' è tradizione, oltre ai Membri dell'Editorial Advisory Council DIABETOLOGICA LATINA, erano presenti solamente coloro che, su invito dei Conference Cbairmen, avevano avuto l'incarico di svolgere le varie
Lundbaek di AcTA personale relazioni.
I1 programma era cos~ articolato:
April 7, 1971 K. LuND»a~~(Aarhns): Introduction: BIood Vessel Disease in Diabetes Mellitus.
I
ARTERIAL DISEASE IN DIABETES MELLITUS Chairman: H. KEEN (London) R. J. JAI~RE~:T(London): Diabetes, Hyperglycaemia and Arterial Disease. Discussion. N. WOOLF (London): Diabetes and Atherosclerosis. Discussion. M. MILLER (Cleveland): The Natural History of Atherosclerosis in the Diabetic. Discussion. N. S. HAYNER(Ann Arbor): Metabolic Factors in the Epidemiology of Arterial Disease. Discussion. E. A. N*KK*LX,K. PYöRXLÄ, M.-R. TaSKINEN (Helsinki): Role of Insulinemia in Arterial Disease. Discussion. R. MAHLER (Cardiff): The Effect of Diabetes and Insulin on Biochemical Reactions of the Arterial Wall. Discussion.
II SMALL VESSEL DISEASE IN DIABETES - MANIFESTATIONS
Cbairman: G. LnNTI (Siena) Introdnction by the Chairman. M. AMHnImT, C. RUFnNnlq J. R. SCHEI~REg,D. POMETTA (Genève): Early Capillary Changes in Diabetes Mellitus. Discussion. J. R. WILLIAMSON,N. J. VoGt~I~, CH. KILO (St. Louis): Structural Abnormalities in Musde Capillary Basement Membrane in Diabetes Mellitus. Discussion. E. M. KOHN~g (London): The Effect of Diabetes on Retino-Vascular Function. Discussion. R. OS~ERBY (Aarhus): Course of Diabetic Glomerulopathy. Discussion. J. TgAV-J~NsEN(Kobenhavn): Permeability of Small Vessels in Diabetes. Discussion. N. J. CHgISWENSEN(Aarhus): Fnnction of Small Blood Vessels and Plasma Catecholamines in Diabetes Mellims. Discussion. 815
April 8, 197I III SMALL VESSEL DISEASE IN DIABETES - PATHOGENESIS
Chairman: E. F. PFEIFFEtt (Ulm/Donau) Introduction by the Chairman. P. W. KENT (Oxford): Biochemical Studies of Basement Membrane. Discussion. F. I. CmRD (Glasgow): The Epidemiology of Diabetic Microangiopathy. Discussion. M. D. SIVE~STEIN (Dallas): The lRo]e of Microangiopathy in the Diabetic Syndrome. Discussion. J. M. B. BLOODWORTH jr., R. L. ENGERMAN (Madison): Spontaneous and Induced Diabetic Microangiopathy. Discussion. B. N. PREMACHANDRA(St. Louis): Immunologic Aspects of Diabetic Angiopathy: Does Thyroid Autoimmunity Play an Etiologic Role in Some Forms of Diabetic Vasculitis? Discussion. K. LUNDBmK (Aarhus): Growth Hormone and Diabetic Angiopathy. Discussion. IV
P A N E L D I S C U S S I O N : THE CONTROL OF DIABETIC ANGIOPATHY I. MICROVASCULAR DISEASE - PREVENTION AND TREATMENT Chairman: R. MAHI~ER(Cardiff) Introduction by the Chairman. Z. ~K~AB~LO(Zagreb): Do Any Changes Similar to Those in the Basal Membrane Occur in Other Parts of the Organism and Could They Be Used for the Early Diagnosis of Diabetes and Diabetic Angiopathy? M. D. SIPECST~IN (Dallas): Quantitation of Diabetic Microangiopathy: Practical Implications. F. I. CAI~I) (Glasgow): On the Prevention of Diabetic Microangiopathy. A. WESSlNO (Essen): Treatment of Diabetic Retinopathy with Photocoagulation. E. M. KOHNER, A. PANISSET, TH. R. FRASER (London): When Is Pituitary Ablation Indicated as a Treatment for Diabetic Retinopathy? Discussion.
"[I. FACTORS INFLUENCING THE PROGRESS OF ATHEROSCLEROSIS IN THE DIABETIC
Chairman: K. LIJNDBtEK(Aarhus) A. KAVVERT (Bern): Tobacco and Diabetic Angiopathy. H. KeEN (London): Factors Influencing the Progress of Atherosclerosis in the Diabetic. M. MILLEt (Cleveland): Factors Influencing the Progress of Atherosclerosis in the Diabetic. J. PaaSlKIVI (Stockholm): Long-Term Tolbutamide Treatment of Survivors from Myocardial Infarction, E. F. PFEIF»ER (Ulm/Donau): Factors Influencing the Epidemiology of and the Interrelations between Atherosclerosis and Diabetes Mellitus. Discussion. SUMMARY OF THE V CAPRI CONFERENCE H. KEeN (London) A. LOUBA•IÈRES (Montpellier): Co-operation between Diabetology and Angiology in the Future. 816
I. L E A R T E R I O P A T I E Tema:
NEL DIABETE
MELLITO
Diabete, iperglicemia ed angiopatia.
Relatore:
JARRETT R. J. - L o n d o n
L'O. ha passato in rassegna i rapporti tra arteriopatie aterosclerotiche ed iperglicemia. Tale associazione risulta evidente dallo studio di pazienti con diabete conclamato, daIia valutazione della tolleranza al glucosio in soggetti arteriopatici, nonché dai risultati di indagini epidemiologiche condotte in comunitä o popolazioni riguardo alla contemporanea incidenza di arteriopafie e di iperglicemia. Studl prospettivi attualmente in corso dimostrano che il diabete e le alterazioni subcliniche della tolleranza al glucosio costituiscono entrambi fattori di rischio per quanto concerne il possibile sviluppo di un'arteriopatia. Tale rischio è relativamente maggiore nel sesso femminile. Tema:
Diabete ed aterosclerosi.
Relatore:
WOOLF N. - L o n d o n
I1 diabete costituisce indubbiamente un notevole fattore di rischio per quanto riguarda gli eventi clinici connessi con l'aterosclerosi, sebbene ciò non sia vero per quelle popolazioni in cui quest'ultima presenta una bassa incidenza. I1 diabete può esercitare i suoi effetti sul sistema arterioso con meccanismi diversi. I dati ottenuti nel corso dell'InternationaI Atherosclerosis Project dimostrano che il diabete si accompagna ad un significativo aumento di « lesioni soIIevate » a carico sia delle coronarie che dell'aorta. I pazienti diabetici presentano anche, rispetto ai soggetti non diabetici di pari e~ä, un maggior numero di lesioni complicate e di stenosi delle coronarie. L'O. prende in considerazione la possibilitä che tale aumento sia mediato da alterazioni del ricambio lipidico, con particolare riguardo all'eventuale ruolo dell'iperinsuXinismo nel diabete de11'etä matura. Le arteriopatie occlusive clinicamente evidenti si accompagnano abitualmente a necrosi delle placche aterosclerotiche. Non si sa se il diabete abbia un qualche effetto su questo aspetto dell'evoluzione naturale della placca. La trombosi murale, con successiva incorporazione neXla parete arteriosa, riveste particolare importanza per l'accrescimento della placca stessa. I pazienti con coronaropatie occlusive presentano un'accresciuta frequenza di trombi murali nelle placche aortiche e la possibilitä che il diabete influenzi questo parametro, rappresentato dalla crescita della placca, è attualmente oggetto di ricerche. L'O. ha presentato prove che dimostrano come il diabete possa influenzare il comportamento delle piastrine e la fibrinolisi ed ha brevemente discusso 1'eventuale ruolo dell'accumulo di mucopolisaccaridi a livello dei piccoli vasi del diabetico. Tema:
La storia naturale dell'arteriosclerosi nel diabetico.
R e l a t o r e : MI5CER M. - C l e v e l a n d Nei pazienti diabetici, il rischio di motte risulta maggiore che nei non-diabetici, e ciò a tutte le etä. Importanza prevalente hanno, sotto questo profilo, le affezioni cardiovascolari (in ordine di frequenza decrescente: coronaropatie, arteriopatie cerebrali ed arteriopatie periferiche). Le inchieste epidemiologiche su intere popolazioni o su campioni rappresentativi di esse forniscono in proposito dati di notevole interesse. Gli Indiani Pima, viventi in riserva in una ben definita zona dell'Arizona, sono caratteristicamente affetti da obesitä (che colpisce il 90% degli individui). Poiché l'esecuzione sistematica del test di tolleranza al glucosio ha permesso di accertare che oltre il 50% dei soggetti di etä superiore a 30 anni sono affetti da diabete, questa popolazione rappresenta un mezzo ideale per lo studio dei rapporti tra iperglicemia e malattie vascolari (micro- e macroangiopatia). L'O. ha riferito i primi risultati di una ricerca epidemiologica, in corso da ormai sei anni, sui membri di questa tribü; tali risultati dimostrano che l'incidenza di arteriopatie è piuttosto bassa e che le differenze tra diabetici e non-diabetici per quanto concerne la morbilitä per infarto del miocardio sono scarse o del tutto assenti. Tema:
Fattori metabolici nell'epidemiologia delle arteriopatie.
Relatore:
HAYNER N. S. - A n n
Arbor
L'O. ha riferito i risultati dell'inchiesta epidemiologica condotta negli anni 1959 e 1960 a Tecumseh, Michigan, e interessante la quasi totalitä della popolazione di questa Xocalitä (circa 10.000 abitanti). I dati ottenufi ne1 corso di tale studio hanno permesso di dimostrare che l'ipertensione di qualsiasi natura rappresenta un fattore di rischio di coronaropatia. E 817
stata altresi messa in evidenza una correlazione tra colesterolemia e morti per affezioni coronariche, mentre un rapporto non sembra esistere tra detti valori ed i nuovi casi di coronaropatia non fatali. Anche i livelli ematici di acido urico non sembrano corrdati in maniera significativa con le arteriopatie occlusive, sebbene anche a questo parametro possa essere assegnato il valore di fattore di rischio vascolare. Non soltanto il diabete franco, ma anche alterazioni della tolleranza al glucosio di grado piü lieve, si accompagnano ad una maggiore incidenza di arteriopatie (coronariche, cerebrali e periferiche). Dallo studio condotto sulla comunitä di Tecumseh è risultato che l'influenza di elevati livelli trigliceridemici si manifesta esclusivamente nei soggetti con precedenti di coronaropatia ed iperglicemia, e non in quelli con una soltanto o nessuna di queste due condizioni. Tema:
Il ruolo dell'insulinemia nelle arteriopatie.
Relatori:
NIKKILÄ E. A., 19YÖRÄLÄ K., TASKINEN M.-R. - H e M n k i
L'insulina plasmatica risulta aumentata in un considerevole numero di pazienti affetti da coronaropatie clinicamente manifeste. Ciò è dovuto in parte ad intolleranza al glucosio, la quale rappresenta uno stimolo eccessivo per la liberazione dell'ormone. In numerosi casi, tuttavia, la secrezione insulinica è elevata nonostante una normale tolleranza al glucosio; potrebbero essere, quesfi, esempl di iperinsulinismo idiopatico. Questa alterazione non sembra essere in rapporto con una condizione di ipertrigliceridemia, dato che nella maggior parte dei soggetti ipergliceridemici la secrezione dell'ormone e la sua risposta all'iperglicemia sono quantitativamente normali. Tuttavia, in uno studio condotto su di un'intera popolazione è stata osservata una correlazione tra livelli sierici dei trigliceridi a digiuno e valori dell'insulinemia alla 1a h dopo un carico orale di glucosio. Nella stessa indagine trasversale, le alterazioni elettrocardiografiche erano significativamente piü frequenti nel quartile con massima glicernia dopo O G T T che non in quello con glicemia minima. Le concentrazioni plasmatiche di insulina non apparivano correlate in maniera significativa con la frequenza delle alterazioni elettrocardiografiche, mentre Io erano con la pressione sistolica e diastolica. Tema:
Effetti del diabete e dell'insulina sulle reazioni biochimiche deUa parete arteriosa.
Relatore:
MAHLER R. - Cardiff
L'O. ha ricordato i principali argomenti che dimostrano come il metabolismo lipidico della parete arteriosa sia simile, dal punto di vista qualitafivo, a quello del tessuto adiposo; tuttavia, nella parete arteriosa non soltanto si svolgono processi lipogenetici e lipolitici, ma si verifica anche infiltrazione di lipidi di provenienza plasmatica. Come nel tessuto adiposo, anche a questo livello il metabolismo lipidico viene influenzato da fattori di natura ormonale. Le catecolamine e numerosi altri ormoni accelerano la lipolisi, e ciò avviene in misura ancora maggiore negli animali con carenza di insulina; la somministrazione di insulina limita l'attivazione della lipolisi indotta da tali ormoni, riportandola ai livelli basali. L'arteria è inoltre in grado di sintetizzare lipidi a partire dal glucosio e da altri precursori, ma non è affatto chiaro se anche questo processo sia attivamente influenzato dall'insulina. Non è pertanto possibile stabilire quale degli effetti insulinici rivesta maggiore importanza per la comparsa di strie lipidiche nell'intima e nella media, comparsa che segna neX1'uomo 1'inizio dell'aterosclerosi; tuttavia, qualunque ne sia il meccanismo, sembra probabile che la prolungata esposizione a quantitä eccessive di insulina svolga al riguardo un ruolo diretto. L'iperinsulinemia, la cui presenza è stata piü volte segnalata nell'uomo nel corso di vasculopatie aterosderotiche, potrebbe rappresentare il fattore comune collegante la malattia ateromasica dei grossi vasi con l'obesitä e con il diabete. Nel topo spinoso geneficamente obeso, iperglicemico ed iperinsulinemico, è stata osservata infiltrazione lipidica delle coronarie; inoltre, in cani con iperinsulinismo locale indotto sperimentalmente mediante ripetute introduzioni di insulina ne11'arteria femorale, l'accumulo di lipidi risulta piü marcato dal lato dell'iniezione che non controlateralmente; infine, helle arterie di polli trattafi quotidianamente con insulina per parecchie setfimane è stata riscontrata accresciuta deposizione di lipidL Con l'impiego dell'insulina e dei farmaci ipoglicemizzanti, ci si sarebbe attesi una riduzione dell'aumentata suscettibilitä dei diabetici all'aterosderosi, ma 1'incidenza si è mantenuta invece elevata ed i dati clinici e sperimentali sono attualmente concordi nel far ritenere che l'insulina di per sé svolga un imporfante ruolo nel graduale accumulo di lipidi nella parete arteriosa. Da un punto di vista pratico, potrebbe essere importante evitare frequenti e prolungati periodi di iperinsulinemia, quali si verificano nel soggetto obeso e, forse, nel paziente diabefico non adeguatamente trattato. 818
II. LA MICROANGIOPATIA Tema:
NEL
DIABETE
- MANIFESTAZIONI
Modificazioni precoci dei capillari nel diabete mellito.
Relatori:
AMHERDT M., RUFENER C., SCHERRER
J. R.,
POMETTA
D.
- Genève
Nel diabete di lunga durata si verifica un significativo ispessimento della membrana basale dei capillari. Tuttavia, l'analisi integrata della varianza ('nested analysis') consente di evidenziare alterazioni precoci della membrana basale anche nel prediabete e nel diabete di recente insorgenza.
Tema:
Anomalie strutturali della membrana basale dei capillari muscolari nel diabete mellito.
Relatori:
WILLIAMSON J. R., VOGLER N. J., KILO Ci-i. - St. L o u i s
Nei soggetti normali, è possibile mettere in evidenza un sign~ficativo ispessimento della membrana basale dei capillari in rapporto all'etä; sono anche dimostrabili differenze legate al sesso. Le osservazioni condotte dagli OO. in pazienti diabetici confermano l'ipotesi secondo cui tale ispessimento sarebbe in qualche modo correlato con la carenza di insulina, in quanto la frequenza e l'entitä di esso aumentano con la durata netta dell'intolleranza ai carboidrati. D'altro canto, non è possibile esdudere che sia l'ispessimento della membrana basale che la carenza insulinica siano entrambe riconducibili ad un fattore comune. Sulla base dei dati disponibili, l'ispessimento della membrana basale dei capillari muscolari nel diabete sembra essere morfologicamente indistinguibile da quello che si osserva nei soggetti non diabetici per effetto dell'etä. Resta ancora da chiarire il significato del carattere segmentale dell'ispessimento della membrana basale.
T e m a : Effetto del diabete sulla funzione R e l a t o r e : KOHNER E. M. - L o n d o n
retino-vascolare.
Nella retinopatia diabetica, le lesioni piü precoci sono rappresentate da piccole aree di non-perfusione capillare, che possono essere messe in evidenza in vivo per mezzo dell'angiografia a fluorescenza. Piü estese zone di chiusura capilIare sono spesso circondate o attraversate da tratti vascolari dilatati, che collegano direttamente l'arteria con la vena. Questi rappresentano l'effetto e non la causa della mancata perfusione capillare. Sebbene l'acuitä visiva rimanga relativamente buona anche quando un grau numero di capillari perimaculari è escluso dalla circolazione, l'accurata esplorazione del campo visivo può mettere in evidenza scotomi in rapporto con le aree di chiusura capillare. I1 confronto, in uno stesso paziente, del fluoroangiogramma e d e l preparato di retina sottoposta a digestione tripsinica dimostra che per la perfusione dei vasi è necessaria la presenza delle cellule endoteliali, ma non dei periciti intramurali. Nei diabetici, lo studio de1 flusso ematico retinico per mezzo della misurazione del tempo medio di transito tra l'arteria temporale superiore e la vena corrispondente mette in evidenza un aumento di esso soltanto nei soggetfi in cui la retinopatia è assente o di grado lieve; nei pazienti con lesioni di tipo proliferativo, esso è invece simile a quello degli individui normali. La misurazione diretta de1 volume del flusso mediante cineangiografia a fluorescenza è attualmente possibile e consentirä di valutare in maniera piü accurata la circolazione retinica nella retinopatia diabetica.
Tema:
Decorso della glomerulopatia diabetica.
R e l a t o r e : OSTERBY R. - A a r h u s L'evoluzione nel tempo della glomerulopatia diabetica, con speciale riguardo alle fasi iniziali di sviluppo, è stata studiata per mezzo della microscopia elettronica quantitativa. ~. stato dimostrato che, all'inizio del diabete giovanile, sia la membrana basale situata alla periferia del glomerulo che le aree mesangiali sono normali. Dopo due anni di malattia, è possibile mettere in evidenza un significativo ispessimento. L'ampiezza delle regioni mesangiali, espressa quale percentuale delle aree glomerulari, non aumenta nei primi cinque anni del diabete. Tuttavia, la quantitä di materiale membrana basale-simile all'interno di tali regioni aumenta paralldamente all'ispessimento della membrana basale periferica. 819
Tema:
Permeabilitä dei piccoli vasi nel diabete.
Relatore:
TRAP-JENSEN J. - K o b e n h a v n
L'O. ha studiato, in pazienti con diabete giovanile di lunga durata, in soggetti con diabete giovanile di recente diagnosi ma con segni clinici di angiopatia diabetica, nonché in individui non diabetici, la permeabilitä dei capillari dei muscoli scheletrici a piccole molecole idrofile di peso molecolare compreso tra 24 e 6.000. I dati sulla permeabilitä, relativi ad entrambi i lati della mernbrana capillare, sono stati ottenuti utilizzando tecniche di trasporto tessuto-sangue e sangue-tessuto, di dearance locale e di diffusione di un indicatore. Nel gruppo dei pazienti con diabete di lunga durata, si è osservato, nonostante l'ispessimento della membrana basale, un aumento altamente significativo della permeabilitä dei capillari muscolari rispetto a quanto rilevato negli altri due gruppi, i quali non presentavano tra loro differenze. L'aumentata permeabilitä del letto capillare nella microangiopatia diabetica è dovuta almeno in parte ad una maggiore ampiezza del sistema di piccoli pori attraverso cui il trasporto transcapillare delle sostanze studiate avviene per diffusione. Ciò sta ad indicare che il diabete giovanile non è dovuto ad una primifiva condizione di microangiopatia a livello pancreatico; l'ispessimento della membrana basale nel diabetico sarebbe attribuibile ad una alterata selettivitä dello strato delle cellule endoteliali.
Tema:
Funzione dei piccoli vasi e delle catecolamine plasmatiche nel diabete mellito.
Relatore:
CHRISTENSEN N . J. - A a r h u s
Avvalendosi di un metodo radio-enzimatico sensibile e preciso, 1'O. ha misurato, in pazienti affetti da diabete giovanile, le concentrazioni plasmatiche di adrenalina e di noradrenalina. I diabefici ammalati da lungo tempo ed esenti da neuropatia presentavano ridotti livelli plasmafici di catecolamine in clinostafismo e in ortostatismo; quelli con neuropatia, che erano stafi sottoposfi ad ipofisectomia per il trattamento di una retinopatia diabetica, mostravano invece un considerevole aumento della concentrazione di noradrenalina sia in clinostatismo che in ortostafismo. L'O. pensa che un accresciuto tono simpatico (vasocostrizione) rappresenfi la causa dell'aumentata resistenza capillare nei pazienfi ipofisectomizzati.
III. LA MICROANGIOPATIA Tema:
NEL
DIABETE
- PATOGENESI
Stud2 biochimici della membrana basale.
Relatore:
KENT P. W . - O x f o r d
Nel diabete, l'ispessimento della membrana basale si accompagna ad aumento dei carboidrafi (principalmente glucosio e galattosio) legati ai costituenti collageno-simili. Nella catena proteica, i carboidrati sono uniti con legame glucosidico ai residui idrossilisilici; ciò induce a pensare che la malatfia comporti una accresciuta conversione della lisina in idrossilisina, ad opera di un sistema enzimafico idrossilasico.
Tema:
Epidemiologia della microangiopatia diabetica.
Relatore:
CAIRI) F. I. - G l a s g o w
L'O., dopo aver passato brevemente in rassegna i dati epidemiologici relativi alle due principali componenti della microangiopafia diabefica - - retinopatia e nefropafia - - , sottolinea come per i diabetici in generale la prima sia della massima importanza quale causa di cecitä, mentre la seconda sarebbe relafivamente poco importante quale causa di morte. Entrambe queste condizioni sono però importanti in caso di diabete insorto in etä precoce. Queste complicanze sono in parficolare correlate con l'etä al momento della diagnosi e con la durata della malatfia. La retinopatia, poi, può verificarsi in quasi tutfi i tipi di diabete, qualunque ne sia 1'eziologia. Quesfi fatfi debbono essere tenuti presenfi nella formulazione di ogni ipotesi generale che cerchi di spiegare la causa de]la microangiopafia diabetica. I fatti restano tali anche quando non derivano dal laboratorio o da esperimenti sugli animali. 820
Tema:
Il ruolo della microangiopatia nella sindrome diabetica.
Relatore:
SIVERSTF.IN M. D. - Dallas
L'O. ha esteso, in quattro distinte ricerche, i proprl studl precedenti sulla misurazione quantitativa delle membrane basali dei capillari muscolari nel diabete. 1) I1 numero dei diabetici sottoposti ad esame è stato piü che raddoppiato rispetto al primitivo studio ed i risultati ottenuti hanno pienamente confermato la conclusione che l'ispessimento della membrana basale dei capillari muscolari è una lesione regolarmente presente nei pazienti adulti con diabete manifesto, essendo la sua incidenza pari al 98% qualora si consideri come limite superiore un valore di 1.325 A ed eguale al 92% (con un limite di tolleranza del 95%) quando tale valore viene portato a 1.600 Ä od oltre. 2) Ancora una volta è stato dimostrato che nel diabefico adulm l'ispessimento della membrana basale dei capillari muscolari è indipendente dalla durata dell'iperglicemia, in quanto una notevole ipertrofia della membrana basale è stata osservata in una serie di 8 pazienti con diabete insorto acutamente e a tendenza chetoacidosica esaminati da 10 giorni a 6 mesi dopo la comparsa dei sintomi. 3) Un'ulteriore dimostrazione del fatto che in assenza di diabete mellito l'iperglicemia non provoca ipertrofia della membrana basale è stata ottenuta dallo studio di un gruppo di nani ateliotici, nei quali, nonostante l'esistenza di una iperglicemia di lunga durata, non erano evidenziabili né segni dinici di vasculopatia né membrane basali ispessite. 4) Infine, 1'O. ha presentato alcuni dati i quali inducono a ritenere che una microangiopatia diabetica clinicamente evidente (retinopatia proliferänte e microaneurismi multipli) possa verificarsi in pazienti euglicemici con normale tolleranza al glucosio e in cui l'unica indicazione di un diabete genetico è appunto rappresentata dall'ispessimento delle membrane basali dei capillari muscolari. In conclusione, il reperto di membrane basali ispessite giä all'atm della comparsa di una iperglicemia manifesta in diabetici con tendenza alla chetoacidosi, nonché l'osservazione che una microangiopatia clinicamente evidente e un'ipertrofia della membrana basale dei capillari può precedere l'iperglicemia del diabete, mentre al contrario l'iperglicemia non in rapporto con un diabete genetico non provoca regolarmente tale ipertrofia, costituiscono un'ulteriore prova dell'assenza di un rapporto causale tra iperglicemia diabetica e lesioni microangiopatiche.
Tema:
Microangiopatia diabetica spontanea ed indotta.
Relatori:
BLOOOWORTH J. M. B. jr., ENaERMAN R. L. - M a d i s o n
La microangiopatia diabefica, la quale è costituita da retinopatia, glomerulosclerosi ed ispessimento delle membrane basali dei capillari periferici, non ha trovato finora una soddisfacente spiegazione dal punto di vista eziologico. Gli OO. hanno formulato l'ipotesi che tali lesioni possano spesso, anche se non sempre, essere dovute ad una malatfia da immunocomplessi, forse in rapporto con il sistema delle chinine e con complessi insulina-anticorpi antiinsulina. Non esistono prove convincenti che l'agente eziologico specifico sia uno qualsiasi dei parametri che piü frequentemente vengono determinati (iperglicemia, aumentati livelli plasmatici di corticosteroidi, di NEFA e di ormone della crescita). Secondo gli 0 0 . , la malattia da immunocomplessi svolgerebbe un ruolo importante nella degenerazione segmentale dei capillari in talune parti dell'organismo, nonché nella stimolazione dei capillari, delle cellule endoteliali e delle cellule del mesangio. La presenza di piccoli depositi osmiofili attorno alla membrana basale, il reperto di IgG all'immunofluorescenza e le analogie esistenti con le malattie da immunocomplessi fanno pensare che un tale meccanismo possa intervenire in alcuni casi, anche se non in tutti, di microangiopatia diabetica.
Tema:
Aspetti immunologici dell'angiopatia diabetica: l'autoimmunitä moidea esercita un ruolo eziologico in aIcune [orme di vasculite diabetica?
Relatore:
PREMACHANDRA B. N. - St. Louis
L'O. ha passato in rassegna le prove che militano in favore o contro l'intervento, nella patogenesi della vasculite diabetica, di meccanismi immunitari connessi con l'lnsulina. /kilo scopo di rendere piü agevole una adeguata valutazione di alcuni controversi aspetti immunologici dell'angiopatia diabetica, 1'0. ha fomito anche una breve sintesi riguardo agli intimi meccanismi interessati nella vasculite immunogena. Infine, basandosi su argomenti di ordine sperimentale o di altra natura, 1'0. ha proposto un'ipotesi che attribuisce a fenomeni di autoimmunitä tiroidea un ruolo eziologico nella patogenesi di alcune forme di vasculite diabetica. 821
Tema:
Ormone della crescita ed angiopatia diabetica.
Relatore:
LUNDB~K K. - A a r h u s
Lo studio dei livelli plasmatici di ormone della crescita (GH) nel corso della giornata e della loro risposta all'attivitä fisica ha messo in evidenza, nei pazienti affetti da diabete giovanile, un marcato atteggiamento ipersecretorio. Anche la risposta de1 G H al glucosio è anormale ed i livelli medi a digiuno dell'ormone appaiono aumentati in un notevole gruppo di pazienti con diabete di vario tipo. La secrezione di GH, Mdotta in presenza di bassi valori glicemici, può essere ricondotta alla norma mediante la normalizzazione estremamente precisa di questi ultimi. L'O, riferisce anche i risultati di ricerche sugli effetti della somminMrazione di glucosio e di lipidi, risultati che chiariscono i meccanismi dell'aumento dei livelli di G H osservabile dopo attivitä fisica. Vengono i~~oltre discussi i risultati di uno studio clinico controllato, che ha permesso di rilevare i benefici effetti dell'ipofisectomia sulla retinopatia diabetica e sulla resistenza dei capillari cutanei. I dati ottenuti sia nel corso degli studi sui livelli plasmatici di G H che helle ricerche sugli effetti dell'ipofisectomia hanno indotto I'O. ad avanzare l'ipotesi che l'ormone della crescita sia un fattore causale nello sviluppo dell'angiopatia diabetica. Tentativi di scoprire un agente farmacologico in grado di sopprimere la secrezione di GH sono attualmente in corso. La sornministrazione di un bloccante ~-adrenergico si è dimostrata capace di raggiungere questo scopo, ma un farmaco accettabile per l'impiego orale deve essere ancora trovato.
IV. TAVOLA BETICA PARTE I:
Tema:
ROTONDA:
IL
CONTROLLO
DELL'ANGIOPATIA
DIA-
MICROANGIOPATIA - PREVENZIONE E TRATTAMENTO
Modificazioni simili a quelle che si verificano nella membrana basale possono aversi anche in altre parti dell'organismo ed essere utilizzate per la diagnosi pre«oce del diabete e dell'angiopatia diabetica?
Relatore:
~KRABALO Z. - Z a g r e b
II « Gruppo di Zagabria » si è interessato allo studio di un particolare settore del diabete, e pi~ precisamente allo sviluppo di metodi diagnostici, differemi da quelli comunemente usati, in grado di svelare la malattia il pih precocemente possibile. Nella ricerca di questi nuovi metodi diagnostM, il « Gruppo di Zagabria » ha concentrato la propria ättenzione ed i propri sforzi a livello della cellula. La domanda cui occorre date risposta è la seguente: modificazioni simili a quelle che si verificano nella membrana basale possono aversi anche in altre parfi dell'organismo ed essere utilizzate per la diagnosi precoce del diabete e dell'angiopatia diabetica? L'O., dopo aver riferito i dati esistenti nella letteratura ed i risultati delle ricerche condotte dal « Gruppo di Zagabria » tra il 1964 e il 1971 sul significato delle modificazioni citochimiche nel citoplasma dei linfociti del sangue periferico, perviene alla condusione che alterazioni simili a quelle osservate nella membrana basale dei piccoli vasi di pazienti con microangiopatia, diabete o disturbi metabolici iniziali di tipo diabetico si riscontrano anche in altre parti dell'organismo (cellule e tessuti di numerosi altri organi, soprattutto nei linfocifi del sangue periferico). Tutte queste alterazioni dovrebbero essere ricercate nel maggior numero possibile di parti dell'organismo, impiegando differenfi metodi di studio: è - - questa - l'ipotesi di lavoro per le ricerche future in questo campo.
Tema:
Valutazione quantitativa della microangiopatia diabetica: implicazioni pratiche.
Relatore:
SIPERSTEIN M. D. - Dallas
L'O. ha discusso brevemente alcune implicazioni pratiche della valutazione quantitativa elettron-microscopica della microangiopatia diabetica, giungendo alla conclusione che questa tecnica costituisce da sé sola un mezzo per porre od esdudere la diagnosi di diabete e che i risultati finora ottenuti rappresentano un ulteriore argomento in favore de1 concetto secondo cui la regolazione della glicemia non influenza in maniera significativa il decorso clinico della microangiopatia diabefica.
822
Tema:
Sulla prevenzione della microangiopatia diabetica.
Relatore:
CAII~I) F. I. - G l a s g o w
Secondo 1'O., le conclusioni di ordine pratico che possono essere tratte dallo studio dei rapporti tra regolazione metabolica del diabete e sviluppo della microangiopatia sono assai importanti e si possono cosi riassumere: 1) la microangiopatia diabetica è, almeno in parte, suscettibile di prevenzione (per quanto riguarda l'incidenza della retinopatia in due gruppi di soggetti rispettivamente bene e male controllati dal punto di vista metabolico, è stata rilevata una differenza di circa tre volte: 20% contro 70%); 2) l'importanza critica dei primissimi anni che seguono la diagnosi del diabete dovrebbe stimolare la ricerca dei casi ignorati della malattia, in quanto solo cosl facendo diviene possibile istituire il trattamento terapeutico e ottenere la regolazione metabolica; 3) non si può insistere nel mantenere un insufficiente controllo della malattia per mezzo della dieta o degli ipoglicemizzanti orali, nella speranza di poter evitare il ricorso all'insulina; 4) il fatto che i bambini diabetici possano presentare segni di microangiopatia giä parecchi anni prima della comparsa della malattia non deve essere usato come argomento per evitare i problemi psicologici e di altra natura posti dall'esigenza di un rigoroso controllo; 5) se si ammette che una soddisfacente regolazione metabolica possa ridurre il rischio di complicanze potenzialmente invalidanti, potranno essere affrontate con maggiore fiducia le difficoltä connesse con il compito di assicurare ai pazienti diabetici il miglior trattamento possibile. Tema:
La ]otocoagulazione nel trattamento della retinopatia diabetica.
Rdatore:
WESSINC A. - E s s e n
I primi sintomi della retinopatia diabetica sono suscettibili di regressione per effetto della fotocoagulazione, qualora questa venga eseguita a livelio di piccoli focolai disseminati helle aree colpite. Grazie al trattamento eseguito helle fasi piü precoci della retinopatia, è possibile prevenire, negli stadi ulteriori, la proliferazione, le ernorragie ed il distacco. La fotocoagulazione può essere applicata anche nella retinopatia proliferante, ma in questo caso le complicazioni del trattamento sono numerose e gli effetti favorevoli dubbl. Tema:
Quando è indicata l'ablazione dell'ipofisi nel trattamento della retinopatia diabetica?
R e l a t o r i : KOHNER E. M., P A m S S E T A., FRAS~R T. R. - L o n d o n A11'epoca della sua introduzione in terapia, l'ablazione dell'ipotisi rappresentava l'unico possibile trattamento della retinopatia diabetica. Numerosi pazienti con lesioni attuaXmente considerate irreversibili venivano trattati con questo metodo, spesso con scarsi risultafi. L'esperienza ha dimostrato ehe le emorragie, i microaneurismi, i vasi neoformafi e l'irregolaritä delle vene rispondono ottimamente all'ablazione dell'ipofisi, mentre 1'esistenza dl retinite proliferante fibrosa estesa e di essudati duri, soprattutto quando minacciano la macula, costituisce una controindicazione al trattamento. L'avvento deI1a fotocoagulazione ha rimpiazzato l'ablazione ipofisaria in molti pazienfi con retinopatia diabetica. Tuttavia, i vasi che emergono dalXa papilla ottica rispondono solo raramente alla fotocoagulazione e, d'altro canto, la loro evoluzione in assenza di ogni terapia è di solito rapida; in questi casi, l'ablazione completa dell'ipofisi rappresenta i! trattamento di scelta.
IV. TAVOLA BETICA
ROTONDA:
IL
CONTROLLO
DELL'ANGIOPATIA
DIA-
PARTE I l : FATTORI CHE INFLUENZANO L'EVOLUZIONE DELL'ATEROSCLEROSI NEL DIABETICO Tema:
Fattori che influenzano l'epidemiologia dell'aterosclerosi e d e l diabete mellito ed i rapporti tra queste condizioni morbose.
Relatore:
PFEIFFER E. F. - U l m / D o n a u
L'iperalimentazione, cioè l'assenza di limitazioni nell'apporto calorico (soprattutto per quanto riguarda i carboidrati), e la scarsa attivitä fisica influenzano positivamente, nella civiltä 823
d d benessere dei paesi industrializzati, sia la morbilitä per aterosclerosi e per diabete che l'evoluzione dell'aterosderosi nel paziente diabetico. Ampie dimostrazioni di tali rapporti sono fornite dai periodi bellici e post-bellici in Europa e, al giorno d'oggi, da analoghe esperienze riguardanti i paesi in via di sviluppo non ancora industrializzati. Tuttavia, l'ottimismo terapeutico sembra giustificato: effetto preventivo e curativo nei confronti dell'aterosclerosi e d e l diabete deve essere attribuito: 1) in linea generale, a11a semplice restrizione dell'apporto calorico (quantitativo); 2) da un punto di vista piü parficolare, alle modificazioni (qualitative) della composizione calorica degli alimenti.
T e m a : Tabacco e angiopatia diabetica. Relatore: KAPPERT A. - B e r n Il test di tolleranza alla tromboplastina permette di dimostrare la coagtdazione intravasale. Dopo aver discusso i prindpl su cui tale prova si basa, 1'O. ha preso in esame la sua applicazione negli individui normali e nei pazienti con arteriopatie ocdusive. I diabetici con arteriosclerosi obliterante presentano un'accresciuta sensibilitä al fumo, che determina tendenza all'ipercoagulazione. Questo è probabilmente uno dei meccanismi mediante i quali il fumo favorisce lo sviluppo dell'arteriosclerosi e ne accelera il decorso. Tra i soggetti Studiati dall'O., i diabetici con arteriopatie obliteranti mostravano la piü marcata reazione al test di tolleranza alla tromboplastina dopo il fumo.
T e m a : Fattori che influenzano l'evoluzione dell'aterosclerosi nel diabetico. Relatore: MILLER M. - C l e v e l a n d L'O. ha fornito alcuni dettagli sull'impostazione metodologica dello studio clinico delI'UGDP, sottolineando in particolare il carattere prospettivo controllato della ricerca. Passando ad esaminare alcuni dei risultati piü controversi, soprattutto quelli relativi al maggior numero di morti da causa cardiovascolare riscontrati nel gruppo trattato con tolbutamide, 1'0. ha ribadito la validitä delle osservazioni statistiche ed ha auspicato un ritorno al trattamento dietetico del diabete, che prima dell'introduzione in terapia delle sulfaniluree veniva seguito da circa la metä dei diabetici degli Stati Uniti e che attualmente sembra essere attuato in una bassissima percentuale di pazienti.
Tema:
Trattamento prolungato con tolbutamide in pazienti sopravvissuti ad in/arto del miocardio.
Relatore: PAASI~:IVI J. - S t o c k h o l m L'O. ha studiato, in 178 pazienti soprawissuti ad un primo infarto del miocardio, gli effetfi di un trattamento prolungato con tolbutamide. Nei pazienti trattati con la sulfanilurea è stata osservata una sopravvivenza significativamente maggiore durante i primi 18 mesi, e ciò soprattutto nei soggetti con ridotta tolleranza al glucosio i.v. e, ancor piü, in quelli che durante il ricovero avevano presentato, nella rase acuta, segni di insufficienza cardiaca.
T e m a : Fattori che influenzano l'evoluzione Relatore: KEEN H . - L o n d o n
dell'aterosclerosi nel diabetico.
Gli studl epidemiologici e le inchieste su intere popolazioni hanno confermato, di lä da ogni ragionevole dubbio, le connessioni esistenti tra aumentati valori glicemici ed accresciuta incidenza ddl'aterosclerosi. Appare tuttavia necessario studiare la storia naturale dell'aterosclerosi nei pazienti con diabete manifesto, confrontandola, in base a critert rigorosi, con queila di popolazioni di controllo non diabetiche. E improbabile che l'aumentata incidenza dell'ipertensione rappresenti un particolare fattore di rischio aterogeno in una popolazione diabetica, per quanto sia possibile che un determinato grado di ipertensione provochi nel diabetico un danno vascolare maggiore che nel non-diabetico. L'alterazione del metabolismo lipidico esistente nel diabete potrebbe essere il fattore responsabile dell'accresciuta aterogenesi e lo studio prospettivo dei lipidi 824
ematici nel paziente diabetico potrebbe rivelarsi maggiormente utile, ai fini della prognosi arteriosa, che non le ricerche riguardanti la glicemia. L'influenza della terapia antidiabetiea orale sulle arteriopatie è oggetto di controversie. A questo proposito, 1'0. ha espresso motivatamente i suoi dubbi riguardo all'affermazione secondo cui la tolbutamide provocherebbe un aumento delle morti da causa cardiovascolare; nessun fenomeno del genere è stato osservato in un esperimento prospettivo a lungo termine e in doppia cecitä condotto dall'O., nel quale gli effetti della tolbutamide in casi di diabete « al limite » venivano confrontati con quelli di un placebo. Dalla valutazione complessiva di varie manifestazioni di aterosclerosi in tali soggetti sono emersi alcuni elementi che dimostrano come la tolbutamide conferisca un certo grado di protezione contro le arteriopatie, soprattutto nei pazienti piü giovani ed in quelli esenti da ipertensione e senza malattie vascolari preesistenti. Alla tavola rotonda è seguita un'animata discussione, nella quale sono intervenuti MILLER,
KEEN, PAASIKIVI, KOHNER, I)FEII~FER,POZZA,MANCINI e CAIRD. Principale oggetto di tale discussione, che ha avuto come moderatore LUNtm~EI(, sono stati i risultati delle indagini statistiche riferite dai precedenti OO. In particolare, sono stati esaminati i differenti risultati ottenuti helle indagini condotte nel quadro dell'University Group Diabetes Program (UGDP) ed in quelle eseguite da KEEN e da PAASlKIVI riguardo agli eventuali effetfi della tolbutamide, somministrata per lunghi periodi di tempo, sulla comparsa di vasculopafie. Questa ipotesi, che pare emergere dalla indagine condotta durante 8 anni nei 12 centri universitarl che hanno aderito all'UGDP, è stata lungamente discussa. Tale indagine ha infatti dimostrato che, di quattro gruppi di pazienti (uno trattato con sola dieta, uno con placebo, uno con tolbutamide ed uno con insulina), quello trattato con tolbutamide mostrava un aumento statisticamente significativo della mortalitä per malattie cardiovascolari. La discussione si è focalizzata sul fatto che giä all'inizio dello studio, e cioè prima del trattamento, non sembra esservi stata omogeneitä tra i quattro gruppi, sia per gravitä della malattia che per rischio cardiovascolare. In altre parole, vi sarebbe stato un errore di selezione dei pazienti. Anche il fatto che la tolbutamide sia stata somministrata alla dose media quotidiana di 1,5 g rappresenta una causa di errore nella valutazione dei risultati, in quanto è noto che la posologia di mantenimento del farmaco è solitamente piü bassa. Questi risultati delI'UGDP contrastano pienamente con quelli riferiti negli studl statistici di KEEN e di PAASlKIVI. Questi AA., operando una piü equilibrata selezione dei casi, sono giunti a conclusioni completamente differenti, ävendo essi riscontrato un'azione protettiva della sulfanilurea nei riguardi delle malattie vascolari. La discussione si è protratta a lungo, finché il Dort. MILLER,riconoscendo di aver aperto il vaso di Pandora, non ha invitato il moderatore a chiuderlo e ad annunciare la fine del dibattito. G.U. ge
q¢ q¢
N e i giorni 14 e 15 m a g g i o 1971 si è s v o l t o in D ü s s e l d o r f ( G e r m a n i a ) il 6. Kon-
gress der Deutsche Diabetes-Gesellschaft. Tema:
Ricerche immunoistochimiche e sulla fine struttura dei granuli di secreto di cellule insulari di vertebrati inferiori.
R e l a t o r i : LANGE R. H . , TRANDABU~U T., BOS~CK S. - G i e s s e n e M ü n c h e n Gli OO. hanno eseguito ricerche immunoistochimiche con siero anti@ucagone di suino (metodo indiretto, marcatura con FITC) in tessufi insulari di rettili ed anfibL studiando le correlazioni tra reperfi al microscopio ottico ed elettronico. In tutte le specie esaminate è stato possibile dimostrare la presenza di una « cellula glucagonica »; l'aspetto dei granuli variava a seconda della specie anima]e ed era differente da quello osservabile nel ratto. Con le colorazioni immunoistochimiche è stata riscontrata una piü debole reazione negli anfib~ che nei mammiferi e nei rettili. Questo diverso comportamento potrebbe essere dovuto a differenze nella affinitä antigene o nella struttura molecolare dei granuli. L'irnpiego della difrattometria otfica ha permesso di ottenere nuovi dafi sulla fine struttura dei granuli di secreto. 825
Tema: Ricerche immunoistologiche su adenomi ~-cellulari.
Relatori:
ARNOLD R., FRERICHS I-I., CREUTZFELDT W . -
Göttingen
Le ricerche immunoistologiche finora condotte su adenomi ~-cellulari umani hanno fornito risultati contrastanti. Poiché, contrariamente a quanto si verifica nel pancreas normale, con tali metodiche non è stato possibile evidenziare la presenza di insulina in quesfi tumori, si è pensato ad un diverso comportamento immunoistochimico dell'ormone di origine tumorale. Gli OO. hanno smdiato, per mezzo di anticorpi marcati con perossidäsi, il contenuto in insulina, peptide C e glucagone di 10 adenomi ~-cellulari. In 5 casi l'esame è stato eseguito entro I0 giorni dall'intervento, mentre nei restanti l'ablazione del tumore risaliva ad oltre un anno. I1 contenuto insulinico è stato inoltre determinato con metodo radioimmunochimico, dopo estrazione con alcool-acido. Si è cos~ osservato che in tutti gli adenomi il contenuto insulinico era aumentato rispetto a quello del normale tessuto pancreatico adiacente. Nei 5 adenomi esaminati subito dopo l'intervento, gli OO. sono riusciti a mettere in evidenza, con il metodo immunoistologico, l'insulina ed il peptide C, ma non il glucagone. A distanza di 6 mesi, in questi stessi adenomi la colorazione per il peptide C era ancora ben evidente, mentre quella per l'insulina lo era solo debolmente. Nei 5 adenomi che erano stall asportati da piü di un anno, gli OO. non hanno potuto evidenziare con sicurezza né insulina, né peptide C, né glucagone, mentre nel tessuto insulare adiacente al tumore non si notavano variazioni nelle reazioni degli ormoni con gli anticorpi marcati. Gli OO. ritengono pertanto che la dimostrazione immunoistologica dell'insulina e d e l peptide C in ädenomi ~-cellulari dipenda dal momento in cui viene effettuato l'esame. I1 fatto che l'immunoreazione dell'insuüna tumorale appaia ridotta dopo 6 mesi dall'intervento e risulfi aboliLa dopo un anno, potrebbe essere la conseguenza di un lento processo di denaturazione o di un mascheramento dei determinanti immunologici delrinsulina. Resta invece da chiarire perché le cellule ~ di isole normali rimangano colorabi!i anche dopo parecchi anni.
Tema: Aspetti quantitativi e dinarnici della biosintesi insulinica stirnolata dal glucosio. Relatori: SCHATZH . , KATSILAMBROSN., HINZ M., PFEIFFER E. F. - Ulm/Donau Numerose ricerche hanno dimostrato che l'incorporazione della 3H-leucina nella molecola insulinica aumenta con l'aumentare della concentrazione di glucosio nel mezzo. Gli OO. hanno studiato la velocitä di conversione della proinsulina in insulina secondo questo parametro. Isole di Langerhans isolate di ratto sono stare incubate con 3H-leucina in presenza di differenti concentrazioni di glucosio e le proteine insulari sono stare separate su colonna di Sephadex G-50. Per l'identificazione e la quantizzazione delle varie frazioni si è fatto ricorso alla determinazione della radioattivitä, all'assorbimento UV, al dosaggio dell'insulina immunoreattiva e all'elettroforesi su gel di poliacrilamide. In presenza delle concentrazioni di glucosio piü elevate è stato possibile osservare, oltre ad un aumento della secrezione insulinica e ad un incremento complessivo della incorporazione della 3H-leucina nella frazione proinsulinica ed insulinica, variazioni relative delle attivitä specifiche di queste ultime frazioni. Questi reperti lasciano ritenere che la concentrazione di glucosio influisca sulla conversione della proinsulina in insulina.
Tema: Effetto dell'acido Œ-chetoisocapronico sul metabolismo e sulla secrezione insulinica di isole pancreatiche isolate. Relatori:
PANTEN U., KRIE6STEIN ~E. V., POSER W . , BLATT A . - Götfingen
SCHöNBORN J., HASSEL-
La leucina stimola la secrezione insulinica, sia in vivo che in vitro. Non è noto se la liberazione dell'ormone sia dovuta alla leucina stessa o ad un suo metabolita. Nei tessuti finora studiati, il primo prodotto che si forma per degrädazione della leucina, è l'acido ~-chetoisocapronico. In isole pancreatiche isolate e perfuse, l'acido a-chetoisocapronico determina, al pari della leucina, un aumento della fluorescenza dei nucleotidi piridinici ridotti, esercitando al tempo stesso una chiara azione di stimolo sulla liberazione di insulina. I risultati ottenuti stanno ad indicare che un prodotto di scissione della leucina può dar luogo alla secrezione dell'ormone.
826
Tema:
Tolleranza al glucosio e secrezione insulinica dopo tiroidectomia nel ratto.
Relatori: KATSILAMBROS N., ZIEGLER R., SCHATZ H . , I-tlNZ M., 19FEIFFER E. F. Ulm/Donau Mentre la letteratura è concorde nell'affermare che nei pazienti ipotiroidei la tolleranza al glucosio è ridotta, i dati relativi alla secrezione insulinica non sono univoci. Per chiarire questi reperti contraddittori, è stata ammessa una diversa eziologia dei vari casi di ipotiroidismo. Gli OO. hanno pertanto determinato, in 2 gruppi di ratti sottoposti rispettivamente a tiroidectomia totale e ad intervento simulato, il coefficiente di assimilazione glicidica e i livelli sierici di insulina, prima e dopo l'esecuzione dell'operazione. Contrariamente a quanto osservato negli animali in cui era stato praticato l'intervento simulato, nei ratti tiroidectomizzati sono stati rilevati peggioramento della tolleranza al glucosio e diminuzione della coneentrazione insulinica basale e reattiva alla stimolazione con glucosio i.v. In base a questi risultati è lecito supporre che, nell'ipotiroidismo tireoprivo, la ridotta secrezione insulinica sia responsabile dell'anormale tolleranza al glucosio.
Tema:
Liberazione periferica di insulina per effetto dell'esercizio muscolare?
Relatori:
DIETEI~LE P. K., GMEINER H . , DIETERLE C. - M ü n c h e n
Durante l'esercizio fisico, malgrado l'accresciuta captazione di glucosio da parte del muscolo, non si verifica aumento della secrezione insulinica. È stata quindi ipotizzata l'esistenza di un fattore « insulino-simile» liberato dal muscolo in attivitä. Per risolvere il problema di questo fattore muscolare locale, gli OO. hanno misurato, a livello dell'avambraccio, le differenze arterovenose del glucosio, de1 lattato, dei NEFA, de1 glicerolo e dell'insulina (IMI), sia in condizioni di riposo che durante il lavoro. Allo scopo di aumentare i livelli insulinemici, dopo una prima iniezione di glucosio è stata praticata un'infusione continua della sostanza. Dopo il raggiungimento dell'equilibrio dinamico, i soggetti in esperimento eseguivano un lavoro definito. Prelievi contemporanei di sangue arterioso e venoso venivano eseguiti, in tempi rigorosamente stabiliti, prima, durante e dopo l'esercizio fisico. Durante il lavoro, la concentrazione venosa di insulina risultava aumentata rispetto a quella arteriosa, mentre il contrario si verificava al di fuori dell'esercizio muscolare. Questo dato viene interpretato come indieativo di una liberazione di insulina da parte delle cellule periferiche. Tenendo conto dell'aumentata irrorazione (valutata per mezzo della clearance dello xenon), tale liberazione era di notevole entitä.
Tema:
Complessi precipitanti insulina-antiinsulina.
Relatori:
HEINZeL W . , GRIMMINGV« H . , KALLEE E. - T ü b i n g e n
L'insulina non viene precipitata in presenza di anticorpi anti-insulina, probabilmente perché la molecola insulinica è troppo piccola e possiede pochi gruppi antigeni. L'insulina bovina è stata quindi legata all'aldeide glutarica, allo scopo di formare aggregati solubili con peso molecolare di circa 280.000 (Sephadex G-150). Questi aggregati insulinici precipitavano non soltanto con anticorpi omologhi, ma anche con anticorpi primad « non precipitanti » diretti contro l'insulina non legata.
Tema:
Tolleranza a dosi elevate e basse di insulina cristallina e sua comparsa nel tempo.
Relatori:
JANSEN F. K. - D ü s s e l d o r f
Mediante immunizzazione fino a 3 mesi con insulina cristallina in 6 diversi dosaggi, è stato possibile suscitare in topi NMRI due ambiti di tolleranza, uno per dosi elevate ed uno per dosi basse. L'insulina veniva iniettata per via i.p. 3 volte alla settimana, in dosi di 1 ng, 10 hg, 100 hg, 1 wg, 10 I~g e 100 l~g in tampone fosfato. Allo scopo di prevenire lo shock insulinico, insieme alle dosi elevate venivano iniettati s.c. 2 ml di glucosio al 20%. Numerosi gruppi di topi sono stati trattati in questo modo per 2, 4, 8 e 12 settimane. Tredici giorni dopo l'ultima inie827
zione, a tutti gli animali venivano somministrati, per la determinazione della tolleranza, 100 I~g di insulina in adiuvante di Freund completo. Successivamente venivano eseguiti prelievi di sangue per la ricerca degli anticorpi. 1~ stato osservato che la dose di 1 l~g suscitava un'intensa produzione anticorpale, mentre dosi piü elevate provocavano la formazione di anticorpi a breve scadenza, subentrando in seguito una tolleranza completa. Dosi minori determinavano anch'esse tolleranza, la quale si instaurava però piü lentamente. I dati ottenuti vengono rappresentati in base ad un modello tridimensionale per la dose, per il tempo di immunizzazione e per il grado di tolleranza e, rispettivamente, di immunizzazione. Essi coincidono in sostanza con i risultati di Mitchison relativi all'RNA, con la sola differenza che per l'insulina le dosi che determinano tolleranza sono inferiori.
Tema:
Il significato clinico-patogenetico degli anticorpi anti-insulina nel diabete mellito: determinazioni radioimmunologiche.
Relatori:
GLIGORE V., I)UMA V., BOLOS•U H . D. - Cluj e B u c u r e s t i
La presenza di anticorpi anti-insulina (AAI) circolanti viene frequentemente considerata responsabile di taluni inconvenienti dell'insulino-terapia e, addirittura, degli stadi iniziali della microangiopatia diabetica. Per mezzo di una tecnica qualitativa fluoroimmunoelettroforetica, gli OO. hanno accertato tale presenza nel 76,8% dei diabetici trattati con insulina. Essi hanno anche ricercato la presenza di AAI in 30 pazienti affetti da diabete mellito (20 dei quali trattati con insulina esogena in differenti dosaggi e per periodi di tempo variabfli e 10 con antidiabetici orali), utilizzando insulina marcata con 12»I. La separazione delI'immunocomplesso veniva effettuata con il metodo della precipitazione con etanolo e con quello ddla separazione con amberlite. Dopo misurazione della radioattivitä, i risultafi venivano espressi in percentuale rispetto al campione. 1~ stato cos~ possibile mettere in evidenza AAI esdusivamente nel siero dei soggetti trattati con insulina esogena (85%). Esisteva un parallelismo tra livello di AAI da un lato e durata del trattamento insulinico e dose media giornaliera di ormone dall'altro. Gli OO. discutono il significato dinico di questa osservazione, anche nei suoi riflessi di ordine terapeutico.
Tema:
Miglioramento dell'insulino-resistenza di origine anticorpale in una bambina diabetica trattata con azatioprina.
Relatori:
KOHNA~5 J. jr., BLÄK~R F. - H a m b u r g - E p p e n d o r f
In una bambina diabetica di 8 anni, in cui non era possibile ottenere una soddidacente regolazione metabolica neppure con la somministrazione giornaliera di 120 U di insulina, gli OO. hanno messo in evidenza, per mezzo di una tecnica di adsorbimento differenziale, la presenza di anticorpi circolanti anti-insulina dotafi di elevata aviditä; la capacitä di legame del siero dovuta a tali anticorpi era di 300-360 U/1 per l'insulina bovina e suina. Non esistevano altre cause che giustificassero la ridotta risposta all'insulina. La somministrazione di azatioprina (5 mg~kg~die) determinò, ne1 giro di 4 settimane, una diminuzione del fabbisogno insulinico. Dopo 12 settimane di tale trattamento, una soddisfacente regolazione metabolica poteva essere ottenuta con circa 60 U di insulina. La concentrazione e l'aviditä degli anticorpi anti-insulina appariva ridotta in parallelo con la diminuzione della frazione IgG (a quest'ultima, secondo i risultati delle prove di adsorbimento con äntisieri specifici per le catene H, spettava quasi esclusivamente la funzione di legame dell'insulina). Gli OO. discutono gli aspetti della terapia immunosoppressiva in caso di insulino-resistenza di origine anticorpale.
Tema:
Riduzione del catabolismo dell'insulina da parte del /egato isolato e per/uso di ratti pretrattati con antidiabetici orali,
Relatori:
BÜBER V., FELBER J. P., VANNOTTI A. - L a u s a n n e
In ratti Wistar maschi sono stati somministrafi per sonda, durante un perido di due settimane, tolbutamide, glibornuride, bufilbiguanide o un placebo (NaC1). Ii fegato isolato era perfuso con sangue di un animale donatore appartenente allo stesso gruppo di trattamento, cui venivano aggiunte, 10 min dopo l'inizio della perfusione, 250 ~tU di insulina porcina, Nei ratti pretrattati con sulfaniluree o biguanidi è stata osservata una netta riduzione de1 catabolismo dell'insulina. I risultati ottenuti confermano l'esistenza di un'azione extra-insulare delle sulfaniluree. 828
Effetto insulino-potenziante di diversi derivati sul~anilureici. Relatori: BEYER J., CORDES U., GELL G., KRALL H . , SCHÖFFLING K. - Frankfurt/
Tema:
Main Gli OO. hanno studiato, in cani pancreatectomizzati e trattati cronicamente con insulina, l'effetto della idrossimefiltolbutamide, della carbossitolbutamide e d e l carbossidiaborale, confrontandolo con quello ipoglicemizzante supplementare esercitato dalla tolbutamide nel corso di un'infusione di insulina. In siffatte situazioni la carbossitolbutamide provoca, al pari della tolbutamide, una chiara riduzione della glicemia, rispetto a quella determinata dalla sola infusione di insulina; con il carbossidiaborale si osserva invece un marcato abbassamento del livello dei NEFA.
Ricerche sull'effetto di diverse sulfaniluree durante il blocco adrenergico della secrezione insulinica. Relatori: I-IASLBECK M., BRAUCH K., H E P P K. D., GRADNER ]P., MEHNERT H . Tema:
München Ricerche eseguite su epatociti isolati umani e di ratto hanno dimostrato che le sulfaniluree (tolbutamide, glibenclamide e glibornuride) provocano una inibizione lieve ma significativa della lipolisi indotta da dosi submassimali di isoproterenolo. In soggetti giovani metabolicamente sani, la lipolisi indotta dalle catecolamine (infusione lenta di adrenalina o noradrenalina durante 6090 min) è risultata significativamente inibita dalle sulfaniluree, a parfire dal 20° min dopo l'iniezione i.v. Sebbene il blocco adrenergico della secrezione insulinica fosse inizialmente rimosso da tutte le sulfaniluree, dopo circa 30 min dalla somministrazione di queste sostanze i ]ivelli insulinemici non erano piü elevati che nei controlli non trattati. Se si ammette una dipendenza delle concentrazioni dei NEFA da quelle dell'insulina, si può ipotizzare Yesistenza di un effetto antilipolitico diretto delle sulfaniluree.
Tema:
Dinamica della secrezione insulinica dopo ripetuta somministrazione di glucosio con tolbutamide, glibenclamide, glibornuride (Ro 6-4563) e glisoxepide (BS 4231).
Relatori:
HAUPT E., KöBERICH W . , BEYER J., SCHÖFFLING K. - F r a n k f u r t / M a i n
GIi OO. hanno studiato comparativarnente, in pazienti diabetici adulti, gli effetti sulla secrezione insulinica di dosi equipotenti di 4 differenti derivati sulfanilureici: tolbutamide, glibenclamide, glibornuride e glisoxepide, somministrate due volte al giorno, a distanza di 3 h, insieme con glucosio i.v. Dopo la prima somministrazione, è stata messa in evidenza la caratteristica differenza tra la glibenclamide e le altre sulfaniluree per quanto riguarda la dinamica della seerezione insu]inica. In precedenti ricerche, gli OO. avevano dimostrato che la seconda somministrazione provoca una secrezione dell'ormone significativamente minore. La somministrazione combinata di sulfanilurea e glucosio annulla però questo meccanismo e dä luogo alle stesse elevate concentrazioni di insulina che si ottengono con entrambe le stimolazioni. Con la glibornuride e la glisoxepide si ha la stessa dinamica insulino-secretoria tipica della tolbutamide. A p a r t e la diversa dinamica della secrezione insulinica, la glibendamide si comporta come le altre tre sulfaniluree. Con l'impiego di dosi equipotenti delle varie sulfaniluree non è stato possibile dimostrare, per la glibenclamide, l'affinitä per il glucosio descritta in letteratura e consistente nel potenziamento dei suoi effetti in presenza di quest'ultimo.
Tema:
Inibizione, ad opera della glibenelamide (HB 419), della produzione di glucosio dal fruttosio e dal diidrossiacetone.
Relatori:
POSER W . , BLATT
A.
-
SCHÖNBORN J., PANTEN U., KRIEGSTEIN E. V., I-IASSELGöttingen
L'inibizione della gluconeogenesi epatica da piruvato ad opera della glicodiazina è stata interpretata nel senso che questa sostanza ridurrebbe la disponibilitä di acetil-CoA, opponendosi alla lipolisi nel fegato. Anche le sulfaniluree inibiscono la gluconeogenesi e la lipolisi a tale livello. Se la causa della ridotta produzione di glucosio consistesse unicamente nella carenza di acetil-CoA, 829
la gluconeogenesi da substrati che si trovano a monte del fosfoenolpiruvato non dovrebbe risultare inibita. A1 contrario, se il mezzo di perfusione del fegato isolato di ratto contiene 2 nmoli/ml di glibenclamide, la produzione di glucosio a partire dal fruttosio e dal diidrossiacetone è minore. La liberazione di corpi chetonici viene bloccata, soprattutto quando si utilizzi corne substrato il fruttosio.
T e m a : Il miglioramento della secrezione insulinica e dell'assimilazione del glucosio
in corso di terapia protratta con glibenclamide in pazienti affetti da diabete subclinico e da diabete dell'etä matura. Relatori:
RAPTIS S., ROTHENBUCHER G., THUM CH., PFEIFFER E. F. - U l m / D o n a u
Da alcuni anni, taluni gruppi di studiosi sostengono che il trattarnento sulfanilureico deterrnina a lungo andare una riduzione della secrezione insulinica. Allo scopo di verificare tale affermazione, gli OO. hanno condotto uno studio in 6 soggetti con diabete subclinico e in 7 pazienti adulti affetti da diabete manifesto. Nei primi, è stato eseguito un carico i.v. ed orale di glucosio, prima e dopo terapia con 0,5 g di tolbu~amide, mentre nei secondi un test di tolleranza al glucosio i.v. è stato effettuato prima dell'inizio del trattamento con glibenclamide e 6 rnesi piü tardi. In tali ricerche venivano eseguiti dosaggt contemporanei della glicemia e dell'IMI. Nei soggetti con diabete subclinico, il coefficiente K di assimilazione del glucosio prima del trattamento era di 0,79 e la massima secrezione insulinica di 38 i 6 ~U/ml; dopo sornministrazione di tolbutarnide per 6 settimane, il coefficiente K aurnentò a 1,3 e la massirna secrezione insulinica a 88 i 12 BU/rnl, rnentre dopo trattarnento con glibenclarnide si ebbero valori rispettivi di 1,46 e di 120 ~+ 19 bU/ml. Sempre negli stessi pazienti, il carico orale di glucosio indicava, prima del trattamento, un valore rnassirno di IMI di 66 _+ 9 btU/ml; tale valore sall a 208 ± 17 t~U/ml dopo tolbutamide e a 340 i 3 6 bU/rnl dopo glibenclamide. Nei diabetici adulti, il valore K dopo carico i.v. di glucosio, che prima del trattarnento con glibenclamide era di 0,14, sal~ in seguito a 0,8; la massima secrezione insulinica, che prima dell'inizio della terapia era di 18 ± 7 p~U/ml, dopo 6 mesi era di 48 ± 9 [~U/rnl. Questi reperti conferrnano il fatto che le sulfaniluree, ed in particolare la glibenclarnide, sono in grado di ripristinare, nei diabetici, la sensibilitä delle isole di Langerhans nei confronti del glucosio.
Tema:
Influenza della glibenclamide sulla assimilazione del glucosio in diverse endocrinopatie.
Relatori: MARKETOS S. G., KOUTRAS D. A., KARKOS S., PHARMAKIOTIS Æ. D., MALaMOS B. - A t h e n s In 24 pazienti (6 diabetici e 18 affetti da endocrinopatie varie), di etä compresa tra 35 e 65 anni, gli OO. banno studiato gli effetti della glibendamide sulla utilizzazione del glucosio. In un gruppo di controllo costituito da soggetti normali, il coefficiente K è risultato in media di 1,47; esso era invece chiaramente abbassato nei pazienti diabetici ed aurnentato, al contrario, negli ipertiroidei. Dopo somministrazione di glibenclarnide, un significativo aumento del coefficiente K è stato osservato nei diabetici, ma non nei soggetti norrnali e negli individui ipertiroidei ed obesi. Sulla base di questi risultati, gli OO. concludono che la somministrazione di glibenclamide rnigliora l'utilizzazione del glucosio laddove questa sia ridotta (ad esempio nel diabete mellito), ma non in quei casi in cui essa sia normale od elevata.
T e m a : Studio della coagulazione dopo somministrazione i.v. di tolbutamide. Relatori: ALTHOFF P. H., KRZYWANEK H . J., BREDDIN K., SCHöFFLING K. - F r a n k furt/Main Gli OO. hanno studiato, in 18 soggetti, il quadro emocoagulativo in corso di test i.v. alla tolbutamide. Prima della somministrazione i.v. della sulfanilurea (1 g) e successivamente, ad intervalli di 30 min fino alla 2 a h, sono stati deterrninati il tempo di trornboplastina parziale (PTT), il test di tolleranza all'eparina (HTT), il fibrinogeno, il tempo di trombina (tempo T4) e il test di aggregazione piastrinica (PAT). Il metabolismo glicidico è risultato normale in 16 dei pazienti esaminati, mentre in 2 casi
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si è avuta una risposta patologica. Nessuno dei tests di coagulazione ha mostrato significative modificazioni durante il periodo della prova. Si può quindi escludere un effetto della tolbutamide sui processi della coagulazione e sull'aggregazione piastrinica. Gli 0 0 . stanno attualmente studiando il problema delle possibili influenze del trattamento protratto con questa sulfanilurea.
Tema:
Influenza della butiIbiguanide sull'assorbimemo intestinale del glucosio nei ratti.
Relatori: FöRSTER H . , ZIEGE M. - F r a n k f u r t / M a i n Gli OO. hanno studiato nel ratto gli effetti della butilbiguanide sull'assorbimento del glucosio, utilizzando un metodo di peffusione in vivo. L'assorbimento è stato dapprima studiato in situazione di aumentata concentrazione glicemica (infusione i.v. protratta di glucosio); successivamente sono stare determinate le differenze artero-portali delle concentrazioni di glueosio e di lattato durante l'assorbimento de1 glucosio (senza infusione i.v. protratta di glucosio). ]~ stato osservato che l'aggiunta di butilbiguanide non determina alcuna variazione dell'assorbimento de1 glucosio dal lume intestinale. Anche ii trasporto del glucosio, che richiede energia, non viene influenzato. La produzione di lattato a livello intestlnale risulta aumentata da dosi relativamente elevate di butilbiguanide ( > 0,05%); con tali posologie si verifica infatti una signifieativa riduzione delle differenze artero-portali della coneentrazione di glueosio. Nelle condizioni sperimentali attuate, lo stress dä luogo, negli animali, a livelli glicemM moko elevati; nei ratti sottoposti a perfusione intestinale con soluzioni contenenti butilbiguanide si sono ottenuti valori glieemici significativamente piü bassi (fino all'ipoglicemia). Secondo i dati degli OO., l'aumentata formazione di lattato a livello intestinale e l'influenza sull'iperglicemia da stress sono osservabili solo con dosi molto elevate della sostanza.
T e m a : Il comportamento della glicogenemia nel diabete ed in altre malattie. Relatori: HASLBE¢K M., W~MBA¢HER S., FöRSTER H . , MEHNERT H . - M ü n c h e n Gli OO. hanno esegulto, in 35 diabetici ricoverati, periodiche determinazioni della glicogenemia, della NEFAemia, dell'insulinemia, della glieemia e della lattatemia. G1i stessi parametri sono stati segu~ti in 30 pazienti affetti da epatite virale e in altri 11 soggetti giunti successivamente all'exitus per diverse cause di malattia. Anche suddividendo i diabetici a seconda de1 tipo di trattamento, i valori della glicogenemia sono risultati sempre chiaramente aumentati (sola dieta: 6,51 mg%; antidiabetici orali: 7,75 mg%; insulina: 7,45 mg%) rispetto a quelli dei soggetti normali (2,73 mg%). Durante i 30-40 giorni di degenza in ospedale, in tutti e tre i gruppi di trattamento è stata osservata una evidente caduta della glicogenemia (rispettivamente a 4,26 mg%, 4,36 mg% e 3,65 mg%), senza ehe questo reperto fosse chiaramente correlato con la diminuzione dei valori glicemici. Sorprendente l'aumento, pari a circa dieci volte rispetto al valore normale (27,9 mg%), verificatosi prima della morte nei soggetti deceduti per malattie diverse.
T e m a : L'influenza degli antiovulator2 sulla glicogenemia. Relatori: MUCK B. R., DITTMAR F. W . , PFBIFF~r( H . - G . , MEHNERT H . - M ü n c h e n Gli OO. hanno studiato l'influenza degli antiovulatori sulla concentrazione ematica di glicogeno. Determinazioni della glicogenemia sono state eseguite al 7° e al 21° giorno del ciclo mestruale. Giä durante il primo dclo di trattamento, sono stati messi in evidenza signifieativi aumenti della glicogenemia al 21° giorno (5,64 + 1,05 mg%) rispetto ai valori rilevabili nel eorso del ciclo ovulatorio (2,1 +__0,1 mg%). Con gli estro-progestinici di sintesi, inoltre, contrariamente a quanto osservato durante il cielo ovulatorio, si è manifestato un aumento della glicogenemia dal 7° giorno (3,2 + 1,0 mg%) al 21° giorno {5,64 Ba 1,05 mg%), in assenza di variazioni glicemiche. Del gruppo studiato facevano parte 4 donne, le quali avevano presentato, nella gravidanza precedente, un test di tolleranza al glucosio patologieo, successivamente normalizzatosi; in queste donne, i valori della glicogenemia sono risultati sostanzialmente piü elevati (iCino a 9,7 mg% al 21° giorno) rispetto a quelli di soggetti metabolicamente sani. Questo reperto fa pensare alI'esistenza di un rapporto tra aurnentati valori di glicogenemia e stadt iniziali del diabete.
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T e m a : Secrezione di insulina e di glucagone dopo stimolazione con un estratto duo.
denale ottenuto da ratti alimentati per lungo tempo con zucchero di canna.
Relatori:
LAUBE H . , F u s SGÄNGER R., GOBERNA t{., FRANK M., SCHRÖDER K., STRAUß K., IJFEIFFER E . F. - U l m / D o n a u
Gli OO. hanno ottenuto estratti di mucosa duodenale da ratti alimentati per 10 settimane con zucchero di canna senza amido e da ratti nutriti con una dieta ad eguale contenuto calorico. Questi estratti sono stati iniettati nell'aorta di animali normali. Dopo 2, 4 e 7 min sono stati determinati, nella vena pancreatica, l'insulina, il glucagone e la glicemia. Si è osservato che l'estratto di mucosa duodenale proveniente dai ratti alimentati con zucchero di canna determina, rispetto a quello ottenuto dagli animali di controllo, un significativo aumento dell'insulinemia (172 ± 26 p-U/ml al 2° min e 239 _+ 26 p-U/tal al 4° min), nun accompagnato da riduzione della glicemia. Questo mancato effetto ipoglicemizzante viene riferito dagli OO. alla contemporanea secrezione di glucagone.
Tema:
Effetto degli acidi grassi (acido palmitico) e dei corpi chetonici (acido acetoacetico) sulla secrezione insulinica da parte di pancreas isolati e di isole di Langerhans isolate di ratto.
Relatori:
GOBERNA R., FUSSGÄNGER R., LAUBE H . , FRANK M., KATSILAMBROS N., PFEIFFER E . F. - U l m / D o n a u
Gli OO. hanno studiato, in pancreas isolati e perfusi e in isole di Langerhans isolate di ratto, l'azione degli acidi grassi e de± corpi chetonici sulla dinamica della secrezione insulin±ca, Acido palmitico (1 mM) ed acido acetoacetico (8 mM) sono stati perfusi per 15 min, in presenza di glucosio (5,5 mM). L'acido palmitico è stato disciolto in « album±ha in forma adsorbita ». Le isole di Langerhans isolate sono state invece incubate per 60 min con acido acetoacetico (8 mM) e glucosio (5,5 mM). Per effetto della somministrazione di acido palmifico, la secrezione insulin±ca da parte del pancreas perfuso è aumentata entro 2 min da 199 4- 10 p-U/min a 517 + 53 p.U/min, raggiungendo dopo 4 min valori di picco di 644 ± 55 p-U/min; la concentrazione insulinemica è diminuita in seguito considerevolmente, pur continnando la somministrazione del substrato. Con l'acido acetoacetico si è avuto, entro i primi 2 min, un aumento della secrezione insulin±ca da 206 _+ 15 p-U/min a 533 ± 70 p-U/min, mentre successivamente la concentrazione dell'ormone si è mantenuta relativamente costante (300-400 p-U/min). Anche l'incubazione delle isole di Langerhans con acido acetoacetico ha dato luogo ad un significativo aumento della secrezione insulin±ca (da 137 __+ 3,7 p-U/ml a 193 ~+ 3,7 btU/ml).
Tema:
Insulina immunologicamente misurabile in caso di insußcienza renale cronica con e senza ipertrigliceridemia.
Relatori:
SORGE F., CASTRO L. A., NAGEL A., MULLER M., KESSEL M., SCHWARTZKOP;F W . - B e r l i n
In 11 pazienti affetti da insufficienza renale cronica senza sindrome nefrosica (clearance della creafinina < 25 ml/min) sono stare somministrate, per periodi di 10 giorni, due diete isocaloriche, iperglicidica (80% di carboidrati) ed iperlipidica (70% di grassi). In quesfi pazienti è stata eseguita la determinazione dell'insulina sierica dopo carico i.v. di glucosio (0,33 g/kg). 1~ stata inoltre calcolata la quantitä totale di insulina secreta nello spazio extravasale (EZF). In 7 nefropatici senza ipertrigliceridemia e con valore K normale è stata osservata una liberazione di insulina di 1,33 ! 0,63 U, da cui sono stati calcolati un bilancio insulinico di 43 p-U/min ed un consumo di ormone pari a 56 p-U/g di glucosio. In 4 pazienti nefropatici con valori di trigliceridemia patologici sono stati rilevati, rispettivamente, valori di 2,33 _+ 0,46 U, 70 p-U/min e 150 lxU/g di glucosio. Nelle condizioni dietetiche sopra citate, è stata misurata la liberazione giomaliera di insulina alla fine di ogni periodo di dieta. Dopo il periodo di dieta iperglicidica, in 3 dei 7 pazienti del primo gruppo e in 3 dei 4 pazienti de1 secondo, la produzione giornaliera dell'ormone era, rispettivamente, 1,6-3,5 volte e 2-4 volte maggiore di quella riscontrata al termine del periodo di dieta iperlipidica. Nei restanti pazienti nun erano rilevabili differenze dopo i due differenti periodi di dieta. 832
Tema:
Scambio di carboidrati secondo equivalenti biologici.
Relatori:
OTTO H . , SAtaN J., SI'AETHE R., WOBBENS D . - B r e m e n
Lo scambio dei carboidrati nella dieta deI diabetico ha lo scopo di assicurare il piü pos. sibile, con diversi alimenti, un andamento uniforme della glicemia. Questo fine non viene raggiunto con l'impiego delle comuni tabelle di conversione, in quanto queste non tengono conto dei diversi effetti biologici degli alimenti, vale a dire della loro differente azione iperglicemizzante. Gli OO. hanno eseguito alcune ricerche in pazienti affetti da diabete subclinico e manifesto, ufilizzando tabelle dietetiche di scambio biologico, comprendenti i valori relativi al pane di segale e ad alcuni tipi di frutta. Nei pazienti con diabete manifesto si è riscontrato, in linea di massima, un andamento glicemico dello stesso tipo di quello osservabile nei soggetti con diabete subclinico. Le concentrazioni insulinemiche erano, in tutte le prove, quasi parallele al comportamento della glicemia. Quanto minore era l'aumento della gXicemia per effetto degli alimenti, tanto minore era anche l'aumento reattivo dell'insulinemia e, di conseguenza, il carico funzionale imposto alle cellule B. Sulla base di questi risultati, gli OO. discutono i vantaggi de1 calcolo dello scambio di carboidrati secondo equivalenti biologici.
Tema:
Istruzione dietetica sul diabete con insegnamento programmato.
Relatori:
TEUSCHER A., MINDER C., SAXER E. - B e r n
Gli OO., nel tentativo di ricercare nuovi mezzi di comunicazione utilizzabili nell'istruzione del paziente diabetico, banno messo a punto un programma di insegnamento, inserendolo in un apparato didattico (AutoTutor). Con questa macchina, sono stati istruiti 74 tra diabetici, studenti di medicina, infermiere, assistenti sociali e dietisti, i quali sono stati successivamente sottoposti ad esame mediante un procedimento di risposte selettive. I candidati all'esame imparavano da soli ed « automaticaInente ». Successivamente, essi sono stäti sottoposti alla stessa prova ed in ciascun gruppo è stato valutato obiettivamente l'aumento delle conoscenze. Nel gruppo dei diabetici (p < 0,01) e degli studenti di medicina (p < 0,005) è stato rilevato un significativo aumento delle conoscenze. I1 90% dei probandi si sono dichiarati soddisfatti del metodo di istruzione con AutoTutor, il quale consente un apprendimento individuale attivo.
Tema:
Influenza di una dieta avente un determinato contenuto potassico sul metabolismo elettrolitico e glicidico nel diabete mellito.
Relatore:
BO•ANOWICZ K. - L ó d z
L'accertamento dell'esistenza, nei soggetti diabefici, di una carenza di potassio sia nel plasma che negli eritrociti e della favorevole influenza esercitata dai sali di potassio sul metabolismo glicidico ha indotto 1'O. ad impiegare nel diabete mellito una dieta avente un determinato contenuto potassico. In 65 pazienti, questo trattamento ha aumentato del 2296 il numero di soggetti con normali valori de1 potassio plasmatico (dal 70,496 al 92,2%) e d e l 12% quello degli individui con normale contenuto eritrocitario dell'elettrolita (dal 64,2% al 76,9%). Contemporaneamente, anche il numero di pazienti con normali valori di sodio e di cloruri ne1 plasma e negli eritrociti è aumentato de1 6%. La dieta impiegata non solo normalizzava il quadro elettrolitico nella maggior parte dei diabetici, ma parallelamente migliorava anche il ricambio dei carboidrati e lo stato clinico.
Tema:
Il digiuno come terapia di base del diabete mdl#o.
Relatore:
FAHRNER H . - Ü b e r l i n g e n / B o d e n s e e
Le strette correlazioni esistenti tra obesitä e diabete sono state rilevate da mohi clinici, e si sa che entrambe le affezioni sono manifestazioni di un medesimo disturbo della funzione insulare, con tipica ipersensibilitä a stimoli secretivi e contemporanea o successiva limitazione della cäpacitä secretoria. Da un lato, l'iperinsulinismo provoca obesitä, con aumento della lipolisi e dell'ossidazione degli acidi grassi, riduzione della sensibilitä alI'insulina a livello dei tessufi ed aherazione della tolleranza al glucosio; dall'altro, ciò comporta, prima o poi, l'esaurimento della funzione insulare e la comparsa di diabete. Con il digiuno, si ottiene il risparmio di insulina e la protezione delle cellule B. Nella pratica medica, la somministrazione di piccole 833
quantitä di carboidrati e di proteine, per un totale di circa 200 Cal al giorno, fornisce buoni risultati. Buoni risultati si ottengono ancbe con succhi di frutta fresca.
Frequenti errori nel trattamento insulinico di bambini e di adolescenti diabetici e loro conseguenze.
Tema:
Relatore:
SACHSSE R. - H ö s e l
I1 diabete infantile labile è piü difficile da trattare di quello degli adulti. A causa della relativa raritä di questa forma, soltanto pochi medici hanno i'opportunitä di acquisire una sufficiente esperienza. L'O., sulla base di una casistica personale relativa a 983 bambini ed adolescenti diabetici, descrive gli errori che piü frequentemente vengono compiufi nel trattamento insttlinico di tali pazienti. In particolare, riferisee in merito alle remissioni, al trattamento insulinico intermittente, alle intolleranze all'insulina e alle manifestazioni ipoglicemiche; in queste ulfime si osservano spesso disturbi del comportamento e della capacitä di concentrazione e, talora, anche fenomeni epiletfici.
Stato psichico di bambini e giovani diabetici.
Tema:
R e l a t o r e : JO¢HMUS I. - M ü n s t e r Presenza di alterazioni psichiche è stata messa in evidenza, per mezzo di esami psicodiagnostici, nel 46% di 78 bambini e giovani diabetici. L'O. ritiene importante accertare, al momento della comparsa della malattia, le condizioni psichiche e la particolare situazione familiare dei giovani pazienti. I1 comportamento dei bambini diabetici di fronte alle prescrizioni terapeutiche è risultato, nella ricerea de11'O., strettamente correlato con lo sviluppo psicocaratteriale (p < 0,001): il 64% dei bambini senza manifestazioni psicbiche si adeguava bene alle prescrizioni. I1 tipo di educazione impartito dalla madre influenza il comportamento de1 bambino nei confronfi del trattamento. I bambini educati in maniera appropriata, ma non eccessivamente rigida, si sono dimostrati per lo piü ben disposti a seguire le istruzioni, mentre quelli le cui madri avevano un atteggiamento iperprotettivo seguivano male o addiritmra non seguivano affatto le prescrizioni. Nel gruppo considerato, non è stato possibile rilevare una maturazione precoce, dovuta al fatto che i piccoli pazienti venivano posti di fronte a problemi di tipo non infantile. E stato spesso riscontrato, al contrario, un ritardo dello sviluppo psico-caratteriale, Nel colloquio con i bambini ed i giovani diabetici, e con i loro genitori, si prospetta un vasto campo di collaborazione tra pediatri, specialisfi in psichiatria infantile ed esperti in pedagogia sociale. Tema:
Regolazione della dieta e controllo protratto del diabete mellito nell'in/anzia.
Relatore:
S«HULZE U. - K r e f e l d
Per ottenere il miglioramento della prognosi del diabete giovanile, 1'O. ha introdotto atcune modificazioni nella dieta dei pazienfi. L'O. applica infatti da 4 anni, nei bambini diabetici, un sistema semplificato di regolazione dietetica, che consiste nel calcolare la quantitä di cibo in « punti-pane », « punti-frutta », « punfi-verdura », « punti-latte », « punti-proteine » e « punti-grassi ». La piü larga possibilitä di scambio tra i differenfi alimenti presenta il vantaggio di consentire la sostituzione dei cibi (rendendo in tal modo piü variata e maggiormente accettabile la dieta), di mantenere un rapporto ottimale tra carboidrati, proteine e grassi, di tener conto anche delle pi¢cole quantitä di grassi presenti negli alimenfi proteici e glicidici, di mantenere equilibrato il rapporto tra proteine animali e vegetali, di assicurare un apporto vitaminico costante. II controllo dei bambini sottoposti a questo tipo di dieta comprende determinazioni giornaliere della glicosuria eseguite dal paziente stesso, dosaggi ambulatoriali settimanali della glicosuria delle 24 h e della glicemia, periodici controlli della lipemia, della statura, del peso corporeo, dell'etä ossea e de1 fondo oculare. Questo piano ha determinato una notevole riduzione de1 numero annuo di ricoveri ospedalieri. Tema:
Importanza, nella patogenesi del diabete da streptozotocina, dell'accelerata scissione del NAD nelle isole di Langerhans.
Relatori: 834
HINZ M., I~FEIFFER E. F. - U l m / D o n a u
La nicotinamide inibisce sia il diabete che la riduzione del contenuto del fegato in NAD, provocati dalla streptozotocina. Gli OO. avanzano pertanto l'ipotesi che l'influenza esercitata dalla streptozotocina sul metabolismo del NAD nelle cellule B rivesta un ruolo importante per la comparsa del diabete. Ricerche condotte sia in vivo che su isole di Langerhans isolate, al fine di chiarire questo problema, hanno dimostrato: 1) che le sostanze che impediscono la scissione del NAD prevengono il diabete da streptozotocina; 2) che la streptozotocina abbassa il contenuto in NAD di isole isolate; 3) che tale riduzione è dovuta all'accelerata scissione del NAD e non all'inibizione della sua biosintesi.
Ricerche sull' azione dell'insulina a livello del sistema adenilciclasico del ]egato di topo.
Tema:
Relatore:
HEVP K. D . - M ü n c h e n
Gli effetti antagonisti dell'insulina e deI glucagone sul metabolismo del glicogeno, sulla gluconeogenesi, sulla chetogenesi e sulla produzione di urea sono ben documentati dai risultati di vasti studi compiuti da numerosi AA. Le ricerche condotte dall'O, su preparafi acellulari di fegato di ratto e di topo hanno confermato l'ipotesi secondo la quale questo antagonismo si svolgerebbe a livello del sistema adenilciclasico: concentrazioni fisiologiche di insulina e di NSILA inibiscono la formazione, stimolata dal glucagone sintetico, di Y,5'-AMP, a parfire da ATP marcato. In uheriori ricerche, X'attivitä adenilciclasica è stata determinata nel fegato di topi con diabete da streptozotocina. In questa situazione è stato osservato un significativo aumento dell'effetto del glucagone, rispetto a quanto rilevato negli animali di controllo e in un gruppo di topi trattati con insulina. Questi risuhati indicano che la carenza acuta di insulina potenzia l'effetto del glucagone sull'adenilcidasi, senza modificare sostanzialmente l'intera attivitä catalitica del sistema enzimatico. In animali di 6 settimane e di 8 mesi non esisteva, a livello del tessuto adiposo, alcuna differenza tra i valori basali ed i valori stimolati dall'insulina; dopo riduzione ponderale, era invece dimostrabile un effetto assai significativo dell'insulina. A carico del miocardio e del diaframma non era evidenziabile alcun effetto dell'insulina, se si eccettuano una accresciuta captazione di glucosio ed una maggiore incorporazione di 14C nel glicogeno degli animali di 8 mesi.
Tema:
Stimolazione della gluconeogenesi epatica in condizioni di inibizione della lipolisi. Ricerche sul fegato di ratto in v i v o dopo somministrazione di nicotinamide.
Re]atori:
TALKE H . , KERSTEN M.
Gli OO. hanno riferito i risuhati di alcune ricerche condotte nel ratto allo scopo di studiare l'influenza dell'apporto di NEFA sulla gluconeogenesi epatica. In tali ricerche, la lipolisi, aumentata dopo 48 h di digiuno, veniva inibita mediante somministrazione di nicofinamide. A ciò seguiva caduta della concentrazione dei NEFA plasmatici e d e i corpi chetonici sia nel plasma che nel fegato. Nel fegato si verificava un considerevole aumento dei metaboliti della catena di Embden-Meyerhof a valle della reazione triosofosfato deidrogenasica, corne pure dei substrati a monte di tale reazione. La glicemia aumentava del doppio rispetto ai valori di partenza. A distanza di 12 h dalla somministrazione di nicotinamide, anche il contenuto in glicogeno del fegato era notevolmente aumentato, nonostante il perdurare del digiuno e l'ulteriore riduzione delle concentrazioni plasmatiche di NEFA. Sullä base di questi reperti e tenuto conto ancbe del dimostrato incrernento dei livelli plasmatici di corticosterone e d e l piü elevato contenuto in aminoacidi del fegato, gli OO. ritengono che l'ossidazione dei NEFA in vivo e helle particolari condizioni sperimentali adottate non costituisca la premessa indispensabile per l'aumento della gluconeogenesi.
Tema:
Ricerche in v i v o ed in v i t r o sulla sensibilitä all'insulina del topo obeso della Nuova Zelanda, in rapporto all'etä e al peso corporeo.
Relatori:
HUCHZERMEYER H . , RUDORFF I(. H . , STAIB W . - D ü s s e l d o r f
I topi obesi della Nuova Zdanda presentano caratteristicamente, con il crescere dell'etä, una sindrome obesitä-iperglicemia con iperinsu]inismo ed una progressiva insulino-resistenza. 835
In questi animali, l'iniezione i.p. di insulina (fino a 20 UI/100 g di peso corporeo) non provoca la comparsa di convulsioni. L'iniezione i.p. di 0,5 U I / k g di ormone determina significativa diminuzione della glicemia negli animali di 6 settimane (23 g) e significativo aumento, invece, in quelli di 8 setfimane (46 g). Questo effetto paradosso dell'insulina si manifesta, nel topo di 8 settimane, anche dopo che si sia ottenuta, per mezzo di una dieta ipocalorica, la riduzione del peso corporeo (36 g); tale diminuzione ponderale provoca però la normalizzazione della tolleranza al glucosio. Ne1 fegato isolato e perfuso di topi NZO dell'etä di 6 settimane e di 31/~-4 mesi, gli OO. non hanno potuto rilevare alcun effetto dell'insulina sulla gluconeogenesi da alanina. Contrariamente a quanto osservato in ratti normali o allossanizzati e in topi bianchi, essi non hanno riscontrato inibizione dell'incorporazione di ~4C nel glucosio e della produzione di '4CO2, a partire da alanina marcata. Analoghi risultati sono stafi ottenufi studiando in vitro (tessuto adiposo epididimale, diaframma, miocardio) gli effetti dell'insulina sulla captazione del glucosio, sulla produzione di "CO2 e sull'incorporazione ne1 glicogeno e nei lipidi totali del ~4C proveniente da *4C-glucosio.
Tema:
Glicerochinasi insulino-dipendente del tessuto adiposo edel/egato nell'obesitä genetica ed acquisita del topo Bar Harbor (C57b1-6J).
Relatori:
KOSCHINSKY TH., GRIES F. A., HERBERG L. - D ü s s e l d o r f
La presenza di glicerochinasi (GK) nel tessuto adiposo è considerata un carattere distintivo dell'obesitä metabolica. Per mezzo di una metodica radiochimica, gli OO. hanno potuto mettere in evidenza tale enzima nelle cellule del tessuto adiposo e d e l fegato di topi geneticamente obesi (ob/ob). Rispetto a quella dei topi non obesi dello stesso ceppo (ob+/ob+), la GK è risultata aumentata, dipendente dallo stato di nutrizione e correlata con l'insulinemia. L'insulino-dipendenza della GK è stata inoltre accertata, inducendo modificazioni dei valori insulinemici, mediante trattamento con streptozotocina o con insulina. Per controllare l'influenza dell'obesitä genetica sull'insulino-dipendenza dell'enzima, gli OO. hanno eseguito uno studio su 8 topi eterozigoti (ob+/ob) e s u 30 topi omozigoti (ob+/ob +) di peso normale, 8 dei quali resi iperfagici mediante tioglucosio d'oro (obesitä acquisita). Nei topi eterozigoti, la GK epatica era nell'ambito della norma, mentre quella del tessuto adiposo si presentava aumentata, nonostante la presenza di valori insulinemici normali. Nel tessuto adiposo degli animali omozigoti trattati con tioglucosio d'oro, la GK si mostrava aumentata in misura proporzionale all'obesitä ed era inoltre correlata con i livelli insulinemici, senza peraltro raggiungere i valori presenti nei topi ob/ob; non si aveva invece induzione della GK epatica. Pertanto, l'induzione dell'enzima si verifica anche nell'obesitä acquisita, in rapporto con l'iperinsulinismo. Tuttavia, a paritä di sovrappeso, l'iperinsulinismo e l'aumento dell'enzima sono piü marcati nell'obesitä genetica. Anche l'accresciuta attivitä nel tessuto adiposo dei topi ob+/ob conferma l'esistenza di un'influenza genetica sulla GK.
Tema:
Effetto dell'esterasi sul tessuto adiposo di diabetici, di sospetti diabetici e di soggetti di conarollo.
R e l a t o r i : L I p o v a c V., gKRa~3AtO Z. - Z a g r e b noto che l'esterasi svolge il ruolo di vettore nel trasporto del glucosio attraverso la membrana de11'adipocita. Giä precedentemente, gli OO. avevano avanzato l'ipotesi di una minore sensibilitä all'esterasi del tessuto adiposo dei pazienti diabetici rispetto a quello dei soggetti sani, essendo stata messa in evidenza una significativa correlazione negativa (--0,425) tra attivitä esterasica nel tessuto adiposo dei diabetici e glicemia a digiuno. Gli OO. espongono ora i risultati di ulteriori ricerche condotte in soggetfi con tolleranza al glucosio « al limite » e in individui di controllo. I precedenti reperfi sono risultati conferm a g in quanto nei soggetti con valori glicemici normali è stata evidenziata una correlazione negativa tra attivitä esterasica nel tessuto adiposo e nel siero (--3,202).
Tema:
Il clofibrate quale agente inibitore della lipogenesi indotta dall'insulina a partire dai carboidrati. Ricerche in v i t r o su adipociti isolati di ratto.
Relatori:
836
BARTELT K.M., LEUCHTWEIS B., KUNKEL W . , ROSAK C., SCHÖFFLING K. Frankfurt/Main
Per chiarire il meccanismo d'azione del clofibrate, gli OO. hanno studiato, in adipociti isolafi da ratti pretrattati con diverse concentrazioni della sostanza, la conversione, stimolata dall'insulina, del glucosio-U-14C in ~4CO2 e l'incorporazione del carbonio radioattivo nella frazione degli acidi grassi e d e l glicerolo gliceridico. E risultato che il clofibrate (10-M0 -s M) sfimola selettivamente l'ossidazione del glucosio, mentre non influenza la sintesi dei NEFA o addirittura la inibisce.
Tema:
Influenza della lipolisi e della sua inibizione sul metabolismo glicidico e lipidico e sulla secrezione insulinica di diabetici anziani.
Relatori:
BERINGER A., B~NDER A., MEYERHO~ER E., WALDHXUSL W . - W i e n e Frankfurt/Main
Gli OO. hanno studiato le modificazioni della glicemia, dei NEFA, dei trigliceridi, del colesterolo, del glicerolo e d e i ¢orpi chetonici in diabetici anziani sottoposti a differenfi trattamenti. Nei diabefici trattafi con dieta ed antidiabefici oraIi è stato anche esaminato il comportamento delFinsulinemia. I1 blocco ddla lipolisi mediante addo mefilpirazolcarbonico determinava una pronta riduzione dei NEFA, dei trigliceridi e d e I glicerolo emafici, nonché un netto appiattimento del profilo giornaliero della glicemia ed una ancor piü evidente diminuzione della glicosuria. La colesterdemia si abbassava soltanto dopo parecchi giorni di trattamento. La secrezione insulinica non subiva variazioni univoche. Gli xantelasmi si riducevano giä dopo 8-10 giorni, e dopo 4 setfimane non erano piü visibili.
Tema:
Profilo giornaliero di alcuni metaboliti del ricambio glicidico e lipidico e dell'insulina immunoreattiva in soggetti metabolicamente sani e in pazienti diabetici, durante somministrazione di caffeina.
Relatori:
HAMMERL H . , HENK W . , KÖHN H . , KRÄNZL CH., NEBOSlS G . , PICHLER O., STUDLAR M. - W i e n
Gli OO. hanno eseguito rieerche volte a determinare se l'aumentata lipolisi da caffeina possa avere significato patogenetico nell'infarto del miocardio e nella steatosi epatica. Per chiarire questo problema, i profili ematici giornalieri dei NEFA, del glicerolo libero, dei trigliceridi, del glucosio vero e dell'insulina immunoreattiva sono stati studiati, in soggetti metabolicamente sani e in pazienti diabetici, sia dopo ripetuta somministrazione di caffeina che in assenza di essa. I risultati ottenuti permettono di concludere che nei diabetici il ritmo nictemerale dei parametri considerati si discosta scarsamente, ma in maniera caratteristica, da quello dei soggetfi metabolicamente sani e che la somministrazione di caffeina o di caffè determina nei due gruppi tipiche variazioni delle curve giornaliere. Le modificazioni osservate non sono peraltro di entitä tale da potersi loro attribuire significato patogenetico, per lo meno nei diabetici ben controllati e negli individui sani.
Tema:
Secrezione insulinica iper- ed iporeattiva in soggetti non diabetici e in pazienti diabetici di peso normale ed obesi.
Relatori:
G ó T H E., FöV£NYI J., ARKY I., H a j ó s
P. - B u d a p e s t
Gli OO. hanno eseguito una prova di carico orale con glu¢osio (100 g) in 54 soggetfi di peso normale e in 95 obesi. Nei normopesi, una normale tolleranza al glucosio è stata osservata in 25 casi, mentre in 16 soggetti è stato messo in evidenza un diabete chimico e in 13 un diabete manifesto. Negli obesi, gli individui che presentavano i tre differenfi tipi di risposta erano rispetfivamente 40, 35 e 20. Ogni gruppo è stato suddiviso in due sottogruppi, in base ai valori insulinici totali delle prime 2 h: i pazienti con insulina totale superiore a 100 BU/ml sono stati definiti iperreatfivi, quelli con valori al disotto di questo limite iporeattivi. Tra i normopesi, una secrezione insulinica iperreatfiva è stata riscontrata nel 68% dei casi con normale tolleranza al glucosio, nel 7 5 ~ dei soggetti con diabete chimico e nel 31% dei pazienfi con diabete manifesto. Tra gli obesi, i corrispondenti valori erano rispettivamente del 75%, dell'80% e d e l 70%. Gli OO. concludono che l'insorgenza del diabete non può essere spiegata unicamente in base all'entitä della secrezione insulinica e alla sua dinamica. 837
Tema:
Diabete mellito e lipoatrofia parziale /amiliare.
Re]atori: WILLMS ]3., I~öBBERLING J., I~ATTERMANN R., CREUTZFELDT W. Göttingen Viene riferito il caso di una paziente che presentava i sintomi del diabete mellito lipoatrofico: lipoatrofia, diabete insulino-resisteme senza tendenza alla chetosi, iperlipemia xantomatosa, epatomegalia, aumento del metabolismo basale in assenza di ipertiroidismo. Contrariamente ai casi finora descritti, nel soggetto in quesdone la lipoatrofia interessava soltanto le estremitä, mentre in corrispondenza del tronco e del viso il tessuto adiposo sottocutaneo appariva normale. Inoltre, era presente anche una miopatia dolorosa. I1 diabete, datante da 13 anni, era chiaramente insulino-dipendente, di difficile regolazione e complicato da una sindrome tardo-diabetica. Buoni risultad terapeutici furono ottenud con una dieta iperlipidica ed ipoglicidica. La madre ed una sorella della paziente presentavano lo stesso quadro, ma in forma incompleta: lipoatrofia parziale, modesta iperlipemia ed elevato metabolismo basale; non vi era diabcte, ma era tuttavia possibile mettere in evidenza segni di insulino-resistenza.
Tema:
La neuropatia diabetica.
Relatore:
Tema:
Sul problema della neuropatia diabetica nel diabete mellito subclinico.
Relatore:
Tema:
BlSCFIOFF A. - Z ü r i c h
GIB~ELS E. - K ö l n
Frequenza delle alterazioni neuropatiche in un gruppo di 3.000 diabetici.
Relatore:
POLJAKOVlC Z. - Z a g r e b
L'O. ha studiato, nel corso degli ultimi cinque anni, piü di 3.000 casi di diabete. Oltre ad un esame neurologico completo, venivano eseguiti accertamenti di laboratorio ed indagini diagnostiche bioelettriche. Esami di controIlo venivano praticati ogni sei mesi. Nel 39,9% dei casi sono stad messi in evidenza segni e sintomi di lesioni del sistema nervoso, soprattutto a carico dei nervi periferici. Tra i pazienti in cui il diabete durava da mold anni, la frequenza delle complicanze neurologiche era superiore di appena il 7-8% a quella rilevabile tra i pazienti nei quali la diagnosi era stata posta di recente. L'etä ed il sesso non sembravano svolgere un ruolo determinante. L'O. sottolinea come questi dati confermino l'elevata incidenza dei disturbi neurologici nel diabete e richiama l'attenzione sull'importanza di tali alterazioni, sia dal punto di vista diagnostico che da quello terapeutico.
Tema:
Il piede neuropatico: una particolare complicanza nel quadro della polineuropatia diabetica.
Relatore:
STANDL E. - B o s t o n
Su 100 diabetici, trattati ne1 1969 presso la Joslin Clinic per gangrena od ulcera del piede, nel 33% dei casi la neuropatia costituiva il fattore determinante neU'insorgenza della lesione. In questi pazienti erano presenti non soltanto i consued segni di allarme (insensibilitä al dolore, al calore e al freddo), ma anche caratteristici disturbi trofici a carico della cute, delle unghie e delle ossa de1 piede. L'O. discute la diagnosi, l'evoluzione clinica e la terapia di questa forma di neuropatia. I1 « piede di Charcot » rappresenta la manifestazione estrema del piede neuropatico e può portare a11a completa distruzione della struttura ossea del piede stesso. L'O. presenta inoltre una casistica personale relativa a ben 101 casi di questa neuroartropatia diabetica, di cui cerca di definire le caratteristiche di decorso.
Tema:
Indicazioni ed effetti collaterali deUa terapia orale del diabete.
Relatore: 838
SC~IöFFLING K. - F r a n k f u r t / M a i n
Tema:
L'impiego delle sul/aniluree nel trattamento del diabete presenta dei pericoli?
Relatore:
CONSTAM G . R. - Z ü r i c h
L'O. ha eseguito uno studio comparativo sulla durata de1 diabete, dalla sua manifestazione clinica fino all'exitus, in gruppi di diabetici trattati con sola dieta, dieta pi~ sulfaniluree e dieta pi~ insulina. Sulla base dei risuItati ottenuti, egli afferma di non poter condividere le conclusioni de]l'University Group Diabetes Program americano riguardo ai pericoli della terapia con tolbutamide.
Tema:
Osservazioni sulla terapia protratta con antidiabetici orali (pazienti trattati per 10-15 anni).
Relatori:
KORP W . , LENHARDT A., LEVETT R. ]~., NEUBERT J., OGRIS E.
-
Wien
Nel corso di precedenti ricerche, gli OO. avevano riscontrato, dopo terapia con sulfaniluree protratta per 10-15 anni, una percentuale di fa]limenti secondari pari a circa 1'80-95%. Essi comunicano ora i risultati di uno studio sugli effetti collaterali del trattamento di lunga durata con queste sostanze, condotto in 52 pazienti (durata media del trattamento: 12,3 anni). Una parte dei soggetti è stata sottoposta ad approfondito esame della funzione tiroidea (test standard bifasico al radioiodio, test con triiodotironina marcata, livelli sierici totali di tiroxina e di PBI, anticorpi anti-fireoglobulina) e dell'apparato vascolare (ivi comprese l'oscillografia e la fotografia del fondo oculare). Non è stata rilevata una frequenza di complicanze vascolari arteriosclerotiche superiore a quella considerata normale per i soggetfi di etä corrispondente. In un terzo dei pazienti, gli OO. hanno riscontrato forme lievi di microangiopatia diabetica (retinopatia, neuropatia). Non è stata messa in evidenza alcuna compromissione della funzione tiroidea, contrariamente a quanto talora riferito in seguito a trattamento protratto con sulfaniluree.
Tema:
Risultati della terapia orale del diabete in una casistica di oltre 9.000 pazienti, controllati regolarmente per lungo tempo. Posizione in merito all'interpretazione della FDA di una casistica speciale relativa a circa 1.000 soggetti.
ReIatore:
SCHULER C. - M ü n c h e n
Dall'estate 1965, su di un totale di oltre 12.000 diabetici, circa 9.000 sono stafi trattati con successo con ipoglicemizzanti orali; tali pazienti sono stati periodicamente eontrollati a regolari intervalli di tempo, soprattutto al fine di ottenere una regolazione ottimale con la pih bassa dose possibile. In alcuni casi, un simile risultato è stato conseguito e mamenuto per molti anni, talora per decennl, grazie alla somministrazione continuativa di 0,25 g/die di carbutamide o di 0,25-0,50 g/die di tolbutamide; tuttavia, nella grande maggioranza dei casi era necessaria una dose giornaliera di 0,50-0,75 g (in generale, non è stata superata la dose di 1,0 g/die). La somministrazione supplementare di biguanidi è stata attuata con la massima cautela. Raramente sono stare riscontrate ipoglicemie. Per quanto riguarda l'accertamento di eventuali lesioni vascolari, circa 1.000 diabetici (provenienti quasi esclusivamente dall'ambuIatorio antidiabetico) sono stati sottoposfi a controllo clinico, durante tre anni, presso l'Isfituto per la Profilassi delle Malattie circolatorie de11'Universitä di Monaco, tenendo presenti il tipo di terapia eseguita (insulina o trattamento orale), la durata della malattia, l'etä dei pazienti ed il grado di regolazione metabolica. I dati rilevati in questi soggetti sono stafi conffontati con quelli ottenuti in circa 6.000 individui non diabetici. Dallo studio di questa vasta ¢asisfica è risultato in maniera inequivocabile che i diabetici regolati con la terapia orale mostravano minori alterazioni dell'elasticitä vasale rispetto a quelli trattati con insulina. Da questo punto di vista, sono state messe in evidenza differenze significative tra i diabetici normotesi con buona e con catfiva regolazione metabolica; nei diabefici ipertesi, invece, tali differenze sono apparse assai meno marcate. I risultati degli studi condotti dagli OO. contraddicono pertanto chiaramente le conclusioni della Food and Drug Administration. Tema:
Diabete e gravidanza: risultati di ricerche sperimentali sul trapianto di ovociti fecondati.
Relatori:
Heism
N . , HALLERMANN D. - H a m b u r g - E p p e n d o r f 839
Gli OO. hanno tentato di approfondire il problema dei rapporti tra diabete e lesioni embrionali, impiegando il metodo del trapianto di ovociti fecondati tre giorni dopo il coito. I trapianti sono stati eseguiti in coniglie, secondo le seguenti modalitä: 1) da donatrici sane a riceventi sane; 2) da donatrici con diabete da allossana a riceventi sane; 3) da donatrici sane a riceventi con diabete da allossana. Dopo trapianto in animali sani, circa ii 40% delle gravidanze giunsero al termine. Negli altri due gruppi (ovociti trapiantati da animali con diabete da allossana ad animali sani e da animali sani ad animali con diabete da allossana), le gravidanze portate a compimento furono rispettivamente de1 20% e d e l 10% circa. I dafi ottenuti sono stati confrontati con quelli relativi alle gravidanze di animali normali e di animali con diabete da allossana. L'analisi dei risultati fa pensare all'esistenza di lesioni degli ovociti indotte dall'allossana giä prima della fecondazione.
Tema:
Effetto dell'insulina e di differenti concentrazioni di glucosio sul metabolismo del glomerulo e della membrana basale glomerulare di ratti con diabete da allossana.
Relatori:
WAHL P., DESCHNER W . , FUCHS E., REXROTH W . - H e i d e l b e r g
Gli OO. hanno determinato la produzione di 14CO2 in glomeruli renali metabolicamente attivi isolati da ratti con diabete da allossana ed incubati in mezzi contenenti differenfi concentrazioni di glucosio, in presenza od in assenza di insulina. Dopo incubazione, le membrane basali sono state isolate ed in esse è stata misurata l'incorporazione del 14C proveniente da 14Gglucosio. Analogamente a quanto si verifica negli animali normali, anche nei reni dei ratti con diabete da allossana non è dimostrabile alcun effetto dell'insulina sulla produzione di 14CO2 e sulla incorporazione di ~4C nella membrana basale. Queste sono tanto maggiori quanto piü elevata è la concentrazione del glucosio. Tali reperti sembrano avvalorare la teoria metabolica della microangiopatia diabetica.
Tema:
Diabete subclinico ed infezioni delle vie urinarie.
Relatori:
HEIMSOTH V.
H.,
GRAFFE-ACHELIS CH. - E s s e n
Per accertare la frequenza di infezioni delle vie urinarie nel diabete sublinico, gli OO. hanno sottoposto ad esame 54 soggetti con diabete chimico, 120 pazienti con diabete manifesto ed 80 individui normali di controllo, eseguendo in tutti la leucocitometria, la colorazione dei cilindri leucocitarl, il conteggio dei germi e la determinazione del glucosio urinario. Nei pazienti con diabete subclinico, la frequenza delle infezioni urinarie era quasi eguale a quella rilevabile nei pazienti con diabete manifesto. In entrambi i gruppi, le donne risultavano piü spesso colpite (rapporto 3: 1). Nei soggetti con diäbete subclinico, l'eliminazione basale di glucosio con le urine era però piü elevata che negli individui metabolicamente sani. Gli OO. discutono l'importanza di una aumentata concentrazione urinaria di glucosio ai fini della comparsa di infezioni delle vie urinarie.
Tema:
Terapia della sindrome da shock nel coma diabetico. Un caso di diabete giovanile con enorme insulino-resistenza.
Relatori:
N o ß l s H . , FISCHER M., Ft3CHS F. S., KORP W . - W i e n
Gli OO. descrivono il caso di una giovane donna di 19 anni, che aveva manifestato dutante la gravidanza un diabete chimico e in cui, a distanza di 5 mesi da1 parto, si verificò, nel corso di un trattamento con antiovulatori, un grave diabete da carenza insulinica con coma, accompagnato da grave shock con ipotensione, disturbi della microcircolazione periferica, necrosi cutanee ed anuria. I1 fabbisogno insulinico nella rase di coma era di 6.000 UI/die. I1 grave stato di shock potè essere risolto grazie alla somministrazione di sostanze ad azione fibrinolifica. A causa de11'anuria che persisteva da 4 giorni e si dimostrava refrattaria ad ogni trattamento, si dovette ricorrere alla dialisi peritoneale, fino alla ricomparsa di una sufficiente diuresi. All'atto della dimissione e nel corso dei successivi controlli ambulatoriali, non erano evidenziabili lesioni a carico dei vati organi. Questo caso si differenzia da altre analoghe segnalazioni della letteratura per le seguenti particolaritä: etä giovanile, manifestazione insolita840
mente rapida del diabete dopo il parto, enorme insulino-resistenza transitoria, mancata fase di remissione ed elevato fabbisogno insulinico nel successivo periodo di trattamento.
Tema:
Coma diabetico con insulino-resistenza sotto trattamento diuretico in dosi elevate.
Relatori:
AUGUSTIN H.-J., SIEMENSEN I l . C., KÜHNAU J. jr. - H a m b u r g - E p p e n d o r f
In una giovane di 15 anni con tara diabetica familiare si manifestò, dopo parto cesareo, un ascesso della parete addominale con sintomatologia da ileo. Dopo l'intervento laparotomico, l'azotemia e la glicemia subirono un progressivo aumento e comparve una sepsi da E. coli con insufficienza renale tossica. Sotto trattamento antibiotico si ebbe dapprima una buona risposta della glicemia all'iniezione di insulina. L'oliguria renne combattuta con la somministrazione di alte dosi di diuretico. Nel corso di tale trattamento comparve insulino-resistenza, con aumento della glicemia fino a 850 mg% (al termine di esso, l'infusione di 1.000 UI di insulina durante 4 h rimase priva di effetti, nonostante la normalizzazione del quadro elettrolitico). I1 passaggio all'insulina suina rimase egualmente senza effetto; non erano presenti anticorpi circolanti antiinsulina. Immediatamente dopo la sospensione del diuretico, la capacitä di risposta all'insulina ricomparve: la glicemia diminu~, nel giro di 4 h, da 850 a 230 mg%. Tuttavia, la paziente renne a morte in stato di insufficienza cardiocircolatoria irreversibile di origine tossica.
T e m a : Valutazione al 2t della tolleranza al glucosio. Relatore: GUTS¢HE H . - B e r l i n - S c h ö n e b e r g In un numeroso gruppo di soggetti normogIicemici o con ridotta tolleranza al glucosio, 1'O. ha confrontato diversi metodi di valutazione della prova di carico orale con glucosio, cercando di stabilire quali siano gli indici piü opportuni per definire una situazione glicometabolica ancora normale o giä di tipo diabetico. A questo scopo, la valutazione isolata della glicemia a 120 min dalla somministrazione orale di 50 g di glucosio è stata confrontata con la somma dei valori gIicemici a 60 e 120 min (t, + t2 = 2t). Secondo i criterl de1 Gmppo di Studio epidemiologico europeo, valori di 2t compresi tra 280 e 370 sarebbero indicativi di una ridotta tolleranza al glucosio.
T e m a : Con/ronto tra diversi metodi di dimostrazione del glucosio nelle urine. Relatori: B~ONS~RT U., MEYER U., STULA W . , MITZKAT H . J. - H a n n o v e r Per il controllo del grado di regolazione metabolica dei diabefici, è necessario disporre di un metodo di determinazione della glicosuria che fornisca risultati sufficientemente esatti nell'ambito di concentrazione al disotto di 1 g%. Gli OO. hanno confrontato il metodo dell'esochinasi-enzima intermedio (che non viene praticamente influenzato da altri fattori, se non dalla contaminazione delle urine da parte di batterl) con 8 metodi quanfitafivi e semiquantitativi per la dimostrazione del glucosio nelle urine. Tra i metodi quantitafivi, particolarmente utile si è rivelato quello della riduzione con acido dinitrosalicilico; tra i metodi semiquantitativi, ii Clinitest. A seconda della grandezza dell'errore percentuale medio, è possibile stabilire la seguente graduatoria dei metodi esaminati: acido dinitrosalicilico, ortotoluidina, anilina, polarimetria, Clinitest, Glucotest, Diasfix, Glukorator. S.M.
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