DAI CONGRESSt
Reports ]rom Meelings
Nei giorni 8 e 9 aprile 1972 si h t e n u t o a P a d o v a it 1° Convegno Europeo sul Metabolismo, organizzato dalta Socieva I t a l i a n a per lo S t u d i o dei M e t a b o l i s r n o .
T e m a : Metabolismo gliddico e lipidico nelt'obesitc}. Relatore:
Bfi3RNTORP P. - G~Steborg
Tra diabete detl'aduho, iperinsulinemia e trigliceridemia da un late ed obesit~ dall'altro esiste una chiara assodazione, la cui natura non ~ nora. L'iperinst~llnemia deli'obesit~ spontanea dell'uomo sembra dipendere direttamente daHa m'npie~za dei depositi adiposi. La grandezza degli adipodd, pi~ che il lore numero, sembra essere in rapporto con l'aumen~_o dei livelli pIasmatici deIl'ormone. L'iperinsulinemia sembra essere uno degli aspetti pi~ precoci dell'obesitY. L'attivit~ fisica dirn~nuisce i Hvdli insuEnemici e, per converse, le malattie che comportano i.mmobilit~ si accompagnano spesso ad elevate concentrazioni siericbe deil'ormone. Anche nel]'obesh~ l'insutinemia viene riporta~a a valori normali dalt'attivith muscolare, prima ancora che si verifichi diminuzione della n~assa adiposa. Si pub quindi pensare che l'iperinsuIi~dsmo ddt'obeso sia secondario ad un difetto dell'orneostasi gIicidica; l'aumento ddle dimensioni degli adipociti sarebbe a sua voka conseguenza deli'iperinsulinismo e troverebbe spiegazione nei ben nod effetti de~l'insuHna suita liposintesi nel tessuto adipose.
T e m a : Assimi[azione di grassi n d tessuto adipose umano in condizioni basali e
dope alimentazione gticidica. Relatore:
S3r6s'rROM L , -
G~Steborg
L'A. ha elaborate una nuova metodica dtopl.asmatica per valutare la massim_a capacivl del tessuto adipose umano di sintetizzare de hove acidi grassi; tale metodiea ~ basata sure smd[o delFincorporazione di unit~ acetiliche dall'acetato marcato in C~ e da! dtrato marcato in C1 e in G. In frammenti di tessuto adipose, l'incorporazione del g!ucosio negli acidi grassi ~ risultara pih bassa del 50-90/% rispetto a que21a calcolata con la nuova metodica citoplasmadca, forse per l'interferenza con fattori non enzh'naticL In condizioni basali vengoao incorporate 10.]5 mrnoli/g di trigliceridi/h di unit~ acetiliche, pari a 10-50 mg/kg/die di acido pdmitico. Atto sco~o di svadiare I'importanza del glucosio alimentare per la sintesi degli acidi grassi, a soggetti ot~esi e magri h stata sommJnistrata una dieta contenente it 9 3 ~ di glucosio: la smtesi d[ addi grassi h amnentata di 2-3 voke, indipendentemente da! fat~o che it contenuto calorim della dieta fosse normale od elevate. L'attivit~ delia !ipopro~ein-Iipasi si ~ dimostrata invece insensibite aJia dieta r:,cca in carboidratL Cib dime,stra che 13 s/ntesi di addi grassi ~ meno importante per la produzione di lipidi che non Ia captazione 32 acidi grassi preformati. Esprimendo i vdori pez" adipocita, sia la sin~esi di add[ grasai che Fardvit~ della lipoprotein-Epasi sono risuhate mag~ori negli dementi ceI!u!ari di pi6 g~osse dimensioni che in queHi eli ~andezza normale. 371
Terna: G&cagone e metabolismo de[ tessuto adiposo. Interrelazioni ormonali: in-
sulina, prostaglandine e calecolamine. Re!atore:
L~F~BVRe P . -
Lihge
L'A. espone i risultati ottenuti studiando gli effetti dell'instllina, della prostaglandina PGE~ e della denervazione sulla lipolisi indotta dai glncagone nel grasso epididdmale di ratto. Contrariamente a qnanto osservato da Fain e Coll., I'A. ha potuto evidenziare, per effetto dell'insulina, significativa riduzione della lipollsi indotta dal glucagone. Per rapporti insulina/ glucagone superiori a 0,20, t'effetto lipolifico del glncagone risulta abolito. Anche la prostaglandina P G G inibisce significativamente l'effetto lipotitico del glucagone. La denervazione del tessum adiposo non modifica invece la lipolisi da gtueagone. Tuttavia, questa situazione sperimentale comporta pih marcata stiamolazione delia captazione di glucosio, ridotta mobilizzazione dei NEFA e relativa stimolazione dei processi di riester~ficazione. Tema:
La regolazione ormonale del tessulo adiposo umano stud&to i n v i t r o .
Relatori: Pozz,~ G . , SANESI E., Milano
GHmONI A., PAm'ALETTEI~A E., Mv.LOGLI O. -
Gli AA. harmo studiato in vitro il metabolismo del tessuto adiposo umano, impiegando sia frammenti di tessuto adiposo che adipociti isolati ottenuti dal grasso sottocutaneo addominaIe, prelevato nel corso di interventi chirurgici, subito dopo l'induzione dell'anestesia, i n tal modo, essi hanno potuto determinate g]i effetti eserdtati da a!ctmi ormoni sia sni processi liposmtetid che su quelli lipolltici. Si ~ visto cfae l'insulina stimola ii consumo di glucosio e la liposintesi in misura modesta; molto pifi evidente 6 inveee la sua azione antilipolitica. Sotto questo aspetto, l'insnlina umana sembra essere pih e~cace di quella proveniente da altre spede animal/. Ormoni polipeptidici - - qu,~Jd il glucagone, I'HGH e I'ACTH - - , noti come potenti agenti lipolitici in altre specie, sono risultati privi di efficacia sul tessuto adiposo nmano isolato in vitro. Una netta attivit~ metabolica non h stata messa in evidenza per le catecolamine, Ie metitxantine e I'A/~IP ciclico.
Tema:
Fonti metaboliche di ATP e sintesi dell'AMP ciclico nel tessuto adiposo di ratto.
Relatori: FASSlNA G., DoR1co P., V l s c o L. - P a d o v a Gli AA. harmo studiato gli effetti esercitati da alcuni inibitori della glicolisi (fluoruro e iodoacetato) e delia fosforilazione ossidativa (rotenone, oligomicina e 2,4-dinitrofenolo) sui livelli di AMP ciclico nel grasso epididimale di ratto e nel mezzo di incubazione. Lo studio tendeva a correlate la lipolisi indotta da ormoni con le fonti di ATP. Si h visto che l'aumento delle concentrazioni di cAMP indotto dale catecdamine viene fortemente inibito daI ituoruro e dallo iodoacetato; queste ultime sostai~ze riducono pure Ia lipolisi indotta da ormoni. Aaqche gll inibitori della fosforiiazione ossidativa riducono la sintesi di cAMP stimolata dalle catecolamine. Tutmvia, tra l'effetto di queste sostanze sulta lipolisi e i livelli di cAMP non esiste una stretta correlazione qnantitativa. Cosl, i! rotenone inibisce molto meno la sintesi di cAMP che non la lipolisi, forse per it suo specifico meccanismo d'azione stdla fosforllazione ossidativa. Questi dati indicano che modificaziom dell'equitibrio energetico n d tessuto adiposo interferiscono con i processi lipolitici a vad livelli a monte e a valle delia sintesi di cAMP. Sembrerebbe Lqoltre che per la sintesi di cAMP la via glicoIitica abbia importanza prerninente. T e m a : Utilizzazione dei trigficeridi ned tessuto adiposo i n v i v o ed i n vitro. Relatore: ENzI G. - P a d o v a In frammenti dJ tessuto adiposo e in adipociti isolati, suddivisi in classi a seconda clelle loro dimensioni, I'A. ha determinato l'utilizzazione &Ha trioleina marcata e l'attivit~ ddla tipoprotein-iipasi, rilevando che in entrarnbi i prepa~ati la curva attiviv~-tempo mostra tun comportamento bifasico. La fase iniziale di incorporazione della triotdna marcata ~ molto pih rapida helle cdlule isolate che n d tessuto intatto: questa differenza mdica la presenza, nel tessuto intatto, di un compartimento llmitante I'utilL~zazione. L'aggiunta di glucosio, glucosio pih ~sulina, eparina, siero umano e NaC1 non modifica la captazione. Con l'impiego di trioleina rnarcata 372
sia nella componente glicerolica (con "~H) che nell'aeido oleico (con ~C) non si sono osser~ate, net corso dell'incubazione, variazioni del rapporto "~H/'-4C. L'aggiunta di attivatori della lipoprotein-lipasi non influenza tale rapporto. Ci6 lascia ritenere due t'utilizzazione della trioleina in vL~roawenga senza previa idrolisi. Negll adipocifi isolafi mediarite coIlagenasi e separati in classi di differenfi dimensioni, l'utllizzazione delia trioleina ~ risultata significativamente pih alta nelle eellule di maggiore grandezza, se espressa in rapporto al namero degll eIementi cellulari. AnaIoghi risultati sono staff ottenufi con cellule adipose incubate, dopo l'isolamenm e la separazione, con trioleina marcata. L'atfivit~ della Iipoprotein-iipasi ~ risuttata pih bassa helle grosse ceIlule, se calcolata in rapporto al peso, e pi/1 elevata se cakolata in base al numero degli elemend cet!ulari. L'A. rfferisee risultafi analoghi per quanto riguarda lo studio in vivo dell'incorporazione nel tessuto di palmitato marcato. Quando il palmitato veniva somministrato p.o., la sua incorporazione nel tessuto adiposo appariva significativamente pih alta nelle grosse cellule, se calcdata in rapporto al numero degli adipociti. Questi daft suggeriscono t'ipotesi che le grosse cellule adipose siano pib. attire di quelle piccole ndl'utitizzare i trigliceridi, maalogamente a quanto precedentemente dimostrato per altre attivit}, metaboliche, quali la lipo~si e l'utilizzazione del glucosio. Tema:
Ruolo delle apolipoproteine neIIa patogenesi ddle ipedipoproteinemie.
Relatori:
WZ~J_.ANn H . , SEmEL D. - H e i d e l b e r g
II ruo!o svolto dai lipidi ematici nella genesi dell'aterosclerosi ha fomito to spunto per io studio di var1 eostimenfi lipidici del!e lipoproteine plasmatiche. Reeentemente ~ stata dimostrata la ftmzione esercitata dalle frazioni proteiche nel mantenimento della stabi!it~ strutmrale delle Iipoproteine plasmafiche; cib ha richiamam l'attenzione suIIa neeessit~ di earatterizzare in mamera pih approfondita queste componentL Si conoseono oggi tre diiterenti apolipopmteine: l'apo-A, costituita da due sub-unit~ (A~ e Aa); l'apo-B; l'apo-C, costimita da tre sub-unit~ (C~, Ca e C~). L'analisi delta distribuzione &lie apotipoproteine e l'accurata caratterizzazione delle varie famiglie lipoproteiche, con speciale riguardo alte loro frazioni proteiche, hanno permesso una migliore comprensione dei meccanismi responsabili delle varie iperllpoproteinemie. Tema:
Ruo[o della lipoproteinJipasi nella patogenesi del[e iperlipoproteinemie.
Retatore:
SA~-TDt-IOFE~F. - I n n s b r u c k
Trigticeridi (TG) e cl~ilomicroni rappresentano i substrafi fisiotogici della iipoprotein-llpasi (LPL), un enzima presente in molti tessuti, soprattutto nel cuore e eel tessuto adiposo. Dopo sommlnistrazione di eparina e di altri pollanioni, l'enzima viene liberato in circolo. L'ipertrigliceridemia primaria esogena (che corrisponde alia iperchitomicronem{a, fipo I di Fredrickson) ~ do~'uta ad un difetto ereditario di LPL: dopo eparina non si ha presenza di LPL nel plasma. In gemeiIi con iperchiiomicronemia, anche nel tessuto adiposo ~ stato possibile ~dirnostrare una dimiauzione della LPL. Ricerche recenti sembrano concludere per un'anomalia strutturale della LPL. L'ipertri~ieeridemia primaria endogena (iper-pre@llpoproteinemia, tipo IV di Fredricko son) sembra dovuta ad un difet~o nella rimozione dei TG endogeni: non vi ~ perb carenza di LPL, la quale, dopo epar~a, raggitmge tivelli normali o anche superiori alla norma. Nelta iperlipoproteinemia tipo V di Fredrickson, caratterizzata da aumento a digiuno sia delle VLDL (very low density lipoproe.eins) che dei chilomicroni, l'attivit~ della LPL ~ normde o lievemente diminuita. L'A. descrive un cam di iperlipoproteinemia fipo V in cui esisteva una incapacit~ de!la LPL di idrolizzare i cb.iIomieroni: Una bassa attivit~ sierica della LPL dopo eparina ~ stata rilevata ne~e forme di ipertrigliceridemia che accompagnaao il diabete scompensato, il mixedema e la smdrome nefrosica, nonchd in presenza di immunoglobuline che legano l'eparina. Tema:
Probtemi attua[i di classificazione delle iperIipoproLeinemie idiopatiche.
Rdatore:
DE G ~ a N E s J. L. - Paris
L'A. esordisce riconoseendo a Fre&ickson e Lees il grande merito di aver dato alle iper-. lipoproteinemie un unico Iinguaggio internazionale. AII'A. sembra mttavia eccessiva la converge~za quasi universale sopra una classiEc~ione che non h esente da crifiche, sia dat punto di vista prafico che sotto il profilo teorico. 373
Successivamente, I'A. tratta dei varl tipi della dassificazione, sostenendo che essi sono molto spesso sfumati e combinati. Per questo, la dassificazione manta sovente, nella pratica, il suo obiettivo di semplicitk. Si sente quindi l'esigenza di una nuova classificazione sempli~cata, che non sia basata suI frazionamento elettroforetico sistematico, indispensabile soltanto per dil%renziare i chilomicroni dai lipomicroni.
Tema:
E l'ipertrigliceridemia un di/etto di rimozione? Stud2 con il test i.v. di tolIeranza ai grassi e con la determinazione del grado di produzione splancnica dei trigliceridi plasmatici.
Relatore:
CARLSON L. A. - U p p s a l a
t~ noto che elevati livelli plasmatici cad trigliceridi rappresentano un fattore di rischio coronarico. Da qui l'importanza di conoscere i meccanismi cbe sono alia base delle ipertrigliceridemie umane. L'A. ha dedicato a questo problema due sperimentazioni. Nella prima ~ stata studiata, mediante la tecnica del cateterismo dell'arteria e della vena epatica, la produzione 'eparica di trigliceridi; ndla seconda, la rimozione dal circolo dei grassi, dopo iniezione i.v. di una emulsione di lipidi. Egli ha potum in tal modo dimostrare che nelle ipertrigliceridemie il momento patogenetico di magg~or rilievo h rappresentato da un difetto nella rimozione dei grassi, piuctosto che da una loro iperproduzione.
T e m a : Ipertrigliceridemie da carboidrati, Relatore: MANClNI M. - N a p o l i L'A. esordisce ~icordando che diete isocaloriche molto ricche in carboidrati inducono aumento dei livelli plasmatici di tri~0.iceridi nella maggior parte dei pazienti con ipertrigliceridemia endogena e, sia pure temporaneamente, ancbe nei soggetti normali. PoicI-ld ii meceanismo di questo fenomeno non 6 chiaro, I'A. ha eseguito uno studio per spiegarne la genesi, impiegando allo scopo il test i.v. di tolleranza ai grassi, proposto recentemente da Boberg e Coll. A 16 individui normali fu somministrata una dieta contenente 1'8045% di carboidrati. Nei 14 soggetti nei quMi si ebbe aumento delia trigliceridemia, I'A. ha messo in evidenza diminuzione della rimozione dei trigliceridi dal plasma. La continuazione per 4-10 settimane del regime dietetico sperimentale provocb il graduale ritorno della trigllceridemia ai vatori di partenza, con contemporaneo aumento dell'indice di rimozione dei trigliceridi dal plasma. La determinazione del]'attivita lipasica post-eparinica del pIasma fu eseguita in 7 soggetti, prima e durante la induzione della ipertrigliceridemia. Tale atdvit~ enzimatica risult5 ridotta di circa il 50% durasate l'aumento della trigriceridemia. Questi risultafi indicano c h e l a ipertrigliceridemia indotta da diete iperglicidiche h dovuta, almeno in parte, ad una ostacotata rimozione dei trigliceridi dal plasma.
T e m a : L'analisi densitometrica dell'elettro/oresi delle lipoproteine su gel di aga-
rosio ne[la diagnosi delle iperlipoproteinemie tipo II~ I V e ~ misto >>. Relatori:
FELLIN R., PaGNaN A., BRIANI G . - P a d o v a
Gli AA. hanno studiato 51 pazient[ di entrambi i sessi e di et~ compresa tra i 20 e i 60 anni, affetti da varie forme di iperlipoproteinemia. In rapporto ad una class[fcazione basata sui soli dati ddl'assetto lipidico del siero, 20 di t~: pazienti risultavano affetti da ipercolesterolemia, 15 da ipertrigliceridemia e 16 da ipercolesterotemia ed ipertrigticeridemia. Per confronto, sono stati stndiati 25 soggetti con quadro lipidico normale. Lo studio delt'assetto lipoproteico del siero, eseguim mediante dettroforesi su gel di agarosio, ha fornito ulteriori utiH elementi per una diagnosi pifi accurata e sicura di tali {orme morbose. I valori percentuali med~ densitometrici ddle di~erenti bande etettroforetiche e del rapporto j~/pre-~ mostrano, alt'esame statistico, una differenza altamente significativa (p < 0,00!) nel confronto tra i vart gruppi e con il gruppo dei soggetti normali. In particotare, tenendo conto delle percentuali densitometriche delle bande ~ e pre-~ e del rapporto ~/pre-~ dei shqgoli 374
soggetti esaminati, ~ possibile distinguere nel 100% dei casi i pazienti con iper-~-lipoproteinem[a tipo II dai pazienti con iper-pre-~-lipoproteinemia tipo IV e i pazienti con tipo <
> da quelli con tipo IV, mentre nel confronto tra tipo I i e tipo ~ misto ~> tale distinzione possibile sokanto n d 6095 dei easi. Lo studio delle correl~ioni, neI tomle dei soggetti esaminati, tra aree densitometriche delle bande ~ e pre-~ e, rispettivamente, colesterolo e trigliceridi, nonchd tra rapporm colesterolo/ trigliceddi e rapporto ~/pre-~, ha messo in evidenza una corre!azione piuttosm basso tra colesteroto e area ~ (0,513) e notevolmente pih aha tra trigliceridi e area pre-,~ e tra colesterolo/ triglicer[di e ~/pre-~ (0,848 e 0,784 rispetdvamente). Le correlazioni tra aree densitometriche ~ e pre-~ e, rispe~tivamente, Sf 0-20 e Sf 20-400, determinate con il metodo nefelometrico in un numero minore di soggetti, sono risuhate s*,atisticamente significative (0,857 e 0,793). Quesd risultad suggeriscono l'udlit~ dell'anatisi densitometrica nella diagnostica delle p l l comuni forme di iperlipoproteinemia e confermano la particolare selettivit~ delt'agarosio nel frazionamento delte varie classi lipoproteiche.
Tema:
Addi grassi e lipoproteine net liquor cerebrospinale, come indici di alterazione della barriera emato-liquorale.
Relatori:
AMADUCCI L., ARNETOLI G . -
Firenze
Proseguendo le proprie ricerche sulle modi.ficazioni degli aci~ grassi nel liquido cerebrospinale in condizioni patologidqe, gli AA. hanno studiato le frazioni lipidiche cui tali acidi grassi sembrano essere legati. Essi hanno inoltre esaminato le possib~i correlazioni esistenti tra le variazioni, sia in ternHni percentuali che in valori assoluti, degli acidi grassi e quelle delle proteine sia totali che frazionate. Dai dad ottenuti sembra potersi desumere che l'acido linoleico 6 presente nel liquor principalmente come linoleato di colesterolo ed ~ correlato con alcune frazioni proteiche. Risuha cost possibile confermare l'ipotesi secondo cui gli acidi grassi, che nel liquor si modi£cano in rappo_~m a modkqcazioni delle proteine, sarebbero presenti in caratterisdci comptessi lipoproteici identici o molto simili a quelii d d siero. Gli AA. avanzano ]'ipotesi di un possibite ruolo delle ~-lipoproteine liquorali nel!'interpretazione d d fenomeni descrittL
T e m a : Aspetti di /armacoIogia Relatore: SIXTOr
clinica dei farmaci ipolipemizzanH.
I farmaci attivi helle iperlipoproteinemie svolgono una serie di alcre azioni collaterali, che possono essere pill o meno signi~cative a{ fivJ deH'ettetm ipolipemizzante. In particolare, tra i farmaci che agiscono su! trasporm lipidico, il dofibrato aumenta i livelti di taluni enzimi epatid (catalasi-perossidasi e, forse, tra.nsaminasi), l'acido nicotinico modifica la tolieranza glicidica e raHenta la gIuconeogenesi da lattato, ta ~-benz~!budrramide inL bisce la respirazione mitocondriale. Questa molteplicit{ di azioni pu6 spiegare la mancata corrispondenza tra i livelli ematici di detd farmaci e i l loro effetm terapeutico. Un esempio tipico ~ rapptesentato d,-dl'alofenato, un nuovo farmaco ipolipemizzante in grado di abbassare anche l'urieemia e la iodopro~idernia. Questi due uhimi effe~ti sono ben corrdat con i live]li ematid delia sostap.7.a, mentre non Io ~ la riduz[one delia lipemia. E possibile che ahri parametri farmacodinamid (modificamone delle concensrazioni ematiche di lipoproteine, livello di sintesi-degradazione di lipoproteine e lipidi), piuttosto che i valori lipidici assoluti, costituiscano degli indici pi~ corretd deH'azione ipolipemizzante.
T e m a : La te~'apia /armacologica del!e iperIipoproteinemie. Re]atori: C ~ v ~ . ~ n t G., BAaN.~RIOL G . - P a d o v a Gii AA. prendono in esame i pif~ comuni farmed ipolipemizzanti usati nella pradca ctL nica~ che dividono he[ seguenti sei gruppi, a seconda del loro meccanismo d%zione: 1) ~azmaci che riducono l'assorbimento in~estinale de1 colestero]o (skosterolo e de,Nod); 2) farmaci che i~biscono il riassorbimeam degli addi bili~i, aumentando con tale meccanismo I'eliminazione £ecale dei metabotiti del co]esterolo (colesdramina, co]estipd e neomicina); 375
3) farmaci che aumentano I'escrezione degli addi biliari helle feci, per aumento del catabolismo epatico del colesterolo (d-tiroxina); 4) farmaci che inibiscono la sintesi epatica det colesterolo (acido nicotinico e ctofibrato); 5) farmaci che interferiscono nella sintesi delle Iipoproteine, nel loro trasporto e nella loro rimozione daI pIasma (clofibrato, addo nicotinico, nafenopin); 6) farmad che determinano una ridistribuzione delle lipoproteine dal plasma ai liquidi extraceltulari (destrano 40 e polivinilpirrolidone). I farmaci ipolipemizzanti che agiscono elettivamente nelie iper@lipoproteinemie o ipercolesterolemie primitive (tipo II) sono, in ordiae di preferenza: la colesdramina e sostanze analoghe, la d-tiroxina, I'acido nicotinico ed il dofibrato. Nella malattia della larga banda 13 (broad beta disease) o tipo III, il farmaco pifl attivo ~ il do6brato. Nelle iper-pre-13-IipoproteL-lemie con e senza chilomicronemia o ipertrigliceridemia endogena (tipo IV e V), i farmaci pih attivi sono il clofibrato, l'acido nicotinico e il nafenopin. Successivamente, gli AA. presentano i risuItati di una sperimentazione personale condotta in diversi g u p p i di pazienti con clofibrato, clo~ibrato pifi d-firoxina e nafenopin. Ix) studio con clofibrato si riferisce a 30 paziend, di cui 19 con iper-~dipoproteinemia (ti N I I ) , 3 appartenenti al tipo I I I e 8 con iper-pre@lipoproteinemia (tipo IV e V). Nei 19 pazienti del tipo I I si ~ osservato un decremento medio det ¢oles~erolo sierico pari al 14% dopo un mese di terapia, al 1 7 ~ dopo 2 mesi, al 20% dopo 6 mesi, at 28% dopo un anno e al 1 5 ~ alia ~ne della sperimentazione. Nei 3 pazienti appartenenti ai tipo III, dopo 2 mesi di terapia si ~ osservata la normalizzazione dei gveRi iipidemici. Durante due periodi eli soraminis~razione di un ~ placebo >> srato riscontram un ~ effetto di rimbalzo >>, con valori lipidemlci vicini o superiori a quelli pretrattamento. Negll 8 pazienti con iper-pre-~-lipoproteinemia (dpo IV e V) si ~ avuta marcata caduta dei trigliceridi gi~ dopo 1-2 mesi di terapia (intorno al 70%). L'associazione con d-tiro~na ~ stata usata in alcuni pazienti det tipo II; dopo circa un anno di trattamento con clofibrato, tall soggetti mostravano ancora valori colesterolemici particolarmente elevati. Dopo 3 mesi di terapia combinata con c!ofibrato (2 g) e d-tiroxina (4-6 rag), stata osservata ulteriore riduzione dei livelli sierici di colesterolo, riduzione che si ~ mantenuta per tutto il periodo del trattamento. Una sperimentazione controllata con nafenopin ~ stata condotta per circa un anno in 10 pazienti con iperlipoproteinemia (2 det tipo I, 4 del tipo I I e 4 de1 tipo IV): il farmaco risultato attivo soprattutto neUe ipertrigliceridemie endogene.
Tema:
Variazioni della glicemia e deIl'insulina plasrnatica endogena ed esogena post-prandiale in soggetti diabetici e non diabetici.
Relatore:
TCHOm~OUTSKY G . - Paris
L'A. rfferisce i risultati di una sperimentazione diretra allo studio del!e variazioni glicemiche ed insulinemiche che si verificano dopo 45, 60, 90 e 120 rain dall'inizio di un comune pasta (seconda colazione). Oggetto della ricerca sono stati 45 soggetti sani, 65 pazienti affetti da malattie varie (con esclusione del diabete) e 199 individui diabetici. Nei soggetti seali e nei pazienti non diabetici, l'acme glicemico ed insulinemico si ha a 45 rain. Nei diabetici, invece, mentre l'acme glicemico ricorre allo stesso tempo che nei soggetti sani, put raggiungendo valori pb'l elevad, quelto insullnemico appare ritardato e di minore entitL Nei diabetM trattati con insulina, i valori glicemici post-prandiali sono tanto pi(t alti quanto minore ~ il numero delie somministraziom delt'ormone: i livelli sono pi-~ vicini ai1a norma allorquando vengono eseguite tre somminis~razioni di insulina ordinaria. In questi diabetici insulino-dipendentJ, put raggiungendo l'insullnemia livelli non dissimili da quelli che si osservano nei soggetti sani, Ia glicemia ~ molto pig al~a. In 9 soggetti (sani o cirrodci o diaber_ici), ie concen~razioni di insulina he1 sangue portale sono risultate pig elevate dei va[ori massimi osservati nel sangl.~e periferico dei soggetti trattati con l'ormone. T e m a : La clearance metabolira dell~insulJna. Aspetti metoclologici e fisiopatologici. Relatori: NaVALESI R., PILO A., LENzI S., CECCH~TTI P., DONATO L. - Pisa Una conoscenza pi~i appmfondita del metabolismo e della distribuzione deH'insulina nelForganismo permette di comprendere i rapporti tra alterazioni metabotiche ed ormonzdi nella malattia diabefica e in altre simazioni morbose. 376
Gli AA. hanno impiegato ]nsulina porch~a marcata elettroliticamente con *-'si, ad un grado di iodazione di 0,2 ammi per molecola. La quota immunoprecipkabile era de11'85-97%, L'ormone veniva usato entro 24 h dalla marcatara. L'insulinemia ~ stata misurata secondo il metodo di Hales e Rand!e; nei diabetici insulinodipendenfi, l'ormone legato all'anticorpo era distaccato per idrolisi acida (metodo di Heding). L'analisi dei dad ~ stata compiuta con l'ausilio di un calcolatore, secondo un prograrama the esegae il fit dei punti sperimentali meddante una somma di esponenziali. stata inoltre impiegata la recnica ddl'iniezione unica. La clearance metabolica (MCR) ~ stata caleolata dal rapporto tra la dose e l'integrale da zero a infinito detla curva ptasmatiea. L'insulin delivery rate (tDR) ~ stata calcolata dal prodotto deI!a MCR per l'insulinemia a digiuno. La massa insutinica totale (TIM) ~ stata calcolata dal pr~xlotto detl'IDR per il tempo medio detla funzione di distribuzione dei tempi di transko del!'insulina plasmatica, ottenuta - - come noto - - dividendo la curva plasmatica per il suo integrale. A questo proposito, gli AA. rieordano the il calcoto det tempo medio di transito dipende critieamente dalla estrapotazione della cnrva, per c u i i valori di questa misura sono molto ~,attuanti (con scarso signLficato come dam individuale e impiegati hello stu~o sokanto come vatore medio di gruppo). Per ovviare a questa Emitazione, gli AA. haano considerato il sotmsistema ~mo a 120 rain (tempo di durata delIo studio) ed hanno definito RIM la massa insulinica che si rinnova rapidamente, cio~ entro 2 h: la massa cost sri_,ata non ~ ovviamente affetta da!!lPiadeterminazione dovuta alia estrapolazione. Gli AA. hanno calcolato il tempo di rinnovamento d d sottos[stema a rapido rinnovamento (RITT) daI rapporto tra I'tDR e la massa det sottosistema a 120 rain. Oggetto dello studio sono stati i0 individui nerma!i, 4 diabetici insulino-dipendenfi e 12 diabetici iast~lino-L,adil~endenti. E stato possiblle rile~zare che i soggetti normati avevano una MCR di 430 ± 64 ml/min/m", corrispondente a u n a IDR di 610 ± 140 m U / h / m z. La RIM ~ risuItata pari a t17 ± 30 mU/m-'. _T1 tempo medio di rinnovarnento era di 11,9 ± 1,9 min~ t diabetiei insulino-indipendenti tendevano ad avere valori di MCR un poco pifi bassi the nei normaIi (329 + 88 ml/min/m~); anehe I'IDR tendeva ad essere pifi bassa (550 ± 160 mU/h/m2), sebbene tra i dne gruppi vi fosse nna larga sovrapposizione. Rapportando per6 I'IDR aUa massa insulinica RIM, il livetIo di rDmovamenm detl'Lnsulina appariva chiaramente e sig~Aficativamente ridotto. Infatti, il tempo di rinnovamento (R.ITT) dei diabetid insulinoindipendenti ~ risukato pari a 17,9 ± 2;6 turin, senza sovrapposi~oae con li range dei norma!i. La MCR ~ risukat~ ridotta in mis~a ancora maggiore n d diabetid insulino-dipendenti, verosimi!mente a causa deI!a iarga qnota di insulina trattenuta in circo!o dagli a,~icorpi. L'IDR " apparsa decisamente pi~ e!evata the n d gruppo dei normali, comprendendo o,w'iamente Finsulina esogena ricevuta dal paziente. La RIM ~ risultata infatti 3,5 volte pi~ grande che nei normali, con un valore medio di 406 ± 37 m U / m z. La ridotta vdoditl di rinnovamento dell'insulina ~ dimostrata chiaramente dal tempo di rinnovamento estremamente pro!ungato (31,8 ± 1,9 rain). G!i AA. aKermano quanto segue: ]) nei diabetici insulino-indipendenti, la tendenza a~a diminuziop.e della MCR e, soprattutto, la riduzione del live!lo di rinnovamento evidenziano chiaramente una rallentata ve]ocit~ di degradazlone dell'insulina; ci~ pu~ trovare spiegazione in una alterazione della distribuzione ddt'insutina neU'organismo, con prevalenza nei tessuti a lento riv.novamento; 2) la riduzione della MCR ed II protungamento del tempo di rinaowqsnento diventano ancorn pi~l marcati nei diabetid insu!ino-dipendenti, fondamentalmenze a causa del!'aumento dei iDool insulinico su siti p~on disponibill per una rapida utilizzazione, probabilmente includenti ~i anticorpi drco!anti. In definitiva, nei diabetici il difetto delia secrezione insu!inica, quasi inapparente in condizioni di digiuno, sembrerebbe accompagnarsi a notevoli alterazioni delia distribuzione det pool insulinico dell'organismo, con prevalenza dei siti a lenta degradazione. Questo fatto, oItre a spiegare in parte il ritardo delia risposta insulivA,ca al enrico di g!ucos%, caratteristico delie prime fasi de!In m~l_attia diabetica, ne pu~ spiegare anche l'inadeguatezza, essendo l'on'none secreto distribuito su siti non disponibili per vma rapida utilizzazione.
Tema:
Su! pro~lema '" della veico~azione plasmatica
Relatori:
.......
])AGANO G . , GALLI M.: ANGOTZi G., B:~szTTt SANI A .
-
Siena
La ti~olazione blolo~.ca dell'hnsulina ha petmesso da r_empo di dimostrare the he1 siero dei soggeew normale, del paziente diabetico e di vari anima!i di !aboratorio una quota del377
l'ormone ha la propriet~ di non essere bloccata da anticorpi specifici e di non essere dosabile radioimmunologicamente. Essa ~ stata variamente denominata dai differenti studiosi (NSILA, insulina atipica o insulina coniugata) ed i metodi impiegati per la sua estrazione dat siero hanno consentito di dimostrare che it suo peso molecolare ~ pi,~t elevato di quello deli'insulina cristallina, che non ~ presente negli estratti pancreafici e che 8 separabile dal siero con resine cationiche. Gli AA. hanno eseguito nel ratto alcune ricerche sperimentali, impiegando L'SIdnsulina porcina a scarsa attivit~ specifica, puriticata su resina e mediante gel-filtrazione, con controllo su emidiaframma delt'attivit~ biologica ad atta diluizione (500 ~U/ml). Questa insulina ~ stata iniettata i.v. helle raclici delia vena porta di ratti che venivano salassafi a tempi diversi. I1 siero, ottenuto per centrifugazione, ~ stato cromatografato su Dowex-50Wx8 e mediante gel-filtrazione. stato possibile dimostrare c h e l a NSILA contenuta nell'estratto possiede tuna radioattivit~ che aumenta proporzionalmente al tempo di infusione. Controlli elettroforetici hanno evidenziam, nel siero degli animali trattati, una mobitit~ delia radioattivit~ con le ~-globuline. Sulla base di questi risultati, gli AA. conclndono per la specificit~ delt'insulina ad alto peso motecolare e per la sua probabile origine epatica.
T e m a : Variazioni circadiane della risposta insulinemica (IRI) alto stimolo glicemico. Relatori: SENSI S., CAeANI F., Ct~tADONNA P., CAROTENUTO M. - R o m a Gli A_A. hanno sottoposto atcuni pazienti diabetici non insulino-dipendenti e non obesi a 3 carichi di glucosio (50 g p.o.), eseguifi ad intervalli costanti (ore 8, 16 e 24) dopo un digiuno di 12 h. Prima e 1 h dopo la som.ministrazione del carico glicidico venivano praficate determinazioni delia glicemia e dell'insullnemia. I1 test veniva ripetuto dopo un intervallo di 3-5 giorni (dieta di circa 2.000 kcal, contenente 250 g di carboidrati), variando la sequenza dei carichi di glucosio: ore 16, 24, 8. In tat modo, gll AA. harmo potuto rilevare che nei soggetti di controllo, non obesi e non diabetid, la toLleranza gllddica presentava variazioni durante le 24 h, con peggioramento at pomeriggio. Tati flutruazioni scomparivano alloreM veniva aumentato il periodo ddla restrizione calorica. Per quanto riguarda la risposta insulinemica al carico di glucosio, sono 'state osservate variazioni circadiane, con picco al matfino che non si modificava aumentando il periodo di restrizione calorica. Anche nel soggetto diabetico erano presenti variazioni giornatiere delia tolleranza glicidica, ma neI pomeriggio si verificava, at contrario di quanto avveniva invece nei controlli, un miglioramento della tolleranza glicidica. Tale comportamento 8 stato confermato in un gruppo di diabetici obesi non insulino-dipendenti.
T e m a : Ormoni tiroidei e secrezione insutinica. Retatori: SCANDELLARI C., FEDERSPtL G . , CaSARA D., ]~RLE G., ZACCARIA M., SIROTICH G. - P a d o v a Nonostante sia nozione comune che in corm di ipertiroidismo esismno alterazioni della secrezione insulinica e de1 metabo!ismo gticidico, gli AA. hanno riscontrato che !a frequenza del diabete in una popolazione di oltre 500 ipertiroidei non era significafivamente superiore a quella osservata in un campione di controllo. Per approfondire lo studio dei rapporfi tra secrezione insulivAca, metabolismo del glucosio ed ormoni droidei, essi harmo eseguito tma serie di ricerche, le quaIi harmo dimostrato che: a) nell'ipertiroideo la risposta insatinica at carico orate di glucosio ~ maggiore rispetto alia norma, senza che sia possibile evidenziare segni di insulino-resistenza periferica. b) io spazio di distribuzione del glucosio appare aumentato nel soggetto ipertiroideo, sia in termini assotufi che in rapporto at peso corporeo; ci6 h probabilmente da mettere in relazione alia retativa prevalenza, in quesfi soggetti, della massa muscolar.e magra, pifi ricca in liquido intersfiziale. I1 coefficiente di utillzzazione del glucosio (K di Conard) non appare sensibilmente atterato, mentre t'utflizzazione globale del gtucosio a digiuno risulta incremenrata in rapporto all'aumento deI pool extracellulare di quesm; c) nell'ipertiroideo, il carico i.v. rapido di glucosio e l'infusione i.v. protungata di glucagone determinano un incremento medio delia glicemia minore che di norma. Ci6 indica che nella dreotossicosi la risposta glicogenolifica h i~eriore a quella del soggetto normale, probabilmente in rapporto alla diminuzione delle riserve epatiche di gticogeno; d) l'anallsi mediante caicolatore analogico delle curve glicemiche ed insulL'~emiche dopo carico orate di glucosio in corso di ipertiroidismo dimostra che tali curve sono compatibili 378
con una riduzione della glicogenosintesi epatica, con una normale responsivit~ detle cellute B alle modificazioni della glicemia e con una norrnale capacit~ di risposta agli entero-ormoni. Da tutti questi dad sembra emergere ]a conclusione che gli ormoni tiroidei non posseggano un'azione <~diabetogena>> diretta; tuttavia, la aumentata secrezione insulinica che si veri~ca he1 paziente ipertiroideo pu~ costituire nel ternpo, e in soggetti predisposti, un fattore atto a rivelare una labiiit.a delle ce!lu!e B pancreatiche e a portare ad una situazione di diabete meIlim. Tenuto conto det fatto c h e l a tireotossieosi ~ uno stato morboso assai comptesso, in cui risultano modificati numerosi fattori in grado di influenzare il metabolismo dei carboidrati, gli AA. ham,_o studiato gli effetti di un trattamento con Ta (100 Ixg/die per una settimana) sulla secrezione insutinica indotta daIta somministrazione i.v. di glucosio. I risultati ottenuti hanno dimostrato che nel soggetto normaIe la secrezioae insulinica non viene modificata dalla somministrazione di triiodotiroMna. Poich4 una suggestiva similltt~dine di comport,~maento della glicemia e dell'insulinemia dopo OGTT ~ s~ata osservata tra pazienri ipertiroidei e soggetti portatori di feocromodtoma, agIi AA. ~ sembrato opportuno esaminare anche la possibilit~ che parte detle aiterazioni riscontram nell'ipertkoidismo siano in rapporto con gli accresciuti iivelii di catecolamine presenti in questi pazienti. Allo scopo, essi hanno studiato la risposta insulinemica alla glibornuride (25 mg i.v.) n d soggetto ipertiroideo, prima e dopo trattamento reserpiMco (0,75 rag~die per una settimana). Sebbene non siano ancora disponibili dati sufficienti per trarre da questa indagine conclusionf sicure, sembra tutmvia importante il rilievo prellminare che nel soggetto ipertiroideo la risposta insttlkaemica alia sulfanilurea non sohanto non ~ diminuita, ma spesso & addirittura superiore a quella del soggetto normale. Ci6 rappresenta un'ulteriore dimostrazione che, in corso di ipertiroidismo, le cellule B, anzicM essere depresse, sono capaci di rispondere in maniera vR'ace a stimoll sin fisiologici che farmacologici.
Tema:
Nodificazioni della secrezione di insulina e di glucagone da parte del pancreas isolato e per/uso di ratto in/unzione delle concentrazioni di substrati mstabotici.
Relatore:
L u Y c I , ~ A . - LiSge
L'A. riferisce i risuttati di una speri.mentazione voha a studiare gli effetti dell'ipoglicemia sulla secrezione di glucagone da parte de/ pancreas isolato e perfuso di ratio. In detta situazione sperimentale, I'A. ha visto che l'ipoglicemia acuta comporta aumento immediato e multifasico della liberazione di glucagone, nonchd bassa produzione di insulhqa. Se perb al liqnido di perfusione vengono aggiunte concentrazioni elevate eli acid/ grassi (octanoato e palmitato), la risposta secremria deI glucagone all'ipogticemia risulta inferiore. Dopo aggiunm al perfusato di aminoacidi, in co;~centrazioni corrispondenti a quelle esistenti nel plasma del ra~to, non si ha aumento della secrezione di glucagone, ma viene inibita la d_Lminuzione che si osserva aRorcM neI perfusato sono presenti concentrazioni di glucosio pari a circa 100 rag/100 ml. Infine, l'infusione di aIap2ma produce aumento acuto della produzione di gIucagone, caratt~izzato da incremento meno spiccato ma pih protratto.
Tema:
Fatlo,'i che influenzano la Iiberazione di glucagone immunoreattivo da parte delI'intestino isolato ed incubato in v i t r o di ratto.
Relatori:
Z.~n~OM~N~Gm R~, BIJCH?~A,~ D. K. - M o d e n a e BeIfast
Gll A_A. riferiscono i risultati ottenuti con l'impiego di un rnodello sperimentale per to studio della iiberazione di gIucagone immunoreattivo (GLI) da paree di segmenti di digiuno di ratto incubati iv vitro in presenza di trasylot e di un eecesso di anrAcorpi anei-glucagone (quali inibitori delia degradazione del GLI operata dagli enzimi intes~haali). Le prcve di recupero de1 gtucagone pancreatico agNunto hanno sempre dato risultati superiori aii'80%. ][I glucosio (1-30 g%) & rist~mto un potente sthmolatore della liberazione di GLI, e cod pure l'idrolisam di caseina (10-30 g%). Altfi monosaccaridi ed arc~noacidi impiegati non si sono dimostrai e~caci se non in minima misura. V a l in[bitori deI metabolismo e del trasporto del gtucosio - - florizina, fluoruro di sodio, 2,4-dinirrofezlolo, raannoeptulosio, 2-desossiglucosio - - non sono in grado di inibire l'el~etto di una soluzione al 20% di glucosio. Quando per6 !a concentrazione del glucosio viene abbassata a1I'1%, t'inibizione ddla florizina si rende manifesta. 379
La glibenclamide ~ apparsa capace di inibire in maniera significadva gll effetti di dosi elevate di glucosio e di idrollsato di caseins. Tale propriet~ della gllbenclamide permette di formnlare nuove ipotesi riguardo al suo meccanismo di azione.
T e r n s : Effetti della gastrina, della secretina e della pancreozimina sulla increzione
di insuIina e di glucagone in varie condizioni morbose. Relatori: MENZlNGER G . , FALLUCCA F., CA~:m~TtS R., JAWCOLI M., AND~E~a'¢I D. - Ro12~a Gli AA. riferiscono i ris~dtaff di alcune rkerche sperimentali condotte in individui sani (9), in pazienti portatori di insuloma (7) ed in soggetd obesi (2) e dirette allo studio della secrezione di insulins e di glucagone sotto vart srirnoli. Sono staff somministrad colecistochinina-pancreozimina (CCK-PZ: 75 iDU), secretina (SE: 75 UI), pentagastrina (PG: 150 l*g/kg) ed un decapeptide estratdvo, la cenlleina (CRL: 10 lzg/kg). Nei soggetd normali, la CCK-PZ ha determinato notevole aumento sis dell'insulinemia (tRI) che della glucagonemia (GLI); la SE e la PG aumento dell'IRI, ma non del GLI; la CRL aumento del GLI, ma non deli'IRI. Nei paziend con insuloma, le risposte non sono state univoche. Cost, dopo CCK-PZ, I'IRI aumentata in soli 3 casi su 5; dopo CRL, l'aumento dell'IRI si ~ vefificato in 3 casi e quello del GLI in uno soltanto; la sommin~strazione di SE e PG, eseguita in un paziente, ha determinato aumento dell'IRI, senza nessuna variazione di GLI. Nei due casi con obesitY, ta CCK-PZ ha provocato cospicuo aumento sis dell'IRI che del GLI. T e r n s : Studio della secrezione di glucagone nell'uomo mediante stimoIazione con
arginina e con insulina. Relatore:
T i ~ N a o A. - P a d o v a
La secrezione di giucagone, da parte delle cellule pancreatiche A, viene fisiologicamente soppressa dal glucosio in presenza di tma suffidente disponibi]it~ di insulins ed esaltata in condizioni di carenza di substrati energetici e di ridotta udlizzazione del glucosio. Nel diabete, in cui esiste un difetto delia utilizzazione d d glucosio per deficit di insuHna, si ha, nonostante l'ipergticemia, ipersecrezione di g!ucagone. Tale iperglucagonemia ~ evidente sis in condizioni basali che, soprattutto, dopo stimolazione con arginina i.v. Nelt'obesitk si rileva, al contrario, esahata soppressione della secrezione eli glucagone, probabilmente indotta dall'iperinsulinismo e dal conseguente facilitato ingresso del glucosio nelle cellule A. Tuttavia, quando i livelli di insulina diminuiscono, come avviene d.opo digiuno della &rata di tre giorni, anche nell'obeso, cos! come nel normale e nel diabetico, la risposta delia glucagonemia all'arginina viene esaltata. Nel diabete secondario a pancreatite cronica, e in particolare a pancreaffte cronica caL cifica, 8 presente non soltanto ipofunzione delle cellule B, ma anche ridotta produzione di glucagone. La secrezione di glucagone indotta dall'arginina e dall'ipoglicemia insutinica appare significadvamente ridotta rispetto a quella dei soggetti normali e dei pazienff con diabete geneffco insullno-~pendente o secondario a pancreatectomia parziale. Nel diabete dell'emocromatosi non sembra invece esistere tm'evidente ipofunzione detle cellule A. La ridotta secrezione di glucagone potrebbe spiegare la marcata sensibiHt~ all'insulins che si osserva nei pazienti affetd da pancreadte cronica, nonchd i ffequenff episodi di ipogllcemia cui tall soggetti sono predisposti. T e m a : Influenza dell'ormone della crescita umano sulfa secrezione insulinica. Relatore:
P~mI~ D. - J e r u s a l e m
Stretd legami esistono tra t-IGH ed isole pancreadche. Gli effetd metabolid dell'HGH sono complessi. La somministrazione acuta i.v. dell'ormone determina egetti insulino-simiti~ mentre quella cronica provoca e~etd che possono essere de~qiti contro-insulari ed insutotropL Infatti, I'HGH agisce in maniera antagonisffca nei confrond deH'insuHna sul passag~o di membrana del g!ucosio ed esaha la risposta insulinopoiedca a numerosi sffmoli secretorL Queste azioni si manifesteano sis negli stati eli iperincrezione dell'ormone (acromegalla) che nel caso della sua somrni,~istrazione cronica in soggetff sanL Negli stati di carenza cronica di H G H si osserva il contrario: insulopenia ed ipersensibllifft all'insulins. 380
Restano tuttavia numerosi punti aneora oscuri, quali ad esempio l'assenza di insutopenia e di ipersensibilit~ alI'insulina n d nanismo ipofisario e Ia liberazione spontanea di tTIGH endogeno, non accompagnata da precisi effetti biologici, in soggetti normali.
Tema:
Controtto ipotalamico della secrezione di ormone somatotropo.
Relatore:
PeCILE A. - M i l a n o
Le prove delia partecipazione del sistema nervoso centrale, ed in partieo!are detl'ipotalamo, alla regolazione delia secrezione di H G H si stanno rapidamente accltmulando. L'esistenza di una correlazione tra diminuzione del contenum in t t G H dell'ipofisi ed attivit~ HGI-I-liberatrice delt'eminenza mediarm ipotalamica fi stata dhnostrata a seguito dell'inf~sione i.v. di aminoacidi o detl'iniezione di piecolissime quantit~ di aminoaeidi nei ventrico!i laterali cerebrali. S ~ o l i stressanti capaci di evocare la liberazione di HGt-I da parte dell'ipofisi sono in grado di inituenzare l'attivit~ l--IGH-liberatriee dell'ipotalamo. Farmaci che inteKeriscono sul sistema nervoso centrale possono modificare la liberazione di H G H in Esposta a stimoli noti. I1 particolare ruolo &lie strum2re ipotalamiche nel controllo delia secrezione delI'HGH emerge anche da esperimenti attuati can infusione di glucosio o di insulina nei ventricoli laterail', noncM da ricerche nel corm delle quali si ~ potato osservare che lesion e!ettrolitiche di zone spedfiche deli'ipotalamo compromettono la liberazione di H G H da parte dell'ipofisi e riducono l'attivit~ HGH-liberatrice dell'eminenza mediana.
Tema:
Effetti deIt'adrenafina, della noradrenatina e delta L-dopa sulta secrezione dell'ormone delta crescita nelt'uomo.
Relatori:
C _ ~ . ~ ' ~ I F., M A S S A R , F., MOLINaTTI G . M. - T o r i n o
In 29 soggetfi normali, gli AA. hanno studiato gli effetti del!'adrenatina, della noradrenalina e delia Ldopa, somministrate da sole o in associazione con sostanze bloccanti i recettori c~- e ~-adrenergici, sui l.ivelli plasmatici dell'ormone della crescita umano (HGt-t). I livelE di HG}{ non sono apparsi modifieati dal!a irKusione separata di adrenaLina (10 b~g/min per 30 rain) e di proprano!.olo (1,5 rag/rain per 10 rain). Somministrate contemporaneamente aIIe stesse dosi, queste sostanze hmnno invece determinaro marcato incremento delI'HGI-I (da 8,5 a > 100 ng/ml; media degli incrementi: 30 - 8,02). La risposta dett'HGH al test al propranotolo-adrenalina ~ risuttata soppressa dalla contemporanea somministrazione di fentotamina, ma non modificata dal glucosio. L'esecazione di questo teat in 9 soggetti obesi ha d'altro canto evidenziato l'incremento dei livet!i di H G H nei soli 5 casi in cui era stata documentata nna risposta positiva al test all'Lnsulina. L'infnsione di noradrenalina (7-14 t~g/min per 30 rain) non ha provocato alcuna modKicazione deH'HGH in tutti e 6 i cas.i esaminad, mentre la sua associazione con proprano!olo s~ata seguKa da incremento dei livelli dell'ormone in un so!o caso su 4. In 5 casi su 6, la somministrazione orale di 1 g di L-dopa ha determinato aumento dei livetli di H G H (da 4,2 a 85 ng/ml; media: 30,2). Questa risposta b. risnttata anch'essa soppressa dalla fentotamina. SuIla base di qnesti dad, gH AA. glungono dla conclusione che ta_nto l'infusione contemporanea di adrenaiina e propranoiolo quanto la somministrazione di L-dopa sono in grado di determinate una netta stimolazione deli'HGI-t e cb~e qnesta ~ mediata dai recettori cg-adrenergicL
S~dio {unzionale della secrezione somatotropinica: possibitit~, [imiti ed inteypretazioni in rapporto at metaboIismo energetico e ~lta rego!azione neuroendocrina. Retatori: POLOS,¢ P.: VIGNERI R., PEZZINO V. - CataMa Tema:
Secoado ~ i AA., le attuali posalbili~.'~ ed i limiti dello studio deH'HGH dipendono dalle di~colt~ comnesse el r~evo dei Hve~ basdi del!'ormone, che ie variazioni spontanee rendono scarsamente significativi, nonch4 da quelle rdative a11e prove dinan:Kche. Queste risultano valide unicamente ai ~ani deI!o studio qna!it"tativo della risposta di tutto il sistema HG!-t-sece> nente ad una stimolazione massiva farmaco!o~ca o metaboHca, in quanto non oNmno alcun~ possibilit[ di loca~dzzarne la sede e di discriminarne il meccanismo d'azione. La risposta deH'HGH pu~ essere vdutata quandtativamente solo se vengono presi in considerazioae i! volume di distribuzione e la dem'ance plasmatica deli'ormone e se vengono con381
trollate rigorosamente le condizioni basali e le relazioni temporali e quantitative tra stimolazione e risposta somatotropinica. Sui varl aspetti deIla secrezione detI'HGH infIuiseono i substrati energetid - - quail glucosio, NEFA e proteine (regolazione di tipo metabolico) - - , nonch~ meccanismi di tipo catecolaminico (stress, vasopressina, pirogeni, bdopa). Vi h anche una secrezione ritmica deli'ormone, che awiene con meccanismo non ancora caratterizzato. Mentre la stimolazione di tipo metabolico pub essere inibita dalia contemporanea sommirdstrazione di glucosio, ci6 non si verifica per quella di tipo catecolaminico e per quella legata al sonno. Partendo da queste premesse e dal presupposto che la regolazione delia secrezione di H G H awenga a livello diencefalico, gli AA. avanzano un'ipotesi di interpretazione unitaria del doppio meccanismo di controlio della liberazione dell'ormone. I1 segnate metabolico e quello catecolaminico verrebbero cioh percepiti in maniera indipendente, i1 secondo agireBbe a valle del primo, eosl da non poter essere inflaenzato, come questo, dalla iperglicemia. Viene supposta, cio~, la presenza di un chemiocettore, sensibile all'informazione energetica, che trasmetterebbe fl segnale con meccanismo adrenergico. La ricezione a livello della cellula GH-RF-secernen~e awerrebbe mediante recettori ~. Viene infine postulata la distribuzione topografica delia regolazione metabolica nel diencefalo mectio-posteriore (nucleo ventro-mediale) e di quella legata alio stress ed al sonno nel diencefalo anteriore (nudeo para-ventricolare). Tema:
La cinetica dell'insulinemm e del somatotropo nella iperuricemia primaria.
Relatori:
G~LrDI A., COSCELLI C. - P a r m a
Gli AA. hanno studiato il comportamento dell'insulina plasmatica (IRI) dopo carico i.v. di glucosio in un gruppo di 25 soggetti con iperuricemia primaria, sia in sovrappeso (18 casi) che in normopeso (7 casi). Negli stessi pazienti ~ stato valutato anche il comportamento dell'HGH durante stress-test insulinico. Nei soggetfi iperuricemici, gli AA. harmo riscontrato costantemente, indipendentemente daI peso corporeo, alti livelli di IRt sia basali che dopo stimolo. Negli iperuricemid obesi, l'utilizzazione del glucosio ~ risultata sempre patoIoNea, mentre negli iperuricemici in normopeso essa apparsa sovrapponibile a quelia dei controlli. I1 comportamento dei livelli ematici di H G H nei due gruppi ~ risultato simBe a quello dei controlii non iperuricemici di peso eorrispondente. Per quanto riguarda le modificazioni delI'IRI, gli AA. ritengono che Io stato di iperinsulinismo sia indipendente dalia presenza d i u n a condizione di obesit~ e possa essere ricondotto ad una comune alterazione neI metabolismo intermedio dei carboidrati e delie purine. Tale alterazione non sarebbe da riferire a fattori controdnsulari, come dimostrato dal normale eomportamento dei livelli di HGH. Tema:
Dinamica somatotropinemica in una casistica di ipostaturalit?~ /emminili facoltativamenfe disgenopatiche.
Relatori: MA~RAMA P., CAR~'~I C., POamGGI F., DELLA CASA L. - M o d e n a Gli AA. harmo valutato, in soggetd a fenotipo femminile affetti da sindrome di Turner (13 casi), nanismo malformativo (3 casi), nanismo acondroplasico (3 casi) e nanismo iposomatotropinemico (1 caso), i livelli plasmatici di H G H e di IRI in condizioni basali, dopo ipoglicemia insulinica e stimolo argininico e in seguito ad <~inibizione ~) da carico gliciclieo orale. LiveN. somatotropinemid basali elevati sono smti riscontrati eselusivamente in a!cuni dei soggetti portatori di sindrome di Turner dpica. Di particoIare rilievo, in quest'ultima condizione, il diverso atteggiamento secretivo in funzione dell'eta: solo taluni soggetti giovani hanno presentato un incremeato <~paradosso ~ deli'HGH dopo car[co glicidico. Tale atteggiamento risulta tanto pi8 interessante, se raffrontato a qt~.ello caratteristico dei casi di nanismo femminfle non turneriano presi in considerazione dagli AA. I dad sembrano avallare t'ipotesi che, malgrado il differente comportamenm secretorio detl'HGH, aleuni dei grappi studiati possano ricoOoscere come momento ultimo una alterata responsivit~ periferica ati'ormone. Tema:
Studio della secrezione di ormone della crescita nelte iperlipoproteinemie.
Relatori: MUGGEO M., FEDELE D. - P a d o v a L'HGH, sia come ormoae lipo!itico che come fattore contro-insulare, pub essere coinvolto nelia patogenesi delle iper~rigticeridemie. Gi~ in precedenti ricerche, gli AA. avevano dimostrato 382
che nei pazienti con iper-pre-C~-lipoproteinemia (tipo IV e V di Fredrickson), la secrezione ddt'ormone dopo giucagone (1 mg i.v,), dopo inf~ione di arginina (25 g i.v.) e nella {ase tardiva del carico di glucosio (100 g p.o.) ~ minore che nei soggetti normali. N @ i stessi pazienti, la risposta dell'HGH in corso di ipoglicemia insulinica (0,1 U/kg di peso corporeo) appariva normale, tranne che in 3 soggetti con diabete manifesto, nei quali era~no state somministrate dosi maggiori di insulina. Gli AA. hanno smdiato la risposta somatotropinica all'arginina in un gruppo di 11 pazienti iperlipemici, sia in fase di ipertngliceridemia conclamata (TG = 1.576 ± 272 rag/100 ml) che dopo riduzione dei !ivelli trigliceridemici (TG = 275 _+ 25 rag/100 ml) mediante clofibrato e/o diet~ ipoglicidica e in assenza di modificazioni sostanziali del peso corporeo. I n questi pazienti, la risposta de11'HGH all'arginina ~ risultata ridotta in condizioni di ipertrigliceridemia, mentre ~ aumentata 8ignificativamente dopo correzione della iperlipemia. Analogamente, gH AA. hanno osservato che iI comportamento dei NEFA differiva a seeonda che i trigliceridi fossero elevati o meno. Nel primo cam, essi hanno infatti osservato, dopo ]a cadnta iNziale indotta datla arginina, assenza di rebound dei NEFA e mancata risposta delt'HGH. La ricerca ~ stata anche estesa atlo studio del comportamento dell'HGH dopo arginina in alcuni soggetd normali sottoposti ad ir~usione di Intralipid al 20% e, per controllo, ad infusione di soluzione fisiologica. I risuhati prdiminari d{ questi esperimenti, seppure non univoci, sembn~no confermare l'esistenza di un rapporto ira livelti di trigliceridi e secrezione di I-tGH. S.M.
N e i giorni 26, 27, 28 e 29 apriIe I 9 7 2 si h t e n u t o i n Z a g r e b e Z a d a r il 1st Postgraduate Meeting on Diabetes at the European Level dedicato a Diabetes MeI!igus in the Focus ed o r g a n i z z a m daIla Medical Faculty University o/ Zagreb e dal]a European Association for the Study of Diabetes, Subcommittee for Education. Le relazioni, di cui p r e s e n t i a m o u n riassunto, sono p u b b l i c a t e p e r esteso su <> ( s e t r e m b r e 1972). T e m a : Aspetti genetici del diabe~e. Relatore: PY=E D. A. - L o n d o n E noto che i! diabete " malattia genedca. Questa asserzione si basa su tre tipi di osservazloni: I) frequenza det diabete ne[ consanguinei di soggetti diabetici; 2) scarsa {requenza dei casi isolati di malattia; 3) ricerche sui gemeN. Nonosmnte quesd studl, nusnerosi restano i punti oscuri; forse il fattore genetico ~ meno importante di quanto non si pensi. Resta il problema det meecanismo di trasmisslone. La teoria d d gene tmico, "~nno a poco tempo fa moho accred~tata, ~ stata di recente messa in forse dagli smdl condotti sui figl2 di genitor~_ entrambi diabetici. E probabite che i {attori ambien~ali siano importand almeno quanto quelE genetici e che il risckJo di trasmettere ta m~attia ai proprl fig~ non sia cosl grave come com,.memente rhenuto.
Tema:
Basi mo~,/ologiche della sintesi e delia liber~zione della proinsu!ina e deltgnsulina.
Reb.~ore: L A ~ E R T A. E. - L o u v a i n Nei maman~eri, il pancreas endocrino rappresenta cbca 171% della massa pancreatica totale ed & cosdmho da piccoie isole disseminate ne! tessuto acinoso esocrino. Sul]a base degli aspetd uLrmstrutturaJ{ dei loro gran~i seeretod speci£d, si possono idendficare 3 fipi d[ cellute endocrine ~amdate: ie celiu!e B, secernend msulina~ le ceJ_l~Je A, sece,~nenti gIucagone; e le cellule D, che £orse secernono gastdna. Le ceJS.11e B rappresentano il 70-80% deIle cellule insuIari. La sin383
tesi insulinica ha inizio a livello del reticolo endoplasmatico ruvido, dal quale il pro-ormone di nuova sintesi si trasferisce in 15-30 rain attraverso le microvesdcole dell'apparato di Golgi e di qui, in 45-60 rain, ai granuli secretorl. Questi granuli rappresentano la fase di riposo dell'insulina nelle ceIIule B e derivano dalle cisterne deI comptesso di GoId. Stud/biochimici hanno dimostrato c h e l a sintesi dell'insulina ha luogo attraverso la sintesi di un precursore a catena unica di peso moleeolare pi~ elevato, cui ~ stato dato il nome di proinsulina. La conversione da proinsulina a insulina sembra avere inizio netl'apparato di Golgi, ma pub avvenire alt'interno degli stessi granuH secretorL Ii principale meccanismo secretorio delle cellule B ~ l'emiodtosi, vaIe a dire la estrusione deI contenuto dei grantdi B nello spazio extracellulare dopo £usione della membrana granulare con la membrana cellulare. Stud/ recenti hanno dimostrato che in questo processo h interessato un sistema microtubulare-microfilamentoso. I~ perb possibile c h e l a secrezione delte cellule B awenga con altri meccanismi, come la dissoluzione del contenuto dei granuli B nello spazio intracellulare o la liberazione diretta di insulina o proinsulina dalle microvescicole del reticolo endoplasmatico. Tema:
Secrezione insulinica e sosEanze ad essa correlate in condizioni di salute e di malattia.
Relatore:
M~LANI F. R. - U l m / D o n a u
L'A. sottolinea come, dopo la scoperta della proinsulina, abbiano avuto inizio numerosi studI volti a determinare se questa proteina sia presente soltanto atl'interno della cellula B o venga invece secreta in circolo in modo simile all'insulina. Dopo gel-filtrazione eli campioni di siero umano e successiva determinazione radioimmunologica delle frazioni cosl separate, furono messi in evidenza due picchi di materiale immunologicamente reattivo: il primo corrispondente alia proinsulina, l'altro all'insulina. I1 materiate a pit, elevato peso molecolare nel san~mae 6 stato parziahnente caratterizzato con diverse metodiche e si ~ giunti alia conclusione che esso tappresenta la catena singola della proinsulina e/o forme intermedie di proinsulina strettamente collegate. Fino a quando non saranno udlizzab~ metodi sensibili e riproducibili per separate ed identi~care queste differenti proteine p!asmatiche, ~ opportuno usare la dizione di componenti proinsulino-simili (PLC). Nei soggetti normali, i va!ori a digiuno della proinsutina sierica si aggirano tra i 50 e i 400 pg/ml, il che corrisponde rispettivamente al 5 e al 4895 della concentrazione insulinica. Nei soggetti obesi con marcata iperinsulinemia, le concentrazioni di proinsulina a digiuno sono pih elevate, m a l e proporzioni rispettive dei due ormoni corrispondono a quel!e che si osservano nei soggetti normati. Dopo sommhnJstrazione orale di 100 g di ~ucos~o, si ~ visto che il rapporto tra proinsutina ed insu!ina si modifica a favore di quest'ultima. Nei pazienti diabetici, sono stati rilevati valori di proinsulina simili a quelli riscontrati nei soggetti normaii ed obesi. Livelli di proinsulina sono stati osservati in pazienti portatori di mmori insulari, nei quali il proormone pub rappresentare 1'80-9095 dell'attivit~ immunologica presente nel siero. Ulteriori smcll sono necessart prima di poter condndere che elevati livelli di proinsulina rappresentano un reperto normale in pazienti con tumori delle cellule insulari secernenti <~insu]Jrla >).
I1 peptide C (connecting peptide) h stare valutato mediante analisi immunotogica specifica. Nei soggetti normali ed obesi, Ie concentrazioni di peptide C he1 siero atunentano significativamente dopo somministrazione di glucosio. I liveIli sierid di peptide C, proporzionatmente devati nei pazienti obesi con iperinsulinemia, sono risultati invece relativamente bassi in pazienti affetd da ttunori insulari. Insulina e peptide-C, valutati su base molare, si trovano nel siero in quantit~ corrispondenti. La identificazione della proinsulina e del peptide C nel sang~ae circolante ha stimolato lo studio della loro attivit~ biologica. Quantunque siano staff segnalati risultati divergenti, dovuti alle differenti metodicbe di analisi impiegate, la proinsulina sembra s*dmolare le stesse funzioni metaboliche detl'insulina a livello di numerosi tessuti. Non esiste ancora, inveee, alcuna prova evidente di una attivit~t biologica d d peptide C. Tema:
Come/are la diagnosi precoce di diabete.
Relatore:
PYK~ D . A . - L o n d o n
Porte diagnosi precoce di diabete significa conoscere l'esistenza del diabete prima ancora che ne compaiano i segni: ci6 permette di evitare il rischio di chetosi d'esordio e, forse, il rischio di complicanze. 384
La scoperta del diabete in fase asinmmatica pub essere attuata per mezzo di screenings di massa oppure esaminando soggetti con etevato rischio di diabete. Esismno numerosi fattori che possono denunciare la presenza del rischio di diabete. Tra questi, moho importanti sono i precedenti ostetrici. L'A. tratta quindi delle tecniche di esecuzione, delle indicazioni e dell'interpretazione dei pi?a com,_mi tests diagnostici.
Tema:
Come porte la diagnosi precoce di diabete mellito.
Relatore:
BIB~C-EIL H . - K a r l s b u r g / G r e i f s w a l d
Dopo aver passato in rassegna i pi~ comuni rnetodi di studio della tolteranza al glucosio, comprendenti non solo la determinazione dd!a glicemia ma anche quella dei NEFA plasmatici e dell'IRI sierica, I'A. illustra una tecnica personale, che costimisce tma modific.qzione di quella di Cerasi e Luft, per ii riconoscimento degti stati prediabetid. Essa eonsiste nella somministrazione iniziale di glucosio (0,33 g/kg i.v.), segulta dal!a infusione lenta ddt'oso per la durata di 2 h (12 mg/kg/min). Durante la prova vengono s e n i t i i pro61i gllcemico ed insulinemico. Nel soggetto normale, Ia risposta insulinemica presenta due fasi, una rapida e precoce, l'a!tra lenta e tardiva. L'A. riferisce quindi i risultati ottenuti con tMe test in 260 soggetti con sospetto diabete. t due tipi di risposta insulinica osse~-ati consentono di disting-aere soggetti low responders e high responders. I1 sigmficato di questl due tipi di risposta deve ancora essere chiarito, per mezzo di ricerche orizzontall.
Tema: Relatore:
La diagnosi precoce d d diabete. SK~ABALO Z. - Z e g r e b
Dopo aver dato una definizione del diabem sotto II profilo biochimico ed ormonale, I'A. ri1eva come la diagnosi precoce sia ancora legata allo studio delia tolleranza o2 glucosio. Poichd tali criterl non risuhano del mtto soddisfacenti, insistente ~ la ricerca di nuovi parametri dd facile studio che possano arricchire i mezzi di cui possiamo disporre per la diagnosi de1 diabete. Allo stato attuale , la soluzione det problema delia .diagnosi precoce deI diabete consiste nell'eseguire contemporaneamente alcuni differenti tests e nel vdutare neI loro comptesso i risultati positivi, negativi o <~al limite >~. Tra le nuove metodiche utilizzabili per ta diagnosi precoce delia malattia vanno annoverad !'esplorazione delle dterazioni de1 metabollsmo lipidico, l'analisi citoed istomorfologica di aIcuni tessuti e lo studio dei difetti enzimatici del tessuto adiposo.
Tema:
Ridotta to[[eranza at glucosio ed evoIuzione della rnieroangiopatia.
R e l a t o r i : C,~i~IERINI-D.X.VALOS R. A., BLOODWORTHJ. M . B. 7I"., LI~BORG B., OPPER>daN W . - N e w Y o r k e M a d i s o n Gli AA. hanno determinato lo spessore della membrana basate in 25 controlli, in 32 soggetti con prediabete genetico, in t9 individui con diabete chimico e in 4 pazienti con diabete manifesto non trattati. Lo spessore medio ritevato nei quat~ro gruppi ~ risuhato rispettivamente di 1.250 ± 60 A, 1.292 ± 5.3 A, t.491 ± 83 ,~ e 2.530 A (p < 0,05 tra controlli e sogge~ti con cliabete chimico, tra controN e soggetti con diabete maNfesto, tra prediabetici e soggetti con diabete chLmico e tra prediabetici e pazienti con diabete condamam). In 6 (t9%) soggetti geneNcamente prediabetiei ~ seato riscontrato uno spessore superiore alia media ± 2 ~ dei valori osservati in individui di con~rollo della stessa et~. In 24 soggetti aventi entrambi i genitori diabetici, to spessore detla membrana basale ~ risultato inoltre significativamente ~differente (p < 0,02) rispetm a quello di 8 prediabetici con preeedenti familiari di diabete in uno dei genitori e in un nonno dell'altro genitore non diabetico. Una signiflcativa differenza (p < 0,02) ~ sta~a altres! messa in evidenza confrontando individui con norma!e tolleranza al g!ucosio - - norma!i e prediabetici - - e soggetti con diabe~e chimico. Lo spessore della membrana bas~e di 20 soggetti con diabete chimico trattati con ipoglicemizzaati orali & apparso sim~e a quello dei contro~li, risuhamdo in tal modo abolita la di/terenza tra l'intero grappo dei Sogget~i con diabete chimico e quello di con~otlo. 385
Una significativa dif~erenza (p < 0,05) 6 stata infine notata conffontando lo spessore delia membrana basale di 8 soggetti con diabete chimico aventi entrambi i genitori diabetici e tratmti con ipoglicemizzanti orali con quello di 10 pazienti diabetici figli di genitori entrambi diabetici, ma non trattati.
T e m a : La neuropatia diabetica. Relatore: ELLEN~ERC M. - N e w Y o r k L'importanza delia neuropatia diabetica viene spesso sottovalutata, malgrado la frequenza di tale compIicanza e l'entit~ del suo impegno dinico: in effetti, ~ questa la pig frequente complicanza del diabete, la quale interessa tutti i sistemi corporei. I1 quadro dinico h quanto mai vario, in quanto pu6 simulate numerose ahre malattie. La diagnosi di neuropatia diabetica ~ resa ancor pig complessa dal fatto che essa pu6 comparire anche in pazienti che non sanno di esser diabetici. L'A. tratteggia il quadro clinico delia nettropatia diabetka ed illustra le tecniche di diagnostica strumentale. Poich4 la neuropatia pub essere presente gi~ nd!e fasi iniziaH del diabete ed spesso indipendente dat grado di regolazione metabolica e dall'entit~ delie manifestazioni cliniche, si potrebbe essere indotti a pensare che essa non rappresenti una complicanza del diabete, benst una malattia concomitante.
Tema:
Problemi tecnici nella determinazione della glicemia.
Relatore:
Bo:r~o
J. M. - N e w Y o r k
L'A. passa in rassegna i fattori pig importanti di cui si deve tener conto nella determinazione della gHcemia, se si vogliono ottenere risultati prowisti di adeguato significato clinico. Essi sono: 1) Ia specLficitfi e la sensibilit~ delie reazioni, nonch4 l'influenza di element[ in grado di accelerate od inibire tall reazioni; 2) gli aspetti relativi ai reagenti necessari, siano essi preparabili nel laboratorio o reperibili girl pronti, con particolare riguardo alia loro stabliit-~; 3) i~ tipo di materiale che viene imdato per la determinazione (sangue intero, plasma o siero); 4) la vetreria e le apparecchiature richieste; 5) l'interpretazione clinica detle informazioni ottenute con i vari metodi, con particoiare riguardo ali'ambito dei valori normali helle varie situazioni fisiologiche; 6) il grado di competenza e di abilit~ e l'impegno dell'analista, necessart per ottenere risultati ctinicamente validi; 7) la possibilitY, i n , e, di attuare determinazioni rapide aI letto deil'ammalato e l'attendibilit~ di queste tecniche semplici nei confronti di metodiche di laboratorio pig sofisticate.
T e m a : It diabete giovanile. R e l a t o r e : KRALL L. P. - B o s t o n La frequenza dei casi di diabete tra i giovani ~ in aumento, e ci6 h dovuto al fatto che le migliorate tecniche terapeutiche fanno sl che pazienti in eta fertile possano sopravvivere e procreate. Certamente, anche se le forme giovaMli costituiscono una minoranza, i probtemi ad esse connessi sono molto gravi, in quanta in tall casi il diabete h in genere molto pig grave che helle forme insorte in et~ aduha. L'A. iliustra il quadro clinico del diabete giovanile, il suo trattamento e gli aspetti psicolo~ci che devono essere teguti presenti ai fini di un'adeguata terapia.
T e m a : Angfopatia diabetica ed ormone della crescita. Retatore: CH~IST~NSEN N . J. - A a r h u s Sebbene si continui ad insegnare che l'angiopatia diabetica ~ legata alia durata delle alterazioni metaboliche ed al grado di compenso delia malattia, le see vere cause sono ancora oscure. 386
AII'esordio della malattia esistono anomalie funzionali dei vasi, che regrediscono in seguito a! txattamento insutinico; i rapporti ddl'ormone con le lesioni vascolari tardive non sono staff ancora chiariti. Sulla presenza di alterazioni fup,zionali e morfologiche nel prediabete, affermata da atcuni ricercatori, si discute ancora. L'ipo~qsectomia rall.enta l'evotuzione della retinopatia diabedca e normalizza la fragiiit~ capillare, alterata nei retinopatici. 1~ probabile che tali effetti siano da riferire alla mancata secrezione di GI-I, ma non si conosee l'esatm meccanismo con cui essi si manifestano. Si potrebbe pensare che nei diabetM vi sia una eccessiva secrezione di GH, e in redt~ alcuni dat[ sperimentali parlano in favore di quest'ipotesL Si pub anche postulate che l'effetto delia ipofiseetomia sulla fragi~t~ e sulla permeabiIit~ capiilari sia ricollegabile alla vasocostrizione e aJYaumentata attivit~ del sistema nervoso simpatico che si veri~cano in questi pazienti in seguito alla riduzione del metabolismo dovuta a!la abotita secrezione eli GH.
Tema:
Implicazioni cliniche della determinazione dell'insu{inemia.
Relatore:
DECK~RT T, - K ~ b e n h a v n
In condizioni fisiologiche, i livelli insulinemici dei soggetn non diabetici atLmentano pet effetto del glucos[o plasmatico, d{ ormoni gastro-intesdnati e di un fattore epatico. Nel diabete giovanHe, i tivelli sierici delI'ormone sono bassi e dopo glucosio e tolbutamide non si verifica alcmn aumento; per tale motivo, questi pazienti devono essere trattati con insulina. Nei diabetici deli'et~ adulta non obesi, I'insulinemia a digiuno 6 normale, ma la risposta al g~ucosio searsa e ritardata. Le sulfaniluree, aumentando la risposta instdinemica al glucosio, trovano precisa indicazione terapeutica in questi soggetti. Nei diabetici obesi, i livelli dell'ormone a digiuno sono elevati, ma 12 eccessiva risposta at gtucosio dimostra che i tessuti sono insensible all'insu!ina. La restrizione calorica migliora la sensibilitk dei tessuti a11'ormone e riduce la risposta insulinemiea al glucosio,
Tema:
II metabolismo lipidico in condizioni di salt~te e di maIattia.
Relatore:
B U T T ~ F I E L n W . J. H . - L o n d o n
Dopo aver brevemente riassunto Ie pifi importanti tappe de] metabolismo lipidico, ]'A. ne descrive le principali anomalie, iliustrando la dassificazione di Fredrickson. Successivamente esarnina i rapporti tra alterazioni del ricambio !ipidico e tolleranza agli idrati di carbonio, nonch4 quelIi tra le dislipidem[e deI diabe~e e Ie compiicanze della mdattia.
Tema:
Vatore del programma per il ddpistage del diabete in gravidanza.
Relatore:
DRA~ANdId A. - Z a g r e b
L'A. i1~ustra iI test di tolleranza oraie al glucosio (100 g) comunemente impiegato, nella Clinica Ostetrica e Gineco!ogica deit'Universitk di Zagabria, in tutti i casi di gravidanza patologica. Con ta!e prova ~ stato possibile rieonoscere I26 casi di diabete gestazionale. NelFanamnesi di queste donne vi erano 221 aborti spontanei, 40 decessi perinatali e so]o 6i figF. viventi. In tall pazienti ~ stato introdotto un rigido controlio diete~ico ed in 18 di esse ~ stata attuata terapia insu!inica. Risultati positivi sono stad ottenuti in 117 casi; si sono avud solamente 2 parti prematuri, 6 aborti e 1 morte Lntrauterina. In 151 casi di diabete della gravidanza, 12 prova di carico orale con glucosio, eseguita a dis~aI=a di 2 mesi-2 anni da! parto, ha messo in evidenza tolleranza glicidica normale nel 33% dei soggetti, <~al Iimi~e >>nel. 44,4%, patologica nel 18,5@.
T e m a : Ruo/,o delia G e n e r a l
Practice U n i t neita prevenzione e nelia terapia del
disbe~e. Relatore:
G~AHOVAC V . - Zagreb
L'A. deserive le modalit~ pratiche per !a diagnosi precoce e la terapia ambulatoriale d d diabern, actuate per mezzo della Genera[ Practice Unit. Questa orga~nizzazione si avvale della coiIa387
borazione di diabetologi del Vuk Vrhovac Inst#ute /ur Diabetes. Le direttive cbe vengono segtdte sono: 1) consuIto con diabetologi 4 volte alI'anno; 2) esami ambulatoriali almeno 3 volte ail'anno; 3) visita dell'assistente sociale 2 volte all'anno, per aiutare il diabetico a risolvere i suoi problemi sociali; 4) esame radiografico del torace 1 volta alI'anno; 5) esame oftalmoscopico atmeno ogni 3 anni; 6) esami annuati in tutti i soggetti con tolleranza al glucosio <~al limite ~>; 7) ricerca sistematiea, ogni 3 anni, della matattia in tutti i familiari dei pazienti diabetici.
Tema:
Ricerca dell'ipergticemia netle matattie cardiovascolari.
Relatore:
PAASlKIW J. - S t o c k h o l m
L'A. riferisce i risultati eli una ricerca sistematica condotta presso il Sera~imerlasarettet di Stoccolma su 700 soggetti affetti da malatde cardiovascolari. I1 test a1 glucosio i,v. 8 risultato patoIogico nei 60% dei casi, La sopravvivenza dei soggetti con infarto del miocardio ~ risultata pih breve nei paziend con ridotta tol!eranza gt~cidica. Ci6 non si verificava invece nei pazienti con angina pectoris o claudieazione intermittente. L'A. sottolinea l'utilit~, ai fini prognostici, dell'esecuztone di una prova di carico con glucosio in tutti i soggetti colpiti da infarto del miocardio.
Tema:
Organizzazione delte campagne per i[ d @ i s t a g e del diabete.
Relatore:
SCHLIACK V. - Berlin
Secondo I'A,, ~ possibile distinguere 3 dpi di campagne per il ddpis!age di massa del diabete: 1) quelte che tendono a rivelare le forme di diabete ~gnorato (soprattutto quelte asintomatiche), aIto scopo dO_potere istituire un trattamento adeguato; 2) quelie cbe si propongono di spfegare situazioni epidemiologiche particol~i, come ad esempio la frequenza del diabete secondo l'et~, il sesso, etc., e delle fasi di cosiddetto diabete premellito; 3) infme, quelle ebe mirano a prorate t'esistenza di deviazioni dai valori normali. L'A. fornisce numerosi esempl di quest tre tipi di ricerehe. T e m a : Valore dei prograrnmi di d @ i s t a g e del diabete d d punto di vista della
salute pubblica. Relatore:
VULETId S, - Z a g r e b
L'A. illustra gli scopi dei programmi di d@istage di massa per il riconoscimento precoce del diabete e in partico!are s0ttolinea le difficolt~ che si incontrano nel valutare i risultati dei tests diagnostid e la responsabilit~ che comporta l'interpretazione dei casi <~al limite >> della malattia. Quesd programmi di ricerca di massa devono essere adattati al sistema sociale, ali'organizzazione dei servizi di medicina sociale e ago standard di vita delle popolazioni studiate. Indispensabile appare l'esame prevendvo dei costi e dei beneficl delia campagna. Infine, I'A. f a u n consundvo delle campagne di d@istage del diabete svoltesi in Jugoslavia dai 1963 ad oggi. T e m a : Conseguenze sociali deI diabete mellito. Educazione dei diabe~ici, Relatore: KRALL L. P. - B o s t o n L'A. esordisce prospettando le possibilit~ di modificare, ai fini eli una migiiore edtacazione del diabedco, le strutmre sociali. Natur la!mente, ~ importante sapere cosa bisogna L~,segnare aI diaberico, adattando questo insegnamento al suo grado di eultura e aile usanze Ioeati.
Tema:
Organizzazione de!f'assistenza m,edica e detl'educazione dei pazienti diabetici in Bulgaria.
Relatore: ANDR~EV D. - Sofija L'A. descrive l'organizzazione per l'assistenza ai diabedd esistente in Bulgaria, sotto la direzione deI minis~ero delt'educazione. Essa comprende: 388
I) 2) 3) 4) 5) 6)
un corn[taro ministeriale per le malatt[e endocrine e metaboEche; una dinica endocrinologica i,~ Sofia; un gmppo di ricerche sul diabete prcsso FAccadernia del!e Scienze bulgara; ambulatort endocrinologici in ogni ckt~ e 3d nei centri pih grand[; ospedali per diabetid; ospedali-scuole per giovad d~abetici.
t diabetic[ ricevono gratuitamente ogni forma di assistenza, compresa quelIa f~maceutica. L'istruzione de[ paziend s[ basa su coHoqu[ personali, prescrizioni dietetiche, proiezioni di films, conferenze e distribuzione di Ebri appositamente scr;_tt[ per i diabetic[. Tema:
Le conseguenze sociali del diabete md[i~o: educazione de[ diabetici.
Relatore:
BI~.~G~L
H. - Karlsburg/Greifswald
L'A. descrh:e il programma per t'educ~ione de;_ diabedd in atto presso l'Istitum Cemra!e per iI Diabete di Karlsburg. L'istruzione riguarda soprattutto tre punt[: 1) utiiit~ delFattivk8 iisica ai fin[ della regolazione metaboEca; 2) prob!emi sociali, quaIi il matrimonio, Ie gravidanze, i fi~[, le patent[ di guida, il penionamento, etc.; 3) eziologi~, comp~canze e terapia {per mezzo d[ libri, films, con[erenze, etc.). 31 Centro coordina l'az[one di cura svoIta d'alle s~ioni ambuIatoriali, con pardcotare riguardo a~e gestant[ c~abefiche e al riconosdmento dei casi ~gnorati di dial~ete. Tema:
I1 Centro per la diagnosi e la prevenzione del d~.abete mellim.
Relatore:
RATH~RY M. - Paris
L'A. descrive le caratteristiche del primo Centro per la diagnosi di diabete, in funzione daIl'ottobre 1968 presso l'H&eLDieu di Parigi. Le inda~.ni che si svolgono presso tale Centro sono completarnente gratuite, grazie ad aiuti ministeriali e regional[. I soggetti che desiderano pratL care l'indagine vengono sottoposti in una sola seduta all'esame clin[co, alla radiogra~a del torace, a!lo studio oftatmoscopico, all'elettrocardiogramma e al test delle 2 h. I risukati sono regi-. strati in modo da essere daborati da tm computer. 2d termine di quest[ esami i soggetti vengono d[visi in tre gmppi: normaE, patotogid e <~al Emite :>. Quest'uhimo gmppo sar'a ogge~o di esami p ~ approfonditJ. Fino al 31 iuglio 197t sono star[ esaminati 2.730 individuL La presenza di un diabete ignorato ~ stata messa Ln evidenza neI 10/% de[ cai, mentre l'identificazione di un diabete sospetm smta eseguka n d 3598 de[ soggetti; una percentuale, qnesta, notevolmente pii~ elevata di qnanto solitamente ri[evato neI corm di indagini di massa~ Tema:
Farmaci ant[diabetic[: passato, presentee/uturo.
Relatore:
LouBaTIkR~s
A.-
MontpelIier
L'A., dopo aver tracciato u n profilo storico de~e ricerche vohe al riconoscimento di farmaci atdvi nella terapia del diabete, dalla sin~alina alla glibencIamlde, tratta deI meccan~smo d'azione delle sulfaniluree e delle big~uanidi. Egli ridene the un nuovo capito!o sti~ per apArsi, queIlo relatlvo a sostanze chimiche capaci di modi~care la sensibilit-~ delie ceilule B agli stimofi eserchati sui loro recettor[ da modificazioni dd tono del sistema nervoso aueonomo. Tema:
Il trat~amenm insulin;,co prot.~att.o nei diabe6ci insuSno-dipendent~.
Re]atore:
JERSILD M. - K I a m p e n b o r g
L'A. discute il pmblema se sia Fib opportuno implegare insnli~e pronte o di deposito. Per chiarire questo punto, in numerosi pazienti affetti da diabete instabile e ricove~ati in ospedale sono state eseguite, per periodi di 10-12 giomi, la oa,_'va glicemica diurna e notmrna e la glicosuria fla. zionata. L'e~cacia deI tratmmento & s~ata valucata con i! coe~cien_~e M. It tra~tamenm con insuEna pronto & stato a~mato con ire di~erend m o d d i ~ (2, 3 o 4 somministrs~ion[ giornalie-re). i nfigEori risuItati sono stati ottennd con 4 somministrazionL Poich4 in pratica ~ Lmpossibile cont~ueze a lungo una ~erapia che si basi su d:, una cost frequente somministrazione deJi'ormone, I'A. consiglia Ia terapia de! diabet.e instabiie con una o due iniezioni di insutina lenta o semi!enta.
389
Tema:
Terapia protratta del diabete: dieta, insulina, ipoglicemizzanti orali.
Retatore:
PROUT T. E. - B a l t i m o r e
L'A. illustra i principl che devono indirizzare la scelta del tipo di cura nelIe varie forme di diabete, espone le tecniche pifi appropriate di attuazione del trattamento e ne discute i risultati a distanza, insistendo sulla necessit~ delia dieta nella terapia del!e forme di diabete obeso dell'adulto.
Tema:
Prob&mi di emergenza nel diabele: diagnosi e terapia.
Relatore:
MALINS J. M . -
Birmingham
L'A. prende in considerazione le situazioni di emergenza che possone verificarsi nel diabetico, sia esso o meno in trattamento. La pifi importante ~ indubbiamente Ia chetoacidosi diabetica, caratterizzata da diminuzione dei livelli plasmatici di bicarbonati ( > 15 mEq/1); esistono mttavia stati di coma dovuti a profonda disidratazione (coma iperosmolare non chetosico), in cui l'addosi di scarso ritievo. I1 fattore pith importante nel determinismo di questi staff ~ costituito dalle infezioni, ma in una buona parte di casi it coma insorge in stadl precoci della malattia, allorcM questa non ~ ancora rieonosciuta, o in seguito a terapia inadeguata od omessa. Nella ehetoacidosi ~ importante restaurare la riserva idrica ed elettrolitica. La somministrazione i.v. di bicarbonati ~ molto utile e porta a rapido miglioramento dinico, ma aggrava la carenza di K + quando l'insutina esogena incominda ad agire. Per questo, I'A. consiglia di somministrare KC1 alia dose di 30 mEq/h, seguendo sul monitor le variazioni dell'elettrocardiogramma, che in questo caso fomiscono informazioni pih preziose della stessa determinazlone dei livelli kaliemici. Utili sono il sondaggio gastrico e la protezinne antibiotica. L'insulina deve essere somministrata in dosi elevate (200-500 U/24 h). Nel coma iperosmolare, taro e di difficile interpretazione, ~ richiesta la somministrazione generosa di soluzioni ipotoniclae e di piccole dosi di insulina. I1 coma ~pogllcemico ~ per lo pifi dovuto ad errori net dosaggio deli'insulina o atl'omissione di un pasto; tuttavia, anche l'esercizio fisico pub essere causa di ipoglicemia. Inoltre, gravi ipoglicemie possono insorgere, seppure raramente, in corso di trattamento con sutfaniluree. Inizialmente si hanno annebbiamento delia vista, parestesie, sudorazione, pallore e comportamento anormale. TaIota, segni di sofferenza cerebrale a focolaio possono rendere difficile la diagnosi. In alcuni casi l'ipoglicemia pu6 essere fatale; inoltre, ripetute crisi ipoglicemiche possono portare a danni cerebrali permanentL La terapia richiede la somministrazione i.v. di soluzioni glucosate e di glucagone.
Tema:
La retinopatia diabetica ed i! suo trattamento.
Relatore:
KI
Dopo aver premesso che la cecit~ costituisce la pill temuta complicanza deI diabete e che negli Stati Uniti la retinopatia diabetica rappresenta per importanza la seconda tra tutte le cause di cecit~, I'A. passa a considerare I'evotuzione di questa condizione ed i prov~,edimenti terapeutiei attuabiii (cure mediche, ipofisectomia, fotocoaguIazione). S.M.
I1 13 m a g g i o 1 9 7 2 si ~ t e n u t o in R a v e n n a il
po Emiliano-Romagnolo di Diabetologia Clinica,
3 ° Convegno regionde del Grupd e d i c a t o ai p r o b l e m i della t e r a p i a
chirargica della r e t i n o p a t i a diabetica. Tema:
Terapia chirurgica della retinopatia diabetica.
Relatore:
R o s s i A. - F e r r a r a
L'A. esordisce ricordarldo l'importanza del!a retinopatia diabetica (RE)), che rappresenm oggi la principale causa di cecitk. La terapia chirurgica della RD pu6 avere successo a condizione che l'intervento sia attuato precocemente, quando non si siano gi~ instaurate gravi alterazioni strutmrali e funzionali. 390
L'A. distingue due forme di RD. La prima, assai frequente, contraddistinta da rnicroaneurismi, essudati ed emorragie retiniche. L'ahra, a tendenza proliferativa, caratterizzata da emorragie retiniche e vitreali, neoformazione vasale e svilnppo di tessuto fibrovascolare nel vitreo. Spesso si ha distacco retinico per trazione. L'A. descrive quindi i momenti patogenetici della RD, distinguendone tre: lesioni della membrana basale, caratteristiche della malattia diabetica; stimotA a partenza dalla retina, a livello delia quale sono presenti deficit di O2 ed eccesso di CO~; - - aherazioni dell'innervazione vascolare. -
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La terapia chirurgica della RD si avvale essenzialmente di ire tecnicbe: 1) l'ipofisectomia; 2) la surrenectomia; 3) l'asportazione ddle ghiandole salivari sottomandibolari. L'ipofisectomia ~ certamente ta tecnica pica efl~cace, ma occorrerebbe giungere ad una maggiore concordanza di opinioni circa le indicazioni di questo intervento. L'A. passa quindi a trattare la terapia della RD con ta tecnica chirurgica incruenta della fotocoagulazione. Essa consiste nella coagulazione proteica provocata dal flusso di fotoni derivante da una potente fonte lnminosa (arco a!lo xenon e laser a rubini). La distruzione dei tessuti aherati daLia RE), quale si ottiene con la ~otocoagulazione, modifica l'attivit~ metaboHca e l'emodinamica d d tessuto reti~Aco, riducendo il fabbisogno di 02 e, quindi, la portata drcolatoria. Vengono cosi a cessare gli stimoli centripeti st~a regolazione nervosa d d drcolo retinico. La fotocoagulazione 8 indicata nel primo tipo di RD, quando esiste un deficit deEa visione centrale, ma anche nel secondo tipo, a condizione c h e l a componente fibrosa non abbia gi5 avuto il sopraw-ento. tnfine, I'A. i11ustra le varie terapie cruente locaH (diatermocoagulazione, criocoagulazione, etc.), gli interventi in caso di distacco rednico parzia!e e la vhrectomia con trapianto del vitreo.
Tema:
Premesse fidopatoIogiche alla terapia ipofiso-ablativa della retinopatia diabetica.
Relatori:
BoN~'rI ]3, MARRAMA P. - M o d e n a
Gti AA, ritengono che la positiva influenza deLi'ablazione ipofisaria sixlla retinopatia diabetica (RD) proie~ti una nuova luce sul problema dei rapporti ira ipofisi e complicanze vascolari d d diabete metlito. L'ispessimenm delia membrana basde dei capiI1ari sembra dipendere datl'alterazione del rapporto glicoproteine/coliageno, dovuta ail'eccesso di glicidi in rapporto con l'iperglicemia. Esistono numerosi studl che dimostrano l'esistenza di una precisa corretazione tra aumento dello spessore della membrana basale in diversi tessuti e durata del diabete. Non univoci sono invece i dad relativi a! rapporto ira <delia malattia ed integrit~ microvasale. Varie osservazioni nel diabete umano e sperimentaIe suggeriscono l'ipotesi che l'iperglicemia o comunque il difetto metabolico che 6 alia base deli'affezione non siano responsabRi delle aherazioni microvascolari, le quali costituiscono probabilmente un'entit'~ speci,fica delia malattia, indipendentemente - - entro certi limiti - - dalIa durata e dalia ~avit~ del deficit metabolico. La tesione dei capil!ari retinici sembra essere differente da quella dei capillari cutanei e muscolari e potrebbe quindi avere una diversa patogenesi. Gti A_A. riferiscono i risvdtati di ricerche personali sulla liberazione di H G H dopo iniezione di insullna (0,1-0,2 U/kg i.v.), argivAna (30 g i.v.) e glucosio (0,75 g/kg p.o.) in soggetti non diabetid e in pazienti diabetici con o senza retinopatia. Nei diabetici non retinopatid, tutti affetti da malattia di media entita, sono stati rLievati livelli di H G H a diginno che non differivano da quelli de! gruppo di con~rollo: nei diabetici ta sLimolazione con insulina e con arginina ha determinam maggiori incrementi delI'HGH, ma la d~erenza non h apparsa significativa~ NN diabetid con tLD non 6 stata messa in evidenza aumentata seerezione dell'ormone. Ci6 con* trasta con quanto riferito da talupA ricercatori, i quali hanno segnalato, n d diabetici con RD, sin ,m atteggiamento ipersecredvo dell'ipofisi che una ridotta deara,nce metabolica de11'HGH. A~_che ammettendo che i'ipersomatotropismo sia alla base delta microvasculopa~ia diabetica, non ~, chiaro se I'HGH ag';sca in t d senso attra-verso un'azione sul metaboHsmo glicidico o con meccanismo diret~o. L'e~cacia deLl'abiaNone ipofisaria nella RD (arresm della sun evoluzione, normalizzazione delle resistenze caplHari) sembra deporre per t~'n intervento deLi'ipofisi nella patogenesi delta RD stessa. Su di un piano purarnente ipotetico, si pus pensare che t'ipefisectomia determiN, attraverso ia dimostrata ipersecrezione di ca~ecolamine, vasocostrizione e, quindi, riduzione del t'lusso neIt'arteria centrale della retina. Infine, gli AA. ricordano le sequeie endocrine de~A'ab!azione det,l'ipofisi: crisi ipogiicemiche, turbe del metabolismo idrico, ipogonadismo, ipotiroidismo ed insuf~cienza cordco-surrenale.
391
T e m a : L'ipofisectomia nella retinopa:ia diabetica. Relatore: M m L m R e A. - F e r r a r a L'A., dopo aver brevemente detineato la stoHa d d trattamento chirur~co della retinopatia diabetica (RD), afferma che le principali iadicazioni alFintervento sono rappresentate dalla progressiva diminuzione del visus e da] viraggio dei quadro oftalmologico verso la malignitK Tuttavia, occorre tenet presente che, per effetto delia ipofisectomia, la regressione ~ possibile nel 1° stadio (microaneurismi), dubbia nel 2° stadio (microaneurismi ed emorragie), poco probabile neI 3 ° stadio (iniziale proliferazione vasaIe), impossibile nel 4° stadio (proliferazione estesa con fibrosi). Si deve Cons{derare ahresl I'et~, in quanto i r[suhad sono scarsi sopra i 50 armL L'insuflcienza renale costimisce controindicazione, anche perchd l'ipofsectomia non esercita alcuna influenza sulla glomerulosclerosi diabetica. L'A. tratta quindi &lle tecniche di ablazione ipofisaI'ia (ipofisectomia frontale, ipofisectomia transfenoidale, criocoagulazione, impianto di isotopi radioattivi) e riporta i dati relativi alia mortallt~ iatra- e postoperatoria e alia percentuale dei successi rerapeutid, quale risulta da~'anatisi della letteratura. Egli conclude asserendo che il problema deve essere ancora attentamente smdiato. S.M.
Si ~ s v o h o a Bologna, nei giorni 16, 17 e 18 g i u g n o 1972, il I ° Simposio di
Fisiopalologia della nuldzione e di Die~etica clinica.
I PROBLEMI METABOLICI
T e m a : Anomalie della interconversione metabolica nella patogenesi dell'obesita e
dell'ipololleranza ai carboidrati. ReIator[:
ADEZATI L., PRANnO R. - G e n o v a
Le varie forme di diabete clinico deli'aduho sono tra loro inomogenee anche per quanto rig-aarda gli aspetti geneticL L'alterazione metabolica del diabete mellito deve ritenersi totalmente secondaria ad un fatto endocrino come la grave ipoerinia insulate. Certe forme di ipotolteranza ai carboidrati rappresentano p~uttosm un aspetto di anoma!ie nella interconversione d d substra~i metabolid, in cui la ipocrinia insulate, quando presente, assume una responsabiih.~ marginale. Questa forma patologica ~ caratterizzata da una ridotta ampiezza e da tma minore adattabilit~ di una o pih reazioni dne, nella maggioranza dei soggetd, garantiscono la intertrasformazione dei substrati alto seopo di fornire ai vari distretti metabolici la forma chimica del carbonio pih accon. cia alle necessk~ e a d una ot~imale velocit~ di rinnovamento. Risuha evidente una familiarit~ del danao in questione, anche se taluni casi appaiono totalmente acquisiti. I1 persistere di skuazioni ambientdi ed alimentari costantemente al disopra delle capacita omeostatiche individuali sembra in grado di indurre aherazioni cellutari di svariati distretti - - tra cui quelio endocrino, e in pa> ticolare una situazione di ipocrinia insulate - - , fino al reallzzarsi di veri quadri di diabete pan. creatico seeondario. (autoriassunto) Tema:
Obesit~ ed iperuricemia: correlazioni rnetaboliche.
Relatori:
G N t m I A., CAVAZZINt G . , BALLER,m G. - P a r m a
I1 paziente iperur{cemico ed il paziente obeso presentano numerose corrdazioni sia cliniche che metaboliche. Spessissimo, infatti, l'iperuricemico ~ obeso; esso presenta iperins~uIinismo, ridotta utilizzazione dei carboidrati e dislipemia, come ii paziente solamente obeso. Gli AA. hanno ritenuto utile, per meglin evidenziare le correlazioni esisteni tra iperuricemia ed obesitY, studiare il comportamento di alcuni indici Moumorali nel paziente iperuricemico di peso normale. Si ~ potuto osservare che ndl'iperuricemico esistono sempre iperinsulinemia e dislipen~a, indipendentemente dal peso corporeo. Gli AA. discutono i risultati ot~.enuti. (autoriassunto)
392
T e m a : Aspetti metabolici dell'obesita: rapporti con l'aterosderosi. Relatori: CUCU~ACHX L., S'r~ATA A., D~LL'ANNt~ A. - P a r m a GE AA. ha.m~o esa.minato ~ aspetti .metabolici detI'obesit~, con particolare riferimento ai fattori patogenetici dell'aterosclerosi. Le atterazioni del .metabolismo ~ncido-lipidico, assM frequenti nella fase statica deIl'obeskk, costituiscono un reperto abbastanza costante nell'aterosclerosi; attraverso taIi Mterrelazio~ .metabollche possono essere prospetmti s~etti rapporfi tra le dne malattie. Vengono riferiti i primi risukati di una Lndagine statistica sull'incidenza di cardiopatia ische.mica in una popolazione di obes:,, in riferi.mento ad alcuni aspetti d d quadro raetabolico. (autoriassunto) T e m a : Le corrdazioni tra il sovrappeso, iI consumo calorico e le modificazioeai me-
tabo~iche pamlogiche nei soggetti obesi. Relatori: APFELBAUM M , DURET F., LELLOUCH J° - Paris e V i l l e j u i f Gli AA. hanno esa.minam siste.matiearaente 518 soggetti obes% ot~enendo i se~.aenti risu!tati: 1) I1 consumo .medio ~ risultato rispettivamente di 3,234 ! 1~51t kcal per gt.[ nomini e d[ 1.894 ± 676 kcal per le dovme, valore - - ques~'ulfi`mo - - al disotto del consumo nor.male ddla donna francese; solo il 17% delle donne obese erano iperfagiche. 2) La frequenza di anomalle nei 4 esarni biologici pratlcati (test di tolleranza al glncosio, liperc,ia totale, colesterolemia, trigliceridemia) ~ risultata 5-10 volte pifi elevata in tale grnppo che netla popolazione generale, essendosi riscontrate rispettivamente, per ii gruppo degll uomini e qudlo delte donne: lieve intolleranza al g!ucosio neI 61 e net 48% dei casi; ipercolesterolemia nel 40 e n d 32028; ipertrigllceNdemla neI 26 e n d 27%; iperurice.mia n d 47 e ned 39%. 3) La freqnenza delia modesta intolAeranza al glucosio ~ risultam completamente e indipendentemente correlata al sovrappeso e all'eta; essa non ~ apparsa i~vece correlata in maniera significativa are frequenze della ipercolestero!e.mia, della ipertrigliceridemia e delia iper~icemia. Le frequenze della ipercolesterolemia e delia ipertrigliceridemia sono risultate, come gi~l noto, correlate alI'et~, .ma non all'eccesso ponderale. La frequenza della iperuricem~a ~ apparsa correlata al sovrappeso, ma indipendente datl'etK Per quanto riguarda il gruppo delle donne, nessEno di questi fatmri era significativa.mente corretato al consu.mo cator~co. (autoriassunto) T e m a : Studio dei rapporti tra la /unzione dell'area ormonate gastro-intestinale e la
secrezione insulinica. Relatori: BARB_~RA L., VEZZADINI P. - B o l o g n a I prindpdi or.moni duodenali - - la secretina e la CCK-PZ - - determinano, se so`mmi~strati pet via i.v., elevazione significativa delI'insuHnemia (IRI). L'instiliazione di HC1 a livello duodenale stimola la liberazione di ormoni duodeno-in~estinali e pu6 provocare .modiiicazioni delia secrezione insu!inica. Gli AA. hanno qnindi studiato l'effetto stimolante la secrezione L,~suEnica dell'instJllazione di HC1 a livdlo duodenal.e, ntLlizzam come prova indiretta per la va]utazione della funziorxaIit~ dell'area ormoaale duodenale. NeI soggetto normale, l'addificazione duodenale determina sigifificativo aumento delia insuIinemia. Nell'ulceroso duodenale, l'elevazione insttlinica maggiore e pih prolungata nel te.mpo. Nelia gastrite atrofica non si hanno variazioni signi~cative delI'insulinemia. Gli AA. discutono il sigvJficam che pub a~tribuirsi a questi risukati e Ie conseguep.ze che suEa secrezione insulinlca pu6 avere un'd~era~a secrezione ormonale gastrointestinaIe. (autoriassunto) T e m a : Fattori di regoiazione metabolica delia, secrezione insuIinica nel normale e
~8Z Gla~gt~co, ~" ~ "
Retatori:
L~N~z G., P:~G~\~O G , - Siena
La regolazione deila secrezione insMinica ~ stata smdiata in vitro con differenti tecniche, che hanno pm~nesso di stabiEre i'esiste.n~za di una moda!it~ di risposta rapida (insdim~goga) e di una forma di risposta pi•l tenta, protratta n d t~:npo (sintesi di ormone). Le teorie che sono state av~zate sos~engono rispettivamente un .meccanismo .metaboEco intra-B-cellulare ed un meccanis.mo recet~oriale, che sono co.mp!etati da un probabile inm~ento degli elettroliti (Ca++ e Na +) e de1 sistema dell'adenlJddasi. Nel soggetto nor.ma!e ~ s~ata coPXermata l'esistenza di due Fools di insulmt>secrezione, ,nonch~ la possibilit~ de!la coesistenza dei due npi di stimolazione, mevaboEca e recettoria!e, con una modulazione della risposta ad opera dd neuro-ormoni e delle catecolamine. 393
Nei diabetici, soprattutto in fase precoce di malattia (pmdiabetici e diabetici chimici), la risposta metabolica insttlinemica ~ aumentata secondo alcuni studiosi, ridotta secondo ahri, cog anormalit~ di risposta del recettore (correggibite in parte con somministrazione di teofillina). Nei diabetici pih gravi, la regolazione 6 ancora pifi compromessa, con ritardo e riduzione di entrambe le fasi delia risposta insulinemica e con marcata riduzione della riserva insulinica. I1 gtucagone mantiene un'uguale prontezza di risposta iperinsulinemica, indicando che il sistema dell'adenilcidasi ~ integro (difetto eventuate del solo recettore?)~ GIi AA. discutono te implicazioni patogenetiche. (autoriassunto) T e m a : Comportamento di alcuni enzimi lisosomiali neI siero di diabetici con e
senza lesioni ate','osclerotiche. R e l a t o r i : B~LFmRW F., NAPOLI E., L o V E c c n m
L., POLOSA P. - C a t a n i a
Gli AA. hanno determinato l'attivit~ di due enzimi lisosomiali (~-gtucuronidasi e N-acetil~-glucosaminidasi) nel siero di soggetti normali e di due gruppi di pazienti diabetici, uno con segni di aterosclerosi delle coronarie o delte arterie periferiche, l'ahro senza lesioni vascolari. L'attivit~ di entrambi gli enzimi era aumentata nei due gruppi di diabetid, con valori nettamente pi~t ahi nei soggetti con lesioni aterosderotiche che in quelli senza aherazioni vascolari. L'aumentata attivit~ sierica di questi due enzimi lisosomiali, che sono in grado di partecipare alia degradazione dei mucopolisaccaridi, composti il cui metabolismo sembra aherato sia nel diabete che nell'aterosderosi, h stata considerata quale indice di un processo di attivazione degli enzimi lisosomiali nei tessuti; ci6 potrebbe rivestire un significato di difesa contro l'accumulo o l'aumentata sintesi di mucopolisaccaridi. (autoriassunto) T e m a : Aterosclerosi e diabete: rapporti metabolici. R e l a t o r i : MONTENERO P., PISANO L. - ]Roma Da mohi studiosi viene considerato un luogo comune che l'inddenza dell'arteriopatia coronarica sia pi5 elevata e pi~ precoce tra i diabetid che tra i non-diabeticL Ricerche comparative sui tivelli ematici di coIesterolo, trigHceridi, ~-lipoproteine, fosfolipidi ed acidi grassi liberi, condotte in diabetid e in non-diabetici, non hanno per6 messo in evidenza differenze signi£cative. Per quanto riguarda l'insulina, si ammette generalmente che essa sia norma!mente aumentata in numerose situazioni dismetaboliche associate alia cardiopatia ischemica (es. obesitY), t~ noto, inohre, che l'insulino-terapia pub correggere gel diabetico la turba dismetabolica gHcidica, senza peraltro modificare sostanzialmente t'evoluzione dei processi metabolid periferici che portano alia tesione vascolare. (autoriassunto) T e m a : Studio sul metabolismo gticidico e lipidico helle vasculopatie in diabete
subclinico. R e l a t o r e : LI~eRTI R. - R o m a L'A. riferisce le osservazioni che da circa un lustro va raccogliendo con i sum cMlaboratori neHa ricerca del diabete subclinico o lacente in pazienti vasculopatici, specie cardiaci, colpiti in et~ relativamente giovanile e per causa m d dedfrabi.le. Tra i 78 soggetti da tui studiati, presenza di un diabete latente ~ stata rilevata in 56 (71,79%), laddove essa era sospettabile, sulla base di una eredit~ o familiarit~ diabetica, soltanto nel 31,5% dei casi. Lo studio paralMo di alcuni parametri Iipidemici ha dimostrato come gli accidenti vascoIari non possano attribuirsi ad essi, ma ad una tara vasale, che si differenzia dalt'arteriosclerosi e pus associarsi alla tara diabetica senza essere da essa dipendente. (autoriassunto) T e m a : Lipoproteine ed aterosclerosi - La relazione tra lipoproteine sieriche ed evo-
luzione dinica di pazienti con manifestazioni di arteriopatia aterosclerotica. R e l a t o r i : FASOLI A., GANDINI R., COSTANTINO D., SOMMARIVa D., CV.E~IO~SI G . , ADELt~SCO L. - M i l a n o Gli A_&. hanno se~maho, per un perido di 8-16 anni, l'evoluzione clinica di 77 uomini e 36 donne con manifestazioM di aterosclerosi. In tutti i casi era stata determinata, all'inizio deHo studio, la lipoproteinemia frazionata, con nhracentrifugazione anaHtica in mezzo d i d = 1,21. 394
L'evoluzione clinica, compendiata in tan punteggio numerico, h risuhata essere statisticamente correlata con i[ tivello di !ipoproteine a bassa densita, mentre non 6 emersa alcuna corretazione sign[ficativa n4 con ahre classi di lipoproreine, nd con l'ipertensione evenmalmente presente. I1 dpo di iperlipoproteinemia prevalente nelta casistica e contrassegnato da una prog-nosi peggiore risuhato essere l'iper-~-lipoproteinemia (tipo I I di Fredrickson e COIL); meno frequente e di prognosi migHore ~ apparso essere l'aumento &lie lipoproteine a bassissima densit~ (tipo IV). In circa la metk dei pazienti, il quadro lipoproteico era normale o poco aherato. (autoriassunto) T e m a : Metabolismo lipidico della parete arteriosa. Relatore:
J.~COTOT B. - Creteil
Ohre ai fattori di ordine generale che influ.enzaao lo sviluppo delle lesion[ aterosclerotiche in primo luogo le anomalie dei lipidi ematici e l'ipertensione arteriosa - - , nelta genesi detl'aterosderosi un ruolo importante deve essere riservato alle turbe de1 ricambio lipidico delle arterie. Attualmente si ammette chela rnaggior parte del colesteroio depositato ndle lesioni aterosclerotiche provenga da un processo di fihraz[one dei lipidi tra s a n ~ e e tessuto arterioso. It deposito cli colesterolo pub essere intracelt@are (nolle celtule muscolari Esce, nei fibrobtasti e nelle cellule endotetiali) ed extracellulare, hmgo gli etementi fibrosi delt'arteria, di cui ahera le propriet~ elastiche necessarie per iI suo buon funzionamento. I modelli sperimentali che utilizzaano tessuti connectivi neoformati permettono un interessante approccio dei fenomen[ imp!icad nella vita metabolica della parete arteriosa. (autoriass~mto) -
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T e m a : Metabolismo epatico dei triglieeridi. R e l a t o r e : BOYER J. - Marseille I meccanismi responsabili della sintesi e ddla degradazione dei trigliceridi nel legato vengono passati in rassegna da!l'A, nei joro aspetti pi~ specifici e pFa sign[ficativi, dal punto di vista de[ ruolo svoho daH'epatocita. La formazione e i'i&olisi degli esteri dei trigticeridi vengono esaminati nei loro aspetti biochimici fondament~i e, successivamente, neiIa loro funZone biologica a livello epatico. In questo quadro, I'A. presenta e discute i risuhati di determinaziori sperimentati dell'attivit~ lipolidca det legato umano. Su tale base si ~ indotti a definite una f u n i o n e Hpocinetica di questo organo, opponentesi su di un piano dinamico ~]la funzione lipopessica dot tessuto adiposo. Viene dimostrato che le strutture tipoproteiche rappresentano la forma pi~l orighnale de1 metabolismo dei trigliceridi net legato e svolgono un ruolo predominmate neRa mobilizzazione dei lipidi. Vengono i,-~qne ricordati dcuni disturbi de1 metabolismo epatico dei tri~iceridi (legato grasso, iperlipoproteinemie), n o n & / l o stato atvaale delle ricerche sn[ farmad ipolipemizzantL (autoriassunto) T e m a : Glucagone e metabNismo lipidico. Relatori: L ~ r k B w e P., LrJYCKX A. - LiSge Gli AA. ha~mo smdiato Ie modalit~ di azione del glneagone s~fl metabolismo Epidico. Sul tessuto adiposo, il glucagone esercita eKetti lipolitici, sdmolando la produzione di AMP clclico daH'ATP, per attlvazione deIl'aden[Icidasi. Sui tipidi epatid, esso induce la liber~ione dei NEFA dai trigIiceridi e ia produzione di corpi chetonM. Quest'tfldma azione ~ do,a~ta alIa sdmoLazione delia gtuconeogenesi ad opera dei NEFA. Sui Nt~FA pIasmatici, l'azione deli'ormone ~ resa pi£a complessa dalle sue propriet'a insalinogene ed iperglicemizzanti ed ~ diversa in vivo ed in rico. Per quanto rigaarda gli ahri Hpidi drcolmqti, il glucagone determina netl'uomo ridt~ione della colesterolemia e delia lipemia iota[e, con meceanismo ancora non chiarito. (autoriassunto) T e m a : La regolazione del metabolismo glJcidico ndIe iperlipemie. Relatori: DEBI~,'~ G . , MEJA~" L., GUISARD D., D ~ o u I N P. - N a n c y La gticoregolazione di 97 soggetti affetti da iper!ipemie primitive ~ stata studiata dagE AA. in funzione del mor~otipo dei soggetti, dot tipo de!te iperlipemie e della ioro sensibilit~ nutrizionale. Essa ~ risuhata frequentemente perturbata, in ordine crescente, ndle ipercolesterolemie, helle ipertrigticeridemie miste, helle ipertrigliceridemie primitive e nolle ipera*igiiceridemie 395
sensibili ali'atcooI. L'iperinsutinismo frequentemente osservato, benchd favorito dali'obesita, non legato a quest'ultima condizione. Essa si osserva anche in soggetti con OGTT normale o di tipo diabetico. La fisiopatologia e le interazioni delt'iperlipemia e dell'iperinsulinismo vengono discusse, e delle ipotesi espHcative proposte. Ix) studio della glicoregolazione helle iperlipemie primitive risponde ad una necessit5 fondarnentale, che consiste nel sapere se i soggetti affetti da iperlipemia siano pifi degli ahri esposti al rischio diabetico e se la iperlipemia possa essere modificata dalle aherazioni delia regolazione del rnetabolismo gliciclico. D'ahro canto, numerosi smdi insistono da alcuni anni sult'esistenza di iperinsulinismo, senza che sia peraltro possibile definite se esso deve considerarsi primitivo o secondario all'iperlipemia. (autoriassunto)
T e m a : La /unzione regolatrice dell'insulina nel trasporto dei trigliceridi. R e l a t o r i : BAGDADE J. D., BRUNZ~LL J. D. - Seattle L'insuYna sembra svolgere una ~unzione regolatr~ce critlca nel trasporto delle Hpoproteine ricche in trigliceridi, sia di natura dietetiea (chilomicroni) che eli origine endogena (epatica). L'insutina ha non solo 6mzione modulatrice della lipoprotein-lipasi (LPL), cio~ del sistema enzimatico tessutale attraverso il quate sarebbe mediata Ia rimozione delle lipoproteine ricche in trigliceridi; sulla base delte prove che si vanno accumulando, essa svolgerebbe anche un ruolo indipendente nell'influenzare la produzione, da parte del legato, delle lipoproteine a bassissima densitY, ricche in trigliceridi. II diabete e Ia carenza insulinica determinano una riduzione di attivit~ della LPL. Nell'obesit~, gti elevati HvelH insulinemici sembrano aumentare la produzione epadca di trigliceridi. iVientre 1 obestta, 1 mtolleranza al glucosm e 1 lperm~licerldemm che m osservano in pazienti con manifestazioni ischerniche precoci a carico del sistema vascolare possono essere il risultam di diversi fattori, t'aumento di peso da solo pug svelare anomalie genetiche latenti del trasporto d d trigliceridi, attraverso i suoi effetti sulta secrezione insuliniea. (autoriassunto)
T e m a : II test da carico lipidico i,v. nella diagnosi precoce delIe iperlipemie. Relatori: VECCHI G . P., SALWOLI G . F. - M o d e n a Gli AA. hanno eseguito una infusione di Intralipid in 30 soggetti, di cui 15 normall e 15 con familiarit~ diabefica o coronaropatica. Per ogni soggetto ~ stato calcolato un valore k, esprimente la frazione di trigliceridi che lascia il plasma ad ogni minuto primo. Netta riduzione di tale valore 8 stata osservata nel gruppo di soggetti con £amiHarir~ diabetica, il che sta ad indicare una compromlssione della capacit~ dei chilomicroni. (autoriassunto)
T e m a : Uricemia e diabete. Relatori: Dt~ROT M., ASSAN
R.,
RATHERY M. - Paris
Gli AA. hanno studiato comparafivamente l'uricemia in 54 soggetfi non diabetiei e in 52 pazienti diabetici. Tra le due serie non ~ stata messa fix evidenza alcuna correlazione statisficamente valida. Gli A_A. ammettono tuttavia l'esistenza di una correlazione tra uricemia e peso corporeo, e ci6 sia nei controlii che nei diabetici. (autoriassunto)
T e m a : Rapporti tra livelli di triglieeridi e produzione di ormone della crescita. Stu-
dio in pazienti iperlipemici e in soggetti normali so~toposti a in/usioni di grassi neutri. Relatori: MuGc~.o M., TI~N~O A., FED~LE D. - P a d o v a In pazienti con iper-pre@Iipoproteinemia, la secrezione di H G H ~ risultata ridotta dopo iniezione di glucagone (1 mg i.v.), dopo infusione cti arginina (25 nag i.v.) e nella fase tardiva dell'OGTT. NegH stessi pazienti, la risposta deH'HGH ail'insulina (0,1 U/kg) ~ apparsa normale. La riduzione dei trigllceridi mediante clofibram ha determinato la normalizzazione delia risposta delI'HGH alI'arginina in 1t pazienti iperlipemici. I n 7 soggetti normali, l'infusione di Intralipid 396
(500 ml in 5 h) ha soppresso Ia rispos~a deIl'HGi-t al!'arginina. Quest[ daft suggeriscono che gIi elevati livelli plasmatici di trigliceridi possano inibire la risposta delFHGI-I ad atcuni stimoli, ma non ali'ipoglicemia Lnsulinica. (autoriassunto)
T e m a : Rapporxi ~ra dterazioni istoIogiche delte anastomosi artero-venose del polpa-
strello del dito e stati dismetabolici (diabete mellito, obesita, dispurinia). Relatori: COSCELLI C., P ~ z z a R o s s A A., ALPI O. - P a r m a Dopo una premessa sni rapporti tra microangiopatia diabedca e d[abete me]lito, e in pattico!are sulle relazioni cronoloNche tra insorgenza della microangiopatia e comparsa del diabete, gli AA. espongono i risultati ottenud correlando la situazione istologica a livello cutaneo (biopsia digitale) e la situazione metabolica. Vengono descritte, in particotare, le modificazioni del quadro istologico di individui obesi in giovane etk, di pazienti francamente diabetM e di soggetti iperuricemid senza quadro di gotta arficolare. Vengono a!tres~ discussi i possibili meccanismi etiopatogenetici e le implicazioni d[ ordine metabolico che le alterazioni istologiche prospettano. In particolate, viene avanzata l'ipotesi ehe uno stato di chetoacidosi locale, inizialmente compensata, possa agire RuNe stimolo sulla componente tessutaIe. (autoriassunto)
T e m a : MetaboIismo lipidico della parete arteriosa e sua relazione con l'arteriosde-
rosi; il ruot,o deII'insulina. Relatore: STOUT R. W . - Seattle Per molti ann] si 6 supposto che l'arteria fosse un tubo inerte e che i costituenti della placca ateromatosa infiltrassero la parete arteriosa dal san~e. Si sa ora ehela parete arteriosa h u n tessuto metabolicamente atdv% capace di sintetizzare tutti i lipidi delia pL'mea ateromatosa. Tuttavia, la regolazione del metabolismo arterioso ~ stata poco stud[ata. Sono state presentate prove che dimostrano come l'insutina sfimoli la sintesi lipidiea a ]ivello della parete arteriosa e l'iperinsulinismo provochi, a lunga scadenza, accumuIo di lipid[ neIte arterie degll animal] da esperimento, dando luogo a lesion{ simili alle lesioni precod dell'arteriosderosi umana. Esistono prove epidemio~ logiche che nei soggetti con arteriosclerosi precoce i liven di stimolazione insutinica sono pih elevati di quelli rilevabili in contro]li comparabili e che iperglicemia, ol:/esita ed iper~igliceridemia fattori di risch~o arteriosclerotico - - si associano anche ad iperinsulinemia. Viene suggerito che l'insulina possa svolgere un importante ruolo neHa patogenesi dell'arteriosclerosi. (autor~assunto) -
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t PRO]~LEMI NUTRIZIONALI T e m a : Importanza del /ruttosio neH'aterogenesi. Relatore: B~'TTUaINI U. - P a r m a L'A. riferisce i risultati eli r~cerche sperimentali condotte al fine di portare un contributo al problema deIte turbe del metabolismo intermedio da diete gliddiche squiHbrate netJa pamgenesi della malattia ateroacterotica sperimenta!e, con partieolare riguardo al signkqcato del fruttosio. Sono state va!utate, dM ptmto di vista bioumora!e ed istomorfologico, Ie mod[fic~zioni indotte nell'animale da esperimento (galto) dal colesterolo, da! sorbitdo, do/. £nzttosio e d-all'amido. Le due ultirne sostanze hanno provocato le maggiori atterazioni de1 quadro llpemieo, tl fruttosio ha anche determinato le pifi precoci tesioni a carico delia p~ete aordca. Vengono discusse le varie possibili interpretazioni dei fenomeni osservatL L'A. conclude che il ruolo essenziMe della coscetlazione endocrina, ed in particolare la prese~a deil'insn!ina, ~ indispensabkle per m~tenere a ]/ve!lo periferico un equiJibrio ottimale tra utilizzazione de! glt~codo e sintesi del fruttosio, del sorbitolo, dei ~iglicerid[ e del eolesteroIo, faztori indirettamente vasculo-lesivi. L'eccesso di uno o pi{t eli questi substrati energetici, indipendentemente da]Ja loro composizione ebimica, deter397
mina ~ ingorghi metabollci ~ che portano all'edema sotminfimale e alia alterazione dei mucopolisaccaridi delia parete arteriosa. (aumriassunto)
T e m a : La dieta iperglucidica nel tra~lamenlo del diabete melli~o. Relatori: AVOGARO P., C A P r i C., PAIs M., CAZZOLATO G . - V e n e z i a Vengono riferiti i dati preliminari rdativi alta adozione di una dieta iperglucidica (75-80%), per un periodo di 8 giorni, in 10 pazienfi (5 dei quaLi affetti da diabete insulino-dipendente di grado grave o medio e 5 da diabete delia maturit~ d2 media entitY0. La dieta ipergliddica non ha comportato variazioni univoche e comunque significative dei vari parametri esaminafi (glicemia, glicosuria, lipidi e lipoproteine sieriche, chetonemia, coe~ciente K di assimilazione del glucosio, insulinemia). (autoriassunto)
Tema:
Le alterazioni metaboliche associate al diabete chimico: studio delle correlazioni metabolico-nutrizionali quale presupposto per una corretta impostazione della terapia dietetica.
Relatori: MELCHIONDA N., PARENTI M., D I GIO~GI BONAZZI A. - B o l o g n a
A., DEMO
P., STANGHELLINI P.,
Gli AA., dopo una breve sintesi della letteratura sui rapporfi tra diabete chimico ed iperlipemie, diabete chimico ed iperuricemie, diabete chimico, aterosclerosi ed ipertensione, diabete chimico ed obesitY, espongono la metoddogia della ricerca e l'organizzazione delFesperimento, sulla base di una classificazione del!a casistica a seconda della presenza-assenza di lesioni vascolari e della presenza-assenza di familiarit~ diabefica, tllustrano quindi la metodologia dell'indagine nutrizionale, basata su accurate inchieste allmentari-bromatolo~che per la corretta definizione del tipo di alimentazione, soprattutto calorica, dei soggetti. Tall indagini, unitamente ad una metodologia rivolta alla precisazione del peso ideale, sono state effettuate utilizzando analisi matematiche con impiego di un calcolatore elettronico. Infine, gli M . espongono il criterio di prograrnmazione delia terapia nutrizionale e della esplorazione funzionate metaboliea. Essi passano quindi ad illustrare la metodologia dell'indagine stafistica, caratterLzzata dall'analisi della regressione mulfipla. Con tall tecniche, gH AA. hanno studiato le corrdazioni esistenti tra ridotta toHeranza ai glucosio e eigliceridi, colesterolo, acido urico, peso relafivo e calorie della dieta. Essi hanno permnto calcolato le equazioni di regressione mulfipla nelle 4 classi di soggetti, riievando che, specialmente nella dasse dei soggetti con familiarit~ diabetica, mtte le variabill considerate si trovano significativamente in stretta dipendenza tra loro. Tale fenomeno sembra agli 2 ~ . suggestivo, tennto conto soprattutto dei fatm che esso ~ stato rLlevato nei soggetfi con famillarit~ diabefica, e costituisce, a loro awiso, la base matematica e sperimentde per l'impostazione della diemterapia. Infatti, l'applicazione della dietoterapia sulla base della programmazione esposta determina, nelle classi di soggetfi considerati, sensibill migHoramenfi a livetlo di tutti i parametri considerati. Passando alia discussione conclusiva, gli AA. puntualizzano il corretto criterio di dassificazione dei pazienti ed il fipo di approccio statisfico utilizzato, ed esprimono le loro considerazioni sui rapporfi tra metabolismo gllcidico e metabolismo lipidico e purinico. In tal toodo, essi prospettano l'ipotesi sul significato di tall correlazioni, sin a livdto peri~erico che a tivello genetico. (autoriassunto)
Terna: Effetti del saccarosio, del glucosio R e l a t o r e : ;~VIACDONALDI. - L o n d o n
e de}/ruttosio della dieta sui lipidi sierici.
Gli eKetti immediati del glucosio, del fruttosio e del saccarosio sono rappresentafi da una caduta dei tNgliceridi plasmafiei, ptobabilmente per un meccanismo di rimozione operato dall'insu1inn. Gli effetti a lungo termine det saccarosio sono caratterizzati da aumento dei trigHcerid2, di entit~ superiore a queHo prodotto dal glucosio e dall'amido. Diete ad elevato contenum in glucosio provocano dlarrea osmotiea, per cui-un loro largo consumo risnha di/Scile nell'uomo. Tuttavia, iI 398
fruttosio d~ luogo ad amnento dei trigliceridi pih marcato di quello indotto da! glucosio. L'A. esamina quindi i fatmri che modiEcano Ia risposta dei lipidi plasmatici ai varl carboidrati (sesso, tipo dei grassi e delie proteine delia dieta). (autoriassunto) T e m a : La dassificazione dietetica ddle iperlipemie. Relatori: DEBRY G . , DROUIN P., GUISARD D., MEJAN L. - N a n c y La ginstificazione delia dassificazione nutrizionale ddle iperlipemie trae origine dalla sua ufiiit~ nella misurazione dell'attivit~ terapeutica delia dieta. Tuttavia, essa presenta anc.he un interesse £siopatologico e, soprattutto, nosologico. Smdt nutrizionali con diete sono staff eseguifi per un minimo di tre settimane. Le serie nutrizionali hanno permesso di distingmere 4 differenti dpi (iperlipemie sensibi~ agli idrati di carbonio, ai grassi e aIl'alcooI ed iperlipemie senza sensibilit'i nutrizionale). Esismno di~icoh~, dovute alla necessit~ di prolungare tali serie ohre i 15 giomi, di mantenere stabile i! peso corporeo (regimi isocalorici) e di atmare regime assai contrasranti tra toro (70% di lipidi e di glicidi). Gli A_4. descrivono i risu!tati chimici dei loro smd~, sia d'insieme che analir.ici: 1) helle ipercolestero!emie pure non sono staff osservad risuhati degni eli nora; 2) sono state messe in evidenza numerose ipertrigliceridemie pure sensibili alt'alcoot, per cui occorre sempre eseguire tests di questo fipo; 3) le iperlipemie sensibili ai glicidi sono di dL~c.~dle studio e spesso si dimostrano anche sensibili all'alcool; 4) non sono state osservate forme sensibili ai Iipidi; 5) le forme raiste sono eterogenee. G!i AA. esprimono l'opinione che non esista una concordanza perfetta tra le classL~cazioni dietefica ed elettroforefica e sottolineano l'importanza di studiare le iperlipemie con la duplice tecnica (nutrizionale e bioloNca). (autoriassunto)
Tema:
Effetti deg[i acidi grassi de!la dieta sul metabolismo dei arigliceridi plasmatici nelI' uomo.
Relatori: MANCINI M., O g I e N T e P., VAZeIALE E., Dx MAgINO L. - N a p o l i Gli AA. hanno dimostrato c h e l a diversa composizione in acidi grassi dei lipidi alimentari ha effetti metabolici differenti, non solo sulla colesterolemia, ma anche sulla trigliceridemia. Sosdmendo infatfi isocaIoricamente nella dieta il burro con 1'olio di girasole, essi hanno costantemente osservato una ehiara dimLauzione delia trigliceridemia, sia in soggetti normolipidemid che in pazienfi con iper-pre-~-lipoproteinemia. (autoriassunto) T e m a : i[ prob!ema del trattamento R e i a t o r e : GATTI E. - M i l a n o
diefeEico delle al~erazioni metaboliche associate.
La dietoterapia delle aherazioni metaboliche associate riconosce uno dei suoi capisaldi nelia restrizione della razione energetica giomaliera. La dieta ipoenergetica ~ anche ipoglicidica, rdativamente ipolipidica e contiene una modesta quantit~ di fruttosio: la limitazione di quesfi nutrienti costituisce un corre~tivo di tut~e ie ,,flterazioni metaboliche assodate a! sovrappeso. A peso desiderabile rag~unto, 8 indispensabile distinguere ira le dterazioni metaboliche suscettibili al!'introito glicidico e quelle influenzate invece datj'apporto lipidieo. Nel primo caso si prescrive una :limitazione della quota glicidica d 25-30%, tenendo presente iI ditterente grado di gUddoindudbilit~ delle dterazioni metaboliche. La dieta ristvetta in lipidi, intorno aI 20-25% delle calorie toraH, ~ invece raccomandata n d trattamento delle aherazioni influenzate dali'apporto di lipidi. Un notevole accorgimento prafico, ai fini della correzione dei varl dismetabolismi, ~ il pih ampio £razionamento della quota aYmentare giornaliera in pasfi piO numerosi delI'abL~aale. (autorlassunto) Tema:
Aspetti alimentar4 nu~rifivi, biochimici nella genesi e neSa dietoterapia ddI'ateroscle~'osi.
Relatore: T~AvI~. L. - R o m a Sono staff studiati i rapporfi tea Ie condizioni alimentari, nutritive e biocbdmiche di 804 soggetfi non diabefici e di t.054 diabefid con o senza alterazioni cardiovascolari (modificazioni 399
dell'elettrocardiogramma: tratto ST e T in riposo e dopo sforzo), dimoranti nelle medesime regioni, i~ stata anche studiata l'inftuenza stadstica eli ciascuno dei varI fatmri ~ allmentari (razione atLmentare prima della comparsa della sindmme eardiovascolare o della sindrome metabollca), nutritivi (grado e durata della eccedenza assoluta d d peso), biochimid (valori della llpemia o degli addi grassi totali, della colesterolemia, d d rapporto l]/~-llpoproteine, dell'uricemia, delia curva glicemica da carieo orale di glucosio), pressione arteriosa sistolica (superiore od inferiore a t50 mm Hg) - - sulla frequenza (%) delie alterazioni cardiovascolari. Prima (ti predsate l'inftuenza specifica e globaie d d fatrori alimentari, nutritivi e biochimici sulla frequenza delle alterazioni elettrocardiografiche, ~ stato documentam che nei diabetid (medesima eth media e medesima durata apparente media del diabete) non si rilevano differenze nutritive (percentuale di eccedenza ponderate) e biochimiche tra pazienti con o senza alterazioni deli'elettrocarcliogramma. Nei diabetici con o senza eredit~ diabetica (medesime dassi di et~ e di &rata apparente ddla malattia) non si rilevano differenze nutritive e biochimiche tra i soggetti con o smaza aherazinni eIettrocardiografiche. Nei gruppi di non-diabetici (medeshne classi di et~ e di percentuale di eccedenza di peso) non si rilevano differenze signJficative ndle condizioni biochimiche, in rapporto alla presenza o meno di alterazioni dell'dettrocardiogramma. L'analisi d d fattori nutritivi (pereenmale e dtu:ata di eceedenza d d peso) e biochimici, noncb4 della pressione arteriosa sistolica nei gmppi di diabedci (et~ superiore a 40 anni) ha eonfermato l'influenza dell'eccesso ponderale, della durata apparente del diabete e della colesterolemia sulta frequenza delle aherazioni elettrocardiografiche, l'anallsi eomparativa tra i fattori nutridvi e biochirnici ha mostrato che l'irKluenza rispettiva delia percentude di eccedenza del peso, ddla colesterolemia e della pressione arteriosa sistolica pifi rilevante nelle classi di &rata apparente del diabete inferiore a 9 anni: la coesistenza di eecesso ponderale superiore a11'11%, durata apparente del diabete superiore a 9 anni, pressione arterinsa sistollea snperiore a 150 mm Hg e coIesterolemia superiore a 181 rag/100 ml rende pih probablAe (87% dei soggetd) l'esistenza di alterazioni elettrocardiografiehe. L'anallsi statisdca delle variazioni della mortalit~ (per 1.000 mort_i) per angina pectoris e lesioni coronariche e per lesioni vascolari del sistema nervoso centrale nel periodo 1926-1968 ha mostrato che ii minimo di mortalit~ corrisponde ai valori pi~ bassi di consuml alJmentari (calorie total2 e calorie lipidiche: 19411947). L'applleazione delle norme dietedehe generall adattate a dascun individuo ha determinato la normalizzazione delle condizioni nutritive (diminuzione o normallzzazione dell'eecesso di peso del ra ppo rto massa muscolare/massa adip osa helle eccedenze di peso assoluto e reoolarizzazione ~, relative) e biochimiche (colesterolemia, aeidi grassi totali, rapporto ~t/~z-lipoproteine, uricemia e curva gllcemica orale), sia nei diabetici che nei non-diabetici. La modificazione delle condizioni nutritive e biochimiche pu~ accompagnarsi a normalizzazione della pressione arteriosa e d d tracd a m elettrocardiografico, quando le alterazioni presenti si trovino in fase dinamica. L'analisi nutritiva e biochimica degll individui (diabedd e non-diabedci; diabedci con e senza eredit~ diabetica) permette di affermare che in tutti i soggetti nei quali si reallzzino le condizioni alimentari, nutritive e biochimiche prese in considerazione possono manifestarsi alterazioni dell'dettrocardiogramma. Per conseguenza, non ~ possibile differenziare, sotto il profilo alimentare, nutritivo e biochimico, Ie condizioni the determinano Ie atterazioni elettrocardiografiche (e, nei diabedd, tra quelti con o senza eredofamiliarit~). La conoseenza deIle basi allmentari, nutritive e bioehimiche delie alterazioni elettrocardiografiche dei pazienti diabetici e di quelli non diabetid potr~ facilitate il ddpistage e potr~ fare intravedere misure pro~latricbe delle alterazioni elettrocardiografi. c h e e deJ.le malatde metaboliehe (sindromi) ehe sono legate dalle medesime condizioni alimentari, nutritive e biochimiche. (autoriassunto)
T e m a : Consumi di alcool e lipidi ematici. R e t a t o r i : MANCINI F., PANATTA G . B. - F e r r a r a I consumi di bevande ~Icooliehe, dall'Unit~ d'!ta!ia ad og~, sono ~ndati gradualmente aumentando, tanto da raggiungere, tradotti in termini di etanolo, circa 17 kg pro eapite net 1970. Quesd consumi sempre crescenti e te conoscenze attuali suI metabollsmo inmrmedio pongono la tematica di evenmali rappord con i Iipidi ematici. La vasdssima letteravara suli'argomento mostra chiaramente l'esistenza di indmi rapporti tra consumi di etanolo ed aumento dei trigliceridi ematici. L'iperllpemia post-etanollca riconosee verosimilmente i suoi momenti patogenetici in una serie di modificazioni che si verificano a llvello epatico e che si concretano: 1) dal punto di vista ultrasrsutturale, L'I alterazioni dei mitocondri e in prollferazione deI redcolo endoplasmatico 11scio; 2) dal punto di vista metabollco, in aumento della biosintesi degli addi grassi e in diminuzione della !oro ossidazione, in aumento della produzione di cz-glicerofosfato e, di conseguenza, dell'esterificaziene degli acidi ~assi, in aumento della produzione e della mobilizzazione dal fegato di lipoproteL,~e. (autoriassunto)
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T e m a : Aterosclerosi e lip[eli traxxati termicamente. Relator[: SALA F., CANTON~ A. - M i l a n o P~atti in fase di accrescimento sono stati alimentati con una dieta ricca in colesteroto e in olio di semi di comne, quest'ultimo sottoposto atl'azione di temperature eIevate per 2 o per t68 h. tl trattamento con il calore per 2 h era gi8 suffidente a provoeare m/nore ingestione di cibo, minote accresdmento corporeo, aumento della colesterolemia e della trigl~ceridemia, steatos[ epadca ed alterazioni ateromatose delI'arco e del segmento toracico dell'aorta. Tutti quest[ fenomen[ regredivmno totalmente con ta sospensione de~da dieta sperimentale e la somministrazione della comune dieta di laboratorio. I1 trattamento termico per 168 h provocava le medesime alterazion[, che regredivano parzialmente dopo 30 giorni di alimentazione con la comune dieta di laboratorio. (autoriassunto)
Tema:
MetaboIismo lipid[co e sxress emo~ivi in pazienti con cardiopatia ischemica.
Relator[: VXLEK I., K ~ N
E , BRODAN V., P~CHA~ J. - Prah~.
A~o s¢opo di chiarire i rapporti tra stress emotivi, metabolismo lipidico ed ateroger, esi, gli AA~ hanno seg-alto 30 malafi the at1'et~ di 45 a ~ avevano sublto un infarto del miocardio, confrontandone le risposte biochimiche, neuroregolatorie e psichiche allo stress di laBoratorio con quetle di 21 soggetti di et~ comparabile. Livelli ematid pi~ elevati di NEFA, eolesterolo e glucoslo, come pure valori pih ald d[ frequenza cardiaca e di press[one arteriosa sono star[ rilevat[ nel gruppo dei pazienti con cardiopatia isehemica. Correlazion[ pih strette sono state osservate, in tale gruppo, tra gJ2eemia e NEFA plasmatM da ,an lato ed acido vanilm,'mdelico dall'altro; non ~ stato invece possibite mettere in evMenza differenze significative per quanto riguarda le reazioni emotive e la strutmra della personalitY. Concentrazioni significativamente pFa elevate di colesterolo e di NEEA sono state riscontrate nei soggetti che assm-nevano una maggior quantit~ di grassi saturi (oltre 70 g/die). Repert[ ana!oghi s[ sono avut[ in caso di apporto calorico maggiore (o!tre 2.300 kcal/die) e, in parte, anche per plh elevati consumi di carboidrati (300 g/die). Po~ch~ molt[ degli indic[ comiderati rappresentano factor[ di rischio coronarico, gli AA. coneludono ehe una corretta [mpostazione aI~mentare e una regolare condotta di vita possono in~luenzare i potenziali effetd dannosi degli stress, the caratter[zzano ta vita dell'uomo del XX secolo. (autor~assunto)
PROBLEMI TEtL%PEUTICI T e m a : Altivita deIle biguanidi sul ciclo glucosio-acidi grass[. R e l a t o r e : Mu~'zo>~I S. - Cagliar[ Le nuove conoscenze sut meccanismo d'azione de[!e biguanidi, ct~e consiste netl'ostacolare l'ossid~ione degli acid[ grassi, suggeriscono l'opportunit.~ di utilizzare quesd farmaci come mezzo di esplorazione de[ dismetabo!ismi glieido-lipidid. Gli effetti delle biguanid[ suIta g!icemi,, sM K de1 glueosio, sulla glueoneogenesi, suR'insutine~a e sulle iperlipemie traggono comune origine daIIa diminuita produzione eli acetiLCoA a partite dai grassi. L'A. discate il ruolo dell'at~mentata produzione di acetil-CoA nelle patogenesi delle [perlipoproteinemie indotte da carboidrati. (autoriassunto)
T e m a : Attivit?~ della dimetiIb[gu~mide sui dismet~bolismi assodati gIucido-lipido-
purinici. Relatori: MELCHIONDA N., PA~ENTI M., D I GIO~GI A., D~MO P,, STANCHELLINI P., ZAN~NI E., T R I O s s r A., BOLOC-_~mSIM. - B o l o g n a Gli AA., dopo una rev[s[one sintet[ca degli effetti metabolic[ de~e biguanid[ e del loro meceanismo d'azione, vedono in tali farmad Ia possibilit~, di indurre effetti .positivi nel controHo 401
farmacologico dell'aterogenesi, essendo l'aherata omeostasi glicidica il denominatore comune dei dismetabolismi assodati. Essi hanno pertanto effettuato uno studio statistico con l'analisi delle funzioni discriminanti su due gruppi di obesi con e senza familiarith diabet2ca, trattati in parte con sola ddeta e in parte con dicta e dimetilbiguardde. Dai risultati ottenuti appare chiaro come iI farmaco potenzi i'azione della sola dieta non solo nei soggetti <~normaLL~>, ma soprattutto nei portatori di famdliarit~ diabetica, nei quali il contributo percentuale alia discriminazione & presente a carico di tutte le variabili considerate (trigliceridemia, colesterolemia, tolleranza al gincosio, uricemia e peso relativo). (autoriassunto)
Tema:
influenza di /armaci antidiabetici suIl'aterosderosi sperimentale nutrizionale del coniglio.
Relatori: A G m R., M.seQUiE G . - Marseille Gli AA. hanno studiato, in conigl2 maschi deI peso di circa 2,5 kg, l'influenza di diversi agenti antidiabetici sull'aterosclerosi sperimentale. Sono stat2 impiegati: insulina (1,5 U/kg/die), clorpropamide (i00 mg/kg/die), carbutamide (200 mg/kg/die), fenformina (15 mg/kg/die) e mefformina (120 mg/kg/die). L'aterosderosi & stata indotta per mezzo di due different2 regimi dietetid, somministrat2 per la durata di due mesi: uno ricco in colesterolo (200, 300 e 400 mg/kg/die), l'ahro assai ricco in lipidi (34%) ma non addizionato con colesterolo. Nel primo caso, gli animali sono stati esaminati anche a distanza di 4 mesi dall'internlzione deI trattamento dietetico ipercolesterolico ed uccisi ad intervalli di tempo regolari. E stato possibile rilerare che l'insulina, ed ancor pi~ la clorpropamide e la carbutamide, inibivano inizialmente, ma rinforzavano a pi~ lungo termine, le aherazioni lipidiche ed aggravavano in maniera signiticativa le lesion a carico dei vasi sanguigni. Somministrate dopo la cessazione deLLa dieta ipercolesterolica protratta per 4 mesi, tali sostanze acceteravano la riduzione deLLa ipercotesterotemia, ma aggravavano l'infihrazione lipidica delle pareti arteriose e, nel caso dell'insulina, provocavano aurnento di frequerma deLLe coronariti. A1 contrario, la mefformina diminuiva le aherazioni lipicliche ed attenuava notevolmente la gravit~ delle tesioni. Sornministrata dopo la cessazione deLLa dicta, tale sostanza favoriva la scomparsa della lipoidosi aortica. La fenformina, sebbene si dimostrasse anch'essa attiva sui lipidi circolanti, esercitava solo una debole e non significativa influenza sulle lesion ateromatose. Gti esperimenti degti AA. dimostrano che gli effetti favorevoLL della mefformina si esplicano in parte attraverso una diminuzione dell'assorbimento intestinale del colesterolo e, sia pure in misura minore, dei gliceridi; tali effetd sono tuttavia probabilmente in rapporm con nitre aherazioni osservate in quest2 an[mali sottoposti al regime ipercolesterolico, quail ipotiroidismo, gluconeogenesi epatica, atunento dei NEFA plasmatid ed aherazioni delle isole di Langerhans. La dicta iperlipidica determinava steatosi epatica massiva, modesta iperlipemia e, in tutti i casi, lesioni arteriose spesso gravi ma d[fferenti dalle precedenti, in quanto caratterizzate da rapida comparsa di lesioni tibro-connettivali. La fenformina non esercitava alcun favorevole effetto su questo tipo dd lesioni, mentre la mefformina si dimostrava al contrario assai attiva sulla steatosi epatica ed in grado di prevenire efficacemente le lesioni vascolari, che in taluni casi potevano finanche essere completamente soppresse. Con i due tipi di dieta impiegati (dicta ipercolesterolica e dicta iperllpidica), i rapporti tra liveLLi lipidemid e gravit~ delle lesioni apparivano complessi e dipendenti dalle condizioni sperimenmLL. In entrambe le situazioni nutrizionali, solo la metformina espticava effetd positivi, tanto suLLe turbo dislipidemiche quanto sult'aterosderosL (autoriassunto)
Studio sperimentale sulFeffetto della dineetilbiguanide sul /attore parietale e sul far,ore lipidico nell'aterosclerosi. R e l a t o r h STZaNZ J., BROHON J. - Suresnes
Tema:
Gli AA. hamno sviluppato un metodo rapido per la produzione deli'aterosderosi sperimentale neI coniglio. Esso consiste nel provocare, in un primo tempo, una aggressione deLLa parete arteriosa, mecliante in£usione i.v. di adrenalina Ln condizioni rigorose di ddbit, associata ad iniezione i.m. eli tiroxina. Dopo 5 giorni di un simile trattamento, questo viene sospeso e viene sommlnistrata nna dicta iperlipidica per un periodo di 10-15 giorni. Lesioni assai mareate e molto simili a quelle ddl'aterosclerosi umana compaiono a livello dell'aorta toracica, dell'arco aortico e delle coronarie; meno frequentemente colpita risuha invece l'aorta addominale. Su questo too402
dello cosl grave, la somministrazione di mefformina per una settimana prima dell'inizio deb l'esperimento e per tutta la durata di esso determina una riduzione altamente significativa delia quantitk e dell'intensit~ ddle lesioni aorto-coronariche. (autoriassunm)
Tema:
Ruolo delIe biguanidi nella stimolazione dell'attivit8 fibrinolitica endogena.
Relatore:
CHAKRABARTI
R. - H a r r o w
L'A. discute il ruolo della fibrinolisi nella trombosi vasale e sottolinea t'importanza delia stimolazione dell'attiviff~ fibrinolitiea endogena. Egli analizza le tappe loNche seguite netla ricerca di un farmaco £brinolitico attivo per via orale e dimos~a che l'associazione della fenetilbig'aamide con l'anabolizzante steroideo etilestrenolo stimola la fibrinolisi endogena, abbassa i livelli plasmatid del colesterolo e del fibrinogeno e riduce l'adesivit,~ piastrinica. L'A. prende quindi in esame la specificit~ delle bi~anidi e degli steroidi anabolizzanti. (autoriassunto)
T e m a : Le prostag&ndine e la mobilizzazione dei tipidi. Relatore: PAOLETTI R. - M i l a n o Le prostaglandine - - derivati cidid degli acidi grassi essenzlaIi - - sono potenti inibitori delia lipolisi in dtro ed in vivo. It loro principale punto di attacco & a liveIlo dell'adenilcMas[, enzima che srimola la formazione del Y,5'-A-MP ciclico, secondo messaggero ormonale per la lipolisi nel tessuto adiposo. In earenza di acidi grassi essenziaIi, la risposta agli ormoni lipolitici risulta potenziata, ritornando alia norma per effetto di prostaglandine esogene. Cib dimostra il ruolo fisiologico di regolatori svolro da tall composti. (autoriassunto)
T e m a : La terapia delie ipercolesterolemie primitive o iper@Iipoproteinemie
(ti-
po H ) . Relatori: CREPAI,DI G . , FELLIN R., BAGNARIOL G . - P a d o v a Gli AA. impostano kl problema della terapia delle ipercolesterolemie o iper-,~-lipoproteinemie primitive (tipo ti). L'elevato rischio di contrarre cardiopatia ischemica cui questi pazienti sono esposti impone un trattamento proN~ttico volto ad abbassare i livelli sierid del colesteroto e a rimuoverlo dai suoi depositi tessutali. La dieta, che rappresenta iI primo approccio terapeutieo a questa maIattia, h spesso ett]cace nel ridurre del 15-20% la eolesterolemia e risulta valida, da sola, nei casi Iievi e nei bambini in genere. Pih spesso h richiesta, per riportare Ia colesterolemia verso i valori normali, l'associazione con farmaci specifici. Tra questi, i pi~z comunemente usati nella terapia delle iper@tipoproteinemie sono la colestiramina (sostimita recentemente da un'altra resina a scambio anionieo, il colestipol), la D-tiroxina (da usarsi con cautela quando vi siano segni dinici di insutlicienza eoronarica), t'addo nicotinico ed ii clo~brato. Gli AA. illustrano i van~aggi e gli svantaggi dei diversi farmaci, le associ~ioni terapeunche pih e~caci, nonchd gli schemi terapeutici da loro stessi sperimentati. (autoriassuato)
T e m a : Clofibrato e tra~tamento deIle cardiopatie ischemiche. Relatore: DEwA~ H . A. - N e w c a s t l e u p o n T y n e L'A., dopo avere ~ustrato gli effetd metabolici deI elofibrato, deserive ta metodologia ado> tara per una sperimentazione a lungo term~,e eondot~a con tale sostanza e con un placebo in due differenti gruppi di pazienti di due diverse regioni (Newcastle e Scozia). Tutti i soggetri erano
portatori di card2opa,~ia ischemica, con crisi stenocardiche o pregresso infarto del miocardio, Scopo della ricerca era quelIo d~. aceerrare se it elo-Kbrato fosse in grado di mod~care l'incidenza dell'in~arto o di moctificarne la prognosi e di chi~ire se l'effetto ipocolesterolemizzante ed ipertrigliceridemizzante si mantenesse per Iungo tempo. L'A. Nferisce Ln.fine i buoni risultad ottenuti con il clofibram nei confronti del placebo. (autoriassunto) 403
T e m a : Effetti di /armaci antilipemici sui meccanismi della trombogenesi. Relatori: CoccH~RI S., D e ROSA V. - Bologna Gti A_A. passano brevemente in rassegna i rapporfi che legano intimamente i fenomeni delia aterogenesi e della trombogenesi, sottolineando il significato fondamentale dei meccanismi che regolano iI bilancio emostatico nella insorgenza, netla progressione e nel manifestarsi clinico della malattia aterosclerotica. Vengono presentati i risultafi di ricerche personaIi sugli effetfi che alcuni farmad attivi sul metabolismo lipidieo o comunque dotafi di atdvit~ antilipemica sono in grado di esercitare sulla coagulazione del sangue, la fibrinolisi e l'aggregazione delle piastrine. Elementi degni di parficolare attenzione sono sembrati: 1) l'effetto anfiaggregante ed inibente la attivazione da contatto della coagulazione, posseduto dalla fosfatidilcolina; 2) la spiccata attivit5 fibrinolitica di alcuni polisaccaridi eparinoidi; 3) il marcato effetto antiaggregazione piastrinica del l]-benzalbutirrato di sodio. Non ancora det tutto chiarito appare l'effetto del clofibrato sulla aggregazione piastriniea e sulla fibrinolisi, mentre sono confermati, per questo farmaco, l'effetto inibente l'adesivit~ trombocitaria e quello depressore sul fibrinogeno plasmafico. Viene infine sottolineata la necessit~ che ogni nuovo farmaco antilipemico venga sottoposto ad tm completo screening delle sue eventuali atfivit~ sull'equilibrio emocoagulafivo, al fine di ottenere un quadro completo delle sue propriet~ sia preventive che terapeufiche nei riguardi della malatfia aterosclerofica. (autoriassunto) T e m a : La prevenzione del diabete ed i! funzionamento del Centro di d @ i s t a g e dd-
l'Hdtel-Dieu. Relatori: DgROT M., RATHE~Y M. - Paris I centri di d@istage cosfimiscono un importante mezzo nelta Iotta contro quel flagello sociale rappresentato dal diabete e sono attualmente in via di organizzazione in tutti i Paesi. In Francia, un primo Centro ulticiale per il ddpistage del diabete ~ in funzione presso l'H6telDieu di Parigi fin dall'ottobre 1967. Le caratteristiche di tale Centro sono le seguenti: 1) ~azie alI'appoggio delle colletfivit~ nazionati e dipartimentali, il d@istage ~ completamente gratuito; 2) l'esame del malato ~ predisposto in maniera tale che questo pu6 essere sottoposto, nel corso di una mattinata e in un massimo di tre ore, a tutte le indagini necessarie (osservazione clinica, prova di carico orale con glucosio della durata di 2 h, elettrocardiogramma, esame del rondo dell'occhio, s&ermografia del torace); 3) al termine di questi esami, alcuni soggetti possono essere considerati assolutamente normali, altri sicuramente diabetM ed a!tri ancora sospetti diabetici. In quest'ultimo caso viene praficato un nuovo esame, che consiste in una prova di carico con glucosio della durata di 5 h e in uno studio del metabolismo lipidico. In seguito a questo secondo esame, nuovamente certi soggetti vengono riconosciufi diabetici, altri normali ed attri ancora sospetti. Quei soggetti che al test di tolleranza glMdica sono considerafi borderline vengono sottoposfi a controtli periodici e ricevono delle prescrizioni dietetiche e terapeufiche: regime solo o con aggiunta di medicamenfi, la cui azione rispettiva ~ attualmente oggetto di analisi statisfica. La scelta dei malati da sottoporre ad esame viene fatta in base a due principE d@istage di gruppo e d@istage orientato, quest'ultimo limitato ai soggetti ad alto rischio (eredit~, obesitY, anomalie gravidiche, etc.). Nelle condizioni attuali, gli AA. ritengono cbe, non foss'altro che per ragioni di ordine tecnico, il d@istage orientato (che conduce alia scoperta del 10% dei diabefici veri) sia pi~ valido del d@istage di gruppo (che permette di identificarne soltanto 1'1%). (autoriassunto) Tema:
I trattamenti ddl'obesita, con g[i anoressanti. Sono essi dannosi? Sono essi efficaci?
Relatore: DEMOLE M. J . - G e n ~ v e Gli anoressanfi sono gti unici farmaci in grado di aiutare gli obesi ad osservare l'indispensabile regime dietefico. Le obiezioni che si fanno a tali medicamenti sono le seguenti: 1) il rischio di intossicazione, che mttavia non esiste qualora si impieghino le normali dosi; gli mnoressanti non d~nno abitudine e non creano il pericolo di provocare, con il tempo, tossicomanie; 2) la scarsa durata de] loro effetm: impiegando la dose necessaria per mantenere per molti mesi la riduzione del peso corporeo, si ottiene il risultato eli combattere !e cattive abitudini alimentari d d paziente. D'altro canto, le anfetamine possiedono una certa attivit~ lipolitica e non agiscono esc!usivamente a liveIIo deI centro cerebrale che regola l'appetito. (autoriass~mto) 404
T e m a : Gli anoressanti nella terapia del diabetico obeso. Relatori: T o R s i A., ZANNI ,4. - M o d e n a Sessanta donne obese con diabete clinic,amente manifesto, neHe quail era fallito ogni tentadye precedente di ottenere una riduzione ponderaIe con ta soIa regolamentazione dell'apporto dimentare, sono state trattate per 14 settimane con due diversi anoressanti. Gli AA. riportano alcune considerazioni cliniche circa 1'utilitY, 1'opportunitY, le indicazioni e le controindicazioni d d trattamento anoressante negli obesi diabetici. (autoriassunto) T e m a : Il dobenzorex, nuovo anoressigeno di sintesi, e i meccanismi di scatenamento
della fame nell'uomo. Relatori: CVlA~BONNIZl< A., N~PvEt.~X P., FLU'rEAU G. D. - Paris GIi AA. hanno segutto, durante un periodo di 4 h, gli effetti delia somministrazione orale unica di un nuovo farmaco anoressante (clobenzorex: 90 rag) sulle concentrazioni plasmatiche di NEFA, sui liveRi sieriei di glicerolo e dl trigliceridi e sulla glicemia. 11 medicamenm stimola la lipolisi periferica, in quanto accresce i livelli di NEFA e di ~icerolo durante tutto il periodo di osservazione (significativamente in un memento o nelFahro di quesm). Esso determine anche iperglicemia, che appare statisticamente significativa, se confrontata con I'ipoglicemia rilevabile in lm gruppo di soggetti di controlto mantenuti a digiuno per 4 h. Le stesse modificazioni indotte dalla sostanza si osservano anche per effetm della somministrazione di una dose equiattNa di d-anfetamina, seppure con qualche differente sfumatura: aumento di minore durata dei NEFA e pih marcato del ~icerolo. II protrarsi de1 digiuno provoca, ohre all'ipoglicemia, inibizione delia lipolisi. I risuhad ottenuti dagli AA. sembrano pertanto confermare dee la regolazione della assunzione atimentare dipende sis datla disponibilitfi di metaboliti de] ricambio ]ipidico che da qudla di gtucosio. (autoriassunto)
T e m a : II meccanismo d'azione deI!e sul/aniluree ipoglicemizzanti nelta terapia del
diabete. ReIatori: POZZA G . , PAPPALE.TTERA 2~,. E., RESCHtNt E., S u o A s E S., TOaN~TTI A. - M i l a n o II pzoblema del meccanismo d'azione delle suIfaniluree ipoglicemizzanti nella terapia cronies d d diabete non ~ state ancora chiarim in maniera de£mitiva. Dope una rassegna dei prindpali dati della letteratura, gti AA. descrivono il comportamento deI ritmo nictemerale del!a glicemia, de11'insulinemia, della somamtropinernia e della glucagonemia in soggetti normali e diabetici, prima e durante trattamento con taxi sostanze. (autoriassunto) Tema:
CatecoIamine e metabolismo jicidico - Studio di hove casi di [eocromocitoma.
Relatori: SCANDELLARI C., FEDERSPIL G , CO~*_O I. - P a d o v a
CASaRA D., SICOLO N., MAS'r~OaIA-
Gli AA. hanno studiato 9 cad di feocromocitoma, silo scope di c~arire la nature ed il meccanismo d'azioue delle aherazioni indotte da!le catecolaraine suI metabotisrno glicidico e sul]a secrezione insulinica, g state evidenziato che l'eccesso di catecotamine: a) determine elevazioni glicemiche maggiori che di norma, do~o ca~co orale di ducosio, senza che siano evidenti segni di alterata ntilizzaziove periferica del gtucosio; d~ ~ confermato dalla Dresenza di vatori K nei lb mit.; della norms; b) non inibisce la ris.,osta insulinemlca do~o OGTT e I"VGTT. che in alcnni soggetti appare anzi e~evata, mentre inibisce nettamente la rlsoosta iniziale deU'ormone alt'iniezione i.v. far, ida cti glucagone; tale ris>osta ricomoare tuttavia regola1~mente do~o intervento c~imraico. Ouesti rilievl sembrano essere in ra0porto con la dimostrata -azione inibente del!e catecolamAne sulla I{berazione delI'insulina oancreatica 0rontamente dispovdbile. Durante il test d re#tin sono stati notati Ln un case - - contrariamente a qumnto osservate in due pazienti affetti da altre ma!attle - - r'~d,~zione della dieemia e contemporaneo aumento dell'insulinemia. P~rimenti. il trattamento con fentolamina (60 m~/die per !5 giorni) migIiora solo parzidmente le dterazlonl descritte. Dol~o intervento cN~r~ico ~ Oossibile r~tevare un rdg!ioramento ddle dterazioni g!icemiche, iI &e dimostra la. revers~iJk~ del!e rnodificazioni indotm &lle catecda405
mine. I risaltati vengono discussi dagli AA. in relazione alle pih recenti acquisizioni sulla fisiopatotogia delle catecolamine. (autoriassunto) T e m a : Farmacologia dei polisaccaridi Relatore: BLaNCmNI P. - B o l o g n a
in rapporto alI'aterogenesi.
L'A. passa in rassegna alcuni polisaccaridi, scelti per talune caratteristiche relative alia provenienza, alia struttura e al possibile meccanismo d'azione. Per quanto riguarda la provenienza, sono stati distinti due gruppi: quello dei poIisaccaridi naturali estraibili da organi animall o da vegetali, e queUo dei polisaccaridi semisintetici ottenuti generalmente mediante la introduzione di gruppi solforid nella molecola di polisaccaridi estrattivi. Per quanto conceme la struttura, i polisaccaridi naturali di origine animale sono costituiti da una successione a!ternata eli acidi esuronid e di esosamine e possono essere solfatL I polisaccaridi sintetid sono generalmente costituiti da polimeri dello stesso carboidrato (poli~ucosio, potipentosio, etc.) e artiG cialmente solfati. Per quanto ri~maarda l'attivit~ biologica, i diversi polisaccaridi mostrano di possedere attivit~ genericamente antiateromasica, m a i l meccanismo d'azione h sensibi11-nente diverso e si possono distinguere due gruppi di polisaccaridi: i polisaccaridi che sono in grado di determinare il release del fattore chiarificante e che contengono gruppi solforM, e quetli che probabilmente stimolano il sistema reticolo-endoteliale e che non contengono necessariamente gruppi solforM. L'A. presenta alcuni esemp~ di molteplicit~ d'azione dei polisaccaridi e pone il probtema della loro pluripotenza o della connessione causale dei fenomeni nei quali sono implicati e che sono correlati con l'aterogenesi. (autoriassunto) Tema:
Modificazioni indotte daYa S-adenosil-metionina sui lipidi sierici nelle ipertipemie.
Relatore:
CuRRI S. B. - M i l a n o
In base alle aequisizioni sul significato dei processi di transmetilazione S~GM-dipendenti nella biosintesi della fosfatidilcolina e ad una preeedente ipotesi eli lavoro, I'A. propone Hmpiego di SAM esogena negli stati iperdislipidemici. Vengono riportati i primi elementi desunti da una ind@ne preIiminare su di una casistica di 112 osservazioni. Appare probabile che nella fase decompensata delle iperdislipidemie si instauri un'alterazione dei sistemi SAM-metikransferasici. (autoriassunto) Tema:
GIi acidi grassi essenziaIi nelle dterazioni del ricambio lipidico, con particolare riguardo alla patogenesi ed alla terapia della malattia aterosclerotica.
Relatore: COMI G . - F i r e n z e Gli acidi grassi essenziali esercitano un ruolo morfologico e funzionale nei riguardi delte moleco!e lipidiche e lipoproteiche, in via sia diretta (strutturazione, idoneit~ alia metabolizzazione) che indiretta (formazioae dei sistemi enzimatici e catalizzatori interessati al loro metabolismo). La carenza e l'inatdvazione degli acidi grassi essenziali costituisee pertanto un fattore di compromissione strutturale e metabolica deIIe molecole lipidiche e lipoproteiche, compromissione che contribuisce alia formazione di stati di sovraccarico Iipidico a valore aterogenico, sia a livello umorale cbe parietale. In siffatte condizioni, l'apporto di acidi grassi essenziali svolge un'importante funzione di correzione strutturale e di regolazione ed attivazione metabolica ad effetto antiateromasico. ~ da tenet presente Hmportanza di un regolato apporto di questi acidi grassi essenzMl, sia per quanto riguarda ta posoto~a che, entro certl liraiti, anche per quanto concerne la continuit~ del trattamento. (autoriassunto) T e m a : Recenti studl sul fabbfsogno Relatore: TURCHETTO E. - B o l o g n a
di acidi grassi essenziali (AGE).
S i a i lipidi eli deposito che quelli cellulari e subcellulari risentono della diversa assunzione di acidi grassi essenziali (AGE). I1 periodo corrispondente alia maturazione delle gonadi e alta maggiore attivit~ sessuale richiede un pi~ elevato apporto di AGE. Un apporto tipidico ad ako contenuto in AGE influenza solo temporaneamente i lipidi dei mitocot~drI del legato e del cer406
vello. Questi acidi grassi, put importanti per t'attivit5 funzionale delle membrane, sono <
Si ~ s v o h o a C o p e n h a g e n , dal 18 al 23 g i u g n o 1972, I'KIII Congresso In~ernazionde di Chimica-Clinica, s o t t o l ' e g i d a della Imernational Federation o[ Clinical Chemistry, della I~xert,.atio.-.d U.io. o~ Pure and Applied Chemistry e della Scandinavian Society/or ClinDa[ Chemistry and Clinical Physiology. I1 Congresso, o r g a n i z z a t o d d l a Danish Society for Clinical Chemistry e dalla WHO, ~ stato p r e s i e d u t o cla P. ASTR~rP.
Nell'ambito deI Congresso ~ stata organizzata una vasta e completa esposizione di apparecchiature scientifiche e di reagenti di laboratorlo per le pi~t avanzatc e moderne metodiche. Sopratmtto nel cmnpo ddl'automazione erano esposte molto novit~ assolum. I1 programma scientifico si ~ articolato in varie sessiord giornaliere (mattina e pomeriggio) e in tavole rotonde su argomenti di interesse spedalistico. Sei auditort erano contempora~eamente in funzione. Sono stati trattati temi va_ri di biochimica c]inica ed argomenti relafivi alle nuove apparecchiature per I'automazione nei laBoratori; alcune comu~cazioni riguardavano anche il metabolismo dei carb0idrati, ma l'interesse per il dlabetologo era 1Lmitato a temi generali e di aggiornamento ddle metodiche roudnarie. In particolare, ~ da segnalare ta comunicazione di A. J. VALLEZON e Coll. (Viliejuif), riguardante lo studio di 168 sospetti diabetici mediante O G T T della durata di 5 h e contemporanea determinazione dei livelJi ematici di trigliceridi, glicero!o, lattato, piruvato ed insu!ina. L'interesse dei dad ot~enuti con queste indagini risiede nella possibilk~ di diagnostieare moki cad ignorati della malatda ed aln:i cosiddetti <~~ ~limite >>. Un'intera mattinata ~ stata dedicata ai carboidrati, con 13 comuNcazioni suI tema dell'aRinamento delle metodiche per la determinazione detla gEcemia (o-toluidina, metodo enzimadco, etc.) - - che non hamno peraltro portato con~ributi nuovi o sostanziali - - , s~fi probiemi connessi ali'automazione per quanto riguarda la determinazione della glicemia, nonch4 sull'importanza dei controlli di qualitY. Tra le akre comunicazioni di interesse diabetologieo va menzionata queHa di O. Mizmawz e M. F~F.ca~ (Tel Aviv) sltile correlazioni tra atdvit~ sierica del!a $@ucuronidasi e dosaggio d @ i estrogeni netle gravide diabetiche e non diabedche; gli elevari !ivelli dell'enzima riscontrad nolle gestanti diabetiche sembrano dimos~rare c h e l a determinazione delia ~-glucuronidasi sierica puh risultare udle pet la diagnosi precoce di gravidanza nolle dorme affette dalla malattia. Detl'importanza e del significam della determinazione elettroforetica delle lipoprateine sieriche nei diabetici hamno trartato le comunicazioN di B. BRUNI e Coll. (Torino) e A. STAVLJEN~'d (Za~eb), mentre delt'ossidazione degli addi grassi e della gticoneogenesi si 6 occnpato H.-D. S/Szr>~o(G;3ttingen). La comunicazione di L. RoBE~. e Coll. (Bergamo) riguardava i risukati ottenuti e la metodotoga adottata in uno .¢cree~Jrgdi massa per i! diabere meIiito, condotto in un centro urbano di olrre 100.000 abitand (Bergamo)o Le correlazioni tra memSolismo g!icidico e lipidico sono state ancora discusse, alia tuce dei risuI~ad di determinazioni dei NEFA, dei trigliceridi e delt'insuiinemia Ln eorso di IVGTT, da R~ tC~T:eERMA~We Coll. (C~ttingen) e da A. BACH e D. GuIs.~D (Nancy). Moko interessanfi e molto s%maite, durame iI Congresso, le dimostrazioni ed illustrazioN deI!e pifl aggiomate tecniche di laboratorio appl2cate ad apparecchiamre comp!etamente o solt.'unto parzialmente automadzzate, reunite di computers in line o off line e di st~,~mpanti di dati anallticL L.R. 407
Si ~ svolta ad A b e r d e e n , dal 26 agosto al 1 ° s e t t e m b r e 1972, la 7th Conference on Microcircutation, organizzata dalla European Society/or Microcirculation. N e l corso del Congresso sono staff t r a t t a t i p r i n c i p a l m e n t e i seguenti a r g o m e n t i : - - Reologia della microdrcolazione --Microcircolazione del muscolo cardiaco La microscopia ottica nella ricerca microvascolare L'aggregazione eritrocitaria Fibrinogeno e fibrinolisi - - Biomicroscopia clinica - - Aspetti ostetrid e pediatrici della microcircolazione Problemi farmacologici della microdrcolazione Permeabilit~ capillare - - L'endotello Lo shock ed il suo trattamento con destrar~o Le piastrine Ultrastmtvara dei tumori La trombosi. -
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S e b b e n e m t t a ta p r o b l e m a t i c a m i c r o c i r c o l a t o r i a interessi il d i a b e t o l o g o , riporfiamo iI r i a s s u n t o delle sole c o m u n i c a z i o n i a v e n t i stretta a t t i n e n z a con la diabetologia. T e m a : II topo KK come modello delIe lesioni microangiopatiche nel diabete. R e t a t o r i : DUHaUL'r J., Lt;BON L., BOULANGER M., D u BmSTESS~LIN R. - P a r i s Gll AA. hanno smdiato, in topi KK appartenenff ad un ceppo giapponese, la tolleranza al glucosio, il quadro istologico renale e la retina dopo digestione tripsinica. I~ stata rilevata l'esistenza eli una correlazione tra lesioni microvascotari ed alterata tolleranza glicidiea. Nel rene di tutti gli animall di etg compresa tra 10 e 64 settimane sono staff osservati ispessimento della mernbrana basale ed allargamento dei mesangio, il quale assumeva parficotare compattezza, cost da determinare compressione dei capiI1ari. Anche nella retina ~ stato possibile evidenziare aumento del lume capiltare, proliferazione delle cellule endotelidi, diminuzione nei capillari del rapporto peridfi/endotel~, formazione di materiale PAS-posifivo, irregolarit~ del diametro dei capillari (con quadri ricordanti gli aneurismi) e presenza di aree contenenfi capillari acellulari non funzionanti. In un animde sono staff riscontrafi tipici mieroaneurismi retinici. GIi AA., dopo aver sottollneato le somiglianze tra tali tesioni e quelle carattedstiche deI diabete umano, prospettano la possibilit5 di ufillzzare i topi KK per ta sperimentazione di farmad attivi nei processi degenerativi microvascolari dell'uomo diabetico. Tema:
Modificazioni delle glicoproteine e del collageno nel diabete dell'uomo e dell' animale.
Relatori:
R~GNAULT F., KERN P., LAU~EN'r M. - Paris
Gli AA. hanno studiato, per mezzo della biopsia congiunfivale, il quadro nltramicroscopico dello stroma e del!a membrana basale dei capillari in 80 pazienti diabetici, hn topi con diabete spomaneo (KK) e in ratti con diabete da streptozotocina. Gli stessi tessufi sono staff smdiati anche in vitro, con parficolare r i ~ a r d o die modificazioni strutmrali delle glicoproteine e del collageno dopo incubazione con prolina e glucosamina marcate. E stato possibile osservare che sia lo spessore de~a membrana basale che il rapporto gticoproteine/cotlageno risultano modificati nel coco .de1 diabete umano ed anlmale. T e m a : Stud~ sugli effetti acuti ddl'o-,8-idrossietil-rutoside sult~aumentata permea-
bitita dei capillari muscolari nel diabete di lunga durata. R e l a t o r i : T ~ v - J ~ N S ~ N J., CLA~TSEN J. P., LA~SEN O. A . - K o b e n h a v n L'o-~-idrossiefil-rutoside (HR) 6 un flavonoide attivo sul!a parete capiltare. Gli AA. hanno studiato gli effetfi di una dose i.v. unica (1.000 rag) d i tale composto in pazicnti affetti da alia408
bete giovaniie di lunga durata e con segni clinici di angiopatia, nonchd in tm gruppo di soggetti di controllo. La capacit~ di diffusione capillare nel muscolo scheletrico di avambracdo in esercizio muscolare 8 stata valutata per mezzo di una tecnica di diluizione ad indicatore muttiplo con EDTA-5~Cr ed inulina. La capadt~ di diffusione capillare, espressa per t00 g di tessuto, 8 risuhata aumentata nei diabetici; ci5 dimostra che in tall pazienti ta membrana capillare abnormemente disperdente. Nei soggetti metabolicamente semi, la somministrazione i.v. di HR non ha invece determiham aIcuna modificazione delia diffusione capiltare.
Tema:
I piccoli vasi sanguigni nel diabete chimico.
Relatori: D a v i s E., HEm~aAN J. B. - J e r u s a l e m Gli B.A. harmo stadiato, con tecnica biomicroscopica, i vasi di 57 soggetti di etfi superiore a 40 anni con diabete chimico e di 29 soggetti con mUeranza al glueosio norraaIe. Nei primi erano spesso presenti le aherazioni biomicroscopiche gi~ descritte da Davis e Landau neI 1966 (12 casi contro 3 del gmppo eli controllo) e la resistenza capillare appariva notevolmente rido~ta (27 casi contro 8 de1 gmppo di controllo). S.M.
N e i g i o m i 6 e 7 o t t o b r e 1972 si ~ t e n u t o i n C o n e g l i a n o V e n e t o ( T r e v i s o ) il
4th International Symposium on Clinical Enzymology, con il p a t r o c i n i o del ,Vdnistero della Sanit~ e sotto gli a u s p i d della Societ~ I t a l i a n a di P a t o l o g i a Clinica.
11 Simposio si ~ articolato in 6 sezioni, dedicate ai s e g u e n t i t e m i : - - Metodologia enzimatica - - EnzimoIogia deI sistema nervoso - - Enzimi del metabolismo lipidico - - Enzimologia epatica Enzimologia renale - - £nzimologia dei sistemi emopoietico e cardiovascMare. -
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Delle n u m e r o s i s s i m e c o m u n i c a z i o n i p r e s e n t a t e , riferiamo in q u e s t a sede s o l t a n t o quelle a v e n t i interesse diabetotogico.
T e m a : Significato del tenore della glicerina libe~a neIla determinazione enzimatica
dei trigliceridi del siero. Relatori:
SPam~io
L., PR~',mLNI B. - Brescia
Gli AA. hamno determMato, in 335 campioni di siero normale e patologico, il glicem!o Iibero con metodo enzhnatico. Essi hanno potato cost osservare che il contenuto in glicerolo libero non varia s e i l siero ~ emolizzato oppure conse~wato a --20 o + 4 °C per almeno una settimana, mentre aumenta progressivamente dopo conservazione a tempera~rcca ambiente ed ancor p ~ a 37
°C.
11 contenuto medio in dicerolo libero 8 risuhato di 1,33 ± 0,6 rag/100 rot, con un ~nbito di vari~ione da 0,2 a 4,5 rag/100 ml. Questo/~mbito di variazione ~ indipendente datla concentrazione tota[e del gHcerolo, per cui la mancata determinazione delia frazioae libera potrebbe, in certi casi, elevate impropriarneate il valore dei trigliceridi coldocandolo al di fuori della norma. Utitizzando 1'apparecchio LKB 8600 per cinetica enzimatica nella detenminazione sia del glicerolo libero che di quello rot'ale, gli AA. hanno infine osservato che l'andamento della cinetica ~ sostanziatmente ugoale, ma varia (come d'attra parte i vaIori del bianco) se i rear,iv[ pronti non appartengono alia s~essa preparazione. In opportmne condizioni, diluendo ad esempio la glicerochinasi (starter) coa HaO invece che con solfam di ammonio, la cinetica della reazione risultata nettamente aumentam, cos~ da poter dime'zzare i tempi di m'lalJsi. 409
T e m a : Utilita della determinazione enzimatica della glicemia con Reflectance-Meter in una campagna di screening per il diabete. Relatori: M i ~ m o
Dextrostix-
S., D~L NEVO G . , BINI P. P. - La Spezia
Gli AA. riferiscono i risultati di una campagna di screening per fl diabete eseguita in un opificio di La Spezia; la glicemia veniva determinata con strisce reactive alla gluco-ossidasi, la cni reazione colorata poteva essere valutata quantitativamente mediante apposito apparecchio (Reflectance-Meter). PoicM in precedenti ricerche era stata accertata la validit~ del metodo particolarmente at disotto di vaiori di 200 rag/100 mI, gli AA. hanno adottato come ~attore di differenziazione la glicemia praticata 2 h dopo ia somministrazione di un carico standard di glucosio (50 g p.o.). Tutti i casi con glicemia alla 2" h eccedente i 120 rag/100 mI sono stati sottoposfi ad un nuovo test a! glucosio orale (75 g p.o.) della durata di 2 h, con determinazione della glicemia (a digiuno e dopo 1 e 2 h) su sangue venoso con micrometodo alia gluco-ossidasi secondo HugettDixon. i n 33 casi la glicemia ~ stata eseguita su~i stessi campioni di sangue anche con il metodo Dextrostix-Reflectance-&feter allo scopo di vedere se questa metodica di cosl semplice atmazione fosse in grado di fornire indicazioni attendibili anche nella valutazione della tolieranza al glucosio. I risultati ottenuti con le due metodiche sono stati etaborati con t r e differenti tecniche di vaIutazione della tolleranza al glucosio. E stato rilevato che il significato clinico delia prova era praticamente eguale.
T e m a : Ciclizzazione enzirnatica delle catecolamine. Relatori: GALZmNA L., SORGATA C., VISEN'rIN B., MATTIUZZI D., BURLINA A . Nairobi, Padova e Conegliano Veneto. La ciclizzazione delia noradrenalina ad un aminocromo pub venire catalizzata dal plasma umano. Gli A.A. hanno studiato l'andamento di questa reazione con metodiche polarografiche, fluorimetriche e spettrofotometriche. L'agente ossidante pub essere tanto l'ossigeno quanto l'acqua ossigenata. In quest'uhimo caso, nelia misceta di incubazione deve essere presente cianuro, per inibire l'attivit~ della catalasi-perossidasi. Quando l'ossigeno ~ l'accettore, percM la reazione awenga ~ necessaria la presenza di acetilcolina. Gli AA. ritengono the il metodo spettrofotometrico sia fl pifl adatto ai fini clinici. I1 valore apparente di K~ per ta noradrenatina in presenza di H:O_~ ~ risultato pari a 8,00.10 -4 moli. L'aggiunta in v~tro eli clorpromazina interferisce nelta reazione, mentre quelia di ioni Mn ++ determina la sua att3vazione.
T e m a : Meccanismi di regolazione enzimatica nel metabolismo lipidico. Relatore:
SILIPRANDI N. - P a d o v a
L'A. prende in particolare considerazione il trasporto dei iipidi nel sangue e la classificazione chimica delle lipoproteine basata sulfa loro mobilitY. Partico!are interesse sembrano avere il riconoscimento di una nuova lipoproteina (LP-X) in alcune situazioni patologiche e la vaiutazione della lecitin-colesterolo-aciltransferasi. L'A. sottolinea quindi I'impormnza dei NEFA nella steatosi epatica ed espone le pig recenti acquisizioni circa iI meccanismo deli'ossidazione mitocondriale degti acidi grassL
T e m a : Ricerche sperimentali sulle attivit~ lipasica e lipoprotein-lipasica. Relatori: BURLINA A., GALZIGNA L. - C o n e g l i a n o V e n e t o e N a i r o b i Gti AA. riferiscono i risultati di una ricerca sul)a iclrolisi enz~matica dei trigliceridi ad opera di un enzima purificato ottenuto dal pancreas e da altri organi del maine. La distribuzione subceilulare della lipasi ~ soprattutto microsomiale, ma una reale distinzione tra attivit~ lipasica e lipoprotein-lipasica in vitro non ~ possibile n~ con il metodo utilizzato dagli AA. n8 con quelli tradizionali. Infatfi, cib the viene misurato ~ un'idrolisi enzfl-natica dei complessi lipoproteici, in quanto le proteine sieriche sono sempre present3 nella miscela di incubazione. A.ache l'azione eparinica non sembra mppresentare tm valido crkerio di differeaziazione in vitro. Secondo gli a~A., l'eparina ~ capace di attivare in vitro la lipasi; d'aitro canto, per osservare l'attivazione in vitro dell'enzima purificato ~ necessaria la presenza di albumina. 410
GIi AA. concludono che h possibile parlare di un enzima che in vivo ~ modulato da varie sostanze e che ~ in grado di esercitare atdvit~ lipasica o lipoprotein-lipasica a seconda delte necessit~ metaboliche. S.M.
I] 21 o t t o b r e 1972 si 8 s v o h o in F e r r a r a il 5° Convegno regionale del Gruppo Emiliano-Romagnolo di Diabetologia Clinica, dedicato al t e m a If servizio regionde di diabetotogia: prospettive e reaIta. I1 C o n v e g n o si h a r d c o l a t o i n d u e sedute. QueHa m a t t u t i n a , che ha a v u t o per m o d e r a t o r e il prof. G . F. L e n d , " stata dedicata ad u n a tavola r o t o n d a sulla strt, t t u r a z i o n e de{ servizi di diabetologia. Ne]la s e d u m p o m e r i d i a n a , d i r e t t a dal prof. U. B u t t u r i n i , sono stati t e n u d a l c u n i i n m r v e n d preordinati.
T e m a : Il diabete mellito in Italia e nel mondo. Importanza medico-sociale del!a
mdattia nella redta attuale e helle prospettive. Relatore:
M a m G o S. - La Spezia
II relatore espone i personal{ criteri di valutazione della malattia diabetica quale espressione di fatto sociale.
Tema:
I Centri Antidiabetici in Italia.
Relatore:
To~RI A. - M o d e n a
tl re!atore iltustra la situazione organizzativa dei CAD in Italia.
T e m a : Croazia. Relator{: RUBINJONI Z., ~KRABALO Z. - Z a g r e b In Jugoslavia, ed in particolare in Croazia, l'incidenza del diabete ~ in continuo aumento. Esiste per questo un'organizzazione anridiabedca nazionaJe, che, creata ira la prima e la seconda guerra mondiale per opera del prof. Vuk Vrhovac, h stata peffezionata hell'ultimo decennio. NeI 3.940 venne istimim in Zagabria il Consuhorio autonomo per it diabete, che pi~ tardi diverme <>,che assiste 13.000 diabetic{ e che svolge anche attivtt~ di ricerca e di insegnamento. Presso questo Istimto viene tenu:o ed aggiornato il Registro Repubblica.ao per il diabe:e. In questo istimm lavorano in condnuazione 6 me&'d e, in_ orart fissi, vart specialisd. Parrico!are impormnza viene dam all'assistenza alle gesmnd e ai bambini diabetic{. Vengono Wo411
mosse campagne di screening ed organizzati simposi, seminarl e corsi di aggiornamento per medici, studenti ed infermiere.
Tema:
Proposle per una ristrutturazione regionale dei servizl di diabetologia.
Relatore:
MOaSIANI M . - F e r r a r a
Dal 1968 ~ in fi.mzione, presso l'Arcispedale S. Anna di Ferrara, nn servizio di diabetologia. Esso svolge quattro attivh~. 1) Attivit~ ambulatoriale per diabetM. In media aflluiscono 150 diabetici al giorno (dalle ore 6,30 alle 13), per un totale di 6.500 diabetici assistiti. 2) ConsuIenza atl'interno dell'Ospedale, presso le varie divisioni: in media vengono eseguite 40 consulenze al giorno. 3) Ricovero di diabetici nel reparto di degenza (10 letti uomini, 10 letti donne, 2 letti di terapia intensiva). A questo reparto ~ annesso un laboratorio di analisi, tn esso vengono ricoverati, oltre ai pazienti in condizioni di scompenso metabolico, anche i casi con complicanze che richiedono fini accertamenti diagnostici. La degenza media ~ di 10 giorni, con una media di 700 ammalati all'anno. 4) Attivit~ di medicina sociate. Sono statl organizzati d@istages di massa in varl Cornuni delia Provincia di Ferrara e tra dipendenti di pubbliche amministrazioni o di opifid. ~ stats rilevata la presenza di diabete ignorato net 4% dei soggettL Viene svoha inohre atdvit~ di educazione sanitaria per mezzo di conferenze e dibattiti. Ii personale dei Servizio di diabetologia ~ costituito da un primario, nn aiuto, tre assistenti, due tecnici di laboratorio, due assistenti sanitarie visitatrid, una caposala, dieci infermieri e un archivista. I1 servizio atma la pronta reperibilit~ per tutte le Divisioni deIl'Ospedale. Si sta progettando di decentrare ambulatori in zone remote della Provincia, presso Ospedali di Zona o Uffict Sanitar~ Comundi. Vi ~ inohre iI proposito di attuare un Ospedale di notte per diabetici, secondo iI modelIo tedesco-orientale. L'A. conclude avanzando la proposta di istitnzione di strutture antidiabetiche che si basino sulla rete degli ospedali. Esse possono essere cosi riassunte: a) ospedali regionali: servizio di diabetologia con annesso reparto di degenza; b) ospedali provindali: servizio di diabetologia, ore se ne riscontri la necessitfi; c) ospedati di zona: arnbulatorio antidiabetico; d) capillarizzazione dell'assistenza ai diabetici in Comuni aventi diNcolt~ di comunieazione con l'ambulatorio antidiabetico o il servizio di diabetologia pih vicini.
Tema:
II problema della raccotta dei dati in una cartella clinica uni/ormata e della rnemorizzazione degli stessi.
Relatore:
G H m o N z A. - M i l a n o
L'A. presents una cartella cRnica in uso ormai da cinque anni presso il Centro Antidiabetico delia Clinica Medica I dell'U.niversit~t di Milano ed attualmente anche in ahri Centri - approntata in modo da permettere la raccoha e l'elaborazione statistica, per mezzo di schede perforate ad uso meccanografico, del materiale clinico e di laboratorio di paziend ambulatorialL L'aver riunito in una sola scheda tutti i dati che ri~maardano ogni singolo paziente permette, con l'impiego di una selezionatrice munita di contatore di schede, di raceogliere informazioni riguardanti i'intera popolazione esaminata e di correlare tra loro i diverai parametri studiati. 1~ auspicabile l'estensione dell'uso a pill Centri Antidiabetici, e nelle diverse regioni italiane, di una cartetta in grado di raccogliere in modo uniforme la grande massa di informazioni che riguardano la sindrome diabetics; la cartella presentata dall'A, sembra costituire un esempio valido e {unzionale di soluzione di tale problems. -
Tema:
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Sul servizio di pronta assistenza del diabetico nel corso della giornata.
Relatore:
CI~rLLI G . - B o l o g n a
L'A. ritiene che iI poter intervenire in aiuto del diabe~ico abbisognevote eli asslstenza in qualsiasi momento della giornata costituisca un problema di notevole importanza. A questo scopo, egli suggerisce l'opportunit~ di istimire un servizio intermediario tra medico curante e Centro Antidiabedco, per il trattamento a domiciiio degti squilibr1 metabolid nel diabetico. 412
Ii diabetico dovrebbe recare con sd un cartellino di rieonoscimento il pit~ possibile dettagiiato. E altresi importante disporre di laboratori con reperibilit8 continua o di Centri mobili di diagnosi. Tema:
tl problema dell'inserJmen~o dei Centri autonomi e privaXi nella slruttura pubb!ica.
Relatore:
Bt~UNO G. M . - B o l o g n a
L'A., che dirige un CAD privato, afferma la disponibilit,~ dei CAD a gestione privata per l'inserimento in strutture sanitarie pubbtiehe. i-l Cen~ro Anxidiabegico come h~ogo di assistenza, progresso e ricerca scientifica. R e l a t o r e : ZAN~o~z~4~qz R. - M o d e n a Tema:
L'A. sotto!inea Ia precana struazmne in cui versano attualmente i CAD, soprattutto per quanto riguarda il tempo medio di assistenza a! malam, che ~ eli un minuto circa ogni trenta giorni. Egli propone pertanto la creazione di CAD concepiti come struttura dipar~imentaie, ore operino insieme il medico ir~ternista, il cardio[ogo e l'oculista. Centri di questo tipo dovrebbero essere costituid in ogni ospedale pr0vinciale e regionale. Negii ospedali regionaIi dovrebbero essere inoltre realizzad reparti di degenza per diabetici. L'A. pone quindi in riIievo le carenze deI1a attuaie legistazione, la quale non prevede la figura dello specia!ista in diabetologia. Tale lacuna dovrebbe essere coImata con urgenza, a~dando alie UniversitY, con la stretta coltaborazione dei CAD universitarl od ospedalieri, la creazione di Scuole di perfezionamento nelia materia. Tema:
I problemi sociaIi della ma[attia diabetica.
Retatore:
D t M a R c o G. - M o d e n a
Partendo dalla constatazione che ii diabete 8 rnalattia socide ~ra ie pih importand, I'A. fornisce alcuni indirizzi per una migliore so!uzione di questo grave problema medico. 1) Assistenza medica specialis~ca, con personaIe medico addestrato sia ai nuovi compiti dello specifico intervento preventivo che all'assistenza, a malattia instaurata, in ambiente ospedaliero oppormnamente at~rezzato per la definizione diagnostica ed il trattamento del diabete e delle sue complicanze. 2) !struzione del medico pratico per mezzo di corsi postmniversitar~, nonch~ ddlo stesso diabetico e dei snoi f~mi!iari con t'intervento di assistenti sanitarie e sociali. 3) Organizzazione di <~soggiorni di vac~x:cza>> per i giovap_i e d2 <~ per anziani, con fuazione preva!entemente di riabilitazione ~unzionale e di igiene alLrnentare. 4) Guida dei giovani diabetici per ii loro inserimento neti'attivit~ iavorativa, secondo directive ud!i - - neIt'ambim dell'intervento medico-sodale - - ad operate sceite idonee.
Tema:
La ,qeducazione del diabetico e il suo inserimen~o neil'at~ivit~ lavorat~va.
Relatore:
CAN>~ATk F . -
Ravenna
L'A. sottolinea ta particolare importanza che ha assunto oggi lo studio dei rapporti tra diabete e tavoro, qnando i p~ienti colpiti dalla mda~tia siano individui gi~ inseriti nel dclo Iavoradvo o giovmni in proch~to di accedervi. Sono proprio i soggetd ammaIadsi in et~ pediatrica o durante il periodo evotutivo, quelii che forniscono il pih alto contributo all'inabRit~ tavorativa. Per ques~o motivo, I'A. ritiene utile che nel CAD operLno - - accanto at medico diabetologo - - anche un pediatra, uno psicologo ed c~n assistente sociale, che in fiquipe pro-~wedano sin al man~enimento ddA'equilibrio metabotico d d paziente che ~ suo ofientamenm professionale. In Italia, at giovane diabetico non ~ a tut~'oggi riconosciuto lo stato di invali~t~ dvi!e, che rende d:~ncile il suo collocamento in a!cuni posd di lavoro. Vi sono easi in em la presenza di una gIicosuria ~ spesso sufi~ciente per Nustificare l'esdusione o ii r/fiuto detl'assunzione da parte del datore di lavoro.
413
Tema:
tl problema della dieta antidiabetica nelle popotazioni economicamente depresse.
Relatore:
PA~ESCHI P. L. - F e r r a r a
L'A. sottolinea l'importanza del trattamento dietetico del diabete e f a riIevare come una dieta ipoglicidica, normotipidica ed iperproddica - - quale 8 necessario attuare - - sia assai costosa. Diviene quindi importante il problema della non osservanza, per modvi esclusivamente economici, del regime dietetico da par~e di una rilevante percentuate di pazienti. Alle Autorit~ politiche presenti viene pertanto rivolto l'invito a considerate con grande attenzione tale problema, ricordando in proposito quanto deliberato dal Consiglio Comunale di Ferrara nel 1959, in favore dei diabetici iscritti nell'elenco dei poveri. S.M.
Nei giorni 10, 11 e 12 n o v e r n b r e 1972 si ~ svolto i n M o n t e c a t i n i T e r m e il
X I V Congresso Nazionale di Endocrinologia, dedicato a Le sindromi ipoglicemiche. T e m a : Problemi nosografici netle sindromi ipoglicemiche: le ipoglicemie /unzionali. Relatori: ANDREANI D., TAMBURRANO G., TAMBURRANO S., DE I°IRRO R. - R o m a Gli AA. esordiscono discutendo i criter1 secondo i quali possono essere differenziate le varie sindromi ipoglicemiche. Secondo la classificazione di Corm, esse possono venire suddivise in quattro grandi gruppi: 1) da alterata produzione epadca di glucosio; 2) da stimolazione della liberazione di insutina; 3) da farmad; 4) da eziologia indeterminata. Ci6 premesso, gli AA. riportano 25 casi di sindrome ipoglicemica occorsi alla loro osservazione negli uldmi 4 a n n i e descrivono il comportamento delia glicemia e dei livelli plasmatici di insulina, glucagone e H G H sotto vad stimoli: glucosio p.o., glucosio i.v., totbutamide i.v., glucagone i.v. Sulla base di questi risultati, gli AA. richiamano l'attenzione sopra tre ordini di fattori p~togenetici. I1 primo ~ costituito dalt'asse entero-insulare, e cio~ dalla possibilit~ che un eccesso di stimolo a partenza dali'apparato gastro-entedco determini un'eccessiva liberazione di insulina. It secondo ~ rappresentato dalio squilibrio funzionale tra i princip~ iperglicemizzanti e le cellule B delie isole pancreatiche. Questo pu6 accadere, ad esempio, per un difetto di secrezione da parte delle cellule A. Infme, ~ possibile che influenze neurogene interferiscano a livello ipotalamico nelia produdone dei fattori che stimolano la secrezione ipofisaria (soprattutto la secrezione di H G H ed ACTH). Secondo gli A.A., il riconoscimento di questi tre fattori patogenedci ~ oggi possibile grazie allo studio delle variazioni delia glicemia e dei livelli ematid di insulina, HGH, glucagone, ACTH, eatecolam2ne e corticoidi plasmatici per mezzo di tests funzionali (glucosio, tolbutamide, insulina, arginina).
T e m a : Il metaboIismo dei carboidrati R e l a t o r e : POCCHIARI F. - Roma
net tessuto nervoso.
I1 cervello ~ l'organo con pi~ elevata veloci~ di utilizzazione dell'O.~: circa 100 l~moli/g di tessuto/h, pad a circa il 20% delia quantitfi totale di 02 ricbiesta dall'intero organismo.
414
It cervetlo ha per6 basse riserve di ener~a. II substrato da cui il cervello trae maggiore energia ~ ii gtucosio: in corenza di glucosio si pub avere un rallentamento della fosfori]azione. Nelt'uomo, l'utilizzazione del glucosio emadco da porte deI cervelio ~ dd 18 bmoli/g di tessuto/h. Pih del 90% del glucosio utilizzato viene metabolizzato attraverso la via glicolitica. In assenza di g/ucosio, il cervelio pu6 utilizzare marmosio, lattosio e glicerolo, ma non ffuttosio, in qtmnto quesCulrimo non riesce a superare la barriera emato-cerebrale. I1 glicogeno ~ presente nel cervelio in quantit~ pari ad 1 mg/g di tessuto. Esso si forma per effetto delia UT)PG pirofosforilas[ e delia glicogeno sintetasi, mentre iI glucosio si libera dal glicogeno per effetto delia fosforilasi. In fetcine di corteceia cerebrale, il 60% della radioatdvit~ del glucosio-~C si ritrova nell'acido iattico, il 20% nel CO,, mentre il 20% viene incorporato in aminoacidi connessi con il ciclo di Krebs. Per ahre regioni cerebrali, tuttavia, queste percentuali sono differend. Ii glucosio influenza in maniera direEta iI metabolismo degli aminoaddi cerebrali, in quanto neli'ipoglicemia si verifica diminuzione di acido glutammico, gIutammina ed acido y-aminobutirrico. La carenza di proteine sieriche non comporta invece voriaziord del coatenuto protidico del cervelio. A differenza degli a!,tr[ organi, in asse~a ed O~ il cervdlo ~ in grado di utilizzare ii piruvato neIla stessa misura che in presenza di Oz. Questo avviene probabilmente per ia seguente reazione non richiedente 02: 2 piruvato - lattato -{~ acetato + CO:.. In anaerobiosi si formano grandi quantit~ di lattato, ii quaIe proviene probabilmente anche da substrati differenti dal glucosio. La ~icolisi anaerobia fa diminuire il pH, con concornitante elimLnazione di CO.,. Ci6 determina vasodRatazione de1 distretto cerebrale, onde un maggior flusso ema~ico avente lo scopo di ridurre lo s~ato di anossia.
Tema: L'asse entero-insuIa,'e. Relatori: M>:NZINGERG., FALLUCCA F., JAV~_COLIM. - Roma Secondo recenti vedute, nel corso della digestione, gli ormoni enterici, ohre a svolgere funzioni sulia motilit~ intestinale e sulia secrezione esocrina, stimolano anche la libera~one di insulina e di glucagone, allo scopo di preporare livelli sierid di questi ormom tali da evitare eccessivi ineremend post-prandiali di glueosio e di aminoacidi. Questa funzione di stimo!o da porte degli entero-ormoni ~ in rapporto con il contenuto del pasto: se prevalgono i glickIi, verrk liberata prevalentemente secretina, ta quale stimola Ia secrezione di in.su!ina ed inibisce quella di glucagone. Nel cam di un pasto proteico si avr~ invece aumento sia deR'insulina che del glucagone, in rapporm alia prevalente liberazione di pancreozimina. G1i AA. hanno s~udiato gIi effetti sul glucosio, sutl'insulina e sul glucagone sierici delia somministrazione i.v. di tre entem-ormoni - - colecistochinina-pancreozirnina, pentagastrina e secretina - - , nonchd di una sostanza avente affinit{ con essi, la ceruleina. Nei soggetti normali, ta maggior risposta insulinemica 8 stata osservam dopo secretina e pancreozimina, mentre ta rnaggior risposta gtucagonemica si ~ avuta dopo pancreozimina e ceruleina. La gas~rina si ~ dimostrata inveee un debo!e stimoIo tanto per la secrezione di insulina che per quelia di giueagone. Gli AA. riferiscono inohre i risuhad ottenud, con gli entero-ormoni considerati, in soggetti resecati e in pazienti affetti cla mixedema e da insuloma..
Tema: La fidopatologi~ detFiperinsutinismo. Relatorh PozzA G., CAVAGNINt F. - M~ano Gli AA. hamrao dedicato la prima parte delia loro relazione ad una messa a punto del problema delia secrezione insulinica. Numerose sostanze sono in grado di stimo!are Ie cellule B; tuttavia, mentre per aicune di ques~e sostaxaze tale azione pu& es~citarsi direttamente, per ahre essa si mani~esta solo in presenza di glucosio. AI primo gruppo appar~engono, oltre a] glucosio, il mannosio, li fruttosio, la leucina, le sutfaniluree e gli ioM K +. It secondo gruppo comprende l'ar£nina ed altri aminoacidi, 1'AMP ciclico, gli attivatori delFadenilciclasi (glucagone, TSH, ACTH, sdmolatori ~.-adrenergici) e gli inibitori delia fosfodiesterasi (teofii!in~ e caffeina). Per qua~.o riguarda iI glucosio, che rappresenta ta sostanza capace di [ndurre la pi~ importante azione di stimolo sul!a Cellu!a ]B, si rklene oggi che sla un suo metabolita ad iemescare i! processo di sintesi e ]iberazione dell'insullna. Perch6 ci6 avvenga ~ per6 necessario che: 1) vi siano ioni Ca ++ nelio spazio extrace*dulare; 2) vi sia Lntegrit~ dell'apporato rnicrotubulare delle cellule B, con i1 quale deve avvenire H processo di interazione degli ioni Ca + +.
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insulina
G-6-Pa '
I
glucosio
G-6-P-"~-
}i
F-1,6-DPasi
~'.-Q~
)-,~
---
glucochinasi
fosfofruttochinasi
/- ~, s~-DPF" ~ ' '
pool dei triosofosfat[
PEP carbossichinaM pkuvatocarbossilasi
-- piruva~ochinasi
L_
lattato
]!
acetil-CoA
aminoacidi
Fig. 1.
Dopo aver considerato il glucagone e gli entero-ormoni quali stimo!i per la secrezione insulinica, gli AA. hanno trattato il problema dell'effetto ddle catecolamine sulJe cellule 13 e sui loro recettori :t e ~. Da numerosi data risuha chela secrezione insulinica viene inibita tanto dal blocco dei recetmri ~ quanto dalIa stimotazione di queRi ~, mentre viene esa[tata sia dal blocco dei recettori o~ che dalla stimotazione di quelli ~. Controverse sono le questaoni del controt!o deli'insulinopoiesi da parte de1 sistema parasimpatlco e d d i e ivAiuenze esercitate dalla serotonina e dalla dopamina. Pitt precise ed unlvoche informazioni si hanno invece per quanta ri~arda ii feedback negativo che l'insutina esercita sulla liberazione detl'i~nsuIma stessa: di questo fenomeno esiste una grande qnanth~ di prove sperimentalL Successivamente, gll AA. harmo trattato degli e.,~etd metabolid deH'insuEna. A liveHo de1 legato, tall effetti dipendono unicamente dall'azione deH'ormone sugH enzimi attivi sul metabolismo del gJ.ucosio, in quanto nell'epatocita il glucosio pub penetrate Iiberarnente. Come si pub rilevare dalIo schema deiia fig. t, l'insulkna stimola gll enzimf delia g!icotisi e della glicogenosintesi, mentre inibisce quelli della gluconeogenesi e della glicogenolisi.
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Anche al difuori del fegato, l'insulina agisce atdvando ia glicolisi e la glicogenosintesi e inibendo la gluconeogenesi e la gticogenolisi. Nod sono l'effetro stimolante dell'insulins sulla liposintesi e quello inibente sulla lipolisi. A questo proposito, esistono differenze tra le varie spede animali. Sul ricambio proteico 1'insulins agisce in senso protidosintetico, sis per azione diretta sui processi di sintesi degli aminoacidi, sis per azione di stimolo sul passaggio di membrana di alcuni aminoacidi. Dopo queste dettagliate premesse di fisiologia detl'insulina, gli AA. hanno preso in considerazione la situazione metabolica carattedstka dell'iperinsulinismo. Essa ricorda, sotto certi aspetti, queila del digiuno protratto, in quanto non vi ~ disponibilit~ di glucosio come fonte energetica. L'eccesso di insulins inibisce inohre la gHcx3genolisi, la gluconeogenesi, la lipolisi, il catabolismo proteico e - - quindi - - tutti i processi di compenso presenti nel diginno. Ci6 provoca riduzione dei liveJ_tiglicemici, i quali, a~orchd scendono al disotto di una s o ~ a critica, dhnno tuogo al quadro d i s c o dell'ipoglicemia; di quest'uhima gli AA. forniscono una descrizione precisa, correlando ciascun sintomo con ii meccanismo fisiopatologico che lo genera.
Tema: Complicanze neu~ologiche deli'ipoglicemia. Relatori: B:~YTIST~NI N., FIESCm C., AaNOLI A., VOLANTE F. - Siena e Roma Sulla base di alcune personali osservazioni, gli AA, asseriscono che la sindrome neuro~copenica pub comportare danni neurologici permanenti od evoludvi, il cui rischio ~ particolarmente elevato ne!I'infanzia e nell'adolescenza. Essi richiamano in particolare l'attenzione su tre gruppi di aherazioni. I1 primo ~ costituim da fenomeni accessional/ di natura comiziale del tipo epilessia parziale o generalizzata e, pi~ raramente, di tipo narcolettico; a tale riguardo vengono descritti due casi clinici riferibili ad insuloma funzionante. I1 secondo gruppo ~ rappresentato da manifestazioni di natura deficitaria, con quadri clinici di etrdparesi transitoria. Questi quadri sono per lo pifi dovuti ad errori terapeutid nel trattamento del diabete. In proposito, gli AA. formscono la descrizione di tre casi giunti alia loro osservazione. Infine, vi sono i dismrbi del comportamento dissociati dalie ahre manifestazioni ctiniche i quali sono pRz caratteristici dell'ipogticemia da insulins esogena e ds ipoglicemizzand.
Tema: Aspetti diagnostici degli insulinomi. Relatore: ZaMPA G. A. - Botogna La diagnosi di insuloma deve arr.icolarsi su tre fondamentati dimostrazioni: 1) dello stato ipoglicemico; 2) detlo stato di iperinsulinismo endogeno assoluto; 3) della localizzazione dell'insuloma. Dopo queste premesse, I'A. introduce l'argomento dei rapporti reciproci tra insuHnemia e glicemia, sis in condizioni di normalitfi che neli'iperinsu~ismo. Successivamente, egli prende in consideraziose varie prove di funzionalit~ insulate che possono risuhare utili hells diagnosi di insuloma. Esse sono: 1) il carico orale di teueina (200 mg/kg); 2) il ca.rico i.v. di to!butamide (1 g); 3) l'infusione continua di glucagone (0,1 rag/man per 30 man); 4) il carico orMe di glucosio (1 g/kg). Sulla base di una ca~isdca person-aie, I'A. insks~e sulla necessk~ di studi:are contemporaneamente i livelli ematici di g!ucosio e di insulins in condhioni basali ed in corm di prove dinamiche. Secondo la sua esperienza, aHorchd nel corso della prova di carico con leucina si verificano una caduta gticemica al disotto di 30 tag/100 m I e d un'elevazione insT_tlinemicasuperiore a 100 p,U/mI si pu~) presumibilmente ritenere di essere in presenza di un iperinsulinismo endogeno assoluto. Anche il zest alla tolbutamide pub aver va!ore probadvo quando vi sia caduta glicemica al disotm di 30 rag/100 ml e persistenza di bassi livelii glicemici (inferiori a 42 mg/i00 m!) per 180 rain. L'iafusione continua di glucagone ha valore probativo quando netla seconda parte della curva si hanno cadute glicemiehe d disotto di 50 rag/t00 m l e d etevazioni insulinemiche dtre le 270 t~U/rnl.
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Poco utili ai fini della diagnosi sembrano essere i tests al gIucosio. ;[1 carico Lv. pub tuttavia fornire importanti indicazioni: allorchd viene eseguito prima e dopo l'intervento, esso 8 in grado di suggerire se l'asportazione del tumore ~ stata completa.
Tema:
Problemi chirurgici ne! trattamento degli insulinomi.
Relatori:
ST~FANINI P., CAI~t3ONI M., PATI~ASSI N . - R o m a
I casi di insuloma descritti datla letteratura medica sono in continuo incremento. Gii AA. harmo raccolm circostanziate notizie relativamente a 1.044 casL Qualunque settore del pancreas pub essere sede della neoplasia, senza particolari predilezioni. Ne11'86,2% dei casi l'insuloma era unico, nel 10% multiplo, mentre nel 3,8% si poteva parlare di adenomatosi. I1 tumore era per Io pi{1 di piccole dimensioni (tra 1 e 5 cm nel 54% dei casi ed inferiore ad 1 cm nel 39%). Nelia maggior parte dei soggetti (84%) si trattava di adenomi insulari benigni e nel 16% di cardnomi con tendenza alla disseminazione metastatica al legato. Gli AA. trattano della diagnosi di sede, confermando l'utilitfi delia arteriografia selettiva del tripode celiaco e dell'arteria mesenterica superiore; reputano poco significativa, invece, la scintigrafia. Di fronte ad una neoplasia delle cellule B, il chirurgo si propone tre finalitfi: 1) confermare palpatoriamente la diagnosi preoperatoria; 2) asportare la sola neoplasla se benigna, l'intero organo se mallgna; 3) esegmire una pancreatectomia parziale, nel caso in cui non si riesca ad evidenziare la neoplasia. In caso di eardnomi insulari ~ comunque consigliabiie asportare egualmente la lesione primitiva, in quanto le metastasi, che spesso non sono funzionanti, divengono, in assenza del tumore di partenza, pill sensibili alia terapia radiante. Talora, con la laparotomia e la esplorazione del pancreas non 8 possibile evidenziare il tumore. Ndla casistica riesaminata, il tumore venne riscontrato al primo intervento solo neI 71,3% dei casi, al secondo intervento nell'11% ed in interventi successivi nel 5,7%. Nel 12% dei soggetti non fu possibile evidenziare la neoplasia. Gli A,A. trattano quindi delle varie tecniche operatorie che vengono attuate per l'esplorazione d d pancreas e per l'asportazione della neoplasia. L'attuale tendenza ~ qudla di eseguire un'ampla exeresi alia cieca fin daI primo intervento. In 957 pazienti, dopo la terapia ct~.rurgica si ebbe scomparsa della ipoglicemia nel 60% dei casi, persistenza o ricomparsa delia sintomatologia ipoglicemica nel 16% e comparsa di diabete ne11'11%. La mortalit~ operatoria ~ stata del 13%, riferibile per lo pi~ a pancreatiti acute postoperatorie, Fistole pancreatiche e pseudocisti rappresentano le complicanze pi~ frectuenti, anche se di scarsa importanza ai fini del risultato dell'intervento.
Tema:
La terapia medica delle ipoglicernie spontanee.
Relatori:
FeD~RSPIL G., ZACCARIA M., SICOLO N . , CASARA D., ERLE G . , SC?,NDELLAI~I C. - P a d o v a
Gli AA. trattano inizialmente delia fisiopatologia delia ipoglicemia a digiuno e delle sue conseguenze. La crisi ipoglicemica deve essere curata con la somministrazione orale di saccarosio o glncosio o con l'infusione i,v. di soluzione glucosata al 10-50%. Si pu6 ricorrere ancNe alla somministrazione di glucagone, ma in caso di insulomi essa non h molto indicata, in quanto l'ormone A-ce],Iulare pub determinate ta mob:dizzazione dell'insullna endogena e provocare in tal modo, all'inizio, iI risveglio dall'ipoglicemia e, a breve distanza di tempo, la ricomparsa della sintomatologia ipogticemica. La terapia e Ia prevm,zione delle ipogticemie protratte debbono essere di natura dietetica e farmacologica. Nelle ipoglicernie da iperinsulinismo organico, la dieta deve essere ricca in carboidrat[ e suddivisa in numerosi pasti, onde evitare intervalli troppo lunghi di digiuno. Nelle ipogIicemie <~reattive >>, invece, essa dovra essere povera in carboidrati, al fine di evitare tma eccessiva rb sposta insulate. Nelle ipo~icemie infantili leucino-sensibili occorre eliminare dalta dieta Ia leucina (e, quindi, sopratmtto il latte). La terapia medicamentosa si avvale di numerose sostanze, farmaci ed ormoni. L'allossana non si ~ dimostrata utile nella terapia delle neop!asie insulari, tenuto conto deIla sua azione lesiva su tutte le cdiule B, anche quelle normali. La streptoz0tocina h apparsa utile nel trattamento 418
dei carcinomi B-cellulari, La posologia ¢onsigliata ~ di 1 g/m 2 i,v,, un giorno alla settimana per 10 settimane; la streptozotocina non sembra invece eKicacc negli adenomi ben~gni. La diazoxide ~ il farmaco maggiormente usato. Essa agisce inibeado la liberazione insulinica, senza alterare ii fitmo di sintesi delFormone. La diazoxide, attiva nel bloccare la liberazione di insulina sotto sfimolo glicidico, non si dimostra aitrettanto eKicace nei confronfi di aItre sostanze B-citotrope. La diazoxide viene impiegata in numerose forme di ipoglicemia spontanea, alla dose, ne~'aduho, di 300-600 rag~die. Nelle neoplasie matigne ta posotogia ~ pi~ elevata (8001.000 rag~die). Nei bambi~J si somministrano iniziatmente 5 mg/kg/die, q~findi 7,5-16 mg/kg/die. Anche it propranoIolo ~ stato utilizzato, con risultati incostanti, in dosi di 60-120 rag~die. La clorpromazina ha fornito otfimi risuhati in un soggetto con iperinsulinJsmo organico appartenente alla casisfica personale degli AA. Poco utili sembrano essere i farmaci parasimpaticomimetici, i cortisonici, il somatotropo e l'adrenaIina. S.M.
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