(Clinica ostetrico-ginecotogica della R. Universits di Milano [Direttore: Prof. ] ~ L I o AL~u~a~]. Istituto di Fisiologia della R. Universitk di Milano [Direttore: Prof. CARLO Fo~.].) RICERCHE SULLA MODALITA' DI INFLUENZAMENTO E DI R E G O L A Z I O N E ORMONICA F R A L ' I P O F I S I E LE G H I A N D O L E SESSUALI. Di ANGELO MIGLIA~VACCA, Doconte di Istologia e di glnecologi~, Assistente. Con 12 figure nel testo. (Eingegangen am 22. November 1935.) Sommario. pagina Ricerche sull'influenzamento delripofisi con ormoni . . . . . . . . . . . 654 I. Ormone follicolare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 655 II. 0rmone del eorpo luteo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 657 III. 0rmoni associati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 657 IV. 0rmone sessuale maschile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 658 Rieerche sulrinfluenzamento dell'ipofisi con innesti ovarici . . . . . . . . 659 ~odificazioni genitali nell'organismomaschile . . . . . . . . . . . . . . . 661 lModificazioni genitali nell'organismo femminile . . . . . . . . . . . . . . 662 L'ipofisi in gravid~nz~ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 669 I. Modificazioni biologiche ed istologiehe . . . . . ......... 670 II. Determinismo dell'ipertrofia gravidica, particolarmente nella donna . 672 L'ipofisi in rapporto al ciclo ovarico . . . . . . . . . . . . . . . . . . 675 Raffronti fra alcune modificazioni genitali nella gravidanza muliebre e nella patologi~ sperimentate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 678 Interpretazione e critica dei risultati . . . . . . . . . . . . . . . . . . 688 Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 691 Lo studio dei r a p p o r t i Ira la preipofisi e le gonadi r a p p r e s e n t a u n o dei problemi t u t t o r a aperti e di difficile t r a t t a z i o n e , sia per il fisiologo che per il patologo, ed ~ncor pifi per fl clinico, che dagli incerti e discussi d a t i di fisiologia e patologia deve sforzarsi di assurgere a costruzioni sintetiche, che riescono spesso f o r z a t a m e n t e incomplete. B e n si p u b perSdire, che in questo campo, come in genere in quello dell'endocrinologia, l'osservazione clinics ha precorso e guidato la ricerca sperimentale, con o r i e n t a m e n t i che talora sorprendono per t a n t a precisione. L a fase a t t u a l e degli studi in questo campo @d o m i n a t a da u n lavorio d i revisione e di coordinamento delle nostre conoscenze; n o n m a n c a n o per6 concezioni n u o v e e seducenti, come quella dell'esistenza e v e n t u a l e del centro nervoso sessuale, che sono per5 t u t t o r a i n discussione. La stessa ubicazione quasi privilegiata dell'ipofisi, che sembra costituire il raccordo :ira il sistema nervoso e le ghiandole a secrezione i n t e r n a (si ricordi il p~xagone deU'ipofisi col foro capillare di u n a clessidra, di cui l'ampolla superiore @ r a p p r e s e n t a t a dal sistema nervoso, m e n t r e
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quella inferiore e costituita dal mezzo interno colla catena endoerlna generale), l'attribuzione ad essa o sue zone viciniori di attivit~ organiche importantissime (creseita, ricambio dei grassi, vasomotilit~ etc.) sono argomenti che investono quesiti di ordine generale, dalla eui impostazione esatta od errata ne possono derivare molteplici deduzioni, eoi conseguenti corollari pratiei. I1 presente contributo vede quindi la luce in un momento quanto mai interessante per questi studi. Come indirizzo di ricerca, in considerazione del fatto che ~ oggi pih opportuno studiare le azioni biologiche frazionate di un inereto di una ghiandola, anzieh~ degli ormoni dell'organo in toto, ho desiderato sperimentare l'azione pih' frazionata possibile degli increti della preipofisi, ricorrendo ad espedienti c h e l a biologia sperimentale sembrava suggerire ed indieare come i pih adatti allo scopo. Per questo, volendo studiare l'azione del Prolan A sulla sfera genitale, ho inteso provocare, mediante la castrazione, una ipeffunzione della preipofisi, che si traduce, in condizioni che verranno esposte in seguito, in una maggior elaborazi'one di Prolan A. Nell'intento di poter dimostrare una eventuale localizzazione cellulare dei due Prolan negli elementi costitutivi della preipofisi, ho desiderato sperimentare sulla ratta (ehe ~ l'animale che pih di ogni altro si presta per le rieerehe istologiche sull'ipofisi, per il contegno caratteristico di alcuni suoi elementi in eondizioni diverse), iniettando isolatamente l'ormone follicolare o quello del corpo luteo, previa castrazione. Quest'ultima mi ~ parsa eondizione indispensabile per le ricerche, non solo perch~ riporta la struttura della preipofisi ad un test unico e nora di riferimento (corn' ~ noto, ricerche recentissime [C~IPP]~R ed I~ATERIUS, WOT,~E e CLv.V~LA~D], hanno messo in evidenza, chela preipofisi subisc~ modificazioni durante fl eiclo ovarico, atteggiando la propria struttura diversamente, a seconda della diversa fase funzionale della gonade) ; ma pure perch~ sopprime la sorgente di produzione dei due diversi ormoni, la eui presenza in eircolo, anche colla prevalenza artificiale di uno, impedirebb~ una esatta valutazione dei risultati. Ed ancora, la castrazione costituisee una condizione sperimentale, che permette di aceostarsi a eondizioni ehe sono le pih vicine alle normali, coll'introduzione di quantit~ per cosl dire fisiologiche di ormoni, mentre l'esperimento su organismi integri non pus evitare l'inconveniente dell'iperormonizzazione, f l c h e m u t a troppo le condizioni sperimentali. Ho sperimentato cosl su ratte, sia adulte che infantili, ehe furono castrate quattro settimane prima dell'inizio del trattamento ormonale. (Alcuni animali eastrati furono uccisi per controllo.) Furono trattate : nove ratte adulte, con iniezioni quotidiane di sei unit~ ratto di follicolina, per tre settimane; due ratte adulte, pure con sei unit~ ratto, per due settimane. Otto ratte infantili, con iniezioni giornaliere di un quindicesimo di unit~, ratto, per tre settimane; due ratte infantili (id. id.), per due settimane.
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Sei ratte adulte con sei unit~ ratto-peso di ormone del corpo luteo, per tre settimane; due ratte adulte (id. id.) per due settimane. Sei ratte infantill con un quindicesimo di unit~ ratto-peso per tre settimane; due ratte infantili (id. id.), per due settimane. Inoltre, tre ratte adulte e tre infantili furono trattate per 17 giorni, rispettivamente con sei ed un quindicesimo di units ratto con ormone follicolare; e per 4 giorni, rispettivamente con sei ed un quindicesimo di unit~ ratto-peso di ormone di corpo luteo. Come follicolina, ho usato l'etere acido benzoico dell'ormone diidrofollieolare (Progynon oleosum B, della ditta Schering). Come ormone del corpo luteo, mi son servito del Proluton, della stessa ditta, che viene allestito, come il Progynon, sotto la direzione del Prof. BUTENANDT. Poich& l'ormone del corpo luteo ~ dosato in units eoniglio, per l'applicazione alle mie esperienze, ho seguito fl criterio ponderale, rapportando ciob l'units Fig. 1. Quadro istologico del lobo an~eriore ipofisario di coniglio all'unit~ ratto, animate impubere dopo quattro s e t t i m a n e dalla castrazione. secondo la proporzione Ingrandimento 480 volte. del peso. La diluizione del preparato ormonale veniva eseguita in olio di sesamo. Negli animali castrati da quattro settimane, sia puberi che impuberi, si rilevano nella preipofisi particolari elementi, voluminosi rispetto ai circostanti, con protoplasma ampio, scarsamente colorabile, a ]imiti periferici un po' sfumdti, a granulazioni citoplasmatiche spesso grossolane, provvisti di nucleo pallido, povero di cromatina. I1 corpo citoplasmatieo in alcune cellule ~ irregolarmente vacuolare, in altre contiene un grosso vacuo]o, per pih centrale, che confina alia periferia il citoplasma, e respinge il nucleo. Talora fl centro del vacuolo unico contiene una sostanza d'aspetto fibrinoide, granulosa, oppure una masserella di forma irregolare, che si tinge debolmente coi eolori acidi di anilina. I1 nucleo di questi elementi ~ povero di sostanza cromatica, apparendo eosi p~llido.
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L'esame dei preparati permette di affermare con sufficente fondamento, che questi elementi derivano dalle cellule basofile, per un processo di ampliamento del corpo protoplasmatico, e con caratteristiehe modificazioni di questo, consistenti sopratutto nella formazione di vacuoli, dapprima di piceole dimensioni, che successivamente confluiscono in un vacuolo unico, centrale, solitamente voluminoso, delimitato da un alone protoplasmatico, per lo pih circolare, pifi ampio nella zona che contiene il nueleo; di modo ehe l'aspetto cellulare ricorda abbastanza bene l'immagine di un anello da sigillo. Non credo si possa trattare di un fatto degenerativo di tali elementi, ma piuttosto di una loro ipertrofia, con aumento probabile della loro attivit~ secretoria. Circa la distribuzione topografica delle eellule da eastrazione, si nora latendenza di queste ad una localizzazione pericapillare, oltre naturalmente ad una localizzazione per cosi dire indifferente. In alcuni preparati si pu5 rilevare, chela sezione ha interessato capillari per un tratto relativamente lungo del loro decorso, e per tutta la lunghezza di essi si osservano cellule della eastrazione abbarbicate alla parete del eapillare. J~ frequente il rilievo di numerose cellule da castrazione raggruppate fra di loro, in modo da formare quasi degli alveoli. La vascolarizzazione dell'organo ~ maggiore di quella riscontrabile nella preipofisi di animali eontrollo non castrati. In particolare, i eapillari della regione preipofisaria prossima alla pars intermedia, in cui maggiore l'addensamento di cellule della castrazione, sono ectasici. Negli animali eastrati e trattati per due settimane con ormone follicolare, alle dosi usate (sia animali impuberi, che adulti, perch~ le indagini mi permettono di affermare, che non esistono differenze apprezzabili helle modificazioni del quadri istologici preipofisari cos! provocate, sia in organismi impuberi, che in quelli puberi), il quadro istologico preipofisario ~ earatterizzato anzitutto da una vascolarizzazione minore di quella rilevabfle nell'organo in seguito a castrazione. Si assiste ad una trasformazione della grandi cellule vacuolate, consistente sopratutto in una riduzione del corpo protoplasmatico, i cui margini sembrano ora meno sfumati. I1 eitoplasma eontiene granulazioni pifi grossolane the nei controlli, e tali granulazioni assumono meno difficilmente le sostanze coloranti. Si osservano frequentemente, specie in vicinanza della pars intermedia, elementi a protoplasma ben delimitato, earico di granulazioni intensamente colorate. I1 nucleo degli elementi da castrazione ~ fondamen~almente pifi colorabile, ed il reticolo cromatico ben evidence. Negli animali trattati per tre settimane, si assiste alla completa scomparsa delle cellule fortemente vacuolate, e degli elementi infareiti di granulazioni fortemente colorate. Gli elementi hanno protoplasma searso, spesso omogeneo, talora aneora finemente granuloso o vacuolare: fl corpo cellulare ha forma poliedrica, per mutua eompressione, a margini
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ben netti. Fra un elemento e l'altro esistono in molte zone interstizi abbastanza uniformi, e di ampiezza quasi regolare. Si osserva l'aggruppamento e la disposizione delle cellule in alveoli, acini, trabecole. I nuclei assumono come di norma le sostanze coloranti. Anche le caratteristiche tintoriali protoplasmatiche sono normali. La vaseolarizzazione del l'organo sembra aumentata, in confronto a quella rilevata precedentemente (due settimane). Per quanto riguarda gli altri due tipi cellulari, si pub affermare, che il quadro normale non sembra mutato, mentre dopo eastrazione si rileva un aumento delle cellule fondamentali, ed una modica diminuzione di quelle eosinofile. Negli animali castrati e trattati per due settimane con ormone del corpo luteo, alle dosi sopra indicate, sia in organismi impuberi, ehe in quelli adulti, si pub rilevare, che le cellule della castrazione tendono a ridurre l'ampiezza del loro corpo protoplasmatico, come pure i vacuoli si fanno pih piccoli, ma mancano le cellule a protoplasma ripieno di granulazioni intensamente colorate. Inoltre, in conffonto ai preparati ottenuti da ipofisi di organismi trattati con ormone follicolare per due settimane, le cellule della castrazione sembrano meno colorabili, come pure il nucleo persiste invariato rispetto ai controlli (castrazione). Dopo tre settimane di trattamento con l'ormone del corpo luteo, le modifieazioni nel quadro ipofisario sono analoghe a quelle rilevabili dopo due settimane. Solo la vascolarizzazione appare aumentata. Si rileva la presenza di eellule pallide, sia pure con vacuoli di piccole e medie dimensioni, con nucleo pallido. Si assiste cio6 ad un processo iniziale di regressione delle modificazioni preipofisarie da castrazione, ma verosimilmente tale processo si arresta dopo poco tempo, e non riesce in definitiva a far regredire completamente tali modificazioni. l~ei tre animali adulti e tre infantili trattati per 17 giorni con ormone follicolare, e per 4 giorni con ormone del corpo luteo, laregressione delle modificazioni preipofisarie da castrazione 6 completa, analogamente a quanto si osserva in seguito a trattamento con ormone follicolare per tre settimane; ma in alcune zone, specie a contatto eolla pars intermedia, si osservano ancora qua e la cellule a granulazioni grossolane, intensamente colorate. Da queste esperienze, che costituiscono un tentativo di riproduzione di condizioni che pih si accostano al normale ciclo ovarico, si pub trarre quindi l'impressione, che l'aggiunta di ormone di eorpo luteo, dopo un certo periodo di trattamento con ormone follicolare, non sembra agire sul quadro istologico dell'ipofisi da castrazione in modo cosl completo, come un trattamento esclusivo con ormone follicolare, per il tempo sufficente per la completa regressione. In altri termini, il trattamento per gli ultimi 4 giorni con ormone del corpo luteo 6 risultato meno effieace dello stesso trattamento con ormone follieolare; se ei6 Vr R o u x ' A r c h i v f. E n t w i c k l u n g s m e c h a n i k . Bd. 131.
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naturalmente b lecito desumere dalla presenza di cellule a granulazioni grossolane intensamente colorate, che sembrano costiturie effettivamente una modificazione cellulare importante, che prelude alla reintegrazione eompleta dell'elemento cellulare preipofisario modificato. - - Inoltre, in base alle presenti ricerche, si dave negare nella preipofisi una loealizzazione degli ormoni gonadotropi, ed una differenziazione nei Prolan, rispettivamente A e B, desumibile dalle risposta ipofisaria all'introduzione degli ormoni frazionati dell' ovario, in organismi precedentemente in carenza assoluta di 0rmoni ovariei. *
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Per studiare esaurientemente le diverse modalit~ di influenzamento preipofisario degli ormoni ovarici, ho desiderato istituire ricerche sperimentali, usando il metodo degli innesti ovarici, tIo sperimentato c o s l su undiei ratte adulte e sei infantili, che castrai quattro Fig. 2. Q u a d r o istologico del lobo a n t e r i o r e ipofisario di settimane prima di praanimale adulto dopo quattro settimane dalla castrazione. I n g T a n d i m e n t o 840 v o l t e , ticare l'innesto ovarico endorenale. A questi animali, dopo aver praticato una ineisione con un fine coltellino di GI~AWFE sul margine convesso del rene, innestavo una sezione cuneiforme di ovaio di r a t t a infantile, avendo cura di comprendervi i costituenti di ambedue le zone, corticale e midollare. lqella breccia pratieata nel rene, affondavo la sezione dell'ovaio, suturando la ferita con sbavatura di seta, montata su un finissimo ago a sezione eircolare, per evitare che l'innesto sgusciasse dal rene. Gli animali eosi trattati vennero uccisi a datare da 45 giorni dall'innesto. Questo lasso di tempo fu da me seelto come minimo, in quanto era prevedibfle ehe l'azione degli eventuali ormoni ovarici si sarebbe rivelata solo dopo l'attecchimento, e la maturazione dell'innesto; e da questo tempo, erano indispensabili ancora tre settimane (analogamente a quanto rilevai per la somministrazione parenterale di ormone folhcolare) per poter ottenere la regressione del quadro ipofisario da castrazione. 0ttenni un buon atteeehimento solo in tre casi, bench~ in nessuno degli animali trattati si
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fossero avute reazioni infiammatorie. I tre casi si riferiscono a due ani. mali adulti ed uno infantile, uecisi dopo 45, 58, 62 giorni dall'innesto. L'ipofisi di questi animali era perfettamente paragonabile a quella degli animali trattati coll'ormone follicolare per tre settimane; e cio~, assenza delle eellule vacuolate, e di elementi a protoplasma granuloso. L'iperemia dell'organo era discreta in tutti gli animali. Alla semplice ispezione, il rene innestato, si presentava come irregolarmente lobulato, in corrispondenza della p~rte centrale del margine convesso, con bozze irregolari, di cui la maggiore del volume di un cece, nella ratta uccisa dopo 58 giorni. All'esame microscopico, accanto a tessuto renale, di struttura normale, si poteva agevolmente rilevare ]a presenza di follicoli, generalmente di medie, ma talora anche di relativamente ample dimensioni, con strato connettivale periferico ridotto a minime proporzioni, ed elementi della granulosa ben evidenti. Le cellule uovo presentavano un aspetto perfettamente normale. La irrorazione periferica era assicurata da numerosi capillari neoformati. I1 tessuto attecchito era costituito esclusivamente da follicoli, che si trovavano in uno stadio di discreta maturazione, ed alcuni anche pressoch~ maturi. In questi animali quindi, l'ovaio infantile innestato dopo un certo periodo di tempo dalla castrazione, sufficente per provoeare una aumentata elaborazione di Prolan A, ha dovuto evidentemente soggiacere ad un processo di maturazione. L'ormone follicolare prodottosi nel tessuto ovarieo innestato, a sua volta rinseito a rintuzzare in un periodo ulteriore le modicazioni preipofisarie dell'organismo castrato. Queste esperienze dimostrano quindi all'evidenza i rapporti vicendevoli di influenzamento ovaio-preipofisi. Un fatto molto interessante ~ certamente quello zilevato nelle ratte infantfli; in seguito a castrazione, sempre in limiti determinati di tempo, l'ipofisi subi una iperfunzione. L'ormone elaborato dall'ovaio innestato, sotto lo stimolo preipofisario, riusci ad influenzare l'ipofisi, nel senso di provocare una restituzione alla norma del quadro istologico modificato dalla castrazione, il che sembra equivalere, dal lato fisiologico, ad un ripristino dell'equilibrio nel meccanismo di regolazione ormonale preipofisi-ovaio, chevenne rotto in seguito alla castrazione. Le ricerehe sugli innesti ovarici, in queste condizioni (sopratutto tenendo presente il fattore tempo), la quantit~ e la qualitt~ di tessuto attecchito (solo follicoli), si presterebbero alla discussione su problemi biologici importanti, come la soglia ormonica e il minimo efficace, inteso quest'ultimo in senso quantitativo, non gi~ per i caratteri sessuali secondari, ma per l'ipofisi, in particolari eondizioni, e ciob per l'apparato centrale di stimolo degli ormoni sessuali. Oltre allo studio delle modificazioni preipofisarie in seguito a somministrazione degli ormoni ovarici in organismi castrati, ho desiderato studiare 42*
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l'azione dell'ormone sessuale maschfle sull'ipofisi da castrazione, al fine di indagare se fosse possibile di ottenere una regressione delle modifieazioni ipofisarie anche nell'organismo masehile, analogamente a quanto ho potuto osservare coll'uso della follicolina. Per questo studio ho usato il nuovo ormone sessuale maschile estratto dall 'urina di giovani uomini (secondo un procedimento del Prof. BVTESA~DT dell'istituto bioehimico dell'Universit~ di Gottinga), ehe fu gentilmente messo a mia disposizione dal Prof. SCHOV,LLE~ di Berlino. L'ormone sessuale maschile di cui mi son servito era dosato in unit~ gallo, e per l'applicazione alle mie esperienze, compinte sul ratto bianco, sia adulto che infantile, ho seguito il criterio ponderale, rapportando cio6 l'unit~ gallo all'unit~ ratto, seeondo la proporzione del peso. Agli animali, dopo quattro settimane dalla castrazione, iniettavo giornalmente, per un periodo rispettivo di due e di tre settimane, una dose di tre unit~ ratto per gli animali adulti (8), e di un trentesimo di unit~ per quelli infantili (5) (per le femmine si usano per tall esperienze rispettivamente 6 ed 1/15 di unit~ ratto di follicolina, trattamento per tre settimane). Ho desiderato dimezzare il quantitativo ormonale da iniettare, riportandomi alle ricerche di Lr~sc~i~Tz-R~Yv, s 1, da eui risult~ che l'ipofisi di femmina, rispetto a quello maschile, 6 deficente in ormone gonadotropo. Negli animali controUo, eio~ soltanto castrati e non trattati, sia infantili che adulti, uccisi quattro settimane dopo l'ablazione dei testicoli, si rilevano nella preipofisi particolari elementi, voluminosi rispetto ai circostanti, con protoplasma abbondante, searsamente colorabile, a limiti un po' sfumati, a granulazioni spesso grossolane, provvisti di nucleo palli4o, povero di sostanza cromatica. I1 citoplasma in alcuni ~ irregolarmente vacuolare, in altri contiene un grosso vaeuolo, per lo pifi centrale, che confina alla periferia il corpo protoplasmatico, e respinge il nucleo. Negli animali castrati e trattati nel modo descritto per due settimane, si assiste ad una trasformazione delle grandi cellule vacuolate, consistente sopratutto in una riduzione del corpo protoplasmatico, con margini meno sfumati, in cui si nora eontemporaneamente una minor vaeuolizzazione. I1 propoplgsma diviene pifi grossolanamente granuloso, e sembra assumere anche meno diffieilmente le sostanze eolorati. Si osservano ancora qua e l k elementi con vacuoli, m a non voluminosi, ed in numero scarso. In partieolare, si osservano alcuni elementi a protoplasma ben delimitato, carico di granulazioni intensamente colorate. I nuclei di tali elementi possiedono un reticolo cromatieo ben evidente. ~qegli animali castrati e trattati per tre settimane, si osserva la completa scomparsa deUe cellule vacuolate, e degli elementi infarciti di granulazioni fortemente colorate. 1 Lr~SCH~TZ-R~.:Z~S:C.r. Soc. Biol. Paris 1932, 1330.
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Gli elementi ora hanno protoplasma scarso, con granulazioni meno grossolane, spesso omogeneo; esso ha forma per lo pifl poliedrica, per la m u t u a compressione, a margini ben netti. Fra un elemento e l'altro esistono in molte zone interstizi abbastanza uniformi e di ampiezza regolare. Si nora una aumentata vascolarizzazione dell'organo, con capillari ripieni di elementi sanguigni; la irrorazione ~ maggiore rispetto all'organo sia normale, sia dopo castrazione. Per quanto riguarda gli altri due tipi cellulari, si pub dire che il quadro normale non sia mutato, mentre dopo castrazione si rileva un aumento delle cellule fondamentali ed una modica diminuzione di quelle eosinoffle. L'esame dei preparati offre l'impressione di un maggior addensamento cellulare, e suggerisee l'idea, che, in seguito alle eastrazione, particolari elementi abbiano modificato la loro struttura, nel senso di un ampliamento del loro protoplasma, in cui si svolge contemporaneamente un processo di vacuolizzazione; dalla confluenza dei vacuoli in un unico grosso vacuolo, dopo un certo tempo, si formano elementi simili nell'aspetto ad un anello da sigfllo. Non credo si possa trattare di un fatto degenerativo di tali elementi, ma piuttosto di una loro ipertofia, con probabile aumento della loro attivits secretoria. In seguito a somministrazione di ormone sessuale maschile, tali elementi cosl modificati mostrano la tendenza ad una progressiva riduzione del loro protoplasma, che dopo due settimane ~ gis molto evidente, e raggiunge, dopo tre settimane, dimensioni normali. In tal modo, si pub ottenere coll'ormone sessuale maschile una completa restituzione alla norma del quadro ipofisario, modificato dalla castrazione; e tale restituzione si compie colle stesse modalit~ sia nell'organismo adulto che in quello infantile. L'ormone sessuale maschile cio~, in una dose, che, rapportata ad unit~ biologica, ~ risultata la met~ di quella necessaria per ottenere la regressione del quadro istpatologico preipofisario da castrazione nella femmina coll'ormone femminile, si dimostra in tall esperiente un ormone per cosi dire completo, contrariamente ad altri ormoni genitali iemminili, come quello del corpo luteo. La somministrazione di ormone sessuale maschile provoca sulla sfera genitale maschile, e segnatamente sulle vescicole seminali, una notevole iperemia e una spiccata connettivizzazione. Si rileva una pih' evidente t r a m a connettivale di sostegno ; l'epitelio sembra in alcunipuntipluristratificato. Ma un pifi' attento esame ad ingrandimenti opportuni permette di osservare che si tratta in realt~ di un maggior addensamento cellulare ; i confini cellulari sono evidenti. Con probabilit~ la connettivizzazione ~ la risultante dell'iperemia, che deve essere stata intensa, se si considera che per t u t t a la seconda met~ del trattamento l'animale aveva pressoch8 continuamente il pene in erezione.
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In riassunto, le modifieazioni rilevate nell'apparato masehile non sono paragonabfli ai proeessi che si sono svolti nell'endometrio; in definitiva esse si possono rieondurre a processi in pieeola parte proliferativi, in gran parte inveee degenerativi. Nelle mie esperienze, .oltre a rivolgere l'attenzione alle modifieazioni nella preipofisi, he desiderate prendere in esame anehe quelle eventuali rflevabili nell'utero. I~egli animali castrati, trattati con ormone di corpo luteo, seeondo le modalitg sopra descritte, la mueosa uterina, sia negli animali adulti ehe infantili, si presenta allo state di riposo, con un medico addensamento cellulare sottoepiteliale rispetto ai controlli, neppure costante. L' epitelio ~ costituito da cellule eubiche o basse, disposte regolarmente in un unico strato. L'impressione ehe si riceve all'esame dei preparati, ~ quella di trovarci di fronte alla mucosa di un utero infantile. Tale struttura potei rflevare immutata anFig. 3. Quadro istologieo del lobe anteriore ipofisario di c h e nell'utero di due animale adulto dope quattro settimane dalla eastrazfone, Limite della fessura epiteliale. Ingrandimento 780 volte.
r a t t e adulte e due in-
fantfli, ehe ricevettero una dose tripla di ormone del eorpo luteo, rispetto ai rimanenti, onde peter rilevare differenze quantitative. Negli animali eastrati e trattati con ormone follicolare, seeondo quanto sopra, potei inv~ee rilevare a earieo della mueosa uterina delle modificazioni di strnttura earatteristiehe; tall modifieazioni erano pih' spieeate negli animali ehe rieevettero nna dose tripla di ormone follieo]are rispetto ai rimanenti, analogamente a quanto si feee per l'ormone del eorpo luteo, ed allo stesso scope. Prima perb di deserivere le modificazioni istologiche da me rilevate in condizioni sperimentali, ritengo indispensabile accennare alle istofisiologia dell' utero dell'animale usato nelle esperienze, quale risulta dalle ricerche di GXoSSWR, DR~gN, ALLEN, CLAUBERC-, LONG e EVANS. Nella fase di proliferazione della mucosa uterina della ratta, si ha una produzione graduale di liquido nella eavit~ dell'utero, ehe viene da
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questo dilatata: L'origine e il significato di questo liquido non sono ben ehiari. LONG e EvAI~S ritengono verosimile, the questo liquido passi poi rapidamente dall'utero all'esterno. Come lo dimostra con ogni cvidenza la costituzione della mucosa vaginale, nella fase follicolare si tratta essenzialmente di processi di proliferazione e di accrescimento. All'acme della fase proliferativa, i nuclei dello stroma nelle zone prossime all'epitelio, sono alti, fusati, e gli elementi presentano l'aspetto di fibroblasti. Le ghiandole sono scarse e sopratutto superficiali. La parte basale della mueosa non presenta alcuna modificazione. Nella zona eonfinante con l'epitelio i nuclei dello stroma sono pitt fitti. L'epitelio superficiale alto, di forma cilindriea. I nuclei di questi elementi sono fusati, situati verso la base. A1 di sotto dell'epitelio, fra questo e lo stroma, esiste una m e m b r a n a basale. Nella fase di trasformazione della mucosa, la membrana basale sottoepiteliale non ~ pitt rilevabfle. I nuclei dell'epitelio superficiale sono ehiari, non pifl situati nella parte basale dell cellula, ma in quella centrale. Come i nuclei dell'epitelio superficiale, cosl anche i nuclei delle cellule dello stroma divengono grossi, rotondi e chiari. Questi aspetti morfologici risvegliano a t u t t a prima l'impressione di fatti degenerativi (ed anzi sono deseritti come tali da LoNe e EVAI~S). ALLEN the ha studiato dettagliatamente la fase luteinica della ratta, ha potuto dimostrare, che questi aspetti rappresentano uno stadio di passaggio alla fase luteiniea caratteristica, e c h e l a mucosa, hello stadio iniziale della fase di trasformazione, deve ritenersi una struttura perfettamente normale. Le accennate modifieazioni dell'epitelio uterino di animali castrati, nelle condizioni sperimentali in cui mi sono posto (esclusivo trattamento ormonale) non mi consta siano state deseritte da altri Autori. L'opinione degli studiosi sugli effetti della somministrazione di follicolina sull'utero di animali non castrati b concorde; in seguito a tale t r a t t a m e n t o si ottiene cio~ un ingrossamento evidente dell'organo the assume un colorito cianotico. La cavitA uterina contiene secreto; la mueosa pub raggiungere uno spessore fino a cinque volte il normale (Zo~I)EK); ma essa b liscia, non presenta ciob quell' aspetto poliposo proprio della fase pregravidica. L'epitelio ~ sempre monostratifieato. Le modificazioni cosl ottenibili sono quasi identiche a quelle che si possono provocare con somministrazione dell'ormone preipofisario gonadotropo della follicolazione (Prolan A). I n altri termini il trattamento prolungato con ormone follicolare pott a l'endometrio ad uno stato iperplastico, cosl come anche nel eampo clinico si possono riscontrare iperplasie endometriali condizionate dalla presenza di cisti follicolari od altre neoformazioni eontenenti ormone follicolare. (Si ricordi a questo proposito l'iperplasia ghiandolare cistica dell'endometrio denominata clinicam.nte anche metropatia emorragica,
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che, secondo R. MEY]~R e SCn~O]~D]~R sarebbe dovuta ad attivit~ patologica dell'ormone ovarico; ed anche l'iperplasia dell'endometrio dovuta a semplice persistenza di un follicolo maturo o maturante nell'ovaio.) ]~ da notare che in ricerche sperimentali sul topo, con alte dosi di ormone follicolare, CLAVBEgG ottenne modificazioni endometriali non molto dissimili da quel]e caratteristiche dell'iperplasia ghiandolare cistica nella donna. Secondo questo Autore, i segni tipici della ,,iperproliferazione da dosi patologiche ,,di ormone follicolare nell'endometrio della topa sono da ricercare nella struttura dell'epitelio, ma sopratutto nella disposizione dei nuclei della stroma nella zona sottoepiteliale. I n tale zona si osserva un enorme addensamento nucleare che porta ad alterazioni nella struttura dell endometrio, con zone degenerative, in cui si osservano picnosi e prodotti cariolitici, per cui la struttura dell'endometrio in questa localit~ ~ del tutto irregolare. L'epitelio ~ costituito da elementi piuttosto alti, fittamente addossati, con nuclei a palizzata, m a sempre disposti in un unico strato. Tall reperti il CLAVB~RG ottenne anche in coniglie, sia adulte che infantili, t r a t t a t e con dosi patologiche; solo in questi animali le ghiandole uterine erano pifi numerose che nella topa. L'aspetto e le dimensioni dei corni uterini negli animali eosl t r a t t a t i erano pressoch~ uguali a quelli dei controlli, se si esclude un colorito un poco pifi cianotico nei corni uterini degli animali trattati. Alla sezione microseopica, a piccolo ingrandimento, risalta subito la differenza Ira l'utero degli animali trattati e quello dei controlli. Si nora infatti nell'utero degli animali trattati una sproporzione, rispetto all'utero dei control]i, Ira lo strato muscolare e quello mucoso. Nell'utero degli animali trattati cio~ e di quelli controllo il miometrio ha pressoch~ lo stesso spessore (il che non ~, come ~ noto, se si inietta follicolina nell'animale non castrato, in cui si produce una iperplasia della muscolatura liseia uterina), mentre la mucosa negli animali trattati risulta di spessore notevolmente aumentato, con festonatura irregolare dei margini liberi di questa. Un pifi accurato esame ad opportuni ingrandimenti permette di rilevare. che l'aumento di spessore dell'epitelio ~ rilevabile in ogni punto lungo le sinuosit~ dell'endometrio, pur presentando in alcune zone un aumento maggiore. Tali zone sono in genere rappresentate da proliferazioni esuberanti, a tipo poliposo, estroflesse nella cavit~ uterina, di forma varia, spesso coniea. Tali estroflessioni sono costituite da una digitazione stromatica di sostegno, ad aspetto di papilla, e da un rivestimento sinciziale, di altezza diversa, talora notevolmente cospicua, a simplasma omogeneo o finemente granuloso o vacuolizzato, a nuclei fittamente e irregolarmente addensati in zone diverse. Lo stroma della mucosa ~ costituito da cellule con fibrille esili, formanti una lassa trabecolatura, a nuclei ovalari o fusati, a fine reticol~
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cromatico, pi~t addensata nella zona confinante col sincizio. In tale zona, come pure in tutta la mucosa, sia pure in numero minore ed a raggruppamenti irregolari, vi g una notevolissima infiltrazione di granulociti eosinofill; in alcuni punti essa ~ particolarmente fitta. Si rilevano anche, per quanto rari, eosinofili mononueleati, a disposizione della cromatina nucleare ehe ricorda quel]a delle plasmacellule; elementi analoghi a quelli da me messi in evidenza nel parenchima polmonare con iniezioni di tossine tubercolari. L'inffltrazione di eosinofili
Fig. ~. Q u a d r o istologico del lobo a n t e r i o r e ipofisario di a n i m a l e a 4 u l t o d o p o sei s e t t i m ~ n e d~lla c a s t r a z i o n e . I n g T a n d i m e n t o 598 v o l t e .
rieorda molto bene quella rilevabile in alcuni tumori, anche uterini (AL~]~RI), in focolai infiammatori asettici etc. I eapillari dello stroma mucoso non sono molto numerosi e non offrono l'impressione di essere ectasici; non ~ dimostrabfle ciog una aumentata iperemia. In generale i limiti Ira lo stroma ed il sineizio sono netti, ed dimostrabile la presenza di una membrana limitante. In alcune zone per5 tali limiti sono sfumati; e lo stelo cormettivMe di sostegno sembra sfrangiato a ventaglio alia sommits delle papille; le cellule basali del sincizio, voluminose e chiare, sembrano commiste agli elementi connettivali; in alcune zone inoltre il sincizio si approfonda nella stroma, ed elementi eosinofili emigrano per un cer~o tratto nel simplasma (vedi in seguito). ~ in tali zone che si osservano in maggior copia le figure carioeinetiche. I nuclei del sincizio sono in genere ovalari o tondeggianti, con fine retieolo eromatico lasso, nei eui punti nodali la nueleina si raccoglie in
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piccole o medie masserelle, di aspetto puntiforme, prevalentemente nella zona a contatto colla membrana nucleare. La struttura dei nuclei non b sempre la stessa; questa sembra variare irregolarmente, ma in genere si pub affermare che i nuclei situati verso la parte libera del sincizio assumono pifi intensamente i colori nucleari, e talora anzi presentano aspetti picnotici, mentre quelli situati verso lo stroma sono piuttosto chiari, molto pifi voluminosi ed in numero relativamente elevato in attivita cariocinetica. Dalla parte libera del sincizio, che si presenta talora a bordi irregolarmente sfrangiati, si eliminano piccole masse di simplasma contenenti alcuni nuclei, talora ben conservati, che si rinvengono libere nella cavita uterina. Inoltre b prevalentemente in questa zona periferica che si rilevano numerosi vacuoli di forma e dimensioni varie, per lo pifl piccole. Si assiste in alcune zone ad un processo di vacuolizzazione, che ~ del tutto singolare. Seguendo la differenziazione graduale dei vacuoli, il che riesce possibile in alcune zone, si pub osservare che il simplasma comincia ad assumere l'aspetto di emulsione, verosimilmente per il fatto che una sostanza molto fluida si separa dal restante simplasma in forma di gocciole. In seguito, per la confluenza dei vacuoli delle zone simplasmatiehe vicine, questi si allargano, respingendo alla periferia i nuclei del simplasma, di modo che si nota la tendenza dei nuclei ad allinearsi, in maniera da circoscrivere il margine interno dei vacuoli ehe si sono cosi formati, offrendo delle immagini che potrebbero essera paragonate, esclusivamente per l'aspetto morfologico, a ghiandole. I vacuoli formati, quali si rilevano nella parte basale del sincizio, verso lo stroma, sono di forma rotonda od ovale, scavati in pieno simplasma, e delimitati internamente da tre o quattro nuclei quasi sempre allungati in senso parallelo al bordo libero, nei vacuoli di piccole dimensioni; in quelli un poco pifi grandi, i nuclei, per lo pifl tondeggianti, si dispongono a eoroncina abbastanza regolare. I n genere tali formazioni ricordano bene l'aspetto morfologico di ghiandole, e nei vaeuoli pifi piccoli, l'aspetto di capillare. I nuclei situati al margine libero del vacuolo sono circondati da un alone simplasmatico delimitato alla periferia (aspetto di una membrana cellulare), di modo che ne risulta una immagine simile a quella di una eellula. La masserella simplasmatica attorniante i nuclei ~ chiarissima, incolore, tranne alia periferia, dove per l'addensamento del colloide si ha l'impressione dell'esistenza di una membrana. - - Queste formazioni sono voluminose e ricordano molto bene, dal punto di vista esclusivamente morfologico, per il loro aspetto schiumoso, le piccole vescichette molari. Queste formazini in altri termini, sono come rigonfiate, a contenuto chiaro, quasi trasparente, contenenti un liquido che le distende, che coagula coi fissativi, e che comprime uno o due nuclei che sono contenuti
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nella formazione, spesso ridotti a una pieeola massa raggrivzita, di forma irregolare; in molte formazioni perb manea qualsiasi traccia di nucleo. L'osservazione diligente dei preparati . e r m e t t e di affermare ehe si tratta di un alone marginale inferno dei vaeuoli, colpito da degenerazione idropica, e non gi~ di una differenziazione del sincizio in determinate zone, anche se l'aspetto morfologico pub offrire l'impressione di cellule, formanti nella loro disposizione abbastanza regolare, delle strutture simili a ghiandole. Queste pseudoghiandole infatti, per il fatto di essere seavate nel contesto della struttura sineiziale, non possiedono un componente connettivale di sostegno, e quindi, anche per qnesto, a loro non si addice il termine di ghiandole, anehe se talora per puro aspetto morfologieo a queste in modo singolare si avvicinano. In altri termini queste Fig. 5. A1 c e n t r o u n a c e l l u l a v a c u o l a t a d a c a s t r a z i o n e formazioni non possiedono delle ghiandole l e (preipofisi di a n i m a l e a d u l t o ) . I n g r a n d i m e n t o 1350 v o l t e . attribuzioni caratteristiche che l'istologia normale o patologia suole loro riconoscere (stroma di sostegno, m e m b r a n a basale, epitelio ghiandolare). Subito al disotto delle pseudoghiandole, si nora un addensamento nucleare maggiore che nolle altre zone. La deserizione sinora data riguarda le modfficazioni dell'epitelio superficiale della mucosa uterina; nell'epitelio ghiandolare si osserva pure una trasformazione sinciziale dell'epitelio, se pure con scarsa tendenza del simplasma a una pronunziata vaeuolizzazione. La descrizione data riguarda inoltre in linea molto generale i reperti pifi tipici e frequenti a riscontrarsi; m a la ricchezza e la variet~ degli aspetti istopatologici male si prestano ad una descrizione anche dettagliata dei reperti. Cosl, mentre dall'esame di molti preparati si sarebbe indotti a ritenere che la zona per cosl dire attiva, cio~ di maggior accrescimento e proliferazione, ~ quella basale; e quella perfferica, ]ibera, rappresenta uno stadio di prolfferazione pifl inoltrato, se fosse lecita l'espressione; esistono altri
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punti, in cui si rileva, c h e l a zona basale del sincizio, a contatto dello stroma, ~ fortemente vacuolizzata, in preda ad evidenti processi regressivi, mentre la zona periferica ~ costituita da simplasma compatto con digitazioni e sirangiature irregolari, con addensamento nucleare fittissimo. E in questi casi b da escludere che tali zone periferiche vengano nutrite dai iiquidi nutritizi, provenienti dallo stroma, poich~ fra questo e la zona in attiva proliferazione vi ~ interposto una zona intermedia in preda a fenomeni regressivi. Probabilmente tall zone di attiva proliferazione assumono i materiali nutritizi per il loro metabolismo per imbibizione dai liquidi, eventualmente presenti nella cavita uterina, come si ~ detto a proposito delle fasi estrali della ratta, e il cui significato non ~ ben chiaro. I n altre parole vi sono zone di sincizio, che sembrano comportarsi un po' in modo autonomo, dal punto di vista dei processi di assimilazione e di accrescimento; sembrerebbe quasi che i processi di accreseimento pifl rigoglioso si compiano in prevalenza nei luoghi ove maggiore ~ la possibilit~ di apporto di sostanze nutritizie. Nelle parti centrali del sincizio, se questo ha una certa estensione, a w e n g o n o quasi elettivamente i processi dcgenerativi, con scomparsa di nuclei, di cui talora rimangono le ombre, e con un aspetto irregolarmente granuloso particolare del simplasma. I1 simplasma delle gemme sinciziali in vivace proliferazione ~ omogeneo, compatto, finemente granuloso. Indubbiamente dati i rapidi processi riproduttivi a carico dei nuclei, la masserella di protoplasma attorniante questi non pub seguire l'evolversi dei processi cariocinetici, e differenziarsi opportunamente; alla carlo cinesi cio~ non segue la eitodieresi, m a l e singole masserelle protoplasmatiche si fondono in una massa unica simplasmatica compatta, priva, nelle gemme sinciziali attire, di fatti regressivi o degenerativi. Ho desiderato applicare alia struttura sinciziale i metodi per lo studio di a]cune attivitk biologiche; e cio~ ho ricercato l'attivit~ secretoria del simplasma, per quanto riguarda la mucina, e la modalit~ di disposizione della sostanza colloide. Per la ricerca della mucina, mi sono servito della colorazione col mucicarminio di MAYE~ (sulle sezioni), facendo precedere una colorazione sia coll'emallume, sia col metodo tricromico di CAJAn, che posso affermare risponde molto bene allo scopo. Per la ricerca dei eolloidi epiteliali, i migliori risultati ottenni col metodo di MONA~I-MO~T~O~I, che permette di ottenere una bella colorazione in rosso brillante della sostanza colloide su rondo verde. La mucina ~ presente nel sincizio in modica quantitY, di preferenza verso l'orlo periferico di esso, ehe talora segna per tratti relativamente lunghi.
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I n altre zone ~ presente in modo irregolare, a tratti discontinui. Nella grande maggioranza delle pseudoghiandole, la mucina ~ rilevabile, ed in tal caso, oltre a segnare il bordo inferno della formazione, si raccoglie in masse irregolari, in forma di detriti o di aspetto di fibrina, nell'interno del vacuolo. Si pub agevolmente osservare, che l'attivit~ secretoria da parte della formazione pseudoghiandolare ~ in diretto rapporto con la differenziazione morfologica, se ci5 fosse lecito di dire, della formazione stessa, nel senso, che pifl questa si avvicina all'aspetto ordinato di una ghiandola, maggiore ~ la quantit~ di mucina che si pub rinvenire nel suo interno. La sostanza colloide ~ presente in notevole quantit~ nella struttura sinciziale, in forma di granuli e di cumuli, di dimensioni diverse. L'aspetto vacuolare del simplasma risalta in modo molto evidente, nei preparati allestiti per la dimostrazione di tale sostanza, poich~ i granuli colloidei, specie nei vacuoli di medie e grandi dimensioni, cireondano in maniera abbastanza regolare i bordi dei vacuoli stessi, in modo da delimitarli. Si notano zone, in cui maggiore ~ l'addensamento dei granuli e dei cumuli; purtuttavia, il sincizio ~ molto ricco di sostanza colloide. Sul significato della presenza dei colloidi nella struttura sinciziale da me rilevata, se cio~ questi debbano interpretarsi come espressione di fatti normali o degenerativi, non desidero soffermarmi, essendo questo argomento generale ancora discusso; per riferimenti, rimando alle note di DIAMARE, GENTILI, ~r JOLI, I:~ICHTER, ~r
Le modificazioni gravidiche dell'ipofisi sono state fra le prime ad essere notate nella fisiologia della ghiandola, sopratutto per fl fatto che questa subisce in gravidanza variazioni volumetriche e ponderali (CoMT~ fu il primo a rflevarle). Cosi mentre per l'uomo adulto e la donna nullipara il peso dell'organo oscilla fra un minimo di gr. 0,35 (T~sTCT) a un massimo di gr. 0,80 (LAvNOIS, P~ND~), con un massimo verso il 400 anno di vita, per la donna gravida varia da gr. 0,84 in primipare a gr. 1,06 in pluripare (EP~DH~ e STU~ME), potendo giungere anche fino a gr. 1,65 (P~,~D~). L'ipertrofia gravidica della ghiandola non recede completamente dopo il parto, ed aumenta in gravidanze successive. - - I segni di una pregressa gravidanza si lasciano riconoscere nella preipofisi ancora due anni dopo dal parto. Secondo CAS~,LLI inoltre il peso dell'ipofisi sarebbe in ragione inversa del peso del cervello; bisogna notare perb, che variazioni relativamente sensibili nel peso e dimensioni della ghiandola si possono avere per maggiore o minore replezione della ricea rete capillare dell'organo. La superficie di taglio della g h i a n d o l a d a rossa o rossiecia, si fa a termine di gravidanza bianco-grigia, o uniformemente bianca, di consistenza molle.
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AngeloMigliavacca: l~ieerche sulla Modalit~ di Influenzamento
La stuttura dell'ipofisi gravidica si pronuncia progressivamente durante fl corso della gravidanza. - - Dal 40 al 60 mese le cellule gravidiche tengono il secondo posto; dall' 80 al 90 il primo. Tale struttura si modifica lentamente col parto e all' 11 ~ giorno di puerperio le cellule assumono gis il seeondo posto. In uIteriori gravidanze la differenziazione cellulare sempre pifi pronta e vivace (20 mese); la regressione @ pifl lenta c01 prolungarsi dell'allattamento. La neuroipofisi nella donna non presenta modificazioni gravidiche (PIgPEns). Le modifieazioni istologiche delt'ipofisi gr~vidica sono rappresentate sopratutto da un aumento e ingrandimento delle cellule fondamentali, che assumono caratteri morfologici e tintoriali speciali (distinti nei eonfronti delle cellule cromofile, i cui aspetti e rapporti non sono sempre modificati), apparendo come grosse cellule poligonali o tondeggianti, con protoplasma chiaro e finemente granuloso, a contorni spesso sfumati, o confondentisi con quelli di cellule vicine, con nueleo tondeggiante voluminoso, con esile reticolo cromatico. Questi elementi, descritti per ]a prima volta da EI~DHEIlV[ e STUMME nel 1908, si dispongono a preferenza alla periferia del tessuto ghiandolare, formando grandi alveoli o cordoni, suddivisi da ampi capitlari, oppure formano ammassi cireoscritti. La sostanza colloide ~ aumentata, e si accumula nella Iessura ipofisaria, che si dilata helle multipare a termine di gravidanza. I lipoidi aumentano in tutti i tipi cellulari, ma in particolar modo helle cellule gravidiche, che si caricano di granuli o gocciole di dimen~ioni svariate, che si rinvengono anche espulsi negli spazi intercellulari. GENT~I ha potuto dimostrare che chimicamente si eomportano come fosfatidi. Le cellule gravidiehe provengono principalmente per via amitotica dalle cellute fondamentati. I granuli protoplasmatici si tingono in rosso col metodo di M_~LOl~Y, in grigio con l'ematossilina ferrica, non si colorano invece colla cresofucsina, e si distinguono quindi dai granuli delle cellule basofile. Kl~tvs conside~a le cellule gravidiche come un particolare tipo di eosinoffli, funzionalmente prossimi agli elementi eosinofili. BIE~)ERMA~CN ha fornito un metodo di colorazione, con cui gli eosinofili si colorano in rosa, i basofili in azzurro, le cellule gravidiche in violetto. Le cellule fondamentali sono, secondo E ~ D ~ , cellule rimaste a gradi indifferenziati, che possiedono perb la facolt~ di maturare e differenziarsi ulteriormente. Una parte degli elementi epiteliali ehe rivestono le eisti eli RAT~rKEsono tipici elementi cromofili della preipofisi indifferenziati. B~BLI~G]:I~ ed anche Kasc~E, le ritengono simili alle cellule fondamentali povere di protoplasma, come gradi inferiori indifferenziati degli elementi epitehali della preipofisi. Sotto questo riguardo ~ interessante osservare the anche le cellule delle cisti subiscono l'ipertrofia gravidiea
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(ERImEIM, DAYTON), come ha anche confermato KASC~E, se pure non in modo costante (BEI~BLI~GV,~). Le modificazioni rilevate riguardano l'ipofisi gravidica della donna, e bisogna subito far notare che elementi analoghi alle cellule gravidiche sono stati ritrovati anche in condizioni patologiche; cosl in alcuni casi di mixedema, SCHILDER, ZUCKERMANN, STI~ADAdescrivono cellule molto simili (le cosidette Mixoedoemzellen, specie nelle tire oaplasie). In qualche caso particolare, come ad es, in quello descritto dal PELLEORINI, di un feto con arresto di sviluppo della tiroide, pseudoermafrodita, stato escluso che queste cellule similgravidiche siano in rapporto coi fatti di reazione gravidica del feto, come g stato supposto da H ALBAN; ma pinttosto queste possono essere espressione di uno stato ipertrofico vicario, per deficit funzionale tiroideo. Sono noti ne!]~ patologia umana i rapporti fra ipofisi e genitali. Bench6 gliAutori, sopratutto fisiologi, pensino che tall rapporti F i g . 6. Ipofisi di a n i m a l e i n f a n t i l e d o p o q u a t t r o s e t t i m a n e siano
noti
da
tempo
relativamente breve, ~ qui opportuno far n o -
d a l l a e a s t r a z i o n e . S u l deeorso di c a p i l l a r i sono a b b a r b i e a t e eellule d e l l a e a s t r a z i o n e ( p r e v a l e n t e disposizione p e r i v a s a l e di q u e s t i e l e m e n t i s e c e r n e n t i ) . D a r i l e v a r e la fine v a c u o l i z z a z i o n e del loro p r o t o p l a s m a . I n g r a n d i m e n t o 950 v o l t e .
tare che essi nella patologia umana furono intravisti per la prima volta quasi un secolo fa (1839) da ENGEL, allievo di I~OKITANSKY. 0ggi noi sappiamo ehe i disturbi funzionali dell'ipofisi possono portare a gigantismo o nanismo, alla distrofia adiposo-genitale (tipo ghiandolare), all'acromegalia ecc. La soppressione totale della funzione ipofisaria, ottenuta coll'estirpazione dell:organo, ha come effetto nei giovani animali un arresto dello sviluppo corporeo, ed un patologico ingrassamento, con disturbi genitali (AscHNv,tr ASCOLI e LEONANI, BIEDL). L'aumento di volume e di funzione detl'ipofisi che si ha nella donna gravida non porta solo a modificazioni caratteristiche acromegaliformi al volto, m a n i e piedi (EI~DHEIMe STUMM]~,TANDLEI~,HALBAN) ma anche a neoformazioni ossee - - osteofiti puerperali - - e a d accrescimento dell'osso in determinate zone, come ad esempio nel bacino (LoEsCHKE).
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AngeloMigliavacca: Ricerche sulla 1Vfodalit~ di Influenzamento
D'altra parte in animali tireoprivi BE~BLINGER osserv5 l'immagine istologica dell'ipofisi simile a quella gravidiea. Sono noti nella patologia umana i rapporti fra ipofisi e genitali. Secondo le ricerehe di istofisiologia eomparata di BE~BLING~R, l'ipofisi della cagna, coniglia, carla, gatta, topa mostra le stesse modificazioni (aumento e ipertrofia degli elementi principali), di quella della donna. - - Per la gallina la comparsa delle cellule gravidiehe & contestata (WITTrK), da altri ammessa (ScHoE~BERG e SA~GUC~I). In questo animale il lobo mediano b durante la gravidanza pih largo, mentre le sue cellule sono pifl intensamente basofile. L'ipertrofia si estende quindi a tutta la parte epiteliale della ghiandola. In particolar modo dobbiamo soffermarei sulle modificazioni di struttura dell'ipofisi delia ratta che a noi pi~ specificamente interessa. Queste modifieazioni sono state descritte da ScHrNx, e consistono sopratutto in diminuzione dell'eosinofflia, minor tingibflit~ delle cellule eosinofile con diminuzione dei granuli. Si osservano gruppi di nuclei helle cellule eosinoffle, di diversa intensit~ di tinta. In gran parte si tratta di grosse cellule con nucleo chiaro, povero di cromatina, che propriamente vengono denominate cellule gravidiehe, e the occupano quasi tutto fl quadro dell'ipofisi gravidica. Dopo di queste, sono da differenziarsi due gruppi, e ciob le cellule fondamentali che sono pifl grandi, pih ricche di protoplasma, e la cui cromatina nucleare b assai scarsa; e altre cellule molto simili, the, secondo SCHE~X, sono originate dalle cellule eosinofile per diminuzione dei granuli, e differenziablli dalle prime per la eromatina nueleare ben evidente. Non esiste dunque propriamente un aumento delle cellule fondamentali. Le cellule basoffle per la diminuzione dell'eosinofilia sono anche in relativo scarso numero in confronto agli altri tipi cellulari. I1 WOLFE e CLEVELANDreeentemente (1933)sono ritornati a studiare la struttura dell'ipofisi gravidica della ratta ed hanno osservato, che nei primi periodi di gravidanza si nora un relativo aumento di cellule eosinofile in confronto a quelle normali (rispettivamente 27,1:32,7). I granuli in queste cellule sono ridotti di numero, a protoplasma piuttosto abbondante, tingibili scarsamente coll'orange G. - - Colla presecuzione della gravidanza queste cellule scompaiono, e compaiono elementi infarciti di granuli colorabili intensamente coll'orange G. Secondo l'Autore non si osserverebbero speciali cellule gravidiche. $
Quale pub essere la causa determinante l'ipertrofia gravidica del l'ipofisi ? I1 BE~BLINGE~ ha potuto provoeare fin dal 1914 nell'ipofisi di coniglie vergini, ed anche in maschi, le stesse modificazioni istologiehe gravidiche, sopratutto con iniezioni intraperitoneali di estratti plaeentari. Pih debolmente attivo era l'estratto di feti di coniglia; inoltre anche
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l'a|bumina per iniezione intraperitoneale diede modificazioni ipofisarie simili. L J ~ L ~ N in seguito confermb questi risultati, ottenendo anche ipertrofia delle cellule fondamentali nelle ratte con estratti di placenta fresca. La mancanza di segni degenerativi helle cellule gravidiche, la loro regolare comparsa in gravidanza, e la loro regressione in puerperio, parlano per un significato funzionale di questi elementi. In principio BE~BLI~G~R aveva supposto che l'aumentata funzionalit~ preipofisaria in gravidanza provocasse l'accrescimento dell'utero, della vagina e sopratutto i processi di accrescimento propri di questo periodo. Ma in seguito l'Autore comprese che si pub negli animali infantili provocare eolla follicolina la reazione del calore, e cib anche negll animali castrati, ma con l'ormone della follicolazione (Prolan A), questa reazione negli animali infantili castrati non pub essere ottenuta (Zo~D~X). Si vuole ora considerare le cellule gravidiche come provocate dal l'ormone gravidico, ma cib contrasta col fatto, che l'ipofisi della gravida, come pure della puerpera ~ inattiva negli esperimenti di trapanto nel topo infantile. I1 I ~ I L ~ P ritiene che le cellule gravidiche regolino per via ormonale solo l'accrescimento dell'utero gravido, mentre la formazione del Prolan A sia da rieercare nelle cellule eosinofile. Una somministrazione abbondante con follicolina estratta dalla placenta deve secondo l ~ m ~ P effettuare ]a formazione delle eellule gravidiche; un certo appoggio a quest' ipotesi ~ dato dal fatto che succede pure con ormone ovarico di ottenere le stesse modifieazioni ipofisarie dell'ipertrofia gravidica, sia nei castrati che nei normali, sia pure solo nelle cavie femmina (B_A_nIECKI). Cosl pure :BANIECKIriusci ad ottenere nella ratte adulte con ormone preipofisario, come anche con innesti di ipofisi gravidica umana, delle tipiche modificazioni gravidiche nell'ipofisi. - - Le stesse esperienze portarono nei maschi a modificazioni regressive nell'ipofisi. La contemporanea somministrazione di ormone ovarico e preipofisario nelle ratte rimane senza alcuna influenza sulla ghiandola pituitaria. In analogia con le modfficazioni da somministrazione parenterale di albumine sembra si debba anche ammettere una influenza dell'alterato ricambio degli albuminoidi (BAcn-~EI~). Ora noi sappiamo che la follicolina b contenuta nella placenta in notevole quantit~ nella seconda mets della gravidanza, ciob proprio quando compaiono in grande quantits le cellule gravidiche nell'ipofisi della primipara. Ma bisogna allora subito domandarsi se ~ la follicolina a provocare la formazione delle cellule gravidiche, poichb nell'uomo, a prescindere da particolari circostanze non si verifica alcuna ipertrofia delle cellule principali nell'ipofisi. E non ~ a pensare a una limitazione o assenza di funzione ovarica nel l'ipertrofia gravidica, poichb la castrazione d~ un quadro istologico ben diverso. Dobbiamo convenire che ~ dffficile poter dare una spiegazione W . R o u x ' A r c h i v f. E n t w i c k l u n g s m e c h a n i k ,
B d . 134.
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delle cause delle modificazioni gravidiche dell'ipofisi. Cert~mente esiste la possibilit& c h e l a preipofisi, per la sub posizione centrale e per la sua grande importanza nel sistema endocrino, risponda alle modificazioni nella catena endocrina, e, in generale, alle modificazioni organiche, con reazioni cellulari e differenziazioni dei suoi elementi, senz~ che a queste sia legata una produzione ormonale particolare. I n questo senso, parlerebbero le modificazioni ipofisarie ehe possono riprodursi con mezzi aspecifici (siero, peptoni) e specifici (follicolina,
Fig. 7. Quadro istologico del ]obo a n t e r i o r e ipofisario di aniraale a 4 u l t o , c a s t r a t o d a q u a t t r o s e t t i m a n e e poi t r a t t a t o u l t e r i o r m e n t e p e r d u e s e t t i m a n e con o r m o n e follicolare. I1 protop l a s m a degli e l e m e n t i da c a s t r a z i o n e 6 pifi granuloso e t e n d e a ridursi. I n g r a n d i m e n t o 920 v o l t e .
estratti placentari) o in condizioni morbose; e sarebbero equivalenti sopratutto le modificazioni acromegaliformi det volto e delle estremit~ helle gravide. Probabilmente le modificazioni dell'ipofisi, anche se del tutto particolari, sono da porre in relazione alle modificazioni delle altre ghiandole sanguigne (come pensano anche ASC~ER e JAFFa). Quale pub essere ora il significato fisiologico delle cellule gravidiche ? Quale ormone elaborano questi particolari elementi ? E noto c h e l a produzione aumentata di ormone preipofisario o detto preipofisario, e l'eliminazione nell'urina inizia quando l'uovo fecondato viene in contatto colla circolazione materna. Dopo 4 - - 5 giorni di attesa della mestruazione, cio~ circa dopo 10 fino 14 giorni dalla fecondazione, sono presenti nell'urina migliaia di unit~ di eosidetto ormone preipofisario.
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L'aumentata produzione di questo ormone si stabilisce quindi qualche settimana prima che si possano stabilire ed osservare le modificazioni istologiche ipofisarie. Ci6 non pub sorprendere, qualora si pensi che i metodi istologici sono molto meno precisi di quelli biologici. Sorprendente il fatto, che l'aumento e le trasformazioni delle cellule fondamentali si svolgono sempre progressivamente, per raggiungere il massimo alla fine della gravidanza. Ma la produzione ormonale ~ durante tutta la gravidanza relativamente proporzionata, e diminuisce negli ultimi mesi di gravidanza. Se si pongono in relazione le modificazioni cellulari in gravidanza, con l'aumentata produzione di ormoni, bisogna eonsiderare come generatori di questi le cellule fondamentali, che produrrebbero in eccesso fl Prolan A e B. E poichg, secondo BEaBIa-~GER, ERDttEIM, KgAUS, le cellule basofile derivano dalle cellnle principali, e, secondo EVANS e SnuPsoN, bisognerebbe propriamente parlare di gruppo eellulare ~cellule basofile-principali,, la elaborazione aumentata di ormoni nell'ip0fisi gravidica avrebbe come sede istologica il gruppo <~cellule basofile-principalb (ZoNDEK). Cib naturalmente per quanto riguarda la produzione ipofisaria; ma in gravidanza esiste indubbiamente anche una elaborazione plaeentare di ormoni. I1 fatto, per cui si trova scarsa o trascurabile quantit~ di ormone in organismi innestati con ipofisi di donna gravida, non porta alla eonclusione, come fa rilevare lo ZONDE~:, che l'ormone non venga prodotto nell'ipofisi. - - ~ da notare perb, che nell'ipofisi di animali gravidi (gallina, coniglia) si trova l'ormone. ZONDEK pensa, che nei primi giorni della gravidanza l'ormone sia prodotto nell'ipofisi, in seguito dalla placenta. Ma per questo rimando alla esauriente relazione dell'AecoNcI, in cui queste vedute teoriche sono largamente esposte ed in cui questo Autore indica la sede di elaborazione degli ormoni plaeentari (cellule interstiziali o cellule vacuolari della stroma del villo [AccoNcI]). Questo fatto potrebbe spiegare, come le modificazioni gravidiche non abbiano nulla a che fare con la produzione diretta di ormone preipofisario. Secondo ASCHHEr~ (1933), la placenta sarebbe un organo ausiliario. E per questa ipotesi parla anche la constatazione, che il forte aumento di produzione dell'ormone compare nella donna, scimmia, cavalla, ma non nella scrofa e gallina, che pure presentano le stesse modificazioni ipofisarie degli altri animali. I1 contenuto ormonale della preipofisi nella gallina e scrofa gravide, come ha potuto determinare lo ZONI)EK, d/~ cifre circa uguali a quelle fuori di grnvidanza. Interessante rilevare che C~IAgIPPER e HATERIUS (1932) ed in seguito WOI~F]~ e CLEVELAND (1933) studiando l'ipofisi di ratte, trovarono modificazioni eicliche istologiche preipofisarie in relazione alle varie fasi del ciclo estrale. I primi due Autori trovarono che il ciclo ovarico imprimeva 43*
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una partieolare earatteristica istologiea all'ipoiisi, a seconda delle varie fasi di esso. Durante l'estro, he1 lobo anteriore ipofisario predominerebbero le basoffle, mentre durante fl diestro le eosinofile sarebbero in maggioranza. Nell'estro eontinuo, prodotto sperimentalmente, la preipofisi atteggia la sua struttura ad una pronunciata basofflia, essenzialmente simile a quella rilevabile nell'animale durante l'estro normale. Seeondo le osservazioni di WOT.FE e CLEVV,T.AND, le modificazioni nel eielo estrale non eoneernerebbero propriamente i rapporti quantitativi fra i vari elementi, ma pinttosto trasformazioni morfologiche in tipi di cellule, ehe sarebbero in rapporto con differenti periodi del cielo estrale. In animali ueeisi al proestro, si trovarono eosinofili voluminosi con tipi intermedi, intensamente colorabili (32% de1 numero totale). Le eellule basofile (5 % del numero totale) erano pure voluminose, granulose. Le fondamentali, presentavano tinta pallida del protoplasma (63% de1 numero totale). Negli animah uceisi durante l'estro, gli eosinofili presentavano ample variet~ ed erano infarciti di granulazioni. Le basofile erano in riduzione progressiva dei granuli, risultandone cosl elementi ehiari a protoplasma quasi uniforme. La pereentuale relativa degli eosinoffli, basofili e fondamentali era: 32:6:62. Nel metestro le modificazioni sono quasi simili a quelle dell'estro (pereentuale 33:4: 63). Nel diestro gli eosinofili erano di due varietY, numerieamente pressoehb uguali. La prima variet/~ era infareita di granuli intensamente colorabfli, la seeonda variet~ presentava protoplasma pallido, pure con granuli intensamente colorati, ma di minor numero (percentuale 31:4: 65). $
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ELLISO~r e WOLFE (settembre 1934) hanno studiato gli effetti della eastrazione sul lobo anteriore ipofisario delia ratta, in epoche diverse e progressive dalla eastrazione (5,10,15, 20, 30, 60, 90,120,180,237, 500 giorni). Tale studio sistematico su 100 animali permise di poter rilevare un aumento nel numero delle cellule basoffle, con un massimo (14,2%) al trentesimo giorno dalla eastrazione. Durante i primi periodi della eastrazione (fino a 15 giorni) tall elementi avevano granulazioni piuttosto pallide, mentre dopo tale periodo, la maggioranza di essi presentava un protoplasma abbondante e granuloso. Le eellule della eastrazione furono trovate in numero apprezzabfle in eastrati da 30 giorni (0,9%). Da questo periodo le eellule della castrazione presentano grossi vaeuoli eontenenti colloide, ed aumentano progressivamente di numero, ed a sei mesi dalla castrazione la loro pereentuale ~ del 13%.
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I n animali castrati oltre questo periodo, si notano scarsi mutamenti. Fino al 30 ~ giorno dalla castrazione si rfleva un aumento nella percentuale delle cellule basofile (14,2; controlli 4,6). Dal 30 ~ giorno dalla castrazione si nora una graduale diminuzione delle cellule basoffle; in animali castrati da 180 giorni la loro percentuale relativa del 18,2; in quelli castrati da 500 giorni, essa ~ del 3. Nei primi 60 giorni si ha un modico aumento nella percentuale degli eosinofili; dopo questo periodo essi diminuiscono.
Fig. 8. Q u a d r o istologico del lobo a n t e r i o r e ipofisario di a n i m a l e a d u l t o , c a s t r a t o d a q u a t t r o s e t t i m a n e e poi t r a t t a t o u l t e r i m ~ n e n t e p e r d u e s e t t i m a n e c o n o r m o n e sessuale m a s c h i l e . I1 p r o t o p l a s m a degli e l e m e n t i d a c a s t r a z i o n e ~ p i h g r o s s o l a n a m e n t e g r a n u l o s o P r o c e s s o di r e g r e s s i o n e di q u e s t i e l e m e n t i . I n g r a n d i m e n t o 920 v o l t e .
Queste cifre indicano, che le cellule della castrazione sono elementi basofili modificati: poich~ infatti si pu6 stabflire un rapporto inverso fra aumento delle cellule da castrazione e diminuzione delle basofile. Per quanto riguarda la divisione cellulare, gli Autori hanno osservato mitosi solo nei primi periodi della castrazione, e per la maggior par~e concernevano cellule cromofobe; solo occasionalmente le poterono riler a r e negli elementi eosinofili. Nelle~cellule basofile non trovarono mai cariocinesi. Le modificazioni ipofisarie, oltre i 500 giorni furono descritte da SC~ENK; m a a tal proposito meritano eli essere riferite ]e sue osservazioni, poich~ sono in qualche punto in contrasto con quelle dei due osservatori precedenti. Gi~ a 14 giorni dopo la castrazione, secondo SC~I~NK(1929), compaiono nell'ipofisi le cosidette cellule della castrazione; elementi voluminosi, colorabfli co]l'eosina solo in rosa pallido, con margini un po pifi color~ti,
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che dopo qualche tempo prendono la forma di anello da sigillo, per la ~ormazione di grossi vacuoli. Essi compaiono in un primo tempo nella fessura ipofisaria e sono pitt tardi, 3---4 mesi dopo la castrazione, rilevabili in gran numero in t u t t a l'estensione della preipofisi. Queste modificazioni conferiscono a questa epoca all'ipofisi un aspetto caratteristico, ma aumentano sempre pitt fino all' 8~ mese dopo la castrazione. I n seguito, questi elementi particolari subiscono una involuzione, poich~, 20 mesi dopo la castrazione, non sono pitt rilevabfli sotto la forma tipiea, n~ l'aspetto istologico dell'ipofisi ~ quello proprio della castrazione. Residuano alcune cellule con vacuoli di forma irregolare, ma la grandezza dei vacuoli ~ diventata minore, e il citoplasma non si presenta cosl scarso ed orlato come helle cellule da castrazione dei primi mesi; cosicch~ si ha l'impressione, che esse regrediscano fino alla norma. Questa opinione pare confermata dal fatto, che in altre zone esiste un certo numero di cellule che non sono n~ elementi normali n~ elementi da castrazione. Sono celiule voluminose, fortemente colorate, con nucleo eccentrico, che non raramente mostrano neUa parte centrale una inclusione tondeggiante. Esse assomigliano per fl resto alle cellule vacuolate, e probabilmente sono da riguardarsi come cellule da castrazione in una fase ancora pitt inoltrata di regressione. da notare che tall elementi hanno contorni molto sfumati.
I n tema di modificazioni gravidiche, merita di essere rilevato qui un reperto osservato del tutto recentemente (1935) dal D ~ L E ~ , e che presenta un certo interesse per le omologie che potrebbero essere stabilite fra fl quadro istologico da lui rilev~to, ed alcuni aspetti d~ me osservati (omologia ammessa dallo stesso DALL~RA e dall'AccoNcI). I n un polipo cervicale protrudente dall'orificio esterno di un utero gravido al quarto mese, fl DALLERA pot~ rilevare una esuberante proliferazione epiteliale, con (~ammassi protoplasmatici, in cui sono sparsi irregolarmente i nuclei~>, con formazione di vacuoli ed altre interessanti particolarit~ strutturali. Questo argomento si riallaccia in parte a quello relativo alia genesi della decidua. Altre prove eonvincenti dell'origine della decidua dal connettivo sono state recate recentemente dal VE~CESI e dalla sua Scuola, con aggiunta di Prolan a culture in vitro di elementi deciduali. Questo autore, che gi~ si era da tempo occupato dell'argomento a pih riprese, ha potuto seguire, con aggiunta di ormone preipofisario all'espianto di mucosa uterina, la trasformazione deciduale di questa, gi~ dimostrata per altra via dallo stesso autore. I1 suo allievo Gu]~RcIo, d'altra parte, ha dimostrato, che aggiungendo follicolina a culture in
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vitro di mucosa uterina, decidua ed ovaio, si ottiene una esaltazione dello sviluppo degli elementi epiteliali della cultura, specie di mucosa uterina. Il reperto del DALLERA, di estesa sincizializzazione dell'epitelio cervicale in gravidanza deve ri~enersi alquanto raro, se non eccezionale, se si considera che la maggior parte dei reperti noti di trasformazione del l'epitelio cervicale o di quello rivestente i polipi mucosi riguarda iperplasia di elementi, sia epiteliali,' di rivestimento o ghiandolari, sia deciduali, che mantengono contorni cellulari netti ed evidenti. Modifieazioni istologiehe dei polipi mucosi dell'utero in casi di gravidanza furono descritti fra gli altri, da noi, anche dal F~RRARI (1892) (che a vero dire, fu il secondo, dopo il M~u a descrivere trasformazioni deeiduali in polipi), dal COVA, GAIFAMI, V ~ c ~ s I , B~TOLONI, B~_~LE~I~-I, G]~NTILI, M2ERTINES ecc. Nel caso del Fm~ARI, si t r a t t a v a di un polipo grosso come un fagiolo, peduncolato, inserito sulla parte alGa del canal cervicale, in una donna al quinto mese di gravidanza. L'esame istologico dimostrb che il polipo era tappezzato da epitelio cubico, anche piatto, e che delle introflessioni a guisa di ghiandole rivestite da epite!io fra cubieo e cilindrico, dividevano la periferia del polipo in alcune papille; il resto era costituito da cellule di forma varia, ovoidali, rotonde, poliedriche, a clara, a protoplasma di grandezza varia, fino a quella di una cellula gigante sarcomatosa; il reticolo connettivale, per l'addensamento cellulare, era appena visibile. I1 CovA (1904) descrisse le modificazioni di due piccoli polipi, rilevati sulla superficie interna della caduca espulsa spontaneamente, integra in ambedue i casi, e riproducente lo stampo della cavit~ uterina. I n ambedue i casi, i preparati dei polipo dimostrarono le stesse caratteristiche della decidu~. <~Identico ~ il reperto, scrive l'autore, che si ha all'esame del piccolo polipo: anche qui mancanza completa dell'epitelio di rivestimento, un unico residuo ghiandolare, discreto numero di vasi ed infiltrazione emorragica. Le cellule dello stroma presentano pure la reazione deciduale, e precisamente nello stesso grado della caduca sn cui il polipo si impianta. Identici l'aspetto generale, la forma, il volume, cosl delle cellule come dei nuclei.~> I1 CovA ammise che i polipi preesistessero alla gravidanza ectopica, e che fossero andati soggetto alle identiche modificazioni di struttura della mucosa uterina. I1 GAIFAMI (1909) che fu il primo ad occuparsi in modo sistematico delle modificazioni gravidiche cervieali, in cinque casi di polipi cervicali in gravidanza, descrisse minutamente le trasformazioni degli elementi costitutivi di questi per effetto della gravidanza. Egli ritiene che la reazione deciduale abbia intensit~ ed estensione diverse nei vari casi; in genere si circoscriverebbe a zone limitate, ma pub anche interessare l'intero polipo. Inoltre, pur senza giungere ad una vera e propria trasformazione deciduale, si pub avere un <~risentimento deciduale>>.
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Angelo Migliavacca: I~icerche sulla Modalit~ di Influenzamento
Eeco aleune sallenti diehiarazioni del GAIFAMI: ((Sotto due modalits si p u s presentare la reazione deciduale: nell'una si hanno elementi distanziati gli uni dagli altri, voluminosi, m a non mai eccessivamente, con citoplasma abbondante, opaco, finemente spugnoso; nell'altra modalit~ sono elementi per lo pih di volume maggiore, di forma spesso poliedrica, con netto contorno cellulare, a m u t u o contatto fra di loro a guisa di mosaico, con citoplasma chiaro, talora quasi non riconoscibile; questa seconda modalit~ ~ quella che si riscontra con maggiore
F i g . 9. Q u a d r o istologico de] lobo a n t e r i o r e ipofisario di a n i m ~ l e a d u l t o , c a s t r a t o da q u a t t r o s e t t i m a n e , e tratta?~o p e r 17 g i o r n i con o r m o n e follicolare, e p e r 4 giorni con o r m o n e di corpo l u t e o . A s s e n z a di cellule v a c u o l ~ t e , r i d u z i o n e d e l corpo p r o t o p l a s m a t i c o degli e l e m e n t i d a c a s t r a z i o n e . R i t o r n o alla disposizione t r a b e e o l a r e o a l v e o l a r e di q u e s t i , che n o n sono per5 c o m p l e t a m e n t e r e g r e d i t i ( p e r s i s t e n z a d e n s v a c u o l i z z a z i o n e c i t o p l a s m a t i c a , e a n c h e q u a e 1~ di e l e m e n t l a g r a n u l a z i o n i grossolane), i n g r a n d i m e n t o 920 v o l t e .
frequenza, ed allora fra cellule e cellule qua e l~ si vedono interporsi dei leucociti, mononucleati per lo pifi, e si vedono quasi scavate entro a quel tessuto epitelioide delle fessure contenenti globuli r o s s i . . . Basti l'accenno che, dallo studio dei miei preparati, io mi sono acquistata, ferma, la convinzione dell'origine del tessuto deciduale dal connettivo. E credo che fl materiale avuto a mia disposizione non solo non possa essere impugnabfle nel senso che non si pub negate la identith della reazione constatata con quella deciduale vera e propria, m a penso che essa anzi fornisca un ottimo mezzo per lo studio dell'origine della decidua, potendo presentarci il tessuto in vari stadi della sua evoluzione, senza che siano intervenuti fatti regressivi o altrimente patologici per alterarne il quadro.~> Ancora a proposito di possibili omologie fra certi miei reperti e quadri istologiei osservabili neUa elinica, non p u s sembrare superfluo ac-
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cennare qui ad alcuni aspetti istologici da me rilevati, che presentano un certo interesse per la facilit~ con cui si prestano ad essere interpretati in modo non esatto. Intendo alludere a proliferazioni a forma di papilla, costituite esclusivamente da un sincizio, in cui, a prima vista, si pub pensare alle presenza di uno stroma connettivale di sostegno, rivestito da un sincizio. Un esame pih attento permette perb di rilevare che il tessuto centrale non ~ altro che sincizio, in cui, per fatti degenerativi (mancanza di sostanze nutritizie ?) i nuclei del simplasma sono quasi scomparsi (rimanendo talora solo lo stampo di essi), ed fl simplasma si ~ vacuolizzato, in modo da assumere l'apparenza di un tessuto mixomatoso. In questo simplasma degenerato, i pochi nuclei superstiti si presentano picnotici, ed in via di cariolisi. I n questi preparati si pub osservare anche, che la moltiplicazione nucleare ~ pih vivace alla periferia, mentre al centro si svolgono Iatti di vacuolizzazione spiccata in alcuni punti, in altri di vera e propria degenerazione. Naturalmente questi rilievi concernono unicamente particolari aspetti morfologici, un atteggiamento strutturale, direi, che ricorda la disposizione e l'aspetto del connettivo. Le colorazioni specifiche per fl tessuto connettivo, applicate a queste sezioni, diede risultati negativi. Questi particolari reperti a t u t t a prima, ed esclusivamente per l'aspetto morfologico, possono far rievocare determinare strutture istopatologiche descritte dallo SFAMENI; COSi, questo autore, a proposito delle vescicole molari, ritiene che lo stroma connettivale origlni dalla trasformazione del sincizio per vacuolizzazione del protoplasma con successivo disfacimento dei nuclei. Questi miei reperti non possono certo avere la pretesa di dimostrare per via di analogia, e quindi molto indirettamente, che il connettivo non entri per nulla nella costituzione della vescicola m01are , e che questo non sia, come pretende lo SrAMENI, che un particolare aspetto di tessuto epiteliale in via di degenerazione. A questo proposito ~ doveroso ricordare che molti autori (HoFBAVWR, FRASSI, BUCURA, CAWENBERGE, BONNET, MARCHAlVD, LENHOSSEK, SIEGE:NBECK, SAVAI~E ecc.) sostengono l'esistenza all~ periferia dello stroma del villo di uno straterello connettivale pih spesso, sottoepiteliale. I1 LANGHANS, che per primo lo raise in evi'Aenza, lo chiam5 m e m b r a n a basale. Tale straterello sarebbe in altri termini da riguardarsi come un addensamento di finissime fibrille di natura connettivale. I1 SAvA_~, che ha studiato accuratamente tale particolaritk, a proposito del comportamento dello stroma del villo placentare in varie epoche di sviluppo, cosi si esprime: (~Per mezzo del metodo BIELSCHOWSKYper il cOnnettivo, si pub mettere in evidenza nel villo sino daUa quarta settimana di sviluppo, una membranella omogenea priva di nuclei che separa il rivestimento epiteliale dal corpo del villo e che da alcuni AA. era stata
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ritenuta di natura euticolare; io credo che essa abbia origine analoga al rimanente tessuto di sostegno collagene dell villo; essa ~ nettamente delimitata verso lo strato ectodermico del quale segue tutte le ondulazioni; non manda perb prolungamenti fra gli elementi epiteliali; va aumentando di spessore col progredire della gravidanza e al termine di questa assume un aspetto quasi lamellare. In essa vengono a terminare le diramazioni secondarie dei fasci assiali che costituiscono la travatura principale de]lo stroma. ]~ degna di nora la precocissima comparsa delle fibre collagene
Fig. I0. Sezione l o n g i t u d i n a l e ( i n t e r e s s a n t e la cavitY) di u~ero di r a t t a a d u l t a c a s t r a t a d a q u a t t r o s e t t i m a n e , e s u c c e s s i v a m e n t e t r a t t a t a p e r i r e s e t t i m a n e con o r m o n e del corpo luteo. Epitelio cubico m o n o s t r a t i f i c a t o . I n g r a n d i m e n t o 350 v o l t e
a costituire lo stroma the assumono u n aspetto delicatissimamente reticolato man mano che si vanno differenziando dalla sostanza fondamentale, e intimi rapporti cogli elementi cellulari dello stroma; essi raggiungono una grande complessit~ alla fine del secondo mese; all'individualizzarsi della placenta, all'assumere dei villi una forma regolare, i fasci collageni vanno aumentando di spessore, ed assumono un decorso pih regolare, mentre diminuiscono sino quasi alla scomparsa, i delicatissimi reticoli perieellulari e interfascicolari.~> Inoltre il SAV~R~, in un ulteriore lavoro, applicando il metodo di BIrLSCHOWSKY, modificato dal L~vI, allo studio delle vescicole molari, dimostr5 the l'interno della vescicola b occupato da tessuto connettivo the per il suo aspetto, per la distribuzione dei suoi fasci, per il rapporto cogli elementi cellulari, specie quando non abbia subito avanzati fatti degenerativi, si rivela identico~a quello the si trova nel vfllo.
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~(Le sezioni delle vescicole, scrive l'autore, che si trovano immerse nel tessuto deciduale rappresentano la stessa identica struttura dei villi giovani. I1 loro interno b infatti eostituito da un delicato intreccio di fibre e fibrille decorrenti e longitudinalmente e in senso verticale anastomizzantisi fra di loro, formanti cosi una rete a maglie abbastanza fini, entro le quali si intravedono colla colorazione di rondo elementi eellulari.. Che sia tessuto connettivo quello che con t a n t a evidenza il metodo di BIELSCl~OWSKY metre in risalto, b confermato da preeedenti ricerehe con questo metodo, tutte concordi nell'affermare la bont~ e la delicatezza di reazione . . . Un'analogia in pih col tessuto di sostegno del villo b anche ]a mancanza nella mola di fibre elastiche che non potei mai in essa dimostrare usando i vari metodi noti, come del resto non mi riusei, analogamente ad altri autori che si oceuparono dell'argomento, di metterle in evidenza in villi giovani prima della comparsa dei vasi e nei villi adulti solo nella parete dei vasi. Questo dato verrebbe ad escludere altre obiezioni sulla natura de] tessuto messo in evidenza col metodo del BIELSCHOWSKu che come ho aceennato, colora anche il tessuto elastico, tessuto che nel nostro caso per la mola verrebbe ad essere eseluso dalla questione.~ Oltre a questa particolarit~ di struttura, i miei reperti rieordano alcuni aspetti di immagini istologiche della mola veseieolare, naturalmente soltanto dal punto di vista morfologico. Particolarmente interessante b il raffronto fra l'aspetto spugnoso, vacuolato del simplasma nei miei preparati e quello analogo rilevabile nella mola vesicolare. Questo raffronto ~ tanto pifi significativo, in quanto ~ noto che il P~STALOZZA ammette chela vacuolizzazione del sincizio nella mola vescicolare rappresenti la tumultuosa ed irregolare riproduzlone di un fatto normale nel trofoblasto, o per lo meno un tentativo per assicurare la vitalits delle masse epiteliali neoformate; tale vacuollzzazione appare nella massima evidenza poi nel corioepitelioma. L'analogia f r a i l sincizio sperimentale e quello della patologia u m a n a e stata anche ammessa da ROBEI~TMEYER, nel commento della mia nota 1 I1 Poso, che si ~ occupato a pifl riprese dell'argomento cosl descrive un caso dimostrativo da lui osservato: ((Si pub dire in generale, che l'elemento cellulare si rigonfia, cosl il protoplasma come il nucleo, assumendo molto spesso aspetto sinciziale. Col rigonfiarsi dei plasmi proeede di pari passo una specie di vacuolizzazione fino alia scomparsa del confine cellulate e quindi dell'area cellulare. Oppure ha luogo una degenerazione fibrinoide dei plasmi con simultanea comparsa di una sostanza di aspetto jalino fra gli elementi cellulari. A queste alterazioni dei protoplasmi si associa la decostituzione degli edifici nucleari. Anche le masse sinciziali, queste a preferenza, mostrano costantemente la decostituzione dei nuclei, ed in grado pifl o meno avanzato la vacuolizzazione del plasma.)) i M~Y~.~, ROB~.RT: Ber. Gyn~k. (12. Okt. 1935).
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I1 FRASSI, che pure si ~ occupato con predilezione dell'istologia della mola vescicolare, scrive: <(Sono facili ad osservarsi, nelle parti prossime allo stroma, un allontanumento dei nuclei, uno scoloramento della sostanza protoplusmutica, la formazione di vacuoli piccoli che confluiscono dando vacuoli maggiori, divisi da esili trabecole, sino a dare quell'aspetto di schiuma, gig deseritto dagli A u t o r i . . . U n avvicinamento dei nuclei, ed un disporsi di questi in tutti i sensi, sta ad indicare un aumento del l'attivitg rigenerativa; infatti ivi non ~ difficile osservare un addensumento del protoplasma, sicch~ alla parte perifericu si ha unu leggera estroflessione della massa sinciziale; tra i vacuoli intrasinciziali, ~ dimostrubile una sostanza amorfa, o detrito, che proviene dagli elementi a l t e r a t i . . . I vacuoli si formano per le alterazioni degli elementi del LANG~ANS O per fluidificazione dello strato sinciziale, e sono probabflmente in rupporto con l'h'regolare distribuzione del plasma nutritizio, piuttosto che col potere istolitico della neoformazione, questo pel fatto che i vacuoli si trovano generahnente alia regione profonda e centrale delle masse . . . . I vacuoli sono sempre distinguibili dalle vescicole del villo, per la grandezza, per la forma irregolare, per la mancanza del connettivo.~) E I~OBE~TMEYEr,/~ proposito dell'epitelio della mola vescicolare, scrive: Eel sincizi freschi, cosi come negli stadi precoci della placentazione normale, b rilevabile un ((orlo u spazzola~, un orlo di fini cilia a disposizione regolare. Nelle masse sinciziaH maggiori le cilia mancano...L'ispessimento del rivestimento sinciziale dei villi, cosl come la formazione eellulure di noduli fra i villi, sono esposti alla vaeuolizzazione, la quale supera di gran lunga in quantit~ lo stesso fatto fisiologico, che si verificu nelle giovani uova allo stadio di trofoblasto. Essa b u n segno di regressione, e ciob di una degenerazione idropica e grassa (KAuF~AN~). La vucuolizzazione diventa infine talmente pronunciata che si forma una struttura alveolare o schiumosa, alia cui periferiu esistono ancora isolate gemme sinciziali solide. Anche i nuclei, che dupprima si presentano ancoru bene conservati, si rigonfiano poi rapidamente per la pressione derivante dalla crescente formazione alveolare; essi vengono perb fortemente trasformati ed infine scompaiono completamente. Lo struto cellulare partecipa alla regressione con un sensibile rigonfiamento delle cellule e dei nuclei. L ' A c c o ~ c I nella sua bella monografiu sulla mola vescieolare destruente e corionepitelioma, u proposito della descrizione della mola, serive: ((L'epitelio appure ben conservato, irregolarmente distribuito, pifi spesso pluristratificato, a grossi zaffi proliferanti, oru prevalentemente costituiti da elementi citotrofoblastici ad ammassi compatti, ora da veri giacimenti sinciziali col loro carutteristico aspetto schiumoso, trabeco]are, le cui propuggini irregolarmente si intrecciano e si ramificano... Gli elementi sinciziali si presentano o sotto forma di blocehi protoplasmatici dalle forme pifl svariate e irregolari, di gemme clavate o globose, talora
e di l~egolazione ormonica fra l'Ipofisi e le ghiandole sessu~li.
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di aspetto spugnoso, di nastri protoplasmatici contorti . . . . I1 protoplasma ha quasi sempre un aspetto finemente spugnoso, come se fosse gremito di tante goccioline e granulazioni a contenuto chiaro . . . . Si sa infatti che a causa della assimilazione il volume e la superficie di ogni elemento cellulare non aumentano nelta stessa misura; arriva percib un momento, in cui la superficie attraverso la quale deve farsi l'assorbimento del]e sostanze nutritive non ~ pih sufficiente per tale funzione, e allora, se ne?]i clementi cellulari la citodieresi che si produce riporta le due cellule che ne derivano a condizioni favorevoli alia ulteriore nutrizione, nelle masse sinciziali, in cui la citodieresi non avviene, perch~ un ulteriore sviluppo sia possibile, dovranno prodursi o un accumulo di materiali nutritizi secreti dallo stesso protoplasma in apposite escavazione, o una colliquazione delle parti pifi centrali di tall ammassi protoplasmatici . . . . Nel sincizio, mancando la suddivisione cellulare, il ritorno alle condizioni indispensabili perch~ i processi di assimflazione possano prodursi non potr~ verificarsi che con la formazione di queste particolari escavazioni di varia forma che giustamente quindi debbono ritenersi come esponente di un forte accrescimento. Ed infine, a proposito del determinismo delle modificazioni istologiche, l'Acco~cI scrive: ((Poich~ ogni potenzialits evolutiva dipende d,~ una parte dalla costituzione del bioplasma, e dall'altra dalla natura delle sostanze che servono all'assimilazione, poich~ la proliferazione cellulare subordinata alia assimilazione, e questa esige una costituzione bioplasmatica atta a compiere i fenomeni chimici dell'assimilazione e un mezzo interno che contenga le sostanze necessarie per tali fenomeni, se noi vediamo verificarsi dei fatti di una pifi intensa proliferazione, di una pifi spiccata tendenza invasiva, cib non protr~ dipendere che da due condizioni necessarie e al tempo stesso reciproche: una intrinseca, data dalla presenza di speciali elementi cellulari la cui costituzioni bioplasmatica sia atta a dar origine a nuove generazioni cellulari; l'altra estrinseca, consistente nella presenza nel mezzo organico di particolari sostanze indispensabili per i processi di assimilazione di queste cellule; dovranno quindi essenzialmente essersi in esso prodotte delle particolari modificazini che lo abbiano reso atto a favorire tali proliferazioni.,) :Quali sono queste sostanze presenti nel mezzo organico ? Nel caso nostro si tratterebbe di sostanze ormen~li, e probabilmente l'assoeiazione Prolan A-follicolina, come si potuto produrre in condizioni sperimentali. D'altra parte l'analogia dei reperti morfologici da me ottenuti con quelli istopatologici della mola sembra anche essere eonfermata dal eomportamento della reazione di ASC~H~IM e ZO~DEK nella mola vescicolare, in cui si ha una maggiore elaborazione di ormoni gravidici, ehe non nella gravidanza normale. - - Naturalmente bisognerebbe ammettere che l'ormone gravidico che d~ la reazione biologica della gravidanza sia di origine preipofisaria, come si ~ detto altrove.
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Questo fatto perb, ai fini del nostro studio, ~ di secondaria importanza. L'essenziale b che nell'organismo ~ presente un complesso ormonico, ehe suseettibile di dar luogo a una proliferazione elettiva degli epiteli. (~] da notare ehe nei miei animali, l'epitelio dell'intestine, dei dotti biliari, stomaeo, esofago e degli altri organi prineipali era normale, e cib fa ritencre si tratti di un'azione elettiva dell'ormone follicolare e del Prolan A soltanto sull'utero). E questo, per i sostenitori dell'origine fetale del rivestimento epiteliale del villo, porta a ritenere che talc eomplesso induea a proliferare gli epitell dei villi coriali, con esito in aumento della presenza di sostanze ormoniehe (elaborazione, deposito ?) che danno la reazione di ASCHHE1MZONDEK, la eui derivazione b tuttora diseussa. Gli altri caratteri istologici che fanno ravvicinare i reperti da me ottenuti a quelli riscontrabili nella mola, ripeto, da un punto di vista esclusivamente morfologico, sono rappresentati dall'aspetto schiumoso di quelle particolari strutture, nell'interno del simplasma, che offrono l'aspetto di ghiandole, e dal F i g . 11. Cellule d e l l a c a s t r a z i o n e n e l l a preipofisi di u n eomportamento del sina n i m a l e i n f a n t i l e c a s t r a t e d a d u e s e l t i m a n e . (Disegno da preparato.) cizio in determinate zone.
Le partieolari strutture di cui si ~ detto sembrano eostituite da eellu]e rigonfiate in degenerazione idropica, ad aspetto di sehiuma di birra. Nell'interno di queste strutture si deve raeeogliere un liquido coagulate, probilmente analogo a quello delle vesciehette molari. Inoltre si ~ detto che in aleune zone, il simplasma ~ pifl omogeneo, in altre pi5 vaeuolizzato. In generale si manifesta la tendenza ad una omogeneits del simplasma alla periferia del sineizio, dove pure i nuclei sono molto numerosi, e maggiore l'attivit~ carioeinetiea; mentre al centre la vacuolizzazione~ maggiore, irregolare, e prevalgono i fatti degenerativi su quelli proliferativi. Cosl i nuclei appaiono searsi, o picnotici, oppure del nucleo si rileva solo l'ombra, quasi lo stampo.
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Si ha ciob l'impressione c h e l a parte pifi attiva, pi~ fertile, sia alla periferia, mentre il centro, per i fatti degenerativi evidenti, costituisee una zona di regressione. Qual' b nel nostro easo il significato della vaeuolizzazione del simplasma ? Si ~ detto che nella mola vescieolare, come anehe nel corionepitelioma, la vaeuolizzazione avrebbe lo scopo, almeno seeondo quanto pensano PESTAr~OZZA ed altri, di assieurare la vitalit~ delle masse epiteliali, che, altrimenti sarebbero sprovviste di nutrimento. L'epitelio della mola proliferando, eerca di seavarsi ciob laeune o canali intraepiteliali, o di dirigersi verso i vasi sanguigni, ove attinger~ direttamente le sostanze nutritizie; di qui la tanto discussa azione ~angiotropa~ dell'epitelio molare. Ma nel nostro caso le proliferazioni epiteliali si spingono, durante il loro aeerescimento nell'interno della eavit~ uterina, in cui non esistono sostanze nutritizie vere e proprie, od almeno liquidi nutritivi circolanti. E pure anehe nel nostro easo, a lato di zone in degenerazione, evidentemente per searso o diffieoltato apporto di sostanze nutritizie, si possono agevolmente osservare zone di intensa proliferazione, con simplasma omogeneo, con nuclei addensati fittamente fra di loro, zone ciob di acerescimento per lo pi~ periferico. Probabilmente la vacuolizzazione del simplasma nel nostro caso rappresenta un proeesso finalistico analogo; cio~ una maggior suddivisione della supefficie del simplasma, attuata mediante vaeuoli anche notevolmente voluminosi, per permettere alle masse sinciziali di venire a contatto coi liquidi nutritivi,c he eventualmente possono formare una corrente intrasinciziale. Sulla natura di questo liquido nutritivo b difficile pronunciarsi; m a certamente esso deve eontenere quelle sostanze ormoniche che sono suscettibili di far proliferare in un seeondo tempo le masse sineiziali ehe si possono trovare giA lontane dallo stroma mucoso, e divise da questo da trabecolature simplasmatiche pih o meno irregolari, formanti nel loro insieme ampi vaeuoli. I granulociti eosinofili, quali abbiamo detto essere presenti nello stroma in quantit~ relativamente alta, e ehe si rinvengono anche qua e 1~ nel simplasma vacuolato, probabilmente trasportati nei vacuoli dalla corrente di liquido, potrebbero essere i vettori di ormoni, dato che alla superfieie dei granuli che compongono gli eosinofili ~ stata descritta una ~6corce~ lipoidea. Gli ormoni potrebbero essere legati al lipoide superficiale, ed in tale modo ~i potrebbe spiegare la loro presenza 1~ dove la proliferazione b maggiore. Questa per6 b una pura ipotesi, ma ehe pub essere utile ai fini nostri esplicativi; cosl pure la loro presenza in focolai asettici, in tumori, ecc. sarebbe secondo me da interpretarsi come azione istogena ormonale. Tutto questo naturalmente per i proeessi di assimilazione; per quelli di disassimilazione o di elaborazione o secrezione, deve avvenire quanto ha
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scritto chiaramente I'AccoNcI, a proposito dell'accrescimento di materiali nutritizi secreti dallo stesso simplasma; ne risulteranno cosl escavazioni o depositi di sostanze nntritizie che aumentano ancora di pifi la struttura spugnosa del simplasma, fino al punto di dare colliquazione helle parti meno nutrite del simplasma. E nei nostri preparati cib ~ evidente in quelle strutture che ho definito, a puro intento deserittivo, come pseudoghiandole, e che non esito ad ammettere ehe siano colpite da degenerazione idropica, analogamente a quanto si verifica per le vescichette molari. Giunto al termine dell'esposizione dei miei reperti, dopo aver fatto rilevare le analogie, dal puro punto di vista istologico, fra i processi degenerativi da me osservati nelle grosse masse sinciziali provocate artificialmente, e quelli che si compiono in eondizioni patologiche a carico del rivestimento epiteliale del villo, non posso esimermi dal criticare io stesso i miei risultati. Sono i reperti da me descritti espressione di proccssi che devono ritenersi peculiari per l'epitelio uterino, sotto l'influenza di stimoli ormonici (ehe, prescindendo dalla intensits di questi [azione quantitativa] sono gli stessi che normalmente agiscono sull'utero e quindi specifici per quest' organo [la follicolina, perch~ il Prolan A agisee indirettamente sull'utero]), o non sono invece i miei reperti esponenti di fatti generici, quali si possono osserwre in qualsiasi struttura patologica sinciziale ? In altri termini, i fatti regressivi e degenerativi, che abbiamo rilevato, e che hanno dal punto di vista moffologico punti di contatto con le alterazioni che si verificano nella mola vescicolare, non hanno un substrato comune coi processi regressivi che colpiscono una qualsiasi struttura patologica sinciziale probabflmente per il difficoltato metabolismo della massa sinciziale ? 0 d in altri termini ancora, la vacuolizzazione, con le particolarit~ di struttura da me descritte, fino alla formazione delle pseudocellule idropiche ordinate ~ formare pseudoghiandole, ~ un processo caratteristico del sincizio di derivazione dell'epitelio uterino, sotto stimoli specifici per questo: o riflette fenomeni generali', noti alla istopatologia generale ? Per quanto ardua sia la trattazione di una tale questione, a me sembra si possa ritenere che nel nostro caso il sincizio, cio~ una divisione tumultuosa dei nuclei, senza eontemporanea citodieresi, tenda a riprodurre, quasi in una irregolare e rapida istogenesi secondaria, le caratteristiche del tessuto epiteliale da cui deriva, e cio~ tenda alla formazione di ghiandole, quali normalmente si trovano nelle mucosa uterina. Penso cio~ si tratti piuttosto di un'azione ormoniea specifica per t'utero, operata dall'ormone follicolare, in aggiunta al Prolan A, perch~ anche d'altra parte non si comprenderebbe molto agevolmente la formazione delle pseudoghiandole, di cui alcune riproducono quasi alla perfezione l'immaglue d i u n a ghiandola. D'altra parte, COR1NALDF,,SI in ricerche di cul-
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ture di decidua, epitelio uterino ecc. in vitro, h& ottenuto immagini molto simili alle mie (lavoro inedito). Nei sincizi patologici, d'altra parte, si assiste a modalits di processi degenerativi, che si scostano da quelli da noi rilevati (estese zone di degenerazione, esiti in neerosi da coagulazione, in colliquazione, in caseificazione). Ed aneora, se l'associazione dei due ormoni, Prols A e follicolina, fosse suscettibile di produrre modificazioni in genere sugli epiteli, mal si comprenderebbe come proprio la trasformazione sinciziale debba colpire soltanto l'epiteho uterino, e non quello di altri organi ghiandolari. La fo]licolina presiede alla proliferazione della mucosa uterina, e noi la dobbiamo quindi riguardare come sostanze specifica fisiologica di tale proliferazione. (Con l'ormone del eorpo luteo, come si b visto, non si ottiene nessuna modificazione dell'endometrio.) La patologia sperimentale dell'ormone follicolare ~ appena abbozzata; sono stati intravisti Fig. 12. Cellule della castrazione in f o r m a di anello da sigillo nella preipofisi di a n i m a l e a d u l t o e a s t r a t o da sei legami con composti chisettimaale. (Disegnoda preparato.) mici contenuti in svariate sostanze, anche fossili, che all'analisi biologica sembrano dimostrare azione generica sulle proliierazi0ni cellulari (iperplasie, tumori). Non potrg molto stupire quindi, se una sostanza ormonica, che nolmalmonte agisce sulla mucosa uterina eccitandola a proliferare, entro determinati limiti di quantitg, regolati periodicamente, possa determinate nei nostri esperimenti, in quantit~ maggiore che fisiologicamente, per una maggior durata di tempo, ma sopratutto in aggiunta ad una sostanza ormonale (Prolan A [o forse anche l'ormone dell'acerescimento ~.] avente indubbiamente azione di riniorzo sull'apparato ricettore specifico dei suoi stimoli [endometrio]), modificazioni particolari; cio~ una tumultuosa proliferazione dell'epitelio uterino, che, riguardata nella forma sua pifi semplice, e cio~ prescindendo dagli atteggiamenti strutturali ulteriori, e direi quasi figurati, pub ridursi a rapida cariocinesi, senza contemporanea citodieresi. Solo la modalit~ di evoluzione delle masse sineiziali, fino alla formazione di ben ordinate strutture pseudoghiandolari, con pseudocellule idropiehe, pub sorprertderci, col ricordarci del solo punto di vista W. R o u x ' A r c h l y f. E n t w i c k l a n g s m e e h a n i k . Bd. 134.
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morfologico, alcune particolarit~ strutturali, che sono proprie di forme cliniche note. La pas sperimentale dell'ormone follicolare, ripeto, b appena impostata; i risultati delle presenti ricerche, anche a chi volesse ridurli ad espressione di semplici fatti di rapida proliferazione dell'endometrio, sotto lo stimolo di un particolare complesso ormonico, senza riguardarli ciob nell'eventuale loro rapporto di analogia morfologica con quadri istologici noti nella-patologia umana, sembrano pur sempre rivelare un certo interesse, non solo per il fatto che finora non furono ancora descritti, ma pure perch~ possono indirizzarci alle ricerche generali sulle azioni sinergiche di ormoni associati, suscettibili di potenziare o trasformare o rinforzare gli effetti fisiologici dei singoli ormoni.
Zusammenfassung. Die wichtigsten Ergebnisse der vorliegenden Untersuchungen kSnnen folgenderma~en zusammengefaBt werden: 1. Das histologische Bild der Kastrationshypophyse kann im weiblichen Organismus unter bestimmten Zeit- und Mengenbedingungen durch Zufuhr yon Follikelhormon zur Rfickbildung gebracht werden. 2. Das GelbkSrperhormon .ist unter gleichen Bedingungen nicht imstande, die durch die Kastration bedingten Hypophysenver~nderungen vollst~ndig zuriickzubilden. 3. Das Zusammenwirken von Follikel- und GelbkSrperhormon fiihrt das I-Iypophysenbild unter bestimmten Bedingungen der Darreichung zur Norm zurfick; allerdings gelingt es nicht, einige ver~nderte Zellelemente zum Verschwinden zu bringen, die, wenn auch in vorgeschrittener Riickbfldung, zuriickbleiben. Mit anderen Worten, das GelbkSrperhormon erweist sich, was die vollsts Riickbildung der Kastrationshypophyse angeht, weniger wirksam als die alleinige Behandlung mit Follikelhormon, auch wenn es dureh vorhergehende Zufuhr yon Follikelhormon sensibilisiert ist. 4. Die Eierstockeinpflanzung bringt das ]~ild der Kastrationshypophyse unter gewissen Zeitbedingungen zur Rfickbildung. Bei diesen Untersuchungen reift das kindliche, unreifen Organismen eingepflanzte Ovar sehr schnell; durch die yon ihm erzeugten hormonischen Substanzen ist es imstande, die durch die Kastration bedingten Ver~nderungen des Hypophysenvorderlappens abzuschw~chen. 5. Das m~nnliche Sexualhormon ist imstande, in m~nnliche Organismen eine vollst~ndige Riickkehr des durch die Kastration ver~nderten Hypophysenbildes zur Norm herbeizufiihren; diese Riickbildung vollzieht sieh beim ausgewachsenen und beim kindlichen Organismus in gleicher Weise.
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6. Ffir die vollsts Rfickbildung des Hypophysenbildes reicht eine Dosis v o n m s Sexualhormon aus, die, auf biologische Einheiten iibertragen, halb so groB ist wie die, die beim Weibchen m i t Follikelh o r m o n die gleiche W i r k u n g ausl6st. 7. I n Organismen, die vorher vollsts der Genitalhormone ermangelten, l~Bt sich aus der R e a k t i o n der H y p o p h y s e auf die Zufuhr fraktionierter Ovarialhormone weder ein Naehweis fiber eine Lokalisierung der g o n a d o t r o p e n H o r m o n e in den Zellen des H y p o p h y s e n v o r d e r l a p p e n s noch ein solcher fiber eine Differenzierung in den Prol~nen A u n d B erbringen. 8. Die Mitwirkung gewisser hormonaler Bedingungen, d . h . die gesteigerte Erzeugung y o n pri~hypophys~rem gonadotropem H o r m o n der Follikelbildung ist i m s t a n d e das Uterusepithel innerhalb, gewisser Zeits p a n n e n i n eine synzytiale S t r u k t u r u m z u w a n d e l n , deren eigentfimliches histologisches Bild - - lediglich yore morphologischen S t a n d p u n k t bet r a c h t e t - - a n einige Eigentfimlichkeiten erinnert, wie sie in der mensehlichen Histopathologie v o r k o m m e n . 9. Die H y p e r f u n k t i o n der H y p o p h y s e u n d die Zufuhr y o n mitnnlichem S e x u a l h o r m o n bewirken im m ~ n n l i c h e n G e n i t a l a p p a r a t u n d vornehmlieh in den Samenbl~schen keine gleiehartigen Ver~nderungen, sondern eine auffallende V e r m e h r u n g des Bindegewebes u n d eine erhebliehe Hyper~mie. 10. Bei dem derzeitigen S t a n d unserer K e n n t n i s s e ist es nicht m6glich, eine Analogie zwischen der experimentellen E r z e u g u n g histopathologischer S t r u k t u r e n dureh H o r m o n s u b s t a n z e n u n d der Genese einiger S t r u k t u r e n festzustellen, wie sie im weiblichen Organismus v o r k o m m e n . Bibliografia. Abruzzese: Estratto dalla Riv. ital. di gineeologia, 1934. - - Aeeonei: FoL gynaec. (Genova) 1925, 253. - - Z. Geburtsh. 39, 253. - - Ormoni sessuali femminili. Relazione Soe. ital. ostet. Bari 1933. - - Altieri: Fol. gynaee. (Genova) 1915. Allen and Doisy: Ovarian and placental Hormones, Physiologic. Rev. 1927. - Aneel, Bouin: J. Physiol. et Path. g6n. 1 9 0 4 . - Asehheim: Med. Klin. 1926 II, 2023. - - Asehner: Handbuch der inneren Sekretion. Leipzig: Curt Kabitzseh 1932. Aymerieh: Tentativi di 10roduzionedel cancro da eatrame nella vagina degli animali. Donnini 1925. - - Baehner: Arch. Gyn/ik. 1933, 87. - - Ballerini: Fol. gynaee. (Genova) 1910. - - Banieeki: Zbl. Gyn/~k. 18, 1034 (1934). - - Berblinger: Handbueh der inneren Sekretion. Leipzig: Curt Kabitzsch 1932. --Biedi: Innere Sekre~ion. Wien 1913. Borst: Endokrinol. 14, 85 (1934). - - Borst, Doderlein, Gostimirowie: ~Itineh. reed. Wschr. 1930. - - Borst, Gostimirowie: Dtseh. reed. Wsehr. 1930. - - Bouin: El6ments d'Histologie II-~61ix Alcan, 1932, 1o. 543. - - Bourg: C. r. Soe. Biol. Paris 1980, )7o 15, 25, 28, 31 ; 1931, No 1. - - Brouha: g. r. Soe. Biol. Paris 1931, No 1. - - Rev. belge Sci. m6d. 1984, 410. - - Brouha et Collin: Equilibre hormonal et gravidit6. Monografia Doin, 1935. - - Brouha, Hingley, Simonnet: Bull. Aea~l. M6d. Paris 1930, ~o 103. - - Brouha, Simmonnet: Paris m6d. 1980, 5To 45. ~ Brouha, Simonnet, Mayer: C. r. Soc. Biol. Paris 1980, No 9. - - Butenandt: Abh. wiss. Ges. GSt~ingen 1931. - - Z. angew. Chem. 1931, 105. - - Ho1010e-SeylersZ. 1934, 84. - - Wien. klin. 44*
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