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t o , e le parti nere al contrario non vi lasciano la minima traccia di azione, ed avviene 1o stesso con mt disegno fatto c o l l ' i n c h i o s t r o o r d i n a r i o , o con una carte atmerita col nero di fumo. vHI. Se si espone un disegno a' vapori t h e si sviluppano ientamente dal fosh)ro, le sole parti n c r e s ' i m p r e g n a n o di v a p o r i lbsforosi; sc poi il discgno si applica sulla carta sensil,ile p r e p a r a t a al cloruro di argento, dopo un quay'to d ' o r a di cont:~ttt~ il disegno 6 r a p p r c s e n t a t o sulla carta, p e r la formazioue del fosfitro di a r g e n t o , il quale resiste al)bastanza all'azioue de' reagenti chimici alhmgati c o l l ' a c q u ' t . L ' e s p e ricnza pub farsi tacil.,nente in una scatola, in una delle cui SUl)erflcie si flssa il d i s e g n o , e s u l l ' o p p o s t a si stropiccia del fosforo. In ogni o p e r a z i o n c bisogna strol)icciare con un c i lindro di fosl'oro la p a r e t e opposta al discgno, p e r la ragione che se qucsto mctalloide diviene rosso, non p r o d u c c veruno cffetto. Ix. Inline i vapori di solfl~ p r o d u c o n o gli stessi effe,tti del v a p o r e di fost'oro e r i p r o d u c o n o un disegno per la formazione del soll'uro di a r g c n t o c h ' 6 n e r o . ~
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~o--o~-o.or
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RIGERCHE INTORNO ALLE RELAZIONI TRA LA ELETTRICIT&' DINAMIGA E LE ALTRE FORZE FISICIIE.
( R6cherches sur la eorrelalion de l'61dctricit(~ dinamique et des autres forces physiques par M. L. SOREr. ~ Archives des Sciences Physiques e t Naturelles de la Biblioteque de Gent.re, Septembrc 1857. Remarques sur la relation entre faction chimique qui a lieu dens la pile vottaique et les etlets produits par ta courant par R. CI.AUSIUS~ ldem Octobre t857. Observations sur la note de M. Clansius par M. SORET -- Idem idem. Etudes sat les machines fileetro-magnctiques et magneto-electrlques par 1,'.P. LEROUX-- Comptes Rendus de l'Acad, des Sciences~ Sept. 1857 ). 11 p r i n c i p i o della equivalcnza di uua data quantiffl di calore con una quantith determi,,ata di law)ro maccanico, quantit'h t h e si possono trastbrmare rispettivamente l'una nel-
20(i I'altra, ha dato origine alle ricerche, intorno alle rclazioni t h e passano Ira la elettricith dinamica e le altre forze fistt h e the si sviluppano in un circuito clettrico. hllorch6 una corrente 6 sviluppata da una pila si produce in questa u u ' a z i o n e chimica, la quale non dh immcdiatamente il calore che potrebbe p r o d u r r e se avesse luogo in altre condizioni, ma d'h origine ad una corrente elettl'ica, la quale d la trasformazione delle forte molecolari the vcngono impiegate in siffatta azione chimica, quantitit di forze the pub chiamarsi iavoro impie.qato o lavoro motore. La corrente nel sormontare la resistenza galvanica sviluppa calore in tutto il circuito; e se la corrente non esercita alcuna azione o lavoro esterno, il calore sviluppato dove cssere l'equivalente del lavoro impie.gato. Tale 6 il fatto che risulta dimostrato dali'esperienze di Favrc. Ma riesce evidente the sc la corrente compie uu lavoro c s / e r n o , muovendo pet" esempio ona macchina e l e t t r o - m a gnetica, e in generale effettuando induzioni, magnetizzazioo Jti, ec. lion potendo quest'azione esteriore crearsi dal ilttila, dcbbono per necessith prodursi dei cangiamcnti nolle forze fisiche (:lie si sviluppano nel circuito. II lavoro esterno dovendo sottrarsi al lavoro impiegato nel circuito, la quantith di lavoro chc si converte in corrente deve diminuirc c pcr conscguenza dove decrescere la quautit'h di calore che si svolge nel circuito, e ai tempo stesso dew; auche decrescere la intensit'h dell'asione chimica peL' cut vi Sm"h tin:no lavoro impiegato. Soret in due memoric, ehe portano il titolo sopra inditaro, si ~ proposto di studiare in ,~ia spevimentale, le varie quistioni cut dh originc questo fatto, e nclla prima si fa a studiare le variazioni d'intensith che snbisce la covrcnte elettrica allorch6 produce un lavaro meccanico. Jacobi area gih osservato the se si fa passare aria corrcntc net fill conduttovi di un motove elettrico t h e si obbliga a rimanere in riposo., e si misura la correntc per mezzo di una bussola; se iu seguito si t,ermette alia macchina di mcttcvsi in moto, si osserva una diminuzionc notcvole nella sua intensit5, e tautu m;~ggiove quanto pifi gl';.tllde 0 la re-
riO7 lociti~ della macchina. Questo indebolimento p r o v i c n e dalla p r o d u z i o n e di una" c o n t r o - c o r r e n t e d" induzione; perchr come dice Jacobi, una macchitm e l e t t r o - m a g n e t i c a in moto, r a p p r e s e n t a una macchina magne.to-elettrica t h e g e n e r a una corr e n t c contravia a qw,ella della p i l a . II S o r e t esaminando varie esperienze, nelle quail si osserva il tkmomeno di diminuzione d ' i n t e n s i t h nella c o r r e n t e t h e esercita un' azione esterna, ne rieava la seguente legge g e n e r a l e , che si pub r i g u a r d a r e come una conseguenza o piuttosto la r e c i p r o c a della legge di Le.nz. Q~ta~tdo una corrente elettrica coutinua, tende a dctermihare un movimeuto rehaivo di due p e z z i di un apparecchio, se i due pezzi si spostano, eedendo a quest'azione, clod se .~i produce un lavoro meeeanico positivo, si osserva una dimin~tzione d'inte~tsitdt della corrente, me,tire ehe il moto si e~'ttua, e inversamente quamlo si obbligano i due pezzi a p~'endere uu moto opposto a quello ehe le ['(n'ze elettriche tendono a dar lovo, ciod se il lavoro meceanico d negativo, si ossevva un aumenlo d'inteasit~t della corvente. I casi da lui csaminati sono i s e g u e n t i : t ~ Si sa t h e uu pezzo di ferro dolce, un cilindro pet" esempio, disposto in modo da p o t e r e e n t r a r e n e l l ' i n t e r n o di un" elica, 6 a t t r a t t o e tende a p r e n d e r e una direzionc c e n trale nella b o b i n a . Quando il cilindro p e n e t r a n e l l ' i n t e r n o d e l l ' e l i c a , si osserva nna diminuzione m o m e n t a u e a della i n tensit'h della c o r r e n t e ; ed ogni volta che si o b b l i g a ad uscire, la forza delia c o r r e n t e subisce un aumcnto m e n t r e che si cffcttaa questo m o v i m e n t o . 2 ~ Si ottengono risultati analoghi allorch6 si pone in azione r attrazione di una e l e t t r o - c a l a m i t a e di u n ' a r m a t u r a di f e r r o . S e c o n d o che l ' a r m a t n r a 6 attirata dalla c a l a m i t a , o che se ne stacca a viva forza, la c o r r e n t e subisce nna diminuzione o utl' a u m e n t o t h e si riconosce facihnente anco con la misura d i r e t t a della intensith. 3 0. Le variazinni si p r o d u e o n o ancora allorch6 si i u t r o d n c o n o l ' u n a n e l l ' a l t r a due bobine t h e fanno parte dello stesso c i r c u i t o ; solamente 1' azione ,~ piccolissima e l,er conseguenza meno facile a verificare.
2O8 ft~ Negli a p p a r e c c h i di rotazione d o l e calamite pot' mezzo deile c o r r e n t i , e delle c o r r e n t i p e r mezzo delle c a l a m i t e , l'intensith delle e o r r e n t i 6 uu poco piu debole quartdo il movimento si effettua sotto la inlluenza e l e t t r i c a t h e allorquando l ' a p p a r e c c h i o 6. mantenuto in r i p o s o ; se si fa gir-u'e in senso inverso del suo moto n a t u r a l e la intensith aumenta i e g g i e r m e n t e . Qucste variazioni sono e s t r e m a m e n t c p i e c o l e , perch6 il lavot'o m e c e a n i e o p r o d o t t o 6 poco consid e r e v o l e . Ma allorch6 senza far p a s s a r e la covve'nte, si r e c i te l ' a p p a r e c e h i o m e c c a n i c ' t m e n t e in r o t a z i o n e , e si fa c o m u n i c a r e con uu g a l v a n o m e t r o , si riconosce (.'lie si svihtppa una corr,;ate d ' i n d u z i o n e di cui il senso c a m b i a con quello della votazione. O uesto fenomeno che si lega alia induziono chiamata dal Matteucci assialc, dove senza dol)bio pro(lursi attcora quando si eolloca una pila nel c i r c , i t o ; e secoudo ('he la votazione, si ell'ettua sotto l ' i n l l u c n z a delia covrente o t h e si ol)bliga l ' a p p a r c c e h i o a p v e n d e r e un movimento opposto, l'inteasit~l dclla e o r r c n t e diminuisce o a u m e n t a un poco. Qttesta modilicazione della forza dc!la eort'entc 6 t)ermanente sin che si m a n t i e n e la r o t a z i o n e , cssa non 6 un carlgiamento m o m e n t a n e o collie nei casi p r c e e d c n t i . 5 o. L ' a t t v a z i o n e che una calamita p e r m a n e n t c e s e r c i ta sul ferro dolce non pub classificarsi rigorosamente nella stessa categoria di fatti, perch6 non si a d o p e r a una c(,rrent e . e l e t t r i c a ; n o n d i m e n o v i h a mm gvande analogia tra le vaviazioni del maguetismo in questo c a s o , e le vaviazioni di i . t e n s i t h della c o r r e n t e nei casi I ) v e c e d e n t i , Se la c a l a m i t a l~ermanente si ciceonda con an' e l i t e di cui lc estremit'h sie1|o in c o m u n i c a z i o u e con an g a l v a n o m e t v o , al inomento in cui uu' armatuva 6 a t t i v a t a , si osserva una corvente t e m p o . l'~lllea, di cui il senso 6 Io stesso di quella t h e p v o d u r r e b b e ttna diminuzione di m:~gnetismo della ~'alamita ; quando si slacca 1' alqllatuva, la c o r r e n t e 6 di scnso c o n t r a r i o , come se vi fosse stato un anmento di m a g u e t i s m o . Qm;sti fatti si possono r i g u a r d a r e come aria confcrma della ieggc a n n u n c i a t a . 6 ~ Ua caso clio riusciva etll'iOSO ad esalnillat'e 6 qttell() del magnetismo di r o t a z i o n e . Si sa t h e a l l o r q u a n d o si fa /ill'are r a p i d a m e a t e uua sl'et'a di rathe ira i p o l i di Ull;i clot-
209 tro-cal~mita, si sviluppano nella sfera correnti d' induzione che oppongono una resistenza notevole alia rotazione. II moto della sfcra di rame ~ sempre contrario a quello the le forze provenienti dalla calamita tendono ad imprimerle; ma queste forze non sono generate t h e quando ha luogo il movimento. Se in questo caso la Icgge fosse :mcora applieabile dovrebbe verificarsi un aumento t)ermanente della intensit'h della corrente sin the la sfera 6 in rotazione. Le esperienze sono dillieilissime per varie ragioni; ecco intanto i risultati cite se ne sono ottenuti. Allorch6 si pone la sfera in rotazione, insino a the la sua velocith s i v a accelerando, si sviluppa una eorrente d' induzione, la quale si aggilmge alia corrente primitiva ; quando il moto della sfi~ra 6 uniforme la intensith 6 la stessa che se la sfera fosse immobile; infine quando la rotazione si rallenta, la corrente s ' i n debolisce un poco. Oueste variazioni d e l resto sono poco considerevoli. Questo caso non rientra quindi nella regola ot.d i n a r i a , cio che si spiega per la ragione the non pub ammettersi the la c o r r e n t e produca realmente un lavoro meccanico: essa agisce come u n a forza che stringerebbe n n freno; la resistenza t h e prova la sfera 6 analoga ad ~tn attrito, e la forza meceauica consumata da q u e s t a resistenza si converte in calore seeondo la esper~enza del sig. Foucault. II sig. Sorer nella sua prima Memoria, ha in seguito esaminato le formule date da Jacobi relativamente ai motori elettrici, applicandole al caso in cui si fa l)rendere alia macchina un movimento inverso, eio6 dando alia velocith un valore negativo. Egli mostra che i risultati, che secondo quelle formule dovrebbero ottenersi, sono in contradizione con la esperienza. I1 sig. Mari6 Davy il quale avea gih eontestato la 10ro esattezza, indicava due elementi trascurati nel calco1o, cio8 l'energ~a propria ai conduttori e l'energ'm the pro9 iene dall'essere i eonduttori ravvolti a spirale, di guisa t h e le spire agiseono per induzione le une sulle altre, A questi due elementi I'A. ne aggiunge un terzo, the 6 la induzione the la magnetizzazione deve produr, re ogni votta che si chiude iI circuito. AI momento in cui la corrente si stabilisce nelFol. FII t ~t,
2t0 le cliche di una macchina, il nucleo di ferro dolce the qneste circondano, si magneti~,.za e qaesta magnetizzazione sviluppa una corrente d'induzione energica, in sense opposto alia corrente primitiva. Quando s'interrompe il circuito, la smagnetizzazione tende a produrrc una corrente d'induziono diretta hello stesso sense; ma cssa non pub propagarsi, perch6 il circuito ~ interrotto. I due effetti dunquc non si compensane. I1 Sorer ha eseguito tre diverse esperienze che indicanQ chiaramente che si debba tener conto di siffatta azione, Ma la parte pi/J impovtante del sue lavoro 6 quella the forma il soggetto della seconda m e m o r i a , cio6 interne al calore the svolge quella parte dei circtdto ehe esev. eita an" azione esterna. Essa ha date occasione ad alcune importanti osservazioni dcl Prol: C~ausius, il quale ha mostrato the i fenomeni quail si presentano in questo c'lso, sono al tntto conferral alle leggi gi'5 note interne alle f~rze the sono in azione in un circuito elettrico. 11 Soret ha i,l seguito meglio spiegato la sua maniera d' interpetrare i t'enomeui, e procurato di mostrare the pet' quanto differisca in apparenza da quella del Professore di Zurigo, conduce in fine ai modesimo risultato. Egli si 6 proposto da prima di studiare seil lavoro esterna della correntc 6 una trasformazione di una parte del calore the si sviluppa in quella porzione del eircuito the esercita l'aziono induttiva o in altri termini s e i l lavoro estcrno ~ l'eqaivalcnte della diminuzione di calore the in esso ha luogo. Siccome in un circuito the esercita un' azione esteriore av~engono notevoli cangia)nenti e la intensith della sua corrente diminuisce, non si possono paragonarc gli effeLti c a lorifici di due correnti ehe hanno ia medesima intensith, ma di cui l'una non produce alcun iavoro estcrno, e l ' a l Ira e~rcita nn' azione esteriore. Egli adnnque adtq)era due circniti al tutto aguali in ciascnno dei qnali sia tin' elica, the in uno dei due citcuiLi produce un' azionc induttiva sopra un eilindro di fcrro dolce, mentre nell' altro non eser. vita alcun'azione induttiva, ed esamina la qnantith di calore sviluppata helle due elici, quando la correntc the tra.~crsa i due circuiti ha la stessa intensit~ ell'etti~'a.
2
I1
Le sue esperienze si possono dividere in due serie. La prima fatta con due calorimetri in o t t o n e , formati di due cilindri co,lcenlrici, entre i quail calorimetri, riempiti di essenza di trementina stavano le due cliche dei due circuiti. Siffatte esperienze, sicco,ne avvisa il sig. Soret, non crane ad'ti,te a risolvere la quistione, perch6 ciascuna volta the il ferro si magnetizza o si s m a g n c t i z z a , si producono delle c o l renti d' induzioue, le quail sviluppano una gran quantiti~ di calore the si comunica al c a l o r i m e t r o . Tuttavia egli ha creduto di poterne r i c a v a r e ; t ~ che il tale.re estcrno non 6 preso semplicemente al calore svelte nclla parte del conduttore cite agisce per induzione, l)eroh(',' I: effetto termico Ottenuto nel ('alorimetro oh6 conticm; il li~rro d o l c e , (~ notevolmente maggiore t h e nell' a l t r o ; 2% the il lavovo pvodotto dalla corrcnte pub essere considerevolissimo, e infatti l'eccesso di calore rivclato dal calorimetro si cleva ad ~/s del tale re caicolato. La seconda serie di esl)ericnze 6 stata fatta con calovimetri di v e t r o , cot quail , dope avere eliminate ntllnel'os(; cause di ervori, the r e u d o t l o [' esperienze molto delicate, 6 pe~'venuto a un restdtato iLegati~:o ; ossia (:he il rapporto della qttantitii di calore svil.upp'lto helle due eliche, non 6 modi[icare, allot'cliO tl.na di esse produce uu' azione esteriore. Come risultato, dei f;ttti e delle considerazioni precedenti egli ha dedotta la seguente conchisione : r |' insieme di queste esperienze mostra che al!orquando una corrente genera un lavoro esterno non si osserva una diminuzione equivalente di calore nella parle del circuito C|le produce qucst'azione, ma non si puo ancora concludere the non vi sia indebolimento gcnerale calorifico ill tuttO l'iusieme del circuito, compresavi la parle agentc )). Dcl resto ( p r o s e g u e l':~,utore ) i o passe ad indicare la ipotesi chc mi sembra pifi probabile rclativamente a questi fenomeni, bench6 non possa appoggiarla ad aicun fatto sperimentale. Cio6 che allorquaudo una corrente esercita un'azione csterna, le cose p r o c e d o n o , come se si aumcntasse la resistenza galvanica della ltarte del circuito the agisee pcr iaduzione, con questa sola differcnza chc l'cffctto tcrmi-
212 co dovuto a questo aumenlo di resistenza invec.e di l)ortarsi suila parte induttrice si porta sul corpo indotto. Per far eompreudere bene ii mio pcnsiero supponghiamo due circuiti discontinui identici dc| tutto, composti ciaseuno di una piia e di un conduttore di cui una partc 6 avvolta a spirale. Se queste diverse parti sono perfettamente simili, le due correnti avranno la mcdcsima intensith, la quantith di zinco disciolto nelle due pile sar'h la stessa, si avrh la m e desima quantith di calore svolta nolle due pile e nei due conduttori, inline il rapporto degli effetti termici prodotti ncll'elice e nel resto del conduttore sar'h lo stesso nei due circuiti. Ora introduciamo un cilindro di forte dolce nell'elica dcl primo eircuito, la corrente sarfi indebolita ; poi diminuiame la conduttibilith deU'elica del secondo circuito, elevando per esempio la sua tempcratnra, sine a the la intensith della corrente sia uguale a quclla del primo circuito: alh)ra, secondo la mia ipotesi, la quantit'h di zinco sciolto s'ar'k aneora uguale nolle due pile, le quantith di calore svelte saranno ancora le stessc neUe due pile e nolle porzioni di circuiti the non agiscono per induzione; la sola differenza sarfi ehe il rapporto degli effetti termici prodotti nell'elica c ncl resto del conduttore diverrh pifi grande ncl sccondo circuito, perch(~ si sa c h e l a quantith di calore svelte 6 proporzionale alia resistenza. Nell' altra elica non si avrh aumcnto di calorc, perch6 l'aumento di resistenza non proviene da cangiamcnto helle propriqtfi del file couduttore ma dall'azionc di un corpo esterno; 6 duuque sopra qucsto cori)o che si porterh l'aumenta di calore. Si veda che questa ipotesi 6 conforme ai fatti conosciuti sin era: la somma del layore interne e del lavoro esterno sarcbbe equivalente alia quantith di calore gcncrata dall' azione chimica; l'azione estevna si produrrebbe a spese dci lavoro interim; la intcnsitfi della co['rente subirebbe una diminuzione; infine non si osservercbbe alterazione nel rapporto degli effetti termici della parte agente del circuito e di u n ' a l t r a parte dcl conduttore >>. Altrove l'Autore aggiunge, che l'assimilazione di una corrente di cui l'azione 6 indcbolita perch6 agisce sopra ua
213 pezzo di ferro dolce, caso che si 1)re~enta di ['reql~ente, cori un'altra correute affatto uguale, iudebolita da un'anmen{o di resistenza, non b, rigorosa. Perch6 set)bene le due correnti possauo avere la stessa intensith media, cio~ produrre la stessa deviazione nell'ago calamilato, pure esse non passano i)er le medesime fast d' intenslth ; per 1' assoluta esattezza hisognerebbe supporre c h e l a resistenza del secondo circuito sia periodicamente aumentata, in g , isa da mantehere a tutti i momenti la ugt~aglianza d'inteusith. In questo caso i fenomeni, sarebbero idenficamente gli stessi, salvo the vi sarebbe maggiore sviluppo di calore della seconda correnle helle parte in cut la conducibilith 6 stata diminuita. Siffatte ricerehe del St)vet hanno dato luogo alle osserv'lzioni del Clausius, il quale ha mostrato, ehe ailorquan(Io la intensit'3 della eorrente 6 diminuita per cause di un'azione esteriore che essa e s e r c i t a , tutto avvieue secondo le leggi dinamiche geueralmente ammesse, ed in ispecie ehe posta la dimiuuzione d'intensith della eorrente, l'azioue chimica, che deve anch'essa diminuire~ rimane proporzionale a tale iotensit~, e d i i caiore svolto dalla eorrente indebolita 6 quello che dev' essere secondo la legge ammes,~a geueralmente, 1)la comb l' azione ehitnica diminuist'e nella ragione semplice della diminuzione d' intensit'3, e il calore in ragione del quadrato, ne viene c h e l a uuova quantith di calore 6 troppo piecola per essere l' equivalente dell' azione chimica o~ia del lavoro motore, e vi ha quindi un eccesso di lavoro motore cite dev' essere uguale all' azione esterna. Mentre quando non v' ha azione esteriore la corrente prende naturalmente la intensith the 6 converfieute, onde il calore svolto, cite 6 l'equivalente del lavoro resistente, il quale rimane tutto entro il circuito, sia uguale al lavoro motore. Riprodueiamo fedelmente il modo in cut Clausius dichiara questi fatti. Sia a l a quantith di zineo sciolta in un ele~nento galvani~ co eorrispondente ad una corrente che ha l'unit'3 d'intensit~l nell'unit!~ di tempo, se Z indica la quantit'3 di zinco seiolta nel-
1' mfil:~ di tempo in una pila di ~) elementl, in eui r intensit!, della covt'ente sia I, avremo (t)
:
anl.
Le allre azioni ehimiche ehe aeeompagnano la soluzione del]o z i n c o , dill'eriseono secondo i differenti elementi galvanici, e lo stesso avviene quindi del lavoro impiegato negli elementi. Sia e i l la~oro impiegato per ogni unil'3 di peso di ZilleO, quantith di lavoro variabile secondo la s p e cie degli elementi, e maggiore p. e. in un elemento di Grove the in uno di Danieil. Sia inoltre W il lavoro totale impiegato in tutta la pila durante la uniti~ di tempo quando la eorrente ha la iutensith I; allora si avrh (2)
W
=
eZ -~- a e n l .
II calore I1 ehe ~ svollo dalla stessa eort'ente ~ determinato dall" equazione (3) It = A ! i~ nella quale i significa la resistenza totale del circuito, e(l A 1' equivalente di cah)re per l'unitll di iavoro. Ouando un circuito ehe eontiene una l)ila galvanica ~ posto in condizioni in cui non risente e non esevcita aleuna azione est,wiore, la eorrente prende la intensit'3 necessaria perch6 il calore svolto sia l'equivalente del lavovo impiegato. Quindi se Wt ed I1) sieno i valori speeiali di W ed II che eorrispondouo a questo caso, si potr'h determinate il valore di I~ perch6 si avrh
(l) (5)
H~ =-= AW~ ossia Atll t ~ A a e n l I f~C)t
(6)
I, =--
l
"
La quantit'~ a e n , 6 cib the ordinariamenle si chiama la forza elettvo-motvice.
217; Supponghiamo ora ehe ta correnie i)roduea un lavoro Csterno e the percib la sua iutcnsith dimiaulsca dl i, ossia divenga I -.----- I~ ~ i, Aliora sarit
(7) (8)
W ~ ne~t ( l , - - i ) H -~- AI (1 t - i ) ~
ossia
.--A( Zl, ( ~ , - ~ ) - . o , - ~ ) t
.
Sostituendo nel primo termine pet" Ij il suo .talore, si ottiene
H = A(
aen ( i , - - i ) - - i i
O)
(I,--i) }, e qui,,fli per la (7)
u--A ( w - .
(,,-i)},
Si vede da cib che il calore svoito ~ troppo piccolo per essere equivalente al lavoro impiegato. L' eecesso di quesl" ultimo ossia la quanfith li ([~ ~ i) rappresenta quella parte di lavoro motore che s'impiega nel tavoro esterno ottenuto, Dcl pari nel caso in cui par una influenza esterna la intensith della cot`rente 6 aumeutata, il caiore svolto sorpassa il lavoro impiegato. Non ~ mestieri d'altro in questo caso che d'introdurre i col segno positivo, cib che in hmgo della (9) dh
(lO)
lt-~ h I W q-li ( I ~ q - i ) I "
Se il clrculto nel quale la corrente i 6 indotta~ non con-, liene una sorgente propria di corrente, bisogna fare W ~ 0 e l ~ O , clb che cangia l'ult|ma equazione in H ~-~
All 4
elm (': la stessa equazlone per la corrente Indotta the la (3) per un'l corrente qualtlllqite.
~uesta spiegazione dei canglamenti ehe avvengono in nn.~ covrente che produce un'azione csterna 6 semplice, e non implica alcuua contradizione alle leggi generalmente ammesse intorno alle corrcnti. 11 sig. Soret ha voluto mostrare chc il modo da lui indicato per dichiarare i fenomeni, concorda in fondo con quel1o dei Clausius e conduce allo stesso risultato. Indicando con x l'aumento di resistenza che si de.re prodin're nei secondo circuito onde diminuire della quantith i la intensitb della corrcnte, si ha la p r o p o r z i o n e I~: l,--i:
:,l-'r
;~ : I
da c u i s i ~ ' i c a v a
il e per la quantit'a di ealore h dowlta all'aumento ,~ di resistenza
h-~-A;~(1,--i)~-~-Ail(l,--i)
;
-t-W'=li(l,~i);
qucsto valore di h traducendosi nell'altro circuito in un' azione esterna, coincide col valore dato da Clausius. Tuttu sta dunque nel verilicare l'esattezza di qucsto valore dell'azione esteriore c(wvispondente alia diminuzione i nella intensit'h della c o r r c n t e , il che si propone di esaminare il sig. Sorer in espericnze ultcriori. B'altronde la coincidenza dci resultati 6 necessaria, d a p poieh6 il sig. Sorer avcndo supposto che l'amnento di resistcnza del circuito diminuisca la intensith I~ della corrente della quantitil medesima di cni la diminuisce I'azione esterna, il calorc che d I'cquivaleute di questa rcsistcnza Z dcv' c s sere del pari I'equivalente dell'azione esteriore. Cib non pcrtanto il paragone tva una eovrente d'intcnsith I ~ i che produce un'azione esterna cd una corrcnte d'intensith l~--i che ~ helle medesime condizioni di circuito ma in cui non havvi azione esteriore ma in vece una maggiore resisteuza interna, non pare adatta a rappresent'wc i t'enomeni quali in fatti avvengono. Essa non sarebbe in tinc the nna somiglianza di effctti tra i due circuiti, anzich6 una x,e-
ra spiegazione di eib the dcbba accadere nel circuito che cscrcita l'azione induttiva, ma havvi tra i due circuiti la diffe,renza essenziale, che mentre in quello di resistenza l ,=-). la corrente prcnde liberamente la intcnsit.~ I I - _ i di guisa elm il lavoro resistcnte interno (lel circuilo sviluppa ,ma q u a n lith di calore cquivalentc all'azionc chimica impieg:~ta, nell'altro in cui la corrente prende la intensit~l l , r - i per el2 fctto dell'azione esterna, non vi dev'essere equivalenza tra la quantitil di calore sviluppato ncll' interno del circuito e rintero lavoro impiegato dall'azione chimica, ma in questo caso il calore nell'intcrno del circuito sarll cquivalente al lavoro impicgato, diminuito dcl lavoro csterno p r o d o t t o . II paragonc tra le c o r r c n t i d'inteusit'~ Ii the non p r o duce alcun lavoro esteriore c quella d'intensith [, ~ i ehe l)roduce un lavoro esterno, pub bene ottenersi come si seorge dalle formale del Clausius e non v' ha quindi ragione di stabilire il coufronto tra i due circuiti d'intensit'~ I~ - - i sovraccennato. II sig. Soret nelle sue osservazionl alia nota del Clausius ha discusso quattro diverse ipotesi the si potevauo porte innanzi a spiegare i fe,nomeni di cui d quistione. Non ci fcrmcremo a discutere intorno a quelli the cgli rigetta, perch6, non conducono ad una spiegazione soddisfaeente,, o s o n o ir contradizione alle leggi dinamiche pifi volte acccnnate. Ouclla che egli dichiara scmbrargli la meglio fondata ~ la t c r z a , cio6: che il lavoro esterno sia preso alrinsieme del circuito, di modo c h e l a leggc di proporzionalitfi dcl calore al qua. drato dell' intensith della corrente si vericherebbe in tutte le parti del c!rctfito~; m a i l calore non si ripartirebbe nellc dil2 fcrenti patti dclla c o r r e n t e , di tal guisa che la totalith dcl calorc sia equivalente al lavoro impiegato dall'azione chimica. Chiamando I' la resistcnza della parte del circuito the non agiscc per induzione e che 6 principalmente composto dalla pila, e w' il lavoro corrispondente a questa parte della corrcnte; l" la resistenza della p a r t e del circuito che agiscc pcr induzione, e w" il lavoro col, rispondente, cosicch5 i = - l ' - t - l " sarebbe la resistenza totale del cireuito e w'-+4v" il lavoro interno della corrente the riescc uguale a W q~mndo Vol. VII"
I,~*"
e.ssa non escrcita a l c n n ' a z i o n e c s t e r i o r e . In tal case w' - -
W/' 1
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e, w" ---=----~- ; m e n t r e nel case della corrente t h e esercita nn'azione e s t e r n a non si a~'rebbe " w ' ~
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n(,' w " ~ -
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W/"
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(,~uesta m a n i e r a d ' i n t e n d e r e , non solo 6 fondata ma +'., e v i d e n t e . 11 lavoro estertm W ' dovendo esscr tolto al lavoro impiegato d a l r a z i o u e chimica W si avr'3 w ' - - f - w " ~ W - - W ' e dovr5 aversi w ' ~ ('W-W" ' ) / ' . ,, l
( w - - w F)/Ir l
E riesce del pari evidente ehe la quantit5 di l a v o r o r e sistente del eireuito i n t e r n e essendo w' + w ...... W W' d e v ' e s s e r e il sue equivaleute in c a l o r e II =
A ( W - - W'> = A [
W--ti(I,--i)],
siccome risnlta dalla
formula (9) del Clausius. 11 sig. So,'et c o n c l u d e t h e p e r isplegare questa c o n v e r sione di forza si 6 posti fra tre a l t e r n a t i v e : o a m m e t t e r e ehe il calore svelte non 6 p r o p o r z i o n a l e al q u a d r a t e della intensitil della c o r r e n t e , o a b b a n d o n a r e la legge della p r o p o r zioualit:~ della intensith a l l ' a z i u u c chimica, o rinnuziare a q u e s t ' a l t r a ledge vera p e r ie c o r r e u t i o r d i n a r i e , che il c a lore in una parte del circuito 6 al c a l o r e totale svelte d a l ] ' a z i o n e chi:nica, come la resistenza di questa l)arl, c dcl circuito 6 alia resistenza totale della c o r r e n t e ; e credo t h e fra le tre si d e b b a scegliere questa ultima alternativa. Ma questa eonclusione non ci pare fondata. Prima il 1)c La l{ive, e poi il sig. Favre con le sue va,'ie e belie spericuz e , hanno mnstrato ehe le quantit[~ di cahwe swdto nella pila e nel c o n d u t l o r e t h e ne riunisee i poli s o n o COmlden)enlarii l'una dell'atl.ra, e danno una somma costante; r i p a r t e n dosi in varia p r o p o r z i o n e tra le due p a t t i del circuito a seconda la lore relativa resistenza. Questa somma c o s l a n l e ha un valore uguale a quello del c a l o r e svelte d i r e l t a m e n t e d a l l ' a z i o u e chimica, allorch6 la c o r r e n t e non esercita alcnn lavoro e s t e r n o . M a i l sig. i"a~re ha esaminato anche il case della c o r r e n t e t h e passa a
h'averso un elettromoLore che compie il circuit(), il quale ?~ posto in movimento e solleva un p e s o . In questo caso la sum, ma del e a l o r e svolto nella I)ila e n e l l ' e l e t t r o n l o t o r e , r i m a n c inferiore al c a l o r e chc 5 i ' e q u i v a l e n t e dell" azione chimica. t o , a l e , di una (luantit'l t h e i, l'e(luivalen/e in calorc dei l a voro m e c c a n i c o esegaito d a l l ' e l e t t r o m o t o r e . Non vi ha dunqtle alcun'l .l(.,.,..,' da a b b a n d o n a r e ; la legge dimostrala d a l l ' e sperienze/~, t h e il c a l o r e totale svolto d:dla c o r r c n t e nell'inl e r n o del circuito, sta al c a l o r e svolto in una delle sue parti, come la resistenza torah', sla alia resistenza di quella p a r t e . L ' a l i r a legge che p r o v i e n e dal p r i n c i p i o di equivalenza 6 , t h e il lavoro resisteute dev' c s s e r e ilgil:|l(~ al lavoro motore, e che p e r b il c a l o r e svolto nell'intt~rno del ch'euito aumentaro d e l l ' e q u i v a l e n t e in cah)re d e l i ' a z i o u e esterna eseguita dalla c o r r e n t e , devono d a r e una summa uguale al calore t h e 6 i ' e q u i v a l e n l e dell'azione, ehimica e (:he s a r c b b e da cssa svolto d i r e t t a m e n t e . Ora, siccome innanzi 6 stato mostrato, queste leggi si ve.rific.ano nel caso in que.stione, e le formule del (ilausius ne d a n u o la p r o v a . ll sig. Lerou.x ha i n t r a p r e s o a studiare in un modo g c n e r a l e i fenomeni di cui il Sorer nella sua Memoria non I r a t t a che un caso p a r t i c u l a t e . Di questo suo nuovo lavoro danno un brevissimo eenno i Comptes rendas de l'Acaddmic des Sciences dcl Sett. 1857 che qui r i p r o d u e i a m o . E diviso in due parti delle quail la prima s ' i n t i t o l a : A p -
2~lieazione dcl principio della conser~)azione del hworo a divcrsi fenomet~i d'induzio~te, e particolarmente al cominciamenlo ed alia cessazione di u~a corrente eletlrica. L' h u t o r e comincia col (( d i s c u t e r e le condizioni di una (( esperienza t h e pub esscr fatta nei modo seguente: si p r e n r de uu g'dv:mometro s e n s i b i l e , una coppia di B u n s e n , ed (( un" elica di resistenza pl;esso a poco ugualc a quella del (( galvanometro, e p e r mezzo di nn a p p a r e c c h i o speciale si fa (( passarc una c o r r e n t e ncl circuito pe.r uu t e m p o cortissimo (( e semi)re lo stesso. Si mis~trano le deviazioni impulsive ~; d e l l ' a g o , dol)o avere, o p e r a l o con I ' e l i c a v u o t a , vi si c o l (( lo(::l un'asta di t a m e t h e p r o d u c e appena un'l d i m i n u z i o he. di ,~) nella i:upulsioue, poi uu' asta ugualc di fcrro dol-~
'2,20 (< ce (:he la diminuisce quasi di met'h; l ' a z l o n e dell'acci:ljo (( ~'~ mcno e n e r g i c a chc qaella del ferro d o l c e . (( Io discuto varie sl)icgazioni di questo geneve di fcno(( m c n i . La piu g e n e r a l m e n t e ammessa ~ quclla della ineguaq glianza delle, azioni d e l l e c o r r e n t i indotte sopra l ' a g o ca(( l a m i t a t o . Ouanto al p a r a g o n c delle e x t r a - c o r r c n t i alia cor~( r c n t e principale, siffatta quistione c~ passata sino al p r e s e n (( te p e r cos'l dire inosservata, l)opo a v e r e stabilito la insuf( ficienza delle t e o r i e attuali intorno a questi f e n o m e n i , io (( c e r c o di a b b r a c c i a r l i in principj g e n e r a l i . (( II lavoro non si c r c a n~ si p e r d e ; ecco la base dei miei (( r a g i o n a m e n t i . Pet' me r e l e t t r i c i t h d un movimento come (( la l u t e , e come il c a l o r e . 11 movimenlo elettrico snl)isce di(( verse t r a s f o r m a z i o n i , lavoro m e c c a n i c o , calorc, luce, azio(( ni chimiche ec. II lavoro di questo movimento dcve t r o (( varsi in tutte le sue trasfornmzioni. (( In q u e s t ' o r d i n e d ' i d e e t h e cosa d la p r o d u z i o n e di una c o r r e n t e ? E la eomunicazione di uno stato di movimento nelle molecole di questi corpi ed anche dei c o r p i (( vicini. E una sorgente finita di lavoro t h e agisce. A b b i (( sogna quindi un t e m p o finito I~ p e r questa comunicazione completa. tIT (c I1 r a p p o r t o ~ T cssendo il lavoro impiegato nella c( s o r g e n t e , varia ad ogni istante da t ~ o a t ~ t~, in virtfi della inerzia delia m a t e r i a e dei legami che si d e b b o ~( no c o n e e p i r e tra le molecole del c i r c u i t o . Ouesto r a p dq' (( p o r t o ~ non c~ altro t h e la intcnsit'~ variabile della c o r r e n t e . (( Ouando la e o r r e n t e d u n a volta stabilita, questo ral)porto 6 e o s t a n t e . La intensith media della c o r r e n t e durantc il c( tempo t~ sarh la m e d i a dei vaiori da t :-= 0 sino a t = t~. Ouesta media ~ e v i d e n t e m e n t e piu piccola del valore di dT ~ che c o r r i s p o n d e al completo stabilimcuto della c o r rente. (( E s t e n d e n d o alia c o r r e n t e d u r a n t e il suo stabilim~;nlo (~ le l%~t cite reggono la sua intensith p e r m a n e n t e , si pub
~ r a p p r e s e n t a r e il fenomeno, dicendo, ehe durante il periodo t, (( il circuito ha sul)ito un aumento di resisteuza. Sia r questo (( a m n e n t o , n o i l o c h i a m e r e n i o resistenza dint~mica l)er con(( tral)pOStO alia resisteuza cousi(lerata abitualmente t h e chia(( m e r c m o statiea. Vi ha resistenza d i u a m i c a tutte le votte (( che lo stato dcl circuito non 6 1o stesso uci diversi e l e ~( meuti saccessivi dcl t e m p o e o n s i d c r a t o . (( Noi r:~giolfiamo sulle resistcnze dinamiehe come sulh; (( resistenze statiche e d i c i a m o : se T O 6 il lavoro che circoq l c r e b b e d u r a u t e "l'unitfi di t e m p o , la rcsistenza essendo (( l, il lavoro i m p i e g a t o d u r a u t e il tempo t~ dallo stabilimcn(to
della c o r r e n t e , sarh
T~ : , cspressione in cui ZR ).;R -t- r (( r a p p r e s e n t a le resistcnze statiche del circuito. Questo la(( w)ro si sarh distribuito helle dill'erenti p a t t i dcl circuito (( prol)orzionahnente alle Ioro r e s i s t e n z e , la p a r t e r c l a t i v a ((alh) s t a b i l i m e n t o della c o r r e n t c r i m a n e dissimulata n e l sisterna; se v' ha un' elica ehe c i r c o n d a del ferro dolce ess a n e p r c n d c ia piu gran p a r t e . Ma noi la ritroviamo sot( to forma di e x t r a . c o r r e n t e d i r e t t a , al momento della i n t e r (( t'uzione del c i r e u i t o . << Al punto di vista del lavoro, la somma di questc due r c o r r e n t i 5 piu piccola t h e la c o r r c n t e allo stato I ) e r m a (( n e a t e che I)aSSa d u r a n t e lo stesso t e m l ) o . Si pub dame. (< diverse ragioui, lo discuto quelle che si danno del riscalq d a m e n t o p r o d o t t o in questo c a s o , che in tutti i modi p r o r duce una p e r d i t a di l a v o r o . (( AI m o m e n t o in cui la r o t t u r a ha luogo pub esservi una (( scintilla; questa 6 una nuova resisteuza clle s ' i n t r o d u c e ncl (( circuito e c h c viene a m u t a t e la d i s t r i b u z i o n e dcl lavoro (( nolle sue differeuti p a r t i . Risulta da cio t h e nclle m a c c h i n e in cui si wlolc flu" (( p r o d u r r e alia elettricith il massimo effetto utile possibile, bisogna cvitare i caugiamcuti di senso trol)po f r e q u e n t i , (( le sciutille. S c c o n d a p a r t e - - Applicazio~i di considerazioni ana-
loghc alle precedc~ti alla tcoria delle ~nacchine elettro-mar cjuetiche, ed alia riccrca del loro massimo effctto utile.
(( [o co,uincio dal richlamare l ' e s p e r i e n z e del sig. Jonle ,'t ,~ proposi[o dcll'equivalcnte meccanico del calove ; quelle del (~ sig. F a v r e sulle c o r r e n t i i d r o - e l e t t r i c h e . 1o richiamo ancora (( che ho fatto v e d e r e l)e.r mezzo di un:t macchina magneto(( elettriea potente, c h e s e si osservasse io svolgimenlo di c a ~( lore prodotto in una parle del cireuito allo stato di r i p o (( so e si calcolasse secondo le leggi note ( E. Becquerel, Jou(~ le ec. ) il calore I)rodotl.o nel circuito totale, e t h e si (:omq pavasse al lavot'o m e c c a n i e o impiegato, si t r o v e r e b b e un ~( numcro un p o ' t r o p p o forte p e r espri,nere. I ' e q u i w d e n t e (( meccnnico del e a l o r e . Questa circost:mza d i p e n d e da cib q t h e le scintille e le smagnctizzazioni assorbiscono una cer(~ la frazione di l a v o r o . (( 1)all'insieme dei fatti conosciuti, io (,redo p o t e r fare (( uscire con uua c e r t e z z a quasi assoluta i principj seguenti: Alloreh6 un eircuito ha p a r t i in moto o 5 travers:,.t.,) (( da c o r r e n t i d i s c o n t i n u e , ovvero t h e ]e due cose h a t l a o r h,ogo insieme, Ic diverse patti di quesl, o circuito ( io p a t i o ,( del (:ircuito stesso e non dei corpi vicini ad csso ) si seal(( darJo COllie se e$so f o s s e immobile, la c o r r e n t e fosse con~( tinua e se essa avess(', la medesima intensil, h chc possiede (( allorquaudo 6 d i s c o n t i n u a . (( 11 movimento di una p a r l e del eircuito ( m o v i m c n l o (( n e c e s s a r i a m e n t e a c c o m p a g n a t o da tin l a v o l ' o m e c c a n i e o ) ~< ovvevo la discontinuith della c o r r e n t e , fa nascere una ~< resistenza s p e c i a l e t h e noi chiamiamo resistei~za d i n a (( m i c a )).
I1 sig. L e r o u x in alcune recen{i esperienze ha dato u n ' a l Ira d e t e r m i n a z i o n e d e l l ' e q u i v a l c n t e mec(:anico dcl cab)re, p e r mezzo di un a p p a r e c e h i o m a g n e t o - e i e t t r i c o , nel quale come in tutti i congegni di siffatto g e n e r e una forza meccanica motrice si trasforma in elettricilfl. Il suo apl)arecchio si compone nel seguente m o d o . Sopra un a l b e r o di ferro sono disposte dae ruote di b r o n z o , delle qu:di eiascuna p o r t a alia sua c i r c o n f e r e n z a sedici hol)ine. Ciascuna
o23
h e , allo stesso tempo si possouo trovare ognuna dinauzi ad uu polo di calamita. Le bvbine si compongono di un cilimh'o vuot~, formato (la una lamina in ferro ,'ipi('gata, ma di cui i bordi uon si riuniscouo, a fine d ' i u t e r c c l t a r e le correuti d" iuduzioue tn.o~ dotte alia Snl)m'|icic dcl fm'ro stesso c t h e producono uu ritardo uclla smaguetizzazion(;. Sopra ogni b o b i n a , s o . o avvolli quattro fill di ram(: uguali ed isolati l'un dall' altro nclla loro lunghczza, ma riuniti alle loro cstremith, ,~veuti un diam(,tro di lmmd. La rcsist(:nza dell' insicmc, ~: stata tro,:ata cquivalente in m c d i a , a qu(,lla di ,1,1 mctri di filo di rame puro di tram in diamctro. Ora in una mac(:hina m a g n c t o - e l e t t r i c a , una parte del ]avoro assovbito ~ impiegata spccialment(; nella produzionc della c o r r e n t e . Se infalti si pone in moto il c o n g e g n o , rimanendo apcrto il c i r c u i t o , la persona (:he (:omunica il moto non (love .vinc(:re una grand(: rcsistenza ; ma qucsta rcsistcnza divienc scnsibilmentc maggiore, appcna si riuniscouo le cstremit'~ dcl filo (:m)giuntivo. La produzionc d(:lla c m ' r(:nte q u i n d i , richicdc l'impiego di un dato lavoro m c c c a nico ; m a i l passaggio della ('or,'e,lte a traverso le bobinc cd il (',onduttorc interpolarc, genera una produzione di calorc, e questo c;dor(; prodotto 0 I' equivalm)tc d(;l lavoro meccanico iml)iegato nella pro(tuzionc della ('orrentc cleltrica. A dimostrare sill'atta cquivalcnza, il Leroux ha iml)iegato il metodo s(,guente. S('nza (:himlerc il cir(:uito si pone in moto la ma(:china; cd il lavoro passivo (:he si d c t c r m i n a , per una data vclo(:ith, misura h; resistcnzc dovutc agli altriti degli organi della ma(:(:hin'l e 1.~ forza iml)iegata nclla produzione di c(;rt(' corrcnti d' in(luzio.e g e u c r a t c , sia helle c a l a m i t e , sia nell(: massc di ferro dolce cc. lndi si chiude il circuito, nel qt)ale si trova un tilo a spiralc immerso dentro l ' a c q u a di un cah)rimetro, in (:ui si immcrge dcl pari un tcrmomelro d(:stinato a misurare l' elcvazionc di tcmpcratura prodotta dal passaggio d('lla correul('. Conoscen(lo il rap[)orto dclla ,'esisleuz'l del cir('uil.o It)talc a quclla della spirale, si pu/., calcolarc la quantili~ di
~24 calorc svolta in tutto il civcuito mediante l'l leggc di Joule, per la quale, posta la medesima intcnsith di corrcnte, ii calore the si svolge in un tempo d a t o , ricsce proporzionale alla resistenza del conduttore. Questa quantit'h di cah)re, l)aragon:~ta al lavoro meccanico impiegato, devc corrisponde.re al valorc noto dcll' equivalcntc meccani('o del c a l o r e . ]n una dell' csperienze, la macchina era posta in moto da una ruota a manubrio, munita della mauovella dinamometric'l di Morin. II lavoro impicgato a circuito apcrto con la veh)cith di 30 girl di manovella per minuto, era di 5,72 chilogv'ammetri ad ogui giro (ti manovella, corrispondcntc a quattro girl della macchina. Chiudendo il circuilo, 2~4 girl di manovella alia velocitfi iudicata, prodnssero nel ca!orimetro una clevazione di tcmperatura di t7~ richiedendo un soprappii~ di lavoro di /,,9 chilogrammetri ad ogui giro, cii~ the corrispondc ad un la~'ovo totale di 53t2 chilogrammetri: Er:mvi uel calorimetro 198r di acqua, c tettendo conto di lutte Ic corrczioni necessarie, il calore sprigionato ncl calo~'imetro si trovo cssere 3cal,342~05. Le resistenze misurate daratio per il circuito totalc t89,8 c per la spirale di platino (alla temperatura media della esperienza ) di 53,2 divisioni del reostata che ha scrvito ai sig. Ed ~ Becquerel per ]c sue spcrienze sulla conducibilith. La quantitfi di calorc 6 staia quindi di 3r
>< ~ _ _ ~ _ 1 1 c , 4 9 2 .
II quoziente del lavoro per questo numcro, dfi 462,22 chilogl'ammctri, come l' equivalente mcccanico di uua unith di calorc. In altre sperienze hi adattato uu tamburo ali'all)ero della macchina, attorno al quale avvolgevasi una fune, che traversando una puleggia fissata alia volta, portava alia cstrcmith ~t,~ peso the con la sua caduta produceva i[ moto della macchina. Si cominciava dal determinate il peso the poteva produrre con moto uniforme una w:locith di 60 girl ad ogni minuto, per csempio. Pot si chi(tdeva il circuito per mezzo di u n voltaimctro calorillco c o m e ncl (:aso precedente; si c e r cava il peso neccssario a mantcacre la medesima vclocith a
circuito ehiuso, e sl poteva quindi per differenza arrivare alia determiuazione del lavoro utile per ogni giro dell'albeto. Allora per mezzo di una ruota a mam~brio, facendo fare alia ruota un certo numero di giri sempre colla stessa velocit'3, si misurava il riscaldamento. In una esperienza I'atta con una spirale la cui resisteuza era di 1"/2,9 racchiusa in un caiorimetro contenente 22"/gr,r di acqua, si ottenne con le anaioghe misure precedentemente descritte, un vaiore deil'equivalente meecanieo del Galore rappresentato in chilogrammetri dal numero 469,27. Ed in un'altra esperienza fatta in condizioni analoghe, ma con una spirale pih forte ed in un calorimetr~o contenente ~.~0 grammi di acqua, il valore dell' equivalente meccanico risultb di 4~2 chilogrammetri. I tre ,~alori danno una media in numero rotondo di 4~;8 per l' equivalente meccanieo del calore, la elettricit'~ scrvendo d' intermedio. Questo numero diffcrisce pochissimo da quello determinato da Joule che 6 /~60. o.o.o.o~-Oo-or
gULL.t, 8hu
DI Q. SELLA.
Da Lettera al Car. A. Stsmonda letta nella R. Acaademia delle Scienze
dt Torino, |i 2 Marzo 1856.
I! sig. Dott. Gaetano Burci ha fatto dono al R. lnstituto tccnico di Torino di molti bellissimi minerali Toscaui, e fi'a essi di un esemplare di savite, che egli teneva dal sig. Bechi. Questo esemplare presenta degli aghi di savite in verita finissimi, ma tuttavia misurabili al goniometro, i quail souo associati all'analcismo ( P i e r a n a i c i m o ) - - Questi aghi (fig. 10 ) sono foggiati a guisa di prisma, il cui angolo sembra retto, e terminauo in una piramide composta di quattro faccie, the pajono %o-ualmente inclinate Ira i o r o . lndi nasce, che ii Dana nella sua Mineraiogia (t) appoggiandosi probabilmente (1) Dana, Mineralogy, 4 edit. pug, 516.