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N e i giorni 21, 22 e 23 g i u g n o 1973 si h s v o h o a M o n a c o di Baviera I'8. Kongress der Deu.*schen Diabetes-Gesellsc.baft. T e m a : Fu,nzione ormonale delI'intestino e /unzione insulate del pancreas umano, Relatore: R a p T I s S, - U l m / D o n a u L'azione di stimolo esercitata sul pancreas endocrino dalla serotonina, dalla gastrina, dalla pancreozimina e dagli estratti duodena~ rende ragione del pi~ marcato aumento dei livelli sierid di i n s u l i n osservabile dopo somministrazione orale di glucosio, aminoacidi o grassi che non dopo iniezione i.v. di qneste stesse sostanze. La secredna e la panereozimina rendono le isole di Langerhans maggiormente sensibili al gIucosio, con il risultato di una pi~t intensa Iiberazione di ormone. Cib si verifica anche in quei pazienti diaSetiei che non rispondono pig alia somministrazione i.v. di gtucosio, aninoacidi o tolbutamide. L'esis~enza di un meccanismo /-eedback tra insulina e secretina spiega come neI diabetico vi sia una condizione di ipersecretinemia. Tuttavia, perchd l'effetto insulino-liberatore della secretina e della pancreozimina possa realizzarsi ~ necessaria la presenza di nn pancreas esocrino et~ciente. In soggetti con ~sulticienza pancreadca, I'ipoglicemia insulinica non d,a luogo, come negli individui normati, ad aumento dei livelli sierid di glucagone. II meccanismo di quesfi mancafi effett~ ormono-liberatori non ~ stato ancora chiarito. Si ritiene che ta secrezione insuHnica indotta dat glucosio e dalla secretina sia mediata dai recettori ~-adrenergid; quella stimolata dalla colecistochinina-pancreozimina sarebbe invece mediata dai recettori ~-adrenergici. L'au_mento di concentrazione ddl'AMP cicl[co che consegue alI'inibizione della fosfodiesmrasi non influenza in atc,.tm modo la secrezione e la biosintesi ddFinstflina indotte dagli entero-ormoni. Gli ormoni intestinali ed il glucosio agiscono a liveIlo di sift differenti sulla cellula B. Gli entero-ormoni segnalano atle cellu!e insulari A e B l'av~enuta ingestione di alimenti, prima che i substrati pervengano al pancreas dopo essere stati assorbiti dalla parete intestinale. Ci6 spiega come anche nel diabetico che non risponde pi~5 d glucosio inietmto i.v. si abbia liberazione di insulina dopo somministrazione di glucosio p.o. T e m a : Altungamento delle catene degli acid~ grassi nei microsomi e nei mitocondr2 e
suoi rapporti con la gluconeogenes4 t'infarto del rniocardio e l'arterioscIerosi. Relatore:
POZ)~CK E. - G~Sttingen
L'A. formula nn'ipotes~ riguardo ail'aU,ungmnenm della catena degli acidi grassi nelta patogenesi deli'infarto deI miocardio e deli'arte~osderosi; egIi definisce altresl g!i enzimi mitocondriali e microsomidd (enoi!-CoA reduttasi con differenti massimi di attivit~) che intervengono in questo meccanismo. T e m a : Diabete mellito ed iperuricemia. Relatori: HAS SLACHEP, CH., W*}IL P . - H e i d e l b e r g Gli _A.A. hanao ese~ko il doaagg[o dell'acido urico (metodica enzixnatica) in 312 diabetici non selezionad, 217 dei quail di sesso femminiie e 95 di sesso maschile, rilevando valori medl di 4,46 e 5,08 mg/i00 ml rhpettivmmente (dif~erenza statisticamen~e signLqcativa). Iperuricemia stata riscontrata nel 23,7,% degli uomini e he1 15,8% delle dorme; in en~rambi i gruppi vi erano 2 casi di gotta manifesta. Nel 25% di tutti i pazienti coesis~eva iperazotemia: inohre,, la met?~ dei soggetti erano ipertesi. L'iperuricemia non h risultata correlata con l'eccesso ponderale. Rispetto ad un ~'uppo di controllo, la preva!enza di iperuricemia e di got~a non appariva maggiore nei diabedci. Sebbene ii ruolo dell'ipemricemia quale far,ore dd rischio aterogeno sia eaacora dubbio, gti AA. considerano mttavia utile la determinazione periodica dei tivelli ematici di acido utico nei pazienti diabeticL 1415
T e m a : Ricerche sulta prognosi a lungo termine del diabete. Reperti dopo 30 anni
di durata della malattia. Relatore:
ELSTERMAIS-N YON E L S T ~
F.-W. - Bad Oeynhausen
Su 225 diabetici (163 uomini e 62 donne; et~ media: 54,4 anni) con durata di malattia di almeno 30 anni, I'A. ha trovato 25 soggetti con fundus normale, 26 con retinopatia grave, 12 con rednopatia maligna, 15 con probabile nefropatia, 16 con neuropatia accertata, 33 con sospetta neuropatia, 65 con macroangiopatia. Questi rilievi sorprendentemente favorevoli trovano probabilmente spiegazione nel fatto che eccesso ponderate del 15% o pi~ era presente solo neI 10% dei cad, colesterolemia > 280 rag/100 ml nel 22% e triglieeridemia > 200 rag/100 ml nel 16,5%. Altri possibill motivi potrebbero essere rappresentati dall'impiego di lunga durata di insulina pronta (102 pazienti) o, forse, dall'esistenza di fattori di natura genetica (longeviva dei genitori). T e m a : Nani]estazione precoce di complicanze del diabete nell'et?~ infantile. Relatori: MARCKWORT H . J., SCHUMACHER R., KLUXEN M., SCHROD~ U. - B o n n Di 62 bambini e giovani diabedd esaminati (durata delia malattia: 9 mesi-10 anni), 20 sono risuhad, dI'esame oftat_mologico, affetti da retinopada incipiente, talora con presenza di microaneurismi. Gli AA. descrivono anche il caso di una giovane diabetica sedicenne in cui si ebbe la comparsa, dopo un anno dall'insorgenza della malattia, di una tipica r.ecrobiosis lipoidica diabe-
ticorum.
T e m a : Sulla cosiddetta soglia renale per il gtucosio. R e l a t o r i : GR.~FF~-ACHELIS CHIn, HEIMSOTH V. H . - E s s e n In 34 soggetti esenti da nefropatia e in 82 pazienti nefropatici, gli AA. hanno determinato l'eliminazione urinaria del glucosio per mezzo della reazione esochinasica. E stato possibile rilevare che, sia negli individM metabolicamente sani che in quelli con diabete subclinico, la soglia per ii glucosio si abbassa in misnra proporzionale al grado di compromissione della funzione renale. Nelle neffopatie che non si accompagnano a riteazione, la glicosuria rappresenta un indice della situazione ~icometabollca, come in assenza di malattie renali. T e m a : Determinazione enzimatica del glucosio urinario qua!e test di s c r e e n i n g per il ddpistage d d diabele subclinieo. R e l a t o r i : H~IMSOTH V. H., GRAFF~-AcHELIS CHR. - Essen In 34 soggetd metabolicamente sam e in 34 con OGTT patologico, gli AA. hanno studiato l'escrezione urinaria basale del glucosio (metodo dell'esocMnasi). Questa 6 risuhata significativamente magNore nei casi di diabete subclinico che nei controlli, sebbene i valori glicemici a digiuno non fossero significativamente diversi nei due gruppi. T e m a : Studio della tolleranza glicidica in individui sani e in soggetti con diabete sub-
clinico: superiorita della prova di carico oraIe con 100 g nei confronti di quelIe con impiego di dosi minori di gducosio. Relatori:
HASLBECK M., PR6t, S H . , FORSrER H . , MEHNERT H . - M i i n c h e n
Gli AA. hanno eseguito determinazioni quantitative della glicosuria basale (memdo dell'esochinasi) in 34 individui sani e in 33 con aherata tolleranza gllcidiea. In questi uldmi soggetti, essa risultata significadvamente pih elevata che nei primi, nonostante i livelli glicemici a digiuno non differissero nei due gruppi in maniera significativa. T e m a : Programmi di istruzione dei diabetici? R e l a t o r i : BONINGER CH,, SANER H . - B a d O e y n h a u s e n Gti AA. hanno valutato, con l'ausilio di una serie di quiz, il grado di conoscenza di 3 gruppi di diabetici, 2 d d quali istruid per mezzo di materiale a stampa ed il terzo mediante apposito 1416
corso. Gli AA. discutono in quali malati convenga servirsi dell'istruzione programmata, se in tal modo sia possibile otteneve una migliore co!]aborazione da parte dei pazienti e, infine, se l'eseeuzione di adatti tests per l'accertamento del livello di conoscenze specifiche riguardo atla malattia sin in grado di evitare un eccesso di infotmazione. T e m a : Ricerche i n vitro sull'azione delt'insutina sulla sintesi e la liberazione di or-
mone della crescita e di pro!attina nel ratto. Relatori:
BLUMENTHAL J., ZAHND G. R. - Gen~.ve
GIi AA. hanno studiato in z,ixro, in adenoipofisi di ratti maschi incubate in tampone di Krebs-Ringer, gli effetti ddl'insulina (100 mU/ml) sulla incorporazione ddIa Ldisina-4,5-3H nel!a prolattirm e nel GH. In presenza di insulina, tale incorporazione 6 risultata maggiore di circa il 20%, sebbene la concentrazione di GH marcato nel mezzo di incubazione apparisse diminuita rispetto a quanto osservabile negli esperimenti di controllo. Tnttavia, la valutazione della quantith totale di lisina tritiata presente netl'estratto ipofisario e nel liquido di incubazione dimostra che I'insulina stimola l'incorporazione detI'aminoaddo. TMi reperti sembrano confermare un intervento diretto deIl'insulina sulla sintesi ipofisaria degli ormoni in questione e, quindi, sulla risposta della ghiandola ai differenti fattori liberatori ed inibhori. T e m a : Ricerche comparative suI diabe~e sperimentale del ratto: pancreatectomia-
st;'eptozotocina. Relatori:
SLIJEPCEVIC M., HELMKE K., FEDERLIN K. - U l m / D o n a u
Gli AA. hanno sottoposto 200 ratti a pancreatectomia subtotale ed ahri 50 ar~Oxnali a trattamento acuto con streptozotocina (8-15 mg/kg i.v.). Nei primi si [ avuta, entro 35 giorni, insorgenza di diabete di media gravit[ nel 70% dei casi; nei secondi, invece, la sindrome diabetica compariva assai pih precocemente (24 h) e la sua entit5 variava in rapporto alia dose somministrata (8 mg/kg: lieve; 10-12 mg/kg: media; 15 mg/kg: grave, con elevata mortatitA nel corso dei primi 8 giorni datt'iniezione). I! diabete da pancreatectomia 6 pih stabile, mentre quello da streptozotocina pub essere graduato quanto a gravitY, sebbene ne#i esperimenti di kmga durata si osser~dno quasi costantemente ef[etti tossici. Tenuto eonto delle caratteristiche dei due tipi di diabece, il trapianto di isole pn6 essere attuato pifi agevo!mente negli animali pancreatectomizzatL T e m a : Effetto deI trapianto di isoIe di Langerhans omoIoghe isolate sul diabete spe-
rimentde del ~'atto. Retatori:
HELMKE K., SLIJEPCeWC M., FEDERLIN I'~. - U l m / D o n a u
In ratti resi sperimentalmente diabedci, gli AA. hanno studiato gli effetti d d trapianto di isole isolate omoioghe in differenti sedi (tessuto sot~ocutaneo, grasso epididimaIe, cavit~ peritoneale, milza e rene), tl numero di isole necessarie per ottenere il miglioramento delie condizioni glieometaboL;che 6 in media di 300-500. Gli effetti conseguibili sono rappresen:a~ da pi~ lunga sopravvivenza, transitoria scomparsa della glicosuria, passeggera normalizzazione della glicemia e temporaneo aumento delFassLmil~ione del glucosio (elevazione del valore K da 0,4 a 1). T e m a : Influenza delle catecotamine endogene sul& secrezione insulinica indotza ddle
sutfaniluree. R e l a t o r h CORD~S U., BEYER J., L?,~'o~,scHE W . : SELL G . , SCHOFFLING K, - F r a n k furt/Main Avendo precedenti ricerehe dimostrato ebe it bloceo dei recettori "x-adrenergici potenzia gli effetti inst~lino-Hberatori delle sulfaMluree, gli AA. hanno studiato il comportamento delt'mstflinemia e dei livelL{ di catecolam~ne endogene dopo somministrazione i.v. di dosi equipotenti di tolbutamide, gLbenclamide ed insutdna, sin in condizioni di base che dopo fento!amina, reserp[na e fentolamina + reserpina. $i 8 visto che il blocco de{ recettori ~-adrenergici potenzia Ia secrezione di adrenaEna indotm dall'ipoglicemia sulfanitureica, ma non quella indotta daH'ipoglicemia inst;lindca. La fentolamina provoca avmento dei IiveHi di nora&enMina; tale effetto v{ene inibito daHe sulfanHuree, ma non dall'insulina. II pretrattamento con reserpina determina aumento della rb sposta insulino-secretoria rile sulfaniluree, ma non modilca gli effetti eserdtati dal blocco dei re1417
cettori ~-adrenergid. Poich4 le catecolamine endogene influenzano in misura modesta l'azione delle sulfaniluree, iI potenziamento degli effetti di tail farmaci da parte d d blocco dei recettori ~-adrenergid sembrerebbe pertanto dipendere da un'azione diretta di queste sostanze sui recettori a delle cellule B. T e m a : Potenziamento~ ad opera della toIbutamide, dell'effetto iperglicemizzante del-
l' adrenalina. ReIatori: BEYER J., CORD>S U., TRAVNmZEK H . , HEID~R W . , SCH6FFLINC K. Frankfurt/Main Nel cane pancreatectomizzato, l'infusione i.v. di adrenalina (100 ng/kg/min) determina ineremento di circa il 33% d d livelli glicernici; con la contemporanea somministrazione i.v. di dosi basse (15 mg/kg) od elevate (100 mg/kg) di tolbut,~nide si ottiene ulteriore signiflcativo incremento delia glicemia. Le concentrazioni plasmatiche di NEFA sono pih basse dopo adrenalinatolbutamide che dopo adrenalina sola. I1 pretrattamento con fentolamina (bloccante i recettori ¢x-adrenergici) risulta privo di effetti significativi, mentre qudlo con toliprololo (bloccante i recettori ~-adrener~ci) inibisce l'anmento della glicemia e della NEFAemia indotto dall'adrenalinatolbutamide in misura significafivamente magNore di quanto non faccia nei conffonti di quello determinato dalla sota adrenalina. I risultati di ricerche in vivo sembrano indicare che, in assenza di insulina, la tolb~tamide inibisce la liberazione periferica di catecolam2ne. In vivo, la tolbutamide potenzia la glicogenolisi da adrenalina, mentre non influenza la lipolisi indotta dalIa catecolamina. T e m a : Aspetti ultrastrutturali, attivita, mitotica e biosintesi detl'insulina helle cel-
hde B di ratio, dopo in/usione di glucosio. Relatori:
K~m'~ H . F., BROSKY G . M., LOCOTHETOPO~rLOS L. - T o r o n t o
Gli AA. hanno studiam al microscopio eiettrordco le celluIe B di ratti mantenu6 [n condizioni simil-diabetiche, per periodi eli tempo fino a 12 giorni, mediante infusio~ di so[uzioni di glucosio ai 50%. I)urante le prime 6-12 h si osserva progressiva degranulazione, con concomitante aumento del re~icolo endoplasmatico, dell'apparato di Golgi e de1 glicogeno intracellulare. Nei primi 3 giorni di trattamento si assiste altrest ad aumento del numero di mitosi (10-15 x), mentre in seguito si ha ritorno ai valori basati, nonostante il protrarsi delia stimolazione. Gli AA. hanno misurato in vitro, in isole di Langerhans isolate, ta sintesi deld'insulina e della proinsulina prima e dopo infusione di gtucosio, mediante determinazione ddl'incorpqrazione di aH-Ieucina. Accresciuta incorporazione si osserva gi~ dopo 3 h di in~sione, in presenza di differenti concentrazioui di gIucosio nel mezzo di incubazione (100 e 300 rag%); i vatori di incorporazione, che appaiono quadruplicati dopo infusione della durata di 24 h, non subiscono ulteriori incrementi ancbe he1 caso in cui l'infusione stessa venga protratta pih a lungo, La trasformazione delta proinsulina in insulina appare immodiflcata. T e m a : Iperp!asia insulare ed iperlrofia ddie cdlule B nell'ipoglicemia da leucina
deI neonato. Relatori: KLOPPEL G . , ALTENA~HR E., REtCHEL W . , FREYTAG G . , WILLIG ~P~. P. Hamb~rg In un neonato con grave ipogliceraia da Ieucina, gli AA. hanno riscontrato presenza di iperinsulLnismo (livelli sierici ddl'ormone fino a 43 p.U/mI). Nel pancreas era osservabite aumento deI nu_mero e de/te dimensioni &lie isoIe (alcune delle quali assumevano aspetto di isole giganti), riferibile ad un diffuso processo di neoformazione. Al!'esame ultrastmtturale era chiaramente rileo vabiIe ipertrofia deile cellule B, mentre !e celluIe A e D apparivano di aspetto norma!e. T e m a : Composizione lipidica ed ultrastruttura di iso!e pancreatiche isolate e di tes-
suto insulare. Relatori: JUNCEe, E., RINK E., BRtsNs W . , R~iNAU~r< H . - Diisseldoff Gli k_& harmo studiato al microscopio ottico ed eieetronico isole di Langerhans di cavia isolate mediante digestione con cdlagenasi e microd2ssezfone, allo scopo di veriflcarne l'integrit~ 1418
struttu~ale e funzbnale. Le isole isolate per mezzo di collagenasi contengono £no M 10% di tessuto esocrino; al microscopio elettronico si osservano talora citolisi, vacuolizzaMone e deiscenza degli elementi cdlulari, ti contenuto in trigliceridi e fosfolipidi appare fortemente diminuito, quello in acidi grassi liberi aumentato; di tall mod½cazioni sono verosimilmente responsabili le attivit~ lipasica e fosfo]ipasica de1 tessuto esocrino. Sul]a base de1 confronto con la composizione lipidiea de1 pancreas intero, di adenomi B-celkllari umani e di tessuto insulate di pesci, nonchd dei dad relativi all'attivifft lipasica e fosfolipasica nel mezzo di Lqcubazione contenente collagenasi e alia produzbne di "CO2 a partire da uC-U-glucosio da porte ddle isole cos~ isolate, gli AA. giungono a concludere che sono te esterasi ]]berate dalla colIagenas{ Ia causa delle Iesioni osservate. T e m a : Sintesi di proinsulina e proghmagone in isoIe di Langerhans di topo isolate
mediante microdissezione ed in/e,tote con virus EIkIC. Relatori:
PETEI~.SEN K. G., HEILMEYER P., KIELING F., KERP L. - F r e i b u r g i. Br.
Nel topo, !a variante M del virus EMC provoca diabete insulino-privo da distruzione dells celiu!e B. Dopo marcatura con una miscela di aminoacidi tritiati, isole di Langerhans isolate ed infettate con II virus sono state sottoposte a distruzione mediante ultrasuoni. Si 8 quindi proceduto alia separazione cromatografica de~e protdne su Biogel P 60 e all'identifieazione immunMogica deHe vade frazlorfi mediante impiego di anticorpi speeifici anti-glueagone ed anti-insulina. A distattza di 4 h dall'infezione, la sintesi di proinsulina e df proglucagone risultava ridotta di circa il 50% e tale si manteneva per 48 h, dopodich4 si aveva nlteriore diminuzione. La possibilit[ di stimolare la sintesi di proinsulina mediante glucosio rimaneva peraltro conservata. T e m a : Influenza deg[i aminoacidi su!la biosintesi e sulla secrezione di insuiina in
isole di Langerhans isolate. Re]atorh
SCHATZ H . , HINZ M., MAIEt< V., NIERLE C., PFEIFFER E. F. - U l m / D o n a u
Gli AA. hanno studiato in vitro, in isole di Langerhans isolate di topo e di ratto, l'influenza degli aminoaddi sulla biosintesi e sul/a secrezione di insulina. In assenza di glucosio, Ia llsina e I'arginina non esercitano alcun effetto sutta sintesi dell'ormone, la quale risuh3 invece stimolata, a/pari della secrevdone, dall'3g~unta dell'oso al mezzo di incubazione, in misura proporzionale ,£!a concentrazione di quesm. In presenza di glucosio (100 e 300 rag%), l'arginina (10 rmM) riduce l'incorporazlone della lisina tritiata ne]l'insulina e nella proinsulina, mentre stimola la tiberazione sia delFinsulina che del glucagone. L'arginina (1 mM) e 13 lisina (1 m M e 10 raM) non irKluenzano 13 biosintesi insu!inica stimolat3 dal glucosio. Anehe misceIe di arMnoacidi in differend concentrazion/, associate o raeno ad entero-ormoni, non esplicano alcuna azione sutla sintesi dell'o> mone, raentre ne stimolano la secrezione. Questi dad, unitamente ad altri riportad in letteratura, permettono di affermare che ta blosintesi insulinica h, per ]o meno in vitro, abbastanza costante e scarsamente suscettiblle di modificazioni, mentre la secrezione pu6 essere inFsuenzata da numerose sostanze. T e m a : Influenza del /ucosio (6-desossigdattosio) su!la biosintesi e suHa secrezione
di insulina in isote di Langerhans iso&~e di topo. Relatori:
FREY K., MAI~R V., NIr:RLE C., P r ~ I F F ~ R E. F. - U l m / D o n a u
Gli AA. hanno potuto dimostrare, in esperimenti condo:ti in vitro su isole di Langerhans isolate di topo, che i[ fucosÂo (16 re_M) non h in ~ado di stimolare la biosintesi deil'insulina. In tati condizioni, infatti, l'incorporazione della aH-Ieudna hello proinsuldna e neIl'insulina ~ pari ad appena il 5% di quella che si osse~'a per e~etto del gtncosio. Inohre, ancbe !a secrezione deli'ormone viene sdmolata dal fucosio in misura assai mii~ore rispetto al giucosio ( = t00%), e b~ difference grado dai due isomeri destro- e levoglro (29% e t9% rispettivamente). T e m a : Modificazioni detl'atIivit~
piruvato deidrogenasica (PDH~) del miocerdio duranfe sjo~o. Relato~i: R~iNAUER H., SCHULZ~ \VISC~{ELEV_ B., MOLLER-RucHHOLTZ E. R, Ju~Gm{ E. - D i i s s e l d o r f GI] AA. hanno studiato, nel preparam di euore isolato e peffuso, 1'influenza esercitam sulla interconversione della piruvato deidrogenasi dad progressivo aumento deI lavoro miocardico. In tali 1419
condizioni, al crescente consumo di O2 fa riscontro un aumento delia forma attiva dell'enzima (PDH~), che diminuisce con il cessare dello sforzo. La contemporanea determinazione dei fosfa~i ricchi di energia ha messo in evidenza differenze significa~ive soltanto per quanto riguarda le concentrazioni di creatina e di creatinfosfato ed il rapporto ATP/ADP.
Tema:
Azione dell'insulina s~;ll'interconversione della piruvato deidrogenasi nel cuore di ratto.
Relamri:
S I E s s E. A., WIELAND O . H . - M i i n c h e n
La piruvato deidrogenasi totale del cuore di ratio subisce scarse variazioni nelte diverse condizioni metaboliche, mentre assai differenti sono le proporzioni rispettive della forma attiva defosforilata (PDHo) e di quella fosforliata inattiva (PDHb). I1 rapporto PDHJPDH~, che ~ di 0,1 nel cuore di ratto allossanizzaro, sale a 2,3 nel cuore detl'animale diabetico trattato con insulina. Anche nel rene si osservano notevoli variazioni di questo rapporto, che dal normale valore di 2,1 si riduce a 0,1 nel diabete. Nel rene, la riduzione dei livelli plasmatici di NEFA mediante acido nicotinico ~ sut~ciente a determinare la normaHzzazioae del rapporto P D H j P D H b , mentre nel cuore questa pu~) essere ottenuta sohanto per mezzo deIHnsulina. Tema:
Regolazione, ad opera dell'insulina, della piruvato deidrogenasi nel tessuto adiposo: dipendenza dalla disponibilit?~ di substrato.
Relatori:
W~Iss
L., L6F~LER G., WIELAND O . - M i i n c h e n
NelI'adipocita, una delle reazioni che determinano la velocit~ delia sintesi degli acidi grassi a partite dai carboidrati ~ rappresentata dalla conversione del piruvato in acetil-CoA ad opera della piruvato deidrogenasi. La trasformazione di questo enzima dalla forma inattiva (PDH~) in quella attiva (PDH,) ~ un processo insulino-dipendente, che non ~ in rapi~orto con gli effetti dell'ormone suU'adenilciclasi e richiede la presenza di uno zucchero metabolizzabile (Nucosio, fruttosio, marmosio); infatti, nfi il 3-0-metilglueosio, non fosforilabile, n8 il 2-desossiglucosio, fosforilabile ma non uheriormente metabolizzabile, risuhano idonei allo scopo. Nel tessuto adiposo di ratti riaHmentati dopo digiuno, l'ormone esplica Ia sua azione anche in assenza di substrati esogeni. L'effetto insulinico si accompagna a riduzione de1 quoziente A T P / A D P mitocondriale. Quest'ultimo fenomeno 8 ia conseguenza del consumo di ATP per la captazione dell'esoso da parte deil'adipocita o per la stimolazione delia sintesi proteica (negli esperimenti di rialimentazione). Tema:
Comportamento del ricambio glicidico e lipidico e dell'insulina, in condizioni di riposo e di lavoro, nelta zampa posteriore per~usa di ratto.
R e t a t o r i : DIETERLE C , OBERNDORFER H . , BIRKN~;R B., ERHAP.DT F , DIETERLE P. Miinchen Gti AA. hanno eseguito il dosaggio del gIucosio, de1 lattato, dei NEFA e d d glicerolo nel liquido di perfusione delia zampa posteriore di ratto, sia in condizioni di riposo che dopo stimolazione elettrica. Durante l'a~fivit~ 8 stato osservato aumento delia captazione di #ucosio e della produzione di Iattato, quest'uhima mantenentesi ancora per circa 15 rain dopo la cessazione della " stimolazione elettriea. Mentre non 8 stata riscontrata elevazione netta della captazione di NEFA, si ~ invece rilevato chiaro incremento delia Hpolisi basale, come dimostram dall'aumento del glicerolo neI tiquido di perfusione durante l'attivit~ e per 15 rain ancora. L'aggiunta di insulina (50 [tU/ml) al liquido di perfusione non ha determinato modificazioni signiticative dei vari parametri considerati; analogamente a quanto riscontrato anche nell'uomo, si & soltanto osservata, durante e dopo il lavoro musco!are, diminuzione delia differenza artero-venosa dell'IRI, un fenomeno - - questo - - che viene interpretam quale segno della liberazione di ormone immagazzinato in sede periferica.
Tema:
Regolazione ormonale del ricambio gSddico e lipidico della zalnpa posteriore di ratto per~usa in assenza di ernoglobina.
R e l a t o r i : R~IM~R R., LOFFLER G . , STROHFELDT P., WIELAND O. H . - M i i n c h e n Durante perfusione (in assenza di emoglobina) delia zampa posteriore di ratto, il glucosio viene captato a velocit~ costante per almeno 60 rain ed utilizzato per l'ossidazione e per la sintesi
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del glicogeno. I1 4098 del glucosio captato ricompare sotto forma di lattato. L'insulina provoca un Here aumento della produzione di Iattato, quadrup!icando he1 contempo la captazione del gtucosio e stimolando ta sintesi di gticogeno; ta liberazione di alanina risuha invece inibita. L'oleato non inibisce ta captazione d d gtucosio. In presenza di glucosio, l'insulina determina un aumento del 100% della captazione de~'oleato. Per il muscolo a riposo non sembra quindi valere la teoria enunciata da Randle delFantagonismo tra captazione del glucosio e degli acidi grassi. T e m a : Influenza de! tampone TRIS sulla glicemia e sui tiveI!i sierici di insulina nel
ratto e nell'uoneo, dw'ante prove di ca,'ico orale con sacca~'osio. Relatori:
PULS W . , KEUP U. - W u p p e r t a i
I1 TRIS (triidrossimetilaminometano), sostanza dotata di propriet,~ tampone e comunemente usata neI trattamento dell'acidosi respiratoria o diabetica, determina riduzione dei livdli ematici di glucosio quando iniettato i.v., mentre risuha privo di effetti ipogHcemhzanti se somrainistrato p.o. in ratti mantenuti a digiuno. Nel ratio e nell'uomo, il suo impiego orate in associazione con il saccarosio provoca, proporzionaLmente alla dose somministrata, aumento della glicemia e dell'insulinemia significativamente minore rispetto a queHo indotto dal solo disaccaride. Assenza di ta!e effe~to si osserva invece in caso di carico di glucosio o di mahosio. E pertanto verosimile ammettere che iI TRIS inibisca la saccarasi intesdnale, ritardando in tal modo la scissione del saccarosio e, conseguentemente, il suo assorbimento.
Tema:
impo,'tanza ,[el cAMP per la secrezione insulinica.
Re!atori:
TRAUTSCHOLD I., DWENGER A., SCHWEITZEP~ G . - H a n n o v e r
AIIo scopo di accertare s e i i livelio intracellulare di c,ad]<[P sia determinante ai fini della secrezione insuUinica (che risuha infatti stimo!ata da numerose sostanze - - glucagone, AC~I~I, metilxantine - - in grado di aumentarne ia concentrazione), gIi AA. hanno eseguito determinazioni quantitative deI nudeotide c{clico in isole di Langerhans isolate. Sia la iiberazione deIl'ormone che i livelli di cAMP sono risuhad aumentati in rapporto alia concentrazione di glucosio nel mezzo di incubazione. Sia ta stimolazione con teofillina che i'inibizione mediante diazoxide sono apparse influenzare in maniera dise~aale la tiberazione insullnica e i iivelli di cAMP. Sembra pertanto esistere una correlazione tra concentrazione di glucosio da un lato e secrezione insulimca e livelli di cAMP dall'ahro, ma non un rapporto diretto tra quesd uhimi ed entitfi de1 processo secretorio.
T e m a : Ricerche suI contenuto in 3,5-adenosinmonofos/ato ciclico (cAMP) di isoIe
di Langerhans isolate. Relatori:
H~Nz M., GAGLIARDtNO ~, J., !)FEIFFER E. }7. - U l m / D o n a u
II contenuto in cAMP di iso[e di Langerhans isolate di topo & risuhato par[ a 69 _+ 12 pmoli/mg di proteine. L'incubazione di breve durata in un m~zo contenente concentrazioni cresceni di glucosio non provoca aumento del cAMP. La tolbutamide e Ia glibenclamide esahano la risposta insulino-secretoria al glucosio, senza elevate in misura sigMficadva i livelli de[ nucleodde ciclico. La pancreozimina determina invece aumento sia della secrezione ormonale che del contenuto in cAMP ddle isole, tl 2-desossiglucosio, ii mapm_oeptuIosio e la diazoxide inibiscono la liberazione insulinica in risposta al glucosio ed abbassano he1 contempo, seppure in grado modesto, la concentrazione insulare dJ cAMP. T e m a : Rice~'che sutla secrezione c!i insu~ina e di glucagone nel pancreas isolato e per[uso di T u p a i a b e l a n g e r i . R e l a m r i : FUSSGX~'GER R., SCH~V~U:eI{ A., >IAGEI~ G., S0ss~vL~v~,',~" t-i., PFE~I~ER E. F.- Ulm/Donau In ~cune specie di proseimmie sono state descritte {orme di diabete spontaneo, Specie negt[ animali pili vecchi si osserva dJ frequente abnorme tolleranza i gIucosio i.w~ nonos~ante la presenza di ipoglicem~a a digiuno. Gli AA. hmq,'lo smdiato la dinam[ca della secrezione di insuiina ([RI) e di glucagone (IRG) nd pancreas isolato e perfuso di Tupa& bela,ngeri, impiegando stimolatori diversi (glucosio in varie concentrazioni, argm[na, isopro~erenolo, fentolmnina) e con-
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frontando i risultati ottenuti con quelli che si osservano nel medesimo preparato in vitro di ratto. I1 comportamento rLIevato ~ smile a quello caratteristico deI diabete umano dell'et~ matura, per cui questo animale sembra costituire un ottimo modello sperimentale per lo studio di tale forma morbosa. T e m a : Effelti delle catecolamine e della diazoxide sulIa secrezione insuIinica stimo-
lata ripefutamente in individui normali. Relatori:
MARTIN W . , KOHNAU J. Jr. - H a m b u r g
In 5 giovani soggetti metabolicamente sani, gli AA. hanno eseguim un test di stimolazione della secrezione insulinica, costimito dalla iniezione Lv. di glueosio (0,33 g/kg), ripetuta 3 volte nel giro di 150 rain. L'infusione, nel corso della prova, di adrenalina (0,2 [tg/kg/min), noradrenalina (0,2 l~g/kg/min), adrenalina + noradrenalina (0,2 I~g/kg/min di dasctma delie due sostanze) o diazoxide (0,15 g) dava luogo a modificazioni caratteristiche dei livelli sierici di ins~dina e di NEFA. La somministrazione combinata delie due catecolamine determinava iperinsulinemia persistente, preceduta da aumento massMale dei NEFA. La riduzione della toIleranza glicidica e delia secrezione insulinica indotta dalta diazoxide poteva essere parzialmente ed immediatamente bloccata median~e i~2ezione di teoKttina (Q24 g). GIi effetti ptodotti datia infusione di adrenalina + noradrenalina sono verosimilmente il risultato di un'azione sinergica sulla secrezione insulinica e sulla lipolisi, sebbene l'attivkh ehe Ie catecolamine esercitano a livello dei capillari possa svolgere aneh'essa tin eerto ruolo al rignardo. L'azione costrittrice sui capillari h infatti pifi energica sul versante venoso che su quello arterioso, cosicchd l'immissione in circolo dell'ormone potrebbe risultarne ritardata. Ii fatto chela teofiltina si opponga solo in parte all'inibizione delta secrezione insulinica indotta dalla diazoxide potrebbe stare ad indicate che essa ~ in grado di annuliare uMcamente gli effetti mediati dalla liberazione di catecolamine e non, invece, quelli diretti delia diazoxide stessa. T e m a : Livelli sierici di insulina dopo stimolazione eccessiva ddle celhde B mediante
somministrazione i.v. di glucosio, gIucagone e tolbu~amide. Reperti in pazienti diabetici nella fase iniziale della malattia e dopo trattamento protratto con sulfaniluree. Relatori:
OTTO H . , BRINCK V. C., KUHLMANN V., SPaETHE R. - B r e m e n
In 82 diabetici (39 dei quali con malattia Lnsorta di recente e non sottoposti ad alcuna terapia e 43 trattati da anni con sulfaniluree), gli AA. hanno determinato i livelli sierici di insulina dopo somministrazione Lv. sMultanea di glucosio (0,5 g/kg), glucagone (1 rag) e totbutamide (1 g). Nei pazienti del primo gmppo ~ stato osservato un comportamento abbastanza uniforme, caratterizza~o da risposta scarsa ali'ini~ione del solo glucosio e vigorosa, al contrario~ al triplice carico (50-100 ~:U/ml); in quelli del secondo gruppo, invece, la triplice stMoIazione dava luogo ad un incremento insullnemico di entit'~ assai modesta (occorre notare, tuttavia, che aleuni di questi soggetti erano ormai divenuti refrattarl al trattamento sulfanilureico ed insulino-dipendenti); eccezioni erano perakro riscontrabili in entrambi i gmppi. Gli AA. ritengono che i pazienti con risposta de1 tipo I possano essere vantaggiosamente sottoposti a terapia dietetica e/o con ipoglicemizzanti orali (biguanidi e/o sulfaniluree); per quelli con risposta di tipo II sarebbe invece necessario il ricorso al trattamento insulinico. T e m a : Inibizione della secrezione insulinica indotta dal g!ucosio in isole di Lan-
gerhans tripsinizzate e in sospensioni di cellule singole. Relatori:
PUCHINGE~ H . , KRAUSE U., WACK~R A. - F r a n k f u r t / M a i n
Le celinle B isolate possono essere stMolate unicamente con sulfaniluree; dopo trattamento con tripsina, esse non rispondono pifi nd al glucosio nd alla tolbutamide. Le isole isolate tripsinizzate, invece, non rispondono pi~._ al gIucosio, ma rispondono ancora alia tolbutarnide. I1 pretrattamento delle isole con il tampone privo di Ca + + e di Mg + + utilizzato per la separazione in cellule singole abolisce la risposta at glucosio anche delIe isole incubate in presenza di cationi bivalenti, analogamente a quanto si verifica per le celtule isolate. Ci6 sta a dimostrare che, almeno per quanto riguarda la seerezione insulinica stimolata dalla tolbutamide nel pancreas di ratto, la disposizione degli elementi eellulari in isole non 6 un requisito indispensabile. La sottrazione dei cationi bivalenti, necessaria per ottenere cellule singo!e, altera in maniera permanente il meccanismo secretorio. L'inibizione, ad opera della tripsina, delia secrezione ormonale in risposta al glucosio costituisce un nlteriore indizio dell'esistenza di un g!ucorecettore. 1422
T e m a : Obesixa ipertrofico@erplastica del topo sottoposto a dieta iperlipidica. Relatori: H e R ~ a a L., D O v w N W . , M A j o ~ E., G e ~ s F. A, - Diisseldorf Ricercbe controllate di alimentazione, condotte in topi NZO e NMRI per un periodo di 262 giorni, l~mqno dimostrato che negli animatL so~toposti a dieta iperlipidica l'incremenm pondetale & mag~ore che in quetli nutriti con regimi iperglicidici. Nel grasso epididimde, Jl numero degli adipociti raddoppia n d primo caso, mentre testa costante nel secondo. L'iperinsulinismo non sembra essere la causa delt'iperp!asia cdlulare osservam, tl tessuto adiposo di ahri distretti corporei presenta un comportarnento diverso. T e m a : Accresciuta secrezione di glucagone nd pancreas iso{ato e per/uso di topi obesi ( o b / o b ) . Relatori: L a u B ~ H . , FUSSGXNGER R. D., M~¢IE~: V., P~EIFv~r, E. F. - U t m / D o n a u L'iperglucagonemia che accompagna il diabete ~ stata ritenuta per lungo tempo espressione de!la carenza insulinica, sebbeae la somministrazione di insulina non modificbi tale quadro. Gli AA. hanno pertanto rkenuto opportuno studiare ta funzione A-cellnlare in condizioni di iperinsuliMsmo primitivo, qnale si realizza ad esempio nei topi diabedei (db/db), anche perch4 esistono elemend in favore deIl'ipotesi secondo cui i livelli di glucagone aumenterebbero pure in caso di obesitk. Nel corso di esperimend condotti su pancreas isolad e pedusi di topi obesi (ob/ob) e normNi, essi banno potuto osservare c h e l a presenza di deboli concentrazioni di glucoio (2,75 raM) nel liquido di perfusione provoca netto aumento de[l'IRG in entrambi i gruppi, mentre concentrazioni pi?a elevate (8,25 raM) determinano inibizione negli animati normati ma non in quelli obesi. L'aumento deli'IRG indot~o dali'arginina (8,25 raM) ~ risuhato assai pi~ mareato nei topi oh/oh. T e m a : Test per l~ misurazione contfnu,z di una lipasi post-eparinice,. Me~odica e ri-
sultati in pazien,~i diabetici. Relatore:
HANSON W . - M q n c h e n
Gii studl sulIe lipasi Iiberabi!i per azione dell'eparina - - enzimi cui probabilmente spetta un ruolo decisivo nel!a rimozione dei trigliceridi dal s~v~.gue- - presentano notevoli di~colt~ di ordine metodologico. L'attivit~ della monogliceridoidrolasi veniva finora demrrr2nata in base alla quantit~ di acidi grassi iiberati. Dosando invece ia quantit~ di glicerolo liberata, ~ possibile misurare in maniera conm~ua l'attivh'a enzimatica. L'A. espone i principi de1 metodo e riferisce i risuhad con esso ottenud in soggetti metabo1~camente sani e in paziend diabetici. T e m a : D&bete mellito ed iperlipoproteinemie. Relatori: W a H L P., HASSU~CHER CH. - H e i d e l b e r g i n 491 pazienti diabetici non seiezionati, gli AA. hanno eseguito il dosaggio deila trigliceridernia e della coiesterolem~a, rilevando correiazione rra grado di compenso metabdico ed aumento dei Ifve1ii di trDv2deeridi (17% nei casi con glicemia < 110 rag/100 nat; 44% in quelli con glicemia > 150 rag/100 ml). Ancora pill stretta ~ apparsa la correlazione tra sovrappeso corporeo ed aumen~ati valori di trigliceridemia (51% delle donne e 47% degli nom~mi con eccesso ponderale > 40,%). Anche Ia frequenza di iperco!estero!emia ~ risuhaca elevata nei ddabedci, put non essendo dimostrabile un rapporto con il grado di compenso metabolico. T e m a : influenza della buformina sul profiIo circadiano dd ricambio Zipidico he!
diabe:e. ReJatori: K~MME~ F. W . , -VoGELBEaG K. H . , GRONEKLF~E D., HINSSEN 1"~'I., KO~NUORST M. L., GRIES F. A. - D ~ s s e l d o r f In 9 diabeici non tratmti con insulina e Ln condizioni di soddisfacea~e comt~e.n.so metabokico, nonch4 in 6 indivi&i di contmllo non diabetici, g!i AA. hanno determinato ii p:ofilo circadiano gel lLpidi sierid Tu~d i soggetd seguivano un regime dietetico per diabedci. Nei normati e~ano osservabi!i, n d corm delle 24 i% osciIlazioni solo modeste della g!icemia e deIla colesteroleraia e
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valori massimi deli'insulina e dei trigliceridi alie ore 1t,30 e alle ore 20 e dei corpi chetonici alle ore 24. Un ritmo circadiano simile, seppure con oscillazioni molto maggiori, era rilevabile nei diabetici, nei quali mancava tuttavia il picco chetonemico notturno. Correlazione tra livelli trigliceridemici ed insullnemici era evidenziabile, nei diabetici, sohanto a digiuno. La somministrazione di buformina determinava significativo aumento dell'insulinemia e corrispondente riduzione della glicemia e delia colesterolemia; diminuzione della trigliceridemia si riscontrava solo nei pazienti con iperlipemia di tipo IV e tIb sec. Fredrickson (e non anche in quelli normali o con iperlipemia di tipo IIa) e non appariva correlata con l'effetto ipogticemizzante del farmaco.
Tema:
Azione deIle biguanidi sul ricambio lipidico detl'uomo.
Relatori:
KOSCHINSKY TH., VOGEL~ERG K. H . , G a l e S F. A. - D~isseldorf
Allo scopo di chiarire se 1'influenza delle biguanidi sul ricambio lipidico sia mediata esclusivamente attraverso l'azione esereitata da tall sostanze sul metabolismo dei carboidrati o si espliehi in maniera diretta, indipendentemente da essa, gli AA. hanno eseguito, in 19 pazienti con iperlipoproteinemia primitiva e senza segni di diabete manifesto (i5 casi di tipo IV, 2 di tipo IIb e 2 eli tipo III), una ricerca cllnica della durata di 36 settimane (8 con placebo, 12 con biguanidi, 8 con placebo e 8 con biguanidi). La posoIogia quotidiana dei farmaei era di t50 mg di fenformina o 300 mg di buformina deposito. Nei periodi di trattamento sono state ottenute riduzioni delia colesterolemia (14-68%; media: 39 rag/100 ml), delia trigliceridemia (15-58%; media: 88 rag/t00 ral) e della frazione delle VLDL. Nei 4 soggetti con normale tolleranza glicidica, questa non ha subtto modificazioni per effetto della somministrazione di fenformina; tra i 15 con tolleranza borderline sono stati invece registrati 4 casi di miglioramento, 1 di peggioramento e 7 di assenza di modificazioni. Sulta base di tali dati, gli AA. coneludono che gti effetti delle biguanidi sul quadro llpidemico e sulla tolleranza at glucosio sono tra loro indipendenti.
Tema:
Ricerche sul['influenza dell'ossi/eddna sul ricambio glicidico e lipidico dell'uomo.
Relatori:
ZILK~R T~., ERMLE~ E., BOTTEr~IANN P. - M i i n c h e n
Nel soggetto sano, la somministrazione Lv. di ossifedrina (0,1 mg/kg), sostanza stimolante i recettori ~-adrenergici ed attiva dal punto di vista emodinamico, noa influenza la secrezione insullnica, la glicogenolisi epatica e muscolare e Ia lipolisi.
Tema:
Oscillazioni diurne dei livelli plasmatici di testosterone e stimolazione delI'HCG in diabetici di sesso maschile.
R e l a t o r i : NI~I)EeGE~KE U., G E I S T H 6 W L W . , MORGNER K. D., W t L L M S B., KAMPMANN B., MITZKAT H . J. - H a n n o v e r e Bad L a u t e r b e r g In 28 pazienti diabetici di et~ compresa tra 18 e 62 anni, gll AA. hanno smdiato il profilo giornaliero det testosterone plasmatico, sia in condizioni basali che dopo stimolazione con HCG. Le oscillazioni circadiane sono risultate simili a quelle osservabili nei soggetti normali, mentre la risposta alI'HCG ~ apparsa notevolmente ridotta, e ci6 indipendentemente dalla durata del diabete. Le raNoni di questo comportamento potrebbero risiedere in una insu~cienza primitiva delle cellule di Leydig o in una ridotta permeabitit'a periferica all'HCG.
Tema:
Propdet?~ microreologiche del sangue nel diabete." influenza dei corpi chetonici e dei NEFA.
Relatori:
VOLGE~ E., SCHMID-ScH{SNBEIN ]}i., W E I S S J. - M t i n c h e n
In pazienti diabetici esenti da malatde infettive e in condizioni di equilibrio metabolico, gli AA. hanno studiato Ie propriet5 di flusso d d sangue, nonchd l'influenza esercitata dall'acetone, dall'acetoacetato, dal ~-idrossibutirrato e dai NEFA sut!e caratteristiche reologiche degli eritrociti. g stato possibile accertare che nei diabetici la viscosit~ del sangue intero non diffefisce da quella dei controIIi, mentre significativamente aumentata risuha la viscositg del plasma. La resistenza degti aggregati eri~rocitarl alia disgregazione ad opera delle forze idrodinamiche aumenta solo in 1424
presenza di complicanze vascolari, mentre la deformabilit~ delle emazie subisce una sensibile riduzione in ambiente acido, specie dopo incubazione con corpi chetonici e NEFA. Sebbene non sia dimostrabile nn rapporto diretto t r a i l comportamento d d flusso ematico e le turbe della microcircolazione provocate dai metaboliti, queste ultime potrebbero contribuire alia patogenesi della microangiopatia, come suggerito di Ditzel.
Tema:
L'ipoglieemia del lattante e det giovane, con particolare riguardo ai diabetici trattati con insulina.
Relatore:
H ~ e z G . - Basel
Dopo aver de~nito te concentrazioni ematiche di glueosio at disotto &lie quali si presentano (a seconda delI'et~ del bambino, dalle prime ore di vita all'et~ scolare) sintomi di ipoglicemia, t'A. descriv~e i molteplid aspetti dinici delle differenti forme etiologiche di ipoglicemia infantile (da leucina, famitiare, chetosica, da insuloma, idiopatica, etc.) ed illustra le varie prove diagnostiche utilizzabili ed il loro significato helle diverse eta, sottolineando l'importanza deH'identificazione precoce della condizione morbosa ai fini della prognosi. In partieolare, vengono messi in rilievo i rapporti esistenri, neI giovane diabetico trattato con insulina, tra entit'a deIl'ipoglicem i a e segni premonitori, liberazione di NEFA e di catecolamine e gravit~ delle alterazioni neurotogiche. L'A. propone infine a!cuni schemi terapeutici.
Terna:
Gravidanza e parto in donne con diabete latente.
Re!atori:
SrA~>Lm:
K., Ha~:cUN~ U. - B e t ! i n
Gli AA. hanno eseguito prove di toileranza al glucosio in 431 gestanti al 3° trimestre di gravidanza. Valori K di assimilazione glicidica < 1,26 venivano considerati indicativi deli'esistenza di diabete chi.mico. It peso medio dei figll alia nascita, l'aumento ponderale ddta gestante, la frequenza delle compIicanze (idramnios, gestosi, patti prematuri), le modalit$ di espletamento del parto, la morta!it~l perinatale e l'incidenza di maIformazioni nei neonati non sono risultati diversi nei gruppi con K norm~e o diminuito. La presenza di ridotta tolleranza glicidica nella madre non sembra pertanto determinate una pit~. elevata frequenza d[ compllcazioni materne o feta!i.
T e m a : Ricerche sui rapporti t,'a lattogeno placentare umano "HPL) e metabolismo
glico-lipidico helle/asi tardive della gravidanza. BELLM,~'N 0., I-IINCKE~S H . , SCf~LE~USCI-i H , , LANG N. - B o n n
Relatori:
In 200 donne gravide aI 3° trimestre di gestazione, gli AA. hanno determinato i iivelli sierici dei NEFA a digiuno, la tolleranza al glucosio (0,33 g/kg i.v.) e la concentrazione di lattogeno placentare (HPL) nel siero, correlando i dati ottenuti con il peso dei iigli alia nascita. Quest'ultimo h risulta~o negativamente corre!ato con it coefficiente di assimilazione glicidica solo per valori medi di Ka = t,51 e di peso corporeo = 3,45 kg (p < 0,05). Significativa corretazione positiva ~ stain altresl rilevata con i liveiti di IdPL (p < 0,01). Per quanto riguarda la corretazione tra IZG e I-IPL, essa ~ risui:ara significativa (p < 0,05) soltanto per valori med~ di tall parametri rispet[ivamente di 1,55 contro 6,00 ,~tg/ml e di 1,5i contro 6,25 l:g/ml.
T e m a : Comportamento dei livelli sie~';,ci dei NEFA helle /asi tardive della g~'avi-
danza, in presenza di tests di tol[eranza a[ ~lucosio norm,Tli o patologici. Relatori:
SCHLEBCrSCtI I-I., BEL~MaN>a O., t-IINCKERS H . , LANG N, - B o n n
Net corso della gravidanza norn~ale si osserva diminuzione deL?effer¢o delt'insulina sut metabolismo deI glucosio, ma non sui livelli sierici dei NEFA. Kilo scopo di accertare se la presenza di rido~*.a tolleranza glicidica i~.fluenzi anche quest'ultimo aspetto, gli ,:~A. hanno eseguito, in u-q grosso numero di gest~nti, determinazioni de11.a NEFAemia e dei!'insulinemia in corso di prove di carico con glacosk) (0,33 g/kg i.v.). Nei due gruppi di sogget~i con toIleranza at glucosio nor_maJe (Ko > t,40) e pato!ogica (KG < 120) sono stati osservati vasari delia costante di assimilazione dei NEFA par~ rispe~tivamen:e a 2,3 e a t,44. La differenza ~ statisticamen~e signi~,cativa (p < 0,001). 1425
T e m a : Comportamento del glicogeno ematico nelle gestanti con diabete latente. Relatori: MUCK B. R., PI~ZlFFER H . G. - E r l a n g e n I livelli ematici di glicogeno subiscono un aumento per effetto di talune condizioni qudi il diabete, la gravidanza e l'eccesso ponderale. In un gruppo di gestanfi sane, gli AA. hanno osservato chela glicogenemia aumentava di 3 vohe nei primi 4 mesi della gravidanza, per normalizzarsi poi a parfire dal 5° mese, quando ta placenta assume il principale ruolo nella produzione ormonale. Nella gestante con diabete chimico, at contrario, la glicogenemia appare triplicata anche negli uhimi 4 mesi di ~avidanza, dopo una transitoria riduzione tra la 16" e la 20 ~ settimana, periodo in cui si osserva una caduta a valori di 5,6 rag/100 ml (contro 2,8 mg/I00 ml nel!a gestante sana). NeI puerperio, livelli pih elevafi si riscontrano nei soggetfi in sovrappeso. T e m a : Azione della fen/ormina sul metabolismo glicidico del legato umano. Relatori: DIETZE G., H z p p K. D., WICKLMAYR M., GRUNST J., MEICNERT H . Mfinchen In 5 soggetti metabolicamente sani trattati con fenformina (150 mg/die per 5 giorni) e in 8 individui egualmente sam non trattati - - tutti a digiuno da 15 h ~ , gli AA. harmo eseguito determinazioni delia portata circolatoria del legato e dei livelli di insnlina, glucosio, lattato, piruvato, alanina, gticerolo, NEFA, ~-idrossibutirrato ed acetoacetato nel sangue ddl'arte~ia e delle vene ep~tiche. I prelievi vemvano effetmati ogni 10 rain sia in condizioni di base (0-30 rain) che durante infusione di lattato (0,30 .ttmoH/kg/min). Nel periodo basale s[ ~ osservata, nei soggetfi trattati, notevole riduzione della produzione di glucosio, attribuibile a diminuzione dei processi glicogenolifici. Durante la somministrazione di lattato, la produzione epatica di glucosio aumentava di 8 vohe nei controlli, mentre ci6 non si verificava negH individui pretrattafi con la biguanide, matgrado l'utilizzazione d d lattato aumentasse di 2,4 vohe. In entrambi i gruppi, H rapporto LIP nel sangue arterioso subiva un incremento. Dal complesso di questi daft sembra quindi potersi concludere chela fenformina agisce a livelio epafico inibendo Ia gluconeogenesl e riducendo la glicogenolisi, T e m a : Ricerche sulla regolazione della gluconeogenesi nel digiuno: bilanci dei sub-
strati nel /egato umano dopo I5, 60 e I20 h di privazione di cibo. R e l a t o r h WICKLMAYR M., DIETZE MEHNERT H . - M i i n c h e n
G.,
HEPP K.
D.,
B6TTGER I., BRAUN S.,
In soggetfi metabolicamente sani di peso normale, gli AA. hanno determinato i livelli di glucosio, Iattato, piruvato, NEFA, ~-idrossibutirrato, acetoacetato, glicerolo, trigHceridi, colesterolo, alanL~a, urea, msulina e glucagone nel sangue dell'arteria femorale e delia vena epafica. ~ stata ahresl valutata la portata circolatoria del legato mediante impiego di :33Xe. In condizioni di digiuno atto da t5 h, it 70% della produzione epafica di gtucosio viene coperto dalla glicogenolisi. Dopo 60 b, le riserve d d legato in gHcogeno sono esaurite, cosicch4 la produzione di glucosio si riduce (da 44,2 _+ 2,0 a 23,0 - 4,0 ~moli/100 g/min), nonostante il signi,ficativo atmaento della captazione di ahri substrati ,qnali lattato, piruvato, alanina e gticerolo (in complesso, da 28,4 ± 2,8 a 49,8 + 5,0 ~tmoli/100 g/rain): ne consegue diminuzione del pool del glucosio e delia glicemia arteriosa, La concomitmnte riduzione del rapporto insnlina/glncagone determina aumento ddla tipolisi e, quindi, maggiore utilizzazione epafica dei NEFA ed accresduta produzione di corpi chetonicL Dopo 120 h, la concentrazione dO. alcuni precursori (alanina e lattato) diminuisce, ma la glicogenolisi subisce un lieve incremento: la produzione di glucosio rimane pertanto costante, mentre quella dei corpi chetonici continua ad aumentare, unitamente alFntilizzazione dei N-EFA e del glicerolo. T e m a : Gluconeogenesi nel legato isolato e perfuso di topi NZO obesi e diabetiei. Relatori: THARAI,m T L . , BRZUER N., STAIB W . - Diisseldorf N d legato isolato e perfuso di topi NZO mantenuti per 3 mesi a dieta iperlipidica (63% di grassi) si riscontra sigrdficafivo incremento della chetogenesi rispetto a quanto rHevabile in topi dbini normalmen~e atimentafi, tl rapporto 13-idrossibutirrato/aceroacetato si e!eva. Nei topi NZO si osserva altres~ una pi{~ marcata tendenza at!a gluconeogenesL Quest'uhLma ristflta esahata, in entrambi i gruppi di animali, durante infusione di lattato. In mate le condizioni sperimentali, la produzione di urea non subisce modificazioni di rilievo. 1426
Tema:
Esame della tolleranza glicidica in bambini e giovani obesi.
Relatore:
WITTE~,M*NN E. - W e s s o b r u n n
Un trattamento dell'obesit~ h stato attnato per 6 settimane in 526 bambini e giovani. Alterata to!ieranza al glucosio (1,75 g/kg p.o.) era presente nel !7% dei casi con eccesso ponderale compreso trai[ 10 e il 20% e nel 35% di quelli con sovrappeso deiI'ordine dell'Si-100% (26% di tutti i soggetti). Dopo la cura e la conseguente riduzione del peso corporeo, solo in 32 bambi,>i (6%) il test di totleranza glicidica forniva risultati patol@ci. Ci6 pu~5 trovare spiegazione n d fatto che il pancreas endocrino, dovendo rKornire di insuHna nna massa corporea di minori dimensioni, riesce meglio a soddisfare il fabbisogno delforganismo. L'A, ha ino!tre osservato, al termine del periodo di trattamento, aumento in termini assoluti della capacit~ secretoria della celluta B. Sebbene i bambini obesi siano per lo pih in grado di compensate ancora ta ridotta tolleranza glicidica, ii loro metabolismo ~ simile a quello degli adulti in sovrappeso, nei quali 1'eccesso ponderale rappresenta il fattore pih importante nella comparsa del diabete. A iini preventivi, ta sorve~ianza delia tolleranza glicidica si impone pertanto in questi picco!i paziet~ti.
Tema:
Campeggi per diabetici in Croazia. EsperDnze di vm decennio (1962-i97i).
Relamri:
SAd~R Lj., ~KRABALO Z. - Z a g r e b
Gli AA. riferiscono circa la propria decennate esperienza per quanta riguarda i campeggi per diabetici (ragazzi ed adulti), di cui itDstrano i criter~ organizzativi, con partico!are riferimento a!la preparazione dei pasti, ai programmi di educazione dei paziend e alia sorveglianza medica, Tema:
Diabete man;,/esto ed insulite nel coniglio dopo immunizzazione con insu!ina bovina.
Relatori:
Fm~YT~.C, G., ALTENAEH~ E,, )ANS~"~ F. K., K L 6 P P ~ L G . - H a m b u r g
Un quadro d~ insulke - - reperto caratteristico de1 diabete giovanite - - pub essere provocato speriment~mente nei coniglio mediante iniezione di siero anti-insulina, infezione con virus ed immnnizzazione con inst~ina bovina erista!lizzata ed adinvante di Freund. In animaii trattati con quest'nltima modalit~, gli AA. non hanno osservato correlazione tra titolo anticorpale e gravit~ dell'insnHte. NeI 10% dei casi essi hanno ottenuto iperglicemia transitoria della dnrata di 4 settimane e, in un solo conigtio, diabete manifesto dopo la seconda immunizzazione. Questi dad forniscono agli AA. lo spunto per discutere ii ruolo dei meccanismi autoimmunitari nella genesi deI diabete. Tema:
Antico'ppi contro virus Coxsackie deI gruppo B in pazienti con diabete giova?zl[e.
R e l a t o r i : D o E a a H . W . , STRuwE FR. E., PF-TSaSEN E. E. - F r e i b u r g i. Br. tn bambini e giovani diabedci, gii AA. hanno determinato, mediante impiego di una tecnica di microneutralizzazione, il titolo degli anticorpi anti-virus CoxsacMe del gmppo B in confronto ad un gruppo di soggetd metabolicamente sani. Nei casi in cui ta malattia aveva avuto in~io acuto, tale timlo era in media pih elevato che nei contro!li, men,re nessnna differenza era rilevabile rispetto a questi ultimi laddove le modalk~, di insorgenza delia malattia erano simiti a quelle del diabete della maturitY. Non ~ s~ata osservata correlazione tra timlo anticorpa!e e familiark't diabetica ed et~ di comparsa o durata delia matattia. Tema:
CrffeH per la diagnosi delfinsu~cienza endocrina helle pancreatite cronica.
Re!atori:
Pvxkue
J,, GRam,~ER W . , MaTZKIES F... E r l a n g e n - N i i r n b e r g
In 74 pazien:i affetd da pancreadte cronica e in 20 soggetti sani, gli AA. hanno esplorato la funzione insuiare mediante s~dmolazione delle cellule B con glucosio (100 g p.o.), tolburamide (0,5 g i.v.) e g!ucagone (1 mg Lv.) e valutazione della riserva insulinica in base a tre criteri: differenze h~suliniche massima!i (,.XIRI~), indice di Perley (IRI/gNcosio) ed indice insulinogeaico di Seltzer ( A I R t / ~ n c o s i o ) . Pdsposte attendibili sono state ottenute nella totaHt~ dei casi con i primi &an crkeri, in o!tre iI 95% con i! terzo. Un ulteriore criterio diagnostieo ~ rappresentato daHa riNdit~ della secrezXone endocrina. t427
T e m a : Stimolazione continua delle cetlule B mediante somministrazione intragastrica
ed i.v. di glucosio in soggetti sani e in pazienti affetti da pancreatite cronica. R e l a t o r i : GRABNEa W . , MATZKIES F., P m L L I P J., S ~ I ~ Niirnberg
D., B z ~
G. - Erlangen-
Sia negli individui sani che nei soggetti affetti da pancreatite cronica, la somministrazione di glucosio provoca aumento dei livelll insulinemici, indipendentemente dalla via di introduzione. Nei pazienti, tuttavia, le concentrazioni di I g I sono pih basse e l'equilibrio dinamico viene raggiunto con ritardo, Anche in caso di pancreatite, l'importanza dei fattori gastro-intestinali ~ confermata dal fatto che]a riduzione della glicemia ~ maggiore dopo somministrazione intragastrica che dopo iniezione i.v, Tuttavia, la riserva insullnica ~, in questi pazienti, minore. Tema:
Comportamento della glicemia e dell'insulinemia (IRI) e dell'ormone della crescita (STH) immunoreattivi dopo ~ pasto simulato ~>nell'uomo.
Relatorh
STOBER G . , tL~PTIS S., ROTH~NBUC~mE~ G., SCHRODZR K. E., P F H F F ~ R E, F. - U I m / D o n a u
Mentre nel cane un pasto simulato provoea aumenm dell'IRI sierica - - aumento che manca quatora si pratichi anestesia locale delia mucosa orofaringea - - , cib non si verifica netl'uomo, secondo quanto rilevato dagll AA. nel corso di esperienze eseguite in due gruppi di soggetti obesi e metabolicamente sanL Neppure i Iivelii glicemid e di ormone della crescita subiseono modificazioni. Gli AA. ritengono che ulteriori ricerche potranno chiarire il ruolo svolto dagti enteroormoni in questo mancato aumento della secrezione insulinica dopo pasto simulato. T e m a : L'aggiunta di /ruttosio, saccarosio, xilitolo o sorbitolo alt'aIimentazione in-
fluenza negativamente il ricambio Iipidico? Relatori:
H E L L ~ : G . , FORTM~YF.e H . P., F 6 ~ S T E ~ H . - F r a n k f u r t / M a i n
Gll AA. harmo eseguito, in votontar~ sani, determinazioni dei livelli sierici di eoles~erolo, trigllceridi, lipidi totali e metaboliti azotati in corso di alimentazione con regimi addizionati con fruttosio, saccarosio, xilitolo e sorbimlo. Nell'uomo, la somministrazione di una dieta priva di grassi determinava, entro pochi giorni, significativa riduzione delia colesterolemia. La sostituzione del glucosio con fruttosio o saccarosio non provocava nuovo aumento del colesterolo he1 siero; neppure dosi elevate eli fruttosio (200 g) influenzavano il quadro lipidemico, mentre davano luogo a dimMuzione dell'azotemia e dell'escrezione dei metaboliri azotati. Risultati analoghi sono stati ottenuti in esperimenti condotti in ratti, nei quail - - inoltre - - il sorbitolo e to ~iitolo riducevano ulteriormente la colesterolernia. T e m a : Livelli ematici di corpi chetonici in corso di in/usionG della durata di 6 h,
di differenti dosi di sorbitolo. Relatorh
MATZKIZS F., BzRG G . , BICKEL H . , SAIL~e D. - E r l a n g e n - N f i r n b e r g
In 12 soggetti saM, gli AN. hanno eseguito i.nfusioni di soiuzioni prive di elettroliti e contenenti differenti concentrazioni di sorbitolo (0,25-0,375-0,5 g/kg/h, per 6 h). Gi~ dopo 2 h h stata osservata marcata caduta dei corpi chetonici; successivamente, i livelli di acetoacetato rimanevano costanti, mentre quelli di ~-idrossibutirrato continuavano a diminuire in ragione della concentrazione di sorbitolo e della durata dell'irdusione. A1 termine deile 6 h dell'esperimento, la colesterolemia e la lipemia totale risu!tavano diminuite, indipendentemente dalla dose infusa. T e m a : Influenza deI diabete florizin&o e dell'infusione continua di zuccheri e di po-
lioli su diversi parametrL Relatori:
HOFFMANN H°, FORsTER H . - F r a n k f u r t / M a i n
Gii AA. hanno prat[cato infusioni di gtucosio, galattosio, fruttosio, sorbitolo e xiJitolo (0,7 g/kg/h, per 72 h) in ratti Sprague-Dawley normali o con diabete florizinico e in individui sani. Con tutte te sostanze impiegate 6 stato osservato aumento dei livelli ematici di latmto; tale aumento era pih marcato con il fmttosio che con it glucosio e minore con lo xilitolo. I1 galattosio viene ufilizzam meno degli altri zuccheri e la sua concentrazione aumenta perranto net sangue.
1428
EIevazione della glicemia ~ stata riscontrata soltanto durante l'infusione di glucosioo Per quanto riguarda l'effetto di risparmio azotato, il glucosio si 8 dimostrato superiore sohanto al ga!attosio, mentre mtte le ahre sostanze sono apparse equivalersi. Negli animali con diabete florizinico, i sostituti de1 glucosio determinano aumento di lieve entit~ ddI'escrezione renale di gtucosio. Nessuna delle sostanze impiegate sembra dotata di proprietfi epatotossiche, sebbene la loro infusione rapida in dosi elevate provochi aumento dei livelti sierici di bilirubina. T e m a : Influenza di in/udoni i.v. di /ruttosio, sorbitolo e x~Iitolo sul 2,3-di/osfogli-
eerato eritrocitario nell'uoeno. Relatori:
STAN~L E., KOLB H . , MEHNERT H . - M t i n c h e n
L'infusione di fruttosio accelera i! cataboIismo epatico degli adenin-nucleotidi e Ia produzione di urea da parte del legato; R contenuto in ATP degli eritrocid rimane invece costante, sebbene vi siano segni di pih rapido catabolismo di questa sostanza. Poich4 nei globuli rossi i fosfati ricchi di energia sono rappresentati prevalentemente dal 2,3-difosfoglicerato (2,3-DPG), gli AA. hanno voluto indagare se il mantenimento di normali livelli di ATP osservato durante i~Xusione di fruttosio, sorbitolo e xilitoto avviene a spese di questo metabolita. In soggetti volontarl metabolicamente sam sottoposti ad infusioni di fruttosio (0,5 g/kg/h), sorbitoto (0,5 g/kg/h) o xilitoto delia durata di 3 b, essi banno praticato determinazioni dei tivelli ematici ed erin'ocitarl di ATP, 2,3DPG, piruvato, lattato, glucosio, fruttosio, polioli, acido urico e fosfato inorganico, t~ stato osservato quanto segue: 1) I'ATP rimane immodificato; 2) il 2,3-DPG, signiticativamente ridotto dopo 30 rain, a distanza di 24 h non ~ ancora tornato a livd!i normali. Questi reperti, rdativi agli effetti d d fruttosio e del sorbitoto, non sono stati ottenuti invece con. lo xititolo, il quale veniva infuso in dosi rninori. Poich~ it 2,3-DPG regola il legame tra emazie e O.,, si pu6 ipotizzare che iI fruttosio e il sorbimlo diminuiscano la liberazione periferica di ossigeno. T e m a : Le bevande nelIa dieta: conoscenze ed abiludini riguardanti le bevande dei
diabetici. Relatori:
P~TzoLr3r R., Fr(6LICH-KF.AU~L A. - F r a n k f u r t / M a i n
Da un'inchiesta condotta st: 109 diabetici circa l'impiego di bevande, ~ chiaramente emerso che i pazienti hanno conoscenze dei tutto insuIEcienti riguardo ai principt di ordine dietetico da seguire e che ancora pih scarsa ~ t'osservanza ddte prescrizioni: infatti, 6 risuhato che solo 1'8% dei sogge~ti interrogati sceglievano le bevande in base a direttive di ordine dietedco e che il 43% bevevano regolarmente bevande proibite. Viene sottolineata anche la mancam concordanza tra quanto affermato dai pazienti (nelF80% dei casi essi credevano di attenersi sempre o quasi a quanto loro consJgliato dal medico) e ci6 che sembra invece lecito condudere sulta base dei dati clinici (il 75% dei soggetti erano in condizioni di regolazione metabolica appena sufficiente o mediocre o addiritmra insufficiente). T e m a : Glicemia e liveIli sierici di insulina, NEFA ed ormone della crescita n d pro-
filo circadiano di diabetici adulti sottoposti a monoterap;,a con differenti sul[aniluree. R e l a t o r i : H.~P> J., BE-zER J., Fi~6HLtCH A., ALTVmFF P., N z s r SCVr6~FLINC K. - F r a n k f u r t / M a i n
E., SCHWEDZS U.,
In pazienti con diabete dell'eth matura in condizioni metabo!iche comparabili, trattati per 3 mesi con tolbutamide, glibenclamide o glibornuride, gli AA. hanno studiato i pro£fli circadiani della glicern.~a e dei livelli sierici di insulina, ormone della crescha e NEFA. Lo stesso studio veniva ripetuto dopo passaggio de;. singoli soggetti a trattamento (sempre deUa durata di 3 mesi) con una ddle ahre sulfaniluree in esame. Non sono state osserva~e differenze significative tra gli effecti delle varie sostanze. T e m a : Secrezione insulinica, gScemia e livelIi ,derici di sul/aniluree somministrate
p.o. (tolbutamide, glibendamide) nel sangue ddle vene cubitali e della vena porta neI£uomo. R e l a t o r i : RAPTIS S., NAD3ArI SH., vo,.',~ BEt~GE~ L., ScHivxm F., H~STKA V. E., ROTH~NBtrC~-IN~ G , P v ~ I r ~ z R E. F. - U l m / D o n a u GIi AA, h~nno determinato, in 9 sogge~ti metabo!icamente saM, la glicemia e le concentrazioni sieriche di insulina e di sutfaniluree nei 180 rain successivi alia sorm'Nnistrazione orale di 1429 t7.
1 g di tolbutamide o di 5 mg di glibenclamide. Si ~ visto che entrambe le sostanze determinano un transitorio aumento ddI'insulinemia nel sangue periferico, con conseguente netta riduzione della glicemia. Nel sangue portale, i livelli dell'ormone subiscono un incremento pi~ marcato dopo tolbutamide che dopo glibenclamide, ma in quest'ultimo caso essi si mantengono elevati pifi a lungo. Le concentrazioni deIle sulfaniluree raggiungono valori eguali sin nel san~mae periferico c.he in quello portale, sebbene Ie sostanze compaiano pi~ precocemente (15 rain prima) a quest'ultimo livello; nel siero, la tolbutamide appare dopo 15 rain dall'assunzione del farmaco, la glibenclamide dopo 60-90 rain. Una comparsa pi~l rapida (15 rain) delia glibenclamide nel sangue periferico si osserva allorchd la sostanza viene introdotta direttamente in duodeno sotto forma di soluzione, ma anche in tal cam l'effetto sulta secrezione insullniea permane ritardato rispetto a quello della tolbntarnide, Dopo sulfaniluree, i livelli insulinemici nel sangue portale sono superiori del 155% a quelli presenti neI sm~gue periferico. Tema:
Ossidazione dei carboidrati, tolleranza al glucosio e secrezione insuIinica dopo somministrazione di glibenclamide in soggetti metabolicamente sani.
Relatori: GESER C. A., MAGNENAT G . , MOLLER-HEss R., J~QUIER E., FELBER J.-P. - L a u s a n n e In 9 soggetfi metabolicamente sani, gli AA. hanno praficato una prova di carico orale con glucosio (t00 g), con determinazione della gllcemia, dell'insulinemia e della NEFAemia e misurazione dell'ossidazione dei carboidrati e dei grassi mediante calorimetria indiretta. I1 test ~ stato ripetuto dopo trattamento con gllbenclamide (2,5 rag~die per 7 giorni, pi~ una dose di 5 mg sommLnistrata prima dell'esecuzione dei prelievi). Poich~ dopo glibenclamide la curva glicemica appariva significativamente pifi bassa, pur in assenza di moditicazioni dei livelll insuHnemid sin a digiuno che dopo carico, mentre l'ossidazione dei carboidrati risuhava significativamente aumentata (da 14,39 a 23,36 g), gli AA. avanzano l'ipotesi che sia appunto quest'ulfima la principale modalit~ di azione della sulfanilurea. L'ossidazione dei grassi non sembra essere, al contrario, influenzata dalla sostanza. T e m a : Determinazione radioimmunologica della glibencIamide. Relatori: HRSTKA V. E., SCHMIDT F. H . - M a n n h e i m Viene descritta una tecnica radioimmunologica con impiego di uno speciale antisiero di coniglio, la quale permette eli dosare la glibenclamide nei liquidi biologici senza che si renda necessaria ta preventiva scissione dei legami aspecifid con l'albumina. La sensibillt~ del memdo di 5 ng/ml. Le ahre sulfaniluree non reagiscono con l'antisiero, mentre d6 avviene per il metabolita M1. T e m a : Reperti oculari nel diabete sperimentale del ratto e del Relatori: SCHOLZ G . , HARTI~ F., ScHIv~nT F. H . - M a n n h e i m
coniglio.
In conigli resi diabetici mediante allossana e segu~ti per 1 anno dal punto di vista oftalmologico, si ~ visto che la formazione di cataratta ~ tanto pi~ precoce ed fl grado di opacit~ della lente tanto pi~ marcato, quanto pih elevati sono i livetli glicemici presenfi nell'animale. Non sono state invece osservate aherazioni dei vasi retinici. Aumento delia trigliceridemia si verifica in paralMo a quello della glicemia; solo sporadicamente sono staff notati incremenfi dei livelli ematM di colesterolo e ~-idrossibutirrato. In ratti con diabete da streptozotocina e sottoposti ad osservazione per un periodo di 10 settimane, intorbidamento deI cristallino 8 stato messo in evidenza gi~ dopo 5 set~Lmane, senza ehe fossero rilevablli correlazioni con i livelIi glicemici e lipidemici. Sono staff ahres1 riscontrati restringimento delle arterie retiniche, nonch8 maggior riempimento e decorso serpiginoso dei vasi iridei. In entrambe le specie era istologicamente evidenziabile atunento di sostanze PAS-positive nelle strutmre vascolari della retina. T e m a : Angiografia a fluorescenza nella R e l a t o r e : G~EITE J. H . - M t i n c h e n
retinopatia diabetiea.
L'A. descrive la te~ica dell'angiografia con fluoresceina, di cui sotto!inea la semplicit~ di esecuzione, l'innocuita ed il grande valore anche prognosfico nella retinopafia diabetica. 1430
La fotocoagulazione nellg retinopatia diabedca.
Tema:
Relatore:
YON BaRS~SWlSCH B. - M ; J n c h e n
Nella refinopatia diabefica, mentre le forme di terapia generale (ivi compresa l'ipofisectomia) non forniscono risuhati convincenti, il trattamento locaIe mediante fotocoagulazione permette di eliminate i microaneurismi, ,nllontanando in tal modo iI pericoto di emorragie intra- e preretiniche. Talora ~ possibile ottenere il riassorbimento dei depositi lipidici e degli edemi e - - soprattutm nei casi di diabete giovanile - - la sc]erofizzazione dei vasi proliferati. Scarsi e~etti si hanno, invece, sutle proliferazioni preretiniche. ! migliori risukati si ossm~eano nelle forme di retinopafia non troppo avanzare e ad evoluzione non eccessivamente rapida. Poco si conosce ancora *iguardo ai meccanismi con cui la fotocoagulazione eserci~a un'influenza positiva anche a distanza, a livello di zone non direttamente trattate.
T e m a : Comportamento metabolico di diabetici ad,,dti, dopo soslituzione di diversi
antidiabetici con la sul/anilurea ARDF 26. R e l a t o r i : Sc~w~a~Es U., G~ABS V., H A P P J., PETZOLDT R., B~Y~R ~[., S C H S ~ J - I N a K. - F r a n k f u r t / M a i n GIi AA, riferiscono i risuhati di una sperimentazione dJnica condotta con la nuova suIfamlurea ARDF 26 su di un gruppo di 78 diabefiei precedentemente trattati con ahri ipogticemizzanfi ordi (tolbutan~ide e glibench~rnide, sole o associate a bigaaNdi). Nessun particotare vm~taggio stato registrato nei confronti della tolbutamide e della tolbutamide + biguan~de, mentre, rispetto aila glibenclamide e alia glibenclarnide + bi~mnide sono staff addirittura osservati alcqam casi di peg~oramento delia simazione metabolica.
T e m a : Rice~'che sul meccanismo d'azione dell'ARDF 26~ una nuova suI/anilurea be~a-
ciaotropa. Relatori:
ZILKE~ TH., W'ALDT~AL~R A., L O D e a s CH., BOTTE*I'aaN~" P. - M f i n c h e n
Dal punto di vista detl'attivit~ ipoglicemizzante, 15 mg i.v. di ARDF 26 equivalgono a 1 g di tolbummide. Nelle 4 h successive alla somministrazione orale di 15 mg della nuova sulfanLiutea non si osserva alcun aumenm della secrezione insulinJca, sebbene i tivdii ~ieemici e la NEFAemia subiscano una modesta riduzione; a tito!o comparafivo, 5 mg di gtibenclam,_'de determinano notevo!e aumento dell'insulinemia e pi~ marcata riduzione dei NEFA plasmatici e delia glicemia. La secr~Aone insulinica risuha stimolata da dosi di ARDF 26 pit1 elevate (150 nag), ma l'effetto ipogJicemizzante non supera queIlo ottenibile con 30 mg p.o, della sostaeza. L'ARDF 26 sembra eollocarsi a met~ strada tra te sul{aniluree della 1" e delia 2 ~ generazione.
Ricerche con i! nuovo antidiabetico orale ARDF 26 in 11 Centri fl¢goslavi.
Tema:
Rdatori:
KA~NA~ V., LTaRL'vovrd N., g:
Vengono riferiti i risuhati di sperimentazioni ctiniche con la nuova suKanilurea ARDF 26, condotte in Jugoslavia su un compIesso di 1.000-1.200 diabetiei (185 de[ quali trattati presso l'Istituto per il Diabete ~ Vuk Vrhovac ~>di Zagabria). A!cuni dei daft ripo~afi si riferiscono ad esperienze di corffronto con akri antidiabetici orali,
Terna:
StdFazione strumigena degli antidiabetici oraZi.
Re]atorh
KAFt~ARNIK H . , BADR>AGHA A,, ZOFEL P,, O ~ SCHNEIDER J., BEHREND T . - Ha.~mover
R., GOE.B~;L K. M.,
Gli AA. hanno confrontam la prevalenza dello struma in 701 pazienti diabetici trattafi con sulfaniluree (toibutamide, carbutamide, glibenclamide) per periodi variabLii da 3 mesi a 12 ~ n i e in 1.022 soggetti non di£t~etid. Essa ~ risultata pari d 25,4% nei p r i m e a! 13% nei secondi. Nel 7% dei diabe~ici ~ stato osservato aumenm di volume dello smarna nel corso della terapia stflfani!ureica. Tuttavia, urea frequenza ancor piit devata (32,6%) ~ stata riscontrata nei paziend trattafi con sda dieta o con dieta + insu~na. GH AA. fanno comunque rilevare c h e l a magg{or parte dei pazienti provetfiva da una regione in cui 8 presente gozzo endemico. I43t
T e m a : Isolamento di epatociti di ratto straordinariamente ormono-sensibiti e rego-
lazione della gluconeogenesi ad opera deI gtucagone. Relatori:
ZAI~LTEN R. N., ST~A~rMANN F. W . - M a d i s o n
Gli AA. descrivono una tecnica per I'isotamento di epatociti di ratto dotati di particolare ormono-sensibilit~ e in grado di sintetizzare glucosio da fmttosio, xilitolo, diidrossiacetone, piruvato, alanlna e propionato, in misura eguale o addiritmra maggiore rispetto al preparato di legato isolato e perfuso, tl glucagone stimola ia gluconeogenesi a partire da tutti i substrati. Con questa metodica, te cellule non parenehimati - - che in genere costituiscono it 40-50% di tutti gH elemend presenti nelle sospensioni di epatociti - - vengono ridotte al 1095 circa. Ohre il 95% delle cellule cosl isolate appaiono integre. Si pu?) caleolare che in 1 g di legato (peso umido) vi siano 9,8 - 107 cellule; dal fegato di un ratto del peso di 300 g ~ in tal modo possibiIe isolate 5 • 108 epatoeiti, sufficienti per eseguire 100-200 esperimenti di gtuconeogenesi.
Tema:
Diabete mellito e/unzione tiroidea.
Relatore:
SCRIBA P. C. - M / i n c h e n
L'A., dopo aver passato in rassegna la pih recente letteratura sull'argomento ed aver riportato numerosi daft relativi a casistiche proprie o di ahri studiosi, conclude c h e l a associazione tra diabete mellito e iper- od ipotiroidismo h appena pi~ frequente di quamo sl potrebbe prevedere se essa fosse puramente fortuita. Tuttavia, sia l'iper- che l'ipotiroidismo rappresentano condizioni diabetogene, come dimostrato dall'elevata incidenza di risposte patologiche ai tests di tolleranza glicidica. I meccanismi patogenetiei sono ohremodo complessi, controversi e non ancora chiariti. Ad esempio, esiste certamente una correlazione tra diabete e presenza di anticorpi anti-tiroide; ancora, i soggetti obesi sono per Io pi~ eutiroidei; infine, l'ipotiroidismo subclinico sembra influenzare iI ricamMo glicidico.
Tema:
Che cosa si deve intendere per buona regolazione deI diabete?
Relatore:
JAH~
K. - W u p p e r t N - E l b e r f e l d
Seeondo i risultati di un'inchiesta condotta dall'A, nel 1973, presupposti decisivi per una valutazione qualitativa della regolazione metabolica del diabete sono la gravit~ della malattia, le condizioni sociologiche (professione; situazione famillare; retribuzione; comportamento della famigIia, dei genitori e dei medici; tipo di assistenza mutualistica), noneM il livello di istruzione ed il grado di cooperazione del paziente. Di primaria importanza ai fini del giudizio sono anche i criter~ ctiniei e chimico-clinici, seppure con diverso peso relativo helle forme giovanili e in quelle dell'adulto.
T e m a : Stud¢ sulla storia naturale de! diabete meIlito asintomatico nei giovani. Relatore:
F a j A N s S. S. - A n n A r b o r
Se in alcuni bambini e giovani il diabete asintomatieo si trasforma in diabete manifesto con estrema rapidit'~ e vioIenza, in ahri tale evoluzione ~ lentissima o addirittura non si verifica affatto (osservazioni relative ad assenza di variazioni della tolleranza glicidica per lunghissimi periodi di tempo, fino a 19 anni). Nella maggior parte dei casi, Ia risposta insulinemica alla sfimolazione con glucosio 8 ritardata e quantitativamente inferiore alia norma; ma non sempre la situazione subisce un progressivo pegNoramento (osservazioni di stazionariet~ per ben 11 anni). Non invariabilmente la risposta insulinemica ~ correlata al risuhato del test di tolleranza al glucosio, in quanto ~ dato di osservare casi di ridotta tolleranza con IRI aumentata ed ahri, inveee, di tolleranza normale con IRI diminuita. Nel determinismo delI'evoluzione della malattia entrano quindi in gioco ahri fattori, ohre alla risposta B-cdhdare allo stimolo glicidico. La dimostrata esistenza di casi a lentissima evoluzione rende quanto mai importante la precodt~ deI!a di.agnosi, poichd con opportune misure diviene possibile arrestare tale evoluzione o persino ottenere regressioni, tspessimenti della membrana basale dei capillari si possono osservare anche he1 diabete giovanile latente (con corretazione tra durata dell'aherazione metabolica e grado del1'ispessimento stesso), ma ci6 rappresenta piutmsto l'eccezione c h e l a regola; anche da questi reperti emerge ancora una voha tutza l'importanza della diagnosi precoce e, conseguentemente, dell'attuazione la pi5 tempestiva possibi!e di misure profilatdche. 1432
T e m a : Produzione di ghwosio nel /egato umano, ghwoneogenesi calcola~a e glico-
genolisi nel soggetto sane e net pazienf.e affetto da diabete giovanile. R e l a t o r i : HEPP K.-D., DI~TZE G., WmKLS~AYR M., i~[EHNERT H . - Mfinchen
B6:rTGER I., D A > ~ s
I.,
tn soggetti sani e in pazienti affetti da diabem giovanile, gli AA. hanno determinate la portata circolatoria det fegato e praficato dosaggt di vari substrati (glucosio, lattato, pimvato, NEFA, gIicerolo, alanina, ~-idrossibutirrato e acetoacetam) neI sangue dell'arteria femorale e delle vene epatiche. La produzione di glucosio da parle del legato ~ risultata ire VOile maggiore nei diabedci che nei normali; significativamente aumentata ~ apparsa anche la captazione di lattato, piruvato e gIicerolo, ma non quella di alanina. Poichd la captazione di precursori contribuisce alia produzione di glucosio per fl 33% nell'individuo sane e per it 23/0/0 nel paziente diabetico, gli AA. concludono che l'aumento di quest'ultima he1 diabete giovaniIe k dovuto, elite che ai processi gluconeogenetici, anche all'esattazione di quelli glicogenolitici. T e m a : Effetti dell'alcool sulIa glicogenofisi e la gluconeogenesi nel /egalo umano. R e l a t o r i : DIETZE G., WmKcMaYr< M., H E P P K : D . , GRUNST J., BOTTGER I., MEHNERT H . - M i i n c h e n In 6 soggetti sani in fase post-prandiale, gli AA. I~anno m_isurato la portata circotatoria de1 fegato e praticato determinazioni dei livelli di glucosio, lattat% piruvato, NEFA, glicerolo, ,~-idrossibufirrato, acetoacetato, alaaina, trigticeridi, insulina e glucagone nel sangue deIl'arteria femorale e delle vene epatiche. La valutazione dei parametri detfi veniva eseguita prima o dope somministrazione i.v. di alcool (15 g in 5 rain, seguki da 0,2 g/rain). Nel corse dell'infusione ~ state osservato aumento signi~eativo deI!a produzione epatiea di gIucosio, accompagnato da notevole riduzione nella utilizzazione dei substrati glueoneogenetici (in particolare det Iattato). L'accresciuta produzione di glueosio deve quindi essere attribuita ad aumento delia glicogenolisi (da 29,7 +__3,6 a 67,7 +_+_8,3 ~moli/100 g/rain). Ci6 spiega perch4 l'ipoglicemia da alcooI si vefifichi solo in condizioni di digiuno, allorch4 le riserve epatiche di glicogeno sono esaurite. T e m a : Influenza del D-norgestrel su[ta to!leranza al glucosio. R e l a t o r i : RmHTER J., OHLEN j . - MCmchen Gli AA. hanno eseguito determinazioni mensili della tolleranza aI glucosio (100 g p.o.) e dei livelli sierici di IRI a digiuno in due gruppi di donne metabdicamente sane di peso normale (et~ 19-39 anni), trattate per 90 giorni rispettivamente con D-norgestrel (400 b~g a giorni alterni) o con placebo. Poichd tra i soggetd cui veniva somministrato il progestinico di sintesi ed i controlli non sono state rilevate differenze significative, gli AA. concludono per l'assenza di eKetti del D-norgestrel sulla toileranza glicidica e snlt'insulinemia. T e m a : Ricerche comparative sulle propriet~ biochimiohe di epatoci:i isolati e /ra-
ziona:i, {vi compresa la degradazione dell'insvdina e degLi ormoni steroidei. Relatori:
BojA~ H,, STEYER M., REINERS K., STAIB W . - D i i s s e l d o f f
Solo Ie sospensioni di epatocifi preparate secondo una modificazione del metodo di Berry e Friend forniscono valori comparabili, per quanto riguarda gli adenosin-nucteofidi, il rapporto tattato/piruvato, la gluconeogenesi, la sintesi proteica e la produzione di urea, con quelli erienufi con l'impiego del prep~ato di legato leo!ate e perfuso. Per saggiare Formono-sensibilit~ delle ceIlule isolate, gli AA. hanno studiato I'influenza delt'insuti~_a e del glucagone sulla concentrazione di AMP cicIico, la gIuconeogenesi e la glicogenolisi. Mediante centrKngazione, gli epamciti sono stad separati dagli alrri elementi celiulaK, i quail degradano l'insulina in maniera diversa; entrambi operano tuttavia la trasformazione del cortisolo in derivati tetra- e peritaidrossilici e lo coniugano in misura crescente in rapporto alia durata dell'incnbazione. T e m a : Potenziamento, ad opera delk*, contemporanea in/usione di lipidi, della secre-
zione insuIiniea indotta daS" ~rginina. R e l a t o r i : y o n BZRGZR L., 1L~PT!S S., KlSStN<~ J., ROTHENBUCHNER G., PFEIFFER E. F. - U l m / D e n a u Gli AA. laanno sottoposto 10 soggett~ metabo!icm'nente sani ad infuslone i.v. di olio di soja (40 g in t20 rain); dope 90 win dall'inizio di tale infusione veniva sernministrato cloridrato di I433
arginina (0,5 g/kg per 30 rain). Durante tutta la durata dell'esperimento venivano eseguite dete> minazioM dei livelti ematici di glucosio, grassi neutri, NEFA, glicerolo libero ed IRI. Nel corso dell'infusione di soil lipidi sono staff osservati significativo aumento dell'insulina (33 ± 4,2 g,U/M), altrettanto significativa riduzione della glicemia ed devazione massima dei varl parametri lipidemici. L'infusione combinata di arginina e lipidi determinava notevMe incremento delle concentrazioni sieriche di IRI (fino a 140 ± 18 I±U/ml), mentre la glicemia, pur non subendo uheriori riduziom, rirnaneva bassa per pifl lungo tempo. Gli AA. ritengono pertanto che lipidi ed aminoacidi stimolino il processo insulino-secretorio attraverso meccanismi diversi. T e m a : Parametri metabolici nelI'ipoglicemia da linfosarcoma. Relatori: SCWJBERT W . R , MOLLER D., EGC~STEIN M. - T i i b i n g e n Viene descritto il caso di tm paziente di 20 anni con sintomatologia addominale di natura poco emma, ipo~dce~a, grave acidosi latdca (Gno a 14.000 mmoH/1) con eccesso di lattato. I 1L velH plasmadci di trigHceridi erano 2-3 vohe superiori al normale, quelli deH'IRI normali. AL 1'esame autoptico venne riscontrata presenza di linfosarcoma dello stomaco e del tenue, con interessamenm indiretto del pancreas. T e m a : Importanza del dosaggio delia proinsulina nel siero, per la diagnosi dei tu-
mori B-cellulari. Relatori: HtNz M., ScKaxz H . , MAIER V., P F E I F F E ~ E. F. - U l m / D o n a u In individui normali, in soggetd obesi e in una paziente affetta da anoressia nervosa, gli AA. hanno osservato a digiuno livelli sierici di proinsulina corrispondenfi al 2-t4% dell'insulinemia totale; tale rapporto non subiva modificazioni nel corso di numerosi tests dinamici. I n 17 pazienti che presentavano ricorrenti crisi ipoglicemiche (e che pih tardi vennero riconosciuti affetti da neoplasie B~cellulari), l'aliquota proinsuHnica cosdtuiva invece fl t2-74% delPinsutina totale d d siero; anche in qnesti casi, le prove di stimolazione non modi£cavano questo rapporto. In un soggetto con ipogticemia da glibenclamide non vi era aumento della proinsulina sierica. In un ahro paziente con ipoglicemia da tumore, il proormone era dei tutto assente nel siero. T e m a : Influenza del glicogeno sulla biosintesi e la secrezione di insulina in isole
isolate di Langerhans di topi. Relatori: M A I ~ V., GAGLIARDINO J. J., HINz M., SCHATZ H . , NI~RLE C., PFEIFr E ~ E. F. - U l m / D o n a u Gli AA. harmo osservato the isole di Langerhans di topo, isolate mediante digestione con collagenasi ed incubate con 3H-leucina in presenza di glicogeno (300 rag%), non producono quasi affatm insulina e proinsulina marcate, contrariamente a quanto si verffica durante ~cubazione con glucosio; la secrezione delPormone aumenta vattavia deI 60%. II glicogeno sembra essere pertanto in grado di stimolare la secrezione insuliP.ica senza venire preventivamente trasformato in glueosio nella cellula ]3.
T e m a : Ci si deve attendere il verificarsi di veri effetti coIlaterali durante l'infusione
di sostituti deI glucosio? Relatore:
F6~ST~R H. - F r a n k f u r t / M a i n
A1 ffuttosio, al sorbitolo e allo xiHtolo sono state attribuite, quail effe~ti collaterali, lesioni epatiche, addosi Iattica, ipenlricemia ed ossalosi, tanto da determinate prese di posizione ufliciaH da parte ddla Commissione farmaceutica tedesca, la quale ha anche fissato per queste sostanze de/ limiti posologM piuttosto bassi. L'A. disc-ate se le manifestazioni sopra riferite debbano essere considerate veri e proprt <>. T e m a : Utilizzazione deI glucosio da parte delte celluIe ossee, ndl'iper- e nelFipoti-
,'oidismo sperimentali. Retatorh
BOMME~ J., RITZ E., MEALS O. - H e i d e l b e r g
Poich8 si sa chela firozdna influenza l'u~LlLzzazione de1 glucosio in varl tessuti ed ~ altrest noto the l'ipertLroidismo si aecompagna ad osteopatie metaboliche, gli AA. hanno mis~ato in vitro 1434
il metabolismo del glucosio in osteociti di ratti con iper- ed ipotiroidismo sperimentalmente indottL NegIi an{mall ipertiroidei, I'utilizzazione del glucosio, la liberazione di lattato e la produzione di 14CO~ a partite da ~C-U-D-glucosio aumentano signiticativamente in presenza di paratormote (PTH) endogeno, mentre nei ratti paratiroidectomizzad tale aumento 8 meno marcato. Tali effetti metabollci non sono spiegabili sutla base di modificazioni del P e del Ca sierici. NegH animali ipotiroidei non si osserca invece ,'deuna modificazione rispetto a quanto si ,~-erifica in quelll eutiroidei. Gli AA. postulano un effetto PTH-indipendente, attraverso il quale la tirox~a stkrnolerebbe il metabolismo de/glucosio nell'osso. D'altro canto, poich~ nell'animale ipotiroideo la paratiroidectomia 8 priva di effetd sulIa utiIizzaz:one del glucosio, l'azione metaboliea del paratormone sull'osso dipenderebbe dalla funzione tiroidea. T e m a : Comportamento di singoli enzimi epatici gluconeogenetici e glico!itici nel dia-
bete da aHossana e nell'epatixe da gdattosamina deI facto, in condizioni di earenza dimenmre e sotto l'azione di medieamenti e di sostanze tossiche. Relatori: YON OLD~P~-~AUS~N H . F., SCHM:D:~C~E~ H . , JoPE CH., M u s c H E. - Tiibingen In omogenad di fegato di ratti tenuti a dieta aproteica e trattati con allossana, cortisone (previa surrenectomia biIaterale) o galattosamina, gIi AA. hanno determinato l'attivit'~ d: alcuni enzimi (glucochinasi, transaminasi glutamico-piruvica e glutamico-ossaloacetica e serina-deidratasi). I risuhati ottenuti perme:tono di affermare che fattori di natura atimentare, ormonale e tossiea condizionano comportamenti differenti degli enzimi studiati, che contraddicono 1 lpo.es: di una rego!azione geneticamente determinata degli enzimi-chiave della gluconeogenesi. T e m a : Profili circadiani dei lipidi in diabetici trattati con glibornuride o gliben-
clamide. Relatori:
K L 6 ~ H . U., SzOK~ S., D i ~ r s c H u ~ : r
H. - Ulm/Donau
In 15 pazienti affetti da diabete non insulino-dipendente, gll AA. hanno studiato i profili circadiani dei llpidi ematici durante trattamento ahernato con gllbornuride e glibendamide, detla durata di 2 settimane per ciascuna det!e due sulfaniluree. Malgrado il soddisfacente compenso metabollco ottenuto (glleemia post-prandide massima: 18CL200 rag/100 mI), sono state osservate notevoli oseitlazioN dei llvelli lipidemid (e soprattutto della trigllceridemia: in quest'ultimo caso, l'ampiezza delle variazioni regis:rate rag~ungeva anche it 100%), mentre i valori deI colesterolo rimanevano relativa~ente eostanti. Particolatmente marcato I'atunento post-prandiale deIIe pre~-llpoprotelne. Nessuna deHe due sulfanituree sperimentate ~ apparsa in~uenzare in maniera sensibile tall parametri, per cui non c: si deve attendere, per effetto della sola terapia con questi composti, una rid~:one deI rischio aterogeno. T e m a : Regdazione del ricambio gticidico e protidico net tessuto tin~a~ico. Relatori: BOJAR H . , K R 0 ~ g H . , STA:B W . - Diisseldorf Le cellule spleniche o :imiche isolate da rat:/ a!tossanizzati incorporano nelle proteine m:nori quantit~ di aminoaeid{ rispetto a quanto si ve~fica negli stessi elementi ottenuti da animali normaH. LSnibizione, ad opera deI cortisolo, di tale incorporaNone viene compensata solo in parte dall'insuIina. L'insutina da sola esercita scarsi effetti. Per quanta riguarda la captazione det glucosio, esiste un negro antagonismo tra insuHna e cortlsolo. La produzione di lattato sembra essere regolata sopratmtto dall'insuIina. T e m a : Influenza delle fasi avanza.~e della gravidanza sulfa veloc#3 di scomp~rsa deZ-
I'insulina esogena dal sie:'o. Relatori: BELLMANN O ,
SCHLEBUSCH }-i., HARTMANN E. - Borm e B e r l i n
Sebbene l ' a t t M ~ ev_docrina del pancreas aumenti in gravida~2a, ia tolleranza gtiddica peggiora, a causa deI1a ridotta etScacia dell'insu1~,a esogena ed endogena. Gii AA. harmo costruito un modeIlo biomatemafico per descrivere it comportamento nel tempo dei l~velli sierM di insuI[na e per valutare contempor~neamente l'efficacia del1'ormone esogeno in base aEa dL'nLnuzione della glicemia a digiuno. In 30 donne in cui veNva somministra:a, nel corso det 3° trimestre della gestazione e 4-8 settimane dopo fl parto, una dose di 0,05 U/kg di insulina, non sono state 1435
rilevate differenze significative nella velocit~ di scomparsa dell'ormone dal siero nei due differenti periodi. Tuttavia, io spazio di distribuzione appariva nettamente maggiore durante la gravidanza. Risulta pertanto confermato che l'insulina esogena ~ maggiormente e~cace al di{uori deIla gestazione, T e m a : Valutazione, per mezzo del <
glicidica in gravidanza. Retatore:
HINCKERS H . J. - B o n n
L'A. riferisce circa l'impiego di un metodo di registrazione continua ed automatica della glicemia, per la valutazione delia tolleranza al gIucosio i.v. in donne gestanfi. T e m a : Cause e significato patogenetico dell'ispessimento della membrana basaIe dei
capillari e dell'iperinsulinismo nei soggetti obesi e nei diabetici anzianL Relatore:
W~NDT L. - F r a n k f u r t / M a i n
L'ispesshnento delia membrana basale dei capillari 6 causato da iper- o disprotidemia, fiequentemente legata ad Nimentazione ricca in proteine. L'eccesso di proteine viene depositato, ad opera delle cdlule endoteliali, sulla membrana basale. Se lo spessore supera i 1.000 )~, la permeabilit~ risulta compromessa, con la conseguenza di un accm-nulo di insulina nel sangue (iperinsullnemia da stasi) e di una sua carenza a livello dei tessuti. Cib porta ad accresduta liberazione de11'ormone da parte del pancreas (iperinsulinemia compensatoria). Tall condizioN si realizzano nel soggetto obeso. Con ii progredire dell'ispessimento e la ulteriore riduzione delia permeabilitk, la quantitk di insulina secreta diviene insuKiciente e si ha allora il diabete dell'et5 matura. Anche altre molecole possono essere interessate dal processo di riduzione della permeabitit~ (eolesterolo, acido urico), donde aumenm d d rischio di coronaropatia. Anche i capillari pancreadci vengono coinvolti nel processo di ispessimento della membrana basale, e ci6 determina ritardata comparsa dell'insulina nel sangue (rigidit}t della seerezione insulinica sec. Pfeiffer). I1 fumo di sigaretta e l'inNazione dei gas di scarico dei veicoll a motore provocano accresciuta formazione di carbossiemoglobina, che viene anch'essa a depositarsi sutIa membrana basNe, con conseguenti ulteriore ispessimento e riduzione di permeabilitY. Altrettanto accade per azione di batteri e di virus (antigenemia), che provocano inoltre flogosi vascolare (glomeruloneffite, panarterite nodosa, collagenosi). Tema:
<~Shock-Quick ~> hello shock iperglicemico. (Contributo casistico).
Relatore:
SCH~NNETT~N F. - B e r l i n
L'A. segnala il caso di un diabetico di 52 anni, nel quale si manifest6 - - in assenza di infarto miocardico o polmonare - - uno stato di shock iperglicemico, accompagnato da riduzione dell'atfivit~ protrombinica al disotto det 10%. I1 paziente aveva dimenficato di praticare l'abitune iniezione di un preparato di insulina di deposito (76 U), cosicchd la glicemia aveva raggiunto il valore di 624 rag/100 mI. Dopo l'episodio, l'atdvit~ protrombiNca risall lentamente (fino a valori del 75% in 2 settimane).
N e l corso del C o n g r e s s o si ~ s v o l t a anche u n a T a v o l a R o t o n d a sul t e m a ~ Fega.~o
e diabete >>, m o d e r a t a da H . F~ERICHS ( G b t t i n g e n ) , H. FRERmHS ha riferito che su 822 diabefid studiati, ben 468 (57%) presentavano alterazion di uno almeno dei seguenti pararnetri - - SGOT o SGPT, fosfatasi alcalina, bilirubina ( > 1 rag/100 mI), test della BSP (ritenzione > 7% dopo 45 min) - - ovvero positivit~ dei!'Antigene Australia o epatomegalia. A. BaRINaSR (Wien) ha posto il problema della evenmzle esistenza di Nterazioni tipiche, morfologiche e biochimiche, dell'epatodta nel diabete. L'A. si ~ chiesto anche se esse siano causa o conseguenza del dismetabolismo glicidico e lipidico. Da ultimo, egli ha sollevato la questione della posizione nosogra5ca da attribuire all'epatopafia diabetica (steatosi diabetica?; cirrosi diabetica?). D, ~VIOT[NG(Bad. Kissingen) ha introdotm ia discussione sui meccanismi attraverso i quali pu6 aversi sviluppo di diabete nel corm di un'epatopafia (epatite croNca, cirrosi) e si 6 domandato se sin possibi~e escludere che lesion epatocellulari facciano seguim al diabete e ne siano la conseguenza. 1436
He FRERICHS ha proposto it tema relative alle aherazioni del pancreas esocrino in corse di diabete accompagnantesi a malattie del fegato. S. SAILER (tnnsbruck) ha sollevato la quest/one della esistenza di una forma di iperlipoproteinemia caratterisfica del diabete scompensato e del ruolo rispetfivamente esereitato dal legato e dai tessuti extraepatici nel determinisrno d/ queste dterazioni del rnetabolismo tip/dice. G. Di~'rz~ (M0nchen) ha dedicate il sue intervento al ruolo svoJto dalte turbe delia gluconeogenesi netlo sviluppo del diabete in corse di epatopatie. FL.D. SOLma (G~Sttingen) ha trattato il problm-aa delia chetosi diabetica, cerca~do di chiar/re se questa sin esclusivamente la conseguenza di turbe del ricambio g!ico-lipid~co o non sin invece il risukato ddFaherazione de/meccanismi epafici di cornpenso. Neile sue conclusion/, H. FRERICHS ha esposto i propri punfi di vista circa te cause della ddotta tolleranza gtiddica e degti aumentafi livdli insulinemid osservabili nella drrosi epadca. In ordine at primo di detti fenomeni, egli ravvisa le seguenfi possibilitY: 1) ritardo nella captazione del glucosio da partedi epamcid danneggiati o diminuiti di nuraero e/o esaltazione dei processi glucor~eogenetici; 2) insulino-resistenza in rappono a perdita di cellule epatiche o ad aherazioni funzionali delle membrane degli epatodti e delle cellule muscolari; 3) iperinsulinismo sale apparente, per aumenm detta quota di ermone immunologicamente reattivo ma biologicamente inef~cace (proinsuHna o sue/derivati?). Per quanto dguarda il secondo fenomeno, esso potrebbe dipmtdere da: 1) accresciuta secrezione di insulina, dovuta alla presenza di livellJ glicemid costantemente elevati o a d an eondizionarnento deI!e cdlnle B del pancreas in rapporto alia stimolaz/one permanente esercitata da NEFA, estrogeni, Gt-t, aminoacidi, eetero-orrnoni e glucosio; 2) normale secrezione insulinica, rna ridotta degradazione delPorrnone (per perdita o lesione di epatodti o per shunt porto-cavale spontaneo) ovvero aumento dei sue/legato/ proteici in conseguenza della disprotidemJa.
G. U.
Nei giorni 10, 11 e 12 s e t t e m b r e 1973 si ~ t e n u r e a Salzburg ( A u s t r i a ) il ft. i n -
ternationales Symposium fiber Diabetes metlitus. T e m a : La patogenesi del diabete mall/to. Relator/: C E R a s I E., LUFT R. - S t o c k h o l m Ii difetto basilare, probabilmente di natura genetica, del diabete consiste neIi'incapacit~ delle cellule 13 del pancreas di rispondere in man/era adeguata alla stimolazione operata dal glucosio. Espressione di tale difetto h la dsposta insutino-secretoria ridotta e dtardata che si osserva n d diabete manifesto, nel diabete latente e nel prediabete, dope semrMnistrazione di g!ucosio. Una dmile aheraz~one si riscentra anche neI 20% della popolazione sana, ci6 the consente di affermare che ii prediabete ~ condiz/one assaJ diffusa. GLi AA. hanno seguho per alcuni anni, per mezzo di ripetuti tests di totleranza al ~ucosio i.v, 97 soggetti che presentavane eIevati l/veil/ insulinemici reattivi e 39 individui prediabefid. In 2 de/ prim/ (2,195) e in 10 dei secondi (25,6%) erano presend aheradoni delia tolJeranza gI{cidica, il che conferma che una diminu/ta risposta insnlinemica ~ prernessa del diabete genetico. Gti AA. ~ungono atla conclusione che I'azione dei glucosio suHa secrezione insulin/ca ~ mediata da un s/sterna di segnaU operanti a livello ddta cellula B e ritengono di peter identificare nel cAMP il rnediatore di tale segnale. Ricerche cornpiute dagti stessi AA. hanno dimostrato ehe t'aherazione prediabetica e d/abet/ca riN_tarda appunte questo recettore; cih appare confermato pure dall'osservazione che, a condizione che lo stimolo glicemico sin abbastanza vigoroso, anche nei prediabetiei e nei diabetic/ h possibite ottenere una normale risposta insulin/ca al glucosio. G!i stLmo~ capaci dJ potenziare la risposta insulirdca a1 glucosio (arginina, ea~ero-orrnoni, pretrattarnente con glucosio stesso) non modifkano i propd effetti nei prediabetici e nei diabetici. Appare pertanto verosimile amrnettere che il difetto ri~.,ardi esctusivamente la capacit~ della cel.lula B di riconoscere iI glucosio quale stLrnolo, ossia di trasmettere t'Lnformazione dallo spazio extracellulare a! site di liberazione de!t'ormone. Le akre funzioni della cellula B, quali la sintesi detl'ormone e la risposta insulino-secremria a sthnol[ in grade di potenziare la £berazione indotra dal giucosio, sono probabilrnente Lqtegre. A1 quesito come mai i soggetti prediabetic/ riescano mttavia a mantenere una normaie tolleranza gHcidica, gli AA. rispondono sottolineando l'importante raolo svoho aI riguardo dai legato. Nel corse di recenfi ricerche, essi hanno potato dirnostrare, media.nte misurazioni dirette eseguite nel territorio splancnico, c h e l a produzione basale di glucosio da parte del legato h, nei soggetti prediabedd, notevoLmen~.e ridotta. Invariata essendo la captazione epa-
1437
tica di substrati gluconeogenetid (piruvato, lattato, aminoacidi, glicerolo), la diminuita prOduzione di ~ucosio deve essere attribuita a ridotta glicogenollsi. Si ~ visto inoltre che nei soggetti prediabetici la liberazione di glucosio nel territorio splancnico si riduce molto pig rapidamente e in misura molto maggiore che negli individui di controllo. Questi reperti stanno ad indicate che nel prediabete ii principale meccanismo protettivo contro la comparsa di una mani~esta intolieranza at glucosio ~ costituito da una sensibilit5 notevolmente accresciuta de1 legato nei confronti dell'insullna. N d diabete condamato, tale compenso manca.
Tema:
La terapia con sul/ani[uree - 1973.
Relatore:
P F e I F F ~ R E. F. - U l m / D o n a u
L'attuale situazione della terapia orale deI diabete con sulfaniluree ~ earatterizzata da due tendenze contrastanti. Se da un lato si assiste oggi ad una rivalutazione dei regimi dietetid ipocalorici - - e cib in conseguenza sia &Ite conclusioni per molti versi criticabili dell'inda~ne deII'UGDP che delle maggiori conoscenze acquisite riguardo ai rapporti tra obesita, iperinsutinismo e diabete - - , dall'altro la disponibilita di composti assai pig potenti (cosiddette sulfaniluree della 2~ generazione) ha reso possibile trattare con tall farmaci pazienti cui detta forma di terapia era precedentemente predusa. La glibenclamide, il pi{~ attivo tra i preparati di questa serie, presenta, rispetto alle sulfaniluree di tipo convenzionale (tolbutamide), differenze di azione pig qualitative che quantitative. Esistono infatti numerose osservazioni che confermano per la gtibenclamide un meccanismo d'azione nuovo e almeno in parte diverso da quello degli altri derivati sutfanilureid. Esperimenti eseguiti neli'animale dimostrano chela tolbutamide tende ad inibire la secrezione insulinica indotta dal glucosio, mentre la gllbenctamide agisce sinergieamente con il glucosio nel determinate la liberazione dell'ormone. Anche nell'uomo la contemporanea somministrazione i.v. di glibenclamide potenzia gti effetti insulino-stimolanti de1 glucosio, Iaddove con la tolbutamide si osserva soltanto un effetto additivo. Ulteriori cliffererme nelle modalit~ di stimolazione della secrezione insulinica sono state messe in evidenza in vitro in isole isolate. Assai pig importante di queste osservazioni sperimentali appare perb il fatto che molti pazienti affetti da diabete dell'et~ matura, trattati per anni come veri diabetici insulino-dipendenti a causa di insuccesso secondario di precedenti trattamenti con altre sutfaniluree, possono oggi trarre beneficio dalia somministrazione di glibendarnide, la quale ~ l'unico tra i nuovi preparati a permettere questo rimrno alla terapia orale. Questa caratteristica delia glibenclamide pub essere utilizzata a fini prognostid, per predire i risuttati a breve termine della terapia di mantenimento con questo composto. A tale scopo si esegue un test cbe consiste nel somministrare i.v. simultaneamente ~ucosio e glibenclamide e nel determinate, neIIe successive 3 h, le curve glicemica ed insulinemica. In 11 di 40 pazienti affetti da diabete dell'adulto, trattati fino ad allora con insulina (fino a 100 U/die), I'A. ha osservato, dopo 60-90 rain dall'ip.iezione delle due sostanze, aumenti della secrezione insullnica che raggiungevano in alcuni casi il 500% rispetto ai valori di base: questi soggetti sono quelli che potranno essere trattati con successo con gllbenclamide; in caso di aumenti pig modes~q - - quail ad esempio quelli registrati nei rimanenti 29 soggetti - - si pub prevedere che il passaggio dalla terapia insulinica a quella orale rimarr~ invece senza successo. Naturalmente, questa estensione delia terapia orale a diabetid prima insulino-dipendenti ha un prezzo, rappresentato dal pericolo di crisi ipoglicemiche, che sono infatti pi~ frequenti con la glibenclam/de che con le altre suJ_faniluree. Tall crisi sono per 1o pi~ pomeridiane e possono manifestarsi anche alcune settimane dopo t'awenuto cambiamento terapeutico. L'A. pensa che cib non debba essere attribuito ad un effetto ipoglicemizzante extrapancreatico delia glibendamide, ma possa trovare spiegazione negli accresciuti livelli insulinemici che si osservano nel sangue portale, ore marcati atunenti ddle concentrazioni delt'ormone si rilevano non soltanto dopo iniezione Lv. delia sostanza, ma anche dopo somministrazione orale (e cib sia nei soggetti sani che nei pazienti diabetM). Anche qui la glibenclamide si distingue dalie altre sulfaniluree per la particolare &arata deli'aumento dell'insutinemia, il quaIe verosimilmente influenza L'I maniera diretta il metabolismo glicidico a livello epatico, dando luogo in tal modo ad un effetto ipoglicemizzante molto pig intenso. I1 fatto che le ipoglicemie soprawengano nel corm del pomeriggio si spiega invece con la diversa dinamica delia secrezione insulinica stimolata dalla tolbutamide e dalla glibenclamide: mentre la prima di tali sostanze, somministrata p.o. alle ore 7 del mattino, provoca il massimo aumento insulinemico e ta pih marcata riduzione della glicemia verso le ore 1 t, la seconda determina questi stessi effetti tra le ore 13 e te ore 16, vale a dire dopo il pasto di me~ogiorno, nel corso de! quale viene ingerita la maggior parte della quota giornaliera di carboidrati. Osservazioni analogbe erano gia state compiute per quanto riguarda la clorpropamide; questo composto non provoca secrezione insulinica a diguno, ma solo dopo aggunta dello stimolo fisioIogico rappresentato dall'ingestione di dbo. Gi~ da tempo I'A. ~ dell'opinione c h e l a clorpropamide, put essendo c!assificabile, sotto il profilo quantitativo, tra le sulfaniluree deiia 1" generazione, dal punto di vista qualitativo debba essere invece inclusa tra i farmaci della 2 ~ generazione. Non vi sono, per ora, elementi c h e consentano di affermare un miglioramento permanente detla secre1438
zione insulinica dopo terapia protratta con glibenclamide: snspendendo infatti la somministrazione de! preparato, la capacit~ insulino-secretoria del pancreas diviene nuovamente insufficiente. Per quanto riguarda la biosintesi dell'ormone o la trasformaziop_e delia proinsulina in insuIina, la glibenclamide h, al pari delle altre sulfaniluree, priva di effetti. Contrariamente a quanto ritenuto in precedemza, Fincorporazione della leucina marcata nell'ormone neoformato ~ ridotta, piuttosto che stimolata. Si ritiene og~ che le sulfaniluree influenzino solo la seconda fase della secrezione insulinica, cio~ quella successiva alia mobillzzazione rapida dell'ormone prontamente disponibile; tale fuse non si identifica con la liberazione di insulina neoformata, ma riflette solo la Iiberazione di nna riserva. E' pertanto possibile concludere ctae queste nuove sostanze agiscono a livelto di zone superficiali o di componenti citoplasmatiche delia cetlula B diverse da quelle che vengono influenzate dM glucosio e dalla toibntarnide. E' per questo motivo che h possibile trattare con esse casi gik avanzati di diabete, refrattarl nile altre sulfaniluree. Quanto alle eventuali complicanze vascolari delia terapia con sulfaniluree, esse passano decisamente in secondo piano: un pi~ elevato rischio carddovascolare - - olrretutto risultante fiaora statisticamente come probabile sulla base dei dati di un'uaica ricerca - - pu6 essere trascurato di fronte ai vantaggi che questa terapia offre.
Tema:
Terapia orale del diabete con biguamde - 1973.
Relatore:
MEHN~RT H. - M i i n c h e n
Dopo aver tracciato la storia delie biguanidi quail farmad antidiabetici, I'A. affronta i problemi di maggiore attualit~ in questo campo e che possono riassumersi fondamentalmente in tre domande: 1) quale preparato deve essere preferim?; 2) qnale, tra le varie ipotesi {ormuiate in ordine al meccaaismo d'azione delle biguanidi, merha maggior credito?; 3) quale ~ I'ambito di indicazioni in cui queste sostanze possono trovare utile impiego? Per quanto rig~aarda Ia scdta de1 preparam (mefformina, fenformina o bcfformina), sebbene l'effet~o ipogllcemizzante sin, a parit~ di dose, diverso per le differenti sostanze, ci~ ~ compensato dal fatto che dei composti pih attivi vengono tollerate dosi minori; vantaggi ed inconvendenti si equillbrano quindi perfettamente, talch4 per nesstmo dei tre composti attuatmente impiegat{ in dinica ~ stato finora possibile dimmstrare una chiara superiorh~. Gti effetti coltaterali gastrointestinMi sono assai frequenti e hanno indotto i medici ad usare per !o pih dosi troppo basso. Non bisogna dimenticare che molti di tall effetti sono in rapporto aIla grande variabillt~ deUa tolteranza individuale, per cui appare in~ustificato rinunciare troppo presto all'impiego delle biguanidi, essendo seminal opportuno i~ziare con piccolo dosi, da aumentare graduakmente fino d llmite della tollerabilit~ o fino aI raggiungLmento deLl'effetto ipogKcemizzante desiderato. I1 mecceazismo d'azione delle bi~mnidi non ~ ancora del tutto chiarko, ma importante appare soprattutto la loro attivit~ extrapancreatica. Nei soggetti metabolicameate sani manca di solito l'effetto ipoglicemizzante, presente invece nei pazient,." diabetici e riferiblle o a diminuito assorbimento intestinale del glucosio o a sun aumentata utitizzazione perKerica o, infine, a inibizione della glueoneogenesi. Dopo somministrazione di t50 rag/die di fenformina per 5 giorni, a stata osservata riduzione del 50% de]In Eberazione di glucosio da parte del legato. Se si ammette che tutti i substrati utilizzabill per II processo gluconeogenetico vengano completamente trasformati in glucosio, la glueoneogenesi contribuirebbe per 1/3 alla llberazione epatica di glucosio. Questo infatti il valore che si riscontra n d soggetto trattato con biguanidi. Se la ridotta produzione di glueosio a digiuno dove essere attribuita a dirISnuzione della gllcogenolisi, i'inibizione che si osserva durante infusione di lattato dove essere considerata espressione di ridotta gluconeogenesi. Fino a poco tempo fa si riteneva che l'azione delle biguanidi si esercitasse attraverso I'aumento della capt> zione periferica del glucosio; ricerche condotte dalI'A, hanno ora dimostrato la non valldit~ di tale ipotesi. Le modificazioni del ricambio gllcidico a iiveI!o epatico si accompagnmqo a signiEcativo aumento del rapporto ~-idrossibutirrato/acetoacetato, mentre il rapporto lattato/piruvato resta invariato, i t c h e depone per uno spostamento intramitocondriale del potenziale redox. E' stato anche diraostrato che socto l'azione del!e biguanidi i fosfati riccBJ di energia subiscono una riduzione. Per quanto concerne le indicazioni del!e biguanidi, it loro impiego & consigllabiie nei diabetici obesi_, in quanto questi composd non stimolano ia secrezione L ~ , s ~ c a , non inibiscono ia tipollsi e sono inoltre dotati di modeste propEet~ antioressiche. L'associazione insulina-biguanidi pu6 risultare utile nei casi di diabete insulino-dipendente caratterizzati da notevote labilit'a, in cui possibile ottenere m taI modo un appiattimento della curva glicemica, effetto ~ questo - - che si mantiene anche dopo ta sospensione de! farmaco. Si ritiene che c{6 sia dovuto a modificazioni che si verKicano a livello d d legato. Inohre, in caso di insullno-resistenza si oetiene spesso la riduzione deI fabbisogno di ormone. L'assodazione pi{~. frequentemente impiegata testa perb quelta tra biguanidi e sulfaniluree. 1439
T e m a : lnfluenza delle biguanidi su! metabo[ismo del /egato. Relatore: BEt~NGeR A. - W i e n Nel diabete, il miglioramento delte condizioni metaboliche determinato dalle biguanidi deriva da una maggiore utilizzazione dei carboidrati a livelto epatico, utilizzazione che si verifica girl in presenza di livelli glicemici non elevati, cosicchd viene ad essere evitata l'inondazione ddla periferia con gtucosio.
INSULINA E SECREZIONE Tema:
INSULINICA
Problemi di immunologia clinica neI diabefe mellito.
Relatori: MAGYAR I., TAMtS G. Jr., GERO L. - B u d a p e s t Esistono diabetid con elevati livelli di anticorpi anti-insulina e fabbisogno insulinico basso ed altri con fabbisogno insulinico elevato e bassi liveI[i anticorpalL N d primo caso 6 spesso responsabite l'effetto Somogyi; nel secondo, invece, si ritiene prevalgano i siti di Iegame Aka, poichd l'insulina legata a tall siti conserva la sua attivith biologica. Pazienti con diabete giovanile e della maturith, trattati con insulina per eguali periodi di tempo, possono presentare differentJ liveili di anticorpi, pi~t bassi nei primi che nei secondi. Nei soggetti con diabete giovanile e retinopatia, it complesso anticorpale si trova per lo pih nelIa zona 19S; in quelti non retmopatici nella zona 7S o in una zona intermedia. Gti anticorpi del primo tipo sono macro~obnline, per cui 6 giustificato il sospetto che essi intervengano nella patogenesi della retinopatia. T e m a : Esperienza biennate con insuIina monocomponente in pazienti diabetici. Relatori: FANKHAUSER S., M i c r o J. - B e r n e O l t e n L'insutina monocomponente porcina provoca formazione dt anticorpi significativamente minore di quanto non faccia l'insulina porcina purificata, la quale contiene ancora le componenti a e b. Grazie aIl'impiego di insulina monocomponente h possibile evitare al massimo I'induzione di resistenza e di ailergia alt'ormone e, forse, r~durre anche il fabbisogno. T e m a : Nuovi aspetti dell'insulinoterapia - Le insuline monocomponenti. R e l a t o r i : LzvET:r R. E., KoRP W . - W i e n Oltre a non determinare la formazione di anticorpi, i preparati di insulina monocomponente si sono dimostrati utili anche neI trattamento delte aller~e locali di tipo ritardam e delle lipodistrofie indotte dall'ormone. Queste osservazioni sono inottre di notevole interesse teo~co, in quanto sembrano suffragare l'ipotesi secondo cni i derivati insulinid di elevato peso molecolare sarebbero responsabili delia scomparsa del tessuto adiposo sottocutaneo helle zone lipodistrofiche. L'impiego di insulina monocomponente in diabetici neodiagnosticati ha determinato addirittura, in alcuni casi, la remissione delia mdattia. L'insulina monocomponente pu6 essere utitizzata anche in maniera intermittente, ad es. in pazienti abitualmente ben compensati con la sola dicta o con gti ipogticemizzanti orali ma in cui si renda necessario, i n particolari situazioni (stress, infezioni, interventi ct~irurgici, gravidanza), it ricorso at trattamento sostitutivo ormonale. L'insulina monocomponente potr~ infine fornire utill contributi al cbiarimento del problema relativo all'eventuale ruolo svolto dagli anticorpi nella patogenesi delle complicanze angiopatiche del diabete. T e m a : Ricerche sperimentaIi ndl'animale riguardo all'azione dei peptidi parziati del-
I'ACTH sul metabolismo deli'insulina e de! glucosio. Relatori: WOENCKHAEr8 J. W . ,
SHAH I. - K a r i s r u h e e F r e i b u r g i. Br.
Su 54 peptidi parziali delI'ACTH saggiati dagIi AA., 9 hanno dimostrato di potenziare la scissione dell'insulina e 11 di ritardarla (5 del 20% e 6 di oltre il 50%). Akuni di tall peptidi non inftuenzano l'ipoglicemia insulinica, altri invece la potenziano (forse perchd dotati di attivit.a ipogllcemizzan~e propria). Uno di questi composti annullava comptetamente l'ipoglicemia da insulina, put inibendo la degradazione dell'ormone, tl diverso comportamento dei liveRi glicemid 1440
sotto l'azione dei peptidi parziali ddI'ACTH non pu6 quindi essere spiegato soltanto con l'inibizione delia degradazione dell'insulina; per alcuni di essi deve essere ammessa anche una stimolazione diretta delia liberazione ormonale, mentre per altri si pu~ supporre che mantengano una parte dell'attivit~ delI'ACTH. Tema:
Regolazione della biosintesi insulk~ica.
Relatod:
SCHaTZ H . , P F e I F F L ~ E, F. - U l m / D o n a u
Biosintesi e secrezione insulinica sono processi distinti, suscettibili di subire influenze diverse. Si tratta, cioh, di due differenti prestazioni specifiche della cellula B. Mentre la secrezione delFormone pub essere stimdata od inibita in numerosissime maniere, la regolazione della biosintesi appare pih uniforme e it principale ruMo spetta, da q~esto punto di vista, al glucosio. L'ormone delia crescita sembra garandre, con rneccanismo indiretto, la serrsibilita delia cellula B nei confronti delto sdmdo rappresentato dal glucosio. Tuttavia, anche il glucagone ed it sistema adenilcidasi-cAMP-fosfodiesterasi sembrano intervenire nel processo di biosintesi dell'ormone. In alcri termini, la molteplicit~ dei segnali e delle esigenze della periferia trova un corrispettivo nel gran numero di possibilit'a di stimolazione della secrezione i,nsulinica, vale a dire della pronta liberazione deit'ormone immagazzinato all'interno delIa celiula B. Le riserve vengono poi reintegrate grade ad un meccanismo la cui regolazione h relativamente semplice, Tema:
L'autoimmunita nel diabete.
R e l a t o r i : POULSEN J. E., NERUP J., ANDERSEN O . O . , BENmlXEN G , EGEBEP.G J., GUNNAaSSON R., KROIv*.~a'~N}t. - G e n t o f t e , K ~ b e n h a v n e U p p s a l a Gli AA. riportano numerosi dad cllnici e sperknentali indicativi dell'intervento, in certi casi di diabete, di meccanism~ patogenetici autoimmuni. Resta da chiarire se questi processi siano legad a particotari situazioni insulari su base genetica owero a reazioni peculiari del sistema immunitario. E' possibile c h e l a Iesione primaria delle isole riconosca un'origLqe infettiva, come sembrerebbero indicare le osservazioni sul diabete da virus dei topi e que!le sul parallelismo rilevato in Gran Bretagna tra l'incidenza di casi d,_" influenza da virus Coxsackie B~ e quella di nuovi casi di diabete. Tema:
Alcune ricerche con una nuova insulina monocomponente.
Relatore:
S T U A T M A ~ F. W . - S t u t t g a r t
L'A. riferisce in merito alia propria esperienza con insulina monocomponente semilenta. In una casisdca di 53 paziend cosl tra~tati per presenza di elevato fabbisogno di ormone, comparsa di reazioni allergiche o assai giovane et~L egli ha rilevato diminuzione della dose di insullna richiesta in alctmi casi, nessuna modificazione in altd e financLe aumento Ln altri ancora. In certi soggetti si ~ verificato peggioramento delle condizioni generali o maggior f~equenza di ipoglicemie pomeridiane. L'A. sotmlinea le difficolt~ di ottenere una soddisfacente regolazione metabolica con l'impiego di insuline semilente. Egli dubita anche che le insuline raonocomponenti offrano particolari vantaggi.
SECREZtONE Tema:
INSULINICA
- TERAP!A
ORALE
DEL D I A B E T E
Impiego terapeutico mirato di antidiabetiei orali.
Relatore:
BEYER J . -
Frankfurt/Main
L'espedenza cllnica dimostra che ta terapia orale del diabete deve essere iniziata, dopo l'insuccesso del trattamento con la sola die,a, ricorrendo alFimpiego di un preparato biguanidico. Poichd in questa fase il paziente presenta di solito eccedenza ponderale, si port" ottenere in ta! modo ancl~e la riduzione d d peso corporeo. S e e quando una dose media di biguanidi non 8 pi~ sufficiente a mantenere un buon compenso metabolico, si dovr~ ricorrere a l l sulfaniluree, accordando la preferenza alia tolbutamide. La precoce associazione con bi~:anidi riesce spesso ad assicuraze un migliore equillbrio e a contenere altresi la posologia della snlfanilurea entro limiti pi~ ddottL Qudora si annund un insuccesso secondario, la tolbutamide verr~ sostkuita con ia glibenclamide, mantenendo sempre i'associazione con una biguanide. L'agg~unta di insulLna a questa terapia combinata deve essere dse~-ata a situazioni del tutto particolari.
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T e m a : Nuove ~'icerche suI meccanismo d' azione dei derivati biguanidici antidiabetici. Relatore:
CZY2YK A. - W a r s z a w a
I1 pretrattamento con fenformina riduce in misura significativa l'entit~ delia risposta insulino-secretoria alla somministrazione intraduodenale di una misceta di aminoacidi. Scarsissima o addirittura assente ~ invece l'influenza esercimta dalla biguanide sull'aumento dei livelii insulinemiei indotto dali'infusione Lv. di L-arginina. Con entrambi questi tipi di stimolazione si ha elevazione della concentrazione pIasmadca di ormone della cresdta. Dopo 3 Norni di trattamento con {enformina, t'aumento della somatotropinemia in risposta alla somministrazione intraduodenale di una miscela di aminoacidi non si verifica pi~, e altrettanto dieasi per quello che normalmente segue all'infusione i.v. di L-arginina (l'inibizione ~ peraltro, in quest'uhimo caso, meno marcata). Altri esperimenti dimostrano che la fenformina fi priva di effetti sMla secrezione del glucagone pancreatico, mentre L-ffluenza sicuramente quella dell'enteroglucagone. Appare pertanto verosimile ehe le biguanidi inibiscano la biosintesi e/o la liberazione delia secretina. Sulia base di queste osservazioni, I'A. formula l'ipotesi che l'effetto insulino-potenziante delie biguanidi sia almeno in parte legato all'inibizione che tall composti esercitano sulla secrezione di H G H , ormone notoriamente dotato di attivit~ antagonistica nei confronti dell'insulina. Le citate osservazioni rendono altresl raNone delia ridotta secrezione insulinica che si osserva in eorso eli trattamento biguanidico, in quanto queste sostanze influenzerebbero anche la secrezione degli ormoni intestinati insulino-stimolanti. Per quanto rigztarda l'azione locale delie biguanidi a livelio delia parete intesdnale, l'importanza di tale meccanismo ~ illustrata dal fatto c h e l a risposta insulinemica ~ assai pi~ marcata dopo somministrazione intraduodenale che non dopo iniezione i.v. di aminoacidi. Infine, le biguanidi antidiabetiche inibiscono fortemente la respbazione mitocondriale e la formazione di ATP, abbassando it rapporto ATP/ADP. Sebbene detti effetti siano stati riscontrati solo con l'impiego di dosi elevatissime, quali certamente non vengono utilizzate a scopo terapeutico, non deve essere tuttavia dimenticato che questi farmad tendono ad accumularsi elettivamente nella parece dell'intestino tenue, per cui non ~ improbabile che a tale livello possano raggiungersi concentrazioni simiti a quelle dimostratesi hx grado di bloccare la respirazione ceIiutare. Verrebbero cosl inibiti tutti i processi di trasporto ~ttivo, richiedend Ia presenza di fosfad ricchi di energia.
T e m a : Importanza degli ormoni intestinali per la secrezione insuIinica stimolam dal
glucosio in pazienti di peso normale ed obesi con diabete manifesto. R e l a t o r i : STOBF.R G., RAPTIS S., VON BEROER L., PFZlFFER E. F. - U l m / D o n a u Sia nei diabedci obesi dze in queJli non obesi, la secrezione insulinica indotta dal g!ucosio maggiore dopo somministrazione orale che dopo iniezione i.v. La massima differenza si riscontra in quei padenti in cui il ~ueosio i.v. non provoca quasi liberazione di ormone, mentre i livelli di IRI subiscono un forte aumento dopo glucosio p.o. Sembra pertanto essere in gioco l'azione insulino-liberatrice degli ormon[ intestinali. E' probabile che nel diabete delt'aduho esista una alterazione dell'ipotetico glucorecettore della cellula B; l'ipotetico enterorecettore sembra invece rnantenere, almeno in pane, la sua funzione. Solo il dosaggio diretto degli entero-ormoni nel siero potr~ confermare questa ipotesi.
T e m a : Secrezione insulinica indotta ddla secretina in soggetfi normali e in pazienti
diabetici. Relatori:
DECKERT T., ENK B. - G e n t o f t e
L'atdvith. insulino-stimolante della secretina sembra dipendere dalla presenza di tessuto pancreatico esocrino normalmente funzionante. NeI caso di grave insufficienza d d pancreas esocrino, la risposta insulinem/ca Mla tolbutamide appare ridotta e quella atla secredna de/ tutto assente. Una simazione in certo senso opposta si osserva nei pazienti affetti da diabete stabile: normale risposta alla secretina e scarsa alla tolbutamide. Non aneora chianti sono i meccanismi attraverso i quali il tessuto esocrino esercita questa influenza sul tessuto endocrino. La secretina ~, nel diabete, priva di qualsiasi interesse terapeudco, per quanto la sua importanza fisiologica per la risposta insul~no-secretoria non possa essere affatto esdusa. Tenuto ¢onto dei differenti punti di attacco, a livello deUa celiula B, de/ glucosio e della seeretina, quest'ultima sostanza costimisce comtmque un prezioso strumento per esptorare spedmentalmente Ia secrezione insulinica indotta dal glucosio.
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Tema:
Rapporti ira secrezione insulinica, spazio vascolare ed exXracdtulare del pancreas, sotto l'infiuenza di glucosio, secretina, e pancreozimina.
Relatori: Coamas
U., B ~
J., K r , ~ i ~ m A., S c ~ 6 v ~ ' ~ i ~ a K. - F r a n k f u r t / M a i n
i1 pancreas endocrino e quello esocrino rispondono in parte agli stessi stimo!i nervosi ed umorali. L'innervazione ~ assicurata dallo splancnico, che in tal modo regola la circolazione nell'intero organo e i cui rami si trovano anche neIle isoIe. Alla stimolazione ormonaIe del pancreas esocrino prmwedono la gastrina, la secredna e la pancreozimina; secretina e pancreozimina stimolano anche ta liberazione insulinica e ad esse vie~e attribuito un importante ruolo nella risposta insulino-secretoria alia somrainistrazione orale del glucosio. Data l'esistenza di cos~ stretti rappord tra sfimoli nmoraii e nervosi per qnanto riguarda entrambe le componenti del pancreas, gli AA. harmo volum accertare se la secrezione insulinica in risposta aI ~ucosio, alla secretina e alia pancreozirrdna si accompagni a modificazioni dello spazio vascolare ed extraceliulare capaci, eventualmente, di influenzare la secrezione stessa. Si ~. vista che tutm e tre le sostanze determL nano anmento di tall spazi, aumento che non ~ perahro necessariamente se~&o da variazioni della risposta insulino-secretoria.
Tema:
Liberazione rifiessa di insulina dopo ingestione di cibo.
R e l a t o r i : F i s c ~ E ~ U., HO~IMEL H . , G O T T S C V ~ G H . - D . , N o w a K W . , F I ~ D C ~ H . - Karlsburg/Greifswald Esperimenti condotti dagH AA. in cani portatori di fistola pancreadco-duodeno-cutanea hanno dimostrato the l'aumento delia secrezione insulinica che segue l'ingestione di cibo si verifica prima che divenga apprezzabile t'elevazione dei liveI!i arninoacidemici. Liberazione di insulina stata anche osservata, in assenza di digestione di sostanze proteiche, per effetto delda stimolazione meccanica e chimica rappresentata dal so!o riempimento gastroenterico e dalla secr~zione di enteroormoni. Esiste dnnque un complesso sistema di meccanismi in grado di assicurare una accresciuta disponibilit~ di insulina, indispensabile per l'utilizzazione dei substrati assorbiti.
T e m a : Potenziamento, ad opera delia sJmultanea in/usione di lipid4 della secrezione
insulinica stimolata dall'arginina. Relamrh
y o n BE~G~R L., RAPTIS S., KISSING J., ROTH~,'BrJCHN~r( G., PFEIFF~R E. F. - U I m / D o n a u
In soggetti metabolicamente sani di peso normale, la somministrazione i.v. di ]_ipidi (Intralipid ® 20%, 40 g in 120 rain) determina modesto ma significativo aumento dei Iivelli insulinemici dopo il termine dell'infusione. La somminis:razione i.v. di arginina (0,5 g/kg, durante 30 rain) provoea pi~: marcato aumento ddla concentrazione sierica di IRI nel corso stesso dell'infi.Mone. Potenziamento deIIa risposta insulino-seca-etoria alI'arginina si osserva quando l'aminoacido viene somministrato t r a i l 90" e il 120 ° rain de11'infusione di Iipidi. Quesd dati sembrano indicate che le due sostanze agiscono sul]a celltlla B coi~ meccanismi diversi.
Tema:
Ricerche sulla secrezione insutinica neI dk~.bete ctel['et8 matura~ sotto stimolazione con g!ucosio e tolbutamide.
Relatori:
A>m~E~v D., TAR~:OLEV N. - Sofiia
GIi AA. hanno eseguito tests i.v. alia tolbutamide e aIta tolbu~amide+gIucosio (0,25 e 0,50 g/kg) in nn gmppo di 30 diabetici dell'et'~ matura, 16 dei quali sensibi!i alte suKaNlaree e t4 divenuti secondariamente insensibiti. La risposta aIta stimolazione con la sulfaNturea ~ risultata notevolmente maggiore nei primi, ove raggimngeva vaIori pressochd norm.ali in caso di contemporanea somministrazione di glucosio, plrr manifestandosi con ritardo. Nei 60 rain successM al ca~qco simuhaneo con gbacosio non [ sta~a osservata nd refrat~arie.~[ nd inibizione ir_,tracellu!are della sintesi ormonale, segndate invece da ahri ricereatori. Nel diabete dell'et~ matura, la sensibilitY, deI glucorecetmre 8 veroslmilmeme ridotta, mentre i processi di sintesl continuano a svotgersi normalmente. L'insulLna neosintetfzzata inibirebbe al.lora l'uheriore sintesi con un meccanismo feed-bac,~, dal momento che l'ormone non pus lasciare Ia eellala B. Le sulfaniiuree provocherebbero, con mod,dit[ non ancora del tatm chiarita, la secrezione ddFinsuiina neo-formata; tale seerezione ~ quantitativamente maggiore e di piCa lunga durata atlorehd, come nel caso del carico combinato, viene fomita una suffidente quantit'~ di substrato, 1443
T e m a : Stimolazione, in soggetti metabolicamente sani, della secrezione insulinica me-
diante carico i.v. combinato di glucosio e di dosi equipotenti delle nuove sulfaniluree. Relatori: HAPP J., BEYER J., JUNGMANN E., SCrmRER U., I-IAuPT E., SCH6VFHNG K. - F r a n k f u r t / M a i n Gli AA. hanno studiato, in un gruppo di soggetti metabolicamente sani e non obesi, gli effetti delia glibenclamide, delI'ARDF 26, della glibornuride e delia tolbutamide, iniettate i.v. in dosi equipotenti (corrispondenfi aI 30% e al 40% dell'attivith ipoglicemizzante massimale), da sole o insieme con differenti concentrazioni di glucosio (0,2 e 0,33 g/kg). Per nessuna delle sulfaniluree esaminate 8 stato possibite dimostrare una azione di potenziamento della secrezione insulinica indotta dal glucosio. T e m a : Modificazioni delI'indice insulinogenico durante somministrazione di diffe-
renti antidiabetici orali. Relatori:
WALDHAUSL W . , HAUSTEINER I~., BERINGER A. - W i e n
In 52 pazienti diabetici, gli AA. hanno valutato gli effetti della somminMrazione di differenfi ipoglicemizzanti orali (tolbutamide, glibencIamide, glibornuride, BS 1051, glibenclamide+ fenformina, dimetilbiguanide). Si 6 visto che, a parith di condizioni basali per quanto riguarda valori glicemici a digiuno e glicosuria, le varie sostanze impiegate modificano in diverso grado la curva insulinemica, determinando il suo aw, idnamento a quella caratterisficamente riscontrabile in soggetti normali di controllo. Tuttavia, la glicemia pos>prandiale e l'indice insulinogenico permangono put sempre patologici. Nessuno dei farmaci sperimentati appare in grado di riprisfinare l'indice insulinogenico post-prandiale normale.
T e m a : Azione di una nuow~ sul/anilurea (glipentide) sulla secrezione insulinica e la
glicemia del ratto. Relatori: GOB~RNA R., TAMARIT J., DE M m U E L E., CEBEIRA M., OSORIO J., R > BAS B. - M a d r i d Gti AA. riferiscono i risultati ottenuti n d corso di esperimenti condotti nel ratio, sia in vivo che in vitro (fegato isolato e perfuso), con l'impiego di un nuovo derivato sulfanilureico.
T e m a : Ricerche sull'azione gticogenolitica ed antilipolitica della tolbutamide. Relatori: JUNGMANN E., B~Y~R J., SCHOFFLINC K. - F r a n k f u r t / M a i n Sul grasso epididimate di ratro, la totbutamide agisce in senso antilipoHfico, qualora la somministrazione della sulfanilurea venga preceduta da sfimolazione con noradrenalina. Numerosi daft sperimentali eonfermano l'ipotesi secondo la quale la sulfanilurea sfimolerebbe i recettori ~-adrenergici. La sostanza non ~ in grado di attraversare 18 membrana cellulare; essa atfiverebbe una protein-chinasi c_&MP-specifica, come descritto per ahri eomposti dotati di propriet'~ l~-rnimetiche. Questa inibizione della lipolisi 6 legata all'azione del farmaco sul ricambio glicidieo, specialmente sotto Finfluenza deIla noradrenalina si rendono infatti disponibili sia energia che substrafi per la formazione di acidi grassi insaturi e di glicerolo libero, cosiccM viene favorim la riesterificazione, la quale determina a sua volta aumentata liberazione di glicerolo.
T e m a : Azione degli antidiabetici orali sulla glicogenolisi nel /egato, net muscolo e
nel tessuto adiposo di ratti. Relatori:
KaMMZRZR L . STEINGASZNER
0,,
L~VAI J . D~NES R. - B u d a p e s t
In un gruppo di 80 ratti, gli _A_A.hanno confrontato l'azione esercitata daHa carbutamide, dalla tolbutamide, da ur~ derivato biguanidico e dall'insulina sulfa glicogenoHsi a liveHo del fegato, de[ muscolo e det tessuto adiposo. E' stato possibile dimostrare the tutte le sostanze in esame provocano aumento del glicogeno epafico e muscolare. Gli antidiabetici oral] non modifieano 1444
invece la concentrazione del glicogeno nel tessuto adiposo, al contrario di quanto si verifica per effe~to dell'insulina, che determina significativo aumento. Dopo 3 giorni di trattamento ~ stata osservata sensibi!e riduzione dei livelii glicemici.
Tema: Ricerche sperimentali nelZ'animale sugli effetti dell'dlenamento alla corsa e della corsa forzata sulla tolleranza glicidica e sui livetti sierici delUinsulina, in dipendenza dalf"et?l. Relatori: Z ~ . ~ E., W A G ~ H., HAuss W. H. - Miinster In ratti adulti e vecchi, parte dei quail sottoposti ad allenamento della durata di 6 setrimane, gli AA. hanno studiato la dipendenza dall'eth degli effetti del!'esercizio fisico (corsa e corsa forza~a) sulle risposte gticemica ed insulinemica al carico i.v. di glucosio (5 rag/100 g). In condizioni basali, valori K di assimUazione glicid/ca e llvetli instllinemici minori sono stati risconrrafi negli animali pet anziani. Dopo allenamento, il valore K diminuiva (in misura maggiore nei ratti adair[ clae in quelli vecchi) e l'insulinemia subiva essa pure una riduzione. Per effetm dello stress fisico, il vNore K si abbassava, ma pih negli animali vecehi che negli adulti; in entrambi i gruppi, inoltre, i livelli insulinemici scendevano utteriormente. Per quanto riguarda i ratti sottoposti ad allenamento, lo stress fisico determinava aumento del vatore K e dell'insulihernia nel grnppo degIi animali adulti; in quello degli animali vecchi, invece, il valore K risultava pi~ basso che in condizioni di base e dopo atlenamento, ma pih etevato che dopo stress soltanto; t'insulinemia aumentava in entrambi i ~uppi. Dai dati ottenuti si pub pertanto concludere che l'effetto dell'allenamento h meno marcato nei ratti vecchi che negli adult~; ne consegue che - - come dimostrato dal comportamento del valore K - - lo stress comporta, negli animali pifi anziani, alterazioni del ricambio giicidico e della risposta insulinemica pi~ marcate di quelle rilevabili nei soggerti adulti.
Tema: Concentrazioni insolitamente elevate di insulina immunoreattiva nel siero di un paziente affetto da paraproteinemia. Relatori: P i v J., ~ x ~ o w i J. - Praha In un paziente affetto da reticuIosi linfo-plasmocitaria, gli AA. harmo messo in evidenza livelli sierici di IRI enormemente elevatL MedianLe gel-fiitrazione ~ stato possibile isolare dal p!asma una componente proteiea immunoreattiva ad elevato peso moIeco!are (~ big big insulin ~>), riferibile forse ad un precutsore delta proinsulina. La presenza di immunoreattivit~ in questa frazione pu6 essere spiegata nel senso di un legame dell'ins'ulina sierica con una globulina patoIogica appartenente ~.t gruppo IgG. E' lecito pensare che a causa di questo legame !'insulina non fosse in grado di espticare appieno la propria attivit~ biologiea, mentre liberi rLmaaevano i siti attivi per ]a reazione antigene-anticorpo nel dosaggio radioimmunoIogico. La pamgenesi delIe crisi ipoglicemielae ricorrenti net paziente potrebbe consistere - - stante Ia negativit~ del riscontro di nesidioblastomi all'interveI~o chirurgico - - nella liberazione, in determinati momenti, di notevoli quantit8 di ormone da questo legame.
Tema: AccumMo dells biguanidi i~elIa mucosa enterica: rapporti con l'inibizione de[~ ,ssoro~mento intestinale. Relatori: BECKMANNR., HELM F., LINTZ W., BEr(GER W., AENISHAENSLIN W . , KvTovA V., BAERLOC}m~C~., KAPP F. Stolberg -
Secondo quanto ~ stato accertato mediante autoradiografia, la ~C-buti!biguanide si aceumula neUa mucosa de! tubo digerente durante i primi 10 rain che seguono la somministrazione i.v. delia sostan2a; dopo 1 h, Ia radioatdvit~ compare anche nel con~enuto gastro-enterico. Nel ratto in t,ivo ~ dimostrabile una corretazione tra inibizione dell'assorbimento de1 glucosio e del gatattosio marcati e concentrazione di butilbiguanide nella mucosa intestinale. Nell'uomo, dopo somministrazione orale di 10 mg di butilbiguanide marcata si riscontrano, a livel[o delia mncosa enterica, concentrazioni della sostanza 10-25 vol~e pi{~ eIevate ehe nel pIasma, ma t0-100 volte minori di quel!e che si osservano nella parete intestinale de1 ratto in seguito a somministrazione di dosi del farmaco capaci di inibire l'assorbimento. Nel contenuto in¢estinde dell'uomo sono state ritevate, a distanza di 30 rain, concentrazioai di butitbiguanide fino a 700 ,ug/ml.
1445 18.
Tema:
Influenza della dimeti[biguanide e del glucosio sulla circolazione epatica del raato.
Relatori:
OH~Aus
E. E., BERG~R W . - Basel
Gli AA. hanno condotto nel ratto ricerche intese a chiarire in quale misura la dimetilbiguanide ed li glucosio modifichino l'irrorazione del legato, dato che nell'uomo si osservano, dopo sommi~strazione deI farmaco, notevoli differenze di concentrazione dell'insulina nel sangue portale ed in quetlo venoso periferico durante prova di carico orale con glucosio; tali differenze potrebbero essere infatti dovute a ridotta clearance detI'ormone nelPorgano o ad anmento della circolazione epatiea indotti dalla sostanza. In effetti, dopo iniezione i.v. di 100 mg/kg di dimetilbiguanide ~ stato possibile evidenziare significa~ivo aumento della circolazione epatica; testa peraltro da chiarire se esso debba essere attribuito ad un'azione diretta del farmaco o aIla liberazione secondaria di adrenalina. Analogo effetto 6 stato osservato dopo somministrazione intraduodenale delia sostanza (500 mg/kg). Anche it carieo con glucosio (1,6 g/kg) dava luogo a significativo aumento della circolazione epatica, aumenm che fino ad ora era stato dimostrato con sicur~za sottanto nel cane. Dopo somministrazione simultanea di dimetitbiguanide e glucosio (500 mg/kg e 1,6 g/kg rispettivamente, per via intraduodenale) non era invece osservabile alcun potenziamento di tale effetto. Gli AA. ritengono pertanto ehe le differenze tra i livelli insulinemici rilevabili nell'uomo nel sangne portate e nel sangue venoso periferieo non possano trovare spiegazione nella accresciuta irrorazione del fegato e che sia invece pi~ verosimite pensare ad una diminuita clearance dell'ormone. Resta peraltro da stabilire in quaIe misnra i dati ottenuti nel ratto siano trasferibili all'uomo.
Tema:
Azione delle biguanidi sult'assorbimento ed in vitro.
intestinale del glucosio. Ricerche
in v i v o Relatori:
F6~ST~R H., Hoos
I., MATTHaUS M. - F r a n k f u r t / M a i n
Ricerche sperimentali condotte nel ratto in vivo ed in vitro hanno permesso di dimostrare che le biguanidi non inibiscono l'assorbimento intestinale del glucosio per azione diretta. L'influenza di tail composti sulto svuotamento gastrico porrebbe invece spiegare i favorevoli effetti sulla tolleranza al glucosio p.o.
Tema:
Influenza della /en/ormina sull'assorbimento del D-xiIosio in bambini diabetici.
R e l a t o r i : NOWAK ST., DZlATKOWlaK H . , KONOPINSKA H . , WASOWSKA K. - L6d~ Le alterazioni dell'assorbimento intestinale del glucosio nei diabetici sono di difficile valutazione. A tate fine ben si presta l'impiego del D-xitosio, un monosaccaride che non viene metabolizzato ed li cui assorbimento nell'intestino tenue avviene con lo stesso meccanismo che governa quello d d glucosio. Applicando questo metodo in 26 bambLni diabetici con malattia datante da 6 mesi-9 ann.i, sottoposti tutti a terapia insulinica, gIi AA. hanno potuto osservare, dopo trattamento con fenformina (2-2,5 mg/kg/die, ffazionati in 3-4 somministrazioni), inibizione ddl'assorbimento deI D-xilosio pari in media a1 17%. Da notare, tuttavia, l'esistenza di variazioni individuali assai rilevanti.
Tema:
Azione delIe biguanidi sulla sintesi proteica nel legato e n d tessuto muscolare.
Relatori:
TRAGL K. H . , GATNAR M. - W i e n
In ratd rne~abolicamente saul, gli AA. hanno osservato che l'iniezione s.c. di butilbi~maanide determina ridtzzione della sintesi proteica da parte dei ribosomi epatici, riduzione che h proporzionate alla dose sormministrata. Negti animali resi diabetici mediante allossana si assiste invece ad un aumento della sintesi proteica, anch'esso proporzionale alia dose impiegata. L'Lncubazione con poli-U (messaggero sintetico) dei ribosomi prevendvamente distaccati dal messaggero endogeno ha permesso di rilevare, in tutti i ratd non diabetid, valori analoghi di incorporazione della "C-fenildanina. In queste stesse condizioni sperimentali, l'incorporazione dell'aminoacido marcato risultata maggiore negll animali aliossanizzati. Risultati simili sono stati ottenuti per quanto riguarda i ribosorni muscolarL Si deve pertanto ammettere che l'azione della butiibiguanide non si timiti ai soli processi di trascrizione e di traslazione. 1446
T e m a : Inaerazioni tra antidiabetici orali ed altri /armaci, illustrate nell' esempio della
glibornuride. Relatori: KoRN A., BO,XEL3~I J., HITZEN~3ERG~.~ G . - W i e n Molti farmaci interferiscono con l'azione di numerose sulfaniluree. I1 maggiore o minor grado di tale interferenza dipende dalle diverse modalit~ di scissione dei varl composti, dalI'attivit~ biotogiea dei Ioro metaboliti, dall'entit~ dei legami proteid, dalta concentrazione della sostanza attiva. Ricerche condotte dagli A_A. sulla eventuale influenza esercitata dal fenilbutazone, dal sulfafenazolo e dN fenprocumone sult'emivita delia glibornuride hanno permesso di dimostrare ehe, alte dosi eomunemente impiegate in terapia, questi tre farmaei non interferiscono in maniera ctinicamente rilevante con l'azione ddla sulfanilurea. T e m a : Risultati della sperimenlazione clinica del nuovo antidiabetico orale glibor-
nuride, eseguiLa in 109 diabetici presso l'Istituto per il Diabete di Zagabria. Relatori: A a a N o w d I., ~KRABALO Z., STAVLJENId A. - Z a g r e b Vengono riferiti i risultati di una sperimentazione cIinica condotta con la glibornuride in un gruppo di diabefid precedentemente trattati con scarso suecesso con altre sulfardluree. Gli AA, attribuiscono atmeno in parte i favorevoli effetti registrati al!o stretto controllo, operato da medici e dietiste, per quanto rigq.~arda l'aderenza dei pazienti aIle prescrizioni dietetiche. T e m a : Farn~acocinetica, /armacodinamica e metabolismo della ~4C-glipizide - -
un
nuovo antidiabetico - - , dopo somministrazione orale ed i.v. Relatori: SC~,-IViIDTH . A. E., SCHOOG M., ScHwt~t~ K.-H., W~N~:L~R E. - D u i s b u r g e Karlsruhe In 5 volontarl metabolicamente saM, gli AA. hanno osservam, dopo somministrazione di una dose unica (5 rag) di glipizide marcata, comparsa di due picchi insulinemid, ~ispettivamente alia 1~ e ,alia 6~ h. i1 primo picco si riscontra anehe nei diabetici, mentre il secondo viene influenzato dalla ingestione di cibo avvennta n d frattempo. L'eserezione renale delia sostanza 8 relativamente rapida, t~mto che dopo 24 h il 63,6% dell'attivitk specifiea risulta gi~ etiminato. In altri 3 soggetti, I'iniezione i.v. di t mg della sulfanilm-ea ha dato tuogo egualmente alla comparsa di due picchi insulL'aemici, dopo 10 rain e 6 h rispettivamenle (quest'ultimo influenzam esso pure d~ll'assunzione di dbo). L'escrezione delta sostanza avviene come dopo sommLnistrazione orale, il che dimostra ehe ii farmaco viene assorbito completamente nel tubo gastr0-enLerico. Nelle urine si riscontrano 5 metaboliti, 2 dei quali present[ anche n d siero.
T e m a : La glipizide. Risuttati di un'indagine dinica pluricentrica. R e l a m r i : L~HON H . F. j . , JANet,: W . - Bruxeltes e W i e n Vengono riferiti i risultati di una sperimentazione clinica delia gliplzide, condotta in 5 differenti Paesi. T e m a : U n anno di esperienza con l'antidiabetico orale g!ipizide. Relatori: BE~:AEa~r J., D~, L ~ z u w I. - G e n t Gti AA. iiIustrano la propria persenale esperienza in tema di trattamento deI diabete con gIipizide (37 casi). T e m a : Esperienze con una associazione fissa di glibendamide e/en/ormina (HB 413
comb.). Relatore:
STRATMANN F. W . - S t u t t g a r t
L'A. riferisce i risultati relativi N trattamenco dJ 104 diabeiici cop, una associazmne £issa di g!ibendamide e fenformina. I1 confronto con te terapie precedentemente atmate dimostra I447
che con il preparato in esame h possibile ottenere un migtioramento dell'equilibrio glicometabolico nei pazienti gi~ sottoposd ad altri tipi di trattamento (dieta e/o sulfaniluree e/o biguanidi e/o insulina). La casistica dell'A., relativamente poco numerosa, non consente di stabilire se con la nuova associazione sia possibile ridurre le singole componenti della terapia. T e m a : La nostra esperienza nel trattarnento combinato di lunga durata del diabete
con suffaniguree e biguanidi. Relatore:
AXDREV D. - Sofija
I n I00 pazienti affetti da diabete dell'et~ matura, 56 dei quali con eccedenza ponderale, I'A. ha praticato, per periodi di tempo variabili da 6 mesi a 4 anni, un trattamento combinato con suKaniluree e biguanidi. I risultati ottenuti sono stati ottimi in 47 casi e buoni in 30, mentre si sono registrati 23 insuccessi. Poich4 la casistica era costituita da soggetfi gi~ precedentemente trattati in maniera insoddisfacente con l'uno o l'aItro dei due farmaci, i dati ottenuti dimostrano l'efficacia delf'associazione nel ripristinare, in oltre i 2/3 dei pazienti, la secrezione insulinica; anche quando l'azione di stimolo sulla liberazione dell'ormone 6 modesta, essa risulta pur sempre sufficiente ad equilibrate la situazione metabolica, grazie agli effetti extrapanereatici della compone~te biguanidica. T e m a : Ricerche comparative sui liveI/i glicemici, insulinemici e somatotropinemici,
dopo somnninistrazione i.v. di A R D F 26 e tolbutamide. Relatori: SCH,WemeR J., HAUSMANN L., ALB~aNG M., ZE.~NEe j . , Z 6 v E L P., KAFF.aRNIK H . - M a r b u r g / L a h n Nel sangue venoso perKerico di 31 soggetti aduld non diabetici di sesso maschile, gli AA. harmo osservato, dopo iniezione i.v. di ARDF 26, aumento dei livelli insulinemici e conseguente riduzione di quelli glicemici. Gli effetti osservati erano di entit~ corrispondente a quelli che si manifestano dopo somministrazione di totbutamide. T e m a : Ugteriori esperienze relative al test i.v. alga glibenclamide. R e l a t o r k BARANYI ]~., TAxMAS GY. Jr., BARANYI A,, PtADVANYI A. - B u d a p e s t I n 19 individui metabolicamente sani, 10 soggetti obesi, 12 pazieati diabetici e 14 casi di diabete borderline, gli AA. hanno potuto verificare che il test i.v. alla glibenctamide ~ pi~ sensibite deH'OGTT. La somministrazione i.v. di 2 mg della sulfanilurea, con determinazione della gticemia (e talora anche dell'insulinemia) nel!e 3 h successive, permette di ottenere utili elementi prognostici riguardo alla probabilit~ o meno di successo di un trattamento orale del diabete con questa sostanza. Anche in assenza dei dati relativi al comportamento dell'instRinemia neI corso della prova (cib che determina una notevoIe semplificazione della stessa e, di conseguenza, una sua pR~ larga applicabilit~ nella elinica), si pub prevedere che risponderarmo ad un tale trattamento i soggetd con glicemia a digiuno < 180 rag/100 ml e - tra queIli con valori compreM tra 180 e 260 rag/100 ml - - coloro nei quali i livelli glicemici subiscano, nelle 3 h che seguono l'iniezione della glibenclamide, una riduzione fino ad atmeno il 70,,°,'0 del valore di partenza. Utile appare la valutazione mediante computer dei risultati ottenuti. T e m a : Esperienze diniche nel trattamento del diabete mellito con maninil (gliben-
clamhte). Retatori:
KAEmNG A., W E a N e R P. - R o s t o c k
i n 36 diabetici, gli AA. hanno potuto osservare c h e l a terapia con glibenclamide, sola od associata a buformina, risu!ta efficace anche dopo anni di trattamento con sulfaniluree della prima generazione, Particolarmente indicato si ~ dimostrato !'impiego delia sostm'~za in caso di diabete dell'et~ mamra con forte eccedenza pondera!e. Ottima 6 apparsa la tol!erabilit~ del preparato. Teraa: Influenza della butilbiguanide sui livelli ematici o plasmatici di glucosio, pi-
ruvato, citrato, NEFA, gticerolo, trigliceridi ed insu!ina in soggetti obesi diabetici e non diabetici, dopo carico di glucosio p.o. o i.v. Relatori: 1448
VEL~MiNSKY J., St'IROV.~ E., HOLAN J., S T ~ N S K ~ M. - M a r t i n
T e m a : Modificazioni della tol[eranza glic~dica e delia risposta insulinemica in pazienti
obesi tra~tati con butilbiguanide. Relatori: B a ~ z s i I., ST0~ZEL M., LI~T_.',~AN~ L., V a ~ s ~ N Y > N a a Y M., Lk,'vo L Budapest Gli AA. hanno studiato, in una easistica di soggetfi obesi con diabete asintomatico, gti effet~i della somministrazione protratta di butilbiguanide sulla tolleranza g!_ieidica, sulla secrezione insulinica e sui peso corporeo. La r~cerca ~ stata condotta in 23 pazienti, ambuIatoriali, trattati con buformina (300 rag~die) per periodi di tempo variabiti da 3 mesi ad un anno e mantenufi a dieta ipocalorica (1.200 kcal/die, di cui 500 da carboidrati). I risultati ottenuti indieano chela butitbiguanide non ~ in grado, da sota, d_~ migliorare in maniera duratura la to[Ieranza al glucosio e di ridurre l'iperinsulinismo reattivo caratteristid di tail soggetti. Un successo delia terapia biguanidica pu~) sperarsi unicamente s e i l p~iente osserva rigorosamente il regime alimentare ipocalorico. Gli AA. ritengono tuttavia c h e l a maz:cata modific~ione in senso poskivo dei vari parametri stndiati, rilevata Ln taluni dei pazienti pith gravemente obesi che non si erano attenuti alta prescrizione dietetica, debba essere attribuita aI farm che in questi soggetti la condizione di iperinsulinismo reattivo era gi~ di per sd quantitat[vamente pifi rilev,-mte. Tema: Le sulfaniluree provoeano resistenza secondaria? Retatori: A~¢HEL~SC~ L., N I s T o ~ F., P o P o v l c I L., CIv.Tuoa V , BACANU G ~ . - Tim~soara
HR~axu
Ga.,
In un gruppo dd 172 diabetici trattati con tolbutam~de da 5-t.5 anni, gti AA. non ham~.o rilevato alcnn caso di vera resistenza secondaria al farmaco. N d 6896 dei 27 cas~ di insuccesso osservati, questo si era verificato dopo meno di 8 anni di terapia ed era attribuibile ad una detle seguenti cause: eccesso ponderale, cattiva ind2cazio~e iniziale (insulino-dipendenza), evoluzione namraIe delia malatt~a. T e m a : ToIIeranza al glucosio e secrezione insulinica neIt'epatite virale. Relatori: KATSlLAM~OS N., KONTOY~'~IS P., D~.~GINIs E., TF.rai'~Tt,Pm:LLOU G., D~,IKos G. - A t h e n a i In oltre la met~ di 20 pazienti affe~ti da epafite acuta vira{e (probabilmente da virus A), gti AA. hanno riscontrato alterazioni della tolIeranza al glucosio (100 g p.o.). It r.est, ripetuto durante ta convalescenza, ha fomAto in tutti i casi risultafi eotevolmente migiiori. Poichfi non sono state notate differenze significative tra i liveEi insuEnemici rilevati in tale periodo e queI!i osservati nella fase acuta ddl'affezione, si deve ammettere che in quest'ultin-~o caso l'efficacia periferica dd1'ormone sia ridotta. T e m a : Comportamento della glicernia e dei liveIIi sierici deil'insulina e dei NEFA
dopo somministrazione oraIe dei derivati sul/anilureici ARDF 26 e FIB 419 durante alimentazione continua. Relamri:
ZILKER TH., L/iDEaS CH., ERMLER R,, BOTTE~MAN.< P. - M f m c h e n
Terna: Ricerche sulf'azione stimolante la secrezione insulinica, ed ipoglicemizzante di
una nuova sulfanilurea, FARDF 26. Relatori: WALDTHALER A., ZILKER T n . , L f m E ~ s C~-L, ERMLER R., BOTTERN~ANN P. - Mfmchen T e m a : Esperienze cliniche con it nuovo anlidiabetico ARDF 26 (gliquidone). Re]ato,_"i: BRUNEDER H . , Ko•p W . , LEVETT R. E . . - W i e n Vengo~_o riferiti i risultati di una sperimentazione clinica del nuovo ipogl~cemizzante orate gliquidone o ARDF 26. La sostanza, la cu~ po~olog{a di mantenirnento ottimale ~ compresa tra i 30 e i 60 rag~die, si co!iota, quanto ad effe~:i e ripo di atfivit~., tra le su!faniluree della prima generazione. 1449
T e m a : I lipidi ematici in corso di trattamento del diabete mellito con ARDF 26. Relatori: MINCE i., CXMPeANU S., MIHALACHE N., GEORGeSCLr M., BRUCKNE~ I. Bucuresti Gli AA. riferiscono i dad pretiminari relativi alia sperimentazione clinica delia nuova sulfa.nilurea ARDF 26 in 227 paziend affetti da diabete dell'et~ matura. Nel corso dei primi tre mesi di trattamento ~ stata osservata progressiva diminuzione dei livelli colesterolemici. Riduzione della cotesterotemia, seppure di entit~ pi6 modesta, ~ stata rilevata anche in qud pazienti in cui non veniva raggiunm un soddisfacente compenso del diabete. Scarsi effetti sono staff invece rlscontrati per quanto riguarda i trigliceridi e le ~dipoproteine.
Tema:
Sperimentazione clinica del nuovo antidiabetico orale ARDF 26.
Relatori: UGRtNOWd N., MRZLJAK V., KA~NAR V., T o e l d E., STAVL~ENId A., gKRABALO Z. - Zagreb Gli zYA. espongono i risultati di una sperimentazione clinica policentrDa della nuova sulfanilurea ARDF 26, condotta su ohre 1.000 diabetici. In particolare, nei soggetfi ipertrigticeridemM stata osservata riduzione della concentrazione plasmatica d d grassi neutri, i quali non raggiungevano pera!tro valori normali. Per quanto riguarda il colesterolo, anche in questo caso ~ stato rilevato iniziale abbassamento dei livelli abnormemente elevati, senza ehe questi ritornassero tuttavia nelt'ambito dei valori fisiologici.
T e m a : Risultati di una sperimentazione clinica con il nuovo antidiabetico orale
ARDF 26, sotto il profilo della to[lerabilit~ e degli effetti collaterali. Relatori:
NOVAK V., ~ULG t~.
-
Rijeka
In 82 diabetici trattati con la nuova suifanilurea ARDF 26, gli A.A. hanno potuto accertare la buona tollerabilh~ del preparato. Solo in alcunl casi sono stati registrati effetd collaterali a carico dell'apparato gastro-enterico.
DIABETE Tema:
E GRAVIDANZA
- LA FETOPATIA
DtABETICA
Diabete e gravidanza da! punto di vista endocrino-ginecologico.
Relatore:
LAURITZEN C. - U l m / D o n a u
La diagnosi precoce deI diabete in gravidanza e la tempestiva attuazione di una assistenza intensiva nella gestante sono della massima importanza at fini della riduzione della morbosit~ e della mortalit~ sia matema che fetale. L'impiego sistematico dei pi~_1moderni metodi diagnostici in grado di rivelare qualsiasi perico!o ehe minacci la vka del feto appare indispensabile, in quanto l'esperienza dimostra che esso contribuisce a migl~orare notevolmente la prognosL Per ottenere ci6 6 necessaria la pi~ stretta collaborazione tra ostetrici ed internisti, collaborazione che dovrebbe trovare forma istimzionalizzata nella creazione di apposke cliniche.
Tema:
La fetopatia diabetica.
Relatore:
THALHAMMER O. - W i e n
La fetopatia diabetica dovrebbe essere considerata oggi ma|attia iatrogena, dato che gi~ 20 anni or sono ~ stata dimostrata la possibilk~ di prevenire quasi completamente questa cond[zione gravemente minacciosa. A~tuando le opportune misure, la mortalit~ perinatale pub essete ridotta dal 50% al 2-5%. Ohre ad avere un peso corporeo troppo elevato per la sua eta, il neonato fetopatico presenta le caratteristiche stimmate cusI-ingoidi, di cui ~ responsabHe l'ipertrofia della corteccia surrenale, conseguenza a sua volta - - al pari del!'eccesso ponderale - - dell'iperglicemia materna. Espressione delia risposta adattativa all'eccessiva offerta di glucosio ~ l'iperin1450
sulinismo fetale, cui conseguono obesitY, accresciuta deposizione di glicogeno e ritenzione idrica intracellutare secondaria, aumento di votume di diversi organ ed eventuate insuffidenza cardiaca. Alia ritenzione di sodio e di acqua contribuisce anche l'ipertro~ia deI corticosurrene, la qude cornporto attres~ perdita di potassio verso it liquido amniotico; l'aumento di osmolark~ che in tal modo si determina a questo livel!o spiega almeno in parte il frequente ve,~ificarsi di idrarnnios. Non deI tutto chiarita appare invece ia patogenesi delle alterazioni vascolari a carico ddla placenta, che spesso d~nno luogo ad ipossia ed immattirirk dei neonato. I1 neonato fetopatico si trova in condizioni di squilibrio sotto numerosi punti di vista, e particolarmente per quanto riguarda il ricambio idroelettrolitico ed il metabolismo pxotidico, il quale ultimo ~ orientato in seiaso catabolico ed ~ causa di eccessiva perdita di azoto. Nella prima giornata di vita, ia gtieemia subisce una diminuzione pit1 rapida che nei neonato normale. La sommimstrazione di glucosio non det tutto priva di riscI~i, in quanto tende ad aecenmare la git~ eccessiva liberazione di insulina. E' pertanto preferibile ricorrere alla infusione, sia hello partoriente che n d neonato, di fruttosio, il quale ritarda ed attenua la caduta glicemica, sebbene venga aneta'esso rnetabolizzato pica rapidamente nel neonato di madre diabetica che in quello norma!e. Va rilevato che i figli di madre diabetica possono diventare a loro volta diabetici, non attraverso ua meccanismo di namra generico, bens~ per la presenza di iesioni insulari che li rendono ineapaci di far fronte in maniera adeguata alle crescenti sol!eeitazioni post-natali. Secondo i d a t i dell'A., in un gruppo di 336 bambini diabetid la presenza di macrosomia alia nascita era significativamente pi{~ frequente che in ur~ gruppo di bambini non diabetici di eontrollo. L'accurata sorvegtianza ed il perfetto compenso metaboIico della gestante diabetica o prediabetica sono quindi importanti non solo per le condizioni del neonato, ma anche per t'avvenire della famiglia.
Tema:
La gravidanza e i! figlio di madre diabetica.
Relatore:
PEDERSeN J . - K o b e n h a v n
Nelta donna diabetica, lo stato gravidico influenza la situazione metabolica soprattu~to in tre momenti tipici delia gestazione: 1) intorno ali'8~-10~ settimana, allorehd si assiste ad un miglioramento della tolleranza glicidica, possibile causa di coma insulinico; 2) all'inizio ddl'tdtimo trimestre (per lo pR1 intorno alia 24~-28~ settimana), quando la tolleranza glicidica pegNora e, conseguentemente si mani{esta tendenza alla chetoaddosi con precoma o coma o almeno con forte aumento del fabbisogno insulinico; 3) all'epoca det parto, in occasione della brusca riduzione del fabbisogno di ormone che si osserva subito dopo l'espulsione della placenta. I1 neonato ~glio di madre diabetica presenta spesso alterazioni anatomiche e {unzionali: taluni organi sono ipertrofiei, altri di dimensioni inferiori alia norton; analogamente, accanto ad alcune funzioni che appaiono normali, altre ve ne sono che si presentano deficitarie o, al contrario, eccessivamente svi[uppate. Tutti i bambini, anche quelli pi{~ piccol/, hanno un peso corporeo troppo grande in rapporto alt'et~ gestaziona!e e Ia 1oro mamrit~ non ~ correlata a! peso reaIe, hens1 ad uno inferiore. Gran porte deli'eccesso ponderale ~ dovuto all'accumulo di tessuto adiposo. L'iperinsulinismo presente alla nascita scompare dopo 3-4 giorni. La frequenza di ma~ormazioni notevdmente pi~ elevata che nei figli di madri non diabetiche (8,i% contro 2,8/%). Ii maggior contributo alla mortalit~ perinatale ~ fornito in eguale misura (40%) dalte malformazioni congetaite e dalle sindromi di difficolt~ respiratoria. I1 pericolo di morte intrauterina del feto aumenta progressivamente a partire dalla 30 ~ settimann di gestazione. D'aItro canto, tm troppo precoce espletamento del porto comporta anch'esso i! rischio di morte neonatale. Dopo 37 settimane di gravidanza, il pericolo di morte intrauterina del feto diviene maggiore dd quello di morte neonatale, ed ~ appuato in questo momento - - vale a dire 3 setfimane prima deI termine calcolato delta gravidanza - - che si induce di soIito ii porto. L'A. espone i criterl personali per vaIutare il grado di gravit3, della gestav.te diabetica. Fattori che determinano un notevole peggioramento detla prognosi della gravida~za sono le pielonefriti clinicamente mankfeste, il coma e gli stati di grave acidosi, la tossiemia e ia scarsa disciplina per quanta riguarda I'osservanza delIe prescrizioni. Unitamente atta classificazione di White, questi criterl permettono di predire con sufficiente precisione ii destino det prodotto del eoncepimento. Non appena accertata la gravidanza, la paziente affetta da diabete insulino-dipendente dovr~ essere rieoverata in ambiente ospedaliero, ore verr~t sottoposta ad accurate indagini generail e specidistiche, aIlo scopo di ottenere Ia migliore regolazione possibite de1 suo equilibrio metabolico. Dimeasa dopo 3-4. giorni, essa dov>~ praticare periodici conrrolli (ogni 2-3 settimane durante Ia prima met~ della gesrazione e settimanalmente in seguito) da porte de!l'ostetrico e dell'internista. Circa 8 settimame prima del termine previsto della gravidanza, la donna verr~ nuovamente ricoverata (put trascorrendo a casa i! week-end). L'induzione det porto avverr~ circa 3 settimane prima del termine. Per le p~zienti con diabete non insnlino-dipendente non ~ Lnvece necessaria l'assistenza in centri specializzati, essendo sufficienti una accurata sorveglianza e, per lo pi6, la preserizione di una dicta ipocaloriea. 1451
L'A. richiama infine l'attenzione sull'importanza, nella paziente diabetica, di pianificare le gravidanze, onde evitare che il concepimento avvenga in periodi di non perfetto compenso metabolico.
Tema:
La sorveglianza della diabetica durante la gravidanza.
Relatore:
PETRtI)~S P. - D u i s b u r g
Le cause dell'azione diabetogena della gravidanza non sono note, ma probabilmente la mutata situazione endocrina generale svolge al riguardo un ruolo di primaria importanza. Discussa ancbe la possibilita che il lattogeno placentare rinforzi l'azione diabetogena dell'ormone della cresdta. Dal diabete della gravidanza vanno tenure distinte le glicosurie gravidiche, dovute all'abbassamento delia soglia renate per it glucosio. Eliminazione di glucosio attraverso le urine si riscontra nel 15% circa delle gestanti metabolicamente sane, ma essa 6 in genere priva di conseguenze sia per il nascituro che per la madre; solo nel caso di glicosuria importante h utile sostituire le calorie cosi perdute facendo assumere alla donna pasti piccoli e frequenti. Speciale attenzione deve essere invece riservata a quelle glicosurie gravidiche che si accompagnano ad alterazioni delia tolleranza glieidica: si tratta per lo pi~z di casi in cui un diabete subclinico h d[venuto manifesto in occasione della gestazione. In queste pazienti si impongono periodM controlti della tolleranza al glucosio, in quanto una glicosuria anche tieve pu6 comportare lo stesso pericolo di complicazioni gravidiche cui si trovano esposte le gestanti con preesistente diabete manifesto. L'assistenza alla diabetica gravida deve avere inizio ancor prima del concepimento ed essere attuata mediante lo svolgimento di un'azione educativa ed informativa nei riguardi di entrambi i coniugi; in casi particolari e in presenza cti eventuali malattie concomitanti o di compllcanze si potr~ prendere in considerazione l'opportunita di una eventuale sterilizzazione. Fondamentale importanza rivestono il mantenimeato di un soddisfacente compenso metabolico e l'accurata sorveglianza delia funzione renale e delle condizioni oculari. Assai utile 6 la regolare registrazione della temperatura basale, che servira a stabilire la data del concepimento e quella presunta del parto. Gli antidiabetici orali debbono essere abbandonati e, se necessario, sostituiti con il trattamento insulinico. Particolare attenzione deve essere rivolta ad alcuni aspetti: 1) tendenza alle crisi ipogllcemicbe, in seguito ad alimentazione irregolare od insuffieiente per iperemesi gravidica; 2) possibile transitoria riduzione del fabbisogno insvRinico nel 2 ° trimestre e subito dopo il parto; 3) pih frequente aumento di tale fabbisogno e Iabilita metabolica, specie nella seconda met5 della gravidanza; 4) tendenza alia chetoacidosi anche in presenza di bassi livelli gllcemici (dovuti - questi t~timi - - a insufficiente assunzione di carboidrati da inappetenza o da iperemesi oppure a presenza di glicosuria marcata da riduzione della soglia renale). Dal punto di vista dietetico, non esistono grandi differenze rispetto alle condizioni normall; l'aumento del peso corporeo non dovrebbe superare 1 kg al mese nei p r i m due trimestri e 1,5 kg al mese hell'ultimo. La tossicosi gravidica ~ evenienza pi6 frequente helle gestanti diabetiche che in quelle non diabetiche, ci6 che rende necessaria un'accurata sorveglianza del ricambio idrico, della pressione arteriosa e della funzione renale. II parto cesareo ~ indicato in caso di gestosi, retinopatia diabetiea, insufficienza cardiaca, precedenti anamnestici di mortalit~ perinatale, sproporzione pelvi-fetale o anomalie di posizione del feto, nonchd nelle primipare di eta superiore ai 28 anni, ogni qualvolta sin necessario accelerate il parto o quando questo debba essere espletato 4-5 settimane prima del termine normale. Uniche indicazioni all'interruzione precoce della gravidanza sono le emorragie retiniche estese e le forme gravi di nefropatia diabetica. Per quanto ri.~maarda il puerperio, l'allattamento in genere da sconsigliare per numerose ragioni: la produzione di latte 6 per lo pica minima, ii calcolo del fabbisogno calorico delia madre ~ reso pih difficile, la ben nora disposizione dei diabetici nile infezioni accresce il rischio di mastiti e il bambino deve essere comunque affidato, nella maggior parte dei casi, alle cure del pediatra.
Tema:
Diabete e gravidanza - Primi risultati di uno studio retrospettivo.
R e l a t o r i : PETZOLDT Px., NETTER Frankfurt/Main e Mainz
P.,
ROSINUS
A.,
KOLLER S., SCHOFFLING
K.
-
Gli AA. hanno raccolto i dati relativi a 14.000 gravidanze, di cui 8.015 vengono valutati nella presente relazione. Un esito normate della gravidanza si [ avuto nel 69,2% delle gestanti diabetiche e nel 79% di quelle sane; aborti sono stati registrati nel 16,1/% delle diabetiche e nel 12,2% delle non-diabetiche; la mortalita perinata!e nei due gruppi 6 risultata pari a11'11,1% e al 2,7% rispettivamente. Maldormazioni gravi sono state osservate nel 5% dei nati da madri diabetiche e ne11'1,8% dei figli di dorme non diabetiche. Quanto alia frequenza di glicosuria, questa era presente nei 2,295 dei casi nel primo trimestre, nel 7,595 nel secondo e nel 6,895 nel terzo.
1452
Tema:
Trattamento della gestante diabetica e parto. Esperienza relativa a 1.900 patti espletati dal 1952 at 1972.
R e l a t o r i : G6DEL E., AMEND'r P., AMENDT U., FEST6E B., F E r T K.-D., G ~ 6 C K ~ E., J u ' r z I E., KUBSUN G., B I B : ~ 6 5 ~ H . - K a r l s b u r g Riferendo circa la propria esperienza relativa a 1.900 pard, gli AA. sottolineano che 1'assistanza alla gestante diabetica deve essere iniziata il pi{z precocemenm possibile. La glicemia deve essere mantenuta intorno a valori compresi tra i 130 e i 180 rag/100 ml, onde evitare il pericolo di crisi ipoglicemiche. Anche le donne trattate in precedenza con antidiabetici orali debbono essere passate all'insulinoterapia. Un breve rieovero in ambiente clinico si rende di solito necessario al 5 ° mese, specie nei casi di diabete labile; frequenti controlli ambulatoriali vanno invece praticati nei periodi intervallari. M pih tardi alla 2& settimana, la gestante viene nuovamente ricoverata e in questa occasione si cercherh di norma!il'zzare i livelti glicemici, ci6 ebe richiede di solito un aumento della dose di insulina. I1 parto viene abitualmente indotto prima del termine, a motivo del rischio di morte fetale: il momento ottimale si situa tra Ia 38= e la 39" settimana, in quanto prima e dopo tale epoca la natimortatit~ ~ pifi devata. Per accertare con 18 massima approssimazione possibile la maturit~ del feto e ta funzione pIacentare si ricorre all'indagine radiografica, alla cefalometria ultrasonica, al dosaggio degli estrogeni urinarl e alla cardiotopografia. A partire dalla 36 ~ settimana si pratica anche l'amnioscopia. Sebbene, ove possibile, si cerehi di espletare i! parto per le vie naturali, tutta una serie di fattori di riscbio ostetrici e diabetolo~ci induce a ricorrere al parto cesareo, che gli AA, hanno eseguito eomplessivamente nel 36% dei casi (51,5% negli anni 1970-1972). La mortalit~ complessiva, comprendente i nati morti di oltre 35 cm di lunghezza e i neonati morti entro il 7° giorno dat parto, raggiunge il 15,2%. Tale percentuale ~ divenuta tuttavia pi/1 bassa (10,2%) da quando nei neonati viene armata la terapia intensiva. Nelle gestanti ben regolate dal punto di vista metabolico, la natirnortalitfi 6 risultata pari al1'8,3%; in cluelle trattate tardivamente, indisciplinate o curate troppo a lnngo con sulfaniluree, essa ~ stata det 44,3%. Tema:
Modello di assistenza della gestante diabetica in una grande citta.
Relatori:
ST~I.~DEL E., M0~tNIKE A., ScHLIAC~: V. - B e r l i n
A BerIino Est, 81i AA. hanno segulto 134 gestanti diabetiche, per un totaIe di 147 patti. Sulla base dei dati ottenuti, due fattori risultano di importanza decisiva per ii favorevole decorso della gravidanza: 1) regolazione metabolica ottimale durante tutto il periodo delia gestazione; 2) calcoto esatto dei termine previsto per il parto, per iI quale ~ opportuno avvalersi di tutti i mezzi diagnostici disponibiii, onde prevenire tempestivamente il verificarsi di insufficienza placentare. Le modalit8 di espletamento d d parto sono meno importanti della data in cui esso viene indotto. Tema:
Assistenza al& gestante e induzione del parto nel diabele.
Relatori: B~CZKI Szeged
Z., S z 0 c s S., C s A P o G., H d m
M., K i s s
D. - Danatljv~ros e
I[!ustrando i risultati di una casistica personale rdativa a 51 gravide diabeticbe, gli AA. scgnalano una mortalita dd 17,4~b nei nati da parto cesareo e del 49% nei nati da parto espletaro per te vie naturali. La mortalit~ complessiva durante e dopo il parto (non considerando do~ i decessi avvenu~i subito prima) ~ ris~altata pertanto pari a1 17,6%. Sebbene gli AA. ritengano che una piCa stretta cooperazione ira pazienti, diabetologi, internisti, ginecologi e pediatri avrebbe potuto fornire risultati ancora migliori, v'~ da notare che nelle stesse donne era stata registrata in precedenza - - prima cio~ delia pianificazione dei patti - - una mortalit~ del 69,2%. Tema:
Confraccet~ivi orali e ricambio g!icidico.
Relatori:
ANGEL1 1., V ~ e r E s
L. - K a p o s v ~ r
Le nurnerose ricerche finora compiute sugli effetci dei contraccettivi orali sail ricambio gticidico ham~_o fornito risultati spesso contraddi~orl, per cui ci si deve domandare se ta!i sostanze siano rea!mente diabetogene e possano essere impiegate senza pericolo nelle donne diabetiche. Nei soggetti metabolicamente sani non soao state osservate rnodificazioni rilevan~i dei livelli g!icemici a di~uno e nurnerosi studiosi non harmo riseontrato valori abnormi neppure dopo carico !453
orale di glucosio. Tuttavia, la maggior parte dei ricercatori segnalano riduzioni della tolleranza glicidica e, nel 18-77,4% dei casi, valori glicemici superiori alla notma. 1~ interessante notate che, dopo carico i.v., Ia dimJnuzione della toIleranza al glucosio ~ molto pih tara e di enth~ notevotmente minore. Da ei6 si 8 indotti a pensare che i valori abnormi registrati dopo carico orale non siano tanto in rapporto ad un'azione diabetogena dei contraccettivi orali, ma piuttosto ad un maggiore e pi~ prolungato assorbimento intestinale del glucosio, come del resto si verifica anche nel corso della gravidanza. In tale modo troverebbe ahresi spiegazione la comparsa tardiva (2-3 h dopo il carico) dei valori glicemid patologici. D'ahro canto, il peggioramento della tolleranza glJcidica 8 transitorio, e ad esso s e r e in un tempo pi~ o meno breve la normalizzazione, riportabile all'intervento di processi di adattamento dell'organismo. Valori elevad si osservano soprattutto dopo impiego di preparati di associazione, mentre sono di molto pi~ taro riscontro in caso di trattamento sequenziale. I contraccettivi orali determinano in genere aumento della secrezione insuHMca, e ci6 dopo carico di glucosio sia p.o. che i.v. Ohre all'insulinemia risuha atunentata anche la somatotropinemia. Molti studiosi ritengono che, nei soggetti con predisposizione al diabete, questo possa essere precipitato dai contraccettivi ormonali, come avviene anche per effetto della gravidanza. La maggior parte degli autori sono tuttavia del parere che questi composti possano essere somministrati senza danno anche in donne diabetiche, purchd venga attuata una adeguata sorveglianza delle condizioni metaboliche. In una piccola percentuale di casi si ha aumento del fabbisogno insulinico, ma ci6 comporta it vantaggio che il diabete diviene spesso meno labile. Sorprendente appare il fatto che le donne diabetiche accusano un minor numero di effetti coIlaterali rispetto ai soggetti non diabetici. Sulla base dei dad disponibili, si pub ritenere che dell'aumento della glicemia, dell'insuIinemia e delia somatotropinemia sia responsabile la componente estrogena dei contraccettivi orali e che questi effetti si manifestino con maggior frequenza in seguito all'impiego di preparati contenenti mestranolo andchd ednilestradiolo. Tuttavia, il fatto che gli effetti diabetogeni siano pi~ rari con i preparati sequenziali sembra indicare una certa responsabilit~ in questo senso anche della attivit~ an&ogena ed anabolizzante di taluni progestativi. In base alia loro personale esperienza e ai daft delia letteratura, gli AA. sconsigliano l'uso dei contraccettivi orali in caso di predisposizione a[ diabete e di obesitY, mentre Io ritengono lecito nel diabete da carenza insulinica, a condizione che non esistano controindicazioni di ahro genere o complicanze vascolari e purchd Ia sorveglianza sia sufficientemente accurata. Tema:
Td[eranza gticidica di madri di neonati macrosomici.
R e l a t o r i : K ~ x a s L - J , x ~ z s J. D., WITTLINGER H . - F r e i b u r g i. Br. e M a n n h e i m I1 73% ddle donne che dSnno alia luce neonati macros0mici sono affette da diabete potenziaIe o tatente. Solo il 34% di mtte le diabetiche potenziali o latenti che abbiano partorito figli con eceedenza ponderale presentano esse stesse un sovrappeso. Non sembra pertanto esis~ere correlazione tra obesit~ materna e presenza di diabete potenziale o latente. Tema:
Ricerche sulla /razione di escrezione del gIucosio in gravidanza.
Relatori:
FzlGE A., B~ONS~RT U., MITZKAT H , - J . - H a n n o v e r
L'escrezione urinaria del gtucosio, quale indice di aherato dassorbimento tubuIare in corso di gravidanza, aumenta a pardre dalia 15~- settimana, per taggiungere il suo massimo valore tra Ia 36 ~ e la 38 ~ settimana di gestazione. Sorprendente 6 il parallelismo esistente tra escrezione urinaria di glucosio e di tattogeno placentare, g possibile che questo ormone influenzi direttamente, insieme con l'esrradiolo, il meccanismo di trasporto del gIucosio nel nefrone. In 495 gestanti non diabedche e non nefropatiche, gli AA. harmo rilevato che l'escrezione urinaria del ~ucosio si mantiene entro Hrniti normali fino alia 29~ settimana; ei6 significa che fino a tale momento it tubulo prossimale rlassorbe ancora ii 99,9% del glucosio. Una glicosuria che si manifesti entro questa data giustifica il sospetto di diabete e pub essere attribuita ad un disturbo del riassorbimento tubulare solo neI caso in cui appropriate indagini metaboliche permettano di escludere la presenza di una condizione diabetica. Tema:
Anticorpi anti-insulina e metabolismo glicidico in latlanti nati da madre diabetica~
R e I a t o r i : T a M ~ s G'z. Jr., B~2~:zFI D., BARANYI E,, GA.~L O . , M~I)GY~SI GY. Budapest In alcuni casi 8 s~ato possibile dimostrare~ nel sangue di neonad figli di madre diabetica, anticorpi capaci di legare l'insulina. Gli AA. si sono pertanto posti il quesito se tall anticorpi
1454
si lorraine nel fete o se si tratti invece di anticorpi materni che hanno attraversato la placenta. A tal fine, i complessi anticorpali con insulina marcata sono stati ricercati nel sangue di 9 puerpete diabctiei~e trattate con l'ormone e in quello del cordone ombelicale. In alcuni casi ~ state anche esaminato ii sangue dei neonati, fLno a 10-14 giorni dope ta nascita (mtd i bambini erano venuti alla luce con parto cesareo dope 36-38 settimane di gravidanza). Altri dosaggi degli amicorpi anti-insulina sono stati praticati, in 4 bambini di 12-18 mesi di eta, nel corse di prove di carico con glucosio ed insulina. Sette dei bambini studiati presentavano note di fetopatia diabetica. Da queste ricerche ~ risuItato che i complessi anticorpali possono essere messi in evidenza sin net siero dei neonati che in quello del!e madri. Questi complessi diminuisceno in misura non significativa darante le prime settimane di vita, ma ali'et,a di 12-18 mesi non si riscontrano pi~ anticorpi capaci di tegare !'insulina. Essi sembrano essere di erigine matema e non si pu6 escludere cbe leghino una parte delI'insulina fetale e contribuiseano in taI mode a stimolare ulteriormente la gi~ eecessiva produzione ormonale del fete. Nd pus esser negata la possibilit~ ehe essi svotgano un ruolo patogenetico hello sviluppo future di un diabete della maturitY. Nessuao dei bambini sottoposti a prove di carlco alt'et~ di 12-18 mesi mostrava infatti risultad normali.
Tema:
~$fodificazioM dei tipidi sierici nelia gravidanza diabexica.
Relatori:
STAw.j~Id
A., R~eINJONI Z., DaA~AN~Id A , T o P ~
E. - Z a g r e b
In i05 gestanti diabetiche, gti AA, hanno praticato prove di carico con glucosio, con contemporanea determinazione dei livelli plasmatici di NEFA, eo!esterolo e trigliceridi e del quadro !ipoproteieo elettroforetico. La tolleranza glicidica ~ risultata nonna!e in 55 casi ed alterata in 50; in questi uldmi soggetd, l'aumento della trigtJceridemia appariva maggiore che helle gestanti normati e correlate con alterazioni del quadro lipoproteico. Con poehe eccezioN, iI Iipidogramma era deI tipo IIb o IV; si riscontravano inottre bande pre-~ di ampiezza doppia rispetto alla norma. ~ c h e le ~-lipoproteine erano pih elevate clae nelle gestand novmali, seppure in misura non significadva. Gli AA. pensano che queste atterazioni siano dovute a maggiore mobilizzazione dei tipidi dal tessuto adipose e a contemporaneo accresciuto assorbimento ~testinale e cbe ad esse contribuisca anche un deficit di Iipoprotein-Iipasi, con conseguente ritardam rimozione dei lipidi dal sangue. Tutti questi reperti potrebbero trovare spiegazione nella presenza, specialmente nel corse dell'ultimo trimestre di gravidanza, di ormoni placentar[ anmgonisd dell'insulina.
Tema:
Con/ro',~to gel v~dori deI/e sostanze PAS-positive nei tin/ociti durante e dope [a gravidanza~ in coJ'so di tes~ orale di tol[eranza al glucosio.
Relatori:
P~tpId Z., KATONA G., RUBINJONI Z., g~:R*BALO Z. - Z a g r e b
Nella ges~an~e, i valori dell'indice linfocitario di PAS-positivit'a deeerrono paralMamente ai iiveIIi glieemici dope OGTT. La diKerenza tra i valori di tale indice in gravidanza e dope il termine di essa ~ anehe maggiore di quella delia glicemia. A conferma dei risultati di rieerche precedenti, I'indice linfocimrio di PAS-positivk~ appare quindi un mezzo assai sensibile per valutare le akerazioni de! metabolismo glicidico. In ricerche compiute su 50 pazienti con turbe del ricambio, 8 state infatd possibile accertare che esso reagisce a qualsiasi modKicazione deIl'equilibrio metabolic% ivi comprese qaelle rappresentate dal carico di glucosio e dalla gravidanza.
Tema:
Diagnosi del diabete mediante diffes'enti rne*odi di ricerca, in madi'i di banxbini con ecceseo ponder~ge.
R e i a t o r i : S ¢ o / ~ d DI., K e r n 8 T., V o ~ o w d M., LEP'SANOVIC - N o v i Sad
V., MILUTI~;OV~d P , JAN~I~-ZGu~:~CaS
In 20 donne che avevano date aila tuce neonati di peso superiore a 4 kg, gii AA. hanno esegMto varie prove dimuaiche (OGTT; I G T T co~ determinazione dei gveili di insuliLaa e d{ NEFA; zest alia tolbutarrd.de; test alia leueLna). I risrdtati pih sigr~icativi sono stati ottenuri per mezzo detI'IGTT. L'esplorazione det ricambio glicidico appare per~anto indicata in tutte te donne che abbiano partorito feti macrosomici, in assenza di cause osteeriche dimostrabi!i. 1455
T e m a : Modificazioni nel comportamento della ceruloplasmina, dell'esterasi e delle
tipoproteine in gestanti con totleranza al glucosio patofogica. Relatorh
L n , OVAC V., STAWJENId A., GAVELLA M. - Z a g r e b
In 66 donne gravide gli AA. hanno praticato, nel corso della seconda met~ delia gestazione, un test orale di tolleranza al glucosio, riscontrando risposte abnormi in 22 di esse. In questo gruppo di soggetti sono stati anehe rilevati livelli ematM di ceruloplasmina notevolmente pih alti di quelti osservabili in donne non gestanti di controllo. La concentrazione di esterasi ~ risultara leggermente diminuita durante Ia gravidanza, con piccole differenze tra Ie gestanti normall e quelle con aherata tolleranza glicidica, le qnati presentavano inohre livelli triglieeridemici significativamente aumentati e correlati negativamente con ii grado di attivitk esterasica, Sempre nelle donne con tolleranza al glucosio patotogica, quadri dislipoproteinemici di tipo IIb e IV sono stati messi in evidenza con frequenza tre vohe maggiore che nelle gravide senza aherazioni dimostrabili del ricambio glicidico. Questi dati confermano la grande complessit~ delle aherazioni metaboliche in gravidanza, nella genesi delle quali un eerto ruolo potrebbe essere svolto, oltre che da fattori non ancora nod, anehe dall'azione anabolizzante degti ormoni gonadici.
Tema:
Interazioni tra gravidanza e diabete,
Relatore:
ANGELI I. - K a p o s v ~ r
Su 1.686 diabetiche esamh~ate dali'A., solo 12 erano divenute tall durante la gravidanza; nella massima parte dei soggetti ta malatda si era manifestata nel periodo det ctimaterio o in epoca successiva e, in 88 casi, in concomhanza con una obesitY. L'azione diabetogena della gravidanza, dovuta alla eccessiva produzione di HGI-I, alta iperfunzione del corticosurrene e alia attivit~ del lattogeno placentare, ~ di solito transitoria. Quale fattore scatenante, maggior peso ha probabilmente l'obesit~ concomitante o successiva alia gravidanza. L'effetto de! diabete sulla gestazione ~ stato studiato in 4.850 gravidanze in diabetiche e in 1.496 gravidanze in soggetti metabolicamente saul. Nell'anamnesi delle diabetiche, la macrosomia ed il gigantismo fetali era.no rispetdvamente 6 e 15 vohe pi~ frequenti che nelle non-diabetiche. Molto istruttivo appare il confronto tra la frequenza deIle gravidanze patologiche e quella del gigantismo fetale, se si tien conto del tempo trascorso prima della comparsa dei diabete. La maerosomia pu6 precedere di 30-50 anni la manifestazione d d diabete. A mano a mano che ci si avvieina all'epoca di insorgenza delia malattia, le gravidanze patologiche aumentano e pih breve diviene in media il periodo intercorrente tra pard prematuri o morta!itk neonatale e comparsa del futnro diabete (10-15 e 15-20 anni rispettivamente). L'accurata osservazione di queste manifestazioni pu6 quindi indirizzare verso la diagnosi precoce di predisposizione al diabete.
COMPLICANZE ANGIOPATIA, Tema:
DEL DIABETE
MELLITO
(MICROANGIOPATIA,
MACRO-
PIELONEFRITE)
La microangiopatia diabetica daI punto di vista clinico. Limiti e possibilitY.
Relatore:
BIBE~,EtL H. - Kartsburg
Per quanto riguarda le complicanze vascolari del diabete, le nostre possibilit~ preventive e terapeutiche non sono certamente queIle che l'importanza del probiema richiederebbe. Non essendo stati ancora del mtto chiariti gll aspe~d eziopatogenetM dell'angiopatia diabetica, manchiamo infatti &lie premesse essenziati per attuare una terapia causale; inohre, te cure sintomatiche e palliative a nostra disposizione sono, quanto ad efficacia, assai limitate, Tuttavia, delle possibilit~ esistono, sebbene non vengano sfruttate appieno, tndipendentemente dal fatto che si voglia accettare t'ipotesi di un momento genetico a monte della sindzome diabetica o piuttosto quella che considera il processo vascolare la conseguenza della disfunzione metabollca ed ormonate, che siano in cansa meccanismi immunologid od autoimmunologiei o che un ruolo determinante spet~i alt'insulinoterapia, non v'h dubbio che una condizione di scompenso cronico o intermittente del ricambio gllcidico, lipidico e protidico favorisce l'evolnzione delia microangiopatia. Ci6 appare confermato dai risultati di numerose statistiche. E' quindi necessario ricorrere, in maniera pi~. sistematica e pR~ conseguente di quanto non si sia fatto finora, alle misure profilattiche e terapeutiche di cui put disponiamo. Si deve per6 tenet presente che, per quanto accurata possa essere la regolazione membolica del paziente diabetico, questi non potr~ 1456
mai raggiungere una condizione di no~:malit~ plena e vi saranno sempre, nel corso delia giornata, deviazioni pit1 0 meno marcate nel ricambio dei carboidrati, dei lipidi e delle proteine, modificazioni di attivit~ enzimatiche, alterazioni delle concentrazioni di elettroliti ed ormoni, variazioni dei potenziali etettrici ed energefici. Numerose forme di diabete spontaneo e sperimentale si aceompagnano 8 processi pato!ogid a carico dei vasi sanguigni, processi che vengono nettamente influenzati daI grado di compenso metsbolico. Cib vale anche per le forme di disbete secondario dell'uomo, quale ad esempio quelIo che accompagna la pancreatite calcifica. Oltre ai trattamenti tradizionali, k sperabile si possa, in un futuro relafivamente prossimo, disporre di akuni metodi terapeutici assolutamente nuovi attualmente in fase di elaborazione (trapianto del pancreas con derivazione delia secrezione esocrina 8ttraverso gli ureteri; trapianto di cellule insulari coltivate irl vitro; pancreas arfificiale costituito da apparecchiature elettroniche; etc.).
Tema:
La macroangiopatia diabetica.
Relatore:
Tema:
ANSC~t0TZ F. - D a r m s t a d t
Tentativo di profiIassi det diabete clinico.
Relatore:
CONSTAM G . - Ziirich
Gi~ da alcuni anni, I'A. raccomanda a tutti i parend di primo grado dei propd paziend diabefici di praticare ogni anno la determinazione delia glieemia 1 h dopo la prima colazione. Se tale dosaggio fornisce valori > 120 rag/100 ml (sangue capillare), conviene mettere in alto senza indngio misure profilattiche e proseguire in tale azione preventive anche qualora successivi controlli dovessero dare risultafi normali. Poich8 nel diabete 18 seerezione insulinica non copre completamente le necessit~ dell'organismo, queste mistu-e preventive si Iprefiggono innanzitutto di ridurre il fsbbisogno ormonale, ci6 che pu6 realizzarsi per mezzo della dieta, dell'atfivit~ fisica sMemafica, dell'abolizione dei loci infettivi e, l~ei limifi del possibile, delia eliminazione delle simazioni di stress psicologieo. I1 trattamento dietefico consiste neila limitazione dell'appor~:o calorico, nel ffazionamento delia razione quoddiana in 5-7 piccoli pasti, nella restrizione della quota glicidica (specie zucchero, dolci e bevande zuccherate) e nell'aggiunta di proteine animalL Nei soggetri obesi ~ necessario limitare anche l'apporto lipidico. Secondo la personate esperienza dell'A~, l'adozione di quesd provvedimenfi ~ in grado di arrestare, o per to metao di ritardare notevolmen~e, l'evoluzione del prediabete verso il diabete ctinico, evoluzione che sembra essere fataIe quatora non si pratichi alcuna terapia. Cost, di 50 pazienti che si trovano nella fase di diabete tatente o chimico, soltanto 8 giunsero - - neI corso di 1-46 anni - - alia malatfia condamata (6 di questi non si ersno 8ttenuti aile prescrizioni dietetiche o le avevano segulte solo per breve tempo). Dei rimanenti 42 soggetti, solo uno progredl dallo stadio di diabete latente a quello di diabete chimico, mentre in tutti gli altri le condizioni gEcometaboliche rimasero stazionarie.
T e m a : Angiolopatia dei vasa v a s o r u m : fattore di rischio di macroangiopatia dia-
betica. Related:
GLmORE V., HANCU N., C A L u s ~ v , u I. - Cluj
Gli AA. descrivono le alteraz[oni ismlogiche riscontrate a carico dei vase v,~sorum e dei vase nervorum di pazienti diabetici giunti all'obitus. Tra ques~e, fipiche appaiono la ialinosi del!e arteriole precapillari dei vase vasorum dell'aorta e delle coronarie (mostranfi chiari segni di aterosclerosi) e dei vase ne,'vorum del sisteme neurovegetativo para-aortico, nonchd la contrattura di ta!i elemend con conseguente completa ostruzione deI ]ume. La sequenza degli eventi ehe caratterizzano il processo sarebbe la seguente: vasocostrizione, endoarterite, ia!inosi -. (< irritazione ~> infima!e - 81terazione della sostanza fondeanentale ed aumento della permeebilit'a dell'endotdio - deposizione di lipidi sulle pared vasati (in rapporto alia condizione di dislipidemia), con le ben note conseguenze in senso aterogenetico. L'ispessimento e la iatinosi delia membrana basale dei capiltari sembrano accelerate notevolmente l'evoluzione della microangiopatia, la qusle 6 inftuenzata anche d8 peptldi biologicamente atfivi (serotonina, istamina, bradichinina) che accrescono la permeabilit~ degli endotell e rendono in tat modo possibile la penetrazione neb i'indma di lipidi e lipoproteine presenfi nel sangue. A1 centro di questo processo morboso si trovano momenti me~abolici assai compiessi influenzati de1 ddsinsulinismo, dall'ipergtucagonemia, dall'ipersomato~ropinemia e dal!'iperatfivit'~ del sistema ~-adrenergico.
1457
T e m a : Reperti immunologici ed immunoistologici netla glomerulosclerosi diabetica. Relatori: STfJHLINGER W . , ASAMER ~I., SANDHOlaER F., DITTRICH 19. - I n n s b r u c k Sulla base dei risultati di biopsie renali eseguite in 9 pazienti diabefici (4 dei quali affetti da sindrome neDosica), gli AA. affermano che le inda~ni immunologiche ed immunoistochimiche permettono di stabilire l'esistenza di somiglianze assai strette ira i fenomeni di namra immunitaria che si verificano nella glomerulonefrite croniea e nella glomerulosclerosi diabetica. I reperti relativl alle alterazioni della membrana basale neI rene diabetico non consentono invece di prorate ehe esse siano dovute ad un processo immunologico. In parficolare, l'assenza di depositi di ~ C e di albumina e fibrinogeno a livello ddla membrana basale glomerulare rappresenta un dato che parla contro l'esistenza di un processo immunologico specifico. Manca, inoltre, qualsiasi dimostrazione immunologica di alterazioni a carico del mesangio, che alle indagini ultrastrutturali risultano costituire invece, nel paziente diabetico, la lesione primaria d d glomerulo. T e m a : Possibilita di diagnosi dell'angiopatia diabetica Relatori: WALLN6FEe, H . , T'4U~ER H . - ViScklabruck
mediante reografia.
Gli AA. hanno riscontrato segni reografici di micro- o macroangiopatia in 376 su 520 paziend diabetici (39 con diabete giovanile insulino-dipendente; 138 con diabete latente; 343 con diabete dell'et[ matura trattati con successo mediante antidiabetiei orali). Presenza di alterazioni sclerofiche a carico dei grossi vasi 8 stata riievata sopratmtto nei soggetti con diabete deli'et~t matura e, con eguale frequenza, in queRi con diabete latente; ci6 sta a dimostrare cbe spesso l'angiopafia precede Ia comparsa deI disturbo metabolico. In 68 casi erano presenfi sia micro- che maeroangiopafia; sebbene in questo gmppo prevalessero i soggetfi pi~ anziani, nei quali una parte almeno &lie lesioni osservate potevano essere attribuite al normale processo di invecchiamento, la frequenza deIle alterazioni vascolari risultava put sempre sostanzialmente maggiore che in una popolazione non diabetica della stessa et-a. Per quanto riguarda la distribuzione dei cad nei due sessl, i maschi sono risultati pih frequentemente colpifi, soprattutto dalla macroangiopatia. Nessuna significativa differenza ~ stata invece rilevata in rapporto al grado di compenso meeabolico. Gti AA. ritengono chela reografia e la reografia differenziale rappresentino ufili m~zi diagnostici per Io studio delI'angiopatia diabetica. Tema:
Ricerca termografica detle aRerazioni deI circoto periferico in pazienti diabetici.
Relatori:
KRUSZEWSKI S., KaLINOWSKI R., W~lrszawa
OSTROWSKI K.,
KARNArEL W . -
Polarografia dopo ischemia dei muscoli surali, per la dimostrazione delle alterazioni dei vasi peri/erici nei diabeticL Relatore: OSTROWSKI K . - Warszawa Tema:
L'A. ha eseguito, in 64 pazienfi affetti da diabete di tipo glovanile e in 42 soggetti sani di controllo, la determinazione polarografica delia pO: a livello dei muscoli stlrali. Tale metodo, che fornisce un'idea del grado di irrorazione s,~nguigna attraverso le arteriole e i capillari, ben si presta per la valutazione delIe alterazioni vascolari periferiche nel diabete. Tema:
Reperti clinici e chimico-clinici helle arteriopatie obliteranti.
Relatori: HUCUZERMEYZR H., JAROSCH YON SC~IWEDEg W . , ALeX~.~I)ER K., MITZI¢A'r H.-J. - H a n n o v e r Confrontando le condizioni di 286 pazienti ricoverati per arteriopafia ostruttiva (80 dei quail con diabete latente e 105 con diabete manifesto), gii AA. hanno potato rilevare che nei diabefici prevale la localizzazione agli arti e la distribuzione [ pressoch6 eguale nei due sessi. Ci6 vale fin dallo stadio di diabete latente. Reperfi analoghi si osservano anche a livello delle coronarie. Negli arteriopatici non diabetici si riscontra con la massima Dequenza Io stadio II, in quelli diabetici lo stadio IV. Per quanto riguarda i liveIli emafici med~ dei lipidi totali, dei trigticeridi, dei NEFA, deI colesterolo e dell'aeido utica, essi non appaiono elevati al disopra 1458
della norma e non mostrano differenze statisticamente significative net due gruppi. Risulta pertanto confermato c h e l a macroangiopatia diabetica non ~ una manifestazione tardiva delia malattia. E' anzi probabile che lesioni parietali delle arterie si sviluppino, mediante un meccanismo non ancora chiarito (difetto genetico?), fin da una fase precedente il diabeCe ]atente, Tall alterazioni rappresenterebbero il punto di attacco per i fattori di rischio arteriosclerotico e la base per ta comparsa delle complicanze vascolari tardive del diabete. Tema:
Alterazioni vascu!osclerotiche nel diabete mellito giovanile.
R e l a t o r i : VON UNGERN-STERNBERG
A,;
GrdJNERT-FUCHS M., KREMEr< G . J. - M a i n z
Nel corso di ricerche condotte dagli AA, in 18 pazienti affetti da diabete giovanile, di et~ media di 19,6 anni e durata media di malattia di 7 anni, trattati con insulina-ritardo (media: 44,7 U), alterazioni morfologiche a carico detle grandi arterie degii arti inferiori sono state riscontrate con frequenza piCa elevata che non te lesioni retinopatiche. Esse debbono essere pertanto considerate tra i segni pifi precoci di angiopatia diabetica. I1 metodo migliore per evb denziare tempestivamente tall manifesr.azioni ~ costituito dall'oscillografia elet~ronica associata a!l'ccometria ultrasonica. T e m a : Azione degli antidiabetici orali e delt'insulina sulIa cap~azione aortica di
~2~I-~-[ipoproteine marcate, it., ratti norrnali e al[ossanizza~i. R e l a t o r i : D g y E s R., KAMMERER L., VIRAG S., ST/JTzEL M., STEINGASZNER O., L~W~I J. - B u d a p e s t Gli AA. hanno studiato l'incorporazione di ~:sI-~-iipoproteine in segmend di aorta di ratto. Gii animali donatoJ:i erano in parte normali e in parte rest diabetici mediante allossana (100 mg/kg i,v.); un certo numero di anirna!i sia sani che diabetici venivano trattati, nei tre giorni precedenti l'incubazione del tessuto aortico, con totbutamide (0,2 g/100 g p,o.) o carbutamide (0,5 g/100 g p.o.) o biguanidi (0,05 g/100 g p.o.) od insulina (0,4 U/100 g i.p,). E' stato osse> vato quanto segue: 1) l'aorta addominale presenta una maggiore affinit~ per le ~-lipoproteine rispetto a quella toracica; 2) la captazione in vitro ~ notevolmente pih elevata net ratti diabetid che nei controlti non-nail; 3) negli animali sani, la carbutamide riduce significativamente ia captazione delle ~-lipoproteine, mentre ta tolbutamide e te biguanidi ta aumentano in maniera altrettanto significativa; 4) l'insulina h priva di effeCti sia net ratti sam che in quelli allossanizzati; 5) ~ ipoglicernizzanti orali non modificano t'accresciuta incorporazione che si verifica nedi anirnali diabetici. Tema:
Nostri risuIta~i nel trallamento della gang,'ena diabeLica,
Relatori:
BaCA,~U G. H , , A N c ~ r e L e s c u L., NISTOR F., S T o m > m s c u L. - T i m i s o a r a
Gli AA. illustrano una casistica personde relativa a pazienti affetti da gangrena diabetica. Negli anni 1955-1972, su di un complesso di 5.000 diabetici assistiti, 46 soggetrJ dovettero essere sottoposti ad interventi di amputazione di arti ed altri 868 morirono per tale causa. Si distinguono due forme di gangrena: una a carattere prevalentemente ischemico e l'a!tra a carattere prevalentemente neuropatico. La prima & stata osservata in 119 casi, la seconda in 50, in 12 predominava la componente infettiva, i cardini delia terapia sono rappresentati dana rego!azione metabolica del diabete la pi~ accurata possibile (dieta ed insulina pronta), dal trattamento antibiotico per via generate ed intra-arteriosa, da!la eventuale somministrazione di farmaci antiflogistici (corticosteroidi i.a.), dalla in[usione di vasodilatator{ (procaina), ATP, K, Mg e - - se necessario - - dalle cure topiche. Se dopo 2-3 se{timane di trattamento conservativo non si ottengono sos~anziali miglioramenti, occorre prendere in considerazione I'oppormnit~ del ricorso alia arnputazione, che dovr~ essere eseguita il pifi distalmente possibi!e. In circa la met~ dei cast, tuttavia, l'intervento chirurgico pu6 essere evitato. T e m a : Rappo,gi ~'eciproci tr~. microangiopa~ia e pielone/rite. Ricerche in 4.000
diabetici. Relatore:
B~uNs W.-
Kartsburg
Net pazienti diabetici, la pielonefrite e te inf~ioni delle vie urinarie si manlfestano con frequenza alt'incirca doppia che negli individui non diabe¢ici e net soggetti con glicosuria renale. 1459
Non ~ quindi la glicosuria la causa della maggiore predisposizione dei diabetici nei confronti di queste comphicanze, he qnali sono invece favorite dalla durata delia malattia metabohica e dalla concomitante nefropatia. Anehe i risultati di esperimenti condotti nell'animale indicano c h e l a pih ehevata incidenza di infezioni urinarie (con o senza pielonefrite) deve essere attribuita ahta presenza di hesioni vasco!ari. Anche l'acidosi, l'orientamento in senso catabolico del ricambio protidico e le turbe circolatorie contribuiscono all'insorgenza di tahi manifestazioni. Infine, deve essere preso in considerazione il ruolo svolto da processi di natura immunologica, peraltro non ancora accertato in via definitiva. Fino a quando non sar~ attuabile una terapia causale della microangiopatia diabetica, sohtanto ha diagnosi precoce ed il conseguente trattamento della pielonefrite e delle infezioni delle vie urinarie potranno valere ad impedire gli effetti sfavorevoli che queste complicazioni esercitano sulla prognosi del diabete. Tema:
La nefropatia diabetica, con particolare riguardo all'impiego dell'emodialisi cronica.
Relatori:
LANGSCH H . - G . , ZANDER
E,, SCHUMANN I-I,,
BRUNS W . - K a r l s b u r g
Nel periodo ottobre 1969-matzo 1973, gii AA. hanno sottoposto a trattamento emodiahitico (1.100 applicazion[ complessivamente) 29 pazienti diabetici, 16 dei quail in maniera continuatlva (18-246 applieazioni ciascuno; media: 77). Fino al momento delia comparsa delh'insufficienza renale terminahe erano trascorsi in media 20 anni (range: !4-27). Inizialmente i risultati furono dehudenti, anche percM tutti indistintamente i pazienti uremici venivano inclusi nel programma di diatisi. Successivamenm venne elaborato uno schema di trattamento emodialitico di mantenimento, che prevedeva 3 applicazioni settimanali, ciascuna della durata di 8 h. Ghi AA. descrivono i dettagli deI proeedimento, con particolare riferimento alla composizione del l{qMdo di dialisi, e sottolineano come nel corso di tale trattamento la regolazione glicometabolica non abbia mai presentato particohari difficolt~ (h'obiettivo era quello di raggiungere valori glicemici compresi tra t50 e 250 rag/100 mh). In 13 pazienti ~ stato ottenuto un sostanziale, seppur transitorio, miglioramento dehle condizioni generali. In alcuni soggetti si ~ giunti aIha completa riabilitazione, con conseguente ripresa dell'attivit-a lavorativa. In nessun caso si ~ avuta morte per infezioni. Comphicazione grave frequentemente osservata (9 casi) ~ stata una sclerosi vascolare di notevole entitY; tuttavia, la macroangiopatia preesisteva al trattamento dialitico, pur evolvendo nel corso di esso. GII AA. si sentono autorizzati a concludere che l'emodialisi periodiea in grado di determinare sensibili miglioramenti e di assicurare sovente anche hunghe sopravvivenze in condizioni generali soddisfacenti. Tema:
In]ezioni batteriche dell'apparato urogenitale in diabetici ricoverati presso la I Ctinica Medica di Ljubljana negli anni I969-1972.
Relatori:
DRINOVEC J., K o s E L J M., KOSUTA S. - L j u b l j a n a
Della incidenza particolarmente etevata di infezioni urinarie nei diabeLici si considerano responsabili i seguenti fattori: aumentata osmolarit~ delhe urine, gticosuria, alterazioni della diuresi, pih frequente necessit~t di cateterizzazione rispetto ai pazienti non diabetici, riduzione delle difese immunologiche, disidratazione (spesso presente nero scompenso metabolico grave con chetoacidosi e coma), Nel periodo 1969-1972, presso la I Clinica Medica dell'Universita di Lubiana sono stati ricoverati 2.773 diabetici, con un rapporto di 2 : 3 tra uomini e donne. Nel 40% dei casi sono state diagnosticate infezioni dehle vie urinarie, maggiormente ffequenti nei soggetti di sesso femminihe (1 : 4,4). Gli AA, hanno rilevato, neh biennio 1971-1972, diminuita incidenza delhe infezioni urinarie, Ci6 viene attribuito alh'impiego di nuovi e pi~ efficaci antibiotici e chemioterapM, che rende possibile il trattamento ambulatoriale di un maggior numero di pazienti. I successi terapeutici sono apparsi in genere minori nei diabetici ricoverati che nei non-diabetici o nei diabetici trattati ambulatorialmente. Se la frequenza delle infezioni urinarie non aumenta con la durata del diabete, ~ perb veto che si osserva un progressivo peggioramento dei risultati terapeutici. Gli AA. espongono he linee-guida abimahmente seguite net trattamento delhe infezioni urinarie nei diabetici: rimozione, ove possibile, di ogni ostacolo al deftusso deiie urine; mantenimento di una buona idratazione pur in presenza di abbondante diuresi; soddisfacente regolazione metabolica, possibilmente fino alia ag!icosuria; terapia antibiotica e cbemioterapica. Tema:
Frequenza e gravita del& retinopatia in una casistica non sdezionata di 192 diabetici di vecchia data.
R e l a t o r i : PENS~ G . , PANZRAM G . , MOLLEIa W . , PlSSA~EK D., ADOLPH W . - E r f u r t Tra i 24.127 diabetici del distretto di Erfurt, 230 risukavano - - atIa data deh 1° gennaio 1970 - - affetri dalha malattia da almeno 20 anni. Questi pazienti furono sottoposti ad 1460
esami ambulatoriali polispecialistiei. Senza tenet canto dei soggetfi morti prima della fine dell'indagine, 192 erano i pazienti divenuti diabetiei in et~ compresa tra it 2 ° e i1 6 ° anna di vim; in essi, la durata della malattia oscillava dai 20 ai 42 armi. Lo studio di questo gruppo di malati ha permesso di rilevare assenza di aherazioni caratteristiehe del rondo oculare in 37 easi e presenza di retinopatia nei restanti 155 (lesioni di I grado in 97; lesioni di II grado in 43; retinopatia proHferante grave in 15). Le forme proliferative sono risuhate particolarmente frequenti in quei pazienti in cui la malattia si era manifestata prima dei 20 anni di et~ (9 su 15). Non ~ stato invece possibile rilevare aleuna eorrelazione tra gravit~ della retinopatia e durata del diabete. Oceorre perahro considerate che, netla casistica degli AA., la lunga durata delia malattia metabo!dca equivale ad una selezione prognostieamente favore'¢ole. L'88c'2b dei pazienti erano trattati con insulina, 1'8% con antidiabetici orali ed il 4% con la sola dieta, Sebbene non fosse osservabile alctma correlazione tra fabbisogno insutinico giornaliero e retinopatia, quest'uhima era pi~ frequente nei soggetti sottoposti a trattamento sostimtivo ormonaIe the non in quelli the praticavano ahre forme di terapia. I rilievi anamnestici sembrano deporre in favore deii'ipotesi avanzata da Constam, secondo la quale l'equilibrio glicometabo!ico durante i primi 5 anni di malattia ~. di fondamentale importanza ai fini della comparsa o meno di lesioni retiniehe; tuttavia, ta easistica presentata d @ i AA. non appare suffidentemente numerosa perch6 da essa si possano trarre valide conclusioni di ordine statisdco. Non g stata osservata correlazione tra retinopatia e macroangiopatia, neppure attraverso la mediazione di parametri biologiei qnali l'et~, il peso corporeo e l'et~ alia comparsa del diabete. Inohre, contrariamente a quanta riscontrato per la retinopatia, la macroangiopafia non sembra dipendere daila qualit.}, della regolazione metabolica.
T e m a : Reperti
microfluoroangiografici
e ]unzionali nella retinopatia diabetica
iniziale. Relatore:
GLIEM H. - Greifswatd
Nell'intento di cogliere le fasi pi~ precoci dell'interessamento morfo-funzionale detla retina he1 diabete, t'A. ha praticato, in un gruppo di protodiabetici e di diabetici Novanili, esami fluoroangiografici, eleterorednografici ed elettro-oculografici e studiato ahrest la fase iniziale dell'adattamento all'oscurit~, la sensibilit'a all'abbaglimnento e l'adattamento iocale. Nel primo gruppo (30 soggetti obesi con tolleranza al glucosio patologica) non ~ stata rilevata akana deviazione dalla norma. Nel secondo (70 piccoli pazienti di eva inferiore ai 15 a n n i e con malattia damnte da 8-12 anni) sono staff invece messi in evidenza, in qnalche caso, microaneurismi o dilatazioni fusiformi dei capillari aventi significato di iesioni precedemi la formazione de[ microaneurismi stessi, e ci6 anche in presenza di reperti oftalmoscopici negativi. E' stata anche accercata l'importanza dello studio dd!a sensibilita all'abbagliament% ii quale ~ in grado di fornire preziose informazioni circa lo stato funzionale della retina.
T e m a : Valutazione del quadro fluoroangiografico della retina in ba,wbini diabetici
e nei loro genitori. Relatori:
B A s r A L., B ~ o o s ~ R G., MOL~AR M. - B u d a p e s t
In ohre il 50% di 139 bambini diabetici in cui l'esame oftalmoscopico non aveva messo in evideraa aherazioni del fundus, l'angiografia con fluoresceina ha fornito invece reperti positivi. La ripetizione di tale indagine dopo 1 o 2 anni ha permesso di rilevare aggravamento del quadro rednopadco. Alterazioni retiniche sono sta~e osservate, per mezzo di qnesta tecnica, anche nel 27% dei genitori dei bambini diabetici.
T e m a : Reperti ocuIistici in pazienti con dJabete datante da oltre 20 anni, Relatori:
LOTZ U., G o ~
K., SCHLIACK V., RF, HAK i-t. - B e r l i n
In un gruppo di 91 diabetici con malatda datante da 20-37 anni, gti AA. hanna riscontrato assenza di retinopatia in 28 casi, nonck4 presenza di stadia I in 20, dd stadia II in 31 e di stadia I I I in 12. I1 pi5 giovane tra i pazienti retinopatici aveva 27 anni; quello pih vecchio 80. Di essi, 61 erano trattati con insulina e 2 con anddiabetici orali. Dei 12 pazienti con retinopada grave (]2II stadia), 7 erano ciecM. Non si trattava dl pazienti insulino-dipendenti fin dal!'in~io, bensl sottoposti a tratmmento sostitutivo ormonale da 10-33 anni. In 5 casi era presente una situazione metabolica estremamente Iabiie. Nessuno di 1461 19.
tali soggetti era in sovrappeso. U n certo rapporto - - che merits perahro uheriore approfondimento - - sembrava esistere tra cecit~ ed aherazioM del ricambio lipidieo (ipercolesterolemia ed ipertrigliceridemia). In un caso sohanto non vi erano pielonefrite cronica o nefrosderosi dinicamente manifeste. La {ase in cui con maggiore frequenza si verifies la perdita della vista sembra essere quella compress t r a i l 16° e i l 20 ° anno di malattia. I n 4 dei 7 pazienfi ciechi esistevano precedenti famillari di diabete. I1 visus, ridotto in 24 d d 91 pazienti, era invece perfettamente conservato o solo modestamente compromesso in ohre i 2/3 dei casi. Gli A_&. prafieano con suecesso, a partite dal 1967, la fotocoagulazione ,qn dal I I stadio. Essi ritengono che importantissima sis, dal ptmto di vista terapeutico, la regolazione il pi{~ possibge accurata dell'equilibrio glicometabolico; sono soprattutto da evitarsi le crisi ipo~icemiche, particolarmente frequenti in presenza di aherazioni renali, a causa del ridotto fabbisogno insulinico che si manifesta in tall condizioni.
Tema: La/otocoagulazione Relatore:
nella retinopatia diabetica.
FREYL~ H. - Wien
L'A. ri[erisce i risuhati ottennti in una casistica di diabefici retinopatici sottoposti a fotocoagulazione nel periodo 1967-1973 (complessivamente, 165 occbi trattafi). Miglioramento del visus si h avuto in 33 occhi, peggioramento in 42, assenza di modificazioni in 90. In 81 occhi non trattafi, le dire corrispondenfi erano di 3, 34 e 44 rispettivamente. In 55 pazienti (75 occhi) ~ stato possibile documentare, per mezzo della fotografia retinica e dett'angiografia con fluoresceina, regressione delle aherazioni del fondo in 32, peggioramento in 4 e reperd invariafi in 39. Su 36 casi trattati da un solo occhio, miglioramenti del visus sono staff riscontrati in 10, peggioramenti in 9 e nesstma variazione in 17; corrispondentemente, te lesioni del rondo apparivano meno gravi in 16 casi e immodificate in 20. A carico detl'occhio controtaterale non trattato si sono registrafi 2 mi~ioramenti, 18 peggioramenfi e 16 situazioni di stazionariefft pe r quanto riguarda il visus, mentre per ci6 che si riferisce aI quadro retinico Ie corrispondenti cifre erano di 1, 15 e 20 rispettivamente. Tema:
Sul trattamento con dofibraLo (Regadrin ®) della retinopatia diabetics. (Risultati di 3 anni di terapia).
Relatori: BRUNS W . , RJaSANOWSKI I., LANCSCH H . , M6LLER D. - K a r l s b u r g / Greifswald La regolazione metabolka ottimale del paziente diabefico, quale ci si prefigge di raggiungere onde impedire Finsorgenza di complicanze microangiopafiehe, deve ten&re non sokanto all'euglicemia, ma anche alla normalizzazione dei tivelli lipidemici spesso aumentafi. In 100 pazienfi con retinopatia di II grado, trattafi con ctofibrato (3 g/die) per periodi di tempo variabili da 6 mesi a 3 anni, gii AA. non hanno osservato alcuna significafiva modi£ieazione della tende~=a evoludva del processo, se venivano considerate nel Ioro compIesso tutte le alterazioni patologiche del rondo oculare. Limitando invece la valuta=one dei risuhati terapeutici ai sol] essudafi duri, essi hanno rilevato miglioramenfi o assenza eli progressione d&le lesioni con fiequenza significafivamente maggiore nei soggetti non iperlipidemici che in quelli iperlipidemici. Quesfi daft sembrano indicare che il ctofibrato non ~ in grado di influenzare positivamente l'andamento glob~e delia retinopatia, mentre pue) esercitare favorevoli effetti nei pazienti iper].ipidemici in cui non vi siano ancora essudati duri; qualora quesfi siano gi~ presenti, la loro evoluzione pub venire arrestata, e cib sopratmtto a livello ddla regione maculare.
T A V O L A R O T O N D A : SITUAZIONI DI E M E R G E N Z A Moderatore: OBERDISSe K. (Diisseldorf) T e m a : Tests enzimatici per la diagnosi R e l a t o r e : SCHMIDT 12. - M a n n h e i m
IN D I A B E T O L O G I A
rapida.
L'A. descrive un metodo per la determinazione rapids della glicemia. Tale metodo si basa sull'impiego di esoc1~Snasi e richiede piccolissime quantith di sangue capillare. Un procedimento analogo pu6 essere utilizzato anche per il dosaggio dell'acido ~ddrossibutirrico. 1462
Tema:
L'in/arto det miocardio.
Rdatore:
P E T R m ~ S P. - D u i s b u r g
Le differenze nella prevabnza delFinfarto det miocardio nei diabedci che si riscontrano nei diversi Paesi sembrano essere strettamente correlate con le abitudLni alimentarL Alie nostre latitudini, Fincidenza dell'infarto nei diabetici ~ assa[ maggiore che nelia popo]azione generale ed ~ pressochd eguale nei due sessi. Spesso manca la sintomatologia tipka, specie quelta dolorosa. Quest'uldmo fenomeno pus essere dovum alia contemporanea presenza di lesioni nearopatiche interessant{ il sisterna neurovegetativo e i cui effetti corrispondono a quelli di una simpaticectomia. Ahra possibile spiegazione potrebbe essere quella di modificazioni a carico dei piccoIi vasi intramurali del miocardio; la conseguente ridotta irrorazione del muscoto cardiaco stimolerebbe lo sviluppo del circoto coltaterale, determinando una condizione di ipossia senza infar~o acuto con ischemia immediata e compteta. L'infarto si accompagna comunque ad akerazioni della tolleranza glicidica, dov~te ad aumento della produzione di ormoni corticosurrenali e dei livelti di catecolamine nel sang-~e cbcolante, cui conseguono inibizione della secrezione insulinica ed accresciuta tiberazione di ~ucosio da parte de] fegato. In consegaenza de]lo shock, inohre, si hanno tttrbe del metabo]ismo glicidico a livello epatico, sempre in rapporto allo shock e a disturbi secondarl del circolo cerebrale, possono verificarsi aherazioni funzionali ipotalamiche. L'aumento dei NEFA circolanti pub inibire l'uti]izzazione del g|ucosio da parte del mm scoIo cardiaco ed un diabete latente pu6 divenbe manifesto. La ridotta irrorazione pancreadca conseguente allo shock cardiogeno e all'aumento dei livelli emafici di cateco!amine influenza anch'essa in maniera negativa la secrezione insulinica. Mentre fino a poco tempo {a si rheneva che le turbe deI ricambio glicidico osservate in occasione di crisi coronariche fossero una conseguenza ddIo shock~ si reade oggi ad ammettere che esse possano rappresentare i primi segni di una preesistente aherazione gticometabol[ca; questi pazienti vanno pertanto seguid attentamente e a hmgo da questo punto di vista. La mortalit~ precoce ~ pi~ elevata nei diabetid che nei soggetti metaboIicamente sani colpiti da infarto; negli uhimi anni, tuttav]a, it perfezionamento dei mezzi diagnostici e la possibillt.a di una tempestiva correzione terapeutica dei parametri metabo!ici aherati hanno in gran parte armultato tale differenza. E' oggi ben noto che sohanto 1/3 del fabbisogno energetico del miocardio viene coperto dai glicidi, per cui l'ipotesi secondo ]a quale nei diabetid l'infarto sarebbe ]a conseguenza di crisi ipoglicemiche ~ venuta a perdere gran parte delia sua validkK La prevenzione delia cardiopatia coronarica nei diabetici deve comprendere, ohre alia diagnosi e alia correzione precoci delle aherazioni del metabolismo gliddico, anche la riduzione di ogn{ eccesso ponder£e, 14 restrizione dell'apporm lipidico con la diera e l'adattamento della terapia al tipo di ipertipemia eventuaknente presente. Quanto alle misure terapeutiche da attuarsi nei casi di infarto del miocardio in diabetid, particolare importanza riveste - - ohre, naturalmente, ai trattamenti consued e alia sorveglianza e ali'accurata regolazione della situazione membolica - - la mobilizzazione precoce dei pazienti. Tenuto conto del pericolo di nectosi cutanee da compressione, la prescrizione di calze elasdche dovn~ essere limitam a quei soggetti che gih in passato abbiano presentato manifestazioni embo~ liche. GH interventi chirurgid di derivazione trovano indicazione solo in casi assai rari, in quanto abituahnente risukano co!pid in maniera diffusa tutti i rami coronadcL Terna:
II coma iperosmo!are.
Relatore:
SAuE~ H . - Bad O e y e n h a u s e n
Tema: La
chetoacidos4 problema p~'ognosti¢o e terapeutico.
R e ] a t o r i : RAHN A., SCHLL~CK V. - B e r l i n Nel periodo 1966-1972 sono stati osservad, presso la C]in~c~ per il Diabete di Berlino Est, 270 casi di precoma e coma. Anche in condizioM di terapia intensiva, in una piccola parte dei pazienti ta prognosi r~mane tuttora infausta. Ci6 vale soprattutto per que[ casi in cui il coma rappresenta la manifestazione iniziale del diabete, ove la m o r t i h ~ pu~ essere addirhtura superiore al 40%. Anche da queste considerazioni emerge tutta l'importanza deUa diagnosi precoce di diabete.
Tema:
re
vascu!opatie periferiche acute.
R e l a t o r e : EHRINCER H . - W i e n 1463
Tema:
II test dei corpi chetonici nel liquido lacrimale quate sempliee ausilio nella diagnosi di chetoacidosi.
Relatori: BEI~G~R W . , G 6 s c H , m H . - Basel I1 contenuto in corpi chetonici del ]iquido lacrimeJ_e corrisponde atl'incirca alla mefft di quello del plasma. Pertanto, l'immersione di una apposita striscia reattiva net fornice congiuntivale inferiore consente di porre diagnosi di chetoacidosi al letto stesso deI malato, immediatamente e senza necessit~ di ricorrere a prelievi di sangue. T e m a : L'iperosmolarita nelle turbe metaboliche del diabete. Relatori: Mr~SK6 K., J a v o R A., MEDGYES A., TORNOCZ~:Y J., Szeksz~rd
GEszT~sI
T. -
Sebbene negli ultimi 15 anni siano stati deseritti oltre 200 casi di coma diabetico iperosmolare, soltanto in rare occasioni sono state eseguite ricerche sull'osmolarit~ in corso di coma diabetico. In 37 di tall casi, gli AA. harmo riscontrato 27 volte osmolarit~ normale o lievemeate ridotta e chetoacidosi marcata. Sebbene 6 di questi 27 soggetti presentassero gravi complicanze aggiunte, si ebbero a regstrare solo 2 decessi. Dei i0 pazienti con iperosmolarit'a, invece, soltanto 4 (esenti da altre complicazioni) rimasero in vita. GH AA. concludono che gran parte dei soggetti che muoiono in coma diabetico divengono iperosmolari nel corso di questo, specie se si tratta di individui non adeguatamente trattati o in cui sopravvengono complicanze.
TAVOLA ROTONDA: METABOLISMO M o d e r a t o r e : SAILE~ S. ( I n n s b m c k )
LIPIDICO
NEL DIABETE
T e m a : I lipidi emafici nel diabete. Relatore: SalLEI~ S. - I n n s b r u c k E' attualmente ben noto che i livell!i insuIinemM rappresentano un meccanismo di regolazi0ne oltremodo sensibile dei tridiceridi plasmatici. La relativa insufficienza insulinica influenza negativamente iI sistema lipoprotein-lipasico; inoltre, i differenti gradi di carenza dell'ormone comportano una crescente offerta di NEFA al legato, nonchd ta riduzione deli'esterificazione frazionale dei NEFA stessi in trigliceridi plasmafici, esterKicazione che regota la liberazione epatica di tri~iceridi endogeni. Questi ultimi possono risultare ulteriormente accresduti nei soggetti con eccesso ponderale. Ii meccanismo che ~ alia base di tale fenomeno non ~ stato fino ad ora suffidentemente chiarito e non 8 certo che la carenza assoluta di insulina eserciti al rigua> do un ruolo ben preciso. Tema:
Andamento dei processi metabolici nel tessuto adiposo. Influenza dell'insulina e del glucosio sulla lipolisi e sulla riesterificazione dei NEFA in adipociti umani isolati.
R e l a t o r e : SAN~HOF~ F. - s a l z b u r g L'A. ha studiato, in adipociti umani isolati, gH eKe~ti deli'insulina e del glucosio sulla lipolisi e sulla riesterificazione dei NEFA. In assenza di glucosio, la riesterificazione non ha luogo, verosimilmente in rapporto alia mancanza di g-gUcerofosfato, Quest'ultima sostanza potrebbe essere fornita dal glicogeno immagazzinato, ma tati riserve sono forse troppo esigue nel tessuto adiposo oppure vengono distrutte durante il processo di isolamento delle celtule. L'insulina non influenza il processo di riesterificazione, probabilmente perchd la captazione del glucosio necessario per la formazione di ~-glicerofosfato avviene indipendentemente dal!a presen2a dell'ormohe. Tuttavia, l'insulina accresce la form.azione di CO., e la lipogenesi da glucosio. Tema:
It ruolo det legato nel metabolismo lipidico del diabetico.
Relatori: H E P P K. D., WICKLM*YR M., DIETZE G . , DAMES H . , MEHNERT H . Mtinchen Ricetche conclotte dagli AA. in individui sani e in pazienti affetd da diabete giovar21e, di peso normale ed esenti da epatopatie hanno dimostrato che il consumo di ossigeno e la produ1464
zione di CO,. da parte del legato (valutati mecliante determinazione contemporanea nel sangue delt'arteria e delle vene epatiche) non presentano sostanziali differenze nei due gruppi di soggetti. Sembra pertanto lecito dedurre e h e l a chetogenesi non ~ la eonseguenza immediata dell'offerta di N'EFA M legato, essendo essa regolata nel legato stesso, In presenza di deficit di insulina, i precursori forniti dalla iipolisi e dalla proteo!isi nelI'epatocita dovrebbero rappresentare una ulteriore fonte di corpi chetonici. Tema:
Influenzabilita, da parte della dieaa, del metabolismo lipidico nel diabete.
Relatore: DITSCHUN~I:r H . - U l m / D o n a u T e m a : Regolazione dell'immagazzinamento dei grassi Relatori: BE~INGER A., FIL~_ W . , SCHMIDT F. - W i e n
nel legato del diabetico.
La steatosi epatica si riseontra prevalentemente nei diabetici e solo eecezionalmente, invece, nei p~lenti magri e in quelli a~fetti da diabete giovanile. Essa deve essere pertanto eonsiderata eonse~enza delI'eccedenza ponderate, piut~osto che del dismetabolismo diabetico. La eausa primaria non ~ costituita da una eecessiva offerta di lipidi o di carboidrati al legato; ~a sua comparsa dipende invece da una inversione di attivit~ deIForgano per quanto riguarda la liberazione di trigliceridi, inversione che si osserva caratteristicamente nell'obesitK Tema:
Trattamento ]armaeologico dell'ipertrig[iceridemia
e dell'ipercoIeslerolemia.
Retatore: WEIZZL A. - H e i d e l b e r g L'A. discute le indicazioni rispettive dell'acido nicotinico, del clofibrato, della colestiramina e della D-tiroxina nel tra~tamento de!le varie forme di dislipidemia. Nel tipo I sec. Fredrickson non esiste terapia medieamentosa utile. Nel tipo t I si pub ricorrere con vantaggio alla colestiramina e/o a!l'acido nicotinico, mentre 15mpiego deIIa D-tiroy2na trova la sua Iimitazione nella possibile esistenza di un danno coronarico; inohre, il trattamento con farraed va riservato esclusivamente alla forrna eterozigote. Nel tipo III, buoni risuhad si ottengono in genere con ii clofibrato; altrettanto dieasi per quanto riguarda iI tipo IV, nel quale pu6 essere atmato, in caso di insuccesso del clofibrato, un tentativo di terapia con acido nicotinico. I1 tipo V non pub essere influenzato con mezzi fa.nnacologici.
TAVOLA ROTONDA: REGOLAZIONE N-EL F E G A T O M o d e r a t o r e : S6LIaO I-I.-D. (G~Sttingen) Tema:
DEL METABOLISMO
GLICIDICO
Glicogenolisi e gluconeogenesi nel /egato umano in corso di diabete giovanile.
Relatori: DIETZZ G., WICKL~a~YR M., HEPP K. D., D A ~ z s Miinchen
H . , ME~INEI~T H . -
Gti AA. hanno condotto una serie di ricerche in 26 individui metabolicamente sani e in 8 diabetici giovanili di peso normale ed esenti da epatopatie, rilevaado che in quest'ultimo gruppo di soggetti la produzione epatica di ~ucosio ~ fortemente aumentata, per effetm sia di una maggiore captazione di subs~rati gluconeogenetici che di una accreseiuta gh'cogenMisi. Tall fenomeni sembrano essere legati entrambi ad un defidt actlto di insulina, con conseguente esaL tazione della glicogenoIisl e deI!a lipolisi a livello del legato. Quest'ultimo processo ~ dimostrato sia dall'aumento della cessione epatica eli corpi chetonici, sia dall'elevazione deI rapporto ~-idrossibutirrato/acetoacetato. L'assenza di rilevanti modificazioni nel cido dell'acido citrico appare documentata dal famo chela produzione epatica di COa non subisee variazioni di rilievo. T e m a : Disturbi della glicoregolazione Relatore: lkIOTI~'G D. - B a d K i s s i n g e n
omeostatica nel /egato helle epatopatie.
NeHa cirrosi epatica, devata appare l'hncidenza deI diabete mellito, il quale pub essere in genere regolato con Ia sola dieta o con t'impiego di ipoglicemizzanti orali. La cirrosi secondaria 1465
al diabete compare di solito in pazienti insulino-dipendenti. Su di un totale di 975 drrotici (diagnosi confermata istologicamente) segutti per lunghi periodi di tempo, I'A. ha riscontrato anomalie della tolleranza al glucosio nel 35% dei casi (diabete manifesto: 14,8%; diabete subcHnico: 7,5%; diabete latente: 6,4%; diabete steroideo: 6,3%). Tra le possibili cause di tall turbe del metabolismo glicidico vanno prese in considerazione alterazioni delia glicoregolazione a livello epatico, accresciuta inattivazione di insulina da parte d d legato cirrotico, aumentata liberazione di proinsullna inattiva o di altre sostanze capaci di legate I'insulina. Tra le cause di cirrosi cui consegne diabete, un ruolo di primaria importmlza deve essere riconosciuto ali'alcool: l'etilismo, ohre a danneggiare il legato, provoca spesso alterazioni anche a carico del pancreas, sebbene la perdita di epatociti funzionalmente integri sembri assumere maggiore rilevanza ai fini delia comparsa del diabete. Anche le epatiti croniche senza rimaneg~amento cirrotico del legato si accompagnano assai spesso a turbe d d metabolismo glicidico, che sono tanto pi8 frequenti quanto pi~ grave ~ l'alterazione epatica. Nella cirrosi viene ad aggiungersi, quale fattore accessorio, la carenza di potassio nel legato e nel muscolo, ulteriormente aggravata dal trattamento con salureticL Le anomalie della tolleranza al glucosio sono mttavia pi~ frequentl nella steatosi epatica (46,9.% in nna serie di 668 pazienti studiati dalt'A.), sebbene Ie ragioni di ci~ debbano essere ancora chiarite.
T e m a : Il ruolo del /egato nella regolazione R e l a t o r e : S6LING H.-D. - G~Sttil~gen
della glicemia.
Nel ricambio dei carboidrati, il legato svo!ge una funzione paragonabile a quella d[ un manrice. Immediatamente dopo l'assunzione di cibo e l'inizio del processo digestivo, la secrezione degli entero-ormoni e l'aumentata o£ferta di gtucosio alle celiule B provocano liberazione nel sangue portale di insulina, che in tal modo perviene al legato. ,M tempo stesso, anche la concentrazione del glucosio nelia vena porta subisce un notevole aumento; allorchd viene superato un certo iivdlo, si ha marcata captazione da parte de! legato, ove il glucosio ~ immagazzinam sotto forma di glicogeno. I1 glucosio stimola in via diretta la trasformazione delia fosforilasi dalla forma attiva (a) in quella inattiva (b) e, poichd l'attivit~ della fosforilasi a si mantiene per 4-6 h dopo un pasto ricco di carboidrati, le riserve di ~icogeno si esauriscono rapidamente. Dato che in condizioni normall il cervello utilizza glucosio quale unica £onte di energia, diviene necessario l'intervento di un dtro meccanismo regolatore, del quale il fegato ~ la principale sede. In carenza di riserve endogene di carboidrati, la sintesi proteica si arresta e i processi protido-catabolici prendono it sopraw-ento negli orgmni perKerici e a llvelIo epatico. L'atanina cost formatasi trasformata daI fegato in piruvato, il quale viene immesso nella gluconeogenesi, di cui costimisce, insieme al lattato, la pih importante sorgente. N d contempo, l'accresciuta lipollsi determina un corrispondente aumento nella formazione di corpi chetonid nel legato, ci6 che ~ sufficiente a mantenere l'omeostasi glicemica durante le 10-12 h de1 riposo notturno. In caso di attivit~ fisica intensa e protratta, le riserve muscolari ed epatiche di gticogeno possono soddisfare le esigenze solo per breve tempo; anche in queste circostanze, petS, un meccanismo andogo a quello operante nel digiuno interviene ad assicurare it mantenimento deli'omeostasi glicemica. Durante il digitmo prolungato (quale si attua a scopo terapeutico), le riserve proteiche che potrebbero essere deviate senza pericolo verso Ia gluconeogenesi si esauriseono ben presto, ma l'organismo ~ in grado di mobilizzare, anche per lunghi periodi di tempo, i NEFA dai trigllceridi del tessuto adiposo. Tale mobilizzazione (e qwindi la chetogenesi) aumenta l~rogressivamente nel corso dei primi 8-14 giorni di digiuno, per mantenersi in seguito costante. A-nche in questa regolazione iI legato svoIge nn ruolo centrale, in quanto il cervello ~ incapace di ufilizzare i NEFA, se questi non sono staff prevendvamente trasformati in corpi chetonici nel legato stesso. L'organismo riesce inoltre, grazie a questa mobilizzazione, a limitare it consumo di glucosio, cost da impedire l'abbassamento delia glicemia al disotto di un llveiIo crkico. Infatti, tutti gli organi non dotati di atrivit~ gluconeogenetica necessitano di una put minima quantit'~ di glucosio per sintetizzare i carboidrati swatmrali indispensabili. Questa utilizzazione strutturaIe del glucosio possibile solo a condizione che iI llvelIo ematico non scenda aI disotto di un certo limite. Okre al legato, soltanto la corteccia renale ~ in grado di sintetizzare glucosio, m a i l contributo di tale organo alia gluconeogenesi ~ normalmente minimo e diviene signKicativo unicamente in condizioni di digiuno prolungato.
T e m a : Influenza dell'assorbimento R e l a t o r e : BERGel~ W . - Basel 1466
intes.~ina[e sulla secrezione insulinica.
T e m a : I! diabete mellito nelle epatopatie k sempre Ia conseguenza di una insuf-
ficienza delle celhde B? Relatore: FaERICHS H . - G b t t i n g e n La cirrosi epatica ~ condizione morbosa pi~t frequente nei diabetici che n d non-diabetici. Per converso, ar!omalie della tolleranza glicidica sono presenti in oltre la metk dei pazienti e diabete manifesto nel t0% di essi. Nei 2/3 dei casi di associazione cirrosi epatica-diabete, la prima precede ii secondo, il quale 5 per lo pi~ di modesta erltit~, e regolabile in genere con la soIa dieta o con ~i ipoglicemizzanti orali. Qnesta forma di diabete ~ assai simile a quella che accompagna I'obesit~. Sulla base dei risultati di ricerche sperimentali, I'A. giunge alla conclusione che, malgrado la ridotta tolleranza al glucosio, il processo insulino-secretorio e forse anche quelio insulino-sintetico si svolgono nei cirrotici in maniera quasi norme2e. Probabilmente, un sistema B-cellulare integro riesce per qualche tempo a far fronte alle maggiori richieste di ormone. Se nel paziente esiste una predisposizione genetica al diabete, la prestazione secretoria delIe cdlule B si riduee per5 ben presto e, di conseguenza, la tolteranza glicidica diminuisce fino a dar luogo alia comparsa di un di~.bete manifesto. Restano aperti alla discussione due pmblemi: perchd nei pazienti cirrofid i livelli insulinemici siano aumentati e per quali motivi ta tolleranza gl.icidica appaia ridotta malgrado la presenza di concentrazioni sufficienti di IRI. In ordine al primo quesito, potrebbero essere in gioco una ridotta degradazione dell'ormone o la formazione di pi5 saldi legato{ delt'insulina con Ie proteine sieriche. Per quanto riguarda il secondo punto, ipotesi possibili potrebbero essere quel_le di una ritardata captazione del glucosio, di una esaltata ~ueo~aeoger~esi, di tma insulino-resistenza e, ir~ine, di una iperinsulinemia soltanto apparente per presenza nel sangue di ormone immunologicamente reattivo ma biologicamente ineKicace. I dati a disposizione non consentono di affermare ta validit~ di una piuttosto che di un'altra &lie ipotesi sopracitate. T e m a : Utilizzazione dei carboidrati nel /egato di soggetti sam e di pazienti diabetici,
valutata "in base aI comportamento del glicogeno. Relatore: BE~I~GEI< A. - W i e n Tra uomo e ratto esiste una fondaraentale differei~za per quanta riguarda la regolazione delia glicogenogenesi epadca. Queste specifiche caratteristiche di comportamento sono presenti anche in condizioni di diabete, soprattutto dopo somministrazione di insulina, gtncosio o ffuttosio. Nel diabete, le deviazioni dalia norma sono soItanto di ordine quantitativo. Dati sperimentali indieano inoltre che nel soggetto sano la gluconeogei~esi non viene inibita nd da piccole quantit~ di destrosio nd dalla somministrazione di insulina in dosi minime o enormi. L'A. sottolinea inoItre che i reperti bioptici e quelli ottenibi_li mediante cateterismo ddle vene sovraepatiche consentono interpretazioni assai diverse dei processi metabolici che si verificano a livello del legato, cosicch~ nessuna di queste due tecniche ~, da sola, in grado di fornire un quadro attendibi!e delia situ~ione. Da qui la necessit~ di ricorrere a procedimenti diversi~/icati di indagine.
COMUNICAZtONI
LIBERE
T e m a : Organizzazione dei servid di assistenza sanitaria ai diabetici in Croazia. Relatore:
gKILgBALO Z. - Z a g r e b
L'A. passa brevemente in rassegna t'organizzazioae dei servizt di assistenza ai diabetici in Croazia ed iilustra i diversi compi~i finora svolti dalI'Istituto per il Diabete di Zagabria. T e m a : Cause di morte e compiicazioni in 2.782 diabetid sotloposli ad a,~topsia,
con particola~e riguardo alia teraSa esegu#a. ReIa~ori: RO~TLAPtr_ J., S c ~ I A c ~ V., Aa,m ~ s Z~.{TsrovA M. - P r a h a e B e r l i n
M,, TUOELK~ H., ZEGENHaGeN R.,
In una casistica di 2.782 diabetici sottoposti ad autopsia, gli AA. hmmo riscontrato, quale pi{t frequente causa di morte, l'ir~farto de! miocardio (21%), segutto dalle restanti cardiopatie (13,7%), da!!e eerebrovas~q:dopatie (11,6%) e dalie vasculopatie interessamti altri distretti (9,8%)0 Se si eonsiderano le cause di morte in rdazione aUa terapia atmata, quelle vascot~i imcidono per i[ 60,2{t) he1 gruppo de~a toIbutamide, contro it 56,3% nel gruppo delia sola dieta e i l 52,2% nel gruppo dell'insu!ina (fino a 20 U/die di un preparato ad azione pronta o ritardata); tail 1467
differenze n o n sono peraltro statisticamente significative. Qualora si tenga conto, oltre che delia causa di morte, anche delle lesioni anatomo-patologiche concomitanti, si osservano, per i vari gruppi di trattamento, le seguenti frequenze di coronaropatia: tolbutamide 74,2%, dieta 65,7%, insulina 61,5%; va per~ rilevato cbe non si ~ tenuto conto di altr{ fattori di rischio, quali obesitA, ipertensione, iperlipemia, sedentariet~ {umo. La frequenza delle coronaropatie e delle nefropatie varia in rapporto alla dose di tolbutamide impiegata, riscontrandosi aumento progressivo fino ad un certo Iimite, oltre ii quale si osserva invece diminuzione. Secondo gli AA., la particolare frequenza detle compIicanze vascolari nei pazienti trattati con tolbutamide lascia pensare che i criter~ di selezione in base ai quali i pazienti sono stati assegnati ai var~ gruppi terapeutici non fossero pienamente corretti e necessitino pertanto di revisione. Ci si deve anche domandare se Ie direttive dietetiche fossero idonee. Gli AA. insistono particolarmente sull'importanza di un trattamento individuale e differenziato che tenga conto, nel singolo caso, deI tipo e dello stadio della malattia metaboIica. Importante appare anche l'approfondito studio prelimilaare delle condizioni cardiocircolatorie, della funzione epatica e del ricambio muscolare. T e m a : IE problema della ~ rapida caduta della protrombina ~> nello shock iper-
glicemieo. R e l a t o r e : SCHENNEZTEN F. - B e r l i n Nel descrivere il caso di un paziente diabetico colpito da infezione stafilococcica, n d quale un episodio iperglicemico si accompagnb a rapida e notevole caduta deli'attivith protrombinica, I'A. afferma che l'esistenza di un rapporto tra i due fenomeni pu~ essere ammessa soltanto in presenza di una simazione di stress in paz,ienti con diabete giovaniIe partico!armente labite (brittle diabetes). Qualora il valore dell'attivit~ protrombinica si abbassi repentinamente senza cbe siano perb presenti variazioni importanti della glicemia, il fenomeno deve essere attribuito ad una condizione di insufficienza epatica acuta, anche in assenza di conmmporaneo aumento dei livelli sierici delle transaminasi epato-specifiche. T e m a : Risultati di uno studio epidemioEogico prospettivo su[ coma diabetico. R e l a t o r i : PANZRAM G . , PENSE G . - E r f u r t Ogni anno, un diabetico su 1.000 muore in coma. Con il crescere dell'et'a, l'incidenza e la letalit~ aumentano. La mortalit~ annuale per coma resta costante fino a 60 anni, e sottanto a partire dai 70 anni essa supera il valore medio. Dei decessi per diabete, il 20% per anno b dovuto a coma nei pazienti di et~ inferiore a 40 anni; tale percentuaie si riduce in seguito, essendo deI 4,4% fino a 60 anni, dell'l,8% fino a 70 a n n i e deli'1,3% oltre tale et~. La percentuale complessiva (tutte le eta) ~ de11'1,7%.
T e m a : Complicazioni del coma diabetico chetoacidosico. R e l a t o r i : NOVAK V., K o L A c I o Z. - R i j e k a Tra te compticazioni che si riscontrano durante il coma chetoacidosico, frequeuti e gravi sono, nella fase precoce, lo shock, l'ipotensione, l'otiguria o l'anuria, le alterazioni del ritmo cardiaco da iperkaliemia. Nel trattamento intensivo vanno evitate I'ipoglicemta e l'ipopotassiemia. In una fase pith tardiva, le complicanze rappresentano in genere la conseguenza di interventi terapeutici strumentali (pidonefriti, tromboflebiti, etc.), i quali devono essere pertanto evitati o, comunque, attuati con estrema cautela. T e m a : La secrezione insuIiMca quale base per la va[utazione dei tests di tolIeranza
aZ glucosio. R e l a t o r i : Pe~TSCHEV I., P o p o v A., ANDaEeV D., TaRKOLeV N., S I ~ : o v z o v S., U z v N o v A B. - Sofija
L., D r r -
Gti AA. propongono un sistema per la valutazione dei tests di tolleranza al giucosio p.o. e i.v., sistema che si basa essenzialmente sulIe relazioni intercorrenti tra livelli glicemici ed insulinemici, i quali ve•gono introdotti in una formula matematica, ti valore Q cos1 caicolato permetterebbe di meg!io differenziare gli individui normali dai soggetti con sospetto diabete e da quelli sicm-amente diabetici. 1468
Tema:
II/attore rende nelf'iperuricemia diabetica.
Relatori:
FEKET~ T., H A N c u N., H O I N J ~ E S C U E . - Cluj
Nei diabefici, i livelli ernafici di acido urico sono significativamente pih elevad che nei non-d~abetici. Tale aumento sarebbe attribuibile in maniera decisiva o addiritmra esclusiva al fattore renale.
Esistono correlazioni tra turbe del ricambio glicidico da un lato ed iperlipoproteinemia, ipertensione ed obesita nei pazienti gottosi? Relatori: MfJHLFELLNER G., ~V~OHLEELLNER0., OEHM R., SCHNEIDER J., NEIT-
Tema:
ZERT A., ZOFEL P., KAFFARNIK H. In accordo con le latente sia - - al pari frequente nei pazienti tuttavia sdtanto in et~ Tema:
Marburg/Lahn
conelusioni di ahri ricercatori, gli AA. sono detl'opinione che il diabete dell'iperlipoproteinemia, delt'ipertensione arteriosa e deIl'obesit~ - - pbh gottosi che nei soggetti normali. L'alterazione glicometabolica compare avanzata ed ~ correlata con l'eccesso ponderale.
Forme speciali di neuropafia diabetica in pazienfi ultrasessantacinquennL
R e l a t o r e : K6NmST~IN R. P. - W i e n Nei diabetici di et~ superiore ai 65 anni, e ancor pifi in quei pazienti nei quali la malattia si sia manifestara dopo tale epoca, si osserva non di rado - - accanto alia classiea neuropatia diabetica su base angiopatica - - una forma potinevralNca che ricorda quelta da carenza di complesso vitaminico B. Questa neuropatia, selettivamente reversibile e di origine dismetabolica, si accompagna spesso ad altre manifestazioni di deficit di vitamine B. Cosl, in 3 pazienti osservati dall'A, erano presenti sintomi tipici, quali <~burning feet syndrome >~, cheilosi, glossite, incipiente sindrome di Plummer-Vinson, etc, La terapia consiste nella sommLnistrazione di comptesso vitaminico B e di piridossina (600 rag~die). Tema:
Angiopatia e neuropatia negIi stadi <~premeltiti
Relatorh
>> del
diabete.
MOHNIKe A., SC~LLtCK V. - B e r l i n
Essendo pervenuti alia condusione che l'espressione <~complicanze tardive >> del diabete real si adatta a definite le alterazioni angiopatiche e neuropadche, gli AA. hanno voluto smdiare in quale misura siano osservabili, anche netle fasi precoci della malattia, se~li di lesioni vascolari e nervose specificamente diabedche. Sulla base dei risuhati ottenud hn t94 soggetti nei quail ripemte determinazioni detla tolleranza al glucosio p.o. avevano permesso di ~_ecertare l'esistenza di tin diabete latente o asintomatico, gli AA, concludono a favore di una assai probabile evoluzione della microangiopatia, e forse anche detla nettropatia, fin dall'inizio dell'intolleranza glicidica. Essi ritengono pertanto necessario it trattamento intensivo e mirato det diabete asintomatico e l'accurato controllo di quetlo latente. E sperabile che in tai modo possa essere influenzata ia comparsa delle complicanze vascoIo-nervose. Tema:
L'aLtuale frequenza dd& tubercolosi nei diabetici.
Relatori:
GOLLI V., S v k ~ L e a z a V. - C r a i o v a
Data la crescente incidenza de! diabete e !a ben nora associazione tra tale condi~one morbosa e la tuberco!osi, i diabetici debbono essere considerad particolarmente esposti a tale risc~o e, pertanto, sottoposti a controtlo radioio~co semestrale deli'apparato respiratorio. Ii rilievo di lesioni apicali anche minirae impone l'istimzione deIla chem_iopro[i!assi con idrazide dell'aeido isonicotinico. Premessa indispensabile per il successo della chemioterapia antitubercolare la regol.azione stabile della gticemia in ogni pazieate diabetdco affetto da tbc. Tema:
Osserv~*,zioni suI decorso dell'iperglicemia in pazienti portatori di tumori e tesioni cerebra!i.
Retatori:
\-V~S~Mt~NN W . , Gl,,orE E. -, G i e s s e n
Osservazioni condotte dagli AA. in 250 paziend sottoposd ad in¢ervenfi neurochimrgici hanno permesso di evidenziare Ia comparsa dd una caratterisfica ipergHcemia (200-300 mg/t00 ml) 1469
nei primi 3 giorni del decorso post-operatorio. Nei primi 10 giorni successivi all'intervento, 1'80% dei valori glicemici 8 ancora superiore ~i 200 mg/100 ml. Va tenuto presente che ta maggior parte di questi malati vengono nutriti per via parenterale con soluzioni contenenti glucosio, levulosio e aminoacidi. In tall pazienti ~ possibile osservare normoglicemia con glicosuria, iperglicemia senza glicosuria ed iperglicemia con glicosuria; relafivamente rare sono invece le acidosi metaboliche da chetonemia. T e m a : Diabete mellito e vaccinazione antivaiolosa. Relatori: LEPgANOWd L., K o v a ~ T., CIKo~ J., KOVA~EK T. - N o v i Sad Sulla base di una casistica di 564 pazienfi, ~ AA. affermaao che il diabete non costituisce controindicazione assoluta o relativa alia vaccinazione antivaiolosa. Essi non hanno mai riscontrato complicazioni post-vaeciniche. Le reazioni osservate erano quelle consuete.
Influenza gel carico di g[ucosio (50 g) sui livelli plasmatici ed eritrocitar2 di glucosio, nonchd sulla differenza di tall livel[i neIle epatopatie. Relatori: BojANowIczK., HARNIEWICZ M:, SKARBEK C., SZYMANSKA J. - Ldd~
Tema:
Nella fuse acuta delI'epatite virale, il livelio deI glucosio aumenta nel sangue capillare e net plasma e diminuisce negli eritrociti, cosicchd la differenza plasma-eritroeiti si eleva. Dopo la guarigione, quesfi parametri si normalizzano, ma pih lentamente che non le consuete prove di funzionalit~ epatica. Atterazioni simili si osservano nell'epatite cronica, ma in questo caso esse hanno carattere persistente. Nella cirrosi, la differenza plasma-eritrocifi ~ ancor pih marcata. II dosaggio del glucosio nel plasma e neg!i eri~rocifi rappresenta quindi un indice sensibile delle turbe del ricambin dei carboidrati e della funzione epatica nelle epatopafie.
Tema:
Diagnosi delle alterazioni glucosio-insulina n d quadro radiografico dell'apparato gastro-enterico.
R e l a t o r e : G~AUMANN H . - W . - H o n o l u l u T e m a : II digiuno assoluto nei d&betici obesi. Relatori: F6VI~NYI J., GOTH E. - B u d a p e s t Gti AA. presentano i risultati ottenuti in un gruppo di 60 diabefici (7 dei quali insulinodJpendenfi) sottoposti a digiuno assoluto. Questo fipo di trattamento consente di ottenere indubbi vantaggi ai fini del dimagramento, pifi che dal punto di vista delia regolazione metabolica. La remissione det diabete ~ in genere ta conseguenza della sola marcata riduzione ponderale; in questo caso, un diabete manifesto pub trasformarsi in diabete latente. L'iusutinoterapia non rappresema una controindicazione al digiuno assoluto, a condizione c h e l a dose di insulina venga ridotta rapidamente e che si somministrino - - se necessario - - quantit5 minime di glu cosio p.o. Dopo un trattamento con diets zero (Null-Diiit), la posologia insuliniea pub essere ridotta delia met~ o di 1/3 e la cura dimagrante pub essere proseg~aita adottando un regime ipocalorico ed ipoglicidico.
Tema:
Peso corporeo e glicemia nel topo spinoso iperglicemico, in dipendenza da!l'apporto eli proteine e di acqua.
Relatori:
WIDHALM K., }~_UDAS B., AUERSWALD W . - W i e n
Esperienze condotte dagli AA. in topi spinosi (Acomys cahirinus) hanno dimostrato c h e l a limitazione dell'apporto idrico in corso di alimentazione iperproteica d~ luogo a notevole diminuzione del peso corporeo; ci5 non si verifica invece se gli animali harmo libero accesso all'acqua. La limkazione dell'apporm idrico durante alimentazione con una normale dieta di laboratorio provoca riduzione ponderale molto pih modesta, t n tUtti i gruppi mantenufi a restrizione idrica, l'eliminazione di sodio e di potassio 8 sensibilmente minore, come pure inferiore la assunzione di cibo. Questi fenomeni vengono interpretati dagli AA. come il risultato di 1470
modificazioni nelle abitudini alimentari acquisite dai topi spinosi nelle condizioni di laboratorio, nel senso che l'accresciuta ingestione di liquido si accompagna ad amnento del consumo di cibo. Sorprendente appare il fatto che ta composizione della dieta (inversione del rapporto carboidrati-proteine) non influenza i varl parametri considerati, purch8 vi sia libera disponibilit~ di acqua.
Tema:
Sensibi[itd alia caffeina di rat~i di differenti ceppi.
R e l a t o r e : BEDO M. - B u d a p e s t L'A. ha studia~o, in due differenti ceppi di ratti (OETI obesi e RA magri), gli effetti della somministrazione acuta e cronica di caffeina sul comportamento delia glicemia e sul contenuto del legato in glicogeno. Nell'esperimento acuto (introduzione intragastrica di 5 rag/100 g delia sostanza), significativo e persistente aumenm della glicemia ~ stato osservato negli animali eli sesso femminile, mentre i maschi si sono rivelad meno sensibili. La somministrazione combinata di eaffeina e gtucosio (0,5 g/100 g) ha dato luogo, nei ratti RA, a curve glicemiche di tipo diabetieo, e cib indipendentemente dal sesso degli animali. Nell'esperimento cronico (3 nag/die di caffeina per 3 mesi) si ~ visto che Ia ~icemia a digiuno resta normale. Notevole aumento della glieemia ~ tuttavia riievabile dopo carico orale di glucosio, con valori nettamente pamlogici netie feminine. Modific~ioni det contenum del legato in glicogeno sono state riscontrate, sia nell'esperimento aeuto che in quetlo cronico, in entrambi i ceppi, ma soprattutto negli animali non obesi. Tutte le reazioni sono apparse meno intense nel ceppo OETI, forse per effetto di differenze nelFassorbimento intestinale, nella funzione delle ghiandole surrenaJ_i, nella produzione di insutina e neila mobilizzazione delle riserve glicidiche.
T e m a : Azione diabetogena di una dieta ricca in [ruttosio. Relatori: LAu~
H . , Fussa~iNGaZa R., P F ~ I F z E ~ E. F. - U l m / D o n a u
Ricerehe sperimentali condotte nel ratto hanno permesso di accertare, dopo somministrazione di zucchero di canna, ridotta assimil~ione del glucosio e piO intensa risposta insulinemica. St tratta tuttavia di un effetto specifico non del saccarosio, bensl deI fruttosio in esso contenuto.
T e m a : Effetti dell'insulina e dell'assimilazione del glucosio sulla escrezione renale
di elettroliti. R e l a t o r i : H UZNZR W . , THO~L~ R., RENSCHLER H . E.
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K~51n
Seeondo dati ormai non pi~ recenti, t'eliminazione renale di acqua e di elettroliti si riduce dopo infusione di glucosio. Gli AA. hanno cercato di appurare se ci6 si verifichi anche in altre specie e in condizioni sperimentali diverse. Nel rateo normale, la somministrazione di glucosio provoca diuresi osmotica ed aumentata escrezione di potassio e di sod:,o, segulta dR autinatriuresi ed autikaliuresi e da riduzione continua della elflminazione di acqua. Nel ratto reso diabetico mediante allossana, il carico gHcidico non determina autinatriuresi ed autikaliuresi; aI contrario, l'escrezione di potassio e di sodio maggiore che nell'animale sano e Ia normalizzazione avviene pi~ rapidamente per il primo che per il secondo. NeU'uomo, subito dopo l'infusione di glucosio si osserva diuresi osmotica con aumento dell'escrezione di sodio e di potassio; successivamente, l'eliminazione dei potassio diminuisce, mentre quella del sodio aumenta nuovamente dopo una fase di autidiuresi della durata di 45 rain. L'antinatriures[ 8 pih marcata negti adeti, ma ~ chiaramente osservabiie anche nei soggetti normall; nei diabetici insnlino-dipendenti l'e~minazione de1 sodio testa inveee sempre al disopra del livello eli partenza. L'autidiuresi che si osserva per effetto deli'insulina 8 fenomeno non costante e facohativo, mentre obbligatoria ~ la ridotta escrezione di sodio e di potassio. Gli AA. ritengono che il meccanismo d'azione delt'insulina sul trasporto degli etettroliti he1 rene abbia il suo punto d'attacco a tivelIo delta midollare renale, ore l'aumenta~a permeab~ith favorirebbe la penev:azione de1 glucosio helle cetlule. Tale accresciuta offerta di substrato permetterebbe qvfindi alle celluIe stesse di aumentare il trasporto del sodio.
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T e m a : Sul problema dell'influenza di una terapia antibatterica combinata con sul/a-
metossazolo e trimetoprim sul mezabolismo di pazienti diabetici. Relatori: HAUPT 1~., SCHWEDES U., ]3ARTELT K. M., BEYER J., SCHOFFLING K. Frankfurt/Main Dato cbe nei diabetici le infezioni sl accompagnano ad un peggiorarnento della situazione metabolica e dato ahrest che i sulfamidici annbatterici e quelli antidiabetici presentano notevoli analogie di struttura chimica, gli AA. hanno voluto aecertare I'evenmale influenza esercitata dalia associazione sulfametossazolo-trimetoprim sull'equilibrio metabolico di soggetti diabetici affetti da infezioni delle vie urinarie. In 10 pazienti, tale trattamento h stato praticato per 9 settirnane, alla dose di 4 compresse/die per i primi 7 giorni e dd 2 compresse/die in s%m.dto. Le modestissime riduzioni dei tivelll glicemici osservate non erano attribuibili agli effetti diretti della terapia antibatterica, rna al midiorarnento deHe condizioni diniche cost ottenuto. T e m a : Azione dei ~-bloccanti pindololo (LB 46) e ~-adrenolo
(KL 255) suIla secrezione di ormone della crescita indotta dall'arginina e dall'esercizio muscolare nel£uomo.
Relatori: HIRTH-SCHMIDT H . , I~APTIS S., SCHRfJDER K. E., PFEIFFER ]~. F. Ulm/Donau Ricerche condotte in soggetti non obesi rnetabolicamente sani hanno permesso di rilevare che i l~-bIoccanti inibiscono la lipolisi, come dimostrato dalla caduta dei NEFA che si osserva durante infusione di ~-adrenolo o di pindololo, nel corm della quale anche la secrezione basale di H G H subisce una sensibile riduzione, rnentre i livelli glicemici ed:dnsulinernici rimangono invariati. La secrezione instflinica indotta d21i'arginina viene inibita dai ~-bloccanti, mentre quella di H G H rist~lta stimolata. A1 contrario, sotto l'influenza dei ~-bloccanti l'esercizio rnuscolare determina riduzione e ritardo nella liberazione di HGt-I. Questi reperti sembrano indicate che il blocco dei recettori ~-adrenergici esercita effetti opposti sulla secrezione di H G H indotta daIl'argirdna e dall'esercizio fisico, ci6 che induce a ritenere che essa sia rnedia~a da recettori diversi. T e m a : Diabete ed acromegalia. Relatori: ULRICH E., S c m m Y e R U., S e i n e K. - t I d l e / W i t t e n b e r g Di 9 pazienti acromegalici studiati dagIi AA., 4 presentavano diabete manifesto. Importanti, ai fini della comparsa d d diabete, apparivano la durata dell'acromegalia ed i livelIi basali di HGH. Negli acromegalM diabetici, i valori insutinemici e somatotropinemici a digiuno erano assai pih elevati che nei pazienti non diabetici. I1 fatto cbe i livelli di H G H fossero aurnentati nonostante il trattarnento eseguito inclica che l'effetto delia terapi2 era insufficiente e al tempo stesso dimostr2 cbe il diabete ~ la conseguenza diretta od indiretta dell'attivith somatotropinica. In una donna 49enne, I'asportazione chirurgica di un adenoma cromofobo dell'ipofisi determinb la normalizzazione delia tollerm'~za gticidica e I2 scomparsa dell'ipersomatotropinemia; dopo alcuni mesi dall'intervento, Ie concentrazioni delI'ormone si stabilizzarono intomo a Iivelli normali. Sernbra pertanto che il cornportarnento individuale della secrezione di H G H dipend2, anche in caso di adenorna, pig dai centri ipofisarl o sopraipofisarl che dal turnore stesso. T e m a : L'ormone della crescita nel diabe.~e mellito. Relatori: MENZlNO~R G., JAVICOLI M., FALLUCCA F., FRAZZINI F., ANDRZANI D. -
Roma Nei pazienti con diabete ddta rnavarlva tratmti con ipoglicemizzanci orali, ta secrezione di H G H dopo inf-nsione di arginina (1 g/rain per 30 rain) o somministrazione di gtucagone + propranololo (1 mg i.m. e 40 rag p.o., rispettivameate) appare ridotta rispetto a quanto osservabile nei soggetti norrnali o nei diabetici sottoposti a terapia insulinica. Tall reperti confermano quanto gih rilevato in precedenza da altri ricercatori. Aumenrati liven di H G H sono staff pi~ vohe segnalati in corso di diabete, ma si trattava in tutti i casi di forrne giovanili della malattia. La normate tisposta all'arginina o al glucagone-propranololo osservata nei paNenti trattati con insulina non pub essere attribuita a differenze di eta, di peso o di valori gticernici, dal mornento che tall parametri eraao simi~ in entrambi i gruppi di soggetti. E' invece verosim•e che il trattamento sostitutivo orrnonale migliori la risposta somatotropinemica ai vat{ carichi, ridotta he1 diabete dell'etfi rnatura. La terapia insulinica si accornpa~aa spesso, irdat_d, a variazioni glicemiche che potrebbero stimolare la secrezione d i H G H o esahare Ia sensibilit~ dei
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centri regoIatori ipotalamici. Data la possibilit~ che I'HGH svolga un ruolo importante nel processo aterogenetico, sembra comunque oppormno eseguire u!teriori ricerehe voIte ad accertare eventuali influenze specifiche degli antidiabetici orali sulla secrezione di tale ormone. T e m a : Livelti sierici di gonadotropine, prima e dopo sommimstrazione di LH-RH
in soggetti giovani affetti da diabete mellito. Relatori: WAaNEa H. BOCKEL K., HRUBESCH M., FAZEKAS A. T. A., WINKLER G . - M/.inster, U t m / D o n a u e T u t t l i n g e n Net giovmfi diabetid, la secrezione ipofisaria di gonadotropine non soltanto non appare diminuita, ma in certi gruppi di et~ h finanche aumentata. Quest'ultimo fenomeno non ~ legato alia preserma della malattia metabotica, ma ~ la conseguenza dei namrali processi di sviluppo. In alcuni casi di diabete datante da dtre 15 anni, gti AA. hanno anche osservato tma risposta eccessiva dell'Lit e dell'FSH alia stimo!azione con LH-tCH. I] riscontro, in giovani diabetici, di un ritardo della pubert.a o d d menarca dovrebbe pertanm indurre ad esaminare con cura lo stato funzionale delie gonadi. T e m a : Concentrazioni ematiche di esarogeni e di testosterone in diabetici di sesso maschile, con o senza turbe della p o t e n t i a coeundi. Relatori: NEUBAt~E~M., BIDLINGMAIER F., DEMtSCH K., SCH()FFLING K. - F r a n k f u r t / M a i n e MCmchen In 39 paziend diabefid di sesso maschile (30 dei quail affetti da bnpotentig coeundi e 9 esenti da tale disturbo), gli AA. hanno ese~fito la determinazione dei livelli ematici di 17~-estrohe, 17~-estradiolo e testosterone. Tra i due gruppi di soggetti non ~ stare riscontrata alcuna differenza significativa. Anche la risposta delle ceilule di Leydig alla stimolazione con t~ICG (5.000 UI/die, per 3 giorni consecutivi), saggiata in 6 p.azienti con disturbi della potenza sessuale, & risultata norm~e o addirittura aumentata. T e m a : Esperienza relativa ad autisti pro/essionisti diabetici. Relatori: K o v A d T., LEPgANovId L., KOWdEK T. - N o v i Sad I daft relafivi a 56 aufisti o ferrovieri (camionisti, trattorisff, guidatori di autobus, conduttori di locomotive) assistiti presso li Centro anfidiabetico dell'Ospedale di Novi Sad dimostrano c h e l a presenza di un diabete manifesto ed il tipo di trattamento praticato non influiscono sudla genesi degli inddenti deI traffico. Appare pertanto inutile limitare l'aumrizzazione alla guida nei pazienfi disdplinati, con forme stabili delia malattia ed esenti da complicanze. L'eventuale ruolo delia fase preclinica del diabete non ~ stato fino ad ora suffMentemente smdiato, per cut in cam di incidenri automobilistici o ferroviari dovrebbero essere verificafi i Iivelii glieemici. I1 compim di valuta~e a quali diaberici debba essere rilasciata l'autorizzazione alia guida di veicoli (senza tener conto deI fatto che si tratti di professionisti o rneno ed indipendenternente dal fipo di terapia attuata) dovrebbe essere affidato a medici parficolarmente qualificati. T e m a : Comportal,nento dei metaboliti deI ricambio tipidico e g!icidico, dopo som-
minis*razione di una miscela dietetica hen definita in soggetti metabolicamente sani e in individui con to!leranza aI giucosio patNogica. Relatori: STUDLAR M., HAMMERL H . , HENK W . , K6HN H . , NEBOS~S LER O. - \ V i e n
G.,
PICH-
Gli AA. hanno studiato il comportamento di rmmerosi parame~ri ematochimici (insulina, Iattato, piruvato, NEFA e trigticeridi) in 2 gruppi di soggetti (10 metabo[icamente s a n e 10 con toIleranza al glucosio patologica) cui venivano somnninistrafi 80 g di una miscela dietetica costituita per il 60% da carboidrati (mono-, oligo- e polisaccaridi), per il 19% da grassi (80% di trigliceridi a media catena e 20% di olio di girasole) e per il 19% da proteLne (albume d'uovo e proteine totati del latte) e addizionata con vitamine e minera[i. Net soggetti con ridotta tolleranza gticidica sono state osservate ritardata metabolizzazione dei carboidrati, inibizione della tipolisi e diminuita sintesi endogeaa dei trigliceridi. T e m a : Deaerminazione delle glicoproteine sie~iche in padenti diabetid. Relatori: PLATILOVt~ H , KONOPASEK ]~., DUFE:< M. - P r a h a 1473